Origene su Matteo 413


INTERLUDIO: LE PAROLE "PIENE"

414 14. I

Ed avvenne, quando ebbe terminato questi discorsi . Colui che avrà compiutamente trattato ogni presente problema, si da non lasciarne alcuno insoluto, costui ha terminato i suoi discorsi. Ma con maggiore ardire esprimerà il suo pensiero chi a sua volta più diligentemente avrà atteso a tutta quanta la lettura dell'Antico e Nuovo Testamento. Dal momento infatti che

"lettera", il "velo" e l'"ombra" , cit., 101-119).

(3) Avendo iniziato ai misteri. I termini "intendono programmaticamente configurare l'azione di svelamento della conoscenza da parte del Logos divino in termini di iniziazione dell'uomo ad una realtà sacra" (G. Sfameni Gasparro, La terminologia misterica nel linguaggio della rivelazione in Origene, in Origene e la tradizione origeniana in Occidente , Roma 1998, 227). In tale linguaggio misterico si esprime un reale approfondimento della vita evangelica e sacramentale nella Chiesa: "Chi è capace di dire: "(Noi) siamo risuscitati con il Cristo"... si trova sempre nei giorni della Pentecoste, soprattutto nei momenti in cui, salito "nella stanza superiore", come gli apostoli di Gesù, si dedica alla supplica e alla preghiera, per divenire

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in nessun altro caso, né di Mosè né di alcuno dei Profeti, ma solo di Gesù si asserisce: Ebbe terminato questi discorsi, allora si potrà ben ardire nell'affermare che i discorsi li ha "terminati"solo Gesù, è lui che è venuto a porre termine e a dare compimento a cio che nella Legge era ancora incompleto (1) affermando: Fu detto agli antichi, eccetera ; e ancora: Perché si adempisse cio che fu detto per mezzo dei profeti . Ma se cio sta scritto in qualche passo anche nei profeti, allora si potrà fare un confronto tra i discorsi "terminati" dai profeti e quelli

"terminati"dal Salvatore, per scoprire quale differenza ci sia tra loro. Anche li, comunque, si porrà il quesito, se il verbo

"termino"stia per le cose che si dicono in oracolo, o per le

degno "del vento impetuoso che soffia"... di partecipare "alla lingua di fuoco" mandata da Dio" (C Cel VIII, 22, 678): un testo simile, che citiamo come esemplare rivisitazione delle solennità liturgiche, non distoglie dalla reale pratica di esse nella Chiesa, ma sottolinea che è essenziale orientarle verso il significato veramente disposto da Dio per esse (cf. Daniélou, Origene, 50-63; J. Laporte, Modèles eucharistiques philoniens dans l'Eucharistie d'Origène , in Théologie liturgique de Philon d'Alexandrie et d'Origène, Paris 1995, 11-48; n. 52 di Vogt, Der Kommentar II, 78-80, con richiami al Contro Celso; Danieli, Omelie X e XVI, 116).

(4) Nella predicazione del Vangelo si manifesta "la forza del Verbo, che senza l'aiuto di maestri avvince i credenti con la persuasione che nasce dalla potenza divina" (C Cel I, 62, 114s.). "La divina potenza che trasformo gli Apostoli e agiva attraverso la loro parola rendendola efficace... operava nello stesso tempo in coloro che erano raggiunti dall'annuncio evangelico e continua a operare tuttora... La fede dei nuovi cristiani è suscitata dalla potenza di Dio e si fonda su di essa"

(Mosetto, I miracoli evangelici, 150).

10 Mt 7, 28. 11 Mt 18, 23. 12 Mt 19, 1. 13 Mt 19, 2.

(5) Abbiamo già considerato il senso di questa pienezza riscontrata nelle parole dette dal Cristo; sono rilievi che si potrebbero estendere ad altri aspetti della esegesi origeniana: "Dove (si) tratta della nascita di un giusto, è detto che i giorni si compiono... La nascita del giusto ha la sua pienezza" (Om Lc IX, 3, 86: il testo si riferisce alla

Commento a Matteo, Libro XIV, 19 159

affermazioni di Mosè o uno dei profeti, oppure per entrambi i casi (2). Infatti l'accurata osservazione dovrebbe suggerire pensieri assai elevati a coloro che sanno comparare cose spirituali con cose spirituali e percio parlano di queste cose, non con linguaggio suggerito da sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito .

Ma un altro potrebbe intendere più sottilmente il verbo

"termino" posto li in riferimento a realtà più misteriose

(stando al detto: uno consegno ai dipendenti misteri e riti , non in maniera lodevole: i misteri di Dio uno li consegna a quelli che ne sono degni, e cosi i riti, al pari dei misteri), e potrebbe dire che (Gesù) "termino" un rito, dopo aver iniziato costoro (3): in forza di quel rito, i discorsi si rivelarono potenti, si che il vangelo di Gesù fosse annunciato nel mondo intero , e grazie al rito divino imperasse su ogni anima che il Padre attira verso il Figlio, secondo la parola del Salvatore: nessuno viene a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato . Percio anche la parola di coloro che per grazia di Dio sono ambasciatori del vangelo, e la loro predicazione non si baso su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello

- come la confessione cristologica di Cesarea e la luce della Trasfigurazione -; Mt 19,1 segna un inizio, con il viaggio verso la Giudea e Gerusalemme (cf. N. Casalini, Il Vangelo di Matteo come racconto teologico, Jerusalem 1990, 52-55.91ss.).

14 Cf. Mt 19, 27. 15 Mt 9, 9. 16 Mt 19, 28.

(6) Lo seguono... avevano lasciato tutto ... si alzo: In questa fase nuova del racconto evangelico, Origene riprende il tema della sequela,

160

Spirito e della sua potenza, manifestazione e potenza per mezzo delle quali furono "terminati" i discorsi dell'insegnamento di Gesù (4).

Anche tu, dunque, osserverai quante volte e in riferimento a quali persone è detto il verbo "termino". Come esempio prenderai quanto fu detto nel caso delle beatitudini e di tutto l'insegnamento, cui segue l'aggiunta: Ed avvenne, quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento .

Anche in questo testo, la frase: Gesù termino questi discorsi si riferisce al contesto immediato, alla parabola ricolma di senso mistico, nella quale il regno dei cieli è simile ad un re che volle fare i conti con propri servi , ma ancor prima di essa, (l'espressione si riferisce) a cio che è scritto antecedentemente alla parabola.

415
15. L

Ad ogni modo Gesù, terminato che ebbe questi discorsi (5), pronunciati in Galilea nei dintorni di Cafarnao, parti di là e ando nei confini della Giudea , territorio ben distinto dalla Galilea. Venne dunque ai "confini" della

1 Mt 19, 3ss. 2 Mc 10, 2.

(1) La Vetus interpretatio intende gli insegnamenti che seguiranno, rivolti dal Salvatore a coloro che lo mettono alla prova: dogmata pietatis (cf. Vogt, Der Kommentar II, n. 54, 80).

3 Mt 18, 3. 4 Mt 19, 4. 5 1 Pt 3, 7. 6 Gal 6, 2.

Commento a Matteo, Libro XIV, 19-20 161

Giudea: non proprio "dentro", ma per cosi dire ai margini. E lo segui molta folla , che egli guari ai confini della Giudea, oltre il Giordano, in cui veniva amministrato il battesimo. Ma osserverai la differenza tra la folla, che adesso si limita a seguirlo, e Pietro e gli altri che per seguirlo avevano lasciato tutto , e Matteo che si alzo e lo segui . Non lo segui semplicemente, ma si alzo. Di grande significato è questa aggiunta : "si alzo" (6). Dunque, sono sempre molti (come le folle) quelli che seguono, senza né alzarsi per seguire, né lasciare le cose del passato. Pochi sono invece quelli che si alzano e

(lasciando tutto) lo seguono. Nella nuova creazione essi sederanno sui dodici troni . Se uno vuole essere guarito, non gli resta che seguire Gesù.

57 Gn 2, 4. 58 1 Cor 15, 52. 59 Mt 18, 24. 60 1 Pt 4, 17.

61 Ez 9, 6 (LXX). 62 1 Cor 15, 52.

(2) Sciogliere: quale senso dare al termine? "Sembra che in certo modo il matrimonio sia "sciolto" dall'adulterio che ne è esso stesso una rottura, ossia che non sia più possibile la comunanza di vita... Ma dal momento che la Chiesa, sulla scorta di Paolo, proclama: "La donna è legata al marito fino a che egli vive", essa suppone necessariamente che il marito è legato alla moglie fino a che essa vive, e che egli non puo di conseguenza unirsi ad un'altra donna, vivente sua moglie" (H. Crouzel, L'?glise primitive face au divorce, Paris 1971, 76s.). Il discorso complesso che segue sviluppa il rinvio di Gesù alla creazione e rientra

162

LA CHIESA-SPOSA

416
16. L

nel richiamo origeniano alla santità della Chiesa: anche in ordine al matrimonio, l'Alessandrino consegna all'identità cristiana una insopprimibile esigenza di dedizione a Dio (cf. Daniélou, Origene, 63-

76).

