Tobie (CEI) 1



TOBIA (CEI)




I. IL DEPORTATO

1 1 Libro della storia di Tobi, figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio diAduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Asiel, della tribù di Nèftali.2 Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell'alta Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet.
3
Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano staticondotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molteelemosine. 4 Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero ancoragiovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide esi staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d'Israele scelta peri sacrifici. In essa era stato edificato il tempio, dove abita Dio, ed era statoconsacrato per tutte le generazioni future. 5 Tutti i miei fratelli e quellidella tribù del mio antenato Nèftali facevano sacrifici sui monti della Galileaal vitello che Geroboàmo re d'Israele aveva fabbricato in Dan.
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Io ero il soloche spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza ad una leggeperenne prescritta a tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie deifrutti e degli animali, con le decime del bestiame e con la prima lana chetosavo alle mie pecore. 7 Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l'altare. Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme ledecime del grano, del vino, dell'olio, delle melagrane, dei fichi e degli altrifrutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima e laspendevo ogni anno a Gerusalemme. 8 La terza decima poi era per gli orfani, levedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ognitre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo leraccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre, poichémio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano. 9 Quando divenni adulto, sposaiAnna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi un figlio che chiamai Tobia.10 Dopo la deportazione in Assiria, quando fui condotto prigioniero e arrivai aNinive, tutti i miei fratelli e quelli della mia gente mangiavano i cibi deipagani; 11 ma io mi guardai bene dal farlo. 12 Poiché restai fedele a Dio contutto il cuore, 13 l'Altissimo mi fece trovare il favore di Salmanàssar, delquale presi a trattare gli affari. 14 Venni così nella Media, dove, finché eglivisse, conclusi affari per conto suo. Fu allora che a Rage di Media, pressoGabael, un mio parente figlio di Gabri, depositai in sacchetti la somma di diecitalenti d'argento.
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Quando Salmanàssar morì, gli successe il figlioSennàcherib. Allora le strade della Media divennero impraticabili e non poteipiù tornarvi. 16 Al tempo di Salmanàssar facevo spesso l'elemosina a quellidella mia gente; 17 donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, sevedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive,io lo seppellivo. 18 Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib,quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re delcielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo iloro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava. 19 Ma un cittadinodi Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando seppiche il re conosceva il fatto e che mi si cercava per essere messo a morte, coltoda paura, mi diedi alla fuga. 20 I miei beni furono confiscati e passarono tutti al tesoro del re. Mi restò solo la moglie Anna con il figlio Tobia.
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Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell'Ararat. Gli successe allora il figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di mio fratello Anael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione generale degli affari. 22 Allora Achikar prese a cuore la mia causa e potei così ritornare a Ninive.


Al tempo di Sennàcherib re degli Assiri, Achik

II. IL CIECO

2 1 Sotto il regno di Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia della moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: 2 la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, và, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni». 3 Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio». «Padre - riprese - uno della nostra gente è stato strangolato e gettato nellapiazza, dove ancora si trova». 4 Io allora mi alzai, lasciando intatto ilpranzo; tolsi l'uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. 5 Ritornai e, lavatomi, presi il pasto contristezza, 6 ricordando le parole del profeta Amos su Betel: «Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento». 7 E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii.8 I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questomotivo è gia stato ricercato per essere ucciso. E' dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti».
9
Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c'era tenevo la faccia scoperta, 10 ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e ne soffersero tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che precedettero la sua partenza per l'Elimaide, provvide al mio sostentamento.
11
In quel tempo mia moglie Anna lavorava nelle sue stanze a pagamento,12 tessendo la lana che rimandava poi ai padroni e ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando essa tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto per il desinare. 13 Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo il diritto di mangiare cosa alcuna rubata». 14 Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e a causa di ciò arrossivo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto!».


3 1 Con l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire questa preghiera di lamento: 2 «Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo.3 Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. 4 Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato davanti a te. Tu hai lasciato che ci spogliassero dei beni; ci hai abbandonati alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi. 5 Ora, nel trattarmi secondo le colpe mie e dei miei padri, veri sono tutti i tuoi giudizi, perché non abbiamo osservato i tuoi decreti, camminando davanti a te nella verità.6 Agisci pure ora come meglio ti piace; dà ordine che venga presa la mia vita,in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me èpreferibile la morte alla vita. I rimproveri che mi tocca sentire destano in me grande dolore. Signore, comanda che sia tolto da questa prova; fà che io parta verso l'eterno soggiorno; Signore, non distogliere da me il volto. Per me infatti è meglio morire che vedermi davanti questa grande angoscia e così non sentirmi più insultare!».


