Caterina, Lettere 72

72

A Romano linaiuolo a la Compagnia del Bigallo in Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere che tu non volla il capo adietro a mirare l'arato (Lc 9,62), ma perseverante nella virtù, però che tu sai che solo la perseveranzia è quella cosa ch'è coronata (Mt 10,22 2Tm 2,12).

Tu se' chiamato e invitato da Cristo alle nozze (Mt 22,2) di vita eterna; ma non vi die andare chi non è vestito. Vuolsi adunque esser vestito del vestimento nuziale, acciò che non sia cacciato dalle nozze come servo iniquo (Mt 22,11-13). Parmi che la prima dolce Verità t'abbi mandati e' messi ad anunziare le nozze, e a recarti il vestimento. E questi messi sonno le sante e buone 'spirazioni e dolci desiderii che ti sonno dati dalla clemenzia dello Spirito santo: queste sono quelle sante cogitazioni che ti fanno fugire el vizio e ispregiare il mondo con tutte le dilizie sue, e fannoti giognare alle nozze delle vere e reali virtù.

Vestesi l'anima d'amore, col quale amore entra alla vita durabile - sì che vedi che le 'spirazioni sante di Dio ti recano el vestimento della virtù: fannotelo amare, e però te 'l vesti -; e invitati alle nozze di vita eterna, però che dopo el vestimento della virtù e dell'ardentissima carità seguita la grazia, e dopo la grazia la visione di Dio, dove sta la nostra beatitudine.

E però io ti prego per l'amore di Cristo crocifisso che tu risponda virilmente senza negligenzia. Pensa che non è cavelle el cominciare e 'l mettare mano all'aratro, come detto è: e' santi pensieri sonno quelli che cominciano a arare, e la perseveranza delle virtù finisce. Colui che ara, rivolta la terra: così lo Spirito santo rivolta la terra della perversa volontà sensitiva. E spesse volte l'uomo inamorato di sì dolce invito e reale vestimento, per fendare meglio la terra sua, cerca se trovasse uno bomero ben tagliente per poterla meglio rivoltare; e vede e truova che neuno ne truova sì perfetto a rompare e tagliare e divellare la nostra volontà, quanto è il ferro e il giogo della santa ubedienzia. E poi che l'à trovato, impara da l'obediente Verbo Figliuolo di Dio; e per lo suo amore vuole essere obediente infino a la morte, e non ci fa ponto resistenzia. Ed egli fa come savio che vuole navigare colle braccia altrui, cioè de l'Ordine, e non sopra le sue. Ricordomi che tu con santo desiderio e proponimento ti partisti da me, di volere rispondare a Dio che ti chiamava, e di volere essere alla santa obedienzia. Non so come tu te 'l fai. Priegoti che quello che non è fatto, che tu el facci bene e diligentemente con buona solecitudine; e sappitene spacciare e tagliare dal mondo; e non aspettare tempo, ché tu non se' sicuro d'averlo. Grande stoltizia e mattezza è de l'uomo che egli perda quello che egli à per quello che non à. Bagnati nel sangue di Cristo crocifisso, nasconditi nel costato suo, nel quale vederai el secreto del cuore. Mostra la prima dolce Verità che l'operazione sua fatta in noi è fatta con amore di cuore; e tu con amore gli risponde: egli è el dolce Dio nostro che non vuole altro che amore. E colui che ama, non offendarà mai la cosa amata.

Or sù, figliuolo mio, e non dormire più nel sonno della negligenzia: vatene tosto al tuo padre misser l'abate con volontà morta e non viva; ché se tu andassi con volontà viva direi che tu non vi metessi piè, ché non si farebbe né per te né per lui. Spero per la bontà di Dio che tu seguitarai le vestigie di Cristo crocifisso. E non ti ponare a sciogliare e' legami del mondo, ma trae fuore el coltello dell'odio e dell'amore, e taglia spaciatamente. Altro non dico.

Permane etc. Gesù dolce, Gesù amore, Maria.



73

A suoro Constanzia monaca del monistero di Santo Abondio presso a Siena.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te e conforto nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti bagnata e anegata nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, considerando me che nella memoria del sangue si truova el fuoco dell'ardentissima carità.

Nella carità non cade tristizia né confusione, e però io voglio che l'affetto tuo sia posto nel sangue: ine t'inebria; e arde e consuma ogni amore propio che fusse in te, sì che col fuoco d'esso amore spenga il fuoco del timore e amore propio di te. Perché si truova el fuoco nel sangue? Perché 'l sangue fu sparto con ardentissimo fuoco d'amore.

