Caterina, Lettere 288

288

A monna Agnesa, donna di Francesco sarto da Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vera serva e fedele al tuo Creatore, constante e perseverante ne la virtù, acciò che in questa vita ricevi l'abondanzia de la grazia e ne la vita durabile godiamo nell'etterna visione di Dio, legati nel legame dolce de la carità.

Ma acciò che meglio cresca e ti conservi nell'affetto de le virtù, voglio che per santo desiderio tu e Francesco vi nascondiate nel costato di Cristo crucifisso: ine del sangue suo s'empi el vasello del cuore vostro acciò che come innamorati e inebriati del sangue di Cristo gustiate l'affetto de la sua carità. Allora lo sposo etterno vi ricevarà e strignerà ne le braccia sue con grande benignità e misericordia.

Rispondoti figliuola mia all'affetto de la tua carità e a quello che mi scrivi: quando io voglio che tu venga per me. Non ti rispondo quando, ma tanto ti dico che io adempirò el tuo desiderio e darò refrigerio all'anima tua, che quando sarà venuta l'ora mandarò per te, e tosto sarà con la grazia di Dio.

Confortati in Cristo dolce Gesù e racomandaci strettamente a Bartalo e a monna Orsa, e benedimmi tutta l'altra fameglia, e Francesco conforta strettissimamente. Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



289

A Francesco di Pipino sarto da Fiorenza.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi constanti e perseveranti ne la virtù, a ciò che riceviate la corona de la gloria, la quale non si dà a chi solo comincia, ma a chi persevera infine a la morte.

Unde io voglio che perseveriate e cresciate in virtù; e non sia veruna tribulazione, né battaglia dal demonio né da le creature che vi faccia vòllere el capo adietro. Bagnatevi nel sangue di Cristo, annegando e uccidendo ogni propria volontà e passione sensitiva; e allora sarete fatti forti che neuna cosa vi potrà muovere - però che sarete fondati sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù -, e così sarete constanti e perseveranti infine a la morte, e ricevarete el premio de le vostre fadighe. Non dico più qui.

Per la grande bontà di Dio, e per comandamento del santo padre, mi credo andare a Roma per di qui a mezzo questo mese, più e meno come piacerà a Dio, e faremo la via per terra, sì che io vel fo sapere come io vi promissi. Pregate Dio che ci faccia compire la sua voluntà.

Prego voi, Francesco, per l'amore di Cristo crucifisso, che duriate fadiga di dare le lettere che io vi mando con questa, prestamente, per onore di Dio e piacere di me. Andate infine a monna Pavola, e ditele, se ella non àe avuto di corte quello che ella voleva, che me lo scriva, e io farò per lei come per madre. Ditele che preghi e faccia pregare le figliuole tutte per noi. Ritrovate Nicolò povero di Romagna, e ditegli come io so' per andare a Roma, e che si conforti e preghi Dio per noi. Sopra tutto vi prego che la lettera di Leonardo Frescubaldi voi la diate in sua mano el più tosto che potete, e così quella di frate Leonardo; non vi sia grave di portarglili, se elli non fusse costì. Barduccio vi prega che diate una sua lettera al padre e a' fratelli; e dite loro che vi diano se egli vogliono mandare cavelle, e fate di mandarci o recarci quello che vi daranno, se voi venite qua.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Fatta a dì iiij di novembre 1378 in Siena.



290

A Francesco sarto predetto.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuolo e figliuola in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri servi di Cristo crucifisso, constanti e perseveranti infine a la morte, a ciò che riceviate la corona de la gloria, la quale corona non si dà a chi solo comincia, ma a chi persevera infine all'ultimo.

Voglio adunque che con ogni sollicitudine v'ingegniate di corrire per la via de la verità, studiandovi di crescere sempre di virtù in virtù, però che il non crescere sarebbe uno tornare adietro: però che l'anima non può stare ferma in uno stato. E che modo terremo, carissimi figliuoli, a crescere in noi el fuoco del desiderio santo? Il modo è questo, che noi poniamo de le legna in sul fuoco: e che legna? di recarsi a memoria i molti e infiniti benefizii ricevuti da Dio, che innumerabili sono, e massimamente el benefizio del sangue del Verbo unigenito suo Figliuolo, el quale ci manifesta l'amore ineffabile che Dio ci à, sì che per questo, e per molti altri benefizii ricevuti, verremo e cresciaremo in amore. Convienci anco attentamente ripensare i molti e innumerabili defetti e peccati e offese fatte a lui; e con amaritudine e contrizione dolerci; e vedere quanta è stata ed è la misericordia sua verso di noi, a none averci fatti inghiottire a la terra, o divorare agli animali.

