Il presbitero terzo millenio 6

6 Abbiamo gli strumenti per valutare l'incidenza reale del ministero della Parola sulla vita delle nostre comunità? Esiste la preoccupazione di adoperare questo mezzo essenziale di evangelizzazione con la maggior professionalità umana possibile?


7 Nei corsi di formazione permanente del clero si presta attenzione al perfezionamento dell'annuncio della Parola nelle sue diverse forme?


8 Vengono incoraggiati i sacerdoti perché dedichino tempo allo studio della teologia, alla lettura dei Padri, dei Dottori della Chiesa e dei Santi? Si manifesta un positivo impegno per conoscere e far conoscere i grandi maestri della spiritualità?


9 Si favorisce la costituzione di biblioteche sacerdotali, con spirito pratico e sana prospettiva dottrinale?


10 In questo senso, ci sono e si conoscono possibilità locali di collegarsi a biblioteche su internet, inclusa la incipiente biblioteca elettronica del sito della Congregazione per il Clero (www.clerus.org)?


11 I sacerdoti fanno uso delle catechesi e degli insegnamenti del Santo Padre, nonché dei vari documenti della Santa Sede?


12 Vi è la consapevolezza dell'importanza di formare professionalmente persone (sacerdoti, diaconi permanenti, religiosi, laici) capaci di realizzare ad un alto livello questo aspetto chiave dell'evangelizzazione della cultura contemporanea, che è la comunicazione?



Capitolo III


MINISTRI DEI SACRAMENTI

\I" Ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio " (@1CO 4,1@)

1. ": In persona Christi Capitis "

" La missione della Chiesa non si aggiunge a quella di Cristo e dello Spirito Santo, ma ne è il sacramento: con tutto il suo essere e in tutte le sue membra essa è inviata ad annunziare e testimoniare, attualizzare e diffondere il mistero della comunione della Santa Trinità ".(47) Questa dimensione sacramentale dell'intera missione della Chiesa sgorga dal suo stesso essere, come realtà al contempo " umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, ardente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina ".(48) In questo contesto della Chiesa " sacramento universale di salvezza ",(49) nel quale Cristo " svela ed insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo ",(50) i sacramenti, in quanto momenti privilegiati della comunicazione della vita divina all'uomo, stanno al centro del ministero dei sacerdoti. Essi sono ben consapevoli di essere strumenti vivi di Cristo Sacerdote. La loro funzione è propria di uomini abilitati dal carattere sacramentale ad assecondare l'azione di Dio con efficacia strumentale partecipata.

La configurazione a Cristo tramite la consacrazione sacramentale, colloca il sacerdote in seno al Popolo di Dio, facendolo partecipare in modo suo proprio e in conformità con la struttura organica della comunità ecclesiale al triplice munus Christi. Agendo in persona Christi Capitis, il presbitero pasce il Popolo di Dio conducendolo verso la santità.(51) Da ciò emerge la " necessità della testimonianza della fede da parte del presbitero in tutta la sua vita, ma, soprattutto, nel modo di valutare e di celebrare gli stessi sacramenti ".(52) Occorre tenere presente la dottrina classica, ripresa dal Concilio Ecumenico Vaticano II, secondo la quale: " pur essendo vero che la grazia di Dio può realizzare l'opera della salvezza anche attraverso ministri indegni, ciò nondimeno Dio, ordinariamente, preferisce manifestare le sue grandezze attraverso coloro i quali, fattisi più docili agli impulsi e alla direzione dello Spirito Santo, possono dire con l'apostolo, grazie alla propria intima unione con Cristo e alla santità di vita: "Non sono più io che vivo, bensì è Cristo che vive in me" (Ga 2,20) ".(53)

Le celebrazioni sacramentali, nelle quali i presbiteri agiscono come ministri di Cristo, partecipi in modo speciale del Suo sacerdozio per mezzo del Suo Spirito,(54) costituiscono momenti cultuali di singolare importanza nei confronti della nuova evangelizzazione. Si tenga anche presente che, per tutti i fedeli, ma soprattutto per quelli abitualmente lontani dalla pratica religiosa, che partecipano tuttavia con una certa frequenza alle celebrazioni liturgiche a motivo di eventi familiari o sociali (battesimi, cresime, matrimoni, ordinazioni sacerdotali, funerali, ecc.), queste occasioni sono diventate ormai gli unici momenti effettivi per la trasmissione dei contenuti della fede. L'atteggiamento credente del ministro dovrà comunque abbinarsi anche " con una eccellente qualità della celebrazione, sotto l'aspetto liturgico e cerimoniale ":(55) non certo rivolta a cercare lo spettacolo, bensì attenta a che veramente l'elemento " umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati ".(56)

2.: Ministri dell'Eucaristia: " il centro stesso del ministero sacerdotale "

