Catechesi 79-2005 23113

Mercoledì, 23 novembre 1983

23113


“Quello che voi adorate senza conoscere io ve lo annunzio” (
Ac 17,23).

1. L’annuncio esplicito della Redenzione operata da Cristo, che Paolo ha l’ardire di fare nell’Areopago di Atene, nella città in cui per tradizione più sofisticato era il dibattito filosofico e dottrinale, è tra i documenti più significativi della catechesi primitiva.

La spontanea religiosità degli ateniesi è colta da Paolo come un’inconsapevole profezia del vero Dio in cui “. . . viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (Ac 17,28). Analogamente, la sete di sapere degli ateniesi è vista da lui come il germoglio naturale su cui può essere innestato il messaggio di verità e di giustizia, che la morte, la risurrezione e la parusia di Cristo introducono nel mondo.

Si evidenzia in tal modo l’affermazione cara alla grande tradizione cristiana, secondo cui l’avvenimento della Redenzione risulta conveniente e ragionevole per l’uomo, che si mantiene aperto alle imprevedibili iniziative di Dio.

Esiste una sintonia profonda tra l’uomo e Cristo, il Redentore. Veramente, il Dio vivo è vicino all’uomo e l’uomo, senza conoscerlo, lo attende, come colui che gli svelerà il senso pieno di sé. Il Concilio Vaticano II ha riproposto con vigore questo convincimento della fede e della dottrina ecclesiale quando, nel prezioso paragrafo 22 della Gaudium et Spes, afferma: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo . . . Cristo svela anche pienamente l’uomo all’uomo . . .”.


2. L’episodio raccontato dagli Atti ci mostra, nell’attesa degli ateniesi, quella di tutti i gentili. Lo stesso libro degli Atti (Ac 2,1 Ac 3,1 Ac 7 Ac 13) documenta nei discorsi di Pietro, di Stefano, di Paolo l’attesa paradigmatica e misteriosamente cieca di Israele, il popolo eletto preparato da lungo tempo all’avvenimento del Redentore, ma incapace di riconoscerlo quand’egli viene.

La storia umana è attraversata da questa attesa, che negli uomini più consapevoli diventa grido, domanda, invocazione. L’uomo, creato in Cristo e per Cristo, solo in lui può attingere la sua verità e la sua pienezza. Ecco svelato il senso della ricerca di salvezza, che soggiace ad ogni esperienza umana. Ecco spiegato quell’anelito di infinito che, al di fuori della misericordiosa iniziativa di Dio in Cristo, rimarrebbe frustrato.

L’attesa di Cristo fa parte del mistero di Cristo. Se è vero che l’uomo da solo, nonostante la sua buona volontà, non può ottenere salvezza, colui che affronta con serietà e con vigilanza la sua esperienza umana scopre alla fine dentro di sé l’urgenza di un incontro che Cristo colma meravigliosamente. Colui che ha posto nel cuore dell’uomo l’anelito alla Redenzione, ha preso altresì l’iniziativa di soddisfarlo.

Le parole “per noi uomini e per la nostra salvezza”, con cui il “Credo” ci presenta il significato della Redenzione di Cristo, assumono, alla luce del mistero dell’incarnazione, una concretezza veramente risolutiva: “Con l’incarnazione il Figlio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Gaudium et Spes GS 22).

3. La Tradizione cristiana chiama mistero soprannaturale l’iniziativa di Cristo, che entra nella storia per redimerla e per indicare all’uomo la strada del ritorno all’intimità originale con Dio. Tale iniziativa è mistero anche perché impensabile come tale da parte dell’uomo, in quanto del tutto gratuita, frutto della libera iniziativa di Dio. E tuttavia tale mistero possiede la sorprendente capacità di cogliere l’uomo alla radice, di rispondere alla sua aspirazione di infinito, di colmare la sete di essere, di bene, di vero e di bello che lo agita. In una parola è la risposta affascinante e concreta, non prevedibile né tanto meno esigibile, eppure presagita dall’inquietudine di ogni esperienza umana seria.

La Redenzione di Cristo è quindi ragionevole e convincente, perché possiede contemporaneamente le due caratteristiche dell’assoluta gratuità e della sorprendente rispondenza all’intima natura dell’uomo.