7 Mt 19, 4; Gn 1, 27. 8 Mt 19, 6. 9 Mt 19, 6. 10 Mt 19,

6. 11 Gn 1, 26. 12 Cf. Gn 2, 7. 13 Cf. Gn 2, 21-22. 14 Gn

1, 27. 15 Gn 2, 24.

(3) Il tema della doppia creazione è espresso con chiarezza: in Gn 1, 26-27 si parla di maschio e femmina creati secondo l'immagine di Dio - l'anima preesistente unita al Verbo e la sua Sposa, la Chiesa delle

"intelligenze preesistenti" -, in Gn 2, 21-27 dell'uomo plasmato dalla polvere della terra e della donna tratta dal suo fianco, ossia della creazione dei corpi consecutiva alla caduta precosmica - di questi ultimi è detto che sono una sola carne -; "altrove Origene richiama, a proposito delle due creazioni, l'uomo interiore e l'uomo esteriore, che san Paolo distingue in ogni individuo" (cf. Crouzel, Théologie, 150.148-

153; Id., L'?glise, 77). "Al di là della distinzione fisica in maschio- femmina, la facoltà distintiva dell'essere umano consiste nell'immagine del Logos... immagine diretta del Padre" attribuibile "alla donna in quanto essere umano allo stesso titolo del maschio" (G. Sfameni Gasparro, La donna nell'esegesi patristica di
Gn 1-3, in La donna nel pensiero cristiano antico [U. Mattioli], Genova 1992, 31).

16 Gn 2, 7. 17 Gn 2, 22.

(4) La etimologia si trova ancora in Origene, La Lettre à

Africanus sur l'histoire de Suzanne (N. De Lange), SC 302, Paris

1983, 561.575s. "Nella ripresa in due tempi ( 2, 22) del

Commento a Matteo, Libro XIV, 20-21 163

In seguito sta scritto: Gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova, chiedendo: E lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?

(L'equivalente è riferito anche da Marco ). Dunque, tra coloro che si avvicinavano e facevano domande a Gesù, c'erano di quelli che lo interrogavano allo scopo di metterlo alla prova.

Se il nostro Salvatore, pur essendo cosi grande, si fa mettere alla prova, quale dei suoi discepoli, stabilito per esercitare un insegnamento, si urterebbe di essere messo alla prova da taluni che fanno domande, non per desiderio di sapere, bensi con proposito di mettere in difficoltà? Raccogliendo dei testi su questo argomento, ne potresti trovare molti nei quali oltre ai Farisei, anche altri (come un dottore della Legge, e forse degli scribi) misero alla prova il nostro Gesù, per cui, se metti insieme quel che riguarda coloro che lo tentano, dall'indagine potresti ricavare qualche utilità per la comprensione di queste parole.

Tuttavia, a coloro che lo mettono alla prova, il Salvatore replica con insegnamenti (1). Quelli domandavano: E lecito ad un uomo rimandare la propria

"I Valentiniani dicono che con le parole: "Li fece a immagine di Dio, li fece maschio e femmina" [Gn 1, 27], è indicata la migliore emissione di Sophia, della quale gli elementi maschili costituiscono l'elezione e i femminili la chiamata... Riguardo ad Adamo, l'elemento maschile rimase in lui, ma tutto il seme femminile portato via da lui divento Eva

[Gn 2, 22]"); la separazione di Adamo da Eva simboleggia la separazione di Sophia dal Logos ( Estratti da Teodoto 21, 1-2, in Testi gnostici in lingua greca e latina [M. Simonetti], Milano 1993, 358s.506; cf. Strutwolf, Gnosis, 303ss.).

18 Gn 3, 16. 19 Cf. 1 Cor 6, 17. 20 Mt 19, 6. 21 Cf. Prv

19, 11.

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moglie per qualunque motivo? . Ed egli: Non avete letto che il Creatore dal principio li creo maschio e femmina? eccetera .

Ritengo che questo quesito i farisei glielo ponessero, per coglierlo in fallo, qualunque fosse la sua risposta. Se infatti avesse detto: è lecito, lo avrebbero accusato di dissolvere i legami coniugali per ogni minimo motivo; se invece avesse risposto: non è lecito, lo avrebbero accusato di consentire ad un uomo di convivere con una donna anche in stato di peccato. Come quando si era trattato del tributo: se avesse risposto di pagarlo, lo avrebbero accusato di voler sottomettere il popolo ai Romani, e non alla legge di Dio; se invece avesse detto di non pagarlo, lo avrebbero accusato come sobillatore di guerra e di sommossa, per eccitare alla ribellione gente che non poteva mettersi contro un esercito tanto forte. Ma non prevedevano la risposta irreprensibile e saggia che avrebbe dato loro: in primo luogo, non ammettendo di rimandare la propria moglie per qualsiasi motivo; e in secondo luogo, contestando le obbiezioni sul libello del

(6) Carisma è il casto celibato e l'unione matrimoniale: attraverso vie di ricerca molteplici e interrogativi non facili, lo sguardo di fede e l'esigenza di una coscienza ecclesiale riguardo alle nozze portano Origene a cogliere e a parlare del matrimonio ben al di là di qualunque

Commento a Matteo, Libro XIV, 21 165

ripudio. Osservava infatti che non qualsiasi motivo è buono per sciogliere (2) un matrimonio e che il marito deve vivere con la moglie, trattandola con rispetto come un essere più debole e portandone i pesi anche in caso di peccato. E i Farisei, che si gloriano degli scritti di Mosè, li confonde citando le parole scritte proprio nel libro del Genesi: Non avete letto che il Creatore da principio li creo maschio e femmina, eccetera ? E vi aggiunge, con le parole: E i due saranno una sola carne , l'insegnamento connesso con l'espressione una sola carne, vale a dire: Cosi che non sono più due, ma una carne sola . Ma onde scongiurare (il rischio) che si rimandi la propria moglie per qualsiasi motivo, ecco l'affermazione: Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non separi .

24 fino a Ef 5, 22-23: l'intrecciarsi della realtà antropologica con il livello simbolico che punta al mistero nuziale di Cristo e della Chiesa come primale conduce a riconoscere nel matrimonio più ancora che una dignità: un carisma (cf. Crouzel, Origene, 201ss.; Id., Virginité et mariage, 134).

22 1 Cor 7, 7. 23 Ef 5, 25. 24 1 Tm 4, 1. 25 1 Tm 4, 2.

26 Cf. 1 Tm 4, 3. 27 Cf. Ef 5, 31.32. 28 Lc 23, 18. 29 Lc 23,

21.

(7) Il tema della Sinagoga non credente in Cristo che si allontana dallo Sposo va visto nel complesso del mistero d'Israele: "Poiché hanno ricevuto il "libello di ripudio", per questo sono stati completamente abbandonati. Dove infatti ci sono ancora "profeti" presso di loro? Dove ancora "segni"...? Dove una manifestazione di Dio? Dove il culto, il tempio, i sacrifici? Sono stati eliminati dal proprio luogo"; tuttavia in questo stesso testo Origene enuncia il mistero della

"ripudiata" - "Dalla loro caduta la salvezza per le genti, cosi da provocare la loro emulazione" (Rm 11,11) -: "Donde infatti viene a me, nato non importa dove,... di parlare ora delle "promesse" di Dio e di

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Da osservare, peraltro, nella citazione evangelica delle parole del Genesi: esse non sono riferite nello stesso ordine in cui furono scritte. A mio parere non si tratta delle stesse realtà, dell'uomo creato secondo l'immagine di Dio e di quello tratto dal fango della terra e (della donna tratta) da una costola di Adamo . Infatti il passo in cui è detto: maschio e femmina li creo , è relativo all'uomo secondo l'immagine; quello invece in cui è detto: per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre, eccetera , non è relativo all'uomo creato secondo l'immagine (3). In un momento successivo, Dio plasmo l'uomo, prendendo del fango della terra e plasmo l'aiuto dalla sua costola . Intanto considera attentamente: nel caso della creazione secondo l'immagine, non è stato detto "uomo e donna", bensi "maschio e femmina". Questo dettaglio l'abbiamo osservato anche nel testo ebraico: "uomo" designato col termine , "maschio" col termine ; e ancora "donna" designata con il termine , "femmina" con . Non è "donna", e neanche "uomo", in alcun caso, ad immagine, ma quelli che sono superiori (sono detti) "maschio", e quelli

credere nel Dio dei patriarchi... e di ricevere per grazia... Gesù Cristo, il preannunciato dai profeti?" (Om Ger IV, 2, 60; cf. Sgherri, Chiesa, 122-

127; Danieli, Il mistero d'Israele , 217s.). Dal momento che lo sviluppo esegetico origeniano ha di mira il rapporto del Cristo con l'unica Sposa

- la Sinagoga non credente che si è allontanata dal marito e la Chiesa venuta alla fede da Israele e dalle genti - non se ne puo dedurre

"alcuna conclusione concernente la possibilità di ripudio e nuove nozze" per quel che concerne la istituzione matrimoniale nel NT

(Crouzel, L'?glise primitive, 78s.).

