Origene su Matteo 526

526
26. P

Dopo questo, c'è: Molti dei primi poi saranno gli ultimi, e gli ultimi i primi .

Anche questa frase, stando al senso più semplice, ha aspetti che, per quelli che si stanno appena avvicinando alla Parola di Dio, possono essere di sprone ad affrettarsi, mediante le disposizioni che sono date, affinché, a confronto di molti che si presumono essere diventati anziani nella fede, si elevino al di sopra di questi verso la vita e la parola, non opponendo ostacolo né il tempo a coloro che giungono tardi alla fede, né cattivi genitori a quelli che nella lotta si sono mostrati impeccabilmente impegnati. Ed è lotta anche abbattere la presunzione di gente che si fa grande perché elevata nel cristianesimo dai genitori, specie se vanta padri e antenati insigniti di carica onorifica nella chiesa: trono episcopale, onore sacerdotale, o ministero diaconale a favore del popolo di Dio.

Gli uni e gli altri, infatti, ammaestrati dalle parole:

nel combattimento (Om Nm XIII, 7, 186), attuando per vie medicinali la reintegrazione dell'intera creazione spirituale (cf. Daniélou, Origene,

266s.).

97 Gd 6 98 Sal 44, 26. 99 Cf. Fil 3, 21. 100 Rm 7, 24.

101 Gd 6 102 Lc 19, 17. 103 Lc 19, 19. 104 Cf. Gd 6.

105 Gd 6.

(25) "Non è soltanto l'uomo a esser caduto da uno stato di compiutezza nell'incompiutezza... (sono caduti) tutti coloro che lasciarono la propria dimora e non conservarono il loro principio: e intendo principio non come sinonimo di potere, ma come l'opposto di fine e connesso quindi con cio che è primo... (Gesù) porta a

Commento a Matteo, Libro XV, 35 279

molti dei primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi , saranno richiamati a non inorgoglirsi perché ritenuti primi, ma neppure a deprimersi e sentirsi umiliati quasi che abbiano qualcosa in meno rispetto ai precedenti, solo perché ultimi tra quelli che hanno accolto gli insegnamenti del cristianesimo (19).

A mio parere il testo puo avere anche un altro senso: anteporre noi, nel nostro insieme, a molti prima di noi chiamati "primi", i quali - da Israele che erano - passarono ad essere "ultimi", a motivo della loro incredulità e del tradimento verso Gesù, ma anche a noi "ultimi" che possiamo ottenere i primi posti, purché perseveriamo nella fede, non aspirando a cose molto alte, ma piegandoci a quelle umili . Ma perché? (20). Se divenuti partecipi della radice dei patriarchi e della linfa che viene dalla parola dei padri, saremo naturalmente innestati sulla volontà della Legge spirituale e delle profezie intese in modo corrispondente a questa Legge, noi ultimi saremo i primi, ma quei primi, recisi dall'olivo buono a motivo della infedeltà, sono divenuti gli ultimi. E infatti grazie all'avvento di Cristo che è venuto nel mondo per un giudizio, affinché (le nazioni), quelli che non vedono vedano e quelli che vedono

compimento l'opera di Dio... Gli esseri più beati che obbediscono al Logos non hanno bisogno di sofferenza e sono portati a compimento dal solo Logos. Altri invece che non obbediscono al Logos hanno bisogno di sofferenze per poter, dopo le sofferenze, esser fatti progredire..." (Cm Gv XIII, XXXVII, 511s.). Scavando nella lettura di primi-ultimi, Origene ha esteso lo sguardo alla realtà creata, dalle origini alla dispersione per la caduta - nella "giunzione limite tra la città degli umani e il regno di Dio, da un lato, e le potenze negative, dall'altro" (cf. Dossetti, Per la vita della città, in La parola..., 159) - fino al termine del cammino redentivo inaugurato dal Cristo.