Per queste così-fatte legna cresciarà in noi el fuoco, unde per li benefizii avremo conceputo amore a le virtù; e per le nostre iniquità conceparemo odio al vizio, e a la propria sensualità che ce n'è la cagione. In questo modo perseverremo infine a la morte, crescendo continuamente; e allora sarete veri servi di Cristo crucifisso, come io dissi che desideravo di vedervi. E così vi prego che facciate, per l'amore di Cristo crucifisso, a ciò che in voi vegga compire la volontà di Dio, e 'l desiderio mio. Non dico più qui.

Ricevetti le vostre lettere, e rispondovi che quando io saprò di vero la mia andata ve 'l farò sapere, e del camino brigarò di farne la volontà di Dio. El vostro compare m'è e sarà sempre racomandato, e quando verrà a me, m'ingegnarò di consolarlo e d'aitarlo con la parola e con l'orazione, giusta al mio potere, mediante la grazia di Dio. Mando a voi, Francesco, sei lettere: pregovi per l'amore di Gesù Cristo che duriate fadiga a darle prestamente tutte, però che qua sono soprastate, ed e' ve n'à alcuna di grande bisogno. Benedicete Bastiano, e salutate monna Orsa e Bartalo. Tutte queste donne vi confortano in Cristo Gesù.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



291

A papa Urbano VI.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Santissimo e carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfetta carità, a ciò che come pastore buono poniate la vita per le pecorelle vostre (Jn 10,11).

E veramente, santissimo padre, che solo colui che è fondato in carità è quello che si dispone a morire per onore di Dio e salute dell'anime, perché è privato dell'amore proprio di sé medesimo: perché colui che è nell'amore proprio non si dispone a dare la vita; e non tanto la vita, ma una piccola pena non pare che voglia sostenere - perché sempre teme di sé, di non perdere la vita corporale e le proprie consolazioni -, unde ciò che elli fa, fa imperfetto e corrotto, perché è corrotto el principale suo affetto, col quale affetto aduopera. E in ogni stato adopera poca virtù: o pastore o suddito che sia.

Ma il pastore che è fondato in vera carità non fa così, ma ogni sua operazione è buona e perfetta, perché l'affetto suo è unito e congiunto nella perfezione della divina carità. Questi non teme né dimonio né creature, ma solo il Creatore suo; non cura le detrazioni del mondo, né obbrobri né scherni né villanie, non scandalo né mormorazione de' sudditi suoi - che si scandalizzano e vengono a mormorazione quando sono ripresi dal prelato loro -, ma come uomo virile, vestito de la fortezza della carità, non gli cura. Né però allenta el fuoco del santo desiderio, e non si tolle da sé la margarita della giustizia, la quale porta nel petto suo lucida, unita con la misericordia, ché, se giustizia senza misericordia fusse, sarebbe con la tenebre della crudeltà - più tosto sarebbe ingiustizia che giustizia -; e misericordia senza giustizia farebbe, nel suddito, come l'unguento in su la piaga che vuole essere incesa col fuoco, che ponendovi solo l'unguento senza incendarla, imputridisce più tosto che non sana. Ma unita l'una e l'altra insieme, dà vita nel prelato in cui ella riluce, e sanità nel suddito, se non fusse già membro del dimonio che in neuno modo si volesse correggere. Bene che se mille volte el suddito non si correggesse, non debba però lassare il prelato che non corregga; e non sarà meno la virtù sua perché quello iniquo non riceva il frutto.

Questo fa la pura e schietta carità che è in quella anima che non cura sé per sé, ma sé per Dio: Dio cerca per gloria e loda del nome suo, in quanto elli vede ch'elli è degno d'essere amato per la sua infinita bontà; né il prossimo cerca per sé, ma per Dio, volendo fare quella utilità al prossimo che a Dio fare non può.