O glorioso e prezioso sangue, tu se' fatto a noi bagno e unguento posto sopra le ferite nostre. Veramente, figliuola mia, egli è bagno: ché nel bagno tu truovi el caldo e l'acqua e 'l luogo dov'egli sta; così ti dico che in questo glorioso bagno tu ci truovi el caldo della divina carità, ché per amore l'à dato; truovi el luogo, cioè Idio etterno, dove è il Verbo ed era nel principio (Jn 1,1); truovi l'acqua del sangue, cioè che del sangue esce l'acqua della grazia; ed èvi il muro che vela il luogo. O inestimabile dolcissima carità! Ché tu ài preso el muro della nostra umanità il quale à ricoperto la somma etterna e alta deità, Idio e Uomo; ed è tanto perfetta questa unione che né per morte né per neuna cosa si può separare; e però si truova tanto diletto refrigerio e consolazione nel sangue: ché nel sangue si truova el fuoco della divina carità e la virtù della somma alta ed eterna deità: sai che per virtù della divina essenzia vale el sangue de l'Agnello. Sappi che se fusse stato pure uomo, senza Dio, non valeva il sangue; ma per l'unione che fece Idio ne l'uomo, acettò il sacrifizio del sangue suo. Ben è dunque glorioso questo sangue: è uno unguento odorifero che spegne la puzza della nostra iniquità.

Egli è uno lume che tolle la tenebre, e non tanto la tenebre grossa di fuore, del peccato mortale, ma la tenebre della disordinata confusione che viene spesse volte nell'anima sotto colore e specie d'una stolta umilità. La confusione intende quando le cogitazioni vengono nel cuore dicendo: «Cosa che tu facci, non è piacevole né acetta a Dio: tu se' in istato di dannazione». A mano a mano, poi ch'egli à dato la confusione, ed egli la 'nfonde e mostrale la via colorata col colore de l'umilità, dicendo: «Vedi che per li tuoi peccati non se' degna di molte grazie e doni»; e così si ritrae spesse volte dalla comunione e dagli altri doni ed esercizii spirituali. Questo si è lo 'nganno e la tenebre che 'l dimonio fa.

Dico che se tu, o a cui toccasse, sarai anegata nel sangue de l'Agnello immaculato, che queste illusioni non arbergaranno in te; poniamo ch'elle venissero, non vi permaranno dentro, anco saranno cacciate dalla viva fede e speranza la quale à posta in questo sangue. Fassene beffe e dice: «Per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, che è in me, che mi conforta (Ph 4,13). E se pur io dovesse avere lo 'nferno, io non voglio però perdare lo esercizio mio». Grande stoltizia sarebbe a farsi degno della confusione de lo 'nferno prima che venisse il tempo. Or ti leva con uno fuoco dolce d'amore, carissima figliuola, e non ti confondare, ma risponde a te medesima e di': «Or che comparazione è da le mie iniquitadi a l'abondanzia del sangue, sparto con tanto fuoco d'amore?» Io voglio bene che tu vegga te non essere, e la ignoranzia e nigligenzia tua; ma non voglio che tu la vegga per tenebre di confusione, ma col lume della infinita bontà di Dio, la quale tu truovi in te. Sappi che 'l dimonio non vorebe altro se non che tu ti recassi solo al conoscimento delle miserie tue, senza altro condimento, ma elli vuole essere condito col condimento della speranza nella misericordia di Dio.

Sai come ti conviene fare? Come quando tu entri in cella la notte per andare a dormire: la prima andata sì truovi la cella, e dentro vedi che v'è il letto; la prima, vedi bene che t'è necessaria, e questo non fai solo per la cella, ma volli l'occhio e l'affetto al letto, ove tu truovi el riposo. Così de' tu fare: giognare a l'abitazione della cella del conoscimento di te - ne la quale io voglio che tu uopra l'occhio del conoscimento con l'affettuoso amore -; trapassi nella cella e vatene al letto, nel quale letto è la dolce bontà di Dio, che 'l truovi in te cella. Bene vedi tu che l'essere tuo t'è dato per grazia e non per debito.

