Catechesi 79-2005 51284

Mercoledì, 5 dicembre 1984

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Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (
Mc 16,16).

“. . . Come potranno credere, senza avere sentito parlare?” (Rm 10,14).

1. Ci troviamo a Gerusalemme il giorno della Pentecoste, quando gli apostoli riuniti nel cenacolo “furono tutti pieni di Spirito Santo” (Ac 2,4). In quella circostanza “venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatté gagliardo” e “apparvero lingue come di fuoco” (Ac 2,2 Ac 2,3) che si posarono su ciascuno di loro. Il cenacolo, fino allora chiuso, fu spalancato e gli apostoli uscirono incontro ai pellegrini giudei, presenti quel giorno da diversi paesi e da diverse nazioni. Tutti erano pieni di stupore, udendo gli apostoli - che sapevano essere galilei - parlare in diverse lingue: “Come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi” (Ac 2,4).

Allora, alla moltitudine riunita intorno al cenacolo, Pietro parla. Si richiama al profeta Gioele, il quale aveva annunciato “l’effusione dello Spirito di Dio su ogni persona” (cf. Ac 2,17), e in seguito presenta, a coloro che sono riuniti ad ascoltarlo, la questione di Gesù di Nazaret. Ricorda come Dio abbia convalidato la missione messianica di Gesù “per mezzo di miracoli, prodigi e segni” (Ac 2,22) e, dopo che Gesù fu “consegnato, inchiodato sulla croce e ucciso” (cf. Ac 2,23), come Dio abbia confermato definitivamente la sua missione per mezzo della risurrezione: “Lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte” (Ac 2,24). Pietro fa qui riferimento al Salmo 15, nel quale è contenuto l’annuncio della risurrezione. Soprattutto però si richiama alla testimonianza propria e degli altri apostoli: “Noi tutti ne siamo testimoni” (Ac 2,32). “Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Ac 2,36).

2. Con l’evento della Pentecoste ha inizio il tempo della Chiesa. Questo tempo della Chiesa segna anche l’inizio dell’evangelizzazione apostolica. Il discorso di Simon Pietro è il primo atto di questa evangelizzazione. Gli apostoli avevano ricevuto da Cristo il mandato di “andare in tutto il mondo, ammaestrando tutte le nazioni” (cf. Mt 28,19 Mc 16,15). Ecco, cominciano a darvi esecuzione a Gerusalemme, riguardo alla propria nazione, ma contemporaneamente anche riguardo ai rappresentanti di diverse nazioni e di diverse lingue là presenti. L’annuncio del Vangelo, secondo il mandato del Redentore che ritornava al Padre (cf. Jn 14,28 Jn 16,10), è unito alla chiamata al Battesimo nel nome della santissima Trinità. Così dunque il giorno della Pentecoste, alla domanda di chi lo ascoltava: “"Che cosa dobbiamo fare, fratelli?" (Ac 2,37), Pietro risponde: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo” (Ac 2,38).

Allora quelli che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone” (Ac 2,41). In questo modo nacque la Chiesa come società dei battezzati, che “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (Ac 2,42). La nascita della Chiesa coincide con l’inizio della evangelizzazione. Si può dire che questo è simultaneamente l’inizio della catechesi. D’ora in avanti, ogni discorso di Pietro è non solo annuncio della buona novella su Gesù Cristo, e dunque un atto d’evangelizzazione, ma anche adempimento di una funzione istruttiva, che prepara a ricevere il Battesimo: è la catechesi battesimale. A sua volta quell’“essere assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli” della prima comunità dei battezzati costituisce l’espressione della catechesi sistematica della Chiesa ai suoi stessi inizi.