106 Fil 3, 20. 107 Cf. Lc 10, 18. 108 Gc 1, 8. 109 Is 14,

10. 110 Tt 3, 3. 111 Tt 3, 4. 112 Mt 10, 40.

280

(Israele) diventino ciechi , e a causa dell'incredulità noi popolo forestiero, ci innalzeremo sempre più sopra e saremo primi, mentre Israele, che era prima di noi, è diventato ultimo, è sceso sempre più in basso .

Cosi si possono intendere anche le parole: Se uno vuol essere il primo sia l'ultimo di tutti , come se dicessero: poiché adesso i primi posti li occupano quelli che dai gentili stanno credendo in me, pur se ritenuti ultimi in Israele, mentre da parte di Dio ultimi sono giudicati l'intero popolo di quanti in Israele non credettero, pur se per ragioni di tempo si presume che siano i primi.

Pertanto, se uno vuole assumere il vero primo posto

(21), si metta pure tra quelli ritenuti ultimi dall'attuale Israele. Chi infatti volesse essere tra quelli che si presumono primi, decadrà dai primi posti, che saranno stati trasferiti alle nazioni, e sarà annoverato tra gli ultimi. Difatti, mentre quelli che vengono dalle nazioni grazie alla fede diventano testa, Israele incredulo a causa della infedeltà diventa coda.

In questo senso molti (non tutti) dei primi saranno gli ultimi, e viceversa molti degli ultimi, primi . Non che uno

"Questo è il principio della creazione materiale, fatto per esser trastullo dei suoi angeli" (Gb 40, 19)" (Cm Gv I, XVII, 145s.); il passo che citiamo in parallelo investe sia la causa dell'origine del mondo materiale sia la concezione origeniana intorno a Satana e alla sua caduta. Quanto all'ordine fisico, esso è visto subordinato "a quello spirituale in un processo dinamico di conquista e di assimilazione"; quanto al diavolo è ribadito che "se è caduto, era in principio presso Dio" (GV 30 di Corsini, 146; D. Pazzini, Origene commenta Giobbe , PSV 34 [1996] 2,

297s.). Gli sviluppi dei Commentari portano avanti gli accenni delle

Commento a Matteo, Libro XV, 35-36 281

giunto per ultimo, creda di essere annoverato tra quei pagani che giungono alla fede e dovrà essere per forza calcolato tra i primi. Ci sono infatti di quei primi, rimasti primi (22), come gli Apostoli di Cristo, che si trovarono ad essere Israeliti e del seme di Abramo. E ci sono ultimi che rimangono tali: quelli che vivono in modo di gran lunga inferiore a coloro che prendono il loro nome dalla chiesa

(23).

527 27. U

Dopo cio, rifletti se puoi asserire essere il genere angelico, in quanto più riverito, primo rispetto al genere umano ritenuto ultimo. Infatti, come sta scritto nel libro di Giobbe: Quando nacquero le stelle, lodarono Dio tutti i suoi angeli in quanto (esseri) più antichi e venerati rispetto non solo all'uomo, ma a tutta la creazione

Omelie, ovviamente più impegnate riguardo agli aspetti del combattimento spirituale che ai fondamenti della demonologia (cf. Monaci Castagno, Origene , 156-167).

113 Rm 11, 25. 114 Mt 20, 12. 115 Cf. Mt 20, 8. 116 1 Cor 1,

2.

(27) Origene riassume le sue esegesi, soffermatesi sull'opera divina nella storia e sulla vicenda di ognuno nel suo rapporto con Dio. La parabola che segue introdurrà un tema ulteriore: la chiamata, le chiamate; il maestro prega per potere esporre, esaminare, suggerire:

"Possa Dio inviarci il Logos stesso, che ci manifesti se stesso, si che noi diveniamo, per un dono del Padre, contemplatori della sua profondità" (Cm Gv XX, I, 601; cf. Crouzel, Origène et la connaissance,

112-114). Sulla sezione che seguirà, cf. ancora Sfameni Gasparro, La terminologia misterica, 220ss.; Id., Eguaglianza di natura e differenza di condizione dei Logikoiv : la soluzione origeniana nel contesto delle formule antropologiche e demonologiche greche del II e III secolo , in Origene e la tradizione, 161.