Vedi, figliuola, che questo letto è coperto d'uno copertorio vermiglio, tento nel sangue de lo svenato e consumato Agnello. Or qui ti riposa e non ti partire mai. Vedi che non ài cella senza letto né letto senza cella: ingrassa l'anima tua in questa bontà di Dio, però ch'ella può ingrassare; ché in questo letto sta el cibo, la mensa e 'l servidore: el Padre t'è mensa, el Figliuolo t'è cibo, lo Spirito santo ti serve, ed esso Spirito santo ti fa letto di sé. Sappi che se tu volessi pur stare a vedere te medesima con grande confusione - perché tu vedessi la mensa e 'l letto aparechiato - e in esso conoscimento nol participaresti, né ricevaresti el frutto de la pace e quiete sua, ma rimaresti secca e sterile senza neuno frutto. Adunque io ti prego per l'amore di Cristo crocifisso che tu permanga in questo dolce e glorioso letto di riposo. So' certa che se tu t'anegarai nel sangue, che tu el farai; e però dissi ch'io desideravo di vederti bagnata e annegata nel sangue del Figliuolo di Dio. Non dico più.

Permane etc.

Poneti in su la croce con Cristo crocifisso, niscondeti ne le piaghe di Cristo crocifisso, seguitalo per la via de la croce, conformati con Cristo crocifisso, dilettati degli obrobi pene strazii tormenti scherni e villanie per l'amore di Cristo crocifisso, sostenendo infino a l'ultimo de la vita tua, gustando sempre el sangue che versa giù per la croce. Gesù dolce, Gesù amore.



74

A frate Nicolò da Montalcino dell'ordine de' frati Predicatori a Montepulciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi dilettissimo e carissimo figliuolo mio in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi posto in su la mensa della santissima croce, dove si truova l'Agnello immaculato che s'è fatto a noi cibo mensa e servidore, considerando me che d'altro cibo non si può dilettare né saziare l'anima.

Dico che ci conviene andare per la via: egli è essa via (Jn 14,6). Qual fu la via sua? Fu quello ch'egli mangiò in essa via: pene, obrobrii, strazii e villanie, e infino all'obrobriosa morte della croce. Convienci salire poi che siamo gionti all'obiecto nostro: veramente così fa l'anima poi che à veduta la via che à fatta el maestro suo. O che è a vedere tanto consumato amore, che di sè medesimo, cioè del corpo suo, à fatto scala per levarci della via delle pene e ponarci in riposo! O figliuolo carissimo, chi dubbita ch'è nel principio della via gli pare fadigoso, ma poi che elli è gionto a' piedi dell'affetto de l'odio e de l'amore, ogni cosa amara gli diventa dolce. Sì che il primo scalone nel corpo di Cristo sono i piedi.

Questa fu la regola che egli insegnò una volta a una sua serva dicendo: «Levati su, figliuola, levati sopra di te e sali in me, ed acciò che tu possa salire io t'ò fatta la scala, essendo chiavellato in croce. Fa' che in prima tu salga a' piedi, cioè l'affetto e 'l desiderio tuo, però che come e' piedi portano el corpo, così l'affetto porta l'anima. A questo primo cognosciarai te medesima. Poi giognarai a lato del costato aperto; per la quale apritura ti mostrarò el secreto mio, che quello che io ò fatto, ò fatto per amore cordiale». Ine s'inebriarà l'anima tua, in tanta pace gustarete Dio e Uomo; ine si troverà il caldo della divina carità e cognoscerete la infinita bontà di Dio. Poi che abbiamo cognosciuto noi e cognosciuta la bontà sua, e noi giognaremo alla pace della bocca: ine gusta tanta pace e quiete che, come cosa levata in alto, niuna amaritudine che venga gli può aggiognere. Egli è quello letto pacifico dove si riposa l'anima. E però dissi che io desideravo di vedervi posto in su la mensa della santissima croce. Orsù figliuolo, e non stiamo più in negligenzia, ché el tempo de' fiori ne viene.

Abbiate buona sollecitudine delle pecorelle vostre. Fate che, se l'ubbidienzia non ve ne manda, che voi non vi partiate. Dite a coteste donne che si riposino in su la croce con lo Sposo loro Cristo crocifisso. Dite a frate Giovanni che si sveni e aprasi in su la croce per Cristo.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Gesù Cristo. Gesù dolce, Gesù amore.



75

Al monisterio di Santo Gaggio a Fiorenza; Alla badessa e monache del monastero che è in Monte San Savino.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre e figliuole in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi nascoste e serrate nel costato di Cristo crucifisso; altrimenti non varrebbe l'essere serrato dentro dalle mura, ma più tosto sarebbe a giudicio.