Come agli Apostoli lungo le rive del “Mare di Galilea”, o a quanti si sono imbattuti in lui - dalla samaritana a Nicodemo, dall’adultera a Zaccheo, dal cieco nato al centurione romano - così Cristo si fa incontro ad ogni uomo e alla storia umana. E come per le persone che compaiono nei Vangeli, così per l’uomo di ogni tempo, che ha il coraggio di accoglierlo con fede e di seguirlo, l’incontro con Cristo rappresenta l’occasione veramente decisiva della vita, il tesoro nascosto che non ammette di essere barattato con nulla.

“Signore, da chi andremo?” (Jn 6,68). Veramente non esiste altro “recapito” valido, al quale rivolgersi per ottenere le “parole di vita eterna” che, sole, possono appagare il bruciante anelito del cuore umano.

Ai gruppi presenti in S. Pietro

Rivolgo anzitutto il mio cordiale saluto a due pellegrinaggi diocesani: quello proveniente da Treviso, guidato da Monsignor Antonio Mistrorigo, e quello proveniente dalla diocesi di Diano-Teggiano, guidato da Monsignor Umberto Luciano Altomare. Benedico voi, cari pellegrini, auspicando che possiate ricavare dalla visita alla tomba di Pietro larga messe di benefici spirituali. In voi benedico anche tutti i fedeli delle vostre diocesi di provenienza, alle quali auspico ogni bene nel Signore.
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È poi qui presente un gruppo di Rettori dei Santuari mariani d’Italia, che stanno partecipando al loro XIX convegno nazionale, che tratta della configurazione giuridica dei Santuari secondo il nuovo Codice di Diritto Canonico. Carissimi, auspico che l’intercessione della Beata Vergine possa concedervi nuove luci e nuove energie per l’elaborazione di una pastorale sempre più ampia ed efficace, tale da favorire ulteriormente il cammino spirituale del popolo fedele e da essere un richiamo per tutti gli uomini di buona volontà. Nel presente Anno giubilare della Redenzione, i Santuari sono chiamati a svolgere un ruolo del tutto speciale nell’invitare gli uomini alla penitenza e alla conversione.
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Saluto poi caldamente un gruppo di responsabili della Congregazione Dehoniana, che sono venuti a Roma per un corso di approfondimento sul tema della formazione alla vita religiosa. Carissimi, auspico che dal clima dell’Anno Santo abbiate a trarre ispirazione per l’approfondimento del tema così elevato ed importante com’è quello della responsabilità dell’educatore alla vita religiosa! Egli deve avere lo stesso cuore di Cristo, secondo la denominazione che contraddistingue il carisma del vostro Istituto.
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Un saluto altresì al gruppo di volontarie del Movimento dei Focolari, che hanno dedicato un loro convegno al mistero fondamentale di “Gesù crocifisso ed abbandonato”. Saluto di cuore i fedeli della parrocchia romana di S. Giustino Martire, che sono venuti a restituirmi la visita, ed infine un gruppo di Consiglieri ecclesiastici della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti. A tutti la mia benedizione.
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Rivolgo un pensiero affettuoso a tutti voi, cari ammalati qui presenti, e, attraverso voi, a quanti, nel mondo in questo momento, sono sotto il peso della sofferenza fisica e morale. La Chiesa, che nel corso dei secoli è stata sempre, con partecipazione viva di Madre, vicina ai sofferenti, in questo Anno Santo della Redenzione si rivolge a voi con speranza, per incoraggiarvi ad offrire con rassegnazione e amore le vostre pene personale e per ricordarvi soprattutto che queste possono trasformarsi in sorgente benefica per tutti.

A voi tutti la mia particolare Benedizione.
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Un particolare pensiero di saluto e d’incoraggiamento intendo rivolgere infine alle numerose coppie di sposi novelli, che hanno voluto iniziare il cammino della loro vita in comune con la partecipazione consapevole ai benefici spirituali di questo Anno Santo della Redenzione. Carissimi, il mio augurio affettuoso insieme alla luce dell’insegnamento e nella grazia di Cristo, possiate contribuire alla santificazione della società contemporanea, che ha particolare bisogno di famiglie autenticamente cristiane.

Nel vostro cammino vi accompagni la mia Apostolica Benedizione.


