Origene su Matteo 1000


LIBRO X

Le parabole del regno

accogliere in se stesso, in tutto quanto se stesso, cio che è di Dio. Si adempiranno allora le parole: "Perché Dio sia tutto in tutti"" (Cm Gv I, XXXII, 183).

(19) Ef 4, 13, cf. 1 Cor 15, 25ss. e Gv 17, 11.21. "Penso che il fatto che Dio è detto essere tutto in tutti significa che egli è tutto anche nelle singole creature. Ed egli sarà tutto in queste creature nel senso che qualsiasi cosa l'intelligenza razionale, libera da ogni sozzura di peccato e purificata da ogni offuscamento di malvagità, potrà percepire

Commento a Matteo, Libro X, 4 85

(20) Mt 13, 43. Sul rapporto di Origene con la tradizione ecclesiastica per i temi fondamentali trattati in questo capitolo, cf. Orbe, Parabolas evangélicas, I, cit., 344-354).

1 Mt 13, 44. 2 Mt 13, 3.24.31.34. 3 Mt 13, 44.45.47.

4 Mt 13, 34.

(1) Mt 13, 3; Mc 4, 2. "Certo si colmerà di meraviglia chi riuscirà a comprendere il significato del perché alcuni son detti "di fuori" ed altri

"della casa"" (C Cel III, 21, 233s., già ricordato in Cm Mt X, 1, n. 5; cf. G.G. Stroumsa, Clement. Origen. and Jewish Esoteric Traditions, in Origeniana sexta , 66s.).

5 Mc 4, 11.

(2) Mt 13, 11. I livelli di comprensione della Parola, per Origene, non sono mai classisti nel senso gnostico, ma aperti alla economia della

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LA PARABOLA DELLA ZIZZANIA

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1. V

Allora, lasciate le folle, venne nella sua casa. E gli si avvicinarono i suoi discepoli, dicendo: Spiegaci la parabola della zizzania del campo (1).

Quando Gesù è con le folle, non si trova nella sua casa, infatti le folle sono fuori della casa. Ed è un gesto del suo amore verso gli uomini quello di lasciare la casa

(3) Mc 4, 30. Nel parallelismo del testo di Marco, i termini di paragone e parabola si equivalgono: il secondo membro esprime lo stesso concetto del primo. Origene sviluppa invece un'alternativa, spiegando che la similitudine è un genere che contiene due specie, la

"parabola" e la "similitudine" propriamente detta. (Per la ispirazione aristotelica della distinzione, cf. i rinvii di Girod, cit., 154; H. Crouzel, Origène et la connaissance mystique, Bruges 1961, 249-253; G. Dorival, L'apport d'Origène pour la connaissance de la philosophie grecque, in Origeniana quinta , 199).

Commento a Matteo, Libro X, 4-5 87

e recarsi verso coloro che sono incapaci di venire da lui (2). Quando poi ha parlato abbastanza alle folle in parabole, le lascia, ed entra nella sua casa. Ivi si avvicinano a lui i suoi discepoli, che non sono rimasti con quelli che ha lasciato. E certo, quanti sono all'ascolto di Gesù con maggiore sincerità, per prima cosa lo seguono, poi domandano dov'è la sua dimora, ricevono il dono di vederla e, venuti, la vedono e dimorano presso di lui, tutti per quel giorno, alcuni forse anche più a lungo (3). Sono queste le realtà che ritengo indicate nel Vangelo di Giovanni mediante le parole: Il giorno seguente Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli . Inoltre, a

11 e 16; nel nostro passo Origene si richiama ad analogie desunte dallo stoicismo, ritrovando distinzioni comuni nei grammatici: "Non bisogna meravigliarsi se l'esegeta alessandrino lascia il discorso dei contenuti per ritrovare la strada della techne e viceversa. Non sono piani diversi: sostanza e forma, quando si vuole comunicare, sono fuse l'una nell'altra per medesima necessità" (Lomiento, Cristo didaskalos , cit.,

41).

(5) Mt 13, 44. Prima di prendere in considerazione l'insegnamento fondamentale della parabola, Origene si chiede quale significato attribuire ai singoli elementi.

(6) Cf. Sir 24, 12. Allo stesso modo che Dio ha "piantato il popolo"

(cf. Es 15, 17; 2 Mac 1, 29), cosi "pianta la Scrittura" nel suo campo! "Il gesto di "piantare" significa che Dio-Padre dirige il mondo secondo la sua economia" (Girod, cit., 156); ora, come dice appunto Sir 24, dalla creazione alla rivelazione e al fissarsi della Sapienza in Israele, ci sono momenti successivi del disegno, in crescendo.

(7) Cf. Sir, Prol 8-9: "Legge, Profeti e altri Libri"; Lc 24, 44:

"Legge di Mosè, Profeti e Salmi".