E però, come el corpo è rinchiuso, così vuole essere chiuso e serrato l'affetto e 'l desiderio vostro, levato da lo stato e delizie del mondo, e seguitare lo Sposo Cristo dolce Gesù. Non dubbito che, se sarete amatrici dello sposo etterno, voi seguitarete le vestigie d'esso sposo. E sapete qual fu la via di questo sposo? povertà volontaria e obedienzia. Per umilità la somma altezza discese alla bassezza della nostra umanità; e per umiltà e amore ineffabile, che egli ebbe a noi, sì dié l'umanità sua all'obrobiosa morte della croce, eleggendo la via de' tormenti, de' fragelli strazii e vitoperii: or questa umilità dovete seguitare. E sappiate che essa non si può avere se non con perfetto e vero cognoscimento di sé, e in vedere la profonda umilità e mansuetudine dell'Agnello svenato con tanto fuoco d'amore. Dico che egli seguitò la via della vera povertà: egli fu tanto povero che non ebbe dove riposare el capo suo, e nella sua natività Maria dolce non ebbe tanto pannicello che ella potesse involgere el Figliuolo suo. E voi, spose, dovete seguitare la via di quella povertà, e così sapete che voi avete promesso; e io così vi prego, per amore di Cristo crucifisso, che osserviate infine alla morte. Altrimenti non sareste spose, ma sareste come adultere, amando alcuna cosa fuore di Dio, ché in tanto è detta adultera la sposa, in quanto ella ama un altro più che lo sposo.

E quale è il segno dell'amore? che ella sia obbediente a lui. E però doppo la povertà e umilità seguita l'obbedienzia: ché, quanto la sposa è più povara per spirito volontariamente, e più à renunziato alla ricchezza e stati del mondo, tanto più è umile; e quanto più è umile, tanto più è obbediente. Però che 'l superbo non è mai obbediente, ché per la sua superbia non si vuole inchinare a essere suddito né suggetto a neuna creatura. Voglio dunque che siate umili, e spogliate el cuore e l'affetto infine alla morte: voi, abbadessa, obbediente all'ordine; e voi, suddite, obbedienti all'ordine e all'abadessa vostra. Imparate imparate dallo sposo etterno dolce e buono Gesù, che fu obbediente infine alla morte. Sapete che senza obbedienzia voi non potreste participare el sangue dell'Agnello. Or che è la religiosa senza el giogo dell'obedienzia? è morta, e drittamente è uno demonio incarnato, e none osservatrice dell'ordine ma trapassatrice dell'ordine. Ella è condotta nel bando della morte, avendo trapassati e' comandamenti santi di Dio, e oltre a' comandamenti à trapassata la promessione e voto che ella fece nella professione. O dilettissime suore e figliuole in Cristo dolce Gesù, io non voglio che caggiate in questo inconveniente, ma voglio che siate sollicite a non trapassarla d'uno punto.

Volete voi dilettarvi dello Sposo vostro? or uccidete la vostra perversa volontà e non ribellate mai alla vera obbedienzia. Sapete che 'l vero obbediente non va mai investigando la volontà del prelato suo, ma subbito china el capo e mandala in effetto. Inamoratevi di questa vera e reale virtù! Volete voi avere pace e quiete? tolletevi la volontà - ché ogni pena procede dalla propria volontà -; vestitevi della dolce etterna volontà di Dio, e a questo modo gustarete vita etterna, e sarete chiamate angeli terrestri in questa vita.

Conformatevi con la prima dolce Verità. Ma a questo non potreste mai venire se non aprite l'occhio del cognoscimento a raguardare el fuoco della divina carità, la quale Dio à operata nella sua creatura razionale. Pensate, madre e figliuole, che voi sete obligate più che altre creature: in quanto Dio, oltre a quello amore che egli à donato alla creatura, egli à donato a voi più in particulare, traendovi della bruttura e della tenebrosa vita fetida e piena di puzza e di vitoperio, e àvi collocate ed elette per sé; e però non dovete mai essere negligenti, ma cercare tutte quelle cose, luoghi e modi per li quali più potete piacere a lui.

E se voi mi diceste: Quale è la via? dicovelo: quella che fece elli, la via degli obbrobii, pene, tormenti e fragelli. E con che modo? col modo della vera umilità e de l'ardentissima carità, amore ineffabile; col quale amore si renunzia alle ricchezze e stati del mondo, e da l'umilità si viene all'obbedienzia, come detto è. Alla quale obbedienzia seguita la pace, però che l'obbedienzia tolle ogni pena e dà ogni diletto, perché è tolta via la volontà che dà pena.

