Tertio Millennio adveniente 29

IV. LA PREPARAZIONE IMMEDIATA

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29. Sullo sfondo di questo vasto panorama sorge la domanda: si può ipotizzare uno specifico programma di iniziative per la preparazione immediata del Grande Giubileo? Per la verità, quanto sopra si è detto già presenta alcuni elementi di un tale programma.

Una previsione più dettagliata di iniziative "ad hoc", per non essere artificiale e di difficile applicazione nelle singole Chiese, che vivono in condizioni così diversificate, deve risultare da una consultazione allargata.

Consapevole di ciò, ho voluto interpellare al riguardo i Presidenti delle Conferenze Episcopali e, in particolare, i Padri Cardinali.

Sono riconoscente ai venerati Membri del Collegio Cardinalizio che, riuniti in Concistoro Straordinario il 13 e 14 giugno 1994, hanno elaborato in merito numerose proposte ed hanno indicato utili orientamenti. Ugualmente ringrazio i Fratelli nell'Episcopato, i quali in vario modo non hanno mancato di farmi pervenire apprezzati suggerimenti, che hoben tenuto presenti nello stendere questa mia Lettera Apostolica.

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30. Una prima indicazione, emersa con chiarezza dalla con- sultazione, è quella relativa ai tempi della preparazione. Al 2000 mancano ormai pochi anni: è sembrato opportuno articolare questo periodo in due fasi riservando la fase propriamente preparatoria agli ultimi tre anni. Si è ritenuto infatti che un periodo più lungo avrebbe finito per accumulare eccessivi contenuti, attenuando la tensione spirituale.

Si è giudicato pertanto conveniente avvicinarsi alla storica data con una prima fase di sensibilizzazione dei fedeli su tematiche più generali, per poi concentrare la preparazione diretta e immediata in una seconda fase, quella appunto di un triennio, tutta orientata alla celebrazione del mistero di Cristo Salvatore.


a) Prima fase

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31. La prima fase avrà dunque carattere antepreparatorio: dovrà servire a ravvivare nel popolo cristiano la coscienza del valore e del significato che il Giubileo del 2000 riveste nella storia umana. Recando con sé la memoria della nascita di Cristo, esso è intrinsecamente segnato da una connotazione cristologica.

Conformemente all'articolazione della fede cristiana in parola e sacramento, sembra importante unire insieme, anche in questa singolare ricorrenza, la struttura della memoria con quella della celebrazione, non limitandosi a ricordare l'evento solo concettualmente, ma rendendone presente il valore salvifico mediante l'attualizzazione sacramentale. La ricorrenza giubilare dovrà confermare nei cristiani di oggi la fede in Dio rivelatosi in Cristo, sostenerne la speranza protesa nell'aspettativa della vita eterna, ravvivarne la carità, operosamente impegnata nel servizio ai fratelli.

Nel corso della prima fase (dal 1994 al 1996) la Santa Sede, grazie anche alla creazione di un apposito Comitato, non mancherà di suggerire alcune linee di riflessione e di azione a livello universale, mentre un analogo impegno di sensibilizzazione sarà svolto, in maniera più capillare, da Commissioni simili nelle Chiese locali. Si tratta, in qualche modo, di continuare quanto realizzato nella preparazione remota e, contemporaneamente, di approfondire gli aspetti più caratteristici dell'evento giubilare.

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32. Il Giubileo è sempre un tempo di particolare grazia, "un giorno benedetto dal Signore": come tale, esso ha - lo si è già rilevato - un carattere gioioso. Il Giubileo dell'Anno 2000 vuol essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell'Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata. Nell'anno giubilare i cristiani si porranno con rinnovato stupore di fede di fronte all'amore del Padre, che ha dato il suo Figlio, "perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (
Jn 3,16). Essi eleveranno inoltre con intima partecipazione il loro ringraziamento per il dono della Chiesa, fondata da Cristo come "sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa LG 1). Il loro ringraziamento si estenderà infine ai frutti di santità maturati nella vita di tanti uomini e donne che in ogni generazione ed in ogni epoca storica hanno saputo accogliere senza riserve il dono della Redenzione.

