Caterina, Lettere 378

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A Piero Canigiani da Fiorenze ()

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre e figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi quella gloriosa virtù della perseveranzia, la quale è quella virtù che è coronata.

E che modo terremo ad acquistare e conservare in noi questa virtù? Il modo è questo: voi sapete che ogni virtù s'acquista col lume, e sanza esso niuna virtù si può acquistare perché ogni virtù à vita dalla carità; la quale carità è uno amore che l'anima col lume della fede - il quale è nell'occhio de l'intelletto - vede l'amore ineffabile che Dio l'à; vedendolo, cognosce la inestimabile bontà di Dio, e sé essere amata da lui prima che ella fosse: unde concipe uno amore, perché col lume vide che Dio è degno d'essere amato, e che ella è obligata ad amarlo per debito. Questo così-fatto amore incatena e lega tutte l'altre virtù per sì-fatto modo che una non se ne può avere perfettamente che tutte l'altre non s'abbino: adunque col lume s'acquisterà questa reale virtù della perseveranzia. Questo lume la conserva, e questo lume l'accresce; anco, tanto cresce o menoma quanto il lume crescesse o menomasse, però che, esso-fatto che l'anima si truova sanza il lume, è sanza questa virtù della perseveranzia, e subito volta il capo adietro.

Bene dobiamo dunque studiare che questo lume non ci sia tolto dalla nuvola dell'amore proprio, cioè d'amare sé e le cose del mondo e lo stato sensitivamente, ché per lo libero arbitrio che l'uomo à, si può voltare ad ogni mano. Unde se l'occhio de l'intelletto è mosso dall'appetito sensitivo, subito si pone a vedere e a volere cognoscere queste cose transitorie le quali passano come il vento, e in esse si vuole dilettare; ma perché ciecamente vede, non cognosce che in esse non è perfetto diletto né riposo - anco, v'è tanta imperfezione e inquiete, che l'anima che disordinatamente l'ama è incomportabile a sé medesima -; ma se l'affetto ordinato muove l'intelletto, egli si pone a vedere e cognoscere la verità, la quale il fa fermo e stabile, e però abraccia e seguita la dottrina di Cristo crocifisso, che è essa verità, dove ella truova compito diletto, unde ella spregia sé medesima, cioè quella perversa legge che impugna contra lo spirito.

E perché à cognosciuta la verità, odia quello che prima amava, e ama quello che odiava. Per questo modo fugge e schifa la colpa, però che la colpa nostra non sta in altro se non in odiare quello che Cristo amò, e amare quello che egli odiò. Tanto gli dispiacque la colpa, che egli la volse punire sopra al corpo suo, anco ne fece una ancudine, sopra la quale fabricò le nostre iniquità; e tanto amò l'onore del Padre e la salute nostra, che per rendere a lui l'onore e a noi la vita della grazia - la quale avamo perduta per la colpa d'Adam -, e acciò che la virtù e la buona e santa vita ci valesse a vita eterna, corse all'obrobriosa morte della santissima croce. Per questa via conserveremo questa virtù: satollianci d'obbrobrii, aviliamo noi medesimi, facianci piccoli per vera umilità, se noi voliamo essere grandi nel conspetto di Dio. Lassiamo ogimai i morti sotterrare a' morti (
Mt 8,22 Lc 9,60), e noi seguitiamo la vita di Cristo dolce Gesù, perseverando infino alla morte nelle vere e reali virtù.

A questo voglio che attendiate, e non ci mettete indugio di tempo, ma con perseveranzia, però che 'l tempo nostro è breve, tanto che non potiamo più che - con grande desiderio - spogliarci di questa vita mortale e dirizzarci verso il nostro fine. Raguardate bene che egli è così, e niuno è, giovano né vecchio, ricco né povero, sano né infermo, né signore né suddito, che si possa fidare o pigliare speranza d'avere pure un'ora di tempo. Matto sarebbe chi la pigliasse, però che noi vediamo che ella viene vòta manifestamente, che quelli che si credono bene stare subito vengono meno. Voglio dunque che raguardiate la brevità del tempo vostro, acciò che, con amore e con santo timore di Dio, l'affetto vostro sempre vadi inanzi e mai non torni adietro, crescendo continuamente. Troppo sarebbe peggio e maggiore ruina dell'anima e del corpo - dopo il cognoscimento e buona voluntà che l'uomo avesse ricevuto da Dio - il tornare adietro che l'offese dinanzi, e di maggiore riprensione è degno nel cospetto di Dio e degli uomini. Tutto dì vediamo questo, che non pare che mai bene gli pigli, se non ritorna già nello stato virtuoso suo.