" 'Amici': così Gesù chiamò gli Apostoli. Così vuole chiamare anche noi, che, grazie al sacramento dell'Ordine, siamo partecipi del suo Sacerdozio. (...) Poteva Gesù esprimerci la sua amicizia in modo più eloquente che permettendoci, quali sacerdoti della Nuova Alleanza, di operare in suo nome, inpersona Christi Capitis? Proprio questo avviene in tutto il nostro servizio sacerdotale, quando amministriamo i sacramenti e specialmente quando celebriamo l'Eucaristia. Ripetiamo le parole che Egli pronunciò sopra il pane e sopra il vino e, mediante il nostro ministero, si opera la stessa consacrazione da Lui operata. Vi può essere un'espressione dell'amicizia più completa di questa? Essa si pone al centro stesso del nostro ministero sacerdotale ".(57)

La nuova evangelizzazione deve significare per i fedeli anche una nuova chiarezza circa la centralità del Sacramento dell'Eucaristia, culmine di tutta la vita cristiana.(58) Da una parte, perché " non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della Sacra Eucaristia ",(59) ma anche perché " tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere d'apostolato, sono strettamente uniti alla Sacra Eucaristia e ad essa ordinati. Infatti, nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa ".(60)

Nel ministero pastorale essa è anche un traguardo. Per trarne frutto i fedeli devono essere preparati. Se da una parte si fomenta in loro la " degna, attenta e fruttuosa " partecipazione alla liturgia, dall'altra risulta del tutto necessario renderli consapevoli che " sono in tal modo invitati e indotti a offrire assieme a lui se stessi, le proprie fatiche e tutte le cose create. L'Eucaristia costituisce, infatti, la fonte e il culmine di tutta l'evangelizzazione ",(61) verità questa dalla quale derivano non poche conseguenze pastorali.

E di fondamentale importanza formare i fedeli riguardo a ciò che costituisce l'essenza del santo Sacrificio dell'Altare e fomentarne la partecipazione fruttuosa all'Eucaristia.(62) E necessario anche insistere, senza mai stancarsi e senza timori, sull'obbligo di compiere il precetto festivo(63) e sulla convenienza di una frequente partecipazione, se possibile anche quotidiana, alla celebrazione della Santa Messa e alla comunione eucaristica. Bisogna anche ricordare il grave dovere di ricevere sempre il Corpo di Cristo con le dovute condizioni spirituali e corporali, e quindi premettendo la confessione sacramentale individuale, se si ha coscienza di non essere in stato di grazia. Il rigoglio della vita cristiana in ogni Chiesa particolare e in ogni comunità parrocchiale dipende in gran parte dalla riscoperta del grande dono dell'Eucaristia, in uno spirito di fede e di adorazione. Se nell'insegnamento dottrinale, nella predicazione e nella vita non si riesce a manifestare l'unione tra vita quotidiana ed Eucaristia, la frequenza eucaristica finisce per venire trascurata.

Anche a questo riguardo l'esemplarità del sacerdote celebrante è fondamentale: " Celebrare bene costituisce una prima importante catechesi sul santo Sacrificio ".(64) Anche se, evidentemente, non sarà questa l'intenzione del sacerdote, è tuttavia importante che i fedeli lo vedano prepararsi in raccoglimento per celebrare il Santo Sacrificio, che siano testimoni dell'amore e della devozione, che egli pone nella celebrazione e che possano imparare da lui a trattenersi per il ringraziamento per un certo tempo dopo la comunione.

Se una parte essenziale dell'opera evangelizzatrice della Chiesa sta nell'insegnare agli uomini a pregare il Padre per Cristo nello Spirito Santo, la nuova evangelizzazione implica il recupero e il rafforzamento di pratiche pastorali che manifestino la fede nella presenza reale del Signore sotto le specie eucaristiche. " Il Presbitero ha la missione di promuovere il culto della presenza eucaristica, anche fuori della celebrazione della Messa, impegnandosi a fare della propria chiesa una "casa di preghiera" cristiana ".(65) E necessario innanzitutto che i fedeli conoscano con profondità le condizioni imprescindibili per ricevere con frutto la comunione. Allo stesso modo è importante favorire la loro devozione per Cristo che li aspetta amorosamente nel tabernacolo. Un modo semplice ed efficace di fare catechesi eucaristica è la stessa cura materiale di tutto ciò che si riferisce alla chiesa e, in particolare, all'altare e al tabernacolo: pulizia e decoro, dignità dei paramenti e dei vasi sacri, cura nella celebrazione delle cerimonie liturgiche,(66) pratica fedele della genuflessione, ecc. E inoltre particolarmente importante assicurare un ambiente raccolto nella cappella del Santissimo, tradizione plurisecolare nella Chiesa, in modo da garantire il sacro silenzio che facilita il colloquio amoroso con il Signore. Quella cappella, o comunque quel luogo nel quale si conserva e si adora Cristo Sacramentato, è certamente il cuore dei nostri edifici sacri, e come tale dobbiamo cercare di evidenziarne ed agevolarne l'accesso per il più largo arco di tempo quotidiano possibile, di ornarlo debitamente, con vero amore.

