Il presbitero terzo millenio



IL PRESBITERO,

MAESTRO DELLA PAROLA,

MINISTRO DEI SACRAMENTI E GUIDA DELLA COMUNITÀ

IN VISTA DEL TERZO MILLENNIO CRISTIANO


Dal Vaticano, 19 marzo 1999
Solennità di San Giuseppe
Patrono della Chiesa Universale



Agli Em.mi ed Ecc.mi Ordinari,

La Chiesa intera si prepara, in spirito di penitenza, all'imminente ingresso nel Terzo Millennio dall'Incarnazione del Verbo, stimolata dalla continua sollecitudine apostolica del Successore di Pietro verso una sempre più vivace memoria della volontà del suo divino Fondatore.

In intima comunione di intenti con tale fervore, la Congregazione per il Clero, nella sua Assemblea Plenaria, riunitasi nei giorni 13-15 ottobre 1998, ha deciso di affidare ai singoli Presuli questa Lettera Circolare indirizzata, loro tramite, a tutti i sacerdoti. Il Santo Padre, nell'allocuzione pronunciata in tale circostanza, diceva: " La prospettiva della nuova evangelizzazione trova un suo momento forte nell'impegno del Grande Giubileo. Qui si rintracciano provvidenzialmente le vie tracciate dalla Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente e quelle indicate dai Direttori per i Presbiteri e per i Diaconi permanenti, dall'Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero pastorale dei sacerdoti e da quanto sarà frutto della presente Plenaria. Grazie all'universale e convinta applicazione di questi documenti, l'ormai consueta espressione nuova evangelizzazione potrà più efficacemente tradursi in realtà operante ".

Si tratta di uno strumento che — attento alle attuali circostanze, è destinato a provocare un esame di coscienza dei singoli Sacerdoti e dei presbiterii, ben sapendo che il nome dell'amore, nel tempo, è fedeltà. Nel testo si ribadiscono gli insegnamenti conciliari, quelli pontifici e si richiamano gli altri documenti ricordati dallo stesso Sommo Pontefice. Si tratta, infatti, di documenti fondamentali per rispondere alle autentiche esigenze dei tempi e per non correre invano nella missione evangelizzatrice.

I suggerimenti per la riflessione riportati al termine dei singoli capitoli non hanno per fine una risposta alla Congregazione; essi costituiscono piuttosto un ausilio, in quanto cercano di interpellare la realtà di ogni giorno alla luce dei summenzionati insegnamenti. I destinatari potranno servirsene nelle modalità da essi ritenute maggiormente fruttuose.

Nella consapevolezza che nessuna impresa missionaria potrebbe essere realisticamente compiuta senza l'impegno motivato ed entusiasta dei Sacerdoti, primi e più preziosi collaboratori dell'Ordo Episcopale, con questa Lettera Circolare si intende, fra l'altro, offrire un aiuto anche per le giornate sacerdotali, i ritiri, gli esercizi spirituali e le riunioni presbiterali, promosse nelle singole circoscrizioni, in questo tempo propedeutico al Grande Giubileo e, soprattutto, durante lo svolgimento di esso.

Con l'augurio che la Regina degli Apostoli, quale Stella fulgidissima, guidi i passi dei suoi diletti Sacerdoti, figli nel suo Figlio, per i sentieri della comunione effettiva, della fedeltà, dell'esercizio generoso ed integrale del loro indispensabile ministero, auguro ogni vero bene nel Signore e porgo i sensi del più cordiale ossequio nel vincolo dell'affetto collegiale!

Darío Card. Castrillón Hoyos
Prefetto

Csaba Ternyák
Arciv. tit. di Eminenziana
Segretario




INTRODUZIONE

Nata e sviluppatasi sul terreno fertile della grande tradizione cattolica, la dottrina che descrive il presbitero come maestro della Parola, ministro dei sacramenti e guida della comunità cristiana affidatagli, costituisce un cammino di riflessione sulla sua identità e sulla sua missione all'interno della Chiesa. Sempre la stessa eppure sempre nuova, tale dottrina ha bisogno di essere meditata ancora oggi con fede e speranza, in vista della nuova evangelizzazione a cui lo Spirito Santo sta chiamando tutti i fedeli attraverso la persona e l'autorità del Santo Padre.