Non vorrei che l'amore proprio di voi o de' figliuoli, colorato col colore della giustizia con parervi fare meglio, vi facesse rattaccare a questi affanni miseri degli stati del mondo. So che non bisogna dire molte parole. Io voglio che attendiate alla vostra salute in cognoscere i beni immortali, e mettervi sotto i piedi i beni mortali. Lassate la conversazione de' servi del mondo, e dilettatevi di quella de' servi di Dio.

Guardate, guardate quanto avete cara l'anima vostra, e anco per vostro bene secondo il mondo, che voi non v'impacciate di queste frasche. Fatemi come il vero peregrino, ché così dobiamo fare, perché tutti siamo peregrini e viandanti (He 11,13 1P 2,11) in questa vita. Il peregrino non attende ad altro se non di giugnere al termine suo: pigliasi la vita sua, e più no. E con buona providenzia mira di lassare le vie dubiose e passare per le sicure. Se egli truova luoghi pacifichi e dilettevoli, non si ristà però, ma va pure per li fatti suoi. E se gli truova in guerra o malagevoli, né più, né meno - se già egli non vedesse che sanza suo danno, o impedimento del cammino e termine suo, potesse fare a loro utilità; per altro modo, no -. Sì che né pace né guerra possono mai impedire il buono peregrino: così voglio che facciate voi.

Su dunque, peregrino, destatevi dal sonno, ché non è ora da dormire, ma è tempo di vigilia. Gittate a terra il carico de' pensieri e affanni del mondo e tollete il bordone della croce, acciò che abiate con che difendervi da' nimici che trovaste tra via. Empite il vasello del cuore vostro di sangue, il quale è il vostro conforto, acciò che per debilezza non veniste meno nel tempo delle fatighe. Ponetevi dinanzi a l'occhio de l'intelletto vostro Dio, il quale è il vostro fine e termine, e corrite con fame e desiderio delle virtù; ché avendone desiderio, desiderrete di giugnere al fine vostro.

Neccessario v'è di corrire con l'affetto del desiderio, con la memoria di Dio, sì come sempre corriamo verso il termine della morte, che mai per niuna cosa ristà questo corso. Dormendo, mangiando, parlando, e in ogni altra cosa sempre corriamo verso la morte. Così dobiamo noi fare e faremo, se in ogni nostra operazione ci porremo Dio dinanzi, però che allora sempre staremo col suo santo timore. Così sarà lunga e crescerà questa virtù della perseveranzia in noi, unde nella fine riceveremo il frutto delle nostre fatighe e la corona della gloria, riposandoci nel termine di vita eterna; in altro modo, no.

E perché altro modo io non ci veggo, dissi che io desiderava di vedere in voi questa gloriosa virtù della perseveranzia, la quale s'acquista, conservasi e cresce per lo modo che detto abiamo. Voglio adunque che con grande diligenzia e sollicitudine v'ingegniate d'acquistare in voi questi modi, acciò che si compi in voi la voluntà di Dio e 'l desiderio dell'anima mia, perché cerco la salute vostra quanto la mia propria. Spero nella infinita dolce bontà di Dio, che vi darà grazia di farlo. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

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Alla priora e monache di santa Agnesa da Montepulciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissime madre e figliuole in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi annegate nel sangue dello svenato Agnello, il quale vi mostra l'amore ineffabile del vostro Creatore, che per trarci della servitudine del dimonio ci donò questo Verbo del suo Figliuolo, acciò che col mezzo della morte ci tollesse la morte e rendesseci la vita della grazia.

