Origene su Matteo 204


IL FERMENTO DEI FARISEI

205 5. I

Nel passare all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere i pani .

Poiché i pani che avevano sulla riva precedente non erano più utili ai discepoli passati all'altra riva (quelli di cui ora avevano bisogno sulla riva opposta erano diversi da quelli usati sulla prima riva), per questo i discepoli, nel partire per l'altra riva, avevano tralasciato di portare dei pani e dimenticato di prenderli con loro. All'altra riva sono approdati discepoli di Gesù che dalle realtà corporali sono

(2) Cf. 1 Pt 2, 12. Nei paragrafi precedenti abbiamo visto la messa in guardia contro la ipocrisia, e il richiamo continuo all'interiorità; l'accenno iniziale di questo paragrafo valorizza, per cosi dire, un principio orizzontale, "quello che la gente dice" dei discepoli, perché serva come riscontro della reale adesione al Cristo: "Tu che segui il Cristo e sei suo imitatore, se rimani nella parola di Dio, ...se ti eserciti nei suoi comandamenti, sei sempre nel santuario e non ne esci mai... anche se sei in casa... in piazza... nel teatro" (Om Lv XII, 4, 259s.; cf. Monaci Castagno, Origene , 208-211).

2 Cf. Mt 14, 2.

310

passati a quelle spirituali, dalle cose sensibili a quelle intelligibili. E probabilmente per distogliere i discepoli che, approdati già all'altra riva, cominciano a tornare indietro spiritualmente verso i valori della carne (1), Gesù disse loro: vedete e state attenti (2). Quello che offrivano Farisei e Sadducei, infatti, era una specie di impasto di insegnamento e lievito veramente stantio , basato sulla pura lettera e per questo non scevro di fermenti di male. Ma Gesù non vuole che ne mangino più i discepoli, poiché ha fatto per loro una pasta nuova (3) e spirituale, offrendo se stesso (per quelli che si sono allontanati dal lievito dei Farisei e dei Sadducei e sono venuti da lui) come Pane vivo che è disceso dal cielo e dà la vita al mondo (4). Ma chi non userà più del lievito, dell'impasto e dell'insegnamento dei Farisei e dei Sadducei deve fare un cammino: per prima cosa "vedere" e, per seconda, "stare attento" a che per cecità e disattenzione non si prenda parte al loro lievito proibito; per questo Gesù dice ai discepoli per prima cosa

252.253.257; Stroumsa, Clement, Origen, cit., 61.

(4) Ger 1, 10. Edificare, piantare: "Se riferiamo queste parole al Salvatore, non turbano l'esegeta, perché in esse Geremia è figura del Salvatore" (Om Ger I, 6, 33s.; cf. M. Pesty, Origène et les prophètes, in Origeniana sexta , 411-416).

(5) Cf. 1 Pt 1, 11-12. Abbiamo considerato, nella nostra Introduzione a Om Is, il mistero della condizione profetica secondo Origene, la locuzione pneumatica di cui i profeti erano portatori, "la pienezza che essi anticipavano nello Spirito, toccando il Verbo con la loro fede, e vedendo e intendendo non per sé, ma per il popolo cui erano mandati, le parole di Dio" (cit., 5).

3 Cf. Ger 22, 24. 4 Ger 2, 13.

(6) Cf. 2 Cor 3, 15. Cf. Sgherri, Chiesa, 60.

(7) Mt 16, 16. La rivelazione del Padre dona a Pietro la

Commento a Matteo, Libro XII, 15-16 311

vedete e per seconda state attenti; infatti è proprio dei chiaroveggenti e degli attenti il discernere il lievito dei Farisei e Sadducei da ogni cibo fatto non di azzimi e di sincerità e verità (5), dal Pane di vita disceso dal cielo , perché non si ingeriscano alimenti di Farisei e Sadducei, ma ci si rinvigorisca l'anima mangiando il Pane vivo e vero .

Potremmo opportunamente applicare questa parola anche a quelli che, divenuti cristiani, decidono di vivere da Giudei esteriormente: costoro non "vedono" e non "stanno attenti" al lievito dei Farisei e Sadducei, ma nonostante il volere di Gesù che glielo proibisce, mangiano il pane dei Farisei. E tutti quelli (penso) i quali non vogliono credere che la Legge è spirituale (6) e contiene solo un'ombra dei beni futuri ed è ombra di cose future , non ricercano di quale bene futuro sia ombra ciascuna delle leggi, non

"vedono" e non "stanno attenti" al lievito dei Farisei; ma anche quelli che respingono la risurrezione dai morti (7), non stanno in guardia dal lievito dei Sadducei e molti tra gli eterodossi, a causa della loro incredulità circa la risurrezione dei morti, sono "impastati" col lievito dei Sadducei.

Mentre Gesù diceva proprio questo, i discepoli ragionavano tra loro e dicevano, non ad alta voce, ma nei loro cuori: Non abbiamo preso i pani . Era come dire: se avessimo dei pani, non prenderemmo lievito dai Farisei e dai Sadducei. Ma poiché in mancanza di pane corriamo il rischio di prendere del loro lievito, il Salvatore non vuole che facciamo ritorno al loro insegnamento, ecco perché ci disse: Vedete e state bene attenti dal lievito dei Farisei e dei

confessione cristologica, cui Pietro fa spazio: "Coloro che sono nati da

312

Sadducei. Di questo ragionavano tra loro. Ma Gesù che vedeva nei loro cuori (8) e ascoltava le parole nascoste in essi, da vero "vescovo" dei cuori, li rimprovera perché non intendono e non si ricordano dei pani ricevuti da lui, grazie ai quali, pur avendo l'impressione di trovarsi in mancanza di pani, non ebbero bisogno del lievito dei Farisei e dei Sadducei .

206 6. F

In seguito, chiarendo e spiegando in maniera più esplicita (a coloro che erano confusi per l'ambiguità dei termini pane e lievito), che stava parlando loro non di pane sensibile, bensi di lievito consistente nell'insegnamento, soggiunse: Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: fate attenzione al lievito dei Farisei e Sadducei? (9). Anche se non esplicito la sua

"Felice te, Simone"" (Cm Gv Fr. VIII, 821; cf. G.A. Galluccio, Origene

"L'Adamanzio" e il papa , Giugliano in Campania 1990, 91ss.).

(8) Gv 14, 6. "Il principio della vita purissima e senza mescolanza alcuna di elementi estranei si trova in modo proprio nel primogenito di ogni creatura. Da essa attingono i partecipi di Cristo"; "La sorgente che sgorga in colui che beve dell'acqua data da Gesù... forse anche balzerà oltre la vita eterna, verso il Padre che trascende la vita eterna"; "Il Salvatore parla di sé talvolta come uomo, talvolta invece riferendosi alla sua natura divina, unita con quella increata del Padre" (Cm Gv I, XXVII,

170; XIII, III, 460, con nota 7 di Corsini; XIX, II, 564; sulla riflessione

"trinitaria" in Origene, cf. Kelly, Il pensiero cristiano, cit., 159-165; Ch. Kannengiesser, ?criture et théologie trinitaire d'Origène , in Origeniana sexta, 351-364 e J. Wolinski, Le recours aux "ejpivnoiai" du Christ dans le Commentaire sur Jean d'Origène, ibid ., 465-492).

Commento a Matteo, Libro XII, 16-17 313

spiegazione e persisteva in un linguaggio tropologico, tuttavia i discepoli capirono che il discorso del Salvatore alludeva alla dottrina (chiamata "lievito" in senso figurato) data da Farisei e Sadducei. Finché dunque abbiamo con noi Gesù che compie la promessa: Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo , non possiamo digiunare (10) e privarci di cibo, al punto che per la sua carenza, andiamo addirittura da Farisei e Sadducei a cercare, prendere e mangiare del lievito proibito. Potrà anche venire un momento, mentre egli è con noi, che ci troviamo senza cibo, come è stato detto prima: Ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare . Ma anche se questo momento verrà, Gesù non vuole rimandarci digiuni, perché non sveniamo lungo il cammino , rende grazie sui sette pani presi dai discepoli e fa si che dai sette pani ci avanzino (come abbiamo già spiegato) sette ceste .