Ai diversi gruppi di pellegrini francesi

Ai fedeli di lingua inglese

A fedeli di lingua spagnola

Ai fedeli polacchi


A gruppi italiani

Un saluto speciale va ora al gruppo degli studenti italiani, venuti a Roma per il Giubileo da varie Regioni d’Italia.

Carissimi, sono lieto di vedervi e grato per la vostra manifesta volontà di incontrare, conoscere, amare e seguire Gesù Cristo, vostro amico e vostro maestro. Sì, è vero, voi a scuola avete tanti maestri ed insegnanti delle diverse materie, a cui dovete rispetto, docilità ed attenzione nel seguire i loro insegnamenti, ma il primo e più grande Maestro sia per il Cristo; Lui solo infatti è in grado di insegnarvi la sapienza superiore dell’amore di Dio e del prossimo; Lui solo può insegnarvi la via della salvezza, la verità della fede e la vita della grazia; Lui solo può accendere nel vostro cuore il fuoco della luce, dell’entusiasmo, dell’amore, del dono di sé e della gioia in tutta la sua interiore pienezza. Gesù Maestro: sia Lui il vostro condottiero, la luce del vostro pensiero e la lampada della vostra vita. Celebrando il Giubileo dell’Anno Santo, vogliate riaffermare nelle vostre coscienze e tradurre nella vostra vita questa fede e questa speranza che non delude.
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Un pensiero particolare rivolgo pure al gruppo dei militari, presenti a questo incontro. Cari giovani, vi ringrazio per la vostra testimonianza di fede che voi avete voluto oggi manifestarmi. benedico tutti nel nome del Signore Gesù.

Un nuovo appello alla preghiera della Chiesa universale per quanti nel Libano, a Cipro ed in tutti gli altri angoli della terra “continuano a soffrire a causa di drammatiche situazioni che in alcuni momenti sembrano soffocare ogni speranza di ripresa” viene rivolto dal Santo Padre durante il settimanale incontro con i fedeli nella Basilica di San Pietro. Questo il testo dell’appello.

Fratelli e sorelle,

vi invito a rivolgere una fervida preghiera al Signore, anche oggi, per quanti, nel Libano, continuano a soffrire a causa di drammatiche situazioni, che in alcuni momenti sembrano soffocare ogni speranza di ripresa.

Anche in questi giorni giungono notizie di nuove lotte sanguinose, di bombardamenti, di atti di distruzione. Ma non dobbiamo stancarci di nutrire fiducia nel Signore, che invochiamo perché illumini coloro che sono responsabili; ogni giorno, ogni ora che passa è un nuovo fardello di sofferenze che si aggiunge sulle spalle già gravate delle popolazioni inermi.

Il mio pensiero va in modo speciale a due città segnate dalla desolazione: Tripoli, coinvolta negli scontri armati tra palestinesi, dove gli aspri combattimenti, interrotti da fugaci momenti di tregua, si sono propagati nelle strade e fin dentro le case; Deir El-Kamar, dove la popolazione, assediata da due mesi con urgente bisogno di indumenti, viveri e medicinali, è in condizioni fisiche e morali inumane.

Mi angustiano anche gli sviluppi preoccupanti della questione di Cipro. Sono altre popolazioni che, dopo aver sopportato prolungate sofferenze, da anni attendono che si raggiunga una soluzione pacifica, tramite un dialogo leale, nel rispetto delle aspirazioni di ciascuna parte, con l’assistenza e la garanzia della comunità internazionale.

Per queste intenzioni preghiamo fiduciosi il Signore, aiutati dall’intercessione della Vergine santissima.



Mercoledì, 30 novembre 1983

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1. “Rorate coeli desuper et nubes pluant iustum” (“Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere il Giusto”). Con queste parole, che riecheggiano il testo del profeta Isaia, ora ascoltato, la Chiesa apre il tempo dell’Avvento, un periodo di fervore e di attesa nel quale ci prepariamo al Natale del Signore. In queste settimane siamo chiamati a rivivere l’aspettativa di tutti gli uomini che, si può dire, dalle origini dell’umanità hanno rivolto lo sguardo alla Redenzione e alla salvezza.

L’esperienza della fragilità, della morte, e il timore di fronte agli innumerevoli pericoli che minacciano l’esistenza sono comuni a tutti gli uomini. Per questo l’appello alla salvezza risuona su tutta la terra e si trova presente variamente in tutte le tradizioni religiose.