In questo sangue conciperete amore a l'onore di Dio e alla salute dell'anime, seguitando questo umile Agnello che, per onore del Padre e salute nostra e di tutto il mondo, sostenne tante pene, strazii, obrobrii e villanie, e nell'ultimo la vituperosa morte della croce. In questo glorioso sangue sarete fortificate; diventarete pazienti che di niuna cosa vi turberete, perché avrete veduto col lume della fede che Dio non vuole altro che la nostra santificazione - e per questo fine ci dà e permette ciò che ci dà in questa vita -, e ancora per desiderio che avrete di conformarvi col vostro Sposo, Cristo dolce Gesù: unde d'ogni cosa vi rallegrarete - così della tribolazione come della consolazione, e così della sanità come della infermità -, però che l'anima che è annegata in questo dolce sangue perde in tutto sé, e non cerca tempo né luogo a modo suo, ma a modo di Dio. Ogni cosa à in debita reverenzia, perché tutto vede che l'è conceduto dal suo Creatore per amore; niuna cosa le dà pena, se non l'offesa di Dio e la dannazione dell'anime, la qual pena non affligge né disecca l'anima, anco la 'ngrassa, perché è fondata nell'affetto della carità. Adunque bene è da inebriarsi di questo prezioso sangue per continua memoria, poi che tanta utilità ne seguita; e a questo v'invito.

Godete ed essultate, madre e figliuole mie dolci in Cristo, che ora avete di nuovo ricevuto dal sangue di Cristo in grande abondanzia, però che il santo padre papa Urbano VI m'à conceduta la indulgenzia di colpa e pena, nella estremità della morte, per tutta cotesta famiglia, cioè a quelle che non l'ànno, e anco m'à conceduto uno certo perdono a cotesto luogo: non è ancora dichiarato quanto, né quando, etc.

Destatevi, destatevi, carissime, a ricognoscere sì smisurata larghezza di carità, con uno dolce ringraziamento verso la divina bontà. Guardate che non foste ingrate, per l'amore di Cristo crocifisso: ora vi conviene levare da ogni negligenzia, e con una sollicitudine e fame essercitarvi all'orazione santa e studiarvi d'acquistare le vere virtù.

Non cessate d'orare con molta vigilia, lagrime e sudori, per la reformazione della dolce Sposa di Cristo, la quale vediamo in tanta aversità che già non pare che possa più, e per lo santo padre, il quale è giusto uomo, virile, e zelante de l'onore di Dio. Strignete lo Sposo vostro che infonda in lui uno lume di grazia, col quale egli confonda la tenebre, divella i vizii e pianti le virtù. E per noi pregate che ci dia grazia di compire la voluntà sua, e che noi diamo la vita per lo suo onore e per amore della verità. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

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DESTINATARI IGNOTI.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù, io Caterina serva e stiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnati e annegati nel sangue dell'umile e immaculato Agnello, el quale sangue inebria l'anima e vestela del fuoco de la divina carità, perché sangue non è senza fuoco né fuoco senza sangue.

O quanto è dolce e soave a l'anima che s'inebria e veste di sì dolce e amoroso foco dove ella perde tutta sé; consuma l'umidore de l'amore proprio con il diletto delle proprie consolazioni d'ogni piacere umano; non si diletta di piacere alle creature ma solamente al Creatore suo, perché bene dispiacque a sé medesimo, però che il volere piacere non procede da altro che dal piacere che l'anima à di sé. Tutto questo consuma el fuoco de la carità, la quale trovò l'anima nel sangue: ella è uno cibo che notrica l'anima a le mamelle sue.