E necessario un crescente impegno apostolico di tutti nella Chiesa, personale e comunitario allo stesso tempo, rinnovato e generoso. Pastori e fedeli, incoraggiati specialmente dalla testimonianza personale e dal luminoso insegnamento di Giovanni Paolo II, devono comprendere con sempre maggiore profondità che è arrivato il tempo di accelerare il passo, di guardare in avanti con ardente spirito apostolico, di prepararsi a varcare le soglie del XXI secolo con un atteggiamento teso a spalancare le porte della storia a Gesù Cristo, nostro Dio e unico Salvatore. Pastori e fedeli si devono sentire chiamati a far sì che nel 2000 risuoni " con forza rinnovata la proclamazione della verità: Ecce natus est nobis Salvator mundi ".(1)

" Nei paesi di antica cristianità, ma a volte anche nelle Chiese più giovani, interi gruppi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede, o addirittura non si riconoscono più come membri della Chiesa, conducendo un'esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo. In questo caso c'è bisogno di una "nuova evangelizzazione" o "ri-evangelizzazione" ".(2) La nuova evangelizzazione rappresenta quindi, prima di tutto, una reazione materna della Chiesa davanti all'indebolimento della fede e all'oscuramento delle esigenze morali della vita cristiana nelle coscienze di tanti suoi figli. Sono molti infatti i battezzati che, cittadini di un mondo religiosamente indifferente, pur mantenendo una certa fede, vivono praticamente nell'indifferentismo religioso e morale, lontani dalla Parola e dai Sacramenti, fonti essenziali della vita cristiana. Ma ci sono anche tante altre persone, nate da genitori cristiani e forse anche battezzate, che non hanno ricevuto i fondamenti della fede e conducono una esistenza praticamente atea. A tutti quanti guarda la Chiesa con amore, sentendo in modo particolare nei loro confronti l'urgente dovere di attrarli alla comunione ecclesiale dove ritroveranno, con la grazia dello Spirito Santo, Gesù Cristo e il Padre.

Insieme a questo impegno di nuova evangelizzazione, che riaccenda in molte coscienze cristiane la luce della fede e faccia riecheggiare nella società il lieto annuncio della salvezza, la Chiesa sente fortemente la responsabilità della sua perenne missione ad gentes, cioè il diritto-dovere di portare il Vangelo a tutti gli uomini che non conoscono ancora Cristo e non partecipano dei suoi doni salvifici. Per la Chiesa, Madre e Maestra, la missione ad gentes e la nuova evangelizzazione sono, oggi più che mai, inseparabili aspetti del mandato di insegnare, santificare e guidare tutti gli uomini verso il Padre. Anche i cristiani fervorosi, che sono tanti, hanno pure bisogno di un amabile e continuo incoraggiamento nel cercare la propria santità, a cui sono chiamati da Dio e dalla Chiesa. Qui sta il vero motore della nuova evangelizzazione.

Ogni fedele cristiano, ogni figlio della Chiesa dovrebbe sentirsi interpellato da questa comune ed urgente responsabilità, ma in modo tutto particolare i sacerdoti, specialmente scelti, consacrati ed inviati per far emergere la contemporaneità di Cristo, di cui diventano autentici rappresentanti e messaggeri.(3) Si impone quindi la necessità di aiutare tutti i presbiteri secolari e religiosi ad assumersi in prima persona " il prioritario compito pastorale della nuova evangelizzazione "(4) e a riscoprire, alla luce di tale impegno, la chiamata divina a servire la porzione del Popolo di Dio loro affidata, quali maestri della Parola, ministri dei Sacramenti e pastori del gregge.

Capitolo I


AL SERVIZIO DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

\I" Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate " (@JN 15,16@)




1

La nuova evangelizzazione, compito di tutta la Chiesa

La chiamata e l'invio da parte del Signore sono sempre attuali ma, nelle odierne circostanze storiche, acquistano un rilievo particolare. La fine del XX secolo manifesta, infatti, taluni fenomeni contrastanti dal punto di vista religioso. Se da un verso si constata un alto grado di secolarizzazione della società, che volge le spalle a Dio e si chiude ad ogni riferimento trascendente, da un altro verso emerge sempre più una religiosità che cerca di saziare l'innata aspirazione a Dio presente nel cuore di tutti gli uomini, ma che non sempre riesce a trovare uno sbocco soddisfacente. " La missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento. Al termine del secondo millennio dalla sua venuta uno sguardo d'insieme all'umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio ".(5) Questo urgente impegno missionario si svolge oggi, in larga misura, nel quadro della nuova evangelizzazione di tanti Paesi di antica tradizione cristiana, dove però il senso cristiano della vita sembra sia in gran parte decaduto. Ma anche nell'ambito più ampio dell'intera umanità, laddove gli uomini non hanno ancora sentito o non hanno ancora ben capito l'annuncio della salvezza portata da Cristo.

