Lezionario "I Padri vivi" 77

III DOMENICA DI AVVENTO

77 Letture:
    
Is 61,1-2 Is 61,10-11
     1Th 5,16-24
     Jn 1,6-8 Jn 1,19-28

1. Giovanni la voce, Cristo il Verbo

       Jn è la voce, ma il Signore "da principio era il Verbo" (Jn 1,1). Giovanni una voce per un tempo, Cristo il Verbo fin dal principio, eterno. Porta via l’idea, che vale più una parola? Se non si capisce niente, la parola diventa inutile strepito. La parola senza un’idea batte l’aria, non alimenta il cuore. E anche mentre alimentiamo il cuore, guardiamo l’ordine delle cose. Se penso a ciò che devo dire, c’è già l’idea nel mio cuore; ma se voglio parlare con te, mi metto a pensare se sia anche nel tuo cuore, ciò che è già nel mio. Mentre cerco come possa giungere a te e fissarsi nel tuo cuore l’idea ch’è già nel mio, formo la parola e, formata la parola, parlo a te: il suono della parola porta a te l’intelligenza dell’idea; è il suono che passa da me a te, l’idea invece, che ti è stata portata dalla parola, è già nel tuo cuore e non se n’è andata dal mio. Il suono, dunque, portata l’idea in te, non ti par che ti dica: "Bisogna che lui cresca e che io venga diminuito?" Il suono della parola fece il suo ufficio e scomparve, come se dicesse: "Questa mia gioia è completa" (Jn 3,30). Afferriamo l’idea, assimiliamo l’idea per non perderla più. Vuoi vedere la parola che passa e la divinità permanente del Verbo? Dov’è ora il Battesimo di Giovanni? Fece il suo ufficio e passò. Il Battesimo di Cristo ora è in voga. Crediamo tutti in Cristo, speriamo d’essere salvi in lui: questo disse la parola. Ma poiché è difficile distinguere tra parola e idea, lo stesso Giovanni fu creduto Cristo. La parola fu ritenuta idea, ma la parola si dichiarò parola, per non ledere l’idea. "Non sono", disse, "Cristo, né Elia, né profeta". Gli fu risposto: "Chi sei, dunque, tu? Io sono", disse, "voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore" (Jn 1,20-23). "Voce di uno che grida nel deserto": voce di uno che rompe il silenzio. "Preparate la via del Signore": come se volesse dire: Io vado rimbombando per introdurlo nei cuori, ma non troverò un cuore nel quale egli si degni di entrare, se non preparate la via. Che vuol dire: "Preparate la via", se non supplicate convenientemente? che cosa, se non pensate umilmente? Prendete da lui esempio d’umiltà. Viene ritenuto il Cristo, dichiara di non essere ciò che è ritenuto, né si avvantaggia per il suo prestigio dell’errore altrui. Se dicesse: Io sono il Cristo, quanto facilmente sarebbe creduto, se, prima ancora che lo dicesse, già lo era ritenuto! Non lo disse Si ridimensionò, si distinse, si umiliò. Capì dove era la sua salvezza: capì ch’egli era una lucerna ed ebbe paura di essere spento dal vento della superbia...

       Gli occhi deboli hanno paura della luce del giorno, ma possono sopportare quella di una lucerna. Perciò la luce del giorno mandò innanzi la lucerna. Ma mandò la lucerna nel cuore dei fedeli, per confondere i cuori degli infedeli. "Ho preparato", dice, "la lucerna al mio Cristo": Giovanni araldo del Salvatore, precursore del giudice che deve venire, l’amico dello sposo.

       Agostino, Sermo, 293, 3 s.