Drittamente, acciò che l'anima possa salire a questa perfezione, el nostro salvatore à fatto del corpo suo scala, e su v'à fatti gli scaloni. Se raguardate e' piei, essi sono confitti e chiavellati in croce, posti per lo primo scalone: però che in prima die essere l'affetto dell'anima spogliato d'ogni volontà propria, perché, come i piei portano el corpo, così l'affetto porta l'anima. Pensate che già mai l'anima à neuna virtù, se non sale questo primo scalone. Salito che tu l'ài, giogni alla vera e profonda umilità; saglie all'altro e non tardare più, e tu giogni al costato aperto del Figliuolo di Dio: ine trovarete el fuoco e l'abisso della divina carità. In questo secondo scalone del costato aperto vi trovarete una bottiga aperta, piena di spezie odorifere. Ine trovarete Dio e Uomo; ine si sazia e inebria l'anima, per sì-fatto modo che non vede sé medesima: sì come l'ebbro, che è inebriato di vino, così l'anima allora non può vedere altro che sangue, sparto con tanto fuoco d'amore. Allora si leva con ardentissimo desiderio e giogne all'altro scalone, cioè alla bocca, e ine si riposa in pace e quiete; gustavi la pace dell'obedienzia. E fa come l'uomo che è bene inebriato, che, quando è ben pieno, si dà a dormire; e quando dorme non sente né prosperità né aversità.

Così la sposa di Cristo, piena d'amore, s'adormenta nella pace dello Sposo suo. Adormentati sono i sentimenti suoi, ché, se tutte le tribulazioni venissero sopra di lei, punto non se ne cura; se ella è in prosperità del mondo, non sente per diletto disordenato, però che già se n'è spogliata per lo primo affetto.

Or questo è el luogo dove ella si truova conformata con l'unione di Cristo crucifisso.

Corrite adunque virilmente, poi che avete la via, el modo e 'l luogo dove potete trovare el letto nel quale vi riposiate, e la mensa dove prendiate diletto, e 'l cibo del quale vi saziate: però che egli è fatto a noi mensa, cibo e servidore. Assai sareste degne di reprensione, se per vostra negligenzia non cercaste el riposo e, come stolte, vi dilungaste dal cibo. Voglio, e così vi prego da parte di Cristo crucifisso, che voi vi riscaldiate e bagniate nel sangue di Cristo crucifisso e, acciò che siate fatte una cosa con lui, none schifate fadiga, ma dilettatevi in esse fadighe, però che la fadiga è poca e 'l frutto è grande. Non dico più a questo.

Parmi che la vostra carissima madre e mia, monna Nera, sia posta alla mensa della vita durabile, dove si gusta el cibo della vita. À trovato l'Agnello immaculato per frutto; ché, come di sopra dissi che egli era mensa cibo e servidore, così dico che ella, come vera serva di Cristo crucifisso, à trovato el Padre eterno, che gli è mensa e letto: però che nel Padre etterno truova a pieno tutta la sua necessità. In ciò che l'uomo s'affadiga, o partesi da l'uno luogo all'altro, si è per dare el cibo e 'l vestimento alla creatura e luogo di riposo. Dico che ella à trovata la somma etterna bontà di Dio etterno, dove non bisogna che l'anima si parta, per veruna di queste cose, d'andare in diversi luoghi, perché quello è luogo fermo e stabile, dove si truova el letto, per riposo, de la somma ed etterna deità: el Padre per mensa, e 'l Figliuolo è cibo, ché per mezzo del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio giugniamo tutti, se vogliamo, a porto di salute. Lo Spirito santo la serve, però che per amore el Padre ci donò questo cibo del suo Figliuolo, e per amore el Figliuolo ci donò la vita e a sé dié la morte, sì che con la morte sua participiamo la vita durabile. Noi, che siamo pellegrini e viandanti (He 11,13 1P 2,11) in questa vita, riceviamo questo frutto imperfettamente: ma ella l'à ricevuto perfettissimamente, e non è veruna cosa che le 'l possa torre.

Voi, come vere figliuole, dovete essere contente del bene e utilità della vostra madre, e però dovete stare in vera e santa pazienzia, sì per rispetto di Colui che l'à fatto - di tòllare la presenzia sua dinanzi a voi, che non vi dovete scordare da l'etterna volontà di Dio -, e sì per la propria sua utilità, che è uscita di fadiga e di molta pena, ne la quale è stata già è molto tempo, e ita a luogo di riposo. Ma voi, come vere figliuole, vi prego che seguitiate le vestigie e la dottrina sua, e i santi costumi ne' quali ella v'à notricate; e non temete perché vi paia essere rimase orfane o come pecore senza pastore, ché non sarete rimase orfane: Dio vi provederà, e le sue sante buone orazioni, le quali ella offera nel conspetto di Dio per voi. Èvi rimasa monna Ghita: pregovi che voi le siate obbedienti in tutte quelle cose che sono ordinate secondo Dio e la santa religione.