(8) ""Ho abbandonato la mia casa, ho lasciato la mia eredità"... Guardami colui che essendo "in forma di Dio" è nei cieli... Dio è la sua casa... Viene nel luogo terrestre" (Om Ger X, 7, 130): quando il Cristo lascia la "casa di Dio" non abbandona la sua identità divina, anzi la kénosi rivela il suo essere Figlio nel volto vero della compassione del

Commento a Matteo, Libro XIV, 21-22 167

inferiori "femmina". Ma anche se l'uomo abbandona suo padre e sua madre, si unisce non alla "femmina" bensi alla sua "donna", ed i due diventano (essendo, nella carne, uomo e donna) una carne sola (4).

In seguito il Salvatore, descrivendo cio che deve esserci tra i due, congiunti da Dio in maniera degna dell'unione realizzata da Lui, aggiunge: Cosi che non sono più due. E appunto, li dove c'è concordia, accordo e armonia dell'uomo con la donna e della donna con l'uomo, l'uno che comanda e l'altra che obbedisce, secondo la parole: egli ti dominerà , veramente si puo dire, di tali persone, che non sono più due (5).

In seguito, dovendo riservarsi a colui che aderisce al Signore l'espressione: è diventato con Lui un solo spirito , nel caso di due persone unite da Dio, si aggiunge a non sono più due, ma una carne sola . E stato Dio a congiungere i due in una sola realtà, perché non siano già due, li dove una donna è resa adatta all'uomo da parte di Dio .

E poiché è Dio che li ha congiunti, per questo motivo in quelli che sono stati congiunti da Dio c'è un carisma (6). Questo, Paolo l'ha ben capito, per cui afferma in termini paritari che come è carisma il casto celibato, cosi lo è anche l'unione matrimoniale secondo la parola di Dio,

41; Rius-Camps, El dinamismo trinitario, 170-172.313; G. Bardy, La théologie de l'?glise de saint Irénée au concile de Nicée , Paris 1947,

152). Ancora con san Paolo: "Questa Chiesa amata dal Cristo... sono i cristiani nel concreto della loro vita religiosa amati dal Cristo e che ne ricevono la vita... e sono tuttavia i cristiani in quanto appartengono alla

168

quando dice: Vorrei che tutti fossero come me, ma ognuno ha il suo proprio carisma da Dio, chi in un modo, chi in un altro . I coniugi uniti da Dio, poi, pensano e vivono le parole: Mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ama la Chiesa .

Dunque, il Salvatore diede ordine che l'uomo non separi cio che Dio ha congiunto, l'uomo invece vuole separare cio che Dio ha congiunto, quando si allontana dalla sana fede , e dà retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotto dall'ipocrisia di impostori già bollati a fuoco dalla propria coscienza , che vietano - non solo di fornicare - ma addirittura di sposarsi , e separa i coniugi uniti per opera della provvidenza di Dio.

Cio dunque sia detto, osservando le parole riguardo a maschio e femmina, uomo e donna, come insegno il Salvatore nella risposta data ai Farisei.

Chiesa celeste, mentre compiono la loro "edificazione" nel Cristo e la costruzione del corpo celeste" (L. Cerfaux, La Théologie de l'?glise suivant saint Paul, Paris 1965, 304.271-304).

(9) Abbiamo richiamato il passaggio nella Introduzione a Cm Mt, vol. I, 7; la presenza del Logos incarnato, che anima le membra ecclesiali, risveglia in esse, in risposta, un amore verso Dio che rimane per sempre (cf. Vogt, Das Kirchenverständnis, 344-346).

39 Dt 24, 1-4. 40 Mt 19, 8. 41 Rm 7, 14. 42 1 Cor 7, 39-

40.

(10) Il senso spirituale (to pneumatikon); è il passaggio fondamentale - elevarsi al Vangelo - che fa comprendere la Legge nel suo vero senso: "Chi (ha) in sé lo Spirito di Dio, costui sa che la Legge è spirituale: cosa che è logico venga detta della Legge di Mosè. E questa infatti ad essere Legge spirituale e spirito vivificante per colui che la comprende in modo spirituale; a chi invece la comprende in modo carnale si ricorda che è Legge della lettera e lettera che uccide"

(Cm Rm VI, IX, cit., I, 338s.; cf. de Lubac, Storia, 300; Crouzel, Origène et la connaissance, 44; Id., L'?glise primitive, 80: "I precetti delle

Commento a Matteo, Libro XIV, 22-23 169

417 17. ICC

Ma giacché l'Apostolo applica le parole: e i due saranno una sola carne al Cristo e alla Chiesa , dobbiamo dire che Cristo non per altra ragione ha rimandato la prima moglie, la Sinagoga del passato

(chiamiamola cosi) - attenendosi alle parole: l'uomo non separi cio che Dio ha congiunto -, se non (per quella di) quando la prima moglie si mise a fornicare, indotta in adulterio dal Maligno e assieme a lui ordi trame contro il marito e lo fece mettere a morte nel dire: Togli tale uomo dalla terra e Crocifiggilo, crocifiggilo! . Fu dunque lei ad allontanarsi, più che il marito a mandarla via e ripudiarla

(7). Ecco perché, nel biasimarla per essersi allontanata da lui, dice nel libro di Isaia: Qual è il libello di ripudio di vostra madre, con cui l'ho ripudiata? . Colui che in principio

(essendo di condizione divina ) creo colui che è ad immagine, e fece lui maschio e la Chiesa femmina, ad entrambi fece dono dell'unità secondo l'immagine. Per amore della Chiesa l'uomo, cioè il Signore, lascio il Padre

43 Cf. Dt 24, 1.

(11) "Delle leggi secondo Mosè, alcune sono di Dio, altre di Mosè" e "il Signore sapeva la differenza tra le leggi di Dio e quelle di Mosè"; ora "Mosè, ministrando a Dio" diede "leggi seconde a quelle di Dio", e cosi Paolo "ministrando al Vangelo" diede "leggi seconde a quelle ecclesiastiche, oltre a quelle che venivano da Dio mediante Gesù Cristo" (Fr Cor XXXV in [Origen on] I Corinthians Fr. [C. Jenkins], in JThS IX [1908], 505; trad. Sgherri, Chiesa, 174): la economia pedagogica che Mosè rappresenta va compiuta e insieme trascesa nel Cristo, ma resta d'altra parte la santità paradigmatica di

170

(presso cui si trovava essendo di condizione divina ) e lascio anche la Madre, essendo egli stesso figlio della Gerusalemme di lassù, e si uni a sua moglie, precipitata quaggiù, e i due sono diventati quaggiù una carne sola (8). Per amore di lei, anch'egli divenne carne, allorché il Verbo si incarno ed abito in mezzo a noi . E non sono certo più due, ma ora sono una sola carne, giacché alla donna

<chiesa> vien detto: voi poi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per sua parte ; in effetti il corpo di Cristo non è realtà a parte, diversa dalla Chiesa, essendo questa suo corpo e sue membra, ciascuno per sua parte ; e fu proprio Dio a congiungere questi che non sono più due, ma sono diventati una sola carne, ordinando che l'uomo non separi la chiesa dal Signore. E colui che ha proprio cura di sé, si da non essere separato <da Cristo>, ha certezza che non ne sarà separato (9) e puo ben dire: Chi ci separerà dalla carità di Cristo? .

In questo passo dunque sta scritta la parola detta ai Farisei: Cio che Dio congiunse, l'uomo non separi. Ma a coloro che sono superiori ai Farisei si potrebbe dire: Che niente separi quel che Dio congiunse, né principato, né potestà . Infatti Dio che li ha congiunti è più forte di tutti gli esseri che si possano nominare, avendoli conosciuti.

(12) Il testo complesso e articolato intreccia varie figurazioni sulla Sinagoga madre del popolo - la parte di Sion infedele dell'AT e quella non credente del tempo di Cristo -: si è allontanata da sé dal marito , è la

Commento a Matteo, Libro XIV, 23-24 171

418 18. I

Dopo cio, esaminiamo la domanda che i Farisei rivolsero a Gesù: Perché allora Mosè ha ordinato di darle il libello del ripudio, e di mandarla via? . A buon motivo si cita il testo del Deuteronomio circa il libello del ripudio, che dice cosi: Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, eccetera, fino a: non contaminerete la terra che il Signore vostro Dio vi ha dato in eredità .