3. Ci richiamiamo costantemente a questi inizi. Se “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi . . .” (He 13,8), allora a quella identità corrispondono, in tutti i secoli e in tutte le generazioni, l’evangelizzazione e la catechesi della Chiesa. Anche nella nostra epoca, dopo il Concilio Vaticano II, due sessioni successive del Sinodo dei vescovi hanno lavorato sul problema dell’evangelizzazione e della catechesi nella missione della Chiesa nel mondo d’oggi. Frutto di questo lavoro sono i documenti pontifici, dal titolo Evangelii Nuntiandi e Catechesi Tradendae Essi spiegano in che cosa consiste lo stretto rapporto della catechesi con l’evangelizzazione, e indicano qual è la funzione propria dell’una e dell’altra.

4. Se la Chiesa deve anche nella nostra epoca “essere assidua nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli”, è indispensabile a questo scopo l’instancabile annuncio del Vangelo “ad ogni creatura” (Mc 16,15), e al tempo stesso la catechesi sistematica secondo le indicazioni del documento Catechesi Tradendae.

Il giorno della Pentecoste Simon Pietro cominciò a Gerusalemme la catechesi della Chiesa. Il suo attuale successore nella sede vescovile romana e nel compito di Vicario di Cristo ritiene suo dovere particolare continuare questo servizio di Pietro. Con l’odierna udienza generale egli desidera dunque dare inizio a una serie di istruzioni sulle verità della fede e della morale cristiana nell’ambito di una catechesi globale sistematica; desidera, cioè, riproporre a voi e all’intero popolo cristiano le grandi cose che Dio, nel suo amore, ha rivelato e realizzato per noi, come anche la riflessione dottrinale che su di esse è stata fatta nella Chiesa lungo il corso dei secoli fino al tempo presente. Fin da questo momento egli si rivolge allo Spirito Santo - il quale nel giorno della Pentecoste dirigeva la prima catechesi di Simon Pietro - chiedendo umilmente la luce e la grazia della parola apostolica.

Ai gruppi inglesi



Ai pellegrini di lingua spagnola

Ai fedeli polacchi

Ai fedeli italiani

Rivolgo ora il mio cordiale saluto ai pellegrini italiani e li ringrazio per la gradita loro presenza.


In modo particolare saluto i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Cooperative Agricole dell’Italia Centrale, riuniti a Roma in questi giorni per riflettere sul tema: “Cooperazione e sviluppo agricolo nell’Italia Centrale”.

La via della cooperazione aiuta efficacemente la promozione umana e sociale dei lavoratori dell’agricoltura. Essa permette un maggiore sviluppo professionale e tecnico, l’impiego di attrezzature adeguate e progredite, ampliamento ed aggiornamento delle colture, superamento di individualismi che spesso impoveriscono; ma soprattutto vi consente di apprezzare il valore della fraternità e dell’aiuto concreto. Auguro volentieri a voi di testimoniare il valore della carità cristiana che anima ogni forma di collaborazione.

Per questo vi accompagni la mia Benedizione.
* * *


Saluto ora tutti i giovani presenti a quest’Udienza, rivolgendo uno speciale pensiero agli Alunni ed Ex-Alunni del Collegio Nazareno, i quali accompagnano qui un loro “amico”, Antonio Maione, un ragazzo di Terza Media che riceverà oggi il premio “Ignazio Salvo”, perché amorevolmente assiste da anni due fratelli affetti da distrofia muscolare.

Desidero pure menzionare i ragazzi della Scuola Media Statale “Guglielmo Marconi” di Roma, che col loro gruppo dei “musici” hanno dato un tono di gioia e di festa a questa Udienza.
* * *


Ora saluto anche voi, carissimi fratelli ammalati. Ogni giorno, nelle mie preghiere, ricordo quanti soffrono nel corpo e nello spirito a causa della malattia, affinché possano scoprire il significato cristiano del dolore e trarre per se stessi, per la Chiesa e tutta la società, i grandi vantaggi spirituali e morali che da esso derivano.