E voi prego, monna Ghita, quanto io so e posso, che abbiate buona cura di cotesta famiglia in conservarla, e acresciare in buona operazione; e non ci commettete negligenzia, però che vi sarebbe richiesto da Dio.

Altro non dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



76

A frate Giovanni di Bindo di Doccio de' frati di Monte Oliveto.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi costante e perseverante alla virtù, a ciò che non volliate el capo indietro a mirare l'arato, ma con perseveranzia seguitiate la via della verità; però che la perseveranzia è quella cosa che è coronata, e senza la perseveranzia non potremmo essere piacevoli né acetti a Dio. Ella è quella virtù che porta, con l'abondanzia della carità, el frutto d'ogni nostra fadiga dentro nell'anima nostra.

Oh quanto è beata l'anima che corre e consuma la vita sua in vera e santa virtù, però che in questa vita gusta l'arra di vita etterna! Ma non potremmo giognere a questa perfezione senza el molto sostenere, però che questa vita non passa senza fadiga; e chi volesse fuggire la fadiga, fuggirebbe el frutto, e non averebbe però fuggita la fadiga, però che portare ce la conviene in qualunque stato noi siamo.

è vero che elle si portano con merito e senza merito, secondo che la volontà è ordenata secondo Dio. Gli uomini del mondo, perché el loro principio dell'affetto e amore è corrotto, ogni loro operazione è guasta e corrotta, unde costoro portano le fadighe senza alcuno merito. Quante sono le fadighe e le pene che essi sostengono in servizio del dimonio! che spesse volte per comettere el peccato mortale sostengono molte pene, e mettonsene alla morte del corpo loro. Questi cotali sono e' martiri del demonio e figliuoli della tenebre, e insegnano a' figliuoli della luce, e dannoci materia di grande vergogna e confusione dinanzi da Dio. O figliuolo carissimo, quanta ignoranzia e miseria è la nostra, a parerci tanto duro e incomportabile a sostenere per Cristo crocifisso, e per avere la vita della grazia; e non pare malagevole alli uomini del mondo a sostenere pena in servizio del demonio! Tutto questo procede perché noi non siamo fondati in verità e con vero cognoscimento di noi, e non siamo posti sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù, però che chi non cognosce sé, non può cognoscere Dio; e non cognoscendo Dio nol può amare; non amandolo, non viene a perfetta carità né ad odio santo di sé medesimo, el quale odio fa portare con vera pazienzia ogni pena, fadiga e tribulazione dagli uomini e dal demonio. Però che alcuna volta siamo perseguitati da li uomini con ingiurie o con parole o con fatti - e questo permette Dio, perché sia provata in noi la virtù -; e alcuna volta da le demonia con molte e diverse cogitazioni per farci privare della grazia, e per conducerci nella morte. Le battaglie sono diverse: alcuna volta contra el prelato nostro, facendoci parere indiscrete l'obedienzie imposte da lui; e così si concepe uno dispiacimento verso di loro e dell'Ordine nostro. E questo fa per privarci dell'obedienzia; ed entrando el demonio per questa porta della disobedienzia, non ce n'avederemmo che elli ci trarrebbe fuore dell'Ordine, dicendo el demonio dentro nella mente: «Poiché essi sono tanto indiscreti, e tu se' giovano, non poteresti sostenere tanta pena. Meglio t'è dunque che tu te ne parta: qualche modo trovarai tu, che tu ti starai assente con qualche licenzia», con la quale fa vedere che si possa stare licitamente. Queste sono battaglie che vengono, le quali non fanno però danno nell'anima; né queste né altre molte miserabili e dissolute battaglie, se la propria volontà non consente, però che Dio non le dà per nostra morte, ma per vita; non perché noi siamo venti, ma perché noi venciamo, e perché sia provata in noi la virtù.

Ma noi, virili, col lume della santissima fede apriamo l'occhio dell'intelletto a raguardare el sangue di Cristo crocifisso, a ciò che si fortifichi la nostra debilezza, e cognosciamo la virtù e la perseveranzia in questo glorioso e prezioso sangue. Nel sangue di Cristo si truova la gravezza e 'l dispiacimento della colpa; ine si manifesta la giustizia e ine si manifesta la misericordia. Noi sappiamo bene che se a Dio non fusse molto dispiaciuta la colpa, e non fusse stata di grandissimo danno alla salute nostra, non ci avarebbe dato el Verbo dell'unigenito suo Figliuolo, del quale volse fare una ancudine, punendo le colpe nostre sopra el corpo suo; e così volse che si facesse giustizia della colpa commessa. E 'l Figliuolo non ci avarebbe data la vita, dandoci el prezzo del sangue con tanto fuoco d'amore, facendocene bagno e lavando la lebbra delle colpe nostre; e questo fece per grazia e per misericordia, e non per debito. Bene è dunque che nel sangue troviamo el dispiacimento e la gravezza della colpa, la giustizia e l'abondanzia della misericordia, con obedienzia pronta correndo con vera umilità infine alla oprobiosa morte della croce.