Tuttavia la gioia di ogni Giubileo è in particolare modo una gioia per la remissione delle colpe, la gioia della conversione. Sembra perciò opportuno mettere nuovamente in primo piano ciò che costitui il tema del Sinodo dei Vescovi nel 1983, cioè la penitenza e la riconciliazione (cfr. Esort. ap. Reconciliatio et paenitentia (2 dicembre 1984), AAS 77 (1985),185-275). Quel Sinodo fu un evento estremamente significativo nella storia della Chiesa postconciliare. Esso riprese la questione sempre attuale della conversione ("metanoia"), che è la condizione preliminare per la riconciliazione con Dio tanto delle singole persone quanto delle comunità.

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33. E giusto pertanto che, mentre il secondo Millennio del cristianesimo volge al termine, la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in cui, nell'arco della storia, essi si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo, offrendo al mondo, anziché la testimonianza di una vita ispirata ai valori della fede, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di antitestimonianza e di scandalo.

La Chiesa, pur essendo santa per la sua incorporazione a Cristo, non si stanca di fare penitenza: essa riconosce sempre come propri, davanti a Dio e davanti agli uomini, i figli peccatori. Afferma al riguardo la Lumen gentium: "La Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa
LG 8).

La Porta Santa del Giubileo del 2000 dovrà essere simbolicamente più grande delle precedenti, perché l'umanità, giunta a quel traguardo, si lascerà alle spalle non soltanto un secolo, ma un millennio. E bene che la Chiesa imbocchi questo passaggio con la chiara coscienza di ciò che ha vissuto nel corso degli ultimi dieci secoli. Essa non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi, nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. Riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e di coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, rendendoci avvertiti e pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell'oggi.

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34. Tra i peccati che esigono un maggiore impegno di penitenza e di conversione devono essere annoverati certamente quelli che hanno pregiudicato l'unità voluta da Dio per il suo Popolo. Nel corso dei mille anni che si stanno concludendo, ancor più che nel primo millennio, la comunione ecclesiale, "talora non senza colpa di uomini d'entrambe le parti" (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'Ecumenismo
UR 3), ha conosciuto dolorose lacerazioni che contraddicono apertamente alla volontà di Cristo e sono di scandalo al mondo (cfr. Ibid., UR 1).

Tali peccati del passato fanno sentire ancora, purtroppo, il loro peso e permangono come altrettante tentazioni anche nel presente. E necessario farne ammenda, invocando con forza il perdono di Cristo.

In quest'ultimo scorcio di millennio, la Chiesa deve rivolgersi con più accorata supplica allo Spirito Santo implorando da Lui la grazia dell'unità dei cristiani. E questo un problema cruciale per la testimonianza evangelica nel mondo. Soprattutto dopo il Concilio Vaticano II sono state molte le iniziative ecumeniche intraprese con generosità ed impegno: si può dire che tutta l'attività delle Chiese locali e della Sede Apostolica abbia assunto in questi anni un respiro ecumenico. Il Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei Cristiani è divenuto uno dei principali centri propulsori del processo verso la piena unità.

Siamo pero tutti consapevoli che il raggiungimento di questo traguardo non può essere solo frutto di sforzi umani, pur indispensabili. L'unità, in definitiva, è dono dello Spirito Santo. A noi è chiesto di assecondare questo dono senza indulgere a leggerezze e reticenze nella testimonianza della verità, ma mettendo in atto generosamente le direttive tracciate dal Concilio e dai successivi documenti della Santa Sede, apprezzati anche da molti tra i cristiani non in piena comunione con la Chiesa cattolica.

Ecco, dunque, uno dei compiti dei cristiani incamminati verso l'anno 2000. L'avvicinarsi della fine del secondo millennio sollecita tutti ad un esame di coscienza e ad opportune iniziative ecumeniche, così che al Grande Giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto più prossimi a superare le divisioni del secondo millennio. E necessario al riguardo - ognuno lo vede - uno sforzo enorme. Bisogna proseguire nel dialogo dottrinale, ma soprattutto impegnarsi di più nella preghiera ecumenica. Essa s'è molto intensificata dopo il Concilio, ma deve crescere ancora coinvolgendo sempre più i cristiani, in sintonia con la grande invocazione di Cristo, prima della Passione: "Padre... siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21).