2. La via al Signore va preparata in continuazione

       "Preparate la via del Signore" (Is 40,3 Mc 1,3). La via del Signore che ci si ordina di preparare, o fratelli, camminando la si prepara, preparandola, si cammina. E quand’anche aveste molto progredito in essa, vi resta sempre nondimeno da prepararla perché, dal punto in cui siete arrivati possiate avanzare, protesi verso ciò che sta oltre. Così, risultando in ogni singolo stadio preparata la via per il suo avvento, il Signore vi verrà incontro sempre nuovo, in qualche modo, e più grande di prima. È quindi con ragione che il giusto elevava questa preghiera: "Indicami, o Signore, la via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla fine" (Ps 118,33). E forse è stata definita "vita eterna" perché, pur avendo la Provvidenza previsto per ciascuno una via e fissato ad essa un termine, nondimeno non si dà alcun termine alla natura della bontà verso cui si tende. Per cui, il saggio e solerte viaggiatore, quando sarà giunto alla meta, non farà che ricominciare, poiché dimenticando ciò che si lascia alle spalle (Ph 3,13), dirà a se stesso ogni giorno: "Comincio adesso" (Ps 76,11). Si lancia come un gigante che nulla teme per percorrere la via dei comandamenti di Dio; da autentico Idutun (cf. ), egli supera facilmente nell’ardore della sua corsa i pigri che si fermano per via. E pur se arrivato all’ultima ora del giorno, egli ha attinto la perfezione in poco tempo, percorrendo peraltro un lungo cammino (Sg 4,13); fattosi svelto, da ultimo che era, fu tra i primi ad essere coronato.

       Guerric d’Igny, Sermo V, de Adventu, 1


3. L’amico dello Sposo

       Spesso avete sentito dire, e ne siete quindi perfettamente a conoscenza, che Giovanni Battista quanto più eccelleva tra i nati di donna, e quanto più era umile di fronte al Signore, tanto più meritò d’essere l’amico dello Sposo. Fu pieno di zelo per lo Sposo, non per sé; non cercò la gloria sua ma quella del suo giudice, che egli precedeva come un araldo.

       Così, mentre gli antichi profeti avevano avuto il privilegio di preannunciare gli avvenimenti futuri riguardanti il Cristo, a Giovanni toccò il privilegio di indicarlo direttamente. Infatti, come Cristo era sconosciuto a quelli che non avevano creduto ai profeti prima ch’egli venisse, così era sconosciuto a quelli in mezzo ai quali, venuto, era presente. Perché la prima volta egli è venuto in umiltà, e nascostamente; e tanto più nascosto quanto più umile.

       Ma i popoli, disprezzando nella loro superbia l’umiltà di Dio, crocifissero il loro Salvatore e ne fecero, così, il loro giudice.

       Agostino, Comment. in Ioan., 4, 1


4. La voce...

       La voce è quella di Giovanni, la parola però che passa per quella voce è Nostro Signore. La voce li ha destati, la voce ha gridato e li ha radunati, e il Verbo ha distribuito loro i suoi doni.

       Efrem, Diatessaron, 3, 15




IV DOMENICA DI AVVENTO

78 Letture:
    
2S 7,1-5 2S 7,8-12 2S 7,14 2S 7,16
     Rm 16,25-27
     Lc 1,26-38

1. Dio ha ordinato al «sì» di Maria il disegno della salvezza

       Hai sentito [o Maria] che concepirai e partorirai un figlio; hai sentito che ciò avverrà senza concorso di uomo, bensì per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta: è ormai tempo che a Dio faccia ritorno colui che egli ha inviato.

       Anche noi aspettiamo, o Signora, la parola di misericordia, noi cui pesa miserevolmente la sentenza di condanna.

       Ecco che ti si offre il prezzo della nostra salvezza; se acconsenti, saremo liberati sul momento.

       Nel Verbo eterno di Dio tutti siamo stati creati, ed ecco che moriamo; nella tua breve risposta siamo destinati ad essere ricreati, sì da esser richiamati alla vita. È ciò che ti chiede supplichevole, o pia Vergine, il fedele Adamo, esule dal paradiso con la sua progenie; è ciò che ti chiedono Abramo e David. Lo sollecitano del pari gli altri santi Padri, o meglio i tuoi padri, che pure popolano la regione dell’ombra di morte. Lo attende tutto il mondo, prostrato ai tuoi ginocchi. E non a torto, dal momento che dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, il riscatto degli schiavi, la liberazione dei condannati, e per finire, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutta la tua stirpe.

       Da’ in fretta, o Vergine, la tua risposta. Pronuncia, o Signora, la parola che la terra, gli inferi e i cieli aspettano.