Dico che questo è el modo di venire a perseveranzia e resistere contra gli uomini e contra le battaglie del demonio, col lume della fede, come detto è, e con vero cognoscimento di noi, unde ci aumiliaremo; dal quale cognoscimento verremo al perfettissimo odio della propria sensualità, e l'odio sarà quello che farà giustizia della colpa sua. E portarà con vera pazienzia ogni ingiuria, strazii, scherni e villania, e obedienzia indiscreta, e fadighe dell'Ordine, e ogni altra battaglia, da qualunque lato elle vengano. E per questo modo gustarà el frutto della divina misericordia, el quale à trovato per affetto d'amore, e veduto con l'occhio dell'intelletto. Adunque non voglio, figliuolo carissimo, che cadiate in negligenzia, né manchi in voi el santo cognoscimento, né serriate l'occhio dell'intelletto a raguardare questo glorioso e prezioso sangue; però che, se voi nel levaste, cadareste in molta ignoranzia, e non cognosciareste la verità; ma, come occhio pieno di nebbia, sarebbe abagliato, cercando el diletto e 'l piacere colà dove elli non è, ponendosi ad amare le cose create più che el Creatore, e pigliare diletto e piacere delle creature.

E alcuna volta si comincia ad amare le creature sotto colore di spirituale amore, e se elli non s'à cura, e none essercita la virtù, non cognosce la verità e non tiene l'occhio nel sangue di Cristo crocifisso; unde l'amore diventa tutto sensuale. E poi che el dimonio l'à condutto colà dove elli voleva - d'averli fatta lassare quella conversazione delle creature sotto colore di spirito, e l'essercizio della santa orazione, e 'l desiderio delle virtù, e 'l cognoscimento della verità -, subbito gli mette uno tedio e una tristizia nella mente con una disperazione, in tanto che si vuole partire dal giogo dell'obedienzia, e abandonare el giardino dell'ordine, dove à gustato tanti dolci e gloriosi frutti prima che elli perdesse el gusto del santo desiderio, a quello tempo dolce che le fadighe e pesi dell'ordine gli parevano di grande suavità.

Sì che vedete quanto male per questo ne potrebbe venire; e però voglio che voi vi studiate, giusta al vostro potere, di portarvi sì e con vero desiderio, che questo non adivenga mai a voi, per neuno caso che v'avenisse. Non venga mai la mente vostra a neuna confusione, ma levate l'occhio nel sangue e pigliate una larga e dolce speranza, ponendo el remedio di levarsi da tutte quelle cose che gl'impediscono la verità; e allora ricevarà grandissima grazia da Dio, e cominciarà a ricevere el frutto delle sue fadighe, ricevendo l'abondanzia della carità nell'anima. Or fuggite, figliuolo carissimo, nella cella del cognoscimento di voi, abracciando el legno della santissima croce, bagnandovi nel sangue de l'umile e immaculato Agnello, fuggendo ogni conversazione la quale vi fusse nociva alla salute vostra. E non mirate a dire: «che parrà, se io mi levo da queste creature? Io lo' dispiacerò, e averannolo per male». Non lassate però, ché noi siamo posti per piacere al Creatore, e none alle creature.

Sapete che dinanzi al sommo giudice neuno risponderà per voi nell'ultima 'stremità della morte; ma solo la virtù sarà quella, con la divina misericordia, che risponderà. Quanto c'è necessaria la virtù! senza la virtù non potiamo vivere di vita di grazia; e però dissi che io desideravo di vedervi costante e perseverante alla virtù infine alla morte, sì che non volgeste el capo indietro per alcuna cosa che sia. Spero nella bontà di Dio, che 'l farete, sì come debba fare el vero figliuolo; e così farete quello che sete tenuto di fare, e adempirete el desiderio mio. Altro non dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



77

Al venerabile religioso frate Guglielmo d'Inghilterra, el quale era baccelliere de l'ordine de' frati Eremitani di santo Augustino a Selva di Lago.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi reverendissimo e dilettissimo padre in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi del Figliuolo di Dio, vi conforto e raccomando nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uniti e trasformati ne la sua inestimabile carità, sì che noi, che siamo albori sterili e infruttiferi senza niuno frutto, siamo innestati ne l'arboro de la vita. Così rapportiamo uno saporoso e dolce frutto, non per noi ma per lo maestro de la grazia che è in noi: sì come il corpo vive per l'anima, così l'anima vive per Idio.