È un fatto dolorosamente reale la presenza, in molti luoghi e in molti ambienti, di persone che hanno sentito parlare di Gesù Cristo, ma che sembrano conoscere ed accettare la sua dottrina più come un complesso di valori etici generali che come impegni di vita concreta. È elevato il numero di battezzati che si allontanano dalla sequela di Cristo e che vivono secondo uno stile segnato dal relativismo. Il ruolo della fede cristiana si è ridotto, in molti casi, a quello di un fattore puramente culturale, ristretto con frequenza ad una dimensione meramente privata, senza alcuna rilevanza nella vita sociale degli uomini e dei popoli.(6)

Non sono pochi né piccoli i campi aperti alla missione apostolica dopo venti secoli di cristianesimo. Tutti i cristiani devono sapersi chiamati, in forza del loro sacerdozio battesimale (cf. 1P 2,4-5 1P 2,9 Ap 1, 5-6, Ap 9-10 Ap 20,6), a collaborare, secondo le loro circostanze personali, alla nuova missione evangelizzatrice, che si configura come una comune responsabilità ecclesiale.(7) La responsabilità dell'attività missionaria " incombe innanzitutto sul collegio dei Vescovi con a capo il Successore di Pietro ".(8) Quali " collaboratori del vescovo i presbiteri, in forza del sacramento dell'ordine, sono chiamati a condividere la sollecitudine per la missione ".(9) Si può dunque dire che, in un certo senso, i presbiteri sono " i primi responsabili di questa nuova evangelizzazione del terzo Millennio ".(10)

La società contemporanea, incoraggiata dalle molte conquiste scientifiche e tecniche, ha sviluppato un profondo senso di indipendenza critica dinanzi a qualsiasi autorità o dottrina, sia secolare che religiosa; ciò richiede che il messaggio cristiano di salvezza, che resta sempre misterioso, sia spiegato a fondo e presentato con l'amabilità, la forza e la capacità di attrarre che ebbe nella prima evangelizzazione, servendosi in modo prudente di tutti i mezzi idonei offerti dalle tecniche moderne, senza tuttavia dimenticare che gli strumenti non potranno mai sostituire la testimonianza diretta di una vita di santità. La Chiesa ha bisogno di veri testimoni, comunicatori del Vangelo in tutti i settori della vita sociale. Da qui deriva che i cristiani in genere e i sacerdoti in particolare devono acquisire una profonda quanto retta formazione filosofico-teologica,(11) che permetta loro di dare ragione della loro fede e della loro speranza e di avvertire l'imperiosa necessità di presentarle in modo sempre costruttivo, con un atteggiamento personale di dialogo e comprensione. L'annuncio del Vangelo non può tuttavia, in alcun modo, esaurirsi nel dialogo; il coraggio della verità è, in effetti, una sfida ineludibile innanzi alla tentazione del conformismo, della ricerca della popolarità facile o della propria quiete!

Non bisogna neppure dimenticare, al momento di effettuare l'opera di evangelizzazione, che alcune nozioni e parole, con le quali essa è stata tradizionalmente condotta, sono diventate quasi inintelligibili alla maggior parte delle culture contemporanee. Concetti quali quello di peccato originale con le sue conseguenze, redenzione, croce, necessità dell'orazione, sacrificio volontario, castità, sobrietà, obbedienza, umiltà, penitenza, povertà, ecc., in taluni contesti hanno perso il loro originario senso cristiano positivo. Per questo la nuova evangelizzazione, con estrema fedeltà alla dottrina di fede insegnata costantemente dalla Chiesa e con un forte senso di responsabilità nei confronti del vocabolario dottrinale cristiano, deve essere capace anche di trovare modi idonei di esprimersi al giorno d'oggi, aiutando a ricuperare il senso profondo di queste realtà umane e cristiane fondamentali, senza per questo rinunciare alle formulazioni della fede, fisse e già acquisite, contenute in modo sintetico nel Credo.(12)


2

Il necessario e insostituibile ruolo dei sacerdoti

Sebbene i Pastori " sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutta la missione della salvezza che la Chiesa ha ricevuto nei confronti del mondo ",(13) essi svolgono un ruolo evangelizzatore assolutamente insostituibile. L'esigenza di una nuova evangelizzazione rende dunque pressante la necessità di trovare un'impostazione dell'esercizio del ministero sacerdotale realmente consona alla situazione odierna, che lo impregni di incisività e lo renda adatto a rispondere adeguatamente alle circostanze in cui deve svolgersi. Tuttavia ciò si deve fare rivolgendosi sempre a Cristo, nostro unico modello, senza che le condizioni del tempo attuale distolgano il nostro sguardo dal traguardo finale. Non sono infatti soltanto le circostanze socioculturali quelle che ci devono spingere ad un rinnovamento pastorale valido, ma soprattutto l'amore ardente per Cristo e per la sua Chiesa.

La meta dei nostri sforzi è il Regno definitivo di Cristo, la ricapitolazione in Lui di tutte le cose create. Tale meta sarà pienamente raggiunta soltanto alla fine dei tempi, ma già adesso è presente attraverso lo Spirito Santo vivificante, per mezzo del quale Gesù Cristo ha costituito il suo Corpo, che è la Chiesa, quale sacramento universale di salvezza.(14)

Cristo, Capo della Chiesa e Signore dell'intera creazione, continua ad agire salvificamente tra gli uomini e proprio entro questa cornice operativa trova il suo giusto posto il sacerdozio ministeriale. Nell'attirare tutti a sé (cf. Gv Jn 12,32), Cristo vuole coinvolgere in modo speciale i suoi sacerdoti. Ci troviamo qui davanti ad un disegno divino (la volontà di Dio di coinvolgere la Chiesa con i suoi ministri nell'opera della redenzione) che, sebbene sia chiaramente attestabile dal punto di vista della dottrina della fede e della teologia, presenta tuttavia non poche difficoltà ad essere accettato da parte degli uomini del nostro tempo. Oggi, infatti, vengono contestate, da parte di molti, la mediazione sacramentale e la struttura gerarchica della Chiesa; ci si chiede quale sia la sua necessità, la sua motivazione.