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35. Un altro capitolo doloroso, sul quale i figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento, è costituito dall'acquiescenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di intolleranza e persino di violenza nel servizio alla verità.

E vero che un corretto giudizio storico non può prescindere da un'attenta considerazione dei condizionamenti culturali del momento, sotto il cui influsso molti possono aver ritenuto in buona fede che un'autentica testimonianza alla verità comportasse il soffocamento dell'altrui opinione o almeno la sua emarginazione. Molteplici motivi spesso convergevano nel creare premesse di intolleranza, alimentando un'atmosfera passionale alla quale solo grandi spiriti veramente liberi e pieni di Dio riuscivano in qualche modo a sottrarsi. Ma la considerazione delle circostanze attenuanti non esonera la Chiesa dal dovere di rammaricarsi profondamente per le debolezze di tanti suoi figli, che ne hanno deturpato il volto, impedendole di riflettere pienamente l'immagine del suo Signore crocifisso, testimone insuperabile di amore paziente e di umile mitezza.

Da quei tratti dolorosi del passato emerge una lezione per il futuro, che deve indurre ogni cristiano a tenersi ben saldo all'aureo principio dettato dal Concilio: "La verità non si impone che in forza della stessa verità, la quale penetra nelle menti soavemente e insieme con vigore" (Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sulla libertà religiosa
DH 1).

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36. Un serio esame di coscienza è stato auspicato da numerosi Cardinali e Vescovi soprattutto per la Chiesa del presente. Alle soglie del nuovo Millennio i cristiani devono porsi umilmente davanti al Signore per interrogarsi sulle responsabilità che anch'essi hanno nei confronti dei mali del nostro tempo.

L'epoca attuale, infatti, accanto a molte luci, presenta anche non poche ombre.

Come tacere, ad esempio, dell'indifferenza religiosa, che porta molti uomini di oggi a vivere come se Dio non ci fosse o ad accontentarsi di una religiosità vaga, incapace di misurarsi con il problema della verità e con il dovere della coerenza? A ciò sono da collegare anche la diffusa perdita del senso trascendente dell'esistenza umana e lo smarrimento in campo etico, persino nei valori fondamentali del rispetto della vita e della famiglia. Una verifica si impone pure ai figli della Chiesa: quanto sono anch'essi toccati dall'atmosfera di secolarismo e relativismo etico? E quanta parte di responsabilità devono anch'essi riconoscere, di fronte alla dilagante irreligiosità, per non aver manifestato il genuino volto di Dio, a causa dei "difetti della propria vita religiosa, morale e sociale"? (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
GS 19).

Non si può infatti negare che la vita spirituale attraversi, in molti cristiani, un momento di incertezza che coinvolge non solo la vita morale, ma anche la preghiera e la stessa rettitudine teologale della fede. Questa, già messa alla prova dal confronto col nostro tempo, è talvolta disorientata da indirizzi teologici erronei, che si diffondono anche a causa della crisi di obbedienza nei confronti del Magistero della Chiesa.

E quanto alla testimonianza della Chiesa nel nostro tempo, come non provare dolore per il mancato discernimento, diventato talvolta persino acquiescenza, di non pochi cristiani di fronte alla violazione di fondamentali diritti umani da parte di regimi totalitari? E non è forse da lamentare, tra le ombre del presente, la corresponsabilità di tanti cristiani in gravi forme di ingiustizia e di emarginazione sociale? C'è da chiedersi quanti, tra essi, conoscano a fondo e pratichino coerentemente le direttive della dottrina sociale della Chiesa.

L'esame di coscienza non può non riguardare anche la ricezione del Concilio, questo grande dono dello Spirito alla Chiesa sul finire del secondo millennio. In che misura la Parola di Dio è divenuta più pienamente anima della teologia e ispiratrice di tutta l'esistenza cristiana, come chiedeva la Dei Verbum? E vissuta la liturgia come "fonte e culmine" della vita ecclesiale, secondo l'insegnamento della Sacrosanctum Concilium? Si consolida, nella Chiesa universale e in quelle particolari, l'ecclesiologia di comunione della Lumen gentium, dando spazio ai carismi, ai ministeri, alle varie forme di partecipazione del Popolo di Dio, pur senza indulgere a un democraticismo e a un sociologismo che non rispecchiano la visione cattolica della Chiesa e l'autentico spirito del Vaticano II? Una domanda vitale deve riguardare anche lo stile dei rapporti tra Chiesa e mondo. Le direttive conciliari - offerte nella Gaudium et spes e in altri documenti - di un dialogo aperto, rispettoso e cordiale, accompagnato tuttavia da un attento discernimento e dalla coraggiosa testimonianza della verità, restano valide e ci chiamano a un impegno ulteriore.