       Lo stesso Re e Signore di tutti, tanto desidera il tuo cenno di risposta, quanto ha bramato il tuo splendore: risposta in cui, certamente, ha stabilito di salvare il mondo. E a chi piacesti nel silenzio, ora maggiormente piacerai per la parola, quando ti chiamerà dal cielo: «O bella tra tutte le donne, fammi udire la tua voce!».

       Se tu dunque gli fai sentire la tua voce, egli ti farà vedere la nostra salvezza.

       Non è forse questo che chiedevi, che gemevi, che giorno e notte, pregando, sospiravi? Che dunque? Sei tu colei cui tutto questo è stato promesso, o dobbiamo aspettarne un’altra? Sì, sei proprio tu, e non un’altra. Tu, voglio dire, la promessa, tu la attesa, tu la desiderata, dalla quale il santo padre tuo Giacobbe, già vicino a morire, sperava la vita eterna, quando diceva: "Aspetterò la tua salvezza, o Signore" (Gn 49,18). Colei, nella quale e per la quale, finalmente, lo stesso Dio e nostro Re dispose prima dei secoli di operare la nostra salvezza.

       Speri forse da un’altra ciò che è offerto a te? Aspetti attraverso un’altra ciò che tosto verrà operato per tuo tramite, purché tu esprima l’assenso, pronunci la tua risposta?
       Rispondi perciò al più presto all’angelo, o meglio al Signore tramite l’angelo.
       Pronuncia la parola, e accogli la Parola; proferisci la tua, e concepirai la divina; emetti la transeunte, e abbraccia l’eterna!
       Perché indugi? Perché trepidi? Credi, confida, e accetta!
       L’umiltà assuma l’audacia e fiducia la verecondia. Mai come ora si conviene che la verginale semplicità dimentichi la prudenza.
       Solo in questo caso non temere, o Vergine prudente, la presunzione; infatti, anche se è gradita la verecondia nel silenzio, è ora tuttavia più necessaria la pietà nella parola.
       Apri, o Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra alla confessione, il grembo al Creatore.
       Ecco, il desiderato di tutte le genti è fuori e bussa alla porta. O se, per il tuo indugiare, dovesse egli passare oltre; dolente, tu cominceresti di nuovo a cercare colui che la tua anima ama!
       Alzati, corri, apri. Alzati per fede; corri per devozione; apri per confessione.
       "Eccomi", rispose, "sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).

       Bernardo di Chiarav., Oratio IV de B.M.V., 8 s.


2. La grandezza di questo giorno di festa

       Questo giorno di festa che stiamo ora celebrando, supera ogni gloria, in quanto contiene la solennità della Vergine che tutte sovrasta in prestigio; in esso invero ella ha ricevuto lo stesso Verbo Dio, quando egli volle; lui che ella stessa contiene al di là di ogni angustia di spazio.

       A lei, l’arcangelo Gabriele, con ammirazione, disse prima di tutto: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te; ecco concepirai e darai alla luce un figlio, e lo chiamerai Emanuele" (Lc 1,28 Lc 1,50).

       Fausto annunzio quello di Gabriele che segnò il repentino inizio di letizia. Mentre, infatti, la prima vergine per la sentenza di condanna finiva nelle angustie inflitte a lei a seguito della trasgressione e da lei derivarono molti gemiti: ogni donna per causa sua, fu costituita nel dolore ed ogni parto, per lei, provava l’afflizione; la seconda vergine, per la denominazione angelica, respinse ogni miseria del sesso femminile, chiuse ogni fonte di tristezza che suole esser compagna delle partorienti, e dissipò ogni nube di disperazione che si addensava sulla donna in parto; e inoltre, fece brillare tra gli oppressi la luce di letizia.

       Ascoltando da Gabriele le parole: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te", ella non accolse il saluto con animo tranquillo; anzi, appena ebbe ascoltata quella voce e, per quella voce l’arcangelo Gabriele che le annunciava che avrebbe partorito, rimase turbata nei propri pensieri; era verosimilmente portata a respingere quelle affermazioni di Gabriele, introdottosi inaspettatamente in casa, magari dicendogli: «Tutto ciò oggi in te mi appare strano, e non tiene conto della pubblica opinione. E poi: Con qual diritto hai osato introdurti sconsideratamente da una vergine non sposata e pronunciare parole incredibili? Dici, infatti, che partorirò un figlio senza il seme; hai detto che concepirò senza che siano avvenute le nozze; che il mio grembo darà frutto senza la coabitazione e la convivenza con un uomo. Chi vide mai, chi, esperto sulla fertilità dei campi, ha mai sentito dire che un campo incolto abbia prodotto la spiga, o che un terreno non piantato abbia dato l’uva, il vino senza vite, o il fiume senza la sorgente da cui proviene? Un discorso del genere, sicuramente, nessuno lo ha mai ascoltato dagli inizi dei secoli, né, tanto meno avrà potuto vedere che si sia verificato. Per qual motivo e con quale garanzia per me dovrò prestarti fede?».