6 Gn 27, 27. 7 Lc 9, 20.

(8) 1 Cor 2, 7. Nella prima spiegazione, il "campo" è il testo della Scrittura che "appare" nei Libri sacri, e il "tesoro" sono i pensieri soggiacenti alle realtà apparenti, il cui insieme si ritrova nel Cristo. Cf. De Lubac, Storia, 141s.

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mostrare che chi si distingue da coloro cui è dato di camminare con Gesù diventa anche apostolo, continua con queste parole: Uno dei due che avevano ascoltato le parole di Giovanni e lo avevano seguito era Andrea, fratello di Simon Pietro (4). Anche noi dunque, se vogliamo udire Gesù, non come le folle che egli lascia ed entra nella casa (5), assumiamo un atteggiamento superiore alle masse e familiarizziamoci con Gesù, perché come i suoi discepoli ci accostiamo a lui mentre è nella casa, osiamo interrogarlo sulla spiegazione sia della parabola della zizzania del campo sia di qualche altra.

Per comprendere più esattamente quale realtà rappresenti la casa di Gesù, si raccolgano dai Vangeli tutte le cose dette sulla casa di Gesù, quali parole abbia detto o quali azioni abbia compiuto in essa. Questi elementi, infatti, raffrontati tra loro convinceranno chi

(10) Col 2, 3. In questa seconda spiegazione è Cristo stesso il regno dei cieli, e le due prospettive di lettura finiscono col convergere

(cf. Introduzione, nota 30).

(11) Cf. 1 Tm 1, 17. "Il Logos (Parola) di Dio, preso nel suo complesso, (come) il Logos (Parola) che era nel principio presso Dio, non è "multiloquio", perché esso non è (molte) parole. E un Logos

(Parola) unico, risultante da numerosi teoremi, ciascuno dei quali costituisce una parte della totalità del Logos... un "unico rotolo", perché tutto cio che ci è stato rivelato intorno a lui si assomma in unità. Che significa infatti che Giovanni vide un libro scritto dentro e fuori, sigillato, che nessuno era in grado di leggere e romperne i sigilli, eccetto il leone della tribù di Giuda, il germoglio di David che ha la chiave di David, apre e nessuno chiude, chiude e nessuno apre? In questo libro è indicata la Scrittura nel suo complesso, scritta "fuori" secondo il significato

Commento a Matteo, Libro X, 6 89

segue attentamente tale lettura, che i testi del Vangelo non sono solo semplici, come pensano taluni, ma presentati come semplici ai semplici per economia (6), mentre per coloro che vogliono e possono ascoltarli in modo più sottile, celano realtà di sapienza e degne del Logos di Dio.

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2. "C..."

Dopo cio, rispondendo disse: Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo .

Anche se, in base alle nostre capacità, abbiamo svolto a parte questo argomento in passi precedenti, nondimeno diremo ora cose che vi si possono accordare,


immediato (= letterale), e "dentro" secondo il senso profondo e spirituale" (Cm Gv V, Fr. V-VI, 280ss.).

8 Cf. Gv 5, 39.

(12) Cf. Mt 13, 44. Nel passo, campo e tesoro sono considerati quali termini di paragone per modum unius del regno dei cieli, corrispondenti tra loro come sacramentum e res (cf. Scognamiglio, Il Commento a Matteo, cit.). "Il Regno di Dio è per l'uomo... la salvezza escatologica che pone fine a ogni esistenza terrestre... Esige dall'uomo una decisione... Si presenta all'uomo come un'alternativa, un "o... o""

(R. Bultmann, Jésus, Paris 1968, 54).

(13) Cf. Col 2, 3. La luce puo accecare i principianti e gli alimenti troppo forti possono nuocere a quanti sono incapaci di sopportarli: in questa lettura si sottolinea la pedagogia divina in ordine alla trasmissione dei misteri. Una ulteriore chiave interpretativa viene offerta in Cm Rm: "Sebbene lo Spirito Santo abbia nascosto nelle Scritture tali verità a motivo di quanti disprezzano le ricchezze della sua bontà e della sua pazienza, tuttavia non le ha sottratte del tutto. Perché anche il tesoro nascosto nel campo non è certo trovato da tutti, affinché non avvenga che con facilità sia rubato e vada perduto; è trovato invece dai prudenti, perché possano andare e vendere tutto cio che hanno e comprare quel campo" (Cm Rm II, IV, cit., I, 62; cf. F. Cocchini, Un discorso sulla Scrittura per greci, giudei, gnostici e cristiani:
Mt 13,44 , SSR VI/1-2 [1982], 115-132).

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pur trattandosi di un'altra spiegazione.