Inoltre (per coloro che ritengono che dal Vangelo di Matteo non si possa affatto evincere la divinità del Salvatore) c'è da fare anche questa osservazione: il fatto che, mentre i discepoli ragionavano tra loro e dicevano di non avere pane, Gesù abbia conosciuto i loro pensieri e

5 Mt 11, 14. 6 Cf. Mt 11, 15.

(9) Cf. Mt 16, 16. La vita-in-sé e gli esseri che ne partecipano : cf. Cm Mt XII, 39, nota (46). La vita-in-sé o la vita in persona; cf. Vogt, Der Kommentar, nota 39, 214, con rinvio al saggio dello stesso Vogt, Das Verhältnis der alten lateinischen Ubersetzung (L) zum griechisch erhaltenen Text des Matthäus-Kommentars (Gr), in Origeniana tertia,

91-108.

(10) Cf. Mt 16, 14. Alcuni aspetti figurativi di lui: i profeti sono stati introdotti alle figure, anche se a loro sono stati conferiti doni anticipati e straordinari di pienezza: ""Ricevendo dalla sua pienezza" (GV 1,16) i profeti hanno cantato le verità assunte dalla "pienezza"" (Om Ger L. II, II, 2, 301; cf. H. de Lubac, Storia, 289; Pesty, Origène , cit., 413).

7 Mt 16, 16. 8 Cf. 2 Cor 3, 15s. 9 Cf. Ef 1, 17.

314

abbia detto: Perché andate discorrendo tra voi, uomini di poca fede, dicendo che non avete pane? (11) non era cosa umana, perché è il Signore - il Signore solo - che conosce i cuori degli uomini (come dice Salomone nel terzo libro dei Regni [12]). Dal momento poi che Gesù disse: State bene in guardia dal lievito (13), e i discepoli capirono che non aveva detto di stare in guardia dai pani, ma dalla dottrina dei Farisei e dei Sadducei, farai caso se, li dove è menzionato il lievito, venga detto nel senso tropologico di dottrina, sia nella Legge che nelle Scritture successive alla Legge. Cosi, il lievito non viene mai offerto sull'altare (14), perché le invocazioni non devono essere espressioni di

insegnamento, ma solo petizioni di beni dal Signore. Qualcuno poi, in merito alle spiegazioni date sui

discepoli passati all'altra riva, potrebbe porre questo quesito: è possibile che uno, approdato all'altra riva, venga biasimato come uomo di poca fede, e come uno che non capisce e non ricorda più cio che Gesù ha fatto? Non è difficile, penso, dare una risposta al riguardo: davanti a cio che è perfetto, alla cui venuta scomparirà cio che lo è in parte (15), ogni nostra fede quaggiù non è che "poca fede"; e rispetto a quel che è perfetto, noi che conosciamo in modo parziale (16), non

"capiamo" ancora e non "ricordiamo". Non siamo infatti capaci di assumere una memoria durevole e coestensiva a tutta la quantità della natura delle nostre speculazioni.

207 7. I

(11) Cf. Fil 3, 20. Su tutto il brano di Mt 16, 16-19, Origene svolge una esegesi polivalente, "cioè storica carismatico-istituzionale e metastorica tipologico-carismatica", che coglie insieme il valore di Pietro-Roccia e il ruolo ecclesiale dei singoli fedeli (cf. Galluccio,

Commento a Matteo, Libro XII, 17-18 315

Ma da questo passo c'è anche da apprendere che a volte veniamo accusati e rimproverati come gente di poca fede, a motivo dei soli pensieri che concepiamo dentro di noi. Io sono del parere che, come uno commette adulterio già nel suo cuore (17), pur senza arrivare compiutamente all'atto, cosi tutte le azioni proibite, uno le commette già solo nel cuore. Come dunque colui che ha commesso adulterio nel suo cuore verrà condannato in ragione di tale adulterio, cosi chi avrà fatto nel cuore qualcosa di proibito, ad esempio ha rubato o detto falsa testimonianza solo nel suo cuore, verrà condannato non al pari di chi ha rubato di fatto o commesso realmente falsa testimonianza, ma al

15 Cf. 2 Tm 2, 8. 16 Cf. Col 2, 15.

Origene, cit., 120ss.; e, per le problematiche connesse agli sviluppi storici e dottrinali del tema del primato romano, Grossi-Di Berardino, La Chiesa antica, cit., 136-146; K. Baus, Le origini, in Storia della Chiesa

[H. Jedin], I, Milano 1988, 442ss.461s.; J. Karavidopoulos, Le rôle de Pierre et son importance dans l'?glise du Nouveau Testament: problématique exégétique contemporaine, in "Nicolaus" XIX (1992)

1/2, 13-29; J.M. Tillard, La présence de Pierre dans le ministère de l'évêque de Rome, ibid., 55-76.

(12) Cf. Mt 16, 18. La fede petrina contempla il Cristo trasfigurato:

"Tale aspetto riescono a vedere quelli che sono come Pietro, il quale era capace di avere in sé la Chiesa, costruita su di lui dal Verbo" (C Cel VI, 77, 573); questo "transfert dal discepolo alla fede da lui espressa nella persona del Cristo" è abituale nei Padri greci: " Su questa pietra... edifichero la mia Chiesa, cioè sulla fede dimostrata in questa confessione" (Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo LIV [R. Minuti - F. Monti], Roma 1968, II, 368); "Ognuno che in futuro costruirà la sua casa di fede, avrà questa professione come fondamento" (Teofilatto, Enarr. in Ev. Matth. XVI: PG 123, 320); cf. Karavidopoulos, Le rôle de Pierre, cit., 20s.

(13) Cf. 1 Cor 10, 4. "Se vengo al coro sia dei profeti che degli apostoli come pure dei santi angeli i quali sono saliti (nelle altezze), dico che tutti gli imitatori di Cristo, come lui è "roccia", diventano "rocce""

316

pari di chi queste cose le ha commesse solo col cuore, e questo nel caso in cui, pur avendone l'intenzione, non arrivo all'atto perverso; nel caso in cui, infatti, oltre ad averlo voluto, ci provo ma non ci riusci, sarà condannato per aver peccato non solo col cuore, ma anche in azione. Ci si potrebbe contestualmente anche chiedere: posto che si commette adulterio già nel proprio cuore pur non commettendo l'atto stesso dell'adulterio, si puo essere casti solo interiormente? Tale analogo quesito lo porrai

anche per altre virtù degne di lode.

Ma a questo punto sorge un problema, che potrebbe forse indurci in errore, ma che a mio parere va chiarito nel modo seguente.

L'adulterio avvenuto "nel cuore" (18) è peccato meno grave di quello consumato. Non puo essere invece che la castità del cuore sia in contrasto con la castità delle azioni, a meno che non si prenda ad esempio di questo caso quello di una vergine violentata in luogo solitario (stando alla Legge) (19). Puo accadere infatti che il cuore di una ragazza sia castissimo, ma che la violenza di un uomo sfrenato produca in lei, pura, la corruzione della carne:

(14) Cf. 1 Pt 2, 5-10; Ef 2, 19-22 (e Sal 1, 1-3;
Mt 7,24-27). Sulla costruzione della Chiesa, tempio escatologico, cf. Sgherri, Chiesa,

416s.; Dal Covolo, L'interpretazione origeniana di 1 Petri 2, 9, cit.,

571s.574s. Sull'attualità e le implicanze "ecumeniche" delle affermazioni origeniane , cf. Introduzione, nota 41.

(15) Cf. Mc 3, 17. Se la promessa: A te daro... è comune ad altri, come non lo saranno tutte le parole... rivolte a Pietro? Il testo presenta una lacuna che Klostermann propone di integrare: "sembreranno comuni" in linea con la versione latina: "omnium videantur esse communia ".

10 Gv 20, 22. 11 Mt 16, 16. 12 Cf. 2 Cor 3, 15. 13 2

Cor 3, 18. 14 1 Cor 12, 3.

Commento a Matteo, Libro XII, 18-20 317

questo appunto mi pare il caso di una donna assolutamente casta nell'intimo, anche se non è più nello stato fisico anteriore alla violenza carnale. Non è depravata, solo perché non più illibata!

Cio per quanto riguarda le parole: Ma essi parlavano tra loro e dicevano: Non abbiamo preso il pane , alle quali si aggiungono queste: Gesù, accortosene, chiese: perché o uomini di poca fede andate discutendo tra voi, ecc. .