Perché vede e cognosce bene ch'elli è lo Dio nostro, che non à bisogno di noi; e però si studia con grande sollicitudine di fare utilità al prossimo, e spezialmente a' sudditi che gli sono commessi. Non si ritrae di procacciare la salute dell'anima e del corpo per ingratitudine che truovi in loro, né per minacce né per lusinghe d'uomo, ma in verità, vestito del vestimento nuziale, seguita la dottrina de l'umile e immaculato Agnello, pastore dolce e buono, el quale, come inamorato, per la salute nostra corse alla obbrobriosa morte della santissima croce: tutto questo fa l'amore ineffabile che l'anima à conceputo nell'obiecto di Cristo crucifisso.

O santissimo padre, Dio v'à posto come pastore sopra le pecorelle sue di tutta la religione cristiana, postovi come celleraio a ministrare il sangue di Cristo crucifisso, di cui vicario sete; e àvi posto in tempo nel quale abonda più la iniquità ne' sudditi che abondasse già è grandissimo tempo, e sì nel corpo mistico della santa Chiesa, e sì nell'universale corpo della religione cristiana. E però è a voi grandissima necessità d'essere fondato in carità perfetta, con la margarita della giustizia - per lo modo che detto è -, a ciò che non curiate il mondo, né i miseri abituati nel male, né veruna loro infamia; ma come vero cavaliere, e giusto pastore, virilmente correggere, divellendo el vizio e piantando le virtù, disponendosi a ponere la vita, se bisogna.

O dolcissimo padre, el mondo già non può più, tanto abondano i vizii e singularmente in quelli che sono posti nel giardino della santa Chiesa come fiori odoriferi, a ciò che gittino odore di virtù; e noi vediamo che elli abondano in miserabili e scellerati vizii, in tanto che con essi apuzzano tutto il mondo. Oimé, dov'è la purità del cuore e la onestà perfetta, che con l'onestà loro l'incontinenti diventassero continenti? Elli è il contrario; ché spesse volte i continenti e i puri guastano per le immondizie loro. Oimé, dov'è la larghezza della carità, la cura dell'anime, distribuire la sustanzia a' povari, e al bene della Chiesa, e per la loro necessità? Sapete bene che il contrario fanno. O miserabile a me, con dolore il dico: e' figliuoli si notricano di quella sustanzia che essi recevono mediante el sangue di Cristo; non si vergognano di stare come barattieri, giucare con quelle sacratissime mani unte da voi, vicario di Cristo - senza l'altre miserie le quali si commettono. Oimé, dov'è la profonda umilità, con la quale umilità confondino la superbia della propria sensualità loro? con la quale, con grande avarizia, si commettono le simonie, comperando i benefizii con presenti o con lusinghe o con pecunia; con dissoluti e vani adornamenti, non come clerici, ma peggio che seculari.

Oimé, babbo mio dolce, poneteci remedio, date refrigerio agli spasimati desiderii de' servi di Dio, che di dolore muoiono, e non possono morire: con grande desiderio aspettano che voi, come vero pastore, mettiate mano a correggere non solamente con la parola, ma in effetto, relucendo in voi la margarita della giustizia unita con la misericordia: senza alcuno timore servile correggiarli in verità quelli che si notricano al petto di questa dolce sposa, e' quali sono fatti ministri del sangue.

Ma veramente, santissimo padre, io non so vedere che questo si possa bene fare, se voi non rifornite il giardino di nuovo della vostra sposa di buone e virtuose piante: attendendo di scegliere una brigata di santissimi uomini, in cui voi troviate virtù, che non temino la morte (e non mirate a grandezza; ma che sieno pastori che con sollicitudine governino le loro pecorelle), e una brigata di buoni cardinali, che sieno a voi drittamente colonne che v'aitino a sostenere el peso delle molte fadighe con l'aiutorio divino. Oh quanto sarà allora beata l'anima mia, quando io vedrò rendere alla Sposa di Cristo quello che è suo, vedrò nutricare al petto suo quelli che non raguardaranno al loro bene proprio, ma alla loda e gloria del nome di Dio, e a pascersi, in su la mensa della croce, del cibo dell'anime. Non dubbito che poi e' sudditi secolari non si correggano: però che nol potrebbero fare, costretti dalla dottrina e santa e onesta vita loro, che non si correggessero. Non è dunque da dormirci su, ma virilmente e senza negligenzia, per gloria e loda del nome di Dio, farne ciò che voi potete, infine alla morte.