Come la vita di Cristo anche quella del sacerdote deve essere una vita consacrata, nel Suo nome, all'annuncio autorevole dell'amorosa volontà del Padre (cf. Gv Jn 17,4 He 10,7-10). Questo fu il comportamento del Messia: i suoi anni di vita pubblica furono dedicati a " fare e a insegnare " (Ac 1,1), con una predicazione piena di autorità (cf. Mt Mt 7,29). Tale autorità gli veniva, certamente e in primo luogo, dalla sua condizione divina, ma anche, agli occhi della gente, dal suo modo di agire sincero, santo, perfetto. Ugualmente il sacerdote deve unire all'autorità spirituale oggettiva, che possiede in forza della sacra ordinazione,(15) l'autorità soggettiva proveniente dalla sua vita sincera e santificata,(16) dalla sua carità pastorale, manifestazione della carità di Cristo.(17) Non ha perso di attualità l'esortazione che san Gregorio Magno dirigeva ai sacerdoti: " Bisogna che egli [il pastore] sia puro nel pensiero, esemplare nell'agire, discreto nel suo silenzio, utile con la sua parola; sia vicino a ciascuno con la sua compassione e sia, più di tutti, dedito alla contemplazione; sia umile alleato di chi fa il bene, ma per il suo zelo della giustizia, sia inflessibile contro i vizi dei peccatori; non attenui la cura della vita interiore nelle occupazioni esterne, né tralasci di provvedere alle necessità esteriori per la sollecitudine del bene interiore ".(18)

Ai nostri giorni, come in ogni epoca, nella Chiesa " occorrono araldi del Vangelo esperti in umanità, che conoscano a fondo il cuore dell'uomo di oggi, ne partecipino gioie e speranze, angosce e tristezze, e nello stesso tempo siano dei contemplativi innamorati di Dio. Per questo — affermava il Santo Padre, riferendosi concretamente alla ricristianizzazione dell'Europa con parole aventi tuttavia validità universale — occorrono nuovi santi. I grandi evangelizzatori dell'Europa sono stati i santi. Dobbiamo supplicare il Signore affinché aumenti lo spirito di santità della Chiesa e ci mandi nuovi santi per evangelizzare il mondo d'oggi ".(19) Bisogna tenere presente che non pochi contemporanei si fanno un'idea di Cristo e della Chiesa prima di tutto attraverso i sacri ministri; diventa quindi ancora più urgente la loro testimonianza genuinamente evangelica, quale " immagine viva e trasparente di Cristo sacerdote ".(20)

Nell'ambito dell'azione salvifica di Cristo, possiamo individuare due obiettivi inseparabili. Da un lato una finalità che potremmo definire intellettuale: insegnare, istruire le folle che erano come pecore senza pastore (cf. Mt Mt 9,36), indirizzare le intelligenze verso la conversione (cf. Mt Mt 4,17). L'altro aspetto è quello di muovere i cuori di coloro che lo ascoltavano verso il pentimento e la penitenza per i propri peccati, aprendo il cammino alla ricezione del perdono divino. E così continua ad essere oggi: " la chiamata alla nuova evangelizzazione è innanzitutto una chiamata alla conversione ",(21) e quando la Parola di Dio ha istruito l'intelletto dell'uomo e ha mosso la sua volontà, allontanandola dal peccato, allora l'attività evangelizzatrice raggiunge il suo vertice nella partecipazione fruttuosa ai sacramenti e, soprattutto, alla celebrazione dell'Eucaristia. Come insegnava Paolo VI, " il compito dell'evangelizzazione è precisamente quello di educare nella fede in modo tale che essa conduca ciascun cristiano a vivere i Sacramenti come veri Sacramenti della fede, e non a riceverli passivamente, o a subirli ".(22)

L'evangelizzazione comprende: annunzio, testimonianza, dialogo e servizio e si fonda sull'unione dei tre elementi inseparabili: la predicazione della Parola, il ministero sacramentale e la guida dei fedeli.(23) Non avrebbe senso una predicazione che non formasse continuamente i fedeli e non sfociasse nella pratica sacramentale, così come non avrebbe senso una partecipazione ai sacramenti separata dalla piena accettazione della fede e dei principi morali, o in cui mancasse la conversione sincera del cuore. Se da un punto di vista pastorale il primo posto nell'ordine dell'azione spetta, logicamente, alla funzione di predicazione,(24) nell'ordine dell'intenzione o finalità, il primo posto deve essere assegnato alla celebrazione dei sacramenti, ed in particolare della Penitenza e dell'Eucaristia.(25) È proprio coniugando armonicamente entrambe le funzioni che si ritrova l'integrità del ministero pastorale del sacerdote al servizio della nuova evangelizzazione.