Occorreva infatti dar ragione rispettivamente sia del biasimo per i pensieri occulti, sia della lode per l'interiorità.

208 8. L

Sarei curioso di sapere se i discepoli, prima che Gesù spiegasse loro quel discorso, ritenessero che il Maestro e Signore dicesse loro di guardarsi dal lievito sensibile dei Farisei e dei Sadducei, e desse a capire che esso non era non puro, e proibito appunto per questo, perché non adoperassero il lievito di quelli, non avendo mai preso dei pani con sé. Lo stesso quesito potremmo porlo anche per altri punti, ma a titolo d'esempio basta quello che è detto per la Samaritana: Chi beve di quest'acqua avrà di nuovo

(16) Cf. Mt 16, 18. Cf. ancora Introduzione, nota 41.

(17) Mt 16, 19. "Nella grande Tradizione, in Oriente come in Occidente - e a volte negli scritti dello stesso autore -, si oscilla fra una interpretazione personale della parola di Gesù a Pietro (essa riguarda la sua persona) e una interpretazione collettiva (essa ha di mira la comunità apostolica)" (cf. Tillard, La présence de Pierre, cit., 56); quanto a Origene, si puo anche dire che egli affianca a una esegesi ecclesiologica, per cui i titoli di "Pietro" e di "Clavigero" sono "applicabili spiritualmente a tutti gli apostoli, vescovi e credenti", una esegesi carismatica riguardante la "persona di Pietro" (Galluccio, Origene,

124s.).

15 Cf. 1 Cor 6, 15.

318

sete, ma chi beve dell'acqua che io gli daro, non avrà più sete in eterno (20). Anche in quel caso (se ci atteniamo alla lettera), sembrerà che la Samaritana pensi che il Salvatore prometta acqua sensibile dicendo: chi berrà dell'acqua che io gli daro, non avrà più sete in eterno .

Orbene, come quelle parole vanno recepite in senso tropologico, e l'acqua del pozzo di Giacobbe , da cui attingeva la Samaritana, va messa in relazione con l'acqua di Gesù (21), cosi si deve fare in questo caso. La dottrina dei Farisei e dei Sadducei infatti era forse pane non ben cotto: una specie di lievito, che di per sé non era che pasta cruda (22).

(18) Mt 16, 16. Come sviluppa tutto il commento, la confessione petrina è da interiorizzare nello Spirito, ed è interiorizzabile! Se il testo, nella lettera, riguarda il primato di "quel" Pietro, la lettura nello Spirito si estende a quanti diventano come "quel Pietro"; la fede che ha portato Pietro alla confessione cristologica è di quanti la esprimono nello spirito del Vangelo (cf. H.U. von Balthasar, Con occhi semplici, Roma-Brescia

1970, 89-101; Evdokimov, L'Ortodossia, cit., 187-191; O. Cullmann, Cristo e il tempo, Bologna 1969, 175-207; Id., San Pietro. Discepolo- Apostolo-Martire, in AA.VV., Il primato di Pietro nel pensiero cristiano contemporaneo , Bologna 1965, 5-334; J. Meyendorff, San Pietro, il suo primato e la sua successione nella teologia bizantina , ibid., 595.609).

(19) Cf. 1 Cor 10, 4. Cf. Om Ger XVI, 2-3 , cit. parag. precedente, nota (13). Una ripresa: "La rupe è il Cristo... Aprendo come una piccolissima fessura della sua carne, colpi quelli che erano presenti con una luce infinita... Improvvisando da una pietra la cattedra, la Pietra della vita si rivolse ai discepoli... Beato sei tu, Simone... Nessuno

Commento a Matteo, Libro XII, 20 319

LA CONFESSIONE DI CESAREA

209 9. I G

Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di

Filippo, chiese ai suoi discepoli .

Gesù domanda ai suoi discepoli chi dice la gente che egli sia, perché anche noi veniamo a sapere, dalla risposta degli apostoli, le varie opinioni allora vigenti tra i Giudei circa il nostro Salvatore. Ma forse lo fa anche per insegnare ai suoi imitatori (1) di cercare di sapere sempre quello che la

1980, 38.45ss.).

(20) Cf. 1 Cor 1, 30. Le "denominazioni" del Cristo (onomata, epinoiai), "implicano un duplice "divenire": sia da parte dell'uomo, che deve "cambiare" conformemente al principio secondo il quale soltanto

"il simile conosce il simile", sia da parte del Cristo, che "è divenuto carne" a motivo dell'uomo, per adattarsi a lui secondo le epinoiai "

(Wolinski, Le recours aux "ejpivnoiai ", cit., 481). Poiché Cristo è la

Pietra fondamentale - richiamata dai testi di Es 33, 21 e di 1 Cor 10, 4

-, Pietra che è insieme Verità (Cm Gv XX, XXVII, 653) e Fonte di acqua viva, "a Pietro - (mentre) la Chiesa veniva fondata su di lui come sulla terra - non fu richiesta la confessione di nessun'altra virtù se non dell'amore" (Cm Rm V, X, cit., I, 299s.), ed è in questo modo che egli diventa il modello di tutte le pietre cristiche, necessarie "per costruire la

320

gente dice su di loro. Quello che gli altri fanno viene a nostro vantaggio, nel senso che se dicono male, ci inducono a eliminarne comunque le cause; se dicono bene, ci incoraggiano a darne più numerose occasioni (2). A parte cio, considera come, a causa delle diverse opinioni che circolavano tra i Giudei sul conto di Gesù, alcuni riferendosi ad opinioni non giuste, dicevano che era Giovanni il Battista (3) (come Erode il Tetrarca, che disse ai suoi servi: Questi è Giovanni il Battista risorto dai morti; percio le potenze operano in lui ), altri dicevano che quello che chiamavano Gesù era Elia, il quale o aveva conosciuto una seconda nascita, oppure, vissuto da quei tempi nella carne, si era reso visibile nel tempo presente; quelli poi che affermavano che Gesù era Geremia, e non che Geremia era figura di Gesù, vi erano forse indotti da quello che è detto all'inizio del libro di Geremia in merito al Cristo: oracolo allora non realizzatosi nella persona del profeta, ma cominciato a compiersi in Gesù, costituito da Dio sopra i popoli e sopra i regni, per sradicare e demolire per distruggere, per riedificare e piantare (4) e costituito profeta per i popoli, ai quali annuncio la Parola. Ma anche

(21) Cf. Mt 16, 18. Contro di essa: Cristo-Pietro-Chiesa sono un

unicum. L'immagine del Logos divino come Roccia, che deriva da Es

33, 21-22, ha in Origene molte estensioni, fondendosi con 1 Cor 10, 4:

"Dio dice a Mosè: "Ecco, ti ho posto al foro della roccia"... Questa roccia, ch'è Cristo, non è compatta da ogni parte, ma ha dei fori. E foro della pietra è colui che rivela (agli) uomini Dio... Cristo" (Cm Ct IV, cit.,

261s.). E la lettura fatta propria dalla liturgia greca della Trasfigurazione: "Protetto dal corpo deificato, come un tempo dalla roccia, il veggente Mosè, contemplando l'invisibile, esclamava: Cantiamo al nostro Redentore e Dio" (Tropario del Secondo Canone, Poema di Giovanni Damasceno), e Nicodimo Aghiorita spiega che Roccia è il Cristo, Luogo-Verbo presso il Padre-Dio (cf. Ufficio Bizantino, Feste [M. B. Artioli], Bonifati 1997, pro-manuscripto).

(22) Cf. Prv 30, 19. "Le tracce del serpente, ch'è il diavolo, cioè i

Commento a Matteo, Libro XII, 21-22 321

quelli che dicevano che era uno dei profeti, facevano tali supposizioni su di lui a motivo delle cose annunciate nei profeti: parole rivolte a loro, ma non realizzatesi per loro (5).

I Giudei, rèi che il velo fosse posto sul loro cuore (6), esprimevano false opinioni sul conto di Gesù. Pietro, invece, essendo discepolo non della carne e del sangue, e avendo accolto in sé una rivelazione del Padre che è nei cieli, confesso che egli era il Cristo.