Ora noi sappiamo che a questo coro immenso, a questi palpiti di invocazione che salgono da tutta la storia, vi è la risposta di Dio Unitrino, che è fonte e autore della salvezza per tutti gli uomini. La Bibbia è il libro che contiene questa risposta per tutti, rivelando che Dio è l’Amore che ci viene incontro e si manifesta in Gesù Cristo.

2. Il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica sulla Sacra Scrittura ha ricordato tutto questo in parole semplici e autorevoli: “Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cfr
Jn 1,3), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé (cfr Rm 1,19-20): e inoltre volendo aprire la via della soprannaturale salvezza, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della Redenzione li risollevò alla speranza della salvezza (cfr Gn 3,15) ed ebbe assidua cura del genere umano per dare la vita eterna a tutti coloro, i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene (cfr Rm 2,6-7)” (Dei Verbum DV 3).

Questo disegno ha assunto una forma storica concreta. “Infatti, una volta conclusa l’alleanza con Abramo (cfr Gn 15,18) e col popolo d’Israele per mezzo di Mosè (Ex 24,8), egli si rivelò al popolo, che s’era acquistato, come l’unico Dio vivo e vero, in modo tale che Israele sperimentasse quale fossero le vie divine con gli uomini e, parlando Iddio per bocca dei profeti, lo comprendesse con sempre maggiore profondità e chiarezza e lo facesse conoscere con maggiore ampiezza alle genti . . . Questa economia del Vecchio Testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunciare profeticamente (cfr Lc 24,44 Jn 5,39 1P 1,10) e a significare con vari tipi (cfr 1Co 10,11) l’avvento di Cristo Redentore dell’universo e del Regno messianico” (Dei Verbum DV 14 Dei Verbum DV 15).

3. Il tempo dell’Avvento, nel quale siamo entrati, ci chiama a vivere con particolare intensità questa attesa della Redenzione e a fissare il nostro sguardo sia sull’amore misericordioso di Dio che, fedele alle sue promesse, ci viene incontro, sia sul profondo bisogno di salvezza che avvertiamo dentro di noi. Rivolgiamoci dunque all’amore misericordioso di Dio e al disegno di salvezza con il quale ci chiama a sé: egli vuole renderci partecipi della sua vita divina (cfr Ep 2,18 2P 1,4), liberandoci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitandoci per la vita eterna (cfr Dei Verbum DV 4). Nella mia lettera enciclica Dives in Misericordia ho richiamato l’attenzione sull’amore misericordioso di Dio, che illumina come un sole tutta la Bibbia, a cominciare dall’Antico Testamento, e si irradia di lì su tutta l’umanità.

In questo tempo di Avvento la Chiesa ci invita a implorare la misericordia di Dio, rivelatasi a noi nella persona di Gesù Cristo Redentore. Per questo ripetiamo: “Regem venturum Dominum venite adoremus”: venite, andiamo incontro al Re e Salvatore che viene e adoriamolo: mettiamoci davanti a lui come il malato di fronte al medico, come il povero davanti a chi possiede la pienezza dei beni, come il peccatore davanti alla fonte della santità e della giustizia.

Un salmo notissimo, il 50°, che la tradizione biblica attribuisce a Davide, “quando si presentò a lui il profeta Natan a causa del suo peccato con Betsabea”, in maniera esistenziale delinea l’evento mirabile dell’incontro tra la misericordia di Dio e la debolezza congenita dell’uomo, incline al peccato. L’umile e sincero riconoscimento della propria infermità morale si scioglie in una supplica fiduciosa, e l’attesa della rigenerazione interiore è così viva e certa che quasi trabocca in sensi di letizia interiore e di ringraziamento: “Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nella tua grande bontà cancella il mio peccato . . . Purificarmi con l’issopo e sarò mondo, lavami e sarò più bianco della neve . . . Un cuore puro crea in me, o Dio, in me rinnova uno spirito saldo . . . Rendimi la gioia della tua salvezza, mi sostenga un animo generoso”.