Questa divina carità è servitore, mensa e cibo per fuoco di Spirito santo; non è senza la potenzia del Padre né senza la sapienzia del Figliuolo perché sonno una medesima cosa, per che dissi che ella era mensa e cibo e servitore. E così è la verità: el Padre ci è mensa, el Figliuolo ci è cibo arostito in su el legno della santissima croce, e lo Spirito santo ci serve; unde noi vediamo che l'essere e ogni grazia posta sopra l'essere ci è ministrata per questo dolce servidore, cioè che per amore e di grazia, e non per debito, Dio ci à dato e dà continuamente. Questo è quello dolce mezzo che unisce e separa: unisce, dico, l'anima in Dio e tagliala da sé medesima, dal proprio disordinato amore; fa il cuore tutto virile perché ne trae ogni timore servile, e permane nel timore santo. Ella non è senza lume, anco porta seco il lume della santissima fede con ferma e perfetta speranza; ella è paziente, forte, che mai non è venta ma sempre vince: ella è longa che tiene dal cielo a la terra, cioè che da questa conversazione in questa vita mortale, giogne a la conversazione in cielo con e' veri gustatori, però che ella entra dentro come donna traendo a sé e' frutti di tutte l'altre virtù. Ella è tanto piacevole e di tanta dolcezza che ogni amaritudine spegne; ella letifica el cuore, fallo tanto ischietto, e libero - e non fatto n'è danno.

Bene è adunque da cercarla con ogni sollecitudine: senza negligenzia corrire al luogo dove ella si truova.

Du' la troverremo? In Cristo crucifisso, seguitando la dottrina sua, il quale col sangue dolcissimo suo ce l'à mostrata per effetto. Adunque su, figliuoli carissimi, non è più tempo di dormire ma è da vegliare, però che e' nimici nostri non dormono. Non dorme la perversa legge che sempre impugna contra lo spirito, né el demonio con le malizie e molestie sue, né il mondo con le false lusenghe e con le molte tribulazioni.

Adunque bene sarebbe matto colui che dormisse, destinato con la vigilia e con umile e continua orazione.

Così faremo utilità a noi, e servando e crescendo la grazia ne l'anima nostra, e al prossimo nostro, con fame de l'onore di Dio ci nutricaremo (...) *



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A messer Jacomo di Viva, a la costarela de' barbieri.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, iscrivo a te nel preziosissimo sangue suo, confortandoti a persevarare ne la grazia sua e nel santissimo timore di Dio, lo quale è 'mpedimento a operare el male siccome è fontana inesauribile d'omnie bene; e ricordate che quello el quale si fa beffe dell'umane fragilità del mondo acquista la grazia sua e l'amore del dolce Gesù, e chi lassa el mondo s'avìa a la etternale beatitudine del paradiso a goderlo; e che 'l suo preziosissimo sangue ci lavò omni peccato e ci tolse a quello innimico demonio che co' le malizie sue e co' li laciuoli suoi ci alletta e conduce a la morte etterna dell'anima.

La umiltà fa salire alla somma altezza la carne nostra, abandona per sempre la richezza - la quale è più tosto impedimento al bene e è quella che più facilmente ci conduce al demonio -: isceglie adonque la via più brieve, e questa è la via della povertà per la quale si può giognere a quello santo e imacolato agnello Gesù che per amore nostro si fece crucifisso. Onde considerando che altra via miliore non ci è per la salvezza nostra, sì ti conforto a seguire quella del bene, e così avarai quella misericordia infinita, e sarai come lo convitato alle nozze della vita etterna e avarai quello vestimento nuziale de la carità acetta a Gesù, e sarai ispoliato dell'amore sensitivo che corompe l'animi nostri e solecita al male della anima nostra.

E di nuovo sì ti dico che lo tuo proponimento molto mi dà alegrezza, e ti priego per lo amore di Cristo Gesù crucifisso che tu 'l faccia per acquistare la dolcezza e la pace dell'anima e per non essere inganato da le tenebre - e la carne tua non trovarebe iscusa alcuna al peccato -; e la persona ch'è 'scita dal fradiciume del mondo ama veramente el suo Creatore e cerca el solo amore di Cristo, e tutte cose temporali e mondane gitta lontano da sé, e distruge e dissolve omne difetto carnale e si dà tutto a la carità: a quela ardentissima carità che tene legato e chiavelato Cristo in su la croce.

Mandastimi a dire che frate Antonio è ito a Bologna e non a lassato cavelle; ingeniati di sapere novele di lui e io ne iscriverò a frate Tommaso nostro. Conforta mona Bartalomea et dile che prieghi li groliosi apostoli Pietro e Paolo che mi dieno grazia, a me e a li altri povareli nostri, per la salvezza de l'anime nostre e per la pace nostra. Altro non ti dico. Iddio ti riempia de la sua dolcissima grazia e divina bontà.