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37. La Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri: "Sanguis martyrum - semen christianorum" (Tertulliano, Apol., 50,13: CCL I,171). Glieventi storici legati alla figura di Costantino il Grande non avrebbero mai potuto garantire uno sviluppo della Chiesa quale si verifico nel primo millennio, se non fosse stato per quella seminagione di martiri e per quel patrimonio di santità che caratterizzarono le prime generazioni cristiane. Al termine del secondo millennio, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri. Le persecuzioni nei riguardi dei credenti - sacerdoti, religiosi e laici - hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo. La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, come rilevava già Paolo VI nella omelia per la canonizzazione dei martiri ugandesi (cfr. AAS 56 (1964), 906).

E una testimonianza da non dimenticare. La Chiesa dei primi secoli, pur incontrando notevoli difficoltà organizzative, si è adoperata per fissare in appositi martirologi la testimonianza dei martiri. Tali martirologi sono stati aggiornati costantemente attraverso i secoli, e nell'albo dei santi e dei beati della Chiesa sono entrati non soltanto coloro che hanno versato il sangue per Cristo, ma anche maestri della fede, missionari, confessori, vescovi, presbiteri, vergini, coniugi, vedove, figli.

Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi "militi ignoti" della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze. Come è stato suggerito nel Concistoro, occorre che le Chiese locali facciano di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio, raccogliendo la necessaria documentazione. Ciò non potrà non avere anche un respiro ed una eloquenza ecumenica. L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione. Il martyrologium dei primi secoli costitui la base del culto dei santi. Proclamando e venerando la santità dei suoi figli e figlie, la Chiesa rendeva sommo onore a Dio stesso; nei martiri venerava il Cristo, artefice del loro martirio e della loro santità. Si è sviluppata successivamente la prassi della canonizzazione, che tuttora perdura nella Chiesa cattolica e in quelle ortodosse. In questi anni si sono moltiplicate le canonizzazioni e le beatificazioni. Esse manifestano la vivacità delle Chiese locali, molto più numerose oggi che nei primi secoli e nel primo millennio. Il più grande omaggio, che tutte le Chiese renderanno a Cristo alla soglia del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell'onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti di fede, di speranza e di carità in uomini e donne ditante lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana.

Sarà compito della Sede Apostolica, nella prospettiva del terzo Millennio, aggiornare i martirologi per la Chiesa universale, prestando grande attenzione alla santità di quanti anche nel nostro tempo sono vissuti pienamente nella verità di Cristo. In special modo ci si dovrà adoperare per il riconoscimento dell'eroicità delle virtù di uomini e donne che hanno realizzato la loro vocazione cristiana nel Matrimonio: convinti come siamo che anche in tale stato non mancano frutti di santità, sentiamo il bisogno di trovare le vie più opportune per verificarli e proporli a tutta la Chiesa a modello e sprone degli altri sposi cristiani.

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38. Un'ulteriore esigenza sottolineata dai Cardinali e dai Vescovi è quella di Sinodi a carattere continentale, sulla scia di quelli già celebrati per l'Europa e per l'Africa. L'ultima Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, ha accolto, in sintonia con l'Episcopato Nord-americano, la proposta di un Sinodo per le Americhe sulle problematiche della nuova evangelizzazione in due parti dello stesso continente tanto diverse tra loro per origine e storia, e sulle tematiche della giustizia e dei rapporti economici internazionali, tenendo conto dell'enorme divario tra il Nord e il Sud.