In questo periodo di preparazione al santo Natale, la Chiesa esorta tutti i suoi figli ad accogliere il Signore che continuamente viene a noi, anche attraverso la sofferenza e la malattia. Cari malati, accogliete anche voi il Signore nella vostra mente e nel vostro cuore. Perseverate fiduciosamente nella Provvidenza divina che, anche quando permette prove dolorose, offre sempre l’aiuto necessario per superarle. Vi benedico di cuore!
* * *


Saluto infine gli Sposi Novelli. Nell’incontrare voi il mio cuore ogni volta si dilata, non solo per partecipare alla gioia che traspare sul vostro volto, ma anche perché vedo in voi, sposi cristiani, il sorgere di quelle nuove famiglie che vogliono essere, nel mondo di oggi, testimonianza viva dell’amore di Dio.


Il compito che vi siete assunti con il sacramento del matrimonio, è davvero grande, è una vera missione: quella di essere in coppia immagine dell’amore di Dio, essere suoi collaboratori nel trasmettere ed educare la vita, essere nella società fermento e lievito per un mondo nuovo, in cui ci sia la giustizia, l’amore e la pace.

Coraggio, cari sposi; la grazia del Signore vi sostenga e vi accompagni nel cammino della vostra nuova vita. Auguro a tutti ogni bene e tanta gioia. Vi benedico di cuore!

Con profondo dolore ho appreso la spaventosa tragedia che, per una fuga di gas venefico, si è abbattuta sull’India, provocando centinaia di morti e un numero impressionante di feriti. È una nuova, terribile sofferenza per un popolo già così provato nei mesi scorsi.

Assicuro la mia intensa partecipazione al dolore delle famiglie colpite: innalzo fervide preghiere di suffragio per i defunti e chiedo a Dio la pronta guarigione dei feriti.

Che il Signore conceda ai sopravvissuti di sperimentare, in mezzo a tanto sconforto, la testimonianza di una umana solidarietà e di una fraterna carità, che si prodighino nell’alleviare, per quanto possibile, le conseguenze di questo drammatico avvenimento.




Mercoledì, 12 dicembre 1984

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Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (
Mc 16,16).

“. . . Come potranno credere, senza averne sentito parlare?” (Rm 10,14).

1. Ci riferiamo anche oggi a queste due frasi del Nuovo Testamento, per continuare - ricollegandoci alla precedente udienza - le considerazioni introduttive sul tema della catechesi.Il giorno della Pentecoste Simon Pietro, proclamando la verità su Gesù, crocifisso e risorto in forza dello Spirito Santo, suscitò la fede e preparò al Battesimo tremila persone. Si può considerare questo “kerigma” di Pietro anche come una prima catechesi - cioè istruzione - in particolare come la catechesi in preparazione al Battesimo. In questo modo si confermarono le parole di Cristo riguardo a coloro che “crederanno e saranno battezzati” (cf. Mc 16,16). Contemporaneamente però si dimostrò che condizione imprescindibile per la fede è l’annunzio e l’ascolto della parola di Dio: “. . . come potranno credere, senza averne sentito parlare?”, ammonisce san Paolo.

2. Sin dal momento della sua nascita a Gerusalemme nel giorno della Pentecoste, la Chiesa “è assidua nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli” - e ciò significa l’incontro reciproco, nella fede, di coloro che insegnano e di coloro che vengono istruiti. Proprio questo è la catechesi secondo la parola greca “katechéo”. Questa parola significava originariamente “chiamare da su” (“ex alto”) o anche “produrre l’eco” (“catà” = da su, “echéo” = suonare, esprimere). Ne deriva successivamente il significato di istruire (quando la voce di colui che insegna echeggia nella voce dell’allievo, così che la risposta dell’allievo è quasi l’eco cosciente del maestro). Quest’ultima spiegazione è importante poiché indica che un’istruzione, qual è la catechesi, non avviene in modo solo unilaterale, come lezione, ma anche come colloquio, mediante domande e risposte.