E evidente che tutte queste manifestazioni — che non appartengono a forme di vago " spiritualismo ", ma che rivelano una devozione fondata teologicamente — saranno possibili solo a condizione che il sacerdote sia davvero un uomo di orazione e di autentica passione per l'Eucaristia. Solo il pastore che prega saprà insegnare a pregare, mentre saprà anche attrarre la grazia di Dio su coloro che dipendono dal suo ministero pastorale, in modo da favorire conversioni, propositi di vita più fervente, vocazioni sacerdotali e di speciale consacrazione. In definitiva, solo il sacerdote che sperimenta quotidianamente la " conversatio in coelis ", che fa diventare vita della sua vita l'amicizia con Cristo, sarà in condizione di imprimere vero impulso ad un'autentica e rinnovata evangelizzazione.

3.: Ministri della Riconciliazione con Dio e con la Chiesa

In un mondo in cui il senso del peccato è in larga misura venuto meno,(67) è necessario ricordare insistentemente che è proprio la mancanza d'amore a Dio ciò che impedisce di percepire la realtà del peccato nella sua intera malizia. L'avvio della conversione non soltanto come momentaneo atto interiore, ma come stabile disposizione, prende il suo slancio dall'autentica conoscenza dell'amore misericordioso di Dio. " Coloro che in tal modo arrivano a conoscere Dio, che in tal modo lo "vedono", non possono vivere altrimenti che convertendosi continuamente a Lui. Vivono, dunque, "in stato di conversione" ".(68) La penitenza si trova così come patrimonio stabile nella vita ecclesiale dei battezzati, contrassegnata però dalla speranza del perdono: " Voi un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia " (1P 2,10).

La nuova evangelizzazione esige dunque — ed è questa un'esigenza pastorale assolutamente ineludibile — un impegno rinnovato per avvicinare i fedeli al Sacramento della Penitenza,(69) " che appiana la strada ad ognuno, perfino quando è gravato di grandi colpe. In questo sacramento ogni uomo può sperimentare in modo singolare la misericordia, cioè quell'amore che è più potente del peccato ".(70) Non dobbiamo aver timore alcuno di incoraggiare con ardore la pratica di questo sacramento, sapendo rinnovare e rivitalizzare intelligentemente tradizioni cristiane longeve e benefiche. In un primo momento si tratterà di indurre i fedeli, con l'aiuto dello Spirito Santo, ad una profonda conversione che provochi il riconoscimento sincero e contrito dei disordini morali presenti nella vita di ciascuno; sarà poi necessario insegnare l'importanza della confessione individuale frequente, sino ad arrivare, per quanto possibile, ad iniziare un'autentica direzione spirituale personale.

Senza confondere il momento sacramentale con quello della direzione spirituale, i presbiteri devono sapere cogliere, proprio a partire dalla celebrazione del sacramento, l'opportunità d'iniziare il colloquio di guida spirituale. " La riscoperta e la diffusione di questa pratica, anche in momenti diversi dall'amministrazione della Penitenza, è un grande beneficio per la Chiesa nel tempo presente ".(71) In tal modo si coopererà a riscoprire il senso e l'efficacia del sacramento della Penitenza, ponendo così le condizioni per superarne la crisi. La direzione spirituale personale è ciò che permette di formare veri apostoli, capaci di diffondere la nuova evangelizzazione nella società civile. Per arrivare lontano nella missione di rievangelizzare tanti battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa è necessario formare molto bene coloro che sono vicini.

La nuova evangelizzazione richiede di poter fare affidamento su un numero adeguato di sacerdoti: l'esperienza plurisecolare insegna che gran parte delle risposte positive alle vocazioni sorgono grazie alla direzione spirituale, oltre che all'esempio della vita dei sacerdoti interiormente ed esteriormente fedeli alla propria identità. " Ogni sacerdote riserverà particolare cura alla pastorale vocazionale, non mancando (...) di favorire appropriate iniziative mediante un rapporto personale, che faccia scoprire i talenti e sappia individuare la volontà di Dio per una scelta coraggiosa nella sequela di Cristo. (...) E esigenza insopprimibile della carità pastorale che ogni presbitero — assecondando la grazia dello Spirito Santo — si preoccupi di suscitare almeno una vocazione sacerdotale che ne possa continuare il ministero ".(72)

Offrire a tutti i fedeli la reale possibilità di accedere alla confessione richiede, senza dubbio, una grande dedizione di tempo.(73) È vivamente consigliato avere periodi prefissati di presenza in confessionale, che siano a conoscenza di tutti, senza limitarsi ad una disponibilità teorica. A volte, per dissuadere un fedele dall'intenzione di confessarsi è sufficiente il fatto di costringerlo a cercare un confessore, mentre i fedeli " si recano volentieri a ricevere questo sacramento laddove sanno che vi sono sacerdoti disponibili ".(74) Le parrocchie e in genere le chiese adibite al culto dovrebbero avere un orario chiaro, ampio e comodo per le confessioni, e spetta ai sacerdoti garantire che questo orario venga rispettato con regolarità. In conformità a questa premura per facilitare ai fedeli il più possibile l'accostarsi al sacramento della riconciliazione, è anche conveniente curare bene le sedi dei confessionali: la pulizia, la loro visibilità, la possibilità di scegliere l'uso della grata e di conservare l'anonimato,(75) ecc.