1 Mt 20, 1-16. 2 Col 2, 3. 3 Cf. 1 Cor 2, 7; Rm 16, 25.

282

avvenuta dopo di loro. <E cosi uno> potrebbe avere l'ardire di asserire che molti angeli, primi rispetto agli uomini, diventano ultimi rispetto ad alcuni di essi; e che molti uomini, per natura ultimi rispetto agli angeli, divengono primi, grazie alla vita e alla parola di Dio, rispetto ad alcuni angeli (da primi divenuti ultimi a causa di alcune colpe) (24).

Se in proposito assumi dei testi dalla Prima Epistola di Pietro e dalla Prima Epistola di Paolo ai Corinzi, (questi) ti condurranno alla parola, detta rettamente. Pietro infatti dice: Ora senza vederlo (chiaramente: Gesù Cristo) credendo in lui esultate, e cosi via, fino a cose nelle quali gli angeli desiderarono fissare il loro sguardo . E Paolo: Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le

"evoca un mondo insospettato" situando la soluzione eventuale e futura delle questioni "su questo sfondo indistinto di significati molteplici e inesprimibili": i passaggi dal paragrafo 28 al 37 vedranno svolgersi dall'apertura iniziale delle sequenze successive in cui l'esegesi "è cosciente dei suoi orizzonti teologici e dei suoi limiti" (cf. Bastit- Kalinowska, Origène exégète , 182-185; Rius-Camps, El dinamismo trinitario, 420s.).

(2) Cercherà chi potrà: nella forma di una nutrita serie di domande - exetaseis - Origene ripropone i dati emergenti di una delle parabole della economia salvifica più rilevanti per la tradizione ecclesiastica: di questa parabola delle ore ricorderemo la sintesi di Ireneo: "Molti sono gli operai secondo le loro generazioni, ma uno solo è il Padrone di casa che li chiama. E c'è una sola vigna... una sola giustizia, e c'è un solo fattore... un solo Spirito di Dio che amministra tutte le cose;... una sola paga... un denaro per uno , immagine e iscrizione del Re, cioè la conoscenza del Figlio di Dio, che

Commento a Matteo, Libro XV, 36-37 283

cose di questa vita .

Considera dunque: costoro (gli angeli), fino a quando conservavano la loro dignità e non lasciavano la loro dimora , erano di gran lunga superiori agli uomini ed erano primi rispetto a loro (25). L'anima degli uomini fu prostrata nella polvere , essendo essi nel corpo dell'umiliazione e potendo dire talvolta, a mala pena: O me uomo misero! Chi mi libererà da questo corpo di morte? . Ma gli uomini, per quanto ultimi in confronto agli angeli, divengono poi primi in confronto ad alcuni di essi che non conservarono la loro dignità, ma lasciarono la loro dimora ; <questi uomini> ricevono la dignità secondo le parole: ricevi il potere su dieci città o ricevi potere su cinque città . Alcuni di quegli angeli, poi, che erano in una dimora, l'hanno lasciata , e <primi saranno uomini> se, all'annuncio del regno dei cieli, avranno compiuto le cose che ve li elevano. E infatti gli uni sono ultimi nella terra degli esseri celesti, gli altri sono i primi nel cielo degli esseri terrestri. E cosi molti degli esseri celesti e dei primi diventano ultimi, trattenuti in catene, in tenebre per il

10 Mt 20, 4. 11 Cf. Mt 20, 5-7. 12 Mt 20, 4. 13 Mt 20,

5. 14 Mt 20, 5. 15 Mt 20, 6. 16 Cf. Mt 20, 7.