Ora io mi pongo il quesito inerente al senso di questa legge: non si deve cercare nella Legge nulla al di là del testo (giacché non fu Dio a darla), oppure fu necessario dire ai Farisei (che si erano valsi dell'argomento: Mosè ha comandato di dare il libello del ripudio e di mandarla via): Per la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu cosi ?

prima moglie cui viene consegnato il libello del ripudio; ci sono sviluppi successivi nella vicenda di infedeltà della Sinagoga antica che si estranea dalla Legge - nella quale è il Verbo divino suo Sposo - e che culminano nella cosa vergognosa, la consegna alla morte dello Sposo stesso; d'altra parte a questo non trovare più grazia della Sinagoga, corrisponde la chiamata dei gentili: "Allo stesso modo in cui un tempo il popolo ebreo, senza speranza in mezzo agli uomini e reietto, ottenne misericordia da parte di Dio, cosi dunque anche ora il popolo dei gentili, che era disprezzato e considerato come perduto da coloro che si gloriano nella circoncisione, ha ottenuto misericordia" (Cm Rm VII, XVIII, cit., II, 23). Origene considera qui la contemporaneità nell'ordine storico-salvifico, non la successione strettamente cronologica degli eventi commentati.

(13) "Chi è colui che dice: "A causa mia è stata completamente distrutta tutta la terra"? Dice cosi il Cristo, prima del cui ingresso nel mondo c'erano stati si molti peccati nel popolo ma non tali che dovessero essere completamente abbandonati e consegnati a una cattività lunghissima" (Om Ger XI, 1, 133); si noterà che il testo di Cm

172

Ma se ci si elevasse al vangelo di Gesù Cristo, che insegna che la Legge è spirituale , si cercherebbe il senso spirituale (10) anche di questa legge. Chi poi vuole interpretare in senso allegorico, dirà anche questo: come Paolo, confidando nella grazia divina che possedeva, ha detto: La moglie è vincolata al marito per tutto il tempo che vive; ma se il marito muore, è libera di sposarsi con chi vuole: purché cio avvenga nel Signore. Ma se rimane cosi, a mio parere è meglio: credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio (in questo contesto infatti ha fatto bene ad aggiungere: credo di avere anch'io lo Spirito di Dio, dopo aver detto: a mio parere, affinché non lo si disprezzasse come privo di Spirito di Dio), allo stesso modo Mosè, in virtù del potere di legiferare a lui conferito (11) - faceva alcune concessioni alla durezza di cuore del popolo, tra cui quella di ripudiare le proprie mogli -, sarebbe stato obbedito in cio che stabiliva, sia seguendo il suo parere sia attenendosi alla legislazione in merito, avvenuta con lo Spirito di Dio. Si dirà: se dunque una legge è spirituale ed un'altra no, anche questa è legge, anche questa è spirituale, ed occorre cercarne il senso spirituale.

419 19. CI

Memori di quanto detto sopra circa il testo di Isaia sul libello del ripudio, diremo che la madre del popolo si è allontanata da sé dal marito, cioè dal Cristo, ma senza

Mt prima ha detto della madre del popolo che si è allontanata, poi dice che il Cristo si allontano da lei: "Dicendo: "La vostra casa vi sarà lasciata deserta", dà seguito a questo uscendo dal tempio e andandosene, mostrando anche mediante cio l'allontanarsi della grazia divina dal popolo dei Giudei" (Cm Mt Fr 465, cit., 192; cf. M. Marin, Gerusalemme e la casa deserta [
Mt 23, 37-39, Lc 13,34-35 ]

Commento a Matteo, Libro XIV, 24 173

riceverne il libello del ripudio. In seguito pero, quando si trovo in lei una cosa vergognosa, e non trovo grazia davanti a lui , le fu scritto il libello del ripudio. In forza di cio, la Nuova Alleanza, nel chiamare i gentili alla casa di colui che aveva mandato via la moglie di prima, consegno il libello del ripudio alla prima moglie, allontanatasi da suo marito, dalla Legge e dal Verbo (12). Per questo, anch'Egli si allontano da lei e ne sposo (per cosi dire) un'altra, avendo consegnato nelle mani della prima il libello del ripudio. Segno che lei ha ricevuto il libello del ripudio è il fatto che Gerusalemme è stata distrutta, insieme a quello che loro chiamavano

"santuario" e a tutti gli altri presunti riti religiosi ivi celebrati, con l'altare degli olocausti e tutto quanto il culto celebrato presso di esso. Segno del libello di ripudio è il fatto che non possano più celebrare le loro feste (13) neanche secondo la lettera, anche se la volontà della legge ordina di celebrare nel luogo che il Signore avrà scelto . Ma segno del libello del ripudio è anche il fatto che tutta la Sinagoga sia nell'impossibilità di lapidare coloro che hanno commesso questi o quei peccati, e di mettere in pratica migliaia di prescrizioni, e che non c'è più un profeta , e dicono: non

nell'esegesi origeniana in Origeniana secunda, 215-227; Sgherri,

Chiesa, 124-126).

44 Dt 14, 22; 16, 1. 45 Sal 73, 9. 46 Ibid. 47 Is 3, 1-3.

48 Dt 24, 1. 49 Lc 23, 21.18. 50 Mt 27, 25. 51 Lc 21, 20.

52 Ibid.

(14) "Tutto il popolo grido che (Pilato) rilasciasse Barabba e consegnasse Gesù alla morte. Ecco: hai il capro che è stato mandato

"vivo nel deserto" portando con sé i peccati del popolo che grida e dice:

"Crocifiggilo, crocifiggilo!". Questi è dunque il capro "vivo" mandato "nel deserto", e l'altro è il capro che è stato offerto come vittima al Signore per espiare i peccati e ha compiuto in sé la vera propiziazione per i

174

vediamo più le nostre insegne . Ancora (dice la Scrittura): II Signore infatti ha tolto dalla Giudea e da Gerusalemme - stando alle parole di Isaia - l'uomo e la donna forte, il gigante ed il prode, eccetera, fino a l'intelligente ascoltatore .

Ma puo darsi che il Cristo, in un primo momento, si sia preso in moglie la Sinagoga e sia vissuto con lei; e che successivamente questa non abbia trovato grazia davanti a lui. E la ragione per cui non trovo grazia davanti a lui fu che si trovo in lei qualche cosa di vergognoso . Che cosa, effettivamente, ci fu di più vergognoso - quando si tratto di liberare uno durante la festa - del loro aver preferito liberare Barabba, il ladrone, e condannare Gesù (14)? Che cosa c'è di più vergognoso del dire tutti contro lui: Crocifiggilo, crocifiggilo? e: Togli costui dalla terra ? Come non sarà cosa vergognosa anche quel grido: Il sangue di lui ricada su noi e i nostri figli ?

Ecco perché egli si vendico. Gerusalemme fu circondata da eserciti , sovrastata dalla sua

popoli che credono in lui" (Om Lv X, 2, 236): questo resta uno dei testi figurativi più rilevanti in cui Origene abbia visto balenare il mistero della Passione redentrice (cf. anche C Cel VIII, 42-43, 698s., ove si accenna al senso della distruzione di Gerusalemme).

53 Mt 23, 38. 54 Is 1, 8. 55 Cf. Col 2, 14. 56 Cf. Dt 24,

1. 57 Cf. Dt 24, 2.

(15) L'accenno al documento scritto dice che a Origene è sempre presente che solo "la potenza di Dio puo far sorgere dei figli di Abramo" da quelle "pietre che sono i pagani" (Cm Gv VI, XXII, 325) - "la Chiesa è fatta dei salvati" (Cerfaux, La Théologie, 284) -.