       Cosa rispose Gabriele a lei che esitava?

       «Dissi ciò che ho appreso, pronuncio ciò che ho sentito: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà da te sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35); come colui dal quale è e al quale tende ogni creatura, come Creatore e Artefice di tutti, come Padre dei secoli, come generatore del tempo, come costruttore di tutti, come più antico dei cieli, come artefice degli angeli e formatore dell’umanità, e di quelli, per finire, che, per altri motivi, sarebbero periti. Oltre questo non posso farti sapere altro. Infatti, non ho, o Vergine, un mandato per dirti con quale diritto su ogni singolo punto: bensì che io sia ministro di quelle cose che rendono fausto per te il mio annuncio.

       Ammira dunque insieme a me il mistero e accogli la buona novella senza dubitare».

       Lei, in verità, rispose: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).

       Noi, perciò, informati della natività del Signore dai discorsi dell’arcangelo Gabriele, ci incamminiamo dietro alla sua progenie. Io, come lui e al di là della presente disquisizione, conosco la divina potenza di quel parto e dichiaro: dai Magi abbiamo appreso (cf. Mt 2,1ss), poi siamo stati istruiti a venerare religiosamente quella cosa. Infatti, coloro che cercavano il bambino, con la guida della stella, non dissero a quelli che interrogavano: Come avviene il concepimento divino? Come si spiega un utero senza il seme? Come un parto incorrotto? Come permane vergine la madre dopo il parto? Come soggiace al tempo colui che è prima del tempo? Come fa ad esistere nel tempo chi è prima dei secoli? Come poté l’utero contenere colui che è incontenibile? Come colui che è incorporeo, senza cambiamento, si fece carne? Come Dio Verbo, annientando se stesso nell’utero della Vergine (Ph 2,6 Ph 2,7), da insigne e glorioso fattosi uguale a servo, da quello in modo ineffabile si è incarnato? Come ciò che è perfetto poté farsi bambino? Come poté succhiare il latte colui che nutre? Come colui che copre e abbraccia l’universo, poté essere preso tra le braccia? Come il Padre del secolo venturo si fece bambino? Come fa ad essere in alto e in basso? Come viene avvolto in panni, colui che è l’auriga dei carri dei Cherubini? Come giace in una greppia, colui che è nel seno del Padre? Come è costretto in fasce, colui che conduce i prigionieri con fortezza? (Ps 67,7).

       E molte altre cose che aborrisco riferire.

       Esichio di Gerusalemme, Sermo IV, de sancta Maria Deipara


3. Contemplazione di Maria

       Ripiena dunque della scienza del Signore, come le acque del mare quando straripano, ella è rapita fuori di sé e, elevato in alto lo spirito, si fissa nella più alta contemplazione. Si stupisce, la vergine, d’esser divenuta madre; e si stupisce, lieta, di essere la madre di Dio. Comprende che in sé sono realizzati le promesse dei patriarchi, gli oracoli dei profeti, i desideri degli antichi Padri, che avevano annunciato che il Cristo sarebbe nato da una vergine e che, con tutti i loro voti, attendevano la sua nascita.

       Vede a sé affidato il Figlio di Dio, e si rallegra che la salvezza del mondo le sia stata affidata. Ode il Signore parlare dentro di sé e dirle: Ecco ti ho scelta tra tutte le creature, e ti ho benedetta tra tutte le donne (Lc 1,28). Ecco a te ho affidato mio Figlio, ho inviato a te il mio Unico. Non temere di allattare colui che hai generato e di educare colui che hai partorito; riconoscilo non solo come Signore, ma anche come Figlio. Egli è mio Figlio, egli è tuo Figlio: mio Figlio per la divinità, tuo Figlio per l’umanità che ha assunto.