III. SARA

7 Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre. 8 Bisognasapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, ilcattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come sifa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoimariti. Ecco, sei gia stata data a sette mariti e neppure di uno hai potutogodere. 9 Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene conloro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia». 10 In quelgiorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre conl'intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: «Che non abbianoad insultare mio padre e non gli dicano: La sola figlia che avevi, a te assaicara, si è impiccata per le sue sventure. Così farei precipitare la vecchiaia dimio padre con angoscia negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicareil Signore che mi sia concesso di morire, in modo da non sentire più insultinella mia vita». 11 In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò:«Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Tibenedicano tutte le tue opere per sempre. 12 Ora a te alzo la faccia e gliocchi. 13 Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire piùinsulti. 14 Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo 15 e chenon ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell'esilio.Io sono l'unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un parente, per il quale io possa serbarmicome sposa. Gia sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu nonvuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti».
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In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti allagloria di Dio 17 e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchiebianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dareSara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dalcattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla,prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dalcortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera.


IV. TOBIA

4 1 In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabaelin Rage di Media 2 e pensò: «Ho invocato la morte. Perché dunque non dovreichiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma didenaro?». 3 Chiamò il figlio e gli disse: «Qualora io muoia, dammi unasepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni dellasua vita; fà ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo ditristezza. 4 Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando erinel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba.
5
Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire isuoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non mettertiper la strada dell'ingiustizia. 6 Se agirai con rettitudine, riusciranno le tueazioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia.
7
Dei tuoi beni fàelemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da telo sguardo di Dio. 8 La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi:se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. 9 Cosìti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, 10 poiché l'elemosinalibera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. 11 Per tutti quelli chela compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo.
12
Guardati,o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dallastirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpedi tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, diIsacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti unadonna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la lorodiscendenza avrà in eredità la terra. 13 Ama, o figlio, i tuoi fratelli; neltuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuopopolo, e tra di loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina edi grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignaviaè madre della fame.
14
Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a luiconsegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poniattenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento.15 Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza enon avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza.
16
Dà il tuo pane a chiha fame e fà parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Dà in elemosina quanto tisopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l'elemosina.17 Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darneinvece ai peccatori.
18
Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e nondisprezzare nessun buon consiglio. 19 In ogni circostanza benedici il Signore edomanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desiderigiungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signoreche elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regionesotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, nonlasciare che si cancellino dal tuo cuore.
20
Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argentopresso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. 21 Non temere se siamodiventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, serifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo».


V. IL COMPAGNO

5 1 Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò, o padre.2 Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né ioconosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegniil denaro? Inoltre non sono pratico delle strade della Media per andarvi».3 Rispose Tobi al figlio: «Mi ha dato un documento autografo e anch'io gli hoconsegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascunouna parte; l'altra parte la lasciai presso di lui con il denaro. Sono oravent'anni da quando ho depositato quella somma. Cercati dunque, o figlio, unuomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo pagheremo per tutto il tempo fino altuo ritorno. Và dunque da Gabael a ritirare il denaro».
4
Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse nellaMedia. Uscì e si trovò davanti l'angelo Raffaele, non sospettando minimamenteche fosse un angelo di Dio. 5 Gli disse: «Di dove sei, o giovane?». Rispose:«Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare lavoro». Riprese Tobia:«Conosci la strada per andare nella Media?». 6 Gli disse: «Certo, parecchievolte sono stato là e conosco bene tutte le strade. Spesso mi recai nella Mediae alloggiai presso Gabael, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sonodue giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana ènella pianura». 7 E Tobia a lui: «Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire miopadre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario». 8 Glirispose: «Ecco, ti attendo; soltanto non tardare».
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Tobia andò ad informaresuo padre Tobi dicendogli: «Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelliIsraeliti». Gli rispose: «Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di chetribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio».
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Tobia uscì achiamarlo: «Quel giovane, mio padre ti chiama». Entrò da lui. Tobi lo salutò perprimo e l'altro gli disse: «Possa tu avere molta gioia!». Tobi rispose: «Chegioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del cielo; mitrovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Anche sevivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li vedo». Glirispose: «Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!». E Tobi: «Miofiglio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io tipagherò, fratello!». Rispose: «Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoimonti e ne conosco tutte le strade». 11 Tobi a lui: «Fratello, di che famigliae di che tribù sei? Indicamelo, fratello». 12 Ed egli: «Che ti serve lafamiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una tribù o un mercenario cheaccompagni tuo figlio nel viaggio?». L'altro gli disse: «Voglio sapere converità di chi tu sei figlio e il tuo vero nome». 13 Rispose: «Sono Azaria,figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli». 14 Gli disse allora: «Siibenvenuto e in buona salute, o fratello! Non avertene a male, fratello, se hovoluto sapere la verità sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bellae buona discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non hannoabbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu sei di buonaradice: sii benvenuto!».
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Continuò: «Ti dò una dramma al giorno, oltre quelloche occorre a te e a mio figlio insieme. Fà dunque il viaggio con mio figlio epoi ti darò ancora di più». 16 Gli disse: «Farò il viaggio con lui. Non temere;partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura». 17 Tobi glidisse: «Sia con te la benedizione, o fratello!». Si rivolse poi al figlio e glidisse: «Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuofratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a mesani e salvi; il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!».18 Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino, baciò ilpadre e la madre. E Tobi gli disse: «Fà buon viaggio!». 19 Allora la madre simise a piangere e disse a Tobi: «Perché hai voluto che mio figlio partisse? Nonè lui il bastone della nostra mano, lui, la guida dei nostri passi? Si lasciperdere il denaro e vada in cambio di nostro figlio. 20 Quel genere di vita checi è stato dato dal Signore è abbastanza per noi». 21 Le disse: «Non stare inpensiero: nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in buona salute da noi. Ituoi occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te. 22 Nonstare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon angelo infatti loaccompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo». 23 Essacessò di piangere.