Considera dunque attentamente se l'affermazione: il buon seme sono i figli del regno (7) possa intenderla in senso diverso dalle spiegazioni date prima, cioè che tutti gli elementi buoni che nascono nell'anima umana sono seminati dal Logos di Dio, che in principio era presso Dio (8) e si trovano ad essere frutti del regno di Dio, come i discorsi sani su ogni argomento rappresentano i figli del regno.

Ma mentre dormono coloro che non mettono in pratica il comandamento di Gesù: Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione , il diavolo, che questo aspetta (9), semina la cosiddetta zizzania, le dottrine perfide, sopra quelli che taluni chiamano pensieri naturali e sopra i semi buoni che provengono dal Logos.

Ora, stando a questa spiegazione, si potrebbe dire che il campo è tutto il mondo e non soltanto la Chiesa di Dio; infatti è nel mondo che il Figlio dell'uomo semino il buon seme, e il maligno la zizzania , costituita dai discorsi perversi che, per malizia, sono i figli del maligno.

Ma, alla fine del mondo, chiamata "consumazione del secolo", dovrà avvenire la mietitura, affinché gli angeli di Dio, incaricati di questo compito, raccolgano le dottrine nocive germinate nell'anima, le consegnino alla distruzione, gettandole nel cosiddetto fuoco (10), perché brucino.

E cosi gli angeli e i servitori del Logos raccoglieranno

(15) Cf. Mt 21, 33-46. "Penso che abbia chiamato "regno di Dio"

il senso della Legge che fu tolto ai Giudei, rimanendo presso di loro le

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da tutto il regno di Cristo tutti gli scandali esistenti nelle anime e i pensieri operatori di iniquità e per distruggerli li getteranno nella fornace del fuoco, che li brucia (11). Li quelli che si saranno resi conto di aver accolto dentro di sé per colpa del loro dormire, i semi del Maligno, piangeranno e saranno, in certo senso, adirati con se stessi: è questo lo stridore dei denti (12) per cui nei salmi è detto: Contro di me digrigneranno i loro denti . Allora appunto i giusti brilleranno, non più in modo diverso, come agli inizi, ma tutti splenderanno come unico sole nel regno del Padre loro (13).

Orbene, siccome il Salvatore sta indicando un mistero, sia mediante tutti i dettagli della spiegazione della parabola, sia soprattutto col dire: Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro, aggiunge: Chi ha orecchi per intendere, intenda! (14), e a quelli che ritengono che la parabola sia chiarissimamente spiegata dalla sua interpretazione, si da poterla intendere i primi che capitano, fa capire invece che gli stessi elementi della spiegazione della parabola hanno bisogno a loro volta di essere chiariti.

sole lettere di essa, e fu dato ai gentili, affinché possano produrre mediante la fede il frutto dello Spirito" (Cm Rm II, XIV, cit., I, 113; cf. Orbe, Parabolas , I, 239; Crouzel, Origène et la connaissance, 270ss.).

(16) Cf. Mt 19, 21.27; Mc 10, 21; Lc 12, 33 e 18, 22. Chi è il vero proprietario ed ermeneuta del tesoro delle Scritture e del Cristo? Chi si fa discepolo! "Con un tesoro nascosto (il Verbo) ci ha conquistato; per dissotterrarlo ci siamo coperti di polvere, ma abbiamo trovato il modo di averlo con noi" (Taziano, Discorso ai Greci 30, in Gli apologeti greci, cit., 219). "Si comprende allora il senso pregnante del fatto che ora le Scritture appartengano alla Chiesa: con esse i Gentili hanno ricevuto anche Cristo e il regno; cosi, viceversa, perdere il Cristo vuol dire

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1003
3. S

Ma poiché precedentemente a proposito dell'espressione: Allora i giusti splenderanno come il sole , si diceva che i giusti splenderanno non come prima, in modo differenziato, ma saranno tutti come un unico sole, sarà indispensabile esporre il nostro punto di vista a riguardo.

E probabile che Daniele, sapendo che la luce del mondo sono i saggi e la moltitudine dei giusti che differiscono nella gloria, abbia detto la frase: E i saggi brilleranno come lo splendore del firmamento e per la loro moltitudine i giusti brilleranno, come astri per i secoli e per sempre .

L'Apostolo, nel passo: Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, altro lo splendore degli astri, perché un astro è differente da un altro per splendore, cosi è anche la risurrezione dei morti , dice la stessa cosa di Daniele, avendo attinto questo pensiero dalla sua profezia. Qualcuno pertanto chiederà come mai gli uni parlino di

(17) Cf. Mt 19, 27; Mc 10, 28; Lc 5, 11 e 18, 28. La bella scelta implica abbandono dei beni e conversione da ogni malvagità: "Diventi capace di erudizione, se prima è divenuto capace di santità" (Om Lv V,

10, 123; cf. Cm Mt XI, 14); le forze umane sarebbero insufficienti a garantire la perseveranza nel cammino cristiano, se non intervenisse l'aiuto potente di Dio: "E dacché non è sufficiente la nostra volontà, per avere un cuore del tutto puro, ma abbiamo bisogno di Dio, che lo crea tale, per questa ragione l'uomo che prega con buona coscienza dice: "O Dio, crea in me un cuore puro"" (C Cel VII, 33, 614).