E l’esperienza liberante della rigenerazione interiore. l’esperienza dell’incontro con l’amore misericordioso di Dio si traduce in propositi e progetti di vita nuova, impegnata nel servizio di Dio e nella testimonianza del suo messaggio tra gli uomini: “Insegnerò agli erranti le tue vie, a te ritorneranno i peccatori . . . Apri le mie labbra, o Signore, e la mia bocca annunzi la tua lode”.

Si delinea qui tutto un programma capace di ispirare non soltanto il tempo privilegiato di quest’Avvento dell’Anno Santo, ma di fare della nostra vita intera un tempo di avvento, nell’attesa alacre e fiduciosa del grande evento del nostro incontro con il Signore “che è, che era e che viene” (Ap 1,8).

Il nuovo Codice di Diritto Canonico

Come sapete, domenica scorsa, prima di Avvento, è entrato in vigore il nuovo Codice di Diritto canonico. “È il Codice del Concilio”, osservavo alcuni giorni fa, parlando ai partecipanti ad un corso di studio su di esso. E aggiungevo che “in questo senso, è l’ultimo documento conciliare, il che indubbiamente costituirà la sua forza e il suo valore, la sua unità e il suo irraggiamento” (“L’Osservatore Romano”, 21-22 novembre 1983, p. 4). Auspico di cuore che i fedeli di ogni parte del mondo accolgano con favore la nuova legislazione canonica, si studino di conoscerla con esattezza e, soprattutto, si impegnino ad applicarne le prescrizioni con animo volenteroso, convinti che anche in questo modo si contribuisce a edificare la Chiesa nella carità.

Ai gruppi italiani

Saluto ora i pellegrini delle diocesi di Bari, Sassari e Ventimiglia-San Remo, qui accompagnati dai rispettivi Vescovi, i Monsignori Mariano Magraddi, Salvatore Isgrò e Angelo Raimondo Verardo.

Carissimi, la vostra presenza mi è motivo di conforto, perché mi porta l’attestazione della fede e dell’impegno cristiano operanti in seno alle Comunità diocesane, da voi qui rappresentate. La celebrazione dell’Anno Santo confermi e rafforzi i buoni propositi e apporti frutti duraturi di riconciliazione con Dio e con i fratelli; vi sia di conversione interiore e di rinnovamento profondo che vi aiuti a crescere costantemente nella vita soprannaturale della grazia e a dilatare sempre più gli spazi della carità fraterna.
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Saluto pure molto cordialmente il gruppo della Comunità del Santuario della Verna, come pure le giovani del Centro Italiano Femminile, convenute a Roma per prendere parte ad un loro Convegno sul tema “L’Europa e i giovani”. Vi esprimo il mio apprezzamento per quanto voi fate di bene in seno alla Chiesa. Il Giubileo che siete venuti a lucrare a Roma, vi serva di stimolo per un impegno maggiore e per essere sempre più “forti nella fede”. Vi benedico con speciale effusione di affetto.
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Un pensiero affettuoso va pure alle appartenenti all’Associazione delle Mogli dei Medici Italiani. Vi ringrazio di cuore per la vostra visita e per l’assistenza morale e sociale che voi prestate alle aderenti alla vostra benemerita Associazione. Il Signore vi ricompensi e vi conforti con la sua grazia.
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Il mio affettuoso saluto si rivolge ora a voi, cari ammalati, tra i quali c’è un gruppo di giovani psichicamente svantaggiati, ospiti presso l’Istituto “Piccolo Cottolengo di Don Orione” ad Ercolano; essi sono accompagnati dagli Istitutori, dai Medici, dai Parenti e Benefattori.

Carissimi, nonostante le dure prove, che dovete affrontare, non cessate di credere nella vita; alimentatevi incessantemente alle sorgenti della vita soprannaturale: insieme con Gesù in croce, sarete anche voi apostoli, generatori della vita. Siate benedetti dal Signore Gesù.
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Carissimi sposi novelli, anche a voi la mia Benedizione ed il mio cordiale saluto. Abbiamo da poco intrapreso il cammino liturgico dell’Avvento, mentre voi avete appena iniziato un nuovo itinerario di vita cristiana, Si tratta comunque e sempre di andare incontro a Cristo che viene. Felici quegli sposi che sanno trovare nel cammino stesso della Chiesa verso Cristo l’ispirazione per lo sviluppo e l’approfondimento del loro amore! Non dimenticatevi mai delle radici soprannaturali del vostro affetto; esso non si risolve soltanto nei limiti della vita presente, ma dev’essere un vero cammino di santità. Su questa via vi accompagni la mia benedizione ed il conforto della grazia divina.