Era dunque già qualcosa di grande quello che Pietro disse al Salvatore: Tu sei il Cristo (7), dal momento che i Giudei non riconoscevano che era il Cristo! Ma ancora più grande il fatto che sapesse che egli non soltanto era il Cristo, ma anche il Figlio del Dio vivente, che attraverso i profeti aveva detto: Io vivo e Abbandonarono me, sorgente di acqua viva! . Vita, come da sorgente di vita, che è il Padre, è Colui che ha detto: Io sono la vita (8). Considera inoltre attentamente che, come la sorgente di un fiume non si identifica col fiume, cosi la sorgente della

segni del peccato, non si possono trovare su questa roccia ch'è

Cristo... il solo che non ha commesso peccato" (Cm Ct IV, cit., 261);

"La Pietra era Cristo e non c'è la traccia del serpente dove c'è Gesù"

(Om Ez XIII, 4, 212): nella sua compenetrazione al Cristo, "la Chiesa propriamente non ha macchia, né ruga né alcunché di simile, ma è santa e immacolata" (Pregh XX, 1, 93); il rapporto tra il (singolo) peccatore e la Chiesa è "una contrapposizione completamente adialettica" (cf. Sgherri, Chiesa, 331, con cit. da Vogt).

(23) Cf. Ef 5, 27. "Non dobbiamo porre mente a coloro che dicono: "Ecco il Cristo è qui", ma non lo mostrano nella Chiesa, che è piena di fulgore da oriente a occidente, che è piena della luce vera, che è colonna e fondamento della verità, nella cui pienezza è l'avvento pieno del Figlio dell'uomo, il quale dice a tutti quelli che vi si trovano:

"Ecco io sono con voi..."" (Mt Ser 47); va peraltro tenuta presente la dinamica della Chiesa, che è insieme mistero e viatrice, comprende la radice dell'Israele credente e la Sinagoga che non ha accolto il Cristo

(Cm Rm VIII, XII, cit., II, 82), è santa per cio che Dio depone in essa e

322

vita non si identifica con la vita. Questa osservazione l'abbiamo aggiunta, perché all'espressione: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, è connessa la parola vivente (9). Occorreva infatti che nell'affermazione sul Dio e Padre di tutte le cose si precisasse questo aspetto, in quanto il Figlio vive vicino alla Vita-in-sé e agli esseri che ne partecipano. Ma siccome abbiamo detto che per influsso di non sane credenze coloro che espressero la loro opinione avevano asserito essere Gesù il Battista, oppure uno di quegli altri riferiti, vogliamo aggiungere anche questo argomento: non avrebbero affermato che Gesù era Giovanni se si fossero trovati presenti quando Gesù venne da Giovanni per il battesimo e Giovanni lo battezzo, o ne avessero solo sentito parlare da qualcuno.

Ma anche se avessero compreso l'opinione per cui Gesù aveva detto: E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire , e come gente che ha orecchi avessero ascoltato quel che era stato dichiarato, non avrebbero detto che Gesù era Elia. Ma anche quelli che avevano asserito che egli era Geremia, non lo avrebbero detto se

Verbi, cit., 282).

18 Lc 13, 24. 19 Mt 7, 14. 20 Cf. 1 Tm 1, 12; Fil 4, 13.

(24) Mt 22, 14. "Non è certo inopportuno ammonire riguardo ai peccati che spesso sogliono verificarsi fra gli uomini che sembrano credere nel Cristo e fra coloro che amministrano le chiese" (Mt Ser 61). La prospettiva ecclesiologica di Origene è una accettazione serena e sofferta insieme della "Chiesa reale", che mal si giustificherebbe con preoccupazioni e controversie ideologiche estranee al suo pensiero (cf. Peri, "Coram hominibus", cit., 217s.229).

(25) Lc 13, 24. La Chiesa è propriamente il luogo luminoso di coloro che - nella via stretta - hanno intrapreso il cammino fra negrezza

Commento a Matteo, Libro XII, 22-23 323

avessero visto che la maggior parte dei profeti avevano assunto aspetti figurativi di lui. E cosi neanche gli altri lo avrebbero preso per uno dei profeti (10).

210 10. LP-C

Ma forse potremmo anche noi dire la stessa cosa che Simon Pietro affermo in risposta: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo, se come Pietro lo diciamo non per avercelo rivelato la carne e il sangue, ma per essere brillata nel nostro cuore una luce dal Padre che è nei cieli; a questo punto diventiamo anche noi cio che era Pietro, e saremo dichiarati beati come lui, perché anche per noi si è realizzato quello che era motivo di beatitudine per lui: non la carne e il sangue ci hanno rivelato che Gesù Cristo è il Figlio del Dio vivente , bensi il Padre che è negli stessi cieli, in cui siamo noi, perché è li che abbiamo la nostra patria (11), ci ha fatto una rivelazione, che innalza ai cieli coloro che hanno tolto dal cuore ogni velo , e hanno ricevuto lo spirito della sapienza di Dio e della sua

e candore (cf. Om Ct I, 6, 52): "Il santo (= il cristiano)... non solo ha inclinazione alla preghiera, ma l'ama di preferenza (nelle chiese); non negli angoli delle pubbliche strade, ma nella rettitudine della via stretta e dura" (Pregh XX, 1, 94); Giaele (la Chiesa) uccide Sisara (la realtà carnale): "Quella bocca viene trapassata e forata dal legno della croce; giacché quella "via" che la filosofia aveva predicato (come la via) "larga e spaziosa" del piacere, questa Cristo la mostra a noi come la "via stretta e angusta della salvezza"" (Om Gdc V, 5, 111).

(26) Cf. 1 Tm 6, 20. La lotta sferrata contro le "porte della Chiesa" ad opera delle potenze nemiche si manifesta nel tentativo di costruire un anti-regno: "Questa "sapienza" patisce "obbrobrio" da parte di molte sapienze che insorgono contro di lei; questo "intelletto" verace sostiene l'"obbrobrio" dei falsi intelletti; questo grande "consiglio" viene insultato da molti consigli non buoni; questa "virtù" è ingiuriata da una certa qual

"virtù" che, tale non essendo, si afferma come "virtù"; questa "scienza"

patisce obbrobrio da una certa qual scienza dal falso nome che si

324

rivelazione . Ora se avremo detto anche noi come Pietro: Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivo (non perché ce lo abbia rivelato la carne e il sangue, ma perché è brillata nel nostro cuore una luce dal Padre che è nei cieli) diventeremo Pietro, e il Logos potrebbe dire anche a noi: Tu sei Pietro, ecc. (12). Pietra, infatti, è ogni imitatore di Cristo. Da Cristo attingevano coloro che si dissetavano a una pietra spirituale che li accompagnava (13). E su ogni pietra di tal genere viene edificato tutto l'insegnamento della Chiesa e il modo di vivere conforme ad esso. Infatti in ognuno dei perfetti che hanno l'insieme degli insegnamenti, delle opere e dei pensieri che compiutamente realizzano la beatitudine, è la Chiesa edificata da Dio (14).

211 11. LP

Ma se ritieni che solamente su quel Pietro Dio edifichi tutta quanta la Chiesa, cosa dirai allora di Giovanni, il figlio del tuono (15) o di ciascuno degli apostoli? Ma veramente

arroga il suo nome; questa "pietà" viene biasimata da quella sedicente

"pietà" che è empietà e maestra di empi; questo "timore" patisce

"obbrobrio" da quello che viene ritenuto tale" (Om Is III, 1, 85s.; cf. Monaci Castagno, Origene , 107-115).

(27) Cf. Mt 16, 18. Si ricorderà la luminosa costruzione dell'arca- Chiesa: "(I legni quadrati) sono spalmati di bitume "di dentro e di fuori"

(
Gn 6,14). Infatti l'architetto della Chiesa, il Cristo, non vuole che tu sia come quelli "che al di fuori appaiono giusti agli uomini, ma di dentro

Commento a Matteo, Libro XII, 23-24 325

oseremo asserire che le porte degli inferi non prevarranno su quel Pietro in particolare, mentre prevarranno sugli altri apostoli e sui perfetti? Non è che la suddetta promessa: le porte degli inferi non prevarranno su di essa e su questa pietra edifichero la mia Chiesa, viene fatta in rapporto a tutti e ad ognuno di loro? (16). Dunque le chiavi del regno dei cieli sono consegnate da Cristo al solo Pietro, e nessun altro dei beati le riceverà? Ma se la promessa: a te daro le chiavi del regno dei cieli è comune ad altri, come non lo saranno tutte le parole precedenti e conseguenti rivolte a Pietro...? In realtà, qui sembrano rivolte a Pietro le parole: tutto cio che legherai sulla terra sarà legato anche nei cieli, ecc. (17); ma nel Vangelo di Giovanni, il Salvatore è ai discepoli che dà lo Spirito Santo, col suo alitare, e dice: Ricevete lo Spirito Santo, ecc. .