Un aspetto della nuova evangelizzazione, che sta acquistando un'importanza sempre maggiore, è la formazione ecumenica dei fedeli. Il Concilio Vaticano II ha esortato tutti i fedeli cattolici perché " partecipino con slancio all'opera ecumenica " e " stimino i beni veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da noi separati ".(26) Nel contempo si deve anche osservare che " niente è più alieno dall'ecumenismo quanto quel falso irenismo, dal quale ne viene a soffrire la purezza della dottrina cattolica e ne viene oscurato il suo senso genuino e preciso ".(27) I sacerdoti dovranno conseguentemente vigilare affinché l'ecumenismo sia condotto nel fedele rispetto dei principi indicati dal magistero della Chiesa ed esso non conosce fratture ma armonica continuità.


SUGGERIMENTI PER LA RIFLESSIONE SUL CAPITOLO I

1. È realmente sentita nelle nostre comunità ecclesiali, e specialmente tra i nostri sacerdoti, la necessità e l'urgenza della nuova evangelizzazione?

2. È presente nella predicazione? È presente nelle riunioni del presbiterio, nei programmi pastorali, nei mezzi di formazione permanente?


3 I sacerdoti sono specialmente impegnati nella promozione di una missione evangelizzatrice nuova " nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione "(28) — ad intra e ad extra della Chiesa?


4 I fedeli considerano il sacerdozio come un dono divino, sia per colui che lo riceve, sia per la comunità stessa, o lo vedono in chiave di pura funzionalità organizzativa? Si illustra la necessità di pregare perché il Signore conceda vocazioni sacerdotali e perché non manchi la generosità necessaria per rispondere affermativamente?


5 Nella predicazione della Parola di Dio e nella catechesi, si mantiene la dovuta proporzione tra l'aspetto di istruzione nella fede e quello della pratica sacramentale? L'attività evangelizzatrice dei presbiteri è caratterizzata dalla complementarietà tra predicazione e sacramentalità, " munus docendi " e " munus sanctificandi "?



Capitolo II


MAESTRI DELLA PAROLA

\I" Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura " (@MC 16,15@)



1.: I presbiteri, maestri della Parola " nomine Christi et nomine Ecclesiae "

Un adeguato punto di partenza per la corretta comprensione del ministero pastorale della Parola è la considerazione della Rivelazione di Dio in se stessa. " Con questa rivelazione infatti Dio invisibile (cf. Col 1,15 1Tm 1,17) per il suo immenso amore parla agli uomini come ad amici (cf. Es Ex 33,11 Jn 15,14-15) e si intrattiene con essi (cf. Bar Ba 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé ".(29) Nella Scrittura l'annuncio del Regno non solo parla della gloria di Dio, ma la fa scaturire dal suo stesso annuncio. Il Vangelo predicato nella Chiesa non è solo messaggio, ma una divina e salutare azione sperimentata da coloro che credono, che sentono, che obbediscono al messaggio, che lo accolgono.

La Rivelazione, pertanto, non si limita ad istruirci sulla natura di quel Dio che vive in una luce inaccessibile, ma allo stesso tempo ci informa su quanto Dio fa per noi con la grazia. Resa presente e attualizzata " in " e " per mezzo " della Chiesa, la Parola rivelata è uno strumento mediante il quale il Cristo agisce in noi col suo Spirito. Essa è al contempo giudizio e grazia. Nell'ascolto della Parola, il confronto attuale con Dio stesso interpella il cuore degli uomini e chiede una decisione, che non si risolve nella sola conoscenza intellettuale, ma esige la conversione del cuore.

" I presbiteri, nella loro qualità di cooperatori dei Vescovi, hanno anzitutto il dovere di annunziare a tutti il Vangelo di Dio, affinché (...) possano costruire e incrementare il Popolo di Dio ".(30) Proprio perché la predicazione della Parola non è mera trasmissione intellettuale di un messaggio, ma " potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede " (Rm 1,16), attuata una volta per sempre in Cristo, il suo annuncio nella Chiesa richiede, negli annunciatori, un fondamento soprannaturale che garantisca la sua autenticità e la sua efficacia. La predicazione della parola da parte dei ministri sacri partecipa in un certo senso del carattere salvifico della Parola stessa non per il semplice fatto che essi parlino del Cristo, bensì perché annunciano ai loro uditori il Vangelo, con il potere di interpellare, che proviene dalla loro partecipazione alla consacrazione e missione dello stesso Verbo di Dio incarnato. All'orecchio dei ministri risuonano ancora quelle parole del Signore: " Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me " (Lc 10,16), e possono dire con Paolo: " noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali " (1Co 2,12-13).