Ai fedeli di lingua francese

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Ad alcuni gruppi di lingua inglese

Ai fedeli di espressione tedesca

Ai pellegrini di lingua spagnola

Ai fedeli polacchi

Ai pellegrini italiani


Voglio ora cordialmente salutare il gruppo degli studenti italiani.

Oggi, cari giovani, è la festa di Sant’Andrea Apostolo, che ci ricorda una caratteristica fondamentale della Chiesa fondata da Gesù: l’“apostolicità”. Come la vita si trasmette di generazione in generazione, così Gesù ha voluto che la sua verità e la sua grazia, che ci danno la vita eterna, si trasmettessero nei secoli per opera degli apostoli e dei loro Successori. Alimentatevi anche voi profondamente a questa corrente di vita, così da potere anche voi trasmetterla, a vostra volta, alle generazioni future.

Essere apostolo, vuol dire essere un servitore della verità. La verità però non si serve soltanto con l’intelligenza, ma con tutta intera la nostra vita. Impegnatevi allora, cari giovani, a dare un senso cristiano al vostro studio, creando una forte unità tra la ricerca della verità e la pratica della virtù. L’una non può fare a meno dell’altra. Così sarete pienamente discepoli di Gesù. Così diventerete suoi apostoli, trasmettitori attivi e responsabili di quella verità e di quella vita che da Lui avete ricevuto. In questo vostro cammino vi accompagna la mia Benedizione.
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Un saluto cordiale va agli allievi delle Scuole di Motorizzazione di Roma. Il Papa benedice il vostro proposito di preparavi con coscienza ai non facili compiti che vi attendono al servizio del bene pubblico e della libertà dei cittadini.
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Un cordiale saluto infine alle due bande friulane qui presenti: la banda “Prime lus” di Bertiolo e la “Giuseppe Verdi” di Lavariano. La musica è una componente essenziale del linguaggio umano, e può esprimere anche il linguaggio della fede. Congratulazioni, dunque, cari fratelli, per la vostra attività: vogliate sempre svolgerla con vivo senso di professionalità e generoso spirito di servizio! Vi benedico tutti.

L’appello rivolto al mondo dai Patriarchi e dai Vescovi libanesi è richiamato dal Santo Padre nel corso dell’udienza generale. Rinnovando l’invito alla preghiera per il Libano che quasi ogni settimana rivolge alla Chiesa, il Papa indica nuovamente con particolare preoccupazione la situazione nella città di Deir el-Kamar, esortando ad invocare l’aiuto del Signore per i pii’ indifesi. Queste le parole con le quali Giovanni Paolo II invita alla preghiera i fedeli riuniti nella Basilica Vaticana.

Vi invito nuovamente a pregare per i bambini, i malati, gli anziani e le donne della città libanese di Deir El-Kamar, le condizioni dei quali peggiorano ogni giorno.

Ieri, i Patriarchi e i Vescovi del Libano hanno lanciato un appello al mondo, chiedendo che cessino i bombardamenti, sia assicurato l’arrivo dei medicinali e dei soccorsi e siano fatti evacuare i feriti e i malati.

La celebrazione a Costantinopoli della festa di sant’Andrea è ricordata dal Santo Padre durante l’incontro giubilare odierno con queste parole.

Oggi, festa di sant’Andrea apostolo, sono particolarmente vicino ai fratelli Ortodossi e specialmente al Patriarcato Ecumenico, che celebra solennemente il Primo dei chiamati da Cristo alla sua sequela. Una delegazione, guidata dal Presidente del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, Cardinale Giovanni Willebrands, si trova già a Costantinopoli per portare al Patriarca Dimitrios I un mio messaggio e l’auspicio che presto fra le nostre Chiese sorelle si realizzi quella piena unione, per la quale ha pregato Gesù.



Mercoledì, 7 dicembre 1983

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1. La festa che celebriamo domani, carissimi fratelli e sorelle, ci rimette in presenza del capolavoro operato da Dio nella redenzione. Maria immacolata è la creatura perfettamente riscattata: mentre tutti gli altri esseri umani sono liberati dal peccato, ella ne è stata preservata, per la grazia redentrice di Cristo.