Orbene, molti diranno al Salvatore: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente , ma non tutti quelli che lo asseriscono glielo diranno per averlo appreso da una rivelazione della carne e del sangue, ma per aver lo stesso Padre che è nei cieli rimosso il velo posto sopra il loro cuore , affinché dopo cio, a viso scoperto,

(28) Gv 10, 7.9. Porta è il Cristo nella unicità della sua economia salvifica (cosi già Ignazio: "(Cristo) è la porta del Padre, per la quale entrano Abramo e Isacco e Giacobbe e i profeti e gli apostoli e la Chiesa": Philad. IX, 1, cit., 128). In questo senso il testo di Lc 13, 24, precedentemente richiamato da Origene, implica una lettura storico- salvifica, sulla quale si salda quella spirituale, in ordine alla trasformazione di vita del credente: "Se è vero che "via" e "porta" son due aspetti diversi, occorrerà prima percorrere questa "via" per giungere poi alla "porta"" (Cm Gv XIX, VI, 573; cf. Wolinski, Le recours aux

"ejpivnoiai", cit., 479s.); fra le epinoiai del Cristo, quella di porta puo assumere un significato non indifferente nel confronto/scontro con mondi religiosi diversi (cf. G. Sfameni Gasparro, Ispirazione delle Scritture e divinazione pagana. Aspetti della polemica fra Origene e Celso, in

326

riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore , parlino nello Spirito di Dio , dicendo di lui: Gesù è il Signore e dicendo a lui: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (18). E se uno dice a lui questo, non perché glielo abbiano rivelato la carne e il sangue, ma il Padre che è nei cieli, riceverà dette promesse, come dice certo la lettera del Vangelo a quel Pietro, ma come insegna anche lo spirito del Vangelo a chiunque sia divenuto come quel Pietro.

Infatti, lo stesso nome di "pietra" hanno tutti gli imitatori di Cristo, pietra spirituale che seguiva coloro che erano salvati, affinché ne attingessero la bevanda spirituale (19). Costoro dunque, come il Cristo, prendono

Origeniana sexta , 302).

(29) Sal 9, 14s. La Chiesa è propriamente il luogo della lode: in Pietro - che "era capace di avere in sé la Chiesa, costruita su di lui dal Verbo, e possedeva tale potere, che nessuna porta dell'inferno poteva prevalere su di lui, e fu sollevato per mezzo del Verbo "dalle porte della morte"" (C Cel VI, 77, 573) -, e in ogni credente - "(davanti alle porte della Figlia di Sion) è necessario che anche tu inneggi a Dio" (Om Ez XIII, 3, 210) -.

(30) Sal 117(118), 20. "La Scrittura intende per "porte della morte" i peccati che conducono alla perdizione, e al contrario, per "porte di Sion" intende le azioni buone; cosi anche "le porte della giustizia" equivale a "le porte della virtù"; esse si aprono agevolmente per colui che si dedica alle azioni secondo virtù" (C Cel VI, 36, 525).

(31) Cf. 1 Tm 6, 20. Abbiamo già commentato il testo in Cm Mt XII, 12, nota (26). Ricorre in Origene questa visione speculare della realtà: la rivelazione biblica, e la meditazione giudeo-cristiana da essa derivata, leggono i "due spiriti", le "due vie", i "due istinti" nella dimensione cosmologica e all'interno dell'anima umana, nella creazione e nella redenzione (cf. J. Daniélou, La teologia del giudeo- cristianesimo, EDB, Bologna 1974, 517-524; Monaci Castagno, Origene, 151-175).

(32) Eb 1, 14. Il combattimento spirituale non avviene in una specie di zona neutrale che lascerebbe l'uomo in una angosciosa e impari solitudine: "Nel constatare la devozione e l'intento della nostra anima, tutte le potenze sante... gli angeli santi, nel vederci soggetti

Commento a Matteo, Libro XII, 24-25 327

lo stesso nome dalla pietra, ma essendo anche membra di Cristo si chiamarono "Cristi" derivando da lui questo nome, e si chiamarono "Pietri" dalla pietra. Prendendo spunto da cio, dirai che i giusti hanno questo nome da Cristo-Giustizia, e i sapienti da Cristo-Sapienza (20). E cosi, per tutti gli altri suoi titoli assegnerai rispettivi nomi ai santi: a tutti loro potrebbero essere rivolte le parole dette dal Salvatore: Tu sei Pietro, e cosi via fino a: non prevarranno contro di essa (21).

Contro di essa: contro chi? Contro la pietra sulla quale il Cristo edifica la sua Chiesa, contro la Chiesa

(l'espressione è ambivalente), oppure contro la pietra e la

Chiesa insieme?

Questo, a mio parere, è il senso vero: le porte degli inferi non prevarranno né sulla pietra sulla quale Cristo edifica la sua Chiesa, né sulla Chiesa, si che non si potrà

48 Cf. Gv 19, 17. 49 Mt 16, 24.

all'inseguimento dei demoni, si levano contro di loro che ci inseguono e, colpendoli tutti alle spalle, li tolgono di mezzo" (Om Gs VIII, 6, 142); se ""gli angeli del Signore si accampano intorno a quelli che lo temono per salvarli", ...come non viene adoperata molto più grande cura per la nostra salvezza di quanto, da parte degli avversari, si procuri per la morte?" (Om Nm XX, 3, 289). Il Cristo vince nei suoi: "I martiri...

"hanno spogliato" assieme a Lui "i principati e le potestà" (Col 2,15), riportando un comune trionfo" (Mart 42: PG 11, 617).

(33) Sal 117 (118), 20. La porta del Signore... la porta della morte:

"Come... per il popolo di Dio sta scritto: "principio il Cristo" (1Co 15,

23), cosi, al contrario, per il popolo che devia da Dio e diventa pagano,

"principio" è Amalec" (Om Nm XIX, 2, 270).

(34) Cf. Sal 9, 14s. La vita del cristiano che non scende a compromessi diventa dossologia: ""Io cantero al Signore" (Gdc 5, 3)... Chi pensi che abbia la voce cosi canora, lo spirito cosi puro e l'animo cosi sincero, da poter dilettare con il suo canto l'udito divino? Certamente colui che non ha in sé alcun suono rauco di peccato, nessuna offesa sulla lingua, nessuna grossolanità nello spirito" (Om

328

mai trovare il cammino del serpente nella pietra (come sta scritto nei Proverbi [22]). Ora se le porte degli inferi prevarranno su qualcuno, un tale uomo non potrà essere né la pietra sulla quale Cristo edifica la sua Chiesa, né la Chiesa edificata da Cristo sulla pietra. Infatti la pietra è inaccessibile al serpente, ed è più forte delle porte degli inferi che le sono avverse, per cui queste non prevarranno su di essa , a motivo della forza che ha. E la Chiesa, come costruzione di Cristo, che ha saggiamente costruito la sua casa sulla pietra , è inespugnabile dalle porte degli inferi, che se pure prevalgono su ogni uomo che si trova fuori della pietra e della Chiesa, nulla possono contro di questa.

Gdc VI, 3, 124). Puo ricordarsi che, nel commosso elogio di Origene, Gregorio il Taumaturgo vede il maestro nella "posizione della virtù": "Ha inculcato a noi, con l'esempio della sua vita, l'amore della bella giustizia... della prudenza... della sapienza... della divina temperanza

... della fortezza... della pietà" (Discorso a Origene 12, 148-149, cit.,

80).