Non è sempre facile mantenere e difendere queste pratiche pastorali, ma non per questo ne va taciuta l'efficacia e la convenienza di riprenderle dove fossero cadute in desuetudine. Per questa disponibilità pastoralmente primaria va incentivato l'aiuto fra sacerdoti diocesani e religiosi. Deve essere altresì riconosciuto con venerazione il servizio quotidiano di confessionale svolto in maniera ammirevole da tanti sacerdoti anziani, autentici maestri spirituali delle diverse comunità cristiane.

Tutto questo servizio alla Chiesa sarà estremamente più facile se saranno gli stessi sacerdoti i primi a confessarsi regolarmente.(76) Condizione indispensabile per un generoso ministero della Riconciliazione è, infatti, il ricorso personale del presbitero al Sacramento come penitente. " Tutta l'esistenza sacerdotale subisce un inesorabile scadimento, se viene a mancare, per negligenza o per qualsiasi altro motivo, il ricorso, periodico e ispirato da autentica fede e devozione, al sacramento della Penitenza. In un prete che non si confessasse più o si confessasse male, il suo essere prete e il suo fare il prete ne risentirebbero molto presto, e se ne accorgerebbe anche la comunità, di cui egli è pastore ".(77)

" Il ministero dei presbiteri è innanzitutto comunione e collaborazione responsabile e necessaria al ministero del Vescovo, nella sollecitudine per la Chiesa universale e per le singole Chiese particolari, a servizio delle quali essi costituiscono con il Vescovo un unico presbiterio ".(78) Anche i fratelli nel presbiterato devono essere obiettivo privilegiato della carità pastorale del sacerdote. Aiutarli spiritualmente e materialmente, facilitare loro delicatamente la confessione e la direzione spirituale, rendere loro amabile il cammino di servizio, essere loro vicini in ogni necessità, accompagnarli con premura fraterna in qualsiasi difficoltà, nella vecchiaia e nell'infermità... Ecco un campo veramente prezioso per la pratica delle virtù sacerdotali.

Tra le virtù necessarie per un fruttuoso svolgimento del ministero della Riconciliazione è fondamentale la prudenza pastorale. Così come nell'impartire l'assoluzione il ministro partecipa all'azione sacramentale con efficacia strumentale, così anche negli altri atti del rito penitenziale il suo compito è quello di mettere il penitente di fronte a Cristo, assecondando, con estrema delicatezza, l'incontro misericordioso. Ciò implica l'evitare discorsi generici che non prendano in considerazione la realtà del peccato, e perciò si rende necessaria nel confessore la scienza opportuna.(79) Ma al contempo, il dialogo penitenziale è sempre impregnato di quella comprensione, che sa condurre le animegradualmente lungo il cammino della conversione, senza cadere in alcuna concessione alla cosiddetta " gradualità delle norme morali ".

Dal momento che la pratica della confessione è diminuita in molti luoghi, con grande detrimento della vita morale e della buona coscienza dei credenti, si presenta il pericolo reale di una diminuzione dello spessore teologico e pastorale con cui il ministro della confessione realizza la sua funzione. Il confessore deve chiedere al Paraclito la capacità di riempire di senso soprannaturale questo momento salvifico(80) e di trasformarlo in un incontro autentico del peccatore con Gesù che perdona. Al contempo, deve profittare dell'opportunità della confessione per formare rettamente la coscienza del penitente — compito estremamente importante — rivolgendogli delicatamente le domande necessarie per assicurare l'integrità della confessione e la validità del sacramento, aiutandolo a ringraziare dal profondo del cuore la misericordia di Dio nei suoi confronti, a formulare un proposito fermo di rettifica della propria condotta morale e non mancando di spendere qualche parola appropriata di incoraggiamento, di conforto, di stimolo alla realizzazione di opere di penitenza che, oltre a soddisfare per i propri peccati, aiutino a crescere nelle virtù.


SUGGERIMENTI PER LA RIFLESSIONE SUL CAPITOLO III


13 L'essenza e il significato salvifico dei sacramenti sono invariabili. Partendo dalla ferma certezza di ciò, come rinnovare la pastorale dei sacramenti, mettendola al servizio della nuova evangelizzazione?