(16) Sarà la disposizione, l'economia di Dio a non lasciare la Sinagoga assoggettata al brigante Barabba, alla potenza malvagia; è la fede di Origene che, sulla base di san Paolo, legge gli eventi entro la durata della "settimana del mondo", come in quest'altra riflessione sul ripudio desunta dalla immagine del levirato: ""Il Signore disse a Mosè:

Commento a Matteo, Libro XIV, 24-25 175

desolazione , la loro casa lasciata deserta e la figlia di Sion abbandonata, come capanna in una vigna, come casotto in un campo di cocomeri, come città assediata . Fu a questo punto (penso) che il marito scrisse per la moglie di prima il libello del ripudio e lo consegno nelle sue mani, la mando via dalla casa di lui, ma è stato cancellato il documento scritto (15) di colei che viene dalle nazioni, documento di cui parla l'Apostolo: Avendo cancellato il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli, lo tolse di mezzo inchiodandolo sulla croce . Sia Paolo, infatti, < che altri appartenenti alla chiesa> che viene dai pagani, divennero proseliti d'Israele. Orbene, la prima moglie, quella che non aveva trovato grazia davanti al marito, per essersi trovata in lei qualche cosa vergognosa , usci dalla casa del marito ed essendo andata via, è diventata moglie di un altro marito , al quale si è sottomessa, che si debba vedere in quel marito (che in senso figurato è il diavolo) il brigante

64 Cf. Lv 21, 14. 65 Os 1, 2. 66 Mt 12, 15.

(17) Origene è "attento a non omettere il dato relativo alla salvezza finale d'Israele proposto in Rm 11, 26, mentre sia gli autori ecclesiastici a lui precedenti sia quelli successivi lo ignorano o al più lo relativizzano" (Cocchini, La "lettera", il "velo", 104); nel movimento di ricreazione che coinvolge ogni anima e la umanità intera, il Cristo

176

Barabba, ovvero qualche potenza malvagia. E mentre per alcuni membri di quella Sinagoga si è verificata la prima parte di cio che sta scritto nella Legge, per altri si è verificata la seconda. Infatti l'ultimo uomo prese ad odiare la moglie, ed alla fine di tutte le cose, sarà lui a scriverle il libello di ripudio (e cio per disposizione di Dio) (16), le metterà in mano il libello del ripudio, la manderà via dalla propria casa . Come infatti Dio porrà inimicizia tra il serpente e la donna, tra il seme di lui ed il seme di lei , cosi disporrà che l'uomo venuto per ultimo la prenda in odio .

420 20. C

Ci sono poi quelli, per i quali è avvenuto che il marito abbia coabitato con loro, senza prenderli in odio, per

109 1 Ts 5, 17. 110 Lc 18, 1-2. 111 Mt 7, 8.

reintegrerà la sposa adultera. Cosi avviene riguardo alla prospettiva antropologica, che aspira a restaurare l'immagine e tende alla somiglianza con Dio: "Il Figlio di Dio è il pittore di questa immagine: e poiché tale e cosi grande è il pittore, la sua immagine puo essere oscurata dall'incuria, ma non puo essere cancellata per la malvagità"

(Om Gn XIII, 4, 207; cf. S. Raponi, Il tema dell'immagine-somiglianza nell'antropologia dei Padri, in Temi di antropologia teologica [E. Ancilli], Roma 1981, 241-341); e allo stesso modo, in prospettiva storico- salvifica, il Cristo reintegrerà la ripudiata nell' unica Sposa, la Chiesa.

(18) "C'è poi un'altra prostituta, quella che nel libro di Osea il profeta riceve l'ordine di prendere (in moglie), figura indubbiamente di colei che è stata radunata dalle nazioni": il contesto è il ciclo omiletico su Giosuè, e si parla di Raab, "una volta meretrice... ora ripiena di Spirito Santo" (Om Gs III, 4, 78; cf. anche Cm Mt XII, 4, I vol., 276s.). Il Signore Gesù opera questa creazione, sposando la donna di fornicazioni, dalle genti: e dona ad essa una via nuova e un cuore

Commento a Matteo, Libro XIV, 25 177

essere restati nella casa dell'ultimo uomo, colui che aveva preso in moglie la loro Sinagoga. Ma anche per loro muore l'ultimo uomo: forse quando l'ultimo nemico che sarà annientato sarà la morte . Qualunque cosa accada alla donna, sia la prima che la seconda delle possibilità, la Scrittura dice: il primo marito che l'aveva rinviata, non potrà riprenderla per moglie, dopo che è stata contaminata: sarebbe abominio (dice) agli occhi del Signore tuo Dio. Ma questo parrà non essere in accordo con le parole: Quando tutte le nazioni saranno entrate, allora tutto Israele sarà salvato . Considera se in proposito si possa asserire che, se si salverà, si salverà

nuovo: è il momento di un ordine migliore, della correzione; quel giorno è cosi l'inizio della salvezza per grazia che conferisce alla Chiesa "il termine della fornicazione e il realizzarsi della sua conversione"

(Sgherri, Chiesa, 334, e 326-336). Cirillo Alessandrino dirà che nella

"vicenda del beato Osea... è mirabilmente mostrato a quale prezzo il Verbo divino abbia elargito la sua comunione spirituale a noi ancora scellerati e immondi" (In Oseam I, III: PG 71, 33).

67 Lv 21, 14. 68 Os 1, 2. 69 Mt 12, 8 (e parall.). 70 Eb

9, 10; cf At 6, 14. 71 Cf. Ger 32, 39ss. 72 Is 49, 8. 73 Gn 3,

16.

(19) All'alternarsi del tema nuziale nel rapporto Cristo-Chiesa e Verbo-anima, si unisce l'intreccio fra Sinagoga-genti: è la dinamica abituale della riflessione origeniana, che in maniera consimile esamina altrove le nozze del gran sacerdote, il Cristo, con la Chiesa-anima resa casta dalla fede (cf. Om Lv XII, 5.7, 261ss.264ss.; Vogt, Der Kommentar II, n. 78, 87). Il passo che stiamo esaminando, peraltro, passa a una lettura ulteriore - figurata - più inconsueta, secondo la quale l'anima è vista sposata al suo angelo: è una "esegesi dal sapore valentiniano" (Crouzel, L'?glise, 81), che rientra in quei filoni della

soprattutto perché il suo primo marito ritornerà e la riprenderà perché diventi sua moglie, pur essendosi disonorata (17). Pertanto il sacerdote non prenderà certo in moglie né una prostituta né una divorziata , ma ad un altro (in quanto inferiore al sacerdote) non viene proibito di contrarre una simile unione. Tuttavia, se cercassi il termine

"prostituta" riguardo alla chiamata delle nazioni, potresti riferirti al testo: Prenditi in moglie una prostituta e abbi con lei figli di prostituzione, eccetera . Come infatti i sacerdoti nel tempio infrangono il Sabato, eppure sono senza colpa , cosi è senza colpa colui che avendo rimandato la moglie di prima, al momento opportuno prende in moglie una prostituta (18), avendo compiuto cio secondo l'ordine di Colui il quale (quando fu necessario e finché ce ne fu bisogno) disse: Non prenda in moglie una prostituta , ma poi (quando cio fu opportuno) disse: Prenditi in moglie una prostituta . Come infatti il Figlio dell'uomo è signore del sabato e non schiavo del sabato come il popolo, cosi colui che ha dato la Legge è padrone fino al momento di un ordine migliore di dare una legge e poi di cambiarla, quando è presente il momento di un ordine miglioree dopo la via di prima ed il cuore di prima, di dare una via nuova ed un cuore nuovo in un tempo accettevole e in giorno della salvezza .

E cio sia detto a titolo di una (prima) spiegazione sulla legge del libello del ripudio.

421 21. L''

Ma qualcuno si porrà il quesito: si puo dire, in senso figurato, che la moglie è l'anima umana ed il marito l'angelo che la custodisce e la regge (verso cui si volge il desiderio di essa, mentre lui la domina ) si che, in base a

cio, ciascuno (angelo) convive regolarmente con l'anima degna della protezione di un angelo divino? (19).

Ma dopo questo lungo soggiorno e convivenza, potrebbe talvolta esserci nell'anima un motivo, per cui non trova più grazia agli occhi dell'angelo che la custodisce e regge: si trova in essa qualche cosa di vergognoso ; e come si scrivono i documenti di condanna, si potrebbe redigere un libello di ripudio, consegnandolo nelle mani della ripudiata, sicché, mandata via dalla casa, lei non sia più compagna domestica del primo custode. Potrebbe accadere allora che, andata via dalla casa di prima, diventi moglie di un altro e le vada male, non soltanto perché, come nel caso del marito precedente, non trova grazia ai suoi occhi trovandosi in lei qualche cosa di vergognoso , ma anche perché viene presa in odio da lui. Ed anche da parte di questo secondo marito potrebbe essere redatto un libello di ripudio, ed essere consegnato nelle sue mani dall'ultimo marito che l'ha mandata via da casa . Se poi possa darsi un cambiamento nella vita degli angeli con gli uomini, si da essere tale (per quanto riguarda il rapporto con noi) anche la loro morte, questo è un quesito ardito, ma lo si puo porre (20).

Comunque cio avvenga, colei che è stata abbandonata dal primo marito non ritorna più da lui. Infatti il primo marito che l'aveva rinviata, non potrà riprenderla per essere sua moglie, dopo che è stata contaminata . E se si deve ardire di dare ratifica ad un tale punto da parte di un'opera scritta che si tramanda nelle chiese, ma non da tutti riconosciuta come ispirata da Dio, si prenda cio che è riferito dal Pastore (21) circa alcune persone che col diventare credenti, si sono nel medesimo tempo sottoposte a Michele, ma che per amore al piacere sono cadute allontanandosi da lui e si sono sottoposte all'angelo della mollezza, in seguito a quello del castigo e dopo a

quello della penitenza. Infatti lo vedi: la donna o anima, una volta che si è data alle mollezze, non fa più ritorno al primo angelo che la reggeva, ma anche dopo il castigo viene sottomessa ad un angelo di rango inferiore a Michele. L'angelo della penitenza infatti è inferiore (a lui)

(22).