In questo senso la parola “catechesi” appare in molti punti del Nuovo Testamento, e successivamente nelle opere dei padri della Chiesa. Insieme ad essa appare anche la parola “catecumeno”, che letteralmente vuol dire “colui che viene istruito” (in greco: catecúmenos). Nel nostro contesto si tratta ovviamente dell’uomo “che viene istruito” nelle verità di fede e nelle leggi di un comportamento ad essa conforme. Prima di tutto la parola “catecumeno” è riferita a coloro che si preparano al Battesimo in conformità alla direttiva, che Cristo ha espresso con le parole: “Crederà e sarà battezzato”. In questo spirito sant’Agostino descrive il catecumeno cattolico come colui che “deve ricevere il Battesimo” (cf. S. Augustini, Contra litteras Petiliani, III, 17, 20: PL 43, 357); colui che “deve essere iniziato” alla fede e al comportamento cristiano in vista del Battesimo (cf. Eiusdem, De catechizandis rudibus, I, 1: PL 40, 310).


3. Questa precisazione (e nello stesso tempo anche restrizione) del concetto di “catecumeno” - e indirettamente anche del concetto di “catechesi” - è legata alla pratica dei primi cristiani. Come nel giorno della Pentecoste a Gerusalemme, così anche in tutto il periodo più antico della storia della Chiesa, ricevevano la fede e il Battesimo prima di tutto le persone adulte. Il Battesimo veniva preceduto da un’adeguata preparazione, che si protraeva per un periodo di tempo abbastanza lungo: di norma da due a tre anni. Qualcosa del genere avviene, del resto, anche oggi, specialmente nei territori di missione, dove l’istituzione del catecumenato serve a preparare al Battesimo le persone adulte. Questa preparazione consisteva, sin dall’inizio, non soltanto nell’esposizione delle verità di fede e dei principi di comportamento cristiano, ma anche in una grande introduzione dei catecumeni alla vita della comunità ecclesiale. La catechesi diventava l’“iniziazione”, cioè l’introduzione al “mysterium” del Battesimo, e in seguito all’insieme della vita sacramentale, della quale è apice e centro l’Eucaristia.

Basta leggere attentamente il rito del sacramento del Battesimo (sia del Battesimo degli adulti che di quello dei bambini), per convincersi di quale profonda e fondamentale conversione sia segno efficace questo sacramento. Colui che riceve il Battesimo non solo fa la professione di fede (secondo il simbolo apostolico), ma parimenti “rinuncia a Satana e a tutte le sue opere e a tutte le sue seduzioni”, e per ciò stesso si dona al Dio vivo: il Battesimo è la prima e fondamentale consacrazione della persona umana, mediante la quale essa viene donata al Padre in Gesù Cristo, con la potenza dello Spirito Santo che opera in questo sacramento (“la nascita da acqua e da Spirito”) (cf. Jn 3,5). San Paolo vede, nell’immersione nell’acqua del Battesimo, il segno dell’immersione nella morte redentrice di Cristo, per aver parte in quella nuova vita soprannaturale, che si è manifestata nella risurrezione di Cristo (cf. Rm 6,3-5).

4. Tutto questo testimonia dell’intensità e profondità di quella catechesi, che sin dai primi secoli della Chiesa era unita, per mezzo dell’istituzione del catecumenato, con il conferimento del Battesimo e con l’ammissione all’Eucaristia e a tutta la vita sacramentale. Quell’intensità e quella profondità dovevano riflettersi in modo chiaro nell’insieme del servizio catechistico. La Chiesa infatti costantemente “era assidua nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli”, e la catechesi come fondamentale espressione di quell’“essere assidui nell’ascoltare” si protraeva naturalmente anche oltre l’istituzione del catecumenato, nell’intento di offrire ai fedeli una conoscenza sempre più approfondita e rapida del mistero di Cristo.