14 Le nostre Comunità sono una " Chiesa dell'Eucaristia e della Penitenza "? Vi si alimenta la devozione eucaristica in tutte le sue forme? Viene motivata ed agevolata la pratica della confessione individuale?


15 Si fa abituale riferimento alla presenza reale del Signore nel tabernacolo, incoraggiando, ad esempio, la fruttuosa pratica della visita al Santissimo Sacramento? Sono frequenti gli atti di culto eucaristico? Le nostre chiese dispongono di un ambiente favorevole per la preghiera davanti al Santissimo?


16 Si riserva, con spirito pastorale, particolare cura per la decorosa manutenzione delle chiese? I sacerdoti vestono regolarmente e dignitosamente secondo la normativa canonica (cf. CIC, cann. CIC 284,157 Direttorio n. 66) e, nell'esercizio del culto divino, indossano motivatamente tutti i paramenti prescritti (cf. can. 929)?


17 I sacerdoti si confessano regolarmente e, a loro volta, si rendono disponibili per un ministero così fondamentale?


18 Vengono curate iniziative atte a fornire una formazione permanente del clero intorno al perfezionamento del ministero di confessore? Si incoraggia il giusto l'aggiornamento dei pastori in questo insostituibile ministero?


19 Considerata la grande importanza di una vera rinascita della pratica della confessione personale nei confronti della nuova evangelizzazione, sono rispettate le norme canoniche sulle assoluzioni collettive? Vengono curate con prudenza e carità pastorale, in tutte le parrocchie e chiese, le celebrazioni liturgiche penitenziali?


20 Si stanno concretamente attuando opportune iniziative perché i fedeli compiano motivatamente il precetto festivo?



Capitolo IV


PASTORI AMANTI DEL GREGGE LORO AFFIDATO

" Il buon pastore offre la vita per le pecore " (@JN 10,11@)



1.: Con Cristo, per incarnare e diffondere la misericordia del Padre

" La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia — il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore — e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice ".(81) Questa realtà distingue essenzialmente la Chiesa da tutte le altre istituzioni a favore degli uomini che, sebbene possano svolgere un grande ruolo di solidarietà e filantropìa, magari anche impregnato di spirito religioso, non potrebbero mai presentarsi da sole come effettive dispensatrici della misericordia di Dio. Di fronte ad un concetto secolarizzato della misericordia, che non riesce a trasformare l'interno dell'uomo, la misericordia di Dio offerta nella Chiesa si presenta sia come perdono che come medicina salutare; per la sua efficacia sull'uomo si richiede l'accettazione dell'intera verità sul suo essere, sul suo agire e sulla sua colpevolezza. Da ciò deriva la necessità del pentimento, e ciò rende anche pressante collegare l'annuncio della misericordia con la verità nella sua pienezza. Sono affermazioni di grande importanza riguardo ai sacerdoti, chiamati nella Chiesa e dalla Chiesa con singolare vocazione a svelare e contemporaneamente attuare il mistero dell'amore del Padre attraverso il loro ministero, vissuto " secondo la verità nella carità " (Ep 4,15), e docile agli impulsi dello Spirito Santo.

L'incontro con la misericordia di Dio avviene in Cristo, in quanto manifestazione dell'amore paterno di Dio. Proprio nel rivelare agli uomini il suo ruolo messianico (cf. Lc Lc 4,18), Cristo si presenta come misericordia del Padre verso tutti i bisognosi, specialmente verso i peccatori che hanno necessità di perdono e di pace interiore. " Soprattutto nei riguardi di questi ultimi il Messia diviene un segno particolarmente leggibile di Dio che è amore, diviene segno del Padre. In tale segno visibile, al pari degli uomini di allora, anche gli uomini dei nostri tempi possono vedere il Padre ".(82) Dio che " è amore " (1Jn 4,16) non può rivelarsi se non come misericordia.(83) Il Padre si è voluto coinvolgere per amore attraverso il sacrificio del suo Figlio nel dramma della salvezza degli uomini.

Se già nella predicazione di Cristo la misericordia acquista dei tratti impressionanti, che oltrepassano — come emerge dalla parabola del figlio prodigo (cf. Lc Lc 15,11-32) — qualsiasi realizzazione umana, è nel sacrificio di se stesso sulla croce dove essa si manifesta in modo particolare. Cristo crocifisso è la rivelazione radicale della misericordia del Padre, " ossia dell'amore che va contro ciò che costituisce la radice stessa del male nella storia dell'uomo: contro il peccato e la morte ".(84) La tradizione spirituale cristiana ha visto nel Cuore Sacratissimo di Gesù, che attira a se i cuori sacerdotali, una sintesi profonda e misteriosa della misericordia infinita del Padre.