Sul rapporto fra visibile e invisibile, nascosto e manifesto, nelle Scritture, cf. Introduzione di Harl a Philocalie, 1-20, cit., 80-83 e L. Perrone, La legge spirituale . L'interpretazione della Scrittura secondo Origene ("I principi" IV, 1-3) in RAM XVII (1922) 3-4, 350-354.

(1) Mt 13, 45. Prima di inoltrarsi nell'ampio excursus delle perle,

Commento a Matteo, Libro X, 7 93

differenza dello splendore tra i giusti, mentre il Salvatore dice il contrario: splenderanno come un unico sole (15). Orbene, io suppongo che al principio della beatitudine di quelli che sono salvati, poiché non sono stati ancora purificati coloro che puri non sono, si diano tra i salvati queste differenze di splendore; ma quando - come abbiamo spiegato - saranno raccolti da tutto il regno di Cristo tutti gli scandali, e i pensieri operatori di iniquità verranno gettati nella fornace ardente (16), le realtà di male saranno consumate e, una volta avvenuto questo, ne avranno preso coscienza coloro che hanno accolto i pensieri figli del Maligno, allora i giusti, divenuti come un unico fulgore di sole, splenderanno nel regno del Padre loro (17).

Ma per chi splenderanno, se non per gli inferiori che godranno della loro luce, a somiglianza del sole che ora splende per coloro che sono sulla terra? Non splenderanno certo per se stessi!

Non sarà forse possibile scrivere tre volte le parole risplenda la vostra luce davanti agli uomini (18) sulla larghezza del cuore, secondo il detto di Salomone ? In

Origene ripete lo stupore di fronte alla vendita inaudita del mercante, che si spoglia di ogni suo bene, non solo di altre eventuali perle inferiori in bellezza a quella trovata.

(2) Mt 13, 46. "Nasce cosi l'abitudine di cercare e di trovare il Cristo nell'Antico Testamento. Ireneo scrive: "Se qualcuno legge attentamente le Scritture vi troverà un discorso cristologico. (In verità) il tesoro nascosto nelle Scritture è il Cristo"... Da una parte il Cristo è l'oggetto stesso della Scrittura, dall'altra, in pari tempo, è il solo che permetta una vera lettura delle Scritture" (Benoit, Attualità dei padri, cit., 85.87; cf. Ireneo, Contro le eresie IV, 26, 1 [E. Bellini], Milano 1981,

360).

(3) Origene ci fornisce a questo punto un piccolo trattato di storia naturale sull'origine, la natura, la formazione e la pesca delle perle, intese, secondo una lettura propria agli antichi, come pietre preziose

"marine" rispetto a quelle "terrestri". (Sulle fonti e i loro possibili intrecci, cf. Girod, Commentaire, cit., 118ss.162ss.; Vogt, Der Kommentar, 99, n.

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modo che adesso la luce dei discepoli di Gesù brilla davanti agli uomini; dopo l'esodo (della morte), brillerà prima della risurrezione; e, dopo la risurrezione, brillerà fino a che tutti giungano all'uomo perfetto (19) e diventino tutti un unico sole. Allora splenderanno come il sole nel regno del Padre loro (20).

10).

(4) Girolamo, alla scuola di Origene, non rinuncerà, riguardo a

certi argomenti, a citare Senocrate, prima di "passare all'anagogia" (cf. In Amos III, VII, PL 25, 1073). Le pagine origeniane vanno colte nell'orizzonte della feconda trasformazione avviata anche nel campo scientifico dalla esperienza e riflessione cristiana: "L'unità delle conoscenze, nell'ambito delle scienze che oggi qualificheremmo sia come esatte che come morali, dovette costituire una pacifica persuasione... Oltre a queste considerazioni, per i Padri costituiva un ulteriore criterio e strumento di unità dei linguaggi la stessa prospettiva

Commento a Matteo, Libro X, 7-8 95

IL TESORO

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4. U

Il regno dei cieli è simile ancora ad un tesoro nascosto nel campo, che un uomo trovo e nascose .

Le parabole precedenti le disse alle folle . Questa invece, e le altre due - giacché sono non parabole, ma similitudini del regno dei cieli - pare che le abbia dette ai discepoli trovandosi nella casa. Indaghi bene l'attento lettore riguardo alle due seguenti parabole, per vedere se non lo siano più. Riguardo alle prime, infatti, la Scrittura non ha esitato, ogni volta, a premetterne il nome, mentre per queste ultime non l'ha fatto. Avrà avuto una ragione per fare cosi.

teologica cristocentrica... La valorizzazione poi della portata simbolico- allegorica (del linguaggio) venne portata in primo piano nell'allegoresi"

(P. Pizzamiglio, Le scienze e la patristica, in Complementi, cit., 194).