La predicazione rimane così configurata come un ministero che sgorga dal sacramento dell'Ordine e che si svolge per autorità di Cristo. Tuttavia la forza dello Spirito Santo non garantisce nello stesso modo tutti gli atti dei ministri. Mentre nell'amministrazione dei sacramenti viene data questa garanzia, così che neppure il peccato del ministro può impedire il frutto della grazia, esistono molti altri atti in cui l'impronta umana del ministro acquista una notevole importanza. Tale impronta può giovare, ma anche nuocere, alla fecondità apostolica della Chiesa.(31) Sebbene il carattere di servizio debba impregnare l'intero munus pastorale, esso risulta particolarmente necessario nel ministero della predicazione, perché quanto più il ministro diventa veramente servo della Parola, e non il suo padrone, tanto più la Parola può elargire la sua efficacia salvifica.

Questo servizio esige la personale dedizione del ministro alla Parola predicata, una dedizione rivolta in ultima istanza a Dio stesso, a " quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il Vangelo del Figlio suo " (Rm 1,9). Il ministro non deve frapporgli alcun ostacolo, né perseguendo fini estranei alla sua missione, né facendo leva sulla saggezza degli uomini, né su esperienze soggettive, che potrebbero annebbiare il Vangelo stesso. La Parola di Dio, quindi, non potrà mai essere strumentalizzata ! Al contrario, il predicatore " per primo deve sviluppare una grande familiarità personale con la Parola di Dio (...), dev'essere il primo "credente" nella Parola, in piena consapevolezza che le parole del suo ministero non sono "sue", ma di Colui che lo ha mandato ".(32)

Esiste quindi un rapporto essenziale tra orazione personale e predicazione. Dalla meditazione della Parola di Dio nella preghiera personale dovrà anche sgorgare spontaneamente il primato della " testimonianza della vita, che fa scoprire la potenza dell'amore di Dio e rende persuasiva la sua parola ".(33) Frutto anche della preghiera personale è una predicazione che diventa incisiva non soltanto in virtù della sua coerenza speculativa, ma perché nata da un cuore sincero e orante, consapevole che il compito del ministro " non è di insegnare una propria sapienza, bensì la Parola di Dio e di invitare tutti insistentemente alla conversione e alla santità ".(34) La predicazione dei ministri di Cristo richiede dunque, perché diventi efficace, che sia saldamente fondata sul loro spirito di preghiera filiale: " sit orator, antequam dictor ".(35)

Nella vita personale di preghiera del sacerdote trovano sostegno e impulso la coscienza della propria ministerialità, il senso vocazionale della propria vita, la sua fede viva e apostolica. Qui si attinge, giorno dopo giorno, anche lo zelo per l'evangelizzazione. Questa, divenuta convinzione personale, si traduce in predicazione persuasiva, coerente e convincente. In questo senso, la recita della Liturgia delle Ore non riguarda solo la pietà personale, né si esaurisce come orazione pubblica della Chiesa; essa risulta anche di grande utilità pastorale,(36) perché diventa occasione privilegiata di crescita nella familiarità con la dottrina biblica, patristica, teologica e magisteriale, prima interiorizzata e poi riversata sul Popolo di Dio nella predicazione.

2.: Per un annuncio efficace della Parola

Nella prospettiva della nuova evangelizzazione bisognerebbe sottolineare l'importanza di far maturare nei fedeli il significato della vocazione battesimale, vale a dire, la consapevolezza di essere stati chiamati da Dio a seguire Cristo da vicino e a collaborare personalmente alla missione della Chiesa. " Trasmettere la fede è svelare, annunciare e approfondire la vocazione cristiana; cioè la chiamata che Dio rivolge ad ogni uomo nel manifestargli il mistero della salvezza... ".(37) Compito della predicazione è dunque quello di presentare Cristo agli uomini, perché soltanto Egli, " che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli rende nota la sua altissima vocazione ".(38)

Nuova evangelizzazione e senso vocazionale dell'esistenza del cristiano procedono insieme. Ed è questa la " buona novella " che va annunciata ai fedeli, senza riduzionismi, né quanto alla sua bontà né quanto all'esigenza per raggiungerla, ricordando nel contempo che " il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni, e di subire la morte; ma, associato al mistero pasquale e assimilato alla morte di Cristo, andrà incontro alla risurrezione confortato dalla speranza ".(39)

La nuova evangelizzazione richiede un ardente ministero della Parola, integrale e ben fondato, con chiaro contenuto teologico, spirituale, liturgico e morale, attento alle concrete necessità degli uomini che si devono raggiungere. Non si tratta, evidentemente, di cadere in tentazioni di intellettualismo, che, anzi, potrebbe oscurare anziché illuminare le intelligenze cristiane, ma di svolgere una vera " carità intellettuale " attraverso la permanente e paziente catechesi sulle verità fondamentali della fede e della morale cattoliche, e sul loro influsso nella vita spirituale. L'istruzione cristiana spicca fra le opere spirituali di misericordia: la salvezza avviene nella conoscenza di Cristo, perché " non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati " (Atti 4, 12).