La dimensione soteriologica dell'intero munus pastorale dei presbiteri è incentrata dunque sul memoriale dell'offerta della vita, fatta da Gesù, ossia sul Sacrificio eucaristico. " Esiste, infatti, un'intima connessione tra la centralità dell'Eucaristia, la carità pastorale e l'unità di vita del presbitero (...). Se il presbitero presta a Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, l'intelligenza, la volontà, la voce e le mani perché, mediante il proprio ministero, possa offrire al Padre il sacrificio sacramentale della redenzione, dovrà fare proprie le disposizioni del Maestro e, come Lui, vivere quale dono per i propri fratelli. Egli dovrà perciò imparare ad unirsi intimamente all'offerta, deponendo sull'altare del sacrificio l'intera vita come segno manifestativo dell'amore gratuito e preveniente di Dio ".(85) Nel dono permanente del Sacrificio eucaristico, memoriale della morte e della risurrezione di Gesù, i sacerdoti hanno ricevuto sacramentalmente la capacità unica e singolare di portare agli uomini, come ministri, la testimonianza dell'amore inesauribile di Dio, che, nella prospettiva ulteriore della storia della salvezza, si confermerà più potente del peccato. Il Cristo pasquale è l'incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico-salvifico ed insieme escatologico.(86) Il sacerdozio, diceva il santo Curato d'Ars, " è l'amore del Cuore di Gesù ".(87) Con Lui, anche i sacerdoti sono, grazie alla loro consacrazione e al loro ministero, un segno vivo ed efficace di questo grande amore, di quell'" amoris officium " di cui parlava sant'Agostino.(88)

2.: " Sacerdos et hostia "

All'autentica misericordia è essenziale la sua natura di dono. Essa va accolta come dono immeritato che viene gratuitamente offerto, che non proviene dalla propria benemerenza. Questa liberalità s'inserisce nel disegno salvifico del Padre, poiché " in questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati " (1Jn 4,10). Ed è proprio in questo contesto che il ministero ordinato trova la sua ragione di essere. Nessuno può conferire a se stesso la grazia: essa deve essere data ed accolta. Ciò suppone che vi siano ministri della grazia, autorizzati e abilitati da Cristo. La tradizione della Chiesa chiama " sacramento " questo ministero ordinato, attraverso il quale gli inviati di Cristo compiono e danno per dono di Dio quello che da se stessi non possono né compiere né dare.(89)

I sacerdoti devono dunque considerarsi come segni viventi e portatori della misericordia, che non offrono come propria, bensì come dono di Dio. Sono anzi servitori dell'amore di Dio per gli uomini, ministri della misericordia. La volontà di servizio s'inserisce nell'esercizio del ministero sacerdotale come elemento essenziale che, a sua volta, esige nel soggetto anche la rispettiva disposizione morale. Il presbitero rende presente agli uomini Gesù, che è il pastore venuto " non per essere servito, ma per servire " (Mt 20,28). Il sacerdote serve in primo luogo Cristo, ma in un modo che passa necessariamente attraverso il servizio generoso alla Chiesa e alla sua missione.

" Egli ci ama ed ha versato il suo sangue per lavare i nostri peccati: Pontifex qui dilexisti nos et lavasti nos a peccatis in sanguine tuo. Ha dato se stesso per noi: tradidisti temetipsum Deo oblationem et hostiam. Cristo introduce nell'eterno santuario il sacrificio di se stesso, che è il prezzo della nostra redenzione. L'offerta, cioè la vittima, è inseparabile dal sacerdote ".(90) Sebbene soltanto Cristo sia simultaneamente Sacerdos et Hostia, il suo ministro, inserito nella dinamica missionaria della Chiesa, è sacramentalmente sacerdos, ma con un permanente richiamo a diventare pure hostia, ad avere in se stesso " gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù " (Ph 2,5). Da questa inscindibile unità tra sacerdote e vittima,(91) tra sacerdozio ed Eucaristia, dipende l'efficacia di qualsiasi azione di evangelizzazione. Dall'unità salda — nello Spirito Santo — tra Cristo e il suo ministro, senza pretendere, da parte di quest'ultimo, di sostituirsi a Lui, bensì di appoggiarsi a Lui e di lasciarLo agire in sé e attraverso di sé, dipende anche oggi l'opera efficace della misericordia divina, contenuta nella Parola e nei Sacramenti. Anche a questa connessione del sacerdote con Gesù nell'opera ministeriale si estende la portata delle parole: " Io sono la vite... Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me " (Jn 15,4).