Questa Parola incarnata non ci poteva in quanto uomo restituire la vita de la grazia, ma - in quanto Dio - per amore la divina essenzia volse e potello fare. O fuoco, abisso di carità, perché non siamo separati da te ài voluto fare uno innesto di te in me: questo fu quando seminasti la Parola tua nel campo di Maria.

Dunque bene è vero che l'anima vive per te, e 'l prezzo de l'abondantissimo sangue sparto per me valse per l'amore de la divina essenzia. Non mi maraviglio, carissimo padre, se la Sapientia di Dio, Parola incarnata, dice: «Se io sarò levato in alto, ogni cosa trarrò a me» (Jn 12,32). O cuori indurati, e stolti figliuoli di Adam, bene è misero miserabile cuore, se non si lassa trarre a sì dolce Padre. Dice: «Se io sarò levato» elli; perché? Solo perché noi corriamo. Non ci veggo, carissimo padre, altro peso se non l'amore e la ignoranzia che noi abiamo a noi medesimi, e poco lume e cognoscimento di Dio. Chi non cognosce non può amare, e chi cognosce sì ama.

Non voglio che stiamo più in questa ignoranzia, ché non saremo inestati ne la vita; ma voglio che l'occhio de lo intendimento sia levato sopra di noi a vedere e cognoscere quella somma ed eterna verità: non ne può altro volere che la nostra santificazione. Ogni luogo e ogni tempo, o per morte o per vita, o per persecuzioni o per gli uomini o per gli dimonii, ci dà solo a questo fine, perché aviamo la nostra santificazione. Dicovi che subbito che l'anima à uperto lo 'ntendimento, diventa amatore de l'onore di Dio e de le creature, diventa amatore di pene, e non si diletta altro che in croce con lui. Non è grande fatto, ché già à veduto che la bontà di Dio non può volere altro che bene, e ogni cosa viene da lui; già è privato de l'amore proprio che gli dà tenebre e però non vede lume.

O padre, none stiamo più: inestiamoci ne l'arboro fruttuoso, acciò che 'l maestro non si levi senza noi.

Tolliamo el legame e 'l vinculo dell'ardentissima sua carità, la quale el tenne confitto e chiavato in sul legno de la santissima croce. Percotiamo percotiamo (Mt 7,7 Lc 11,9) con affetto, però che lo infinito bene vuole infinito desiderio. Questa è la condizione de l'anima: perché ella à infinito essere, e però ella infinitamente desidera e non si sazia mai se non si congiogne collo infinito. Levisi adunque el cuore con ogni suo movimento ad amare colui che ama senza essere amato. O amore inestimabile, per fabricare le nostre anime facesti ancudine del corpo tuo, sì che 'l corpo sodisfa a la pena, e l'anima di Cristo à dispiacimento del peccato - e la natura divina colla potenzia sua -. Guardate come fedelmente siamo ricomprati; e perché? perché fu levato in alto. Sottomettiamo dunque la nostra volontà perversa sotto el giogo de la volontà di Dio, che non vuole altro che 'l nostro bene, ricevendo con reverenzia ogni fadiga: ché noi non siamo degni di tanto bene.

Dicovi da parte di Cristo crocifisso che non tanto che alcuna volta la semmana el priore volesse che voi diceste la messa in convento, ma voglio che, se vedete la sua volontà, ogni dì voi la diciate. Perché voi perdiate le consolazioni non perdete però lo stato de la grazia, anco l'acquistate quando voi perdete la vostra volontà. Voglio che, acciò che noi mostriamo d'essere mangiatori de l'anime e gustatori de' prossimi, noi non attendiamo pure a le nostre consolazioni; ma doviamo attendere e udire e avere compassione a le fadighe de' prossimi, e specialmente a coloro che sonno uniti a una medesima carità; e se non faceste così, sarebbe grandissimo difetto.

E però voglio che a le fadighe e necessità di frate Antonio voi prestiateli orecchie a udirlo, e frate Antonio voglio e prego che elli v'oda voi; e così vi prego da parte di Cristo e da mia che facciate. A questo modo conservarete in voi la vera carità, e se non faceste così dareste luogo al dimonio a seminare discordia.

Altro non dico, se non che io vi prego e costrengo che siate unito e trasformato in questo arboro di Cristo crocifisso. Gesù dolce, Gesù amore.




Caterina, Lettere 72