L’Immacolata Concezione è un privilegio unico che conveniva a Colei che era destinata a diventare la Madre del Salvatore. Quando il Padre decise di mandare il Figlio nel mondo, volle che nascesse da una donna, per l’intervento dello Spirito Santo, e che questa donna fosse assolutamente pura, per accogliere nel suo seno, e poi nelle sue braccia materne, Colui che è perfetta santità. Tra la Madre e il Figlio egli ha voluto che non esistesse alcuna barriera; nessuna ombra doveva offuscare le loro relazioni. Per questo Maria è stata creata immacolata: nemmeno per un istante ella è stata sfiorata dal peccato. È questa bellezza che, all’Annunciazione, l’angelo Gabriele contempla avvicinando Maria: “Rallegrati, piena di grazia” (
Lc 1,28).

Ciò che distingue la Vergine di Nazaret da tutte le altre creature, è la pienezza di grazia che si trova in lei. Maria non ha ricevuto soltanto delle grazie; in lei tutto è dominato e diretto dalla grazia, fin dall’origine della sua esistenza. Ella non è stata soltanto preservata dal peccato originale, ma ha ricevuto una perfezione ammirabile di santità. È la creatura ideale, come Dio l’ha sognata; una creatura nella quale non c’è mai stato il minimo ostacolo alla volontà divina. Per il fatto di essere interamente penetrata dalla grazia, all’interno della sua anima tutto è armonia, e la bellezza dell’essere divino si riflette in lei nella maniera più commovente.

2. Noi dobbiamo comprendere il senso di questa perfezione immacolata alla luce dell’opera redentrice di Cristo. Nella proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, Maria è stata dichiarata “preservata intatta da ogni macchia di peccato originale, fin dal primo istante del suo concepimento, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano” (Denz.-S.DS 2803). Ella dunque ha beneficiato, per anticipazione, dei meriti del sacrificio della croce.

La formazione di un’anima piena di grazia appariva come la rivincita di Dio sulla degradazione che si era prodotta, sia nella donna che nell’uomo, come conseguenza del dramma del peccato. Secondo il racconto biblico della caduta di Adamo e di Eva, Dio inflisse alla donna una sanzione per la colpa commessa, ma prima ancora di formulare questa sanzione, cominciò a svelare un disegno di salvezza in cui la donna sarebbe diventata la sua prima alleata. Nell’oracolo, chiamato il Protovangelo, egli dichiarò al serpente tentatore che aveva condotto la coppia al peccato: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gn 3,15). Stabilendo un’ostilità tra il demonio e la donna, egli manifestava la sua intenzione di prendere la donna come prima associata nella sua alleanza, in vista della vittoria, che il Discendente della donna avrebbe riportato sul nemico del genere umano.

L’ostilità tra il demonio e la donna si è espressa nella maniera più completa in Maria. Con l’Immacolata Concezione è stata decretata la vittoria perfetta della grazia divina nella donna, come reazione alla disfatta subita da Eva nel peccato delle origini. In Maria si è operata la riconciliazione di Dio con l’umanità, ma in modo che Maria stessa non ha avuto bisogno, personalmente, di essere riconciliata, poiché essendo preservata dalla colpa originale, ella è sempre vissuta in accordo con Dio.

Tuttavia, in Maria si è veramente compiuta l’opera della riconciliazione, perché ella ha ricevuto da Dio la pienezza della grazia in virtù del sacrificio redentore di Cristo. In lei si è manifestato l’effetto di questo sacrificio con una purezza totale e una meravigliosa fioritura di santità. L’Immacolata è la prima meraviglia della redenzione.

3. La perfezione accordata a Maria non deve produrre in noi l’impressione che la sua vita sulla terra sia stata una specie di vita celestiale, molto distante dalla nostra. In realtà, Maria ha avuto un’esistenza simile alla nostra. Ella ha conosciuto le difficoltà quotidiane e le prove della vita umana; è vissuta nell’oscurità che comporta la fede. Non meno di Gesù, ella ha sperimentato la tentazione e la sofferenza delle intime lotte. Possiamo immaginare quanto sia stata scossa dal dramma della Passione del Figlio. Sarebbe un errore pensare che la vita di Colei che era piena di grazia sia stata una vita facile, comoda. Maria ha condiviso tutto quello che appartiene alla nostra condizione terrena, con quello che essa ha di esigente e di penoso.