Il richiamo a diventare hostia assieme a Gesù sta anche alla base della coerenza dell'impegno celibatario con il ministero sacerdotale a favore della Chiesa. Si tratta dell'incorporazione del sacerdote al sacrificio in cui " Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per Lei, per renderla santa " (Ep 5,25-26). Il presbitero è chiamato ad essere " immagine viva di Gesù Cristo Sposo della Chiesa ",(92) facendo della sua intera vita un'oblazione a favore di essa. " Il celibato sacerdotale, allora, è dono di sé in e con Cristo alla sua Chiesa ed esprime il servizio del sacerdote alla Chiesa in e con il Signore ".(93)

3.: La cura pastorale dei sacerdoti: servire guidando nell'amore e nella fortezza

" Esercitando la funzione di Cristo Capo e Pastore, per la parte di autorità che spetta loro, i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità animata nell'unità, e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo ".(94) L'indispensabile esercizio delmunus regendi del presbitero, lontano da una concezione meramente sociologica di capacità organizzativa, scaturisce anche esso dal sacerdozio sacramentale: " In virtù del sacramento dell'Ordine, a immagine di Cristo, sommo ed eterno sacerdote (cf. Ebr 5, 1-10; 7, 24; 9, 11-28), sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento ".(95)

I sacerdoti, partecipando dell'autorità di Cristo, godono di un notevole ascendente nei confronti dei fedeli. Essi sanno però che la presenza di Cristo nel ministro " non deve essere intesa come se costui fosse premunito contro ogni debolezza umana, lo spirito di dominio, gli errori, persino il peccato ".(96) La parola e la guida dei ministri sono quindi suscettibili di una maggiore o minore efficacia a seconda delle loro qualità naturali o acquisite d'intelligenza, di volontà, di carattere, di maturità. Questa consapevolezza, unita alla conoscenza delle radici sacramentali della funzione pastorale, li porta all'imitazione di Gesù Buon Pastore e fa della carità pastorale una virtù indispensabile per il fruttuoso svolgimento del ministero.

" Lo scopo essenziale della loro azione di pastori e dell'autorità che viene loro conferita " è quello di " condurre al suo pieno sviluppo di vita spirituale ed ecclesiale la comunità loro affidata ".(97) Tuttavia " la dimensione comunitaria della cura pastorale (...) non può trascurare le necessità dei singoli fedeli (...). Si può dire che Gesù stesso, Buon Pastore, che "chiama le sue pecore una per una" con voce da esse ben conosciuta (Jn 10,3-4), ha stabilito col suo esempio il primo canone della pastorale individuale: la conoscenza e la relazione di amicizia con le persone ".(98) Nella Chiesa la visione comunitaria si deve armonizzare con quella personale; più ancora, nell'edificazione della Chiesa il pastore procede dalla dimensione personale a quella comunitaria. Nel rapporto con le singole persone e con la comunità il sacerdote si prodiga per trattare tutti " eximia humanitate ",(99) non si pone mai al servizio di una ideologia o di una fazione umana (100) e tratta con gli uomini non " in base ai loro gusti, bensì alle esigenze della dottrina e della vita cristiana ". (101)

Tuttavia oggi più che mai risulta particolarmente necessario adeguare lo stile dell'azione pastorale allo stato di quelle società con passato cristiano, ma attualmente largamente secolarizzate. Assume quindi maggior rilievo la considerazione del munus regendi nel suo autentico senso missionario, che non va confuso con un compito burocratico-organizzativo. Ciò esige, da parte dei presbiteri, un amoroso esercizio della fortezza, il cui modello va scoperto nell'atteggiamento pastorale di Gesù Cristo. Egli, come vediamo nei Vangeli, non rifugge mai dalla responsabilità che deriva dalla sua autorità messianica, ma la esercita con carità e fortezza. Per questo motivo la sua autorità non è mai dominio opprimente, ma disponibilità e spirito di servizio. Questo doppio aspetto — autorità e servizio — costituisce il sistema di riferimento in cui inquadrare il munus regendi del sacerdote: questi dovrà sempre impegnarsi per svolgere con coerenza la sua partecipazione alla condizione di Cristo quale Capo e Pastore del suo gregge. (102)

Il sacerdote, che con e sotto il Vescovo è anche lui pastore della comunità che gli è stata affidata, e animato quindi dalla carità pastorale, non deve temere di esercitare la propria autorità nei campi in cui è tenuto ad esercitarla, poiché per questo fine è stato costituito in autorità; bisogna ricordare che anche quando essa è esercitata con la doverosa fortezza, lo si fa cercando " non tam praeesse quam prodesse " (non tanto comandare quanto servire). (103) Deve piuttosto guardarsi dalla tentazione di esimersi da tale responsabilità chi deve esercitare l'autorità, se non la esercita si sottrae al servizio. In stretta comunione col Vescovo e con tutti i fedeli, eviterà di introdurre nel suo ministero pastorale, sia forme di autoritarismo estemporaneo che modalità di gestione democraticista estranei alla realtà più profonda del ministero, che portano come conseguenza alla secolarizzazione del sacerdote e alla clericalizzazione dei laici. (104) Non di rado, dietro a comportamenti di questo tipo, può nascondersi la paura di assumersi responsabilità, di sbagliare, di non essere gradito, di impopolarità, di andare incontro alla croce, ecc.: in fondo, si tratta di un oscuramento che riguarda la radice autentica dell'identità sacerdotale: l'assimilazione con Cristo, Pastore e Capo.