       E allora, con quale tenerezza e cura, con quale umiltà e rispetto, con quale amore e devozione ella ha adempiuto a tutto ciò, agli uomini è sconosciuto, a Dio è noto, lui che scruta i reni e i cuori (Pr 16,2); a Dio che soppesa gli spiriti.

       Amedeo di Losanna, Hom. 4, 259-279




DOMENICA DOPO NATALE: SANTA FAMIGLIA

80 Letture:
    
Si 3,3-7 Si 3,14-17a
     Col 3,12-21
     Lc 2,22-40

1. Simeone è mosso dallo Spirito

       Dobbiamo cercare un motivo degno del dono di Dio per spiegare come "Simeone, uomo santo e gradito a Dio", - così è scritto nel Vangelo, - "aspettando la consolazione di Israele, ottenne dallo Spirito Santo l’assicurazione che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore" (Lc 2,25-26). Che gli giovò vedere Cristo? Gli fu forse soltanto promesso di vederlo, senza ritrarne alcun vantaggio, oppure tutto questo nasconde qualche dono degno di Dio, che il beato Simeone si era meritato e ricevette? "Una donna toccò l’orlo dell’abito di Gesù e fu risanata" (Lc 8,44). Se costei ha ricevuto un così grande dono per aver toccato l’estrema parte del suo abito, che cosa dobbiamo pensare sia accaduto a Simeone, "che accolse tra le sue braccia" il fanciullo e, tenendolo tra le braccia, gioiva e si allietava, rendendosi conto di portare il fanciullo che era venuto per liberare i prigionieri? Lui stesso stava per essere liberato dai vincoli del corpo, ed egli sapeva che nessuno poteva far uscire gli uomini dalla prigione del corpo, con la speranza della vita futura, se non colui che teneva in braccio.

       Per questo dice, rivolgendosi a lui: "Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace" (Lc 2,29); infatti fin che io non sostenevo Cristo, finché le mie braccia non lo sollevavano, ero prigioniero e non potevo liberarmi dai miei vincoli. Dobbiamo intendere queste parole come se fossero non soltanto di Simeone, ma di tutto il genere umano. Se uno esce dal mondo, se è liberato dal carcere e dalla dimora dei prigionieri per andare a regnare, prenda tra le sue mani Gesù, lo circondi con le sue braccia, lo tenga tutto stretto al suo petto e allora potrà andare esultante di gioia là dove desidera.

       Considerate quante cose erano state preordinate in anticipo perché Simeone meritasse di tenere in braccio il Figlio di Dio. Dapprima aveva ricevuto l’assicurazione dallo Spirito Santo «che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore».

       Non era poi venuto al tempio né per caso né semplicemente ma venne al tempio mosso dallo Spirito di Dio: "infatti tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Rm 8,14). Lo Spirito Santo lo condusse dunque al tempio. Anche tu, se vuoi tenere in braccio Gesù e stringerlo tra le mani, se vuoi esser degno di essere liberato dalla prigione, dedica ogni tuo sforzo per essere condotto dallo Spirito e venire al tempio di Dio. Ecco, ora tu stai nel tempio del Signore Gesù, cioè nella sua Chiesa; questo è il tempio costruito di "pietre vive" (1P 2,5). Ma tu stai nel tempio del Signore quando la tua vita e i tuoi costumi sono quanto mai degni del nome che designa la Chiesa.

       Se verrai al tempio mosso dallo Spirito, troverai il fanciullo Gesù, lo solleverai nelle tue braccia e dirai: "Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola" (Lc 2,29). Osserva nello stesso tempo che la pace si aggiunge allo scioglimento e alla liberazione. Non dice infatti Simeone: io voglio morire, ma aggiunge voglio morire «in pace». Anche al beato Abramo fu promessa la stessa cosa: "Quanto a te, andrai dai tuoi padri in pace, dopo aver vissuto in una felice vecchiaia" (Gn 15,15). Chi è che muore in pace, se non colui che possiede "la pace di Dio, pace che va al di là di ogni intelligenza e custodisce il cuore" (Ph 4,7) di chi la possiede? Chi se ne va da questo secolo in pace, se non colui che comprende che "Dio era in Cristo per riconciliare con sé il mondo" (2Co 5,19), colui che non nutre inimicizia e rancore verso Dio, ma ha conseguito in sé, con le buone opere, la pienezza della pace e della concordia, e se ne va quindi in pace per raggiungere i santi padri, verso i quali se n’è andato anche Abramo?