VI. IL PESCE

6 1 Il giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò conloro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermaronoa passare la notte sul fiume Tigri.
2
Il giovane scese nel fiume per lavarsi ipiedi, quand'ecco un grosso pesce balzò dall'acqua e tentò di divorare il piededel ragazzo, che si mise a gridare. 3 Ma l'angelo gli disse: «Afferra il pescee non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo ariva. 4 Gli disse allora l'angelo: «Aprilo e togline il fiele, il cuore e ilfegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuoree il fegato possono essere utili medicamenti». 5 Il ragazzo squartò il pesce,ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del pesce e lamangiò; l'altra parte la mise in serbo dopo averla salata. 6 Poi tutti e dueinsieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media.
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Allora ilragazzo rivolse all'angelo questa domanda: «Azaria, fratello, che rimedio puòesserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?». 8 Gli rispose: «Quantoal cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo odonna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ognivessazione e non ne resterà più traccia alcuna. 9 Il fiele invece serve perspalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie egli occhi guariscono».
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Erano entrati nella Media e gia erano vicini a Ecbàtana, 11 quando Raffaeledisse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questanotte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figliachiamata Sara 12 e all'infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, comeil parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e diavere in eredità i beni di suo padre. E' una ragazza seria, coraggiosa, moltograziosa e suo padre è una brava persona». 13 E aggiunse: «Tu hai il diritto disposarla. Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera,perché la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo ilmatrimonio. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri;egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè,poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami,dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo lamano. Al nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casatua».
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Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire cheessa è gia stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanzanuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre direche un demonio le uccide i mariti. 15 Per questo ho paura: il demonio è gelosodi lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli louccide. Io sono l'unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurrecosì alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l'angoscia della miaperdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire». 16 Ma quello glidisse: «Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato diprendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: nonpreoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verràdata in moglie. 17 Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e ilfegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L'odore sispanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno alei. 18 Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la suasalvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall'eternità. Sarai tu asalvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te comefratelli. Non stare in pensiero». 19 Quando Tobia sentì le parole di Raffaele eseppe che Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre,l'amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei.


VII. RAGUELE

7 1 Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimidiritto da nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele, chetrovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed eglirispose: «Salute fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa.2 Disse alla moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio fratelloTobi!». 3 Edna domandò loro: «Di dove siete, fratelli?», ed essi risposero:«Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive». 4 Disse allora: «Conoscetenostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo conosciamo». Riprese: «Come sta?».5 Risposero: «Vive e sta bene». E Tobia aggiunse: «E' mio padre». 6 Ragueleallora balzò in piedi, l'abbracciò e pianse. Poi gli disse: «Sii benedetto,figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto elargo di elemosine essere diventato cieco!». Si gettò al collo del parente Tobiae pianse. 7 Pianse anche la moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara.8 Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una calorosa accoglienza.9 Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobiadisse a Raffaele: «Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie miacugina Sara». 10 Raguele udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi està allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio parente, hail diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltàdi darla ad un altro uomo all'infuori di te, poiché tu sei il mio parente piùstretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità. 11 L'ho data asette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessadelle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà». 12 Ma Tobiadisse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione amio riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò! Essa ti viene data secondo il decretodel libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendidunque tua cugina, d'ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti vieneconcessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte,figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».13 Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano el'affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decretoscritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salvaconducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace».
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Chiamòpoi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento dimatrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, inbase al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e abere. 15 Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: «Sorella mia, preparal'altra camera e conducila dentro». 16 Essa andò a preparare il letto dellacamera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi siasciugò le lacrime e disse: 17 «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi ingioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.