(3) Il grande affresco della parabola della vigna sottolinea la

economia salvifica come storia unitaria, dalle parti fortemente collegate

"nella quale tutti gli attori, operai d'uno stesso lavoro, sono misteriosamente solidali" (de Lubac, Cattolicesimo, 127); la lettura origeniana lascerà il tema direttamente trattato in precedenza, il rapporto cioè Sinagoga-Chiesa, per riflettere sull'invio a lavorare e sulla comune mercede, e ritornando poi sulla compiutezza del disegno.

17 Mt 20, 8. 18 Mt 20, 8. 19 Cf. Mt 20, 12. 20 Mt 20, 12.

(4) La paga: "A stento mi persuado che vi possa essere una

284

giudizio del gran giorno , mentre molti tra gli ultimi nati sulla terra, <diventano primi>, ascendendo in alto, in modo da dichiarare con estrema franchezza: la nostra cittadinanza è nei cieli ; e proprio colui che, caduto come folgore dal cielo , era il primo, quando camminava immacolato in tutte le sue vie , sino a che fu trovata l'iniquità in lui, allora divenne l'ultimo, precipitando nell'Ade

(26), tanto che se ne stupirono quelli che lo videro e dissero: Anche tu sei stato abbattuto come noi, sei stato annoverato tra noi; è disceso nell'Ade il tuo fasto, la tua grande baldanza! Cosi fu ultimo chiunque, stolto e incredulo, schiavo di ogni sorta di passioni e di piaceri

65 At 5, 5. 66 At 5, 3.7-10. 67 At 5, 7-10. 68 1 Cor 7,

qualche opera che richieda come dovuta una ricompensa da parte di Dio, dal momento che anche il fatto stesso che possiamo compiere qualcosa o pensare o parlare ci è possibile farlo per suo dono e benevolenza" (Cm Rm IV, I, cit. I, 179); secondo il testo greco di Tura che commenta Rm 4, 1-8, Origene, per dimostrare che tutto cio che l'uomo puo ricevere da Dio è per grazia , introduce il riferimento alla parabola degli operai chiamati in ore diverse a lavorare nella vigna: anche per i primi il denaro è grazia, non salario (
Rm 7 di Cocchini); il fatto che l'uomo sia chiamato a "lavorare nella vigna di Dio, lo situa in un regime superiore alla giustizia umana", per cui non si puo ragionare in termini di lavoro e ricompensa "quando l'attività stessa dell'uomo è divina" (Orbe, Parabolas evangélicas I, 423).

21 Cf. Mt 20, 12. 22 Mt 20, 10. 23 Mt 20, 11. 24 Mt 20,

13. 25 Mt 20, 14.

(5) L'attenzione con cui Origene elenca e successivamente svolge gli elementi della parabola lascerà una traccia profonda; significativo è un confronto riconoscibile in Ilario: alla lettura iniziale delle chiamate come le tante alleanze "stabilite (per) il genere umano quante sono le uscite contate sulla piazza (fino all'undicesima ora della venuta del Signore) nella carne" (Ilario, Commentario a Matteo XX, 6

[L. Longobardo], Roma 1988, 218), si unirà, senza contraddire il dato fondamentale delle traditae expositiones, una meditazione su questa

Commento a Matteo, Libro XV, 37 285

vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e odiando . Ma poi è divenuto il primo quando si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro ed il suo amore per gli uomini mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento dello Spirito, e cosi ha accolto colui che ha detto: chi accoglie me accoglie colui

giornata che vede il lavoro della speranza e il salario della misericordia

- ad spem omne tempus est liberum et mercedem non operis sed misericordiae - (In Psalmos 129, 11); nel maturo vescovo di Poitiers si sono aperti "nuovi orizzonti (sulla) fede, sulla contemplazione di Dio, sull'uomo e la morte. La lettura di Origene ha nutrito questo approfondimento" (J. Doignon, De l'absence à la présence d'Origène dans l'exégèse d'Hilaire de Poitiers: deux cas typiques , in Origeniana





Origene su Matteo 526