(35) Am 5, 10. "Dica pure queste cose anche il profeta quando è

"perseguitato" da chi è stato accusato (da lui), odiato da quelli che non danno spazio alla verità: "è divenuto" infatti "nemico" per i suoi uditori

"dicendo" loro "la verità"" (Om Ger XIV, 13, 180; cf. Peri, Geremia, cit.,

46; Id., "Coram hominibus", cit., 212ss.).

(36) Cf. Am 5, 10. La domanda aperta con cui si conclude il paragrafo 13 sembra invitare a un approfondimento spirituale del testo, con quei coinvolgimenti dell'uditorio e dei lettori che abbiamo più volte rilevato (cf. Perrone, Quaestiones, cit., 32; Bendinelli, Il Commentario,

68).

(37) Mt 16, 19. A Pietro e ad ogni Pietro. Lacuna nel testo; in lat.:

"omni fideli qui Petrus est ". "Nel contesto della promessa di Mt 16, 18b il legare e lo sciogliere hanno senza dubbio un significato molto più vasto di quello della potestà di escludere dalla comunità o anche di rimettere o non rimettere i peccati... In linea generale (il potere delle chiavi) indica la possibilità di entrare nel regno di Dio pienamente manifesto" (A. Vögtle, La dinamica degli inizi, EP, Cinisello Balsamo

1991, 106), per cui il legare e lo sciogliere possono assumere valenze spirituali e anche di magistero o di guida (ibid.; cf. Visonà, Pastori e

Commento a Matteo, Libro XII, 25-26 329

212 12. LP

Ora, se abbiamo capito che ogni peccato, per cui si puo andare agli inferi, è una loro porta, capiremo anche che l'anima che ha una macchia, una ruga o alcunché di simile (23), e che non è, a motivo del vizio, né santa, né immacolata, non è né una pietra su cui Cristo edifica, non è Chiesa, e neppure parte di quella Chiesa che Cristo edifica sulla pietra. Se qualcuno poi, a riguardo, volesse farci arrossire per la massa di persone di Chiesa che si prende per gente che crede, a costui ci sarebbe non solo da rispondere che molti sono i chiamati, pochi gli eletti (24), ma è anche da citare il seguente monito del Salvatore rivolto a quelli che si accostavano a lui (come

fedeli, cit., 250s.; D. Gonneaud, Hypothèses et questions autour du ministère, in NRT 118/4 [1996], 498-519).

(38) Cf. Mt 16, 19. Commentando la risurrezione di Lazzaro, Origene si sofferma sul: "Scioglietelo e lasciatelo andare!", comandato

"a quelli che hanno la possibilità di farlo" (GV 11,44 cf. Cm Gv XXVIII, VII, 700; K. Rahner, La penitenza della Chiesa, EP, Roma 1964, 812-

814). La Chiesa è testata di ponte, speranza per la virtù e condanna per il peccato: in essa, chi è dalla parte della virtù puo aprire le porte per altri e liberare; secondo questa evangelica "teologia della liberazione",

"le chiavi di accesso alle diverse porte del regno dei cieli, che contrastano quelle dell'Ade, sono le virtù esercitate in terra dai singoli cristiani sull'esempio di Pietro e in sintonia con lui" (Galluccio, Origene, cit., 127s.).

(39) Mt 3, 2; 4, 17. Regno del cielo-regno dei cieli: testo di escatologia realizzata! Il Regno è il Cristo, Verbo venuto nella carne: questa esegesi guida la lettura interiorizzata di "regno dei cieli", il quale non ha valenza spazio-temporale, ma è visto in funzione del suo compiersi entro l'uomo, a seconda che accolga o non accolga Gesù, "il Regno-in-sé" (Cm Mt XIV, 7; cf. Bastit-Kalinowska, Conception, cit.,

683; Cignelli, Il tema Logos, cit., 264).

(40) Cf. Lc 17, 21. "Possiamo vivere nel regno di Dio onnipotente,

330

riferito nel Vangelo di Luca): sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi

(per la porta stretta) ma non vi riusciranno e il monito espresso cosi nel Vangelo di Matteo: Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla via, e pochi sono quelli che la trovano! . Se consideri bene le parole: Molti sono quelli, vi dico, che cercheranno di entrarvi, ma non vi riusciranno (25), capirai che cio si riferisce a coloro che si gloriano di appartenere alla Chiesa, ma poi vivono senza impegno e in contrasto con la Parola. Tra quanti dunque cercano di entrare, quelli che non vi riescono, non ce la fanno perché su di loro prevalgono le porte degli inferi; su quelli invece che cercano di entrare e ci riescono, tutto potendo nel Cristo Gesù che dà loro la forza , le porte degli inferi non prevarranno.

E anche questo occorre sapere: come le porte delle

cioè nel regno della sapienza, della pace, della giustizia, della verità, cose tutte che sono riunite nel Figlio unico di Dio" (Om Lc XXXVI, 3,

231); "E presente il Verbo di Dio... Infatti è in te, e non viene dal di fuori, cosi come "è in te il regno di Dio"" (Om Gn XIII, 4, 206); cf. V. Grossi, Il cristiano "filius pacis" nell'esegesi origeniana di Luca 10, 5-7, in Origeniana sexta , 711; sul Cristo Regno-in-sé, Logos che è "la virtù totale, animata e vivente", cf. Cm Gv XXXII, XI, 760; nota di Corsini a Cm Gv I, IX, 133s.; Crouzel, Origene , 143.

(41) Cf. Mt 16, 19. Il testo è già stato in parte commentato alle note (37) e (38) di questo paragrafo. L'analisi origeniana apre implicitamente il testo di Mt 16, 16-19 alla prospettiva complementare di Gv 21, 15-17, per cui è dal contenuto stesso di un Pietro riconciliato

"che Gesù fa sorgere la forma propria al ministero di Pietro: far pascolare le sue pecore vivendo per primo della misericordia e del perdono offerti a tutti. Un tale ministero non deve dunque né interporsi né sovrapporsi alla relazione di fede che costituisce la dignità di ogni discepolo" (Gonneaud, Hypothèses, cit., 504). Su questo passo, cf. Introduzione, nota 41; Cm Mt XII, 11, nota (18); Vogt, Das Kirchenverständnis, cit., 143-151; altra prospettiva in K. Schatz, Il primato del papa. La sua storia dalle origini ai nostri giorni, Brescia

Commento a Matteo, Libro XII, 26-27 331

città hanno ciascuna il proprio nome, allo stesso modo le porte degli inferi avranno un nome, a seconda della specie dei peccati; sicché una porta degli inferi si chiama

"fornicazione", perché per essa passano i fornicatori, un'altra "rinnegamento", per la quale i rinnegatori di Dio discendono agli inferi.

Ma già ognuno degli eterodossi, che hanno prodotto una falsa "gnosi" (26), ha costruito una porta degli inferi: l'una Marcione, l'altra Basilide, l'altra Valentino; e cosi ognuno dei padri di perversa dottrina si è fatto costruttore di una porta degli inferi; i collaboratori poi dell'insegnamento dato dal costruttore di simile edificio, sono ministri e amministratori, in certo senso, al servizio della parola perversa edificatrice di empietà. Ma pur essendo molte e innumerevoli le porte degli inferi, nessuna di esse puo prevalere sulla pietra o sulla Chiesa che Cristo vi edifica (27). Tuttavia queste medesime porte hanno una certa forza: con essa vincono alcuni di quelli che non

1996.

27 Cf. Is 5, 18.

(42) Cf. Mt 16, 18-19; Gv 20, 22-23. Cf. note a Cm Mt XII, 11; il tema ritornerà in Cm Mt XIII, 31. L'associazione di Mt 16 e Gv 20 è anche in Pregh XXVIII, 8-10 (141ss.): i vescovi possono legare e sciogliere dai peccati, fondandosi sul "potere delle chiavi", ma questo è in sé carisma più ampio, dato a Pietro e a ogni vero fedele: se i vescovi esercitano tale potere come fosse un carisma proprio e non come un elemento spirituale partecipato dalla grazia di Pietro, dopo che si sono assimilati a Pietro, cadono in un ampliamento indebito della loro funzione (cf. Rahner, La penitenza, cit., 765-775; Galluccio, Origene, cit., 128.132).