Gesù dolce, Gesù amore.

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A monna Tora e a monna Giovanna, sua figliuola e donna di Giovanni Trenta da Lucca.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

A voi dilettissima e carissima madre e figliuola in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, vi conforto e benedico nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi el cuore e l'affetto vostro al tutto levato e sviluppato da la terra, considerando me che è l'affetto disordenato co' le pompe e vanità del mondo: però desidera l'anima mia di vedervene al tutto spogliate, però che 'l mondo non à neuna conformità con Cristo.

El mondo cerca onore e gloria, dilettazioni, disideri carnali e delizie; Cristo elesse tutto el contrario: schifò l'onore e abbracciò el vitoperio e la vergogna e la pena, ingiurie e scherni e villanie; elesse e amò sommamente lo stato de la virginità e continenzia. O dolcissimo amore, quanto t'è piacevole e odore ti gitta lo stato de la santa continenzia, singularmente in quelli che tu ài eletti a lo stato del matrimonio, e per amore de la virtù s'astengono, e muovonsi da lo stato comune e vanno a lo stato perfetto sentendosi chiamare da lo Spirito santo.

Quando vi chiama lo Spirito santo? Quando vi manda le sante e buone inspirazioni e il cognoscimento de la fragilità nostra e de la miseria del mondo, e la poca fermezza e stabilità sua. Deh, none stieno intepiditi e' cuori, anco levinsi a rispondare a lo Spirito santo che li chiama e seguitino la via de la perfezione. E guardate, figliuola mia, che se voi sentite che lo Spirito santo - e in voi e ne lo sposo vostro - vi chiama, che voi non raguardiate a neuno detto di creatura, né a neuna illusione di dimonia, ma fate come persona virile, non come fanciulla. Seguitate col lume de la fortezza el lume de lo Spirito santo, e dicete quella dolce parola che disse quella gloriosa martire, quando le fu detto dal tiranno: «Perché lassi perdare la bellezza e la gioventudine del corpo tuo?». Ella rispose come prudente con ardentissimo desidèro: «Basta a me, malvagio tiranno, ch'io ò veduto el diletto del mondo». Or così fa tu, figliuola mia, e levati da la vanità e piacere del mondo. O quanto sarà beata l'anima vostra che voi sappiate e voliate levarvi da la conformità del mondo con Cristo crocifisso! Voi prego, madre carissima, che se voi vedeste la vostra figliuola cresciare di virtù in virtù - in tanto che col desiderio e volontà volesse giogniare a lo stato de la perfezione, cioè di conservarsi con uno odore di purità e di continenzia -, guardate che non la impediste, però che molto dispiaciarebbe a Dio e sarebbe offizio di dimonia, però che l'officio loro è di ritrare le creature dal santo proponimento e di reduciarle a la vanità e miseria del mondo. Non voglio che sia così, ma voglio ch'abbiate l'offizio degli angeli, che sempre aitano e tragono l'anima da la miseria e conduconla a via di salute. Sempre abbiate l'occhio dirizzato in Dio, e ogni vostra operazione sia fatta e dirizzata in Dio. Ciascuna s'ingegni di cresciare di virtù in virtù - non vollendovi mai adietro a raguardare el secolo -, ma sempre fermate el cuore a pensare la brevità del tempo nostro, e 'l prezzo del quale tanto dolcemente sete ricomprata, e 'l frutto ch'è dato a coloro che si vestono de le virtù. A questo modo le sarete uno appoggio a conservarla e a cresciarla sempre nel santo desiderio, sì che quando sarà consumato el termine de la vita vostra voi perveniate, essendo legate in amore e in carità, a quella perfetta unione e visione di pace dove è gaudio e letizia senza neuna tristizia o amaritudine. Ine non à amore proprio ma carità fraterna, ché l'uno participa el bene dell'altro: or dunque godiamo e essultiamo, gustandolo in questa vita per carità acciò che 'l vediamo a faccia a faccia nell'altra. Amatevi, amatevi insieme.