VIII. LA TOMBA

8 1 Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire.Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto. 2 Tobiaallora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e ilcuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso. 3 L'odore del pescerespinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto. Raffaele vi sirecò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi.
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Gli altriintanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dalletto e disse a Sara: «Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che cidia grazia e salvezza». 5 Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere chevenisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostripadri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cielie tutte le creature per tutti i secoli! 6 Tu hai creato Adamo e hai creato Evasua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto ilgenere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogliun aiuto simile a lui. 7 Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, macon rettitudine d'intenzione. Dègnati di aver misericordia di me e di lei e difarci giungere insieme alla vecchiaia».
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E dissero insieme: «Amen, amen!».9 Poi dormirono per tutta la notte.10 Ma Raguele si alzò; chiamò i servi e andò con loro a scavare una fossa. Diceva infatti: «Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare oggetto di schernoe di ribrezzo». 11 Quando ebbero terminato di scavare la tomba, Raguele tornòin casa; chiamò la moglie 12 e le disse: «Manda in camera una delle serve avedere se è vivo; così, se è morto, lo seppelliremo senza che nessuno losappia». 13 Mandarono avanti la serva, accesero la lampada e aprirono la porta;essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in un sonno profondo.14 La serva uscì e riferì loro che era vivo e che non era successo nulla dimale. 15 Benedissero allora il Dio del cielo: «Tu sei benedetto, o Dio, conogni pura benedizione. Ti benedicano per tutti i secoli! 16 Tu sei benedetto,perché mi hai rallegrato e non è avvenuto ciò che temevo, ma ci hai trattatosecondo la tua grande misericordia. 17 Tu sei benedetto, perché hai avutocompassione dei due figli unici. Concedi loro, Signore, grazia e salvezza efalli giungere fino al termine della loro vita in mezzo alla gioia e allagrazia».
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Allora ordinò ai servi di riempire la fossa prima che si facessegiorno.
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Raguele ordinò alla moglie di fare il pane in abbondanza; andò a prenderedalla mandria due vitelli e quattro montoni; li fece macellare e cominciaronocosì a preparare il banchetto.20 Poi chiamò Tobia e sotto giuramento gli disse: «Per quattordici giorni nonte ne andrai di qui, ma ti fermerai da me a mangiare e a bere e così allieterail'anima gia tanto afflitta di mia figlia. 21 Di quanto possiedo prenditi lametà e torna sano e salvo da tuo padre. Quando io e mia moglie saremo morti,anche l'altra metà sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre ed Edna ètua madre; noi apparteniamo a te come a questa tua sorella da ora per sempre.Coraggio, figlio!».


IX. LE NOZZE

9 1 Allora Tobia chiamò Raffaele e gli disse: 2 «Fratello Azaria, prendi con tequattro servi e due cammelli e mettiti in viaggio per Rage. 3 Và da Gabael,consegnagli il documento, riporta il denaro e conduci anche lui con te allefeste nuziali. 4 Tu sai infatti che mio padre starà a contare i giorni e, setarderò anche di un solo giorno, lo farò soffrire troppo. Vedi bene che cosa hagiurato Raguele e io non posso trasgredire il suo giuramento». 5 Partì dunqueRaffaele per Rage di Media con quattro servi e due cammelli. Alloggiarono daGabael. Raffaele gli presentò il documento e insieme lo informò che Tobia,figlio di Tobi, aveva preso moglie e lo invitava alle nozze. Gabael andò subitoa prendere i sacchetti, ancora con i loro sigilli e li contò in sua presenza;poi li caricarono sui cammelli. 6 Partirono insieme di buon mattino per andarealle nozze. Giunti da Raguele, trovarono Tobia adagiato a tavola. Egli saltò inpiedi a salutarlo e Gabael pianse e lo benedisse: «Figlio ottimo di un uomoottimo, giusto e largo di elemosine, conceda il Signore la benedizione del cieloa te, a tua moglie, al padre e alla madre di tua moglie. Benedetto Dio, poichého visto mio cugino Tobi, vedendo te che tanto gli somigli!».



Tobie (CEI) 1