Un Sinodo a carattere continentale sembra opportuno per l'Asia, dove più marcata è la questione dell'incontro del cristianesimo con le antichissime culture e religioni locali. Una grande sfida, questa, per l'evangelizzazione, dato che sistemi religiosi come il buddismo o l'induismo si propongono con un chiaro carattere soteriologico. Esiste allora l'urgente bisogno che, in occasione del Grande Giubileo, si illustri e approfondisca la verità su Cristo come unico Mediatore tra Dio e gli uomini e unico Redentore del mondo, ben distinguendolo dai fondatori di altre grandi religioni, nelle quali pur si trovano elementi di verità, che la Chiesa considera con sincero rispetto, vedendovi un riflesso della Verità che illumina tutti gli uomini (cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Dich. sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane
NAE 2). Nel 2000 dovrà risuonare con forza rinnovata la proclamazione della verità: "Ecce natus est nobis Salvator mundi".

Anche per l'Oceania potrebbe essere utile un Sinodo regionale. In questo Continente esiste, tra l'altro, il dato di popolazioni aborigene, che evocano in modo singolare alcuni aspetti della preistoria del genere umano. In tale Sinodo, dunque, un tema da non trascurare, insieme con altri problemi del Continente, dovrebbe essere l'incontro del cristianesimo con quelle antichissime forme di religiosità, significativamente caratterizzate da un orientamento monoteistico.

b) Seconda fase

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39. Sulla base di questa vasta azione sensibilizzatrice sarà poi possibile affrontare la seconda fase, quella propriamente preparatoria. Essa si svilupperà nell'arco di tre anni, dal 1997 al 1999. La struttura ideale per tale triennio, centrato su Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, non può che essere teologica, cioè trinitaria.


I anno: Gesù Cristo

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40. Il primo anno, 1997, sarà pertanto dedicato alla rifles- sione su Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo. Occorre infatti porre in luce il carattere spiccatamente cristologico del Giubileo, che celebrerà l'Incarnazione del Figlio di Dio, mistero di salvezza per tutto il genere umano.

Il tema generale, proposto per questo anno da molti Cardinali e Vescovi, è: "Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre" (cfr.
He 13,8).

Tra i contenuti cristologici prospettati nel Concistoro emergono i seguenti: la riscoperta di Cristo Salvatore ed Evangelizzatore, con particolare riferimento al capitolo quarto del Vangelo di Luca, dove il tema del Cristo mandato ad evangelizzare e quello del Giubileo si intrecciano; l'approfondimento del mistero della sua Incarnazione e della sua nascita dal grembo verginale di Maria; la necessità della fede in Lui per la salvezza. Per conoscere la vera identità di Cristo, occorre che i cristiani, soprattutto nel corso di questo anno, tornino con rinnovato interesse alla Bibbia, "sia per mezzo della sacra liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Divina Rivelazione DV 25). Nel testo rivelato, infatti, è lo stesso Padre celeste che ci si fa incontro amorevolmente e si intrattiene con noi manifestandoci la natura del Figlio unigenito e il suo disegno di salvezza per l'umanità (cfr. Ibid., DV 2).

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41. L'impegno di attualizzazione sacramentale sopra accennato potrà far leva, nel corso dell'anno, sulla riscoperta del Battesimo come fondamento dell'esistenza cristiana, secondo la parola dell'Apostolo: "Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo" (
Ga 3,27). Il Catechismo della Chiesa Cattolica, da parte sua, ricorda che il Battesimo costituisce "il fondamento della comunione tra tutti i cristiani, anche con quanti non sono ancora nella piena comunione con la Chiesa cattolica" (CEC 1271).

Proprio sotto il profilo ecumenico, questo sarà un anno molto importante per volgere insieme lo sguardo a Cristo unico Signore nell'impegno di diventare in Lui una cosa sola, secondo la sua preghiera alPadre. La sottolineatura della centralità di Cristo, della Parola di Dio e della fede non dovrebbe mancare di suscitare nei cristiani di altre Confessioni interesse e favorevole accoglienza.

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42. Tutto dovrà mirare all'obiettivo prioritario del Giubileo che è il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani. E necessario, pertanto, suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo, specialmente quello più bisognoso.

Il primo anno sarà, dunque, il momento favorevole per la riscoperta della catechesi nel suo significato e valore originario di "insegnamento degli Apostoli" (
Ac 2,42) circa la persona di Gesù Cristo ed il suo mistero di salvezza.