(5) Si vedrà in seguito l'applicazione di Origene, già trasparente nel dettato: l'espediente usato dai pescatori specializzati nel trovare prima di tutto la "capobranco", in modo da prendere agevolmente tutte le altre perle, si adatta perfettamente all'interpretazione di tutte le Scritture in chiave cristologica (cf. Benoit, Attualità , cit., 84s.).

(6) (La frase sopra inserita fra parentesi quadre è una proposta di integrazione di Diehl a una lacuna del testo). Ascoltiamo Ambrogio in un percorso simile: ""Ho amato i tuoi comandamenti più dell'oro e del topazio"... "Non possiedo né oro né argento"... (E) il precetto e il comandamento del Cielo che mi ha riscattato... Delineiamo ora la storia della pietra topazio (da quanto) troviamo scritto nella storia di

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Se infatti alle folle parlo in parabole (1), e tutte queste cose le disse in parabole e senza parabole non parlava loro , quando invece non va alle folle, ma parla in casa ai discepoli che gli si avvicinano, è chiaro che le cose dette in casa non sono parabole. Perché in parabole egli parla a quanti sono fuori e a quelli cui non è dato conoscere i misteri del regno dei cieli (2).

Qualcuno allora dirà: se non sono parabole, che cosa sono? Seguendo il testo della Scrittura, diremo che sono forse similitudini. C'è differenza tra similitudine e parabola. E scritto infatti nel Vangelo di Marco: A che cosa possiamo assimilare il regno di Dio o con quale parabola possiamo



1 Mt 7, 6.

Senocrate... Passiamo a parlare più precisamente delle sue qualità"; l'excursus di Ambrogio non si lascia battere in bellezza, esplicita le fonti e le lascia trapelare con l'incanto della sua maestria dalla quale si

"riprende": "Dobbiamo tornare là donde ci siamo scostati, una volta trovato quel che di buono questa digressione poteva darci. E non è giusto per noi continuare a protendere le mani del nostro discorso verso regali monili, ora che nelle nostre mani sta la croce di Cristo, che il profeta ci esorta a preferire all'oro e al topazio" (Commento al salmo CXVIII [XVI, 40-43] [L.F. Pizzolato], Milano-Roma 1987, 206-209).

(7) "Nel commento historicen l'esegeta attinge dalle fonti del tempo gli elementi atti a concentrare la mente sui diversi aspetti della vita del cristiano nella Chiesa... Qui non vi è solo la erudizione che impreziosisce il discorso. Origene parla con la precisione dell'intenditore che vive profondamente l'impegno dell'accorto mercante evangelico. Nella Chiesa egli ha potuto incontrare le perle buone, e contemplarle mentre il Verbo celeste trasfonde in esse la sua luce"

(Lomiento, Cristo didaskalos, cit., 45s.).

(8) "Tutto questo passaggio descrittivo è inatteso. Il suo vocabolario è insieme tecnico e poetico, e utilizza a volte termini molto rari" (Girod, cit., 168).

(9) Mt 13, 45. Inizia l'applicazione simbolica della genesi e cattura delle perle al Cristo e alla realtà cristiana.

(10) Cf. Gc 1, 18; Is 55, 10-11. I profeti, gli annunciatori della Verità, concepiscono per opera del Logos divino, rugiada che viene dal cielo:

Commento a Matteo, Libro X, 8-9 97

descriverlo? (3). Da cio risulta che c'è differenza tra similitudine e parabola. Pare dunque che la similitudine sia generica, e la parabola specifica. Forse la similitudine è un genere molto ampio, che contiene la parabola come specie: (un genere che contiene) sia la parabola, sia la similitudine che ha stesso nome del genere.

Questo si verifica pure in altri casi, come è stato osservato dagli esperti in merito all'attribuzione di molteplici nomi; costoro dicono che l'"impeto" (hormé) è genere molto vasto che abbraccia più specie, sia quello positivo (impulso) che quello negativo (ripulsa), e affermano che nella specie, con nome uguale al termine generico, viene compreso anche l'impulso (hormé) per opposizione alla ripulsa (aphormé) (4).