(43) Prv 5, 22. Coloro che hanno "la potestà sacerdotale" devono avere anche "la scienza sacerdotale" della "terapeutica divina" (Pregh XXVIII, 10.9, 143.142); le esigenze intransigenti che Origene mostra

332

resistono e non lottano contro di esse, mentre sono sconfitte da altri che non si separano da Colui il quale ha detto: Io sono la porta (28), ed eliminano tutte le porte degli inferi dalla loro anima.

213 13. LS

Qui dunque si parla di porte degli inferi; mentre nei salmi il profeta rende grazie dicendo: Tu che mi sollevi dalle porte della morte, perché possa annunciare tutte le tue lodi alle porte della figlia di Sion (29). E da questo testo sappiamo che non si possono annunciare tutte le lodi di Dio, se non ci si è sollevati dalle porte della morte e arrivati presso le porte di Sion. Ora, le porte di Sion sarebbero da concepire in opposizione alle porte della morte, si che la dissolutezza è porta della morte, e la castità è porta di Sion; cosi l' ingiustizia è porta della morte, la giustizia porta di

28 1 Tm 3, 6.

(44) Cf. 1 Tm 6, 4. Il caso di un semplice "fedele" che "lega" potrebbe riferirsi a uno "spirituale" che riesce a far prendere coscienza a un peccatore di uno stato di peccato finora non ammesso, ma di norma il

"legare" si riferisce alla "scomunica" ecclesiastica vera e propria che solo il vescovo puo emanare: ora il vescovo non puo adempiere nella verità al suo compito se non esercita nella Chiesa un'azione purificante e pneumatica, per cui al suo grado esteriore corrisponda la santità intima

Commento a Matteo, Libro XII, 28 333

Sion, mostrando la quale, il profeta dice: Questa è la porta del Signore, i giusti entreranno per essa (30); e ancora: la viltà è porta di morte, la fortezza porta di Sion, la stoltezza porta di morte, la sapienza porta di Sion. Per tutte le porte della "falsa gnosi" c'è, in antitesi, una porta della gnosi senza inganno (31).

Cerca poi di capire se (in base all'affermazione: la nostra battaglia non è contro sangue e carne, ecc. ) puoi dire che ogni potenza e dominatore di questo mondo di tenebra, e spirito del male che abita nelle regioni celesti, sia porta degli inferi. Pertanto, porte degli inferi potrebbero chiamarsi anche i Principati e le Potestà contro dei quali è la nostra battaglia , e porte di giustizia invece sono gli

1 Mt 16, 20.

(1) Mt 10, 5. Si trova, nello svolgimento dei due testi indicati, lo sviluppo formale di una quaestio , come tale avvertita anche dagli antichi e registrata a margine del testo: nel caso, i passi evangelici non sono in contraddizione? Se gli apostoli non devono rivelare che Gesù è il Cristo, con quale coscienza di rivelazione era stato operato il loro precedente invio in missione? (Cf. Perrone, Quaestiones, cit.,

4.33s.; Bendinelli, Il Commentario, 68.162-167).

2 Cf. Mt 16, 20. 3 Mc 8, 30. 4 Lc 9, 21.

(2) Cf. Mt 16, 15-17. Viene qui espressa una considerazione tipica di Origene: la progressione della conoscenza è cammino con il Verbo, per tappe di illuminazione in cui i discepoli sono insieme oggetto e soggetto di rivelazione (cf. H. de Lubac, Storia, 279; Crouzel,

334

spiriti incaricati di ministero (32). Ma come nel caso di realtà superiori, in questo passo prima si parla di molte porte, e dopo questa molteplicità, si parla di una sola porta: Apritemi le porte della giustizia, entrero in esse e rendero grazie al Signore , e: Questa è la porta del Signore, i giusti entreranno per essa (33), cosi nel caso delle realtà avverse, molte sono le porte degli inferi e della morte, cioè ogni potenza contro cui è la nostra battaglia, ma al di là di tutte c'è il Maligno stesso, porta della morte e degli inferi. Stiamo attenti ad ogni peccato, perché se ne commettiamo uno, è come precipitare verso una porta degli inferi. Ma sollevati dalle porte della morte, annunziamo tutte le lodi del Signore alle porte della figlia di Sion (34). E come, mettiamo, ad una porta della figlia di Sion, chiamata castità, annunziare in castità le lodi di Dio, e ad un'altra porta chiamata giustizia, cantare con giustizia le lodi di Dio; in breve, in qualunque condizione lodevole ci troviamo, stiamo a una certa porta della figlia di Sion: in base a quella, annunziamo una lode di Dio.

Ma c'è anche da esaminare in che senso in uno dei

(3) Mt 16, 15s.; cf. Lc 9, 20. "L'Alessandrino appare attento più al fatto che ammette soluzioni che alle soluzioni concrete, poiché è interessato più al significato profondo del testo che al livello storico dello stesso" (P. De Luis, Introduzione ad Agostino, Il consenso degli evangelisti [V. Tarulli - F. Monteverde], CN, Roma 1996, XIV; ibid ., VIII.XII); la quaestio origeniana si colloca all'interno di un discorso di fede, accostandosi alla tecnica e ai presupposti dei Targumim giudaici

(cf. L. Perrone, Le Quaestiones evangelicae di Eusebio di Cesarea. Alle origini di un genere letterario , in ASE 7/2 [1990], 417-435; Harl, Introduzione a Philocalie , cit., 145).

(4) Gv 8, 31.32. La conoscenza-compimento della fede è nel senso biblico, e giovanneo in particolare: "Ora voi avete l'Unzione

(Chrisma) ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza" (1 Gv 2, 20); cosi commenta Origene: "Il Crisma è l'inabitazione dello Spirito Santo nella

Commento a Matteo, Libro XII, 29-30 335

Dodici (profeti) è detto: Odiarono chi ammonisce alle porte ed ebbero in abominio una parola santa (35). Puo darsi dunque che chi ammonisce alle porte, sia colui che dalle porte della figlia di Sion rimprovera coloro che sono nei peccati contrari a questa porta, peccati che appartengono alle porte degli inferi o della morte. Ma se non intendi cosi le parole: odiarono colui che rimprovera alle porte (36), allora o l'espressione alle porte è detta superfluamente, oppure devi cercare in che senso questa frase sarà degna di spirito profetico.

214 14. L

Dopo cio, vediamo in che senso è detto a Pietro, e ad

Potterie, La fede negli scritti giovannei , in Studi, cit., 296-299).

(5) Sap 7, 17. La via della conoscenza-sapienza è senza fine:

"Quale sarà il termine della sapienza di Dio? - quanto più uno vi si avvicinerà, tanto più troverà profondità, quanto più uno scruterà, tanto più le troverà ineffabili e incomprensibili - ...inestimabile è la sapienza di Dio"

(Om Nm XVII, 4, 241).

(6) Cf. Mt 16, 17. "Davvero tutti gli uomini sono "piccoli", se li paragoni alla perfezione del Verbo; anche se fai il nome di Mosè... dei profeti, di Giovanni stesso... degli apostoli, di Pietro, contro il quale "non prevarranno le porte degli inferi" o di Paolo..., non abbassi la loro gloria se dici che anche loro, riguardo alle cose che hanno compreso - a paragone di quelle di cui non hanno avuto intelligenza - hanno ricevuto un ammaestramento "da piccoli"" (Om Is VII, 1, 145s.). E solo percorrendo un certo cammino che i Dodici stessi diventano fenditure di montagne che lasciano passare la rivelazione divina (cf. Vogt, Das Kirchenverständnis, cit., 17).

5 Mt 16, 16. 6 Mc 8, 29; Lc 9, 20. 7 Cf. Mt 16, 16-18.

8 Mt 10, 21. 9 Mt 10, 27.

(7) Mt 10, 18. Sulla dilatazione della conoscenza e dell'annuncio del Cristo - "opera più che umana" - , cf. Cm Mt XII, 38 (e Princ IV, 2,

336

ogni Pietro (37): A te daro le chiavi del regno dei cieli. Prima di tutto, penso che la frase: Io daro a te le chiavi

del regno dei cieli sia logicamente connessa con le parole: le porte degli inferi non prevarranno su di essa. Degno, infatti, di ricevere dallo stesso Logos le chiavi del regno dei cieli è colui che sta ben difeso contro le porte degli inferi, perché non prevalgano su di lui. E, quasi a premio che le porte degli inferi non abbiano prevalso su di lui, riceve le chiavi del regno dei cieli, perché possa aprire a se stesso le porte, chiuse per quelli che sono stati vinti dalle porte degli inferi. E in quanto casto, entra per la porta della castità, aperta dalla chiave della castità; in quanto giusto, passa per un'altra porta, aperta dalla chiave della giustizia. E cosi per tutte le altre virtù. Sono infatti dell'avviso che al di là di ciascuna virtù della conoscenza ci siano misteri di sapienza corrispondenti alla specie della virtù, misteri svelati a colui che ha vissuto secondo la virtù, dal momento che il Salvatore dà a coloro che non sono sopraffatti dalle porte degli inferi, tante chiavi quante sono le virtù, chiavi che aprono altrettante porte, corrispondenti ciascuna a una virtù

24.30. 10 Cf. Gc 5, 10s. 11 Cf. Is 53, 2.