Di grande utilità, a questo scopo, si rivelerà l'approfondimento del Catechismo della Chiesa Cattolica, che presenta "con fedeltà ed in modo organico l'insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e nel Magistero autentico, come pure l'eredità spirituale dei Padri, dei santi e delle sante della Chiesa, per permettere di conoscere meglio il mistero cristiano e di ravvivare la fede del popolo di Dio" (Cost. ap. Fidei depositum: AAS 86 (1994), 116). Per essere realisti, non si dovrà trascurare di illuminare la coscienza dei fedeli sugli errori riguardo alla persona di Cristo, mettendo nella giusta luce le opposizioni contro di Lui e contro la Chiesa.

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43. La Vergine Santa, che sarà presente in modo per così dire "trasversale" lungo tutta la fase preparatoria, verrà contemplata in questo primo anno soprattutto nel mistero della sua divina Maternità. E nel suo grembo che il Verbo si è fatto carne! L'affermazione della centralità di Cristo non può essere dunque disgiunta dal riconoscimento del ruolo svolto dalla sua Santissima Madre. Il suo culto, se ben illuminato, in nessun modo può portare detrimento "alla dignità e all'efficacia di Cristo, unico Mediatore" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa
LG 62). Maria infatti addita perennemente il suo Figlio divino e si propone a tutti i credenti come modello di fede vissuta. "La Chiesa, pensando a Lei piamente e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, penetra con venerazione e più profondamente nell'altissimo mistero dell'Incarnazione e si va ognor più conformando al suo Sposo" (LG 65).

II anno: lo Spirito Santo

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44. Il 1998, secondo anno della fase preparatoria, sarà dedi- cato in modo particolare allo Spirito Santo ed alla sua presenza santificatrice all'interno della Comunità dei discepoli di Cristo. "Il grande Giubileo, conclusivo del secondo Millennio - scrivevo nell'Enciclica Dominum et vivificantem - (...) ha un profilo pneumatologico, poiché il mistero dell'incarnazione si è compiuto "per opera dello Spirito Santo". L'ha "operato" quello Spirito che - consostanziale al Padre e al Figlio - è, nell'assoluto mistero di Dio uno e trino, la Persona-amore, il dono increato, che è fonte eterna di ogni elargizione proveniente da Dio nell'ordine della creazione, il principio diretto e, in certo senso, il soggetto dell'autocomunicazione di Dio nell'ordine della grazia. Di questa elargizione, di questa divina autocomunicazione il mistero dell'Incarnazione costituisce il culmine" (Lett. enc. Dominum et vivificantem (18 maggio 1986),
DEV 50: AAS 78 (1986), 869-870). La Chiesa non può prepararsi alla scadenza bimillenaria "in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo. Ciò che "nella pienezza del tempo" si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo per opera sua può ora emergere dalla memoria della Chiesa" (Ibid., DEV 51: l. c., 871).

Lo Spirito, infatti, attualizza nella Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi l'unica Rivelazione portata da Cristo agli uomini, rendendola viva ed efficace nell'animo di ciascuno: "Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26).

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45. Rientra pertanto negli impegni primari della preparazione al Giubileo la riscoperta della presenza e dell'azione dello Spirito, che agisce nella Chiesa sia sacramentalmente, soprattutto mediante la Confermazione, sia attraverso molteplici carismi, compiti e ministeri da Lui suscitati per il bene di essa: "Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei servizi (cfr.
1Co 12,1-11). Fra questi doni viene al primo posto la grazia degli apostoli, alla cui autorità lo stesso Spirito sottomette anche i carismatici (cfr. 1Co 14). Ed è ancora lo Spirito stesso che, con la sua forza e mediante l'intima connessione delle membra, produce e stimola la carità tra i fedeli" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa LG 7).

Lo Spirito è anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione. Sarà dunque importante riscoprire lo Spirito come Colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi.

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46. In questa prospettiva escatologica, i credenti saranno chiamati a riscoprire la virtù teologale della speranza, di cui hanno "già udito l'annunzio dalla parola di verità del Vangelo" (
Col 1,5). Il fondamentale atteggiamento della speranza, da una parte, spinge il cristiano a non perdere di vista la meta finale che dà senso e valore all'intera sua esistenza e, dall'altra, gli offre motivazioni solide e profonde per l'impegno quotidiano nella trasformazione della realtà per renderla conforme al progetto di Dio.