Quest'annuncio catechetico non si può svolgere senza il veicolo della sana teologia, poiché, evidentemente, non si tratta soltanto di ripetere la dottrina rivelata, ma di formare, tramite la dottrina rivelata, l'intelligenza e la coscienza dei credenti, affinché possano vivere con coerenza le esigenze della vocazione battesimale. La nuova evangelizzazione si realizzerà nella misura in cui non soltanto la Chiesa nel suo insieme o le sue singole istituzioni, ma ogni cristiano venga messo in condizione di vivere la fede e di fare della propria vita un motivo vivente di credibilità e una credibile apologia della fede.

Evangelizzare significa, infatti, annunciare e propagare, con tutti gli onesti e congrui mezzi disponibili, i contenuti delle verità rivelate (la fede trinitaria e cristologica, il senso del dogma della creazione, le verità escatologiche, la dottrina sulla Chiesa, sull'uomo, il sapere della fede sui sacramenti e sugli altri mezzi di salvezza, ecc.). E significa anche, allo stesso tempo, insegnare, attraverso la formazione morale e spirituale, a tradurre queste verità in vita concreta, in testimonianza ed impegno missionario.

L'impegno di formazione teologica e spirituale richiesto (impegno nella formazione permanente dei sacerdoti e diaconi, impegno nella formazione di tutti i fedeli) è, nel contempo, ineludibile ed enorme. E necessario dunque che l'esercizio del ministero della Parola e, soprattutto, che i ministri di essa siano all'altezza delle circostanze. L'efficacia dipenderà dal fatto che questo esercizio, fondato essenzialmente sull'aiuto di Dio, si realizzi anche con la massima perfezione umana possibile. Il rinnovato annuncio dottrinale, teologico e spirituale del messaggio cristiano — un annuncio che deve accendere e purificare in prima istanza le coscienze dei battezzati — non può essere pigramente o irresponsabilmente improvvisato. Meno ancora può venire meno la responsabilità dei presbiteri di assumere in prima persona il compito dell'annuncio, specialmente nei confronti del ministero omiletico, che non può essere affidato a chi non è stato ordinato,(40) né facilmente delegato a chi non è ben preparato.

Pensando alla predicazione sacerdotale è necessario insistere, come del resto, si è sempre fatto, sull'importanza della preparazione remota, che può essere concretizzata, ad esempio, nell'orientare adeguatamente le proprie letture e persino i propri interessi verso aspetti, che possano migliorare la preparazione dei ministri ordinati. La sensibilità pastorale dei predicatori deve essere costantemente all'erta in modo da individuare i problemi che preoccupano gli uomini del nostro tempo e le possibili soluzioni. " Inoltre, per rispondere convenientemente alle questioni poste dagli uomini di questa epoca, è necessario che i presbiteri conoscano bene i documenti del Magistero così come si è dispiegato e si dispiega nei secoli, in armonica continuità, in particolare quelli dei Concili e dei Romani Pontefici, e consultino le opere migliori e approvate degli scrittori di scienza teologica ",(41) senza omettere di consultare il Catechismo della Chiesa Cattolica. In questo senso converrebbe insistere, senza stancarsi, sull'importanza della cura della formazione permanente del clero, avendo come riferimento contenutistico il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri.(42) Ogni sforzo in questo campo sarà ripagato da frutti abbondanti. Insieme a quanto detto sinora, è anche importante una preparazione prossima alla predicazione della Parola di Dio. Salvo casi eccezionali, in cui non sarà stato possibile fare in altro modo, l'umiltà e la laboriosità porteranno, ad esempio, a preparare con cura almeno uno schema di ciò che si deve dire.

Logicamente la fonte principale della predicazione deve essere la Sacra Scrittura, profondamente meditata nell'orazione personale e conosciuta attraverso lo studio e la lettura di libri adeguati.(43) L'esperienza pastorale insegna che la forza e l'eloquenza del Testo sacro muovono profondamente gli ascoltatori. Gli scritti dei Padri della Chiesa e di altri grandi autori della Tradizione insegnano a penetrare e a far comprendere ad altri il senso della Parola rivelata,(44) lungi da ogni forma di " fondamentalismo biblico " o di mutilazione del messaggio divino. La pedagogia con cui la liturgia della Chiesa legge, interpreta e applica la Parola di Dio nei diversi tempi dell'anno liturgico, dovrebbe anche costituire un punto di riferimento per la preparazione della predicazione. La considerazione, inoltre, della vita dei santi — con le loro lotte e i loro eroismi — ha prodotto in ogni tempo grande frutto nelle anime dei cristiani. Anche oggi, insidiati da occasioni di comportamento e da dottrine equivoche, i credenti hanno particolare necessità dell'esempio di queste vite eroicamente donate all'amore di Dio e, per Dio, agli altri uomini. Tutto ciò è utile per l'evangelizzazione, come pure il promuovere nei fedeli, per amore di Dio, il senso di solidarietà con tutti, lo spirito di servizio, la generosa donazione agli altri. La coscienza cristiana matura proprio attraverso un riferimento sempre più stretto con la carità.