Poi vi prego e vi constringo, per amore di Cristo crucifisso, che le pecorelle le quali sono state fuore dell'ovile - credo io per li miei peccati -, che voi non tardiate, per amore di quello sangue del quale sete fatto ministro, che voi le riceviate a misericordia. Con la benignità e santità vostra sforziate la loro durizia a dar lo' quello bene, rimettendoli nell'ovile, ché essi in quella vera e perfetta umilità non la cheggiono, ma la Santità vostra compi la loro imperfezione: ricevete da lo infermo quello che vi può dare. Oimé, oimé! Abbiate pietà e misericordia a tante anime che periscono. E non mirate per lo scandalo che sia venuto in questa città, che propriamente le dimonia infernali si sono essercitate per impedire la pace e la quiete dell'anime e de' corpi; ma la divina bontà à proveduto ched el grande male non è stato grande male: sonsi pacificati e' figliuoli vostri, e pur chieggono a voi dell'olio della misericordia. E poniamo che vi paresse, santissimo padre, che non la dimandassero con quelli modi piacevoli, e con cordiale dispiacimento della colpa commessa, che doverebbero fare e piacerebbe alla vostra Santità che facessero, oimé!, non lassate però; e saranno poi migliori figliuoli che gli altri.

Oimé, babbo mio, ch'io non vorrei più stare: fate di me poscia ciò che voi volete. Fatemi questa grazia e questa misericordia, a me misera miserabile che busso a voi, padre mio: non mi dinegate de le mollicole che io v'adimando per li vostri figliuoli; a ciò che, fatta la pace, voi leviate el gonfalone della santissima croce, ché vedete bene che gl'infedeli vi sono venuti a invitare. Spero per la dolce bontà di Dio che vi riempirà dell'affocata carità sua, unde cognosciarete el danno dell'anime, e quanto voi sete tenuto ad amarle: così cresciarete in fame e in sollicitudine di trarle delle mani delle demonia, e cercarete di remediare el corpo mistico della santa Chiesa, e l'universale corpo della religione cristiana; e singularmente di riconciliare i vostri figliuoli, reducendoli con benignità, e con quella verga della giustizia che sono atti a potere portare; e più no.

So' certa che, non essendoci la virtù della carità, non si farebbe; e però vi dissi che io desideravo di vedervi fondato in vera e perfetta carità. Non che io creda che voi non siate in carità; ma perché sempre, mentre che siamo perregrini e viandanti (He 11,13 1P 2,11) in questa vita, potiamo crescere in perfezione di carità, e però dissi ch'io volevo in voi la perfezione della carità: cioè nutricandola continuamente col fuoco del santo desiderio, parturendola, come buono pastore, sopra i sudditi vostri, e così vi prego che facciate.

Io starò e adopererò infine alla morte con l'orazione e con ciò che si potrà, per onore di Dio e per pace vostra e de' vostri figliuoli. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate, padre santissimo, alla mia presunzione, ma l'amore e 'l dolore me ne scusi dinanzi alla Santità vostra. Umilemente vi dimando la vostra benedizione.

Gesù dolce, Gesù amore.



292

A lo soprascritto venerabile religioso frate Guglielmo d'Inghilterra, e a misser Matheio rettore de la Misericordia, e a frate Santi e agli altri figliuoli.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuogli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Cristo Gesù, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati nel legame de la carità, considerando che senza questo legame non potiamo piacere a Dio. Questo è quello dolce segno al quale si cognoscono e' servi e figliuogli di Cristo.

Ma pensate, figliuoli miei, che questo legame vuole essare ischietto, e no machiato per amor propio di sé medesimo. Che se tu ami il tuo criatore, amalo e servelo in quanto egli è sommo bene, degno d'essere amato non per propia utilità, però che sarebbe amore mercenaio: sì come l'avaro che ama el denaio per propria avarizia, così l'amore del prossimo vostro. Amatevi, amatevi insieme: voi sete prossimo l'uno de l'altro. Ma guardate che se l'amore vostro fusse fondato in propia utilità, o in propio diletto che aveste l'uno de l'altro, egli non durarebbe, ma verebbe meno: l'anima vostra si trovarebbe votia. L'amore che è fondato in Dio vuole essare così-fatto, che si debba amare per rispetto de la virtù; anco, dico, egli è creatura creata a la immagine di Dio: che, perché venga meno il diletto in colui ch'io amo, o l'utilità, s'egli è fondato in Dio non viene meno l'amore, perch'egli ama per rispetto de la virtù e per onore di Dio, e non per lo suo propio. Dico, s'egli è in Dio, che se eziandio la virtù venisse meno in colui che ama, non viene meno l'amore. Manca bene l'amore de la virtù, che non v' è; ma non manca in quanto egli è creatura di Dio, membro suo legato nel corpo mistico de la santa Chiesa: anco, gli cresce uno amore di grande e vera compassione per desiderio. E partoriscelo co' lagrime e sospiri e continue orazioni nel cospetto dolce di Dio.