Permanete ne la santa dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù Gesù.

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383
A Gianetta e Antonia e Caterina e a quella da Vercelli, le quali sono tornate a Cristo.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, carissime e dolcissime figliuole mie in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Dio, scrivo e confortovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi, e così desidera l'anima mia, di vedervi con perfetta perseveranzia desiderare la virtù cominciata come 'l cervio desidera l'acqua viva (
Ps 41,2).

Sappiate, figliuole mie, che 'l nostro dolce Salvatore none incorona coloro che cominciano, ma coloro che perseverano infino a la morte in virtù, però che elli fu el maestro e è donatore de la perseveranzia: ché non lassò per nostra ignoranzia né ingratitudine, né perché 'l dimonio e' giuderi el volessero ritrare, né per veruna altra cosa, ch'egli non corrisse, come inamorato ad adoperare la nostra salute, all'obbrobio de la santissima croce.

Voi come figliuole seguitate el dolce e buono Gesù, facendo forza e violenzia a le cogitazioni e molestie del dimonio, sì che levate el cuore e l'occhio dell'anima vostra verso l'amore smisurato che 'l salvatore nostro v'à mostrato in sul legno de la santissima croce, però che se voi raguardarete e nascondaretevi ne le piaghe del Figliuolo di Dio, sarete diliberate d'ogni morsura e tentazione di peccato, però che 'l dimonio non può contra l'anima che è ferita e piagata de le piaghe di Cristo. Pregovi che sempre teniate dinanzi agli occhi la smisurata grazia che Dio v'à fatta, ché v'à tratte de le mani del diavolo, el quale v'aveva legate e tenute in tenebre, e date le corpora vostre a tanta miseria e iniquità.

E conviensi ora che quello strumento el quale à offeso el suo Creatore, sostenga pena, con digiuni vigilie e orazioni, altrimenti sarebe impossibile che conservaste la mente e le corpora vostre in purità; e non vi paia malagevole, però che la fadiga vi tornarà in grande dolcezza e consolazione: però che come el vizio dà tristizia nell'anima, così la virtù dà sempre letizia e consolazione. Recatevi nella memoria le molte fadighe che avete portate in servigio del dimonio; molto maggiormente ora doviamo sostenere ogni pena e fadiga, e dare el corpo nostro ad ardere e a cento mille migliaia di morti per lui. E che potrebbe fare l'anima con ciò che potesse fare in questa vita, ché ciò ch'ella potesse fare non sarebbe cavelle a quello che dovrebbe fare, considerando quello che Dio à fatto per la creatura? Guardate e fate che sempre cognosciate voi medesime essare operatrici di peccati e di miseria.

Poi che avete raguardato voi essare state ribelle al vostro Creatore, e voi vi rivollete verso la larga ineffabile misericordia la quale elli v'à mostrata. Raguardate, figliuole mie, ch'egli sta confitto in croce per noi abbracciare, e l'apritura del cuore vi manifesta el segreto. Se voi raguardate questo Agnello consumato per noi, egli à portate tutte le nostre iniquitadi in ogni parte che la creatura à offeso col corpo suo: con tutte le membra del corpo suo el Figliuolo di Dio à sadisfatto a la nostra colpa. O inestimabile dolcissima carità! Per sadisfare a' disordenati pensieri del cuore, elli ti fu uperto per mezzo; se l'occhio offende, tu l'ài punito; la bocca, le mani, e' piei, in tutte le parti ài sostenuto pena per noi.

Dunque, figliuole mie, non v'esca mai del cuore e dell'anima tanto smisurato amore, e guardate che mai non vi volliate adietro - sì come dicemmo, non sareste degne di corona -, ma con buona perseveranzia ricevarete poi el frutto de la somma etterna beatitudine, dove è somma etterna bellezza. O quanta inestimabile grazia avete ricevuta! Abbandonando la morte del peccato ricevete la vita immortale; non siate ingrate né scognoscenti a tanto benefizio, ma grate e cognoscenti al nostro Creatore. Altro non dico.

Crescete e moltiplicate ne le sante virtù.

Permanete ne la santa dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù Gesù.





Caterina, Lettere 378