Alle religiose del Sacro Cuore

Ad un gruppo di partecipanti ad un convegno presso il Collegio Americano del Nord

Ai pellegrini di espressione tedesca



Al gruppo delle Missionarie Carmelitane

Ai polacchi

Al pellegrinaggio viterbese

Sono presenti all’udienza più di seimila fedeli provenienti dalla città e dalla diocesi di Viterbo, e dalle unite diocesi di Tuscania, Acquapendente, Montefiascone e Bagnoregio, guidati dal vescovo monsignor Luigi Boccadoro.


Carissimi! Siete venuti così numerosi a questa udienza per ripetermi la vostra riconoscenza per la visita pastorale, da me compiuta il 27 maggio scorso alla città di Viterbo, visita che nell’intenzione e nell’affetto comprendeva ed abbracciava tutti i fedeli delle cinque diocesi. Anch’io vi ringrazio di cuore per questo vostro pellegrinaggio presso la tomba di san Pietro e porgo a tutti voi il mio saluto più cordiale.

Vi ringrazio anche sentitamente per le generose offerte, che avete voluto portarmi per i vostri fratelli bisognosi dell’Etiopia e del Sahel. Con intima letizia ricordo quella giornata trascorsa con voi, colma di incontri, di cerimonie, di preghiere, di entusiasmo, di gioia, che, dopo la celebrazione della santa messa e l’assemblea dei giovani, si concluse con la suggestiva processione della Macchina di santa Rosa.

Potei incontrare in quel giorno benedetto tutte le categorie di persone: le autorità, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, gli uomini della cultura, i malati, i carcerati, la Comunità terapeutica. In questo momento di vivo ricordo, desidero ribadire quello che fu il motivo dominante della mia catechesi in quell’intenso e indimenticabile incontro, e cioè la fedeltà coerente e coraggiosa alle vostre tradizioni culturali e religiose. Vi rivolgo la medesima esortazione a una fede cristiana illuminata, consapevole e intraprendente, da cui prende inizio l’autentica speranza e che si trasforma nelle opere della giustizia e della carità.

Santa Rosa, santa Giacinta, san Crispino, santa Edwige duchessa di Polonia, canonizzata a Viterbo da papa Clemente IV, intercedano per voi e vi stimolino a un impegno sempre più cosciente e concreto nella società, con l’aiuto della grazia divina, e seguendo l’insegnamento della Chiesa.

La Vergine santissima, la cui effigie ebbi la gioia di incoronare presso il santuario di Santa Maria della Quercia, illumini gli animi vostri e di tutti i fedeli delle vostre diocesi, affinché manteniate fermi i buoni propositi, realizziate i vostri programmi di fraternità e di apostolato, portiate alla verità e alla grazia i lontani!

E mentre vi porgo i miei più vivi auguri per le prossime festività, vi esorto a prepararvi con santo fervore al Natale, nella preghiera e nella carità.

A tutti imparto di gran cuore la mia benedizione, che estendo volentieri alle dilette vostre comunità diocesane.

Ai vari gruppi italiani

Ed ora un pensiero a tutti i giovani, qui presenti, provenienti da varie parti d’Italia.

Carissimi, la Chiesa che rivive nell’Avvento la sua missione profetica di annunciare la venuta di Cristo nel mondo, parla alle nuove generazioni specialmente attraverso di voi, giovani, con la testimonianza e il dialogo che voi potete realizzare nel vostro ambiente. Sapete, però, che le vie dell’apostolato e della testimonianza sono spesso difficili, e si snodano tra incomprensioni ed ostilità. Siate come gli apostoli: essi subirono l’insuccesso delle ostilità del mondo; ma seppero sormontare le difficoltà per provocare all’interno dell’umanità le occasioni del loro messaggio.