Or questa è quella dilezione che lassò Cristo a' discepoli suoi, che non viene mai meno né alenta mai; non è impaziente per veruna ingiuria che riceva; non vi cade mormorazione, né dispiacimento, però che non l'ama per sé, ma per Dio. Non giudica, né vuole giudicare la volontà degli uomini, ma la volontà del suo Creatore, che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione. E gode di ciò che Dio permette per qualunche modo si sia, però che non cerca altro che l'onore del suo Creatore, e la salute del prossimo suo.

Veramente si può dire che costoro sieno legati nel legame de la carità con quello legame che tenne confitto e chiavellato Idio e Uomo in sul legno de la santissima e dolce croce.

Ma pensate, figliuogli miei, che già mai non vereste a questa perfetta unione, se non vi poneste per obbietto Cristo crocifisso, seguitando le vestigie sue: in lui trovarete questo amore, che v'à amati di grazia, e non di debito. E perché egli ama di grazia, non alentò el suo amore né per nostra ingratitudine, né per nostra ignoranza, né superbia né vanità nostra: ma sempre persevarò per infino a la 'brobiosa morte de la croce, tollendoci la morte, dandoci la vita. Or così fate voi, figliuogli miei: imparate, imparate da lui.

Amatevi amatevi insieme d'amor puro e santo in Cristo dolce Gesù. Altro non dico, perciò che tosto spero, quando piacerà a la divina bontà, di rivedervi tutti.

Permanete nella santa dilezione di Dio. Gesù dolce Gesù.



293

A missere "Simone" cardinale di Luna.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi colonna ferma posta nel giardino della santa Chiesa, privato di quello amore proprio che indebilisce ogni creatura che à in sé ragione; e solo vegga vivere in voi uno amore vero fondato nella pietra viva, Cristo dolce Gesù, seguitando sempre le vestigie sue. Nel quale amore l'anima si fortifica, perché à consumato quella cosa che la faceva debile; e non tanto che sia forte in sé, ma di questa fortezza spesse volte ne participa il prossimo suo.

E spezialmente potete fortificare altrui, voi e i vostri simili, quando date a' sudditi, e agli altri secolari, essemplo di santa e onesta vita, e dottrina fondata in verità, però che nella dottrina e nella vita buona si manifesta che l'uomo è privato della debilezza, ed è fatto forte contra i tre nemici principali: cioè contra il demonio, non seguitando la perversa malizia sua; e contra il mondo, non seguitando la sua vanità, ma refiutando gli stati e le delizie sue; e contra alla propria fragilità e carne sua. Anco l'à conculcata co' piei dell'affetto e col lume della ragione, tenendola non con disordinata dilicatezza, né diletto di corpo, né con cibi dilicati, ma macerandola con la penitenzia, col digiuno, con la vigilia e con l'umile e continua orazione. Per questo modo non si lassa soprastare alla serva della fragile carne, ma alla ragione, sì come doviamo fare, a ciò che l'anima sia donna - come ella debba essere - e la sensualità sia serva. Però che grande vergogna e confusione è a l'uomo, che di signore libero - di tanta libertà che neuno gli può tòllere la città dell'anima sua - egli diventi miserabile servo e schiavo di questi tre nemici, e' quali el fanno tornare a non cavelle, privandolo dell'essere della grazia. E però questi che sono fortificati sono liberi, perché sono privati delle mani de' nemici loro, e ànno fornita la città dell'anima della compagnia delle vere e reali virtù.