       Ma perché parlo dei patriarchi? Si tratta di raggiungere lo stesso capo e Signore dei patriarchi, Gesù, di cui è detto: "Meglio è morire ed essere con Cristo" (Ph 1,23). Possiede Gesù colui che osa dire: "Vivo, non più io, ma vive Cristo in me" (Ga 2,20). Affinché dunque anche noi, qui presenti nel tempio, tenendo in braccio il Figlio di Dio e serrandolo tra le nostre mani, siamo degni di essere liberati e di partire verso una migliore vita, preghiamo Dio onnipotente, preghiamo lo stesso fanciullo Gesù, con il quale noi desideriamo parlare tenendolo in braccio, Gesù "cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen" (1P 4,11).

       Origene, In Evang. Luc., 15, 1-5


2. Simeone figura di chi aspetta il Signore

       "Ed ecco a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone uomo giusto e timorato, che aspettava la consolazione d’Israele" (Lc 2,25). Non soltanto dagli angeli e dai profeti, dai pastori e dai genitori, ma anche dai vecchi e dai giusti riceve testimonianza la nascita del Signore. Tutte le età, l’uno e l’altro sesso e gli eventi miracolosi rendono testimonianza: una vergine partorisce, una donna sterile ha un figlio, un muto parla, Elisabetta profetizza, il mago adora, il bambino chiuso nel seno materno salta per la gioia, una vedova rende grazie, un giusto è in attesa.

       Era davvero un giusto, perché egli non attendeva nel suo interesse ma in quello del popolo. Per suo conto egli desiderava essere sciolto dai legami di questo corpo fragile; ma attendeva di vedere il Messia promesso: ben sapeva, infatti, che sarebbero stati «beati gli occhi» che lo avrebbero visto (Lc 10,23).

       "Ora" - disse - "lascia andare il tuo servo" (Lc 2,29). Vedi questo giusto, stretto quasi nel carcere del corpo, che desidera sciogliersene per cominciare a essere con Cristo, perché "sciogliersi ed essere con Cristo è molto meglio" (Ph 1,23). Ma colui che vuole essere liberato, venga a Gerusalemme, venga al tempio, attenda l’Unto del Signore, riceva nelle sue mani il Verbo di Dio e lo stringa fra le braccia della sua fede. Allora sarà liberato, e non vedrà più la morte, egli che ha visto la vita.

       Vedi quale eccezionale abbondanza di grazia diffonde su tutti la nascita del Signore, e come la profezia è negata agli increduli, ma non ai giusti (1Co 14,22). Ecco che anche Simeone profetizza che il Signore Gesù Cristo è venuto per la rovina e per la risurrezione di molti, per fare tra i giusti e gli ingiusti la divisione secondo i meriti, e per darci, come giudice vero e equo, sia le pene sia i premi, a seconda delle nostre azioni.

       Ambrogio, Exp. in Luc., 2, 58-60


3. I dolori di Maria

       Questa donna ripiena di grazie che superano ogni misura naturale, i dolori, che non conobbe nel parto, li subì al tempo della passione, sentendosi lacerare tutta dal materno affetto e sentendosi trafitta come da spade, quando vedeva venir ucciso, come uno scellerato, colui ch’essa aveva conosciuto ch’era Dio, quando lo generò. Così dev’essere compresa la profezia: "La spada del dolore ti trafiggerà l’anima (Lc 2,35). Però la letizia della risurrezione, che cantava la divinità di colui ch’era morto nella carne, assorbì tutto il dolore.

       Giovanni Damasceno, De fide orthod., 4, 14


DOMENICA DOPO L’EPIFANIA: BATTESIMO DEL SIGNORE

84 Letture:
    
Is 42,1-4 Is 42,6-7
     Ac 10,34-38
     Mt 3,13-17

1. Il Figlio prediletto

       "Viene dopo di me uno che è più forte di me, e io non sono degno di prostrarmi per sciogliergli la correggia dei calzari" (Mc 1,7). Siamo di fronte a una grande prova di umiltà: è come se avesse dichiarato di non essere degno di essere servo del Signore...