Come ricorda l'apostolo Paolo: "Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati" (Rm 8,22-24). I cristiani sono chiamati a prepararsi al Grande Giubileo dell'inizio del terzo millennio rinnovando la loro speranza nell'avvento definitivo del Regno di Dio, preparandolo giorno dopo giorno nel loro intimo, nella Comunità cristiana a cui appartengono, nel contesto sociale in cui sono inseriti e così anche nella storia del mondo.

E necessario inoltre che siano valorizzati ed approfonditi i segni di speranza presenti in questo ultimo scorcio di secolo, nonostante le ombre che spesso li nascondono ai nostri occhi: in campo civile, i progressi realizzati dalla scienza, dalla tecnica e soprattutto dalla medicina a servizio della vita umana, il più vivo senso di responsabilità nei confronti dell'ambiente, gli sforzi per ristabilire la pace e la giustizia ovunque siano state violate, la volontà di riconciliazione e di solidarietà fra i diversi popoli, in particolare nei complessi rapporti fra il Nord ed il Sud del mondo...; in campo ecclesiale, il più attento ascolto della voce dello Spirito attraverso l'accoglienza dei carismi e la promozione del laicato, l'intensa dedizione alla causa dell'unità di tutti i cristiani, lo spazio dato al dialogo con le religioni e con la cultura contemporanea...

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47. La riflessione dei fedeli nel secondo anno di preparazione dovrà convergere con sollecitudine particolare sul valore dell'unità all'interno della Chiesa, a cui tendono i vari doni e carismi suscitati in essa dallo Spirito. A questo proposito si potrà opportunamente approfondire l'insegnamento ecclesiologico del Concilio Vaticano II contenuto soprattutto nella Costituzione dogmatica Lumen gentium. Questo importante documento ha espressamente sottolineato che l'unità del Corpo di Cristo è fondata sull'azione dello Spirito, è garantita dal ministero apostolico ed è sostenuta dall'amore vicendevole (cfr.
1Co 13,1-8). Tale approfondimento catechetico della fede non potrà non portare i membri del Popolo di Dio ad una più matura coscienza delle proprie responsabilità, come pure ad un più vivo senso del valore dell'obbedienza ecclesiale (cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa LG 37).

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48. Maria, che concepi il Verbo incarnato per opera dello Spirito Santo e che poi in tutta la propria esistenza si lascio guidare dalla sua azione interiore, sarà contemplata e imitata nel corso di quest'anno soprattutto come la donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell'ascolto, donna di speranza, che seppe accogliere come Abramo la volontà di Dio "sperando contro ogni speranza" (
Rm 4,18). Ella ha portato a piena espressione l'anelito dei poveri di Jahvé, risplendendo come modello per quanti si affidano con tutto il cuore alle promesse di Dio.

III anno: Dio Padre

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49. Il 1999, terzo ed ultimo anno preparatorio, avrà la funzione di dilatare gli orizzonti del credente secondo la prospettiva stessa di Cristo: la prospettiva del "Padre che è nei cieli" (cfr.
Mt 5,45), dal quale è stato mandato ed al quale è ritornato (cfr. Jn 16,28).

"Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3). Tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre, di cui si riscopre ogni giorno l'amore incondizionato per ogni creatura umana, ed in particolare per il "figlio perduto" (cfr. Lc 15,11-32). Tale pellegrinaggio coinvolge l'intimo della persona allargandosi poi alla comunità credente per raggiungere l'intera umanità.

Il Giubileo, centrato sulla figura di Cristo, diventa così un grande atto di lode al Padre: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, / che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. / In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, / per essere santi ed immacolati al suo cospetto nella carità" (Ep 1,3-4).

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50. In questo terzo anno il senso del "cammino verso il Padre" dovrà spingere tutti a intraprendere, nell'adesione a Cristo Redentore dell'uomo, un cammino di autentica conversione, che comprende sia un aspetto "negativo" di liberazione dal peccato sia un aspetto "positivo" di scelta del bene, espresso dai valori etici contenuti nella legge naturale, confermata e approfondita dal Vangelo. E questo il contesto adatto per la riscoperta e la intensa celebrazione del sacramento della Penitenza nel suo significato più profondo. L'annuncio della conversione come imprescindibile esigenza dell'amore cristiano è particolarmente importante nella società attuale, in cui spesso sembrano smarriti gli stessi fondamenti di una visione etica dell'esistenza umana.