Oh quanto dolcemente, con la fame e zelo de l'onore di Dio e della salute dell'anime, fortificano il prossimo, inanimandolo con la buona vita loro a virtù; per la quale virtù si privano dell'amore proprio di loro medesimi, el quale dicemmo che faceva indebilire. E però dissi che quelli che è fatto forte spesse volte fortificava il prossimo suo. Adunque io voglio, carissimo padre, che voi siate colonna ferma e stabile, e che mai non vi mutiate per neuna cosa che il mondo ci volesse dare, né per persecuzioni che si levassero pur tra voi cherici nel corpo mistico della santa Chiesa. Ma se non fuste spogliato dell'amore proprio di voi, non è dubbio che sareste debile, e per debilezza verreste meno; e però desidera l'anima mia di vedervi posto in tanta fortezza che in niuna cosa veniate meno, ma che voi pariate le spalle ad aitare e subvenire i debili.

Date, date del sangue di Cristo all'anima vostra, a ciò che, come inamorata, corra alla battaglia a combattere virilmente. La memoria s'empia di questo prezioso sangue; lo intelletto vegga e intenda la sapienzia del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, e con quanta sapienzia col sangue vinse la malizia nostra, e la malizia dell'antico demonio, pigliandolo coll'amo de la nostra umanità; e la voluntà corra - come ebbra del sangue di Cristo, dove à trovato l'abisso della carità sua - ad amare, amandolo con tutto il cuore, con tutto l'affetto e con tutte le forze sue (Mt 22,37 Mc 12,30 Lc 10,27) infine alla morte, non pensando di sé, ma solo di Cristo crocifisso. E ponersi in su la mensa della croce, e ine prendere il cibo dell'anime per onore di Dio - cioè sostenendo con vera pazienzia infine alla morte -; portando e' difetti del prossimo nostro nel conspetto di Dio con grande compassione; e portare la ingiuria fatta a noi con pazienzia. Or così facciamo, carissimo padre, ché ora è il tempo.

Parmi avere inteso che discordia nasce costà tra Cristo in terra, e i discepoli suoi; della quale cosa ricevo intollerabile dolore, solo per timore che io ò della eresia, della quale cosa io dubbito forte che per li miei peccati ella non venga. E però vi prego, per quello glorioso e prezioso sangue che fu sparto con tanto fuoco d'amore, che voi non vi stacchiate mai dalla virtù, e dal capo vostro. E pregovi che preghiate Cristo in terra strettamente che tosto facci questa pace - però che troppo sarebbe duro avere a combattere dentro e di fuore -, a ciò che veramente elli possa attendere a tagliare le vie per le quali questo potesse avenire.

Diteli che si fornisca di buone colonne, ora in su el fare de' cardinali, e' quali sieno uomini virili, e che non temano la morte, ma disponghinsi con virtù a sostenere per amore de la verità e per reformazione della santa Chiesa, infine alla morte, e dare la vita, se bisogna, per l'onore di Dio. Oimé oimé, non indugiate il tempo; e non s'aspetti tanto, a ponere el remedio, che la pietra ci caggia in capo. Oimé, disaventurata l'anima mia! che tutte l'altre cose - guerra di fuore e altre tribulazioni - ci parrebbero meno che una paglia o una ombra, per rispetto di questo.

Pensate che io ne triemo pur a pensarlo; e spezialmente avendo udito da alcuna persona - essendole mostrato col mezzo dell'orazione - quanto ella era grave e pericolosa, in tanto che la guerra presente le pareva niente a rispetto di quello. Dicovi che pareva che il cuore e la vita si partisse dal corpo suo per dolore; unde invocava e chiedeva la divina misericordia che provedesse a tanto male, desiderando che il corpo suo gittasse sangue per forza del santo e affocato desiderio - non parendole che il sudore dell'acqua fusse sufficiente a satisfare, e però voleva sudore di sangue -, e volentieri averebbe voluto che il corpo suo fusse stato svenato.