(11) Cf. Sal 2, 2; Lc 2, 26; 9, 20. L'immagine della pietra preziosa- Logos divino era già stata usata da Clemente Alessandrino: "La perla preziosissima... nasce in un'ostrica simile alle pinne, la sua grandezza è quella di un occhio di pesce abbastanza grande... (La) pietra santa

(è) il Logos di Dio, che la Scrittura chiama "perla", lo splendente e puro Gesù, l'occhio che contempla Dio in carne umana, il Logos visibile, per il quale la carne preziosa è rigenerata nell'acqua. Quell'ostrica infatti che si forma nell'acqua riveste la carne, e da questa poi si forma la perla" (Il Pedagogo , II, 12, 4-5 [M.G. Bianco], Torino 1971, 375s.; cf. J.M. Blazquez, El empleo de la literatura greco-romana en el

"Pedagogo" de Clemente de Alejandria , in "Gerion" [Madrid], 12

[1994], 113-132; 13 [1995], 169-184).

(12) Mt 7, 6. "Empio difatti sarebbe lo svelare gli arcani segreti della sapienza di Dio" (C Cel V, 29, 442). "Origene insiste sui loci communes della paideia per ispirarsi ai "discepoli" momento per momento... Gli apostoli sono i mercanti accorti che non solo riconoscono le perle buone, ma le acquistano; sono poi guardinghi, perché non capiti loro di "dare" le cose sante ai cani e di porre le perle davanti ai porci"

(Lomiento, Cristo didaskalos, cit., 47).

(13) Mt 5, 1. "E pieno di significato il fatto che tutti questi

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1005
5. LSL

A questo punto dobbiamo ricercare che cosa sia, da una parte, il campo e, dall'altra, il tesoro nascosto in esso, e cercare in che senso, trovato questo tesoro nascosto, l'uomo va pieno di gioia e vende tutti i suoi averi, per comprare quel campo (5). Dobbiamo inoltre cercare quali siano le realtà che vende.

Io credo proprio, in base a questo contesto, che il campo sia la Scrittura piantata (6) nelle apparenze dei testi storici, della legge, dei profeti (7) e degli altri concetti: grande e varia è la piantagione delle parole di tutta la

avvenimenti che fanno parte dell'economia di Dio si svolgano nella regione montana, perché niente di grande puo essere accolto da coloro che per la loro bassezza saranno chiamati "valli"" (Cm Gv VI, XLIX,

364). Sul simbolismo della montagna, cf. ancora Cm Mt XI, 4, nota (2); XI, 19, nota (17); Crouzel, Origene, 184s.; J.F. Lago, La montana en las homilias des Origenes , Santiago de Compostela 1993. La lettura origeniana attinge l'esegesi contemporanea: ""Montagna" ha un significato teologico... Il monte con la sua altezza rappresenta un entrare già... nella sfera di Dio... Fare salire Gesù sulla montagna significa farlo entrare nella sfera di Dio... Lui è su in alto, attorno ha i discepoli disposti in cerchio; dopo i discepoli c'è la folla... Il discorso della montagna è rivolto ai discepoli o a coloro che vogliono... diventare discepoli" (S. Carbone, La comunità cristiana nel Vangelo di Matteo, Reggio Emilia 1993, 68ss.).

2 Mt 7, 7.

(14) Lacuna nel testo: quello tra parentesi è una ricostruzione ipotizzata da Klostermann. Cf. Girod, cit., 171.

(15) Cf. Lc 1, 78. Il Cristo è Oriens ex alto : "Ognuno che, in qualche modo, riceve su di sé il nome del Cristo, diventa "figlio d'Oriente". Cosi infatti sta scritto del Cristo: "Ecco un uomo, il suo nome è Oriente". Dunque, chiunque accoglie il nome del Cristo, si dice che è

"figlio d'Oriente"" (Origene, Omelie sui Giudici [Om Gdc] VIII, 1 [M.I. Danieli], CN, Roma 1992, 137); "Dall'Oriente viene a te la propiziazione... Questo dunque ti invita a guardare sempre "a Oriente",

Commento a Matteo, Libro X, 9 99

Scrittura; il tesoro nascosto nel campo sono invece i sensi nascosti e soggiacenti a quelli apparenti, sensi della sapienza nascosta nel mistero (8) e nel Cristo, nel quale sono nascosti i tesori della sapienza e della conoscenza (9).

Un altro potrebbe affermare che il campo veramente ricolmo, che il Signore benedisse è il Cristo di Dio , mentre il tesoro nascosto in lui sono quelle realtà da Paolo

donde sorge per te il "Sole di giustizia"" (Om Lv IX, 10, 230).

(16) Cf. Gal 5, 19. Il Logos affidato ai discepoli è dunque la Perla preziosa, superiore non solo a perle di valore - Legge e Profeti - ma ancor più a perle opache e brutte - le dottrine eterodosse - non provenienti dall'Oriente, ma da regioni di peccato e di morte (sulla simbologia dell'Oriente e degli altri punti cardinali, cf. C Cel V, 30, 442s., in rapporto all'episodio biblico della Torre di Babele, e Daniélou, Origene, cit., 274ss.).