Dobbiamo pertanto fare attenzione a che non si trovi in noi una "cosa vergognosa" , e non troviamo grazia agli occhi del marito, cioè del Cristo, ovvero dell'angelo stabilito su di noi. Se infatti non facciamo attenzione, forse anche noi riceveremo il libello del ripudio, e allora o saremo privi del nostro protettore, oppure andremo da un altro marito - ma questo non lo ritengo auspicabile (per cosi dire) - per accogliere le nozze di un angelo con l'anima nostra.

422 22. M?

Giunto a questo punto, direi che potremo, ormai, intendere forse ed esporre con chiarezza una questione, in base alla legislazione dell'Apostolo circa le realtà ecclesiastiche (tema che riesce difficile da capire e considerare) (23).

Nessuna delle persone della chiesa che abbia raggiunto una certa superiorità rispetto alla moltitudine come avviene nei sacramenti, deve, secondo il volere di Paolo, aver fatto esperienza di un secondo matrimonio. Dando infatti disposizioni riguardo ai vescovi, afferma nella Prima Epistola a Timoteo: Chi aspira al compito di vescovo, desidera un nobile ufficio. Cosi, occorre che il vescovo sia irreprensibile, marito sposato una sola volta, sobrio, prudente, eccetera . Riguardo ai diaconi dice: I diaconi siano sposati una sola volta, che guidino bene i

loro figli e la propria famiglia, eccetera . Nell'istituire le vedove dice: La vedova non abbia meno di sessanta anni, sposata una sola volta . Dopo cio, dice le cose che aggiunge in secondo e terzo luogo. Nella Epistola a Tito poi dice: A Creta ti lasciai per questo scopo: perché tu dia l'ultima mano a cio che resta da fare, cioè che in ogni città ci sia qualche presbitero secondo quanto ti ho ordinato, cioè qualcuno che sia irreprensibile, che abbia sposato una sola donna, che abbia figli credenti, eccetera . Ma nel vedere che alcune persone sposate due volte potevano essere molto migliori di altre sposate una volta sola, ci chiedevamo appunto, con perplessità: come mai Paolo non permette a persone sposate due volte di essere costituite autorità ecclesiastiche? In effetti, tale argomento mi sembrava meritevole di indagine, perché poteva accadere che uno, cui siano andate male due unioni matrimoniali, pur essendo ancora giovane, abbia rimandato la seconda moglie e vissuto in estrema continenza e castità per tutto il resto del tempo, sino alla vecchiaia (24).

Orbene, chi non si porrà ragionevolmente un problema: perché mai, quando si cerca un'autorità della chiesa, noi a motivo delle parole sul matrimonio non costituiamo in tale ufficio uno sposato due volte, mentre manteniamo in autorità chi si è sposato una sola volta, e

294; Stroumsa, Clement, Origen, and Jewish Esoteric Traditions, cit.).

74
Dt 24,1. 75 Cf. Dt 24,1. 76 Cf. Dt 24,2-3.

(20) "Ognuno dei fedeli, anche il più piccolo nella Chiesa, è assistito da un angelo che... costituisce un tutt'uno con colui che assiste": "se costui per disubbidienza diventerà indegno, sarà tolto da lui l'angelo di Dio, e allora la sua parte, cioè la parte della natura umana, staccata dalla parte di Dio sarà messa in comune con gli infedeli" (Princ II, 10, 7, 342; "Origene più volte rileva la strettissima unità che collega l'angelo all'uomo da lui assistito, si che i progressi dell'uno fanno sentire il loro effetto sull'altro [per Origene non solo l'uomo ma anche l'angelo si trova in posizione instabile]": n. 43 di Simonetti, ); "Verranno (anche) gli angeli al giudizio con noi e staranno per noi davanti al Sole di giustizia: che non ci sia stata anche una qualche causa da parte loro nelle nostre cadute... perché appaia se è per la mia disobbedienza o per la sua negligenza che io ho commesso quei peccati" (Om Nm XX, 4, 290s.; su questa limitatezza del mondo angelico, cf. Monaci, Origene , 168-175).


182

semmai vive con la moglie sino alla vecchiaia e anzi talvolta non è vissuto asceticamente in castità e continenza?

Proprio in base appunto a quanto detto sulla legge del libello del ripudio, mi pongo la questione se - dato che il vescovo, il presbitero ed il diacono sono simbolo di realtà vere corrispondenti a questi nomi (25) - (questa legge) non li intenda costituire monogami in senso simbolico, affinché chi puo capire le realtà, trovi che, secondo la legge spirituale, non sia meritevole di avere un'autorità ecclesiastica colui la cui anima non ha trovato grazia agli occhi del marito perché qualche cosa di vergognoso si trovo in essa ed è divenuta rea del libello di ripudio. Infatti, dopo aver coabitato col secondo marito ed essere stata presa in odio da costui, tale anima, dopo il secondo libello del ripudio , non puo più far ritorno al primo marito.

E dunque probabile che da parte di alcuni di gran lunga più saggi di noi e capaci di meglio considerare queste cose tanto importanti, saranno trovati altri motivi a chiarire sia la legge del libello del ripudio, sia le parole dell'Apostolo che fanno divieto ai bigami di governare la chiesa o di occupare in essa un posto di rilievo come persone oggetto di preferenza. Quanto a noi, abbiamo esposto quello che ci è venuto in mente su questi passi, in attesa che si trovino argomenti più validi e capaci di mettere in ombra le nostre affermazioni con luce di conoscenza molto superiore.

77 Dt 24,3.

(21) "Salutate Asincreto... Erma e i fratelli che sono con loro... (Rm 16,14). Io penso che questo Erma sia l'autore di quel piccolo libro che è intitolato Il Pastore, uno scritto che a me sembra assai utile e, come penso, divinamente ispirato... Sembra che Erma, come dichiara quello scritto, si sia volto a pentimento dopo molti peccati e appunto per cio Paolo non ha rivolto per lui neppure un qualche rimprovero (perché si sta convertendo dal peccato), né gli tributa alcuna lode perché quello stava ancora sotto l'angelo della penitenza, dal quale a tempo opportuno avrebbe dovuto essere offerto di nuovo a Cristo" (Cm Rm X, XXXI, cit., II, 199); delle opere giudeo-cristiane "quella che Origene utilizza di più... è il Pastore di Erma": cf. Daniélou, Messaggio evangelico, 576.


Commento a Matteo, Libro XV, 1 183


423 23. "P..."

Anche se ci sembro di aver toccato, nella spiegazione di questi passi, realtà più profonde delle nostre capacità, nondimeno rimane ancora da dire questo, a motivo del senso letterale, che alcune di queste leggi furono scritte non perché fossero eccellenti, ma perché si adeguavano alla debolezza dei destinatari della legislazione (26). Qualcosa di simile infatti viene dichiarato nella frase: Per la durezza del vostro cuore Mosè vi permise di rimandare le vostre mogli . Quello che invece era anteriore e superiore alla legge scritta a motivo della durezza dei cuori

68
Pr 20,6 (LXX). 69 Ex 25,39 Ex 38,17. 70 1Ch 22,14.


(22) Cf. Il Pastore d'Erma: "Mi dice: "Vedi il pastore?". "Lo vedo, signore". "Questo è l'angelo della dissolutezza e della voluttà. Egli guasta le anime dei servi di Dio che sono vuoti e li devia dalla verità""; "Dico al pastore che parlava con me: "Signore, chi è quel pastore implacabile e duro che non ha nessuna pietà di queste pecore?". Mi risponde che "è l'angelo del castigo; uno degli angeli giusti assegnato al castigo""; "Dopo che io scrissi i precetti e le similitudini del pastore, angelo della penitenza, egli viene da me e mi dice: "Voglio mostrarti quanto ti mostro lo Spirito Santo nella figura della Chiesa"" (Si 6, LXII [2], 1; LXIII [3], 2; 9, LXXVIII [1], 1, in I Padri apostolici, 302.303.316). Va tenuto presente che "il giudeo-cristianesimo non è una grandezza omogenea... ma si esprime... in forme e realtà... diversificate, tali (da) permettere di individuare una prospettiva... alternativa a quella che avrebbe portato a Nicea e a Calcedonia"; cosi nel Pastore appare anche "la... concezione del Cristo come Angelo, abbandonata... per il rischio che sull'originario valore funzionale... prevalesse quello ontologico sostanziale" (G. Visonà, La prima teologia cristiana: dal Nuovo Testamento ai Padri apostolici, in Storia della Teologia I [Dal Covolo], 29.39).