Sarà pertanto opportuno, specialmente in questo anno, mettere in risalto la virtù teologale della carità, ricordando la sintetica e pregnante affermazione della prima Lettera di Giovanni: "Dio è amore" (
1Jn 4,8 1Jn 4,16). La carità, nel suo duplice volto di amore per Dio e per i Fratelli è la sintesi della vita morale del credente. Essa ha in Dio la sua scaturigine e il suo approdo.

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51. In questa prospettiva, ricordando che Gesù è venuto ad "evangelizzare i poveri" (
Mt 11,5 Lc 7,22), come non sottolineare più decisamente l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati? Si deve anzi dire che l'impegno per la giustizia e per la pace in un mondo come il nostro, segnato da tanti conflitti e da intollerabili disuguaglianze sociali ed economiche, è un aspetto qualificante della preparazione e della celebrazione del Giubileo. così, nello spirito del Libro del Levitico (25,8-28), i cristiani dovranno farsi voce di tutti i poveri del mondo, proponendo il Giubileo come un tempo opportuno per pensare, tra l'altro, ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni. Il Giubileo potrà pure offrire l'opportunità di meditare su altre sfide del momento quali, ad esempio, le difficoltà di dialogo fra culture diverse e le problematiche connesse con il rispetto dei diritti della donna e con la promozione della famiglia e del Matrimonio.

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52. Ricordando, inoltre, che "Cristo (...) proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
GS 22), due impegni saranno ineludibili specialmente nel corso del terzo anno preparatorio: quello del confronto con il secolarismo e quello del dialogo con le grandi religioni.

Quanto al primo, sarà opportuno affrontare la vasta tematica della crisi di civiltà, quale è venuta manifestandosi soprattutto nell'Occidente tecnologicamente più sviluppato, ma interiormente impoverito dalla dimenticanza o dall'emarginazione di Dio. Alla crisi di civiltà occorre rispondere con la civiltà dell'amore, fondata sui valori universali di pace, solidarietà, giustizia e libertà, che trovano in Cristo la loro piena attuazione.

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53. Per quanto riguarda invece l'orizzonte della coscienza religiosa, la vigilia del Duemila sarà una grande occasione, anche alla luce degli avvenimenti di questi ultimi decenni, per il dialogo interreligioso, secondo le chiare indicazioni date dal Concilio Vaticano II nella Dichiarazione Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane.

In tale dialogo dovranno avere un posto preminente gli ebrei e i musulmani. Voglia Dio che a sigillo di tali intenzioni si possano realizzare anche incontri comuni in luoghi significativi per le grandi religioni monoteiste.

Si studia, in proposito, come predisporre sia storici appuntamenti a Betlemme, Gerusalemme e sul Sinai, luoghi di grande valenza simbolica, per intensificare il dialogo con gli ebrei e i fedeli dell'Islam, sia incontri con rappresentanti delle grandi religioni del mondo in altre città. Sempre tuttavia si dovrà far attenzione a non ingenerare pericolosi malintesi, ben vigilando sul rischio del sincretismo e di un facile e ingannevole irenismo.

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54. In tutto questo ampio orizzonte di impegni, Maria Santissima, figlia prescelta del Padre, sarà presente allo sguardo dei credenti come esempio perfetto di amore, sia verso Dio che verso il prossimo. Come Ella stessa afferma nel cantico del Magnificat, grandi cose ha fatto in lei l'Onnipotente, il cui nome è Santo (cfr.
Lc 1,49). Il Padre ha scelto Maria per una missione unica nella storia della salvezza: quella di essere Madre dell'atteso Salvatore. La Vergine ha risposto alla chiamata di Dio con una piena disponibilità: "Eccomi, sono la serva del Signore" (Lc 1,38). La sua maternità, iniziata a Nazaret e vissuta sommamente a Gerusalemme sotto la Croce, sarà sentita in quest'anno come affettuoso e pressante invito rivolto a tutti i figli di Dio, perché facciano ritorno alla casa del Padre ascoltando la sua voce materna: "Fate quello che Cristo vi dirà" (cfr. Jn 2,5).


Tertio Millennio adveniente 29