(17) Mt 13, 45. Poiché il Vangelo precisa che si tratta di un commerciante che va in cerca di belle perle, Origene, nei passi successivi del discorso, non vede opposizione o alternativa radicale tra queste e la perla di grande valore, ma una progressione qualitativa dalle prime alla seconda. Con sfumatura diversa, ma gradatio affine, annota altrove Origene, in senso tropologico: "Come colui che commerciava in molte perle, trovandone una preziosa, le vendette tutte e compro quella sola, cosi chi comincia da un più gran numero di frutti deve tendere all'unico frutto della perfezione" (Cm Rm I, XIII, cit., I, 35).

(18) Mt 7, 8. Cf. Cm Mt X, 1, nota (3).

(19) Fil 3, 8. Cf. Mt 19, 21: l'invito a lasciare le molte ricchezze per la sequela del Cristo. C'è di fatto una provvisorietà del possesso delle belle perle, cioè dei beni dell'Antico Testamento, di fronte all'unica perla di gran valore che è il Cristo, e c'è insieme una necessità delle belle perle in ordine all'acquisto di quel bene più prezioso. Nella pedagogia divina l'Antico Testamento, anche se provvisorio, ha funzione di preparazione e introduzione al grado superiore della conoscenza di Gesù Cristo. Cf. Sgherri, Chiesa, 238s.

(20) Cf. Lc 1, 79; Ap 22, 5. Tutto il brano è una splendida illustrazione della funzione isagogica dell'Antico Testamento: "Si trova

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dette nascoste in Cristo, nel dichiarare, a proposito del Cristo, che in lui sono nascosti i tesori della sapienza e della scienza (10).

Le realtà celesti e il regno dei cieli sono inscritti come in immagine nelle Scritture: sono queste il regno dei cieli, oppure lo stesso Cristo, re dei secoli (11), è il regno dei cieli paragonato a un tesoro nascosto nel campo.
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6. L

Giunto a questo punto, cercherai se il regno dei cieli sia paragonato solo al tesoro nascosto nel campo, si da intendere il campo come realtà diversa dal regno, oppure

in potenza il Vangelo nella Legge e si comprende che i Vangeli poggiano sul fondamento della Legge; e non chiamo la Legge Testamento Antico, se la comprendo spiritualmente" (Origene, Omelie sui Numeri [Om Nm] IX, 4 [M.I. Danieli], CN, Roma 1988, 112).

(21) Cf. 2 Cor 3, 7; Es 34, 29-35. ""Lampada" (era presso Israele) la parola della Legge e la parola profetica, racchiusa entro anguste pareti, che non poteva diffondere la luce per tutta la terra... Ma quando sorse il "Sole di giustizia"... si diffuse per tutto il mondo la luce della conoscenza di Dio" (Om Lv XIII, 2, 269; per l'insieme di questi accostamenti, cf. Daniélou, Origene, cit., 175-211).

(22) Mt 3, 17. Girolamo riprenderà magistralmente questo discorso cristocentrico, ponendolo insieme in chiave antimarcionita:

"Ascolta Marcione, ascoltate manichei: le belle perle sono la Legge e i Profeti, e la conoscenza del Vecchio Testamento. Ma una sola è la perla di grande valore, cioè la conoscenza del Salvatore, il sacramento della sua passione, il mistero della sua risurrezione... Non perché la scoperta della nuova perla comporti la condanna di quelle antiche; ma perché, al suo confronto, tutte la altre perle appaiono di minor valore" (Commento al Vangelo di Matteo II [S. Aliquo - S. Cola], CN, Roma 1969, 133).

(23) Cf. 2 Cor 3, 11. "Dobbiamo commentare anche la morte di Mosè; se infatti non capiremo in che modo muore lui, non potremo capire in che modo regna Gesù", ma proprio questa gloria che accetta la sua abolizione accede alla vita imperitura: "Se consideri la lettera della Legge, inane e vuota di tutto quello che sopra abbiamo ricordato, questo è il Mosè morto nel suo corpo; se puoi rimuovere il velo della

Commento a Matteo, Libro X, 9-10 101

sia simile all'insieme costituito e dal campo e dal tesoro nascosto in esso, si che il regno dei cieli, secondo la similitudine, sia costituito sia dal campo che dal tesoro nascosto nel campo (12).

Viene poi un uomo nel campo, rappresentato sia dalle Scritture sia dal Cristo, costituito da realtà apparenti e nascoste, e trova il tesoro della sapienza (infatti nell'attraversare il campo e nello scrutare la Scrittura , e nel cercare di comprendere il Cristo, trova il tesoro nascosto in lui) e dopo averlo trovato, lo nasconde, ritenendo non privo di rischio che i segreti delle Scritture o i tesori di sapienza e conoscenza che sono nel Cristo (13) si manifestino ai primi che capitano, e dopo averlo nascosto va a fare trattative su come comprare il campo, ovvero le Scritture, per farne sua proprietà, giacché dalle cose di Dio ha ricevuto le parole di Dio, che prima erano

Legge, e comprendere che la Legge è spirituale, questo è il Mosè vivente nello Spirito" (Origene, Omelie su Giosuè [Om Gs] II, 1 [R. Scognamiglio - M.I. Danieli], CN, Roma 1993, 62.64). Cf. H. de Lubac, Storia, 143 e testi ivi citati.