Risulta essere di notevole importanza per il sacerdote la cura anche degli aspetti formali della predicazione. Viviamo nell'era dell'informazione e della rapida comunicazione, in cui siamo tutti abituati ad ascoltare e a vedere apprezzati professionisti della televisione e della radio. In un certo modo, il sacerdote, che pure è un particolare comunicatore sociale, entra in pacifica concorrenza con essi dinanzi ai fedeli quando trasmette un messaggio, il quale richiede di essere presentato in maniera decisamente attraente. Oltre a saper sfruttare con competenza e spirito apostolico i " nuovi pulpiti ", che sono i mezzi di comunicazione, il sacerdote deve, soprattutto, fare in modo che il suo messaggio sia all'altezza della Parola che predica. I professionisti dei mezzi audiovisivi si preparano bene per compiere il loro lavoro; non sarebbe certo esagerato che i maestri della Parola si occupassero con intelligente e paziente studio a migliorare la qualità " professionale " di questo aspetto del ministero. Oggi, ad esempio, in vari ambiti universitari e culturali sta ritornando l'interesse per la retorica; occorre risvegliarlo anche tra i sacerdoti, unitamente all'umile e nobilmente dignitoso modo di presentarsi e di porsi.

La predicazione sacerdotale deve essere realizzata, come quella di Cristo, in modo positivo e stimolante, che trascini gli uomini verso la Bontà, la Bellezza e la Verità di Dio. I cristiani devono " far risplendere la conoscenza della Gloria divina che rifulge sul volto di Cristo " (2Co 4,6), e devono presentare la verità ricevuta in modo interessante. Come non riscontrare il carattere attraente dell'esigenza, forte e serena ad un tempo, dell'esistenza cristiana? Non vi è nulla da temere. " Da quando, nel Mistero pasquale, ha ricevuto in dono la verità ultima sulla vita dell'uomo, essa (la Chiesa) s'è fatta pellegrina per le strade del mondo per annunciare che Gesù Cristo è la via, la verità e la vita (Jn 14,6). Tra i diversi servizi che essa deve offrire all'umanità, uno ve n'è che la vede responsabile in modo del tutto peculiare: è la diaconia alla verità ".(45)

Risulta anche utile, logicamente, usare nella predicazione un linguaggio corretto ed elegante, comprensibile per i nostri contemporanei di tutti i ceti, evitando banalità e qualunquismo.(46) Bisogna parlare con una autentica visione di fede, ma con parole comprensibili nei diversi ambienti e mai in un gergo proprio di specialisti e neppure con concessioni allo spirito mondano. Il " segreto " umano di una predicazione fruttuosa della Parola consiste in buona misura nella " professionalità " del predicatore, che sa ciò che vuole dire e come dirlo e che ha alle spalle una seria preparazione remota e prossima, senza improvvisazioni da dilettante. Sarebbe dannoso irenismo nascondere la forza della verità tutta intera. Va perciò curato con attenzione il contenuto delle parole, lo stile e la dizione; va pensato bene cosa convenga sottolineare con più forza e, per quanto possibile, senza deprecabili ostentazioni, deve essere curata la stessa gradevolezza della voce. Bisogna sapere dove si vuole arrivare e conoscere bene la realtà esistenziale e culturale dei propri ascoltatori abituali: non si fanno teorie o generalizzazioni astratte e per questo occorre conoscere il proprio gregge. Conviene uno stile amabile, positivo, che sa non ferire le persone, pur " ferendo " le coscienze... senza aver paura di chiamare le cose con il loro nome.

E molto utile che i sacerdoti che collaborano nei diversi incarichi pastorali si aiutino a vicenda con consigli fraterni su questi ed altri aspetti del ministero della Parola. Per esempio, sui contenuti della predicazione, sulla qualità teologica e linguistica, sullo stile, la durata — che deve essere sempre sobria — i modi di dire e di muoversi dall'ambone, sul tono di voce che deve essere normale, anche se variato nei diversi momenti della predicazione, senza affettazione, ecc. Ancora una volta, l'umiltà risulta necessaria al sacerdote affinché si lasci aiutare dai suoi fratelli, ed anche, magari indirettamente, dai fedeli che partecipano alle sue attività pastorali.


SUGGERIMENTI PER LA RIFLESSIONE SUL CAPITOLO II



Il presbitero terzo millenio