184

viene indicato nella frase: All'inizio pero non fu cosi.

Ma anche nel Nuovo Testamento ci sono norme legiferate in modo analogo alle parole: Per la durezza del vostro cuore Mosè vi permise di rimandare le vostre mogli. Ad esempio, è per la durezza dei nostri cuori che sta scritto (a motivo dell'infermità): E cosa buona per l'uomo non toccare donna; tuttavia per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito . Inoltre: Il marito renda il suo debito alla moglie; ugualmente, anche la moglie al marito . Al che, quindi, si aggiunge: Questo lo dico a mo' di concessione, non per comando . Ma anche l'indicazione: La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui

71 Mt 18, 25. 72 Mt 18, 26. 73 Mt 18, 27. 74 Cf. Mt 18,

(23) Con "modestia interpretativa", che individua i problemi più che tentarne soluzioni definitive (cf. L. Perrone, Perspectives sur Origène et la littérature patristique des "Quaestiones et responsiones", in Origeniana sexta , 160), Origene affronta il tema difficile delle realtà ecclesiastiche, alle quali sottende il mistero della santità di quella che è propriamente Chiesa (Pregh XX, 1, 93s.; cf. Sgherri in L'ecclesiologia, 225s.): lo sguardo ad essa "senza macchia né ruga" si volge insieme al suo farsi, nel cammino di membra deboli e peccatrici: "(Gesù) vi riunisce nella Chiesa (terrestre); ma... vi riunirà "nella Chiesa dei primogeniti, i cui nomi sono scritti nei cieli"" (Om Lc VII, 8, 78).


Commento a Matteo, Libro XV, 1-2 185

vive il marito; ma se il marito muore, è libera di sposarsi chi vuole, purché cio avvenga nel Signore , Paolo l'ha data, per la nostra durezza di cuore o infermità, a coloro che non vogliono aspirare a carismi più grandi e diventare maggiormente beati.

Ma già, malgrado quel che è stato scritto, alcuni tra i capi della chiesa permisero le seconde nozze ad una donna, il cui marito era ancora in vita, agendo contrariamente al testo della Scrittura (27). Nel quale è detto: La donna è vincolata al suo marito finché egli muore , e ancora: Sarà dunque considerata adultera quella che passa ad un altro uomo, mentre vive il marito . Non hanno avuto del tutto torto nel fare cosi; è probabile infatti che questo comportamento sia stato permesso, nonostante quanto era stato legiferato e scritto "dal principio" a confronto di mali peggiori.

26. 75 Cf. Mt 18, 27.


79 1 Tm 3, 1-2. 80 1 Tm 3, 12. 81 1 Tm 5, 9. 82 Tt 1,

5.6.

(24) "Origene risolverà l'apparente paradosso, lasciando da parte gli aspetti disciplinari in senso stretto, e sviscerando piuttosto un'interpretazione spirituale" su questo aver sposato una sola donna (L. Perrone, Questioni paoline nell'epistolario di Gerolamo, in Motivi letterari ed esegetici in Gerolamo [C. Moreschini - G. Menestrina], Brescia 1997,

99: con rinvio a Om Lc XVII, 10 e Om Ger XX, 4); sulla dottrina monogamica nella Chiesa antica, cf. V. Grossi - A. Di Berardino, La Chiesa antica: ecclesiologia e istituzioni, Roma 1984, 236; sul celibato ecclesiastico: ibid., 114-117; cf. Crouzel, Origene, 205.

83 Cf. Dt 24, 1ss.

186

#424
24. M

Probabilmente pero, tra quelli che ardiscono opporsi all'insegnamento del nostro Salvatore, un marito giudeo obbietterà che anche Gesù, dicendo: Chiunque rimanda la propria moglie, eccetto il caso di fornicazione, la espone all'adulterio , permise di rimandare la propria moglie allo stesso modo di Mosè, pur se aveva detto che quella legge l'aveva stabilita a motivo della durezza di cuore del popolo; e affermerà che il caso di fornicazione, per cui a ragione la donna sarebbe cacciata via dall'uomo, ha il medesimo valore delle parole: poiché trovo in essa qualche cosa di vergognoso . A costui è da rispondere che se, stando appunto alla legge (28), l'adultera dovrà essere lapidata , è chiaro che l'espressione "qualche cosa di vergognoso" non vada intesa in questo senso; non è per l'adulterio infatti, o per una vergogna cosi grave, che si deve scrivere il libello del ripudio, e consegnarlo nelle mani della moglie. Forse, infatti, Mosè qualsiasi peccato della moglie chiamo "cosa vergognosa", e se appunto l'uomo trova tale cosa nella donna che non gode più favore agli occhi di lui, si redige il libello del ripudio e la donna viene cacciata via dalla casa del marito .

Ma all'inizio non è stato cosi . Dopo cio, il nostro Salvatore, non permettendo assolutamente lo scioglimento di matrimoni per altro motivo che non sia la fornicazione trovata nella donna, dice: Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di fornicazione, la espone ad adulterio .

Ma si potrebbe porre il quesito: se per questo dà ordine di ripudiare la propria moglie, che cosa fare se lei sarà colta in flagrante delitto non di fornicazione, ma per esempio di avvelenamento o di infanticidio in assenza del marito o di qualsiasi altro assassinio ? Se è sorpresa a rubare, a sperperare, o a devastare la casa del marito, anche senza fornicare, qualcuno porrebbe la questione se sia giusto ripudiare una donna in queste condizioni, visto che il Salvatore proibisce di rimandare la propria moglie, eccetto il caso di fornicazione. In entrambi i casi si presenta qualcosa di assurdo: e quale lo sia veramente, non so. Da una parte, infatti, parrà cosa irragionevole sopportare cosi gravi peccati, probabilmente peggiori

"Seguite tutti il vescovo, come Gesù Cristo il Padre, e il presbiterio come gli apostoli; quanto ai diaconi, rispettateli come la legge di Dio" (Smyrn VIII, 1, 138; e testi cit. da Camelot, 37s.; per una sintesi del "realismo dei padri antiocheni" con la "tradizione alessandrina" sul sacerdozio regale , cf. E. Dal Covolo, Sacerdoti come i nostri padri. I Padri della Chiesa maestri di formazione sacerdotale, Roma 1998).

(26) Si adeguavano alla debolezza... e verso la fine: questo comportamento : viene usato un termine analogo (sumperiferomenoi/ sumperiforan); la condiscendenza divina agisce lungo un percorso che va dall'AT al NT alla prassi ecclesiale: nel campo della sessualità c'è un orientamento per il Regno che tiene conto dei carismi divini, della preghiera che li impetra e li custodisce, e della fragilità della condizione umana, per cui Origene considera il passaggio dalla verginità alla monogamia totale alla continenza passeggera alle seconde nozze - e poco più oltre si dirà di un caso ulteriore -. "L'umanità è stata risollevata dal suo peccato, e il Cristo, restaurando lo stato primitivo, ne è divenuto lo Sposo, lui le cui nozze sono ormai il tipo e il modello di ogni unione coniugale come anche... della verginità consacrata da un'unione più

188

dell'adulterio e della fornicazione; dall'altra, ancora, l'agire contro l'intenzione dell'insegnamento del Salvatore, chiunque ammetterebbe che è cosa empia (29).

Cerco pertanto di capire per quale motivo non abbia detto: "Nessuno ripudi la propria moglie eccetto il caso di fornicazione", ma: Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di fornicazione, la espone ad adulterio. Espone infatti la moglie ad adulterio, chiaramente (per quanto dipende da lui) colui che ripudia lei che non ha fornicato. Dato infatti che è chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa ad un altro uomo , colui che l'ha rimandata le fornisce l'occasione di contrarre seconde nozze: è chiaro che cosi ne fa un'adultera.

Ti potrai chiedere se possa essere scusato, o no, colui che ha fatto lo stesso con la moglie che avvelena o uccide, colta in flagrante.

Anche per altri motivi, infatti, diversi dal ripudio, l'uomo puo esporre la moglie all'adulterio: ad esempio se le permette di fare quello che vuole, oltre il conveniente,

intima con lui" (cf. Crouzel, L'?glise, 82, con rinvio a O. Rousseau): quindi, in qualunque chiamata, è possibile ai cristiani salire, non dimorare "sulla terra... nelle valli... in luoghi sprofondati e bassi" (Om Nm III, 3, 57s., cui rinvia Vogt, Der Kommentar II, n. 86, 89).

84 Mt 19, 8. 85 Mt 19, 8. 86 1 Cor 7, 1-2. 87 1 Cor 7, 3.

88 1 Cor 7, 6. 89 1 Cor 7, 39. 90 1 Cor 12, 31. 91 1 Cor 7, 39.