(24) Eb 6, 1. "Fino a che Mosè era in Egitto e "veniva istruito in tutta la sapienza degli Egiziani" non era "di voce esile" né "tardo di lingua" (cf. Es 4, 10; At 7, 22), e non confessava di essere privo di eloquenza: giacché, riguardo agli Egiziani, la sua voce era sonora e la sua eloquenza incomparabile. Ma quando incomincio ad udire la voce di Dio e a ricevere le parole divine, allora senti che la sua voce era esile e debole, e si accorse che la sua lingua era tarda e impacciata; cosi si proclama muto nel momento in cui comincia a riconoscere come vero quel Verbo che "era nel principio presso Dio" (GV 1,1)" (Origene, Omelie sull'Esodo [Om Es] III, 1 [M.I. Danieli], CN, Roma 1981, 64; cf. R. Scognamiglio, "Sono di voce gracile e tardo di lingua..." [Es 4, 10]. Lettura origeniana dell'Esodo, in "Parole di vita" XLII [1997] 2, 49-51).

6 Gal 4, 1. 7 Cf. 1 Cor 13, 10.

(25) Cf. Gal 4, 2. La situazione d'Israele resta paradigmatica per il cammino spirituale dei credenti in Cristo: "Prima della venuta di Cristo secondo il corpo, ci fu quella intelligibile per i più perfetti, che non erano

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state affidate ai Giudei (14).

Una volta che colui che è diventato discepolo di Cristo ha comprato il campo, il regno di Dio - che secondo un'altra parabola è la vigna - viene tolto loro (ai Giudei) e viene dato a una nazione che lo farà fruttificare (15), cioè a colui che in virtù della sua fede avrà comprato il campo in seguito alla vendita di tutti i suoi averi (16) e alla sua rinuncia alle sostanze che aveva, cioè al male che era in lui.

Questa medesima applicazione la farai pure nel caso in cui il campo con il tesoro nascosto è il Cristo: quelli che lasciarono tutto e lo seguirono (17), potremmo dire, in un

più bambini... per i patriarchi, per il (fedele) servitore Mosè, per i profeti che hanno visto la gloria di Cristo... (Cosi) anche dopo quella sua venuta... a quelli che sono ancora bambini... (sono pervenuti) i "logoi" precursori di Cristo... ma non è ancora pervenuto il Figlio in persona...

(il) Logos che è Dio". Questa ulteriore venuta va implorata: "Possa Dio inviarci il Logos stesso, che ci manifesti se stesso, si che noi diveniamo, per un dono del Padre, contemplatori della sua profondità" (Cm Gv I, VII; XX, I, 127s.601).

(26) Fil 3, 8. L'Antico Testamento è preparazione e introduzione necessaria all'incontro diretto con il Cristo, alle nozze con lui: "Sono tutti misteri le cose che sono state scritte; il Cristo vuole fidanzare anche te a sé; infatti ti parla per mezzo dei profeti dicendo: "Ti fidanzero a me in eterno"... Poiché dunque ti vuole fidanzare a sé, ti manda avanti questo servo. Questo servo è la parola dei profeti; se prima non avrai accolto quella, non potrai sposare il Cristo" (Om Gn X, 2, 168).

(27) Cf. 1 Cor 13, 9. C'è un rapporto di reciprocità fra le Scritture dell'AT e del NT: "Dimostrando brevemente la divinità di Gesù e adducendo le profezie su di lui, noi insieme dimostriamo che sono ispirate da Dio le Scritture che profetizzano di lui... Bisogna pero riconoscere che il carattere divino degli scritti profetici e il significato spirituale della Legge di Mosè si sono rivelati con la venuta di Cristo"

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senso diverso hanno venduto i loro averi, affinché col vendere e rinunciare ad essi e col fare, in cambio dei beni, una bella scelta grazie all'aiuto di Dio, comprassero a gran prezzo secondo il suo valore, il campo che contiene in sé il tesoro nascosto.

(Princ IV, I, 6, 490s.).

8 Fil 3, 8.

(28) Cf. Lc 13, 8-9. Il concime è necessario perché l'albero dia frutto! Si noterà l'insistenza, nella lettura della parabola della perla, sulla guida di Dio, sulla sua pedagogia: "Dalle perle si arriva alla Perla

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Origene su Matteo 1000