La mia Benedizione vi accompagni perché siate anche voi capaci di rinnovare nel mondo la forte testimonianza della Chiesa delle origini.
* * *


Un saluto poi, affettuoso e cordiale, ai malati qui presenti. Chiedete al Signore, con la forza di quella vicinanza misteriosa e profonda che avete con Cristo a motivo della Croce che con Lui portate, che il dono della salvezza offertoci dalle vicine festività natalizie sia meglio compreso, sentito ed apprezzato dagli uomini. In questa missione di grazia voi troverete una ulteriore ragione per offrire a Dio i vostri sacrifici; e il dio di ogni consolazione vi sarà sempre vicino.

Per questo la mia Benedizione a voi ed alle persone che vi sono care.
* * *


Rivolgo ora un pensiero agli sposi novelli.

Edificate il regno di Dio in voi, essendo l’uno per l’altra testimoni della Fede e sostegno nelle difficoltà; edificate, altresì, il Regno di Dio nei vostri figli, sapendo che essi saranno affidati a voi da Dio perché, quali primi testimoni della fede, facciate comprendere loro, con la chiara luce del vostro esempio, come si accoglie, come si conosce e come si ama il Signore.

La mia Benedizione sia per voi pegno di questo augurio.




Mercoledì, 19 dicembre 1984

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1. La volta scorsa abbiamo parlato della catechesi in relazione all’istituzione del catecumenato, così come esso si formò nel periodo più antico della storia della Chiesa. Quando poi si affermò sempre più universalmente l’uso di conferire il Battesimo ai bambini poco dopo la nascita, l’istituzione del catecumenato nella sua forma primitiva cominciò a sparire. Come già menzionato, esso è conservato là dove al Battesimo si preparano gli adulti: allora il tempo del catecumenato rimane un periodo di catechesi particolarmente intensa, unita all’“iniziazione“, al “mysterium” del Battesimo e di tutta la vita sacramentale, e a una graduale introduzione dei catecumeni alla vita della comunità ecclesiale.

L’usanza di conferire il Battesimo ai bambini poco dopo la nascita si sviluppò come espressione di fede viva delle comunità, e prima di tutto delle famiglie e dei genitori, i quali, cresciuti ormai essi stessi nella fede, desideravano questo dono per i propri figli al più presto dopo la nascita. Questo uso, come si sa, si mantenne costantemente nella Chiesa, come segno dell’amore preveniente di Dio. I genitori chiedono il Battesimo per i propri figli neonati, assicurando di educarli cristianamente. Per dare a questa assicurazione un’espressione ancora più completa, chiedono ad altre persone, i cosiddetti padrini, di impegnarsi ad aiutarli - ed eventualmente a sostituirli - nell’educare il neo-battezzato nella fede della Chiesa.

Tale usanza, comunemente praticata, ha un’importanza eminente per il problema della catechesi.L’educazione di un bambino battezzato nella fede della Chiesa non può avvenire senza una catechesi sistematica. Ciò che nel Battesimo degli adulti era contenuto nel programma del catecumenato prima dell’ammissione a questo sacramento, nella nuova situazione viene in un certo senso trasferito oltre il Battesimo stesso, al periodo, nel quale il piccolo cristiano sarà ormai in grado di ricevere un’istruzione sulle verità cristiane di fede e di morale, inserendosi gradualmente nelle successive tappe della vita sacramentale della Chiesa. In questo modo, da un lato viene mantenuto il rapporto particolare della catechesi col Battesimo - rapporto che risalta sin dall’inizio, dal giorno della Pentecoste - e dall’altro lato la catechesi, trasferita in base all’impegno dei genitori e dei padrini al periodo successivo al Battesimo, viene ampiamente aperta ed estesa, si può dire, a tutta la vita del cristiano.