       "Io vi battezzo con acqua" (Mc 1,8), cioè sono solamente un servo: egli è il creatore e il Signore: Io vi offro l’acqua, sono una creatura e vi offro una cosa creata: egli che non è stato creato, vi porge una cosa increata. Io vi battezzo con acqua, cioè vi offro una cosa visibile; egli invece vi offre l’invisibile. Io che sono visibile, vi do l’acqua visibile; egli che è invisibile, vi dà lo Spirito invisibile.

       "E accadde che in quei giorni venne Gesù da Nazaret della Galilea" (Mc 1,9). Osservate il collegamento e il significato delle parole. L’evangelista non dice, venne Cristo, e neppure venne il Figlio di Dio, ma venne Gesù. Qualcuno potrebbe chiedere: perché non ha detto che venne Cristo? Parlo secondo la carne: evidentemente Dio è da sempre santo e non ha bisogno di santificazione, ma ora parliamo di Cristo secondo la carne. Allora non era stato ancora battezzato e non era stato ancora unto dallo Spirito Santo. Nessuno si scandalizzi: parlo secondo la carne, parlo secondo la forma del servo che egli aveva assunto, cioè parlo di Colui che venne al battesimo quasi fosse un peccatore. Così dicendo non intendo affatto dividere il Cristo, come se una persona fosse il Cristo, un’altra Gesù e un’altra il Figlio di Dio: ma intendo dire che, pur essendo uno solo e essendo sempre lo stesso, apparve però a noi diverso a seconda dei diversi momenti.

       «Gesù da Nazareth della Galilea», dice Marco. Considerate il mistero. Dapprima accorsero da Giovanni Battista la Giudea e gli abitanti di Gerusalemme: nostro Signore che dette inizio al battesimo del Vangelo e mutò in sacramenti del Vangelo i sacramenti della legge, non venne dalla Giudea né da Gerusalemme, ma dalla Galilea delle genti. Gesù viene infatti da Nazareth, villaggio della Galilea. Nazara significa fiore: cioè il fiore, che è Gesù, viene dal fiore.

       "E fu battezzato da Giovanni nel Giordano" (Mc 1,9). È un grande atto di misericordia: si fa battezzare come un peccatore colui che non aveva commesso alcun peccato. Nel battesimo del Signore tutti i peccati vengono rimessi: ma, in un certo senso, il battesimo del Signore precede la vera remissione dei peccati che ha luogo nel sangue di Cristo, nel mistero della Trinità.

       "E subito, risalendo dall’acqua, vide i cieli aperti" (Mc 1,10). Tutto quanto è stato scritto, è stato scritto per noi: prima di ricevere il battesimo abbiamo gli occhi chiusi e non vediamo il cielo. "E vide lo Spirito come colomba, discendere e fermarsi su di lui. E una voce venne dal cielo: «Tu sei il mio dilettissimo Figlio, in cui io mi compiaccio»" (Mc 1,10-11). Gesù Cristo è battezzato da Giovanni, lo Spirito Santo discende sotto forma di colomba e il Padre dai cieli rende la sua testimonianza. Guarda o Ariano, guarda o eretico: anche nel battesimo di Gesù c’è il mistero della Trinità. Gesù è battezzato, lo Spirito discende come colomba, e il Padre parla dal cielo.

       «Vide i cieli aperti», scrive Marco. Così, dicendo «vide» mostra che gli altri non videro: non tutti infatti vedono i cieli aperti. Che dice infatti Ezechiele all’inizio del suo libro (Ez 1,2)? «E accadde - dice - che mentre stavo seduto lungo il fiume Cabar in mezzo ai deportati, vidi i cieli aprirsi «. Io vidi, dice: quindi gli altri non vedevano. E non si creda che i cieli si aprano così, materialmente e semplicemente: noi stessi che qui sediamo, vediamo i cieli aperti o chiusi a seconda dei nostri meriti. La fede piena vede i cieli aperti, la fede esitante li vede chiusi.