(27) Agendo contrariamente al testo della Scrittura: "Teoricamente i Padri hanno sempre difeso la più rigida indissolubilità (del matrimonio), ma non conosciamo bene l'applicazione del principio nella pratica quotidiana" (Grossi - Di Berardino, La Chiesa antica, 235); per Origene il biasimo nei confronti di questo comportamento è netto, dal momento che la Scrittura è la norma suprema dell'agire, anche se vengono concesse ai vescovi delle circostanze attenuanti per avere essi agito a confronto di mali peggiori (cf. Crouzel, L'?glise, 82-84).

92 Rm 7, 3. 93 Mt 19, 9; 5, 32. 94 Dt 24, 1. 95 Cf. Dt 22,

21.

e di accondiscendere all'amicizia con uomini che vuole; molte volte infatti tali cadute avvengono tra le donne per l'ingenuità dei mariti (30). Ma tu stesso, dopo attenta riflessione, se ci sia o no ragione di scusare mariti del genere responsabili di questi mali, esprimerai il tuo parere sulle questioni che ci siamo posti su questo passo.

Anche chi si astiene da sua moglie molte volte la espone ad adulterio, non soddisfacendo i suoi desideri, benché faccia questo immaginandosi di realizzare una maggiore santità e castità. E forse è più da biasimare costui che (per quanto dipende da lui) espone lei all'adulterio, non soddisfacendo i suoi appetiti, anziché colui che l'ha ripudiata, non certo in caso di fornicazione, ma per avvelenamento, assassinio o qualche altra gravissima colpa (31). Come pero è adultera una donna, pur essendo in apparenza sposata con un uomo, mentre è in vita ancora il suo primo marito , cosi un marito che sembra sposare una ripudiata, in realtà non la sposa (come ha decretato il nostro Salvatore), ma commette

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adulterio (32).

425 25. P

Ma dopo, avendo capito quanti mali possano verificarsi nei matrimoni, mali che il marito deve sopportare, per cui o abbandona le maniere più dure, oppure, se non li sopporta, trasgredisce le parole di Cristo, i discepoli di Cristo cercano rifugio nel celibato, ritenendolo cosa più facile e conveniente - come sembra - del matrimonio, e gli dicono: Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi . Al che il Salvatore, per farci capire che la perfetta continenza è dono largito da Dio, che non si realizza solo con ascesi, ma lo si ottiene da Dio tramite preghiere (33), rispose: Non tutti possono capire questo discorso, ma solo coloro ai quali è stato concesso . E poi, giacché alcuni criticano ingiustamente questa clausola: coloro ai quali è stato concesso, quasi che giustifichi coloro che vollero, si, vivere castamente nel celibato, ma che poi furono

96 Cf. Dt 24, 1. 97 Dt 24, 1. 98 Mt 19, 8. 99 Mt 19, 9; 5,

32.

(29) "Origene non si occupa nel passo di seconde nozze, ma di separazione... (Si puo) pensare che, se non parla di seconde nozze, è perché ritiene il punto sufficientemente stabilito nella tradizione cristiana dall'accordo dei suoi predecessori, Erma - cita il Pastore al cap. 21 - e Clemente: ha già rifiutato con sufficiente chiarezza... ogni matrimonio se è ancora vivente il coniuge, per doverlo ora precisare" (Crouzel, L'?glise, 87).

(30) L'etica familiare guida uomini e donne a un'uguale disciplina

Commento a Matteo, Libro XV, 4-5 191

sopraffatti dalle loro voglie, è da replicare: se crediamo davvero alle Scritture, perché mai attenerci alla clausola: ma solo a coloro ai quali è stato concesso, e non considerare attentamente anche le parole: chiedete, e vi sarà dato , e a quelle dette in aggiunta: infatti, chiunque chiede riceve ?

Se infatti il discorso sul vivere in perfetta castità lo possono capire coloro ai quali è stato concesso, chi vuole preghi (34), obbedendo e credendo a Colui che dice: Chiedete, e vi sarà dato , e non dubitando delle parole: chiunque chiede riceve. Ma proprio a questo punto, ti chiederai chi è colui che chiede. Tra quelli che non ricevono, nessuno chiese, anche se dava l'impressione di averlo fatto. Non è lecito asserire non essere vera la parola: chiunque chiede riceve. Chi è dunque colui che chiede, se non chi ha obbedito a Gesù che dice: Se vi mettete a pregare, abbiate fede di riceverlo e lo riceverete ? Occorre poi che chi prega (35), faccia tutto quello che dipende da lui, per pregare con lo spirito, ma anche con

orientata dal Logos: "In casa dunque bisogna aver riguardo dei genitori e dei servi, per le strade dei passanti, nei bagni delle donne, nella solitudine di se stessi, dovunque del Logos che è dovunque e "senza di Lui nulla fu creato". Solo cosi uno puo perseverare senza cadere, se terrà in mente che sempre gli è vicino Dio" (Clemente Alessandrino, Il Pedagogo III, V, 411). Cf. per vari risvolti dei consigli pratici per una vita matrimoniale cristiana, S. Isetta, Tematiche patristiche de cultu feminarum, in La donna nel pensiero cristiano antico, 247-277.

101 Cf. Rm 7, 3.

(31) Si noterà l'equilibrio spirituale cui giunge l'etica origeniana, veramente debitrice alla Scrittura delle sue formulazioni: c'è una considerazione del rispetto reciproco della sessualità nel vincolo matrimoniale; e questa è affermazione che ricorre in altre pagine dell'Alessandrino, ove egli mette in guardia da una castità che non tenga conto della carità verso l'altro: "E preferibile che i due siano salvati dalle opere del matrimonio piuttosto che vedere a causa di uno

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l'intelligenza , ed essere memore della parola: Pregate senza interruzione , e di questa: Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi, dicendo: C'era in una città un giudice, eccetera .

Per sapere che cosa sia il chiedere e cosa il ricevere, e che cosa (significhi): Chiunque chiede riceve , giovano queste parole: Io vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza . E quindi l'aggiunta: Ebbene io vi dico: chiedete e vi sarà dato, eccetera .

Ma poiché è detto : Non tutti possono capire il discorso, ma solo coloro ai quali è stato concesso , valgano, come ulteriore esortazione ad un chiedere che meriti ricevere, anche le parole: Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce un serpe? eccetera .

Il buon dono (36) dunque, cioè l'assoluta purezza nel vivere il celibato e la castità, Dio lo darà a quelli che con

l'altro cadere dalla speranza che ha nel Cristo. Come il marito sarà salvo essendo responsabile della morte della sua donna?... Il termine parimenti - omoio- s - espresso a due riprese, dà ad intendere che il marito non deve credersi superiore alla moglie nelle realtà coniugali: c'è similitudine e uguaglianza fra i coniugi nelle loro relazioni reciproche"

(Fr Cor XXXIII, 501; cf. commento in Crouzel, Origene , 205-207; Id.,

L'?glise, 88s.).

(32) Ripresa discreta ma chiara del tema del paragrafo 23 e del caso là contemplato verso la fine.

102 Mt 19, 10. 103 Mt 19, 11. 104 Mt 7, 7. 105 Mt 7, 8.

(33) La perfetta continenza è dono ; la conclusione del libro XIV rinvia agli orizzonti biblici e cristologici: differenziazione e unione dei sessi, matrimonio e verginità non possono ritrovarsi se non risalendo al Dio della rivelazione , non solitario ma di relazione trinitaria, e alla vita nuova, nello Spirito, donata dal Cristo (cf. numerosi rinvii in M. Adinolfi, Il femminismo della Bibbia , Roma 1990, 38). La parola origeniana

Commento a Matteo, Libro XV, 5 193

tutta l'anima , con fede e incessantemente glielo avranno chiesto con preghiere.

(34) Chi vuole preghi: ricorderemo in Origene la grande teorizzazione del combattimento spirituale: "Pure io, anche se potro vincere il diavolo, anche se riusciro a respingere... i pensieri impuri e cattivi,... anche se potro calpestare il capo del drago, tuttavia, necessariamente mi sono contaminato e insozzato per il fatto stesso

1961, 15-38; Danieli, La teologia e la spiritualità dell'esodo, cit.).

(35) Chi prega: l'orante cristiano deve vivere un rapporto incessante fra la preghiera e la vita: "Solamente cosi possiamo comprendere come possibile l'ordine di pregare incessantemente, se cioè definiamo la vita del santo come una sola continua preghiera"

(Pregh XII, 2, 68; la raccomandazione di 1 Ts 5, 17 è ripresa da Origene alla luce del Padre nostro, trovandovi "un antidoto prezioso contro l'insidia di un certo "quietismo"... Abbiamo qui un nuovo indizio di quanto lo "spiritualismo" origeniano sia assai più complesso della vulgata che si suole attribuirgli": cf. Perrone, Il discorso protrettico di Origene, 30s.).

Commento a Matteo, Libro XV, 6 195

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Origene su Matteo 413