486). Se la prima missione apostolica avesse puntato sul Gesù operatore di prodigi, ma non sulla completezza del Gesù come Cristo, questa parzialità sarebbe stata in primo luogo, più che una misura pedagogica, un dato di non piena identità "pasquale" degli annunciatori rispetto all'esodo del Maestro; il seguito delle pericopi mostrerà nella

"scienza del Cristo crocifisso" il vertice illuminativo del Vangelo (cf. H. de Lubac, Storia, 91-106).

(8) Mt 10, 32. Un testo delle Series esprime simbolicamente la necessità della preparazione: "(Usciamo) dalla lettera della Legge, restando pero dentro il valore spirituale della Legge... (Legge e profeti offrano) l'acqua che venga mescolata col vino della parola evangelica... Preparino allora i discepoli la Pasqua a Gesù, e dopo i discorsi dei

Commento a Matteo, Libro XII, 30 337

nella rivelazione dei misteri (38).

Puo darsi anche che ciascuna virtù sia regno di un cielo, e tutte insieme siano regno dei cieli; sicché, secondo cio, è già nel regno dei cieli colui che vive secondo le virtù, in modo che le parole: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino (39) si riferiscono non al tempo ma alle azioni e alle disposizioni. Il Cristo, infatti, è venuto e parla, lui che è ogni virtù, e per questo motivo il regno di Dio non è in questo o in quel luogo (40), ma dentro i suoi discepoli.

Considera poi quanta autorità abbia la pietra, su cui Cristo edifica la Chiesa , e chiunque dica: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo , si che i giudizi di costui restano saldi: è Dio a giudicare nella sua persona, affinché nello stesso suo giudicare, le porte degli inferi non abbiano a prevalere su di lui . Se uno dunque giudica ingiustamente, se lega sulla terra non in conformità alla parola di Dio, e scioglie sulla terra non secondo il volere di Lui, su di lui prevalgono le porte degli inferi. Colui invece sul quale le porte degli inferi non prevalgono, giudica

12 Cf. Mt 16, 27.

discepoli coi quali essi istruirono... l'intelletto, venga anche l'Unigenito nella sua divinità a mangiare con i suoi discepoli in una tale casa" (Mt Ser 79; trad. Sgherri in Sulla Pasqua , cit., 47s.; H. de Lubac, Storia,

401s.).

(9) Cf. 1 Cor 1, 23. La umiliazione del Verbo in Gesù è mistero che eccede la comprensione dell'uomo cosi come la divina grandezza e la Incarnazione; la mente umana, "se crede (il Cristo) Dio, lo vede soggetto alla morte; se lo reputa uomo, lo vede tornare dai morti con le spoglie del vinto regno della morte" (Princ II, 6, 2, 285); "Se la fede del cristiano non teme lo scandalo, perché sei pusillanime a proclamare delle verità più piccole dal momento che professi quelle più grandi?"

(Om Ez I, 4, 36; cf. Cm Gv VI, XXXV, 341; Sgherri, Chiesa, 255).

(10) Cf. Mt 16, 21; Lc 18, 33. Sulla croce "da una parte Cristo è appeso nella carne e dall'altra trionfa sul diavolo col suo esercito" (Om Gs VIII, 6, 142s.); per questo la "scienza della croce" è l'insegnamento

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rettamente; ecco perché ha le chiavi del regno dei cieli (41): apre a quelli che sono stati sciolti sulla terra perché siano sciolti e liberi anche nei cieli; chiude a quelli che dal suo giusto giudizio sono legati sulla terra, perché siano legati e giudicati anche nei cieli. Ma poiché coloro che rivendicano l'ufficio dell'episcopato si avvalgono di questi testi al pari di Pietro e insegnano di aver ricevute dal Salvatore le chiavi del regno dei cieli, per cui quello che hanno legato, e cioè condannato, è legato anche nei cieli, e quel che hanno sciolto, lo è anche nei cieli, è da dire che la loro affermazione vale, a condizione che abbiano a mostrare un agire, in merito al quale è detto a quel Pietro: Tu sei Pietro (42), e a condizione che essi siano tali, che su di loro il Cristo possa edificare la sua Chiesa; allora questa parola potrebbe giustamente riferirsi anche a loro. Non devono prevalere, le porte degli inferi, su chi vuole legare e sciogliere. Ma se lui è legato dalle catene dei suoi peccati (43), scioglie e lega invano.

E forse potresti dire che nei cieli, che sono nel saggio

più perfetto, riservato a un tempo più opportuno, mediante il quale il Verbo illumina tutti gli stadi dell'economia (cf. H. de Lubac, Storia, 106; Psephtogas, La passion, cit., 311s.; Perrone, "La passione" , cit., 234s.).

10 Cf. At 1, 21-22. 11 Cf. Gv 6, 68. 12 Cf. Lc 22, 31. 13 1

Cor 2, 2. 14 Cf. Mt 16, 16.

(11) Mt 16, 21. "Nel corso dei suoi discorsi e delle sue opere,

(Gesù) procura ai discepoli una conoscenza più chiara di se stesso e stabilisce una sorta di schema di ragionare per l'intelligenza di se stesso" (Ilario, Commentario a Matteo XVI, 4 [L. Longobardo], Roma

1988, 186). Per il tratto, cf. Introduzione, nota 31.

(12) Cf. 1 Cor 2, 2. Ancora per il passo, cf. Introduzione, nota 32.

(13) Col 2, 15. ""La croce fu doppia", essa cioè è composta di due aspetti correlativi: l'uno visibile, secondo cui il Figlio di Dio fu crocifisso nella carne, l'altro invisibile, per cui su quella croce fu crocifisso il diavolo, "con i suoi principati e le sue potestà"" (Om Gs VIII, 3, 136). Le prime letture cristiane si orientano a questa duplice valenza della croce,

Commento a Matteo, Libro XII, 30-31 339

(le virtù), il cattivo viene legato, ma inversamente in esse

(virtù) il virtuoso viene sciolto e ha ricevuto il perdono dei peccati commessi prima di praticare la virtù.

Come poi colui che non ha vincoli di peccati, e non ha peccati stretti da lunga fune o da cinghia per giogo di giovenca , non lo legherà neppure Dio, cosi non lo potrà legare chicchessia, neppure Pietro. Ma se qualcuno, che non è Pietro e non ha i requisiti ora detti, s'illude di legare, come Pietro, sulla terra in modo che sia legato cio che lo è nei cieli, e di sciogliere sulla terra, in modo che sia sciolto quanto lo è nei cieli, costui si è lasciato accecare (44), e non capisce l'intenzione delle Scritture: cieco com'è, è caduto nella condanna del diavolo .

(14) Gal 6, 14. ""Samgat colpi seicento Filistei"... E il numero sei, che attraverso le moltiplicazioni arriva a seicento, a essere figura di questo mondo, che si dice portato a termine in sei giorni... "Ha colpito seicento" (colui) per il quale "il mondo è stato crocifisso per mezzo della croce di Cristo"" (Om Gdc IV, 2, 99). La croce splende, come afferma altrove Origene: "Nel momento in cui l'economia della passione del Figlio dell'uomo in favore di tutti si compie e non "senza la divinità" (Eb

2, 9 var.)... egli dice: "Il Figlio dell'uomo è stato glorificato", e non lui solo, perché "anche Dio è stato glorificato in lui" (GV 13,31)" (Cm Gv

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Origene su Matteo 204