Occorre soprattutto osservare che Maria è stata creata immacolata, al fine di poter meglio agire in nostro favore. La pienezza di grazia le ha permesso di adempiere perfettamente la sua missione di collaborazione con l’opera di salvezza: ha dato il massimo valore alla sua cooperazione al sacrificio. Quando Maria ha presentato al Padre il Figlio inchiodato alla croce, la sua offerta dolorosa è stata interamente pura.


E ora la Vergine immacolata, anche in virtù della purezza del suo cuore, ci aiuta a tendere verso la perfezione da lei realizzata. È per i peccatori, ossia per tutti noi, che ha ricevuto una grazia eccezionale. Nella sua qualità di madre, ella cerca di far partecipare in qualche modo tutti i suoi figli terreni al favore di cui personalmente è stata arricchita. Maria intercede presso suo Figlio per ottenerci misericordia e perdono. Ella si china invisibilmente su tutti coloro che sono nell’angoscia spirituale per soccorrerli e condurli alla riconciliazione. Il privilegio unico della sua Immacolata Concezione la pone a servizio di tutti e costituisce una gioia per quanti la considerano come loro madre.

Ad un gruppo di religiose di lingua inglese

Ai fedeli polacchi

Ai pellegrinaggi italiani

Saluto con particolare gioia il folto gruppo degli appartenenti all’“Associazione Cristiana Artigiani Italiani”.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita e per i vostri doni. Desidero assicurarvi del mio affetto e del mio apprezzamento della dignità del vostro lavoro, espressione dei talenti da Dio elargiti ad ogni uomo.

Abbiate sempre dinanzi agli occhi l’immagine di S. Giuseppe, che nell’umiltà della sua bottega di artigiano, svolse l’onorifico compito di padre putativo del Redentore, trasmettendo al piccolo Gesù la tecnica del suo mestiere ed insieme con lui guadagnando il necessario per il sostentamento della Santa Famiglia. E la Famiglia di Nazareth protegga le vostre famiglie, alimentando in esse la fiamma dell’amore nell’adempimento dei doveri cristiani, che sono garanzia di serenità e di pace. Accompagno questi voti con la mia Benedizione Apostolica che di cuore imparto a voi ed a tutti i vostri Cari.
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Un saluto particolarmente cordiale va ai cari giovani, che con la loro presenza animano festosamente questo incontro. Saluto in particolare gli studenti dell’istituto San Giovanni Evangelista, diretto dai Padri Maristi; e gli studenti ed ex Alunni del Collegio Nazareno, i quali accompagnano l’alunna che ha ricevuto il premio della bontà.

Carissimi, camminate sempre per i sentieri che vi conducono ad essere autentici amici di Cristo. Egli vi chiama ad essere portatori di generosità e di onestà, edificatori di una società sempre più giusta e sana. E per rispondere a questo appello, state vicini a Maria, l’Immacolata di cui domani celebriamo la festa.
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Un saluto vada anche agli ammalati qui presenti. Carissimi, sappiate che la vostra sofferenza porta a compimento quella redentiva di Cristo e diventa così uno strumento prezioso di redenzione e di salvezza a vantaggio di tutta l’umanità. La grazia e la pace del Signore vi accompagnino in ogni giorno della vostra vita. E’ questo il mio augurio e la mia preghiera per ciascuno di voi, mentre di cuore vi benedico.
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Desidero ora rivolgere un cordiale e paterno benvenuto a tutti gli sposi novelli qui presenti. Siete venuti per ricevere la mia Benedizione sulla vostra unione, che l’apostolo San Paolo chiama “grande sacramento” paragonandola all’unione intima e profonda di Gesù con la sua Chiesa. Aprite l’animo a lieta fiducia: nella misura in cui vivrete il matrimonio in filiale consuetudine di preghiera col Signore, non vi potrà mancare il sostegno per svolgere la vostra vocazione e la vostra missione.

Vi accompagni nel vostro fiducioso cammino la mia Benedizione.




Catechesi 79-2005 23113