2. Si può dire che questa vita diventi in un certo senso un “secondo catecumenato”? Se per “catecumenato” intendiamo l’istituzione connessa con la preparazione stessa al Battesimo, allora naturalmente un tale modo di dire può avere al massimo un senso metaforico. Se invece “catecumenato” significa non tanto la menzionata istituzione, quanto la disponibilità interiore stessa a perseverare nella fede e a maturare in essa, allora l’espressione “il secondo catecumenato” avrà un senso quanto mai pertinente. La catechesi infatti risponde ad un bisogno della fede: al bisogno di professarla, di rimanere e di crescere in essa.


Gli impegni, che genitori e padrini assumono durante il Battesimo di un neonato, riguardano prima di tutto il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza. La catechesi, infatti, come introduzione al mistero di Cristo, quando non ha preceduto il Battesimo, dovrà essere tanto più intensamente presente nella preparazione agli altri sacramenti (Eucaristia e Confermazione), come pure nella preparazione al sacramento della Penitenza. Ma anche gli altri momenti della vita cristiana non devono restare esclusi dall’impegno catechetico (catechesi permanente). In particolare, al momento della scelta dello stato di vita, non può mancare una catechesi riguardante il sacramento del matrimonio. Se si tratta del sacramento del Sacerdozio l’intero sistema di formazione nel seminario è anche in un certo senso una “grande catechesi”. A ciò corrispondono in qualche modo il noviziato e le successive tappe della formazione, in caso di vocazione religiosa. Varie specie di esercizi spirituali, e anche le funzioni penitenziali introdotte dopo il Concilio Vaticano II, possono essere una catechesi del sacramento della Penitenza. Esistono anche varie possibilità di catechesi riguardante il sacramento dell’Unzione degli infermi.

3. In quanto la vita sacramentale dei cristiani costituisce una ripetuta e immediata chiamata alla catechesi - a una catechesi più intensa e con un indirizzo più preciso - bisogna dire che quell’apertura verso la catechesi, portata dal Battesimo, tende non solo alla catechesi occasionale, ma soprattutto alla catechesi sistematica: a ciò che i padri della Chiesa chiamavano “istituzione cristiana”. Non si tratta in essa di acquistare la scienza “della religione” (in questo caso: cristiana), ma piuttosto di un approfondimento globale dei contenuti della fede, di ciò che è compreso nella parola di Dio che rivela, e viene insegnato sistematicamente dalla Chiesa (magistero e vita).

La catechesi nasce dalla fede e serve la fede. Perciò proprio essa dovrebbe accompagnare tutta la vita del cristiano, in conformità alle diverse tappe di quella strada che è la vita, ai diversi compiti e impegni, alle molteplici situazioni attraverso cui tale strada si snoda. Si tratta di far sì che la “parola che esce dalla bocca di Dio” (cf.
Mt 4,4) raggiunga costantemente l’uomo e non “rimanga senza effetto” (cf. Is 55,11), ma si riveli costantemente feconda nei vari aspetti della vita umana.

Ai fedeli di lingua francese

Ai fedeli di espressione inglese

Ai pellegrini di lingua tedesca

Ai fedeli di espressione spagnola



Ai fedeli polacchi

Ad alcuni gruppi italiani

Un cordiale saluto rivolgo a tutti gli italiani; in particolare ai vari gruppi di Militari, presenti oggi a questa Udienza insieme ai loro Cappellani, Comandanti ed Ufficiali; essi appartengono alla Scuola delle Trasmissioni; al 57° Battaglione Fanteria Motorizzato “Abruzzi”; al 116° Corso della Scuola del Genio.

Un pensiero di incoraggiamento va anche al gruppo della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Sermoneta, in diocesi di latina.

A tutti voi e ai vostri cari desidero porgere affettuosi auguri di Buon Natale! La mia Benedizione Apostolica vi accompagni sempre!
* * *


Una parola di saluto e di augurio desidero ora rivolgere alla “équipe” che realizza quotidianamente la trasmissione televisiva diventata “di casa” per molte famiglie italiane, alle quali si rivolge nell’ora in cui esse si riuniscono alla mensa a mezzogiorno. Illustri Signori