       Girolamo, Comment. in Marc., l


2. Ecco l’Agnello di Dio

       Cristo, concluso il discorso sui segni rivolto ai suoi discepoli disse loro: «Andiamo sul fiume Giordano». E s’incamminarono insieme con lui e giunsero in Betania che si trova tra Gerusalemme e il Giordano e passarono la notte in casa di Lazzaro.

       Sul far del giorno, Nostro Signore disse ai discepoli: «Andiamo insieme sul Giordano. Lì sentiremo una voce che grida nel deserto per appianare le mie vie (Is 40,3); lì vedrete una fiaccola ardente che splende di vivida luce. Dunque, andiamo verso la luce che risplende sul deserto, andiamo a vedere la stella luminosa. In verità vi dico: solo Giovanni battezza, e mai donna generò un uomo più perfetto di lui; le sue opere si possono paragonare a quelle del profeta Elia. Ecco, oggi abbatterò lo scellerato, ridurrò il suo potere, e lui stesso sprofonderà nell’abisso delle acque. Oggi si adempiranno le profezie. Oggi il mare vedendomi si ritirerà. Oggi sarà annientato il potere di satana. Oggi il mondo comincerà a risplendere. Oggi sarà rigenerato il santo Adamo, oggi sarà cancellato il peccato di Eva, madre del genere umano. Oggi saprete veramente chi sono io. Oggi vi farò sentire la voce del Padre, oggi sarete testimoni della potenza dello Spirito Santo. Oggi vi si manifesterà la natura della Santissima Trinità. Oggi i monti e i deserti esulteranno, come gioiscono gli agnelli. Oggi la gioia invaderà tutti i popoli ed essi la porteranno nelle loro mani. Oggi Giovanni, figlio di una donna sterile, mi vedrà e la sua anima esulterà. Oggi si commuoverà il cuore di ogni povero. Oggi sorgerà il sole per quelli che sono simili a me e dimorano negli inferi. Oggi si apriranno le porte del cielo. Oggi i primi saranno gli ultimi, e gli ultimi i primi. Oggi saprete chi sono io e da dove vengo. Oggi sentirete la voce del Padre e la Sua testimonianza su di me e sulla mia origine dal Padre. Oggi il Giordano e tutti i fiumi si rallegreranno. Oggi il cielo e la terra grideranno, le acque amare diventeranno dolci, e coloro che hanno sete gusteranno una dolce acqua. Oggi rinnoverò ciò che creai. Oggi il sole sette volte emanerà la sua luce. Questo è il giorno del Signore di cui hanno parlato i Profeti».

       Quando finì di parlare eravamo giunti sul Giordano. E quando Giovanni vide Gesù gridò a gran voce: «"Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo" (Jn 1,29). Questi è il Figlio Unigenito che è venuto per la nostra salvezza. Questi è il Re dei re annunziato dal profeta Zaccaria. È questi certamente il Figlio Unigenito dell’eterno Dio...».

       Dunque Gesù scese spogliatosi delle vesti e si fermò in mezzo al fiume. C’era lì molta gente che Giovanni battezzava. E Gesù disse a Giovanni: «Fa’ quello che ti ho ordinato».

       E Giovanni gli si avvicinò profondamente turbato e impose le mani sul capo di Nostro Signore. E quando volse gli occhi verso il cielo, lo vide aprirsi e lo Spirito Santo scendere sul capo di Cristo come una colomba che aleggiando si fermò sul capo di Nostro Signore. E sentì una voce che gridava dal cielo: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto; questi è il Figlio mio prediletto di cui gioisco; questi è il Figlio mio diletto per mezzo del quale creai il cielo e la terra; questi è il Figlio mio generato prima dei secoli e dei tempi; questi è il Figlio mio che mai sarà separato da me; questi è il Figlio mio che è veramente la mia immagine».

       Evangelium apocryphum Iohan., 33, 4-6.12


3. Lo Spirito e il Battesimo

       Cristo fu battezzato per noi quando riempì il nostro Battesimo di luce, di vita e di santità e quando divenne la via per la quale lo Spirito viene su di noi, poiché lo Spirito venne su di lui così come sulle primizie del nostro genere umano, per passare in seguito anche su quelli che appartengono allo stesso genere, una volta divenuti perfetti attraverso il Battesimo.

       Severo di Antiochia, Sermo, 84





Lezionario "I Padri vivi" 77