In questo senso la nuova evangelizzazione esige anche che il sacerdote renda evidente la sua genuina presenza. Si deve vedere che i ministri di Gesù Cristo sono presenti e disponibili tra gli uomini. Perciò è importante anche un loro inserimento amichevole e fraterno nella comunità. E in tale contesto si comprende l'importanza pastorale della disciplina riguardante l'abito ecclesiastico, dalla quale non deve prescindere il presbitero, in quanto esso serve per annunziare pubblicamente la sua dedizione, senza limiti di tempo e luogo, al servizio di Cristo, dei fratelli e di tutti gli uomini. (105) Quanto più una società reca i segni della secolarizzazione, tanto più abbisogna di segni.

Il sacerdote deve porre attenzione nel non cadere nel contraddittorio comportamento in base al quale potrebbe esimersi dall'esercitare l'autorità nei settori di propria diretta competenza per poi, invece, intromettersi in questioni temporali, quali l'ordine socio-politico, (106) lasciate da Dio alla libera disposizione degli uomini.

Sebbene il sacerdote possa godere di notevole prestigio presso i fedeli e, almeno in taluni luoghi, anche presso le autorità civili, è quanto mai necessario che egli ricordi che tale prestigio va vissuto umilmente, servendosene correttamente per collaborare fattivamente alla " salus animarum " e ricordando che solo Cristo è il vero Capo del Popolo di Dio: verso di Lui vanno condotti gli uomini, evitando che si attacchino alla persona del singolo sacerdote. Le anime appartengono solo a Cristo, perché solo Lui, per la gloria del Padre, le ha riscattate a prezzo del suo sangue prezioso. E solo Lui è, nello stesso senso, Signore dei beni soprannaturali e Maestro che insegna con autorità propria ed originaria. Il sacerdote è solo un amministratore, in Cristo e nello Spirito Santo, dei doni che la Chiesa gli ha affidato e, come tale, non ha il diritto di ometterli, di deviarli o di modellarli a suo piacimento. (107) Non ha ricevuto, per esempio, l'autorità di insegnare ai fedeli che gli sono stati affidati soltanto alcune verità della fede cristiana, trascurandone altre in quanto da lui considerate più difficili da accettare o " meno attuali ". (108)

Pensando dunque alla nuova evangelizzazione e alla necessaria guida pastorale dei presbiteri, è importante impegnarsi ad aiutare tutti a realizzare un'opera di discernimento attenta e sincera. Dietro all'atteggiamento del " non volersi imporre ", ecc., potrebbe nascondersi un misconoscimento della sostanza teologica del ministero pastorale o, forse, una mancanza di carattere che rifugge dalla responsabilità. Nemmeno vanno sottovalutati eventuali attaccamenti indebiti a persone o ad incarichi ministeriali, o il malcelato desiderio di popolarità e le mancanze di rettitudine d'intenzione. La carità pastorale è nulla senza l'umiltà. Talvolta dietro ad una ribellione apparentemente motivata, dietro alla reticenza di fronte ad un cambiamento di attività pastorale proposta dal Vescovo, o un eccentrico modo di predicare o di celebrare la liturgia o di non portare gli abiti previsti per il proprio stato o di alterarli a piacimento, si può nascondere l'amor proprio e il desiderio, magari inconsapevole, di farsi notare.

La nuova evangelizzazione esige dal sacerdote anche una rinnovata disponibilità ad esercitare il proprio ministero pastorale dove risulti più necessario. " Come il Concilio sottolinea, "il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto nell'ordinazione non li prepara a una missione limitata e ristretta, bensì a una vastissima e universale missione di salvezza sino agli ultimi confini della terra, dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli apostoli" ". (109) La scarsità numerica di clero, verificabile in alcuni Paesi, unita alla dinamicità caratteristica del mondo contemporaneo, rende particolarmente necessario poter contare su sacerdoti disposti non solo a cambiare incarico pastorale, ma anche città, regione o Paese, a seconda delle diverse necessità, e a svolgere la missione che in ogni circostanza sia necessaria, passando al disopra, per amore di Dio, dei propri gusti e progetti personali. " Per la natura stessa del loro ministero, essi debbono dunque essere penetrati e animati di un profondo spirito missionario e "di quello spirito veramente cattolico che li abitua a guardare oltre i confini della propria diocesi, nazione o rito, e ad andare incontro alle necessità della Chiesa intera, pronti nel loro animo a predicare dovunque il Vangelo" ". (110) Il corretto senso della Chiesa particolare, anche nella formazione permanente, non deve mai oscurare minimamente il senso della Chiesa universale, ma con esso deve essere armonizzato.


SUGGERIMENTI PER LA RIFLESSIONE SUL CAPITOLO IV



Il presbitero terzo millenio 6