Credo, carissimo padre, che meglio mi sia a tacere che a parlare di questa materia; ma prego voi - quanto io so e posso - che preghiate Cristo in terra e gli altri che tosto si facci questa pace, e che tenghino quelle vie e quelli modi che sieno onore di Dio e reformazione della santa Chiesa, e a levare questo scandalo. E se pur venisse, che voi siate fortificati in voi con la virtù e con uomini virtuosi, a ciò che si possa resistere e cacciare la tenebre e permanere nella luce; e io non ne dubbito punto che Dio el farà per la sua infinita misericordia, e spazzarà la tenebre e la puzza della Sposa sua; e rimarrà l'odore e la luce al luogo e al tempo suo, quando piacerà alla smisurata e infinita bontà e carità di Dio. E in questo mi conforto, e piglia allegrezza l'anima mia, ché se questo non fusse credo che io morrei stentando. Or siatemi virile, e colonna che mai non smaghiate; e io ne pregarò e farò pregare Dio che così vi faccia. Altro non vi dico.

Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonate, padre, alla mia presunzione, che presummo tanto di parlare, ma l'amore e il dolore me ne scusi dinanzi a voi. Gesù dolce, Gesù amore.



294

A Sano di Maco e a tutti gli altri figliuoli in Siena.

Al nome di Gesù Cristo crucifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi forti e perseveranti infino all'ultimo de la vita vostra, considerando me che senza la perseveranzia neuno può piacere a Dio, e non riceve la corona del premio (Mt 10,22 Mt 24,13).

Colui che persevera sempre è forte, e la fortezza el fa perseverare. Di bisogno e di necessità c'è el dono de la fortezza, però che siamo assediati da molti nemici: el mondo con le delizie e con gli inganni suoi; e il demonio con le molte molestie e tentazioni, e con ponarsi in su le lingue degli uomini, facendo lo' dire parole d'infamia e mormorazione, e spesse volte con farci tòllere le cose nostre (e questo fa solo per revocarci da l'affetto e carità del prossimo nostro); la carne si leva con la propria sensualità, volendo impugnare contra lo spirito. Ànnoci assediati questi nostri nemici, ma non ci bisogna temere di timore servile, ché essi sono sconfitti per lo sangue de lo immaculato Agnello.

Doviamo arditamente rispondere e resistere al mondo col dispiacimento de le delizie e stati suoi, giudicando che non à in sé fermezza né stabilità veruna. Mostraci la longa vita con la fiorita gioventudine e con le molte ricchezze, e elle si veggono tutte vane: da la vita veniamo a la morte, da gioventudine a vecchiezza, e da ricchezza a povertà; e così corriamo sempre verso el termine de la morte. Ècci di bisogno d'aprire l'occhio dell'intelletto a vedere quanto è miserabile colui che se ne fida: a questo modo gli verrà a dispiacere e odiarà quello che prima amava.

A lo inganno del demonio si risponda virilmente, vedendo la sua debilezza - ché non può vincere se non colui che vuole essere vinto -. Risponda con la viva fede e speranza, e con uno odio santo di sé medesimo; nell'odio diventarà paziente a ogni tentazione e molestia di tribulazioni del mondo: da qualunque lato elle vengano, tutte le portarà con vera pazienzia, se sarà odiatore de la propria sensualità e amerà di stare in croce con Cristo crucifisso. Da la viva fede trarrà una volontà acordata con quella di Dio, e spegnarà del cuore e de la mente sua ogni giudicio umano; giudicarà solo la volontà di Dio, che non vuole né cerca altro che la nostra santificazione. A questo modo non si scandalizza col prossimo suo, non mormora né giudica colui che favella contra di lui; condanna pur sé medesimo, vedendo la volontà di Dio che permette che coloro el molestino per suo bene.

Oh quanto è beata quella anima che si veste di sì dolce giudicio! Egli non condanna i servi del mondo che gli fanno ingiuria; egli non giudica i servi di Dio, volendoli mandare a modo suo, come fanno molti presuntuosi superbi, e' quali - col mantello de l'onore di Dio e salute dell'anime - si scandalizzano ne' servi di Dio, pigliando una mormorazione cuperta con questo mantello, dicendo: «Non piacciono a me questi modi». Così si turba in sé, e, anco, con la lingua sua fa turbare altrui, mostrando che per affetto d'amore el dica, e così gli pare; ma se egli aprirà l'occhio dell'intelletto troverà el vermine de la presunzione con uno perverso parere, el quale parere fa giudice, giudicando a modo suo e non secondo e' misterii e i modi santi e diversi che Dio adopera ne le sue creature.

Vergognisi l'umana superbia, e voglia vedere che ne la casa del Padre eterno à molte mansioni (Jn 14,2); non voglia ponere regola a lo Spirito santo, che è essa regola e datore de la regola, né misuri colui che non si può misurare. Non farà così el vero servo di Dio, vestito de la somma eterna sua volontà; anco averà in reverenzia e' modi e gli atti e costumi de' servi suoi, però che non gli giudica fatti da uomo, ma da Dio.

Ché, perché le cose non piacciono a noi e non vadano secondo i nostri costumi, debbo presupponere e credere che sono piacevoli a Dio, ché veruna cosa doviamo né potiamo giudicare se non quello che si vede manifesto e espresso peccato. E anco questo l'anima inamorata di Dio, che à perduto sé, nol piglia per giudicio, ma per dispiacimento del peccato e dell'offesa di Dio, e con grande compassione dell'anima di colui che offende, volendo volentieri darsi a ogni tormento per salute di quella anima.

A questa perfezione v'invito, figliuoli carissimi, che vi studiate con ogni vera e santa sollicitudine d'acquistarla. Pensate che ogni perfezione, senza veruno scandalo o pena, vi darà questo santo e vero giudicio; così, per contrario, el falso giudicio dà ogni pena e colpa e mormorazione e ruina d'infedelitade verso i servi di Dio. Tutto questo procede da la propria passione e radicata superbia, che si muove a giudicare la volontà de l'uomo. Sempre questo cotale vòlle el capo adietro, e non persevera ne la dilezione del prossimo suo; non à mai amore forte né perseverante, anco è fatto come l'amore imperfetto de' discepoli di Cristo che essi avevano inanzi a la passione: dilettandosi molto de la presenzia sua, l'amavano, ma perché l'amore non era fondato in verità, - eravi del piacimento e diletto loro - però mancò quando lo' fu tolta la presenzia sua; e non seppero portare la pena con Cristo, ma per timore fuggirono (Mt 26,56 Mc 14,50). Guardate, guardate che questo non tocchi a voi.

Voi vi dilettate molto de la presenzia, e in absenzia fate fuoco di paglia, ché, tolta la presenzia, ogni piccolo vento o piova lo spegne, e non ne rimane altro che fummo nero di tenebre di conscienzia. Tutto questo adiviene perché siamo fatti giudici de la volontà degli uomini, e de' costumi e modi e vie de' servi di Dio, e non de la dolce volontà sua. Or non più così, per l'amore di Cristo crucifisso; siate figliuoli fedeli, forti e perseveranti in Cristo dolce Gesù: così sconfiggerete le tentazioni del demonio e le parole sue, che egli dice ponendosi per le lingue de le creature.

L'ultimo nemico nostro, la miserabile carne con l'appetito sensitivo, si sconfigga con la carne di Cristo flagellata e confitta in su el legno de la santissima croce, con domarla col digiuno e vigilia e continua orazione, con affocato dolce e amoroso desiderio. Or così dolcemente venciaremo e sconfiggiaremo i nemici nostri con la virtù del sangue di Cristo; così adempirete la volontà sua e il desiderio mio, el quale si duole quando raguarda la nostra imperfezione: spero, per la sua infinita bontà, che consolarà el desiderio mio di voi.

Pregovi che non siate negligenti, ma solliciti; né foglia che vi volliate al vento, ma fermi stabili e constanti, amandovi insieme con vera carità fraterna, (Rm 12,10) portando e sopportando i defetti l'uno dell'altro (Ga 6,2). A questo m'avederò se voi amate Dio, e me, che non desidero altro che di vedervi in vera unità. Amatevi amatevi insieme. Annegatevi nel sangue di Cristo crucifisso, nascondetevi ne le piaghe dolcissime sue. Altro non dico.

Siavi racomandato el monasterio di Santa Maria degli Angeli; e non mirate perché io non vi sia, ché i buoni figliuoli fanno più quando la madre non è presente che essendo presente, volendo mostrare l'amore che essi ànno a la madre, e per più venirle in grazia. Non dico più.

Permanete ne la santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Voi prego, Sano, che a tutti e' figliuoli leggiate questa lettera; tutti pregate Dio per noi, che ci dia a compire l'onore suo, el quale è cominciato, e la salute dell'anime, ché altro desiderio non vogliamo né altro adoperare, a malgrado di chi el voleva e vuole impedire. Dio vi riempia de la sua dolcissima grazia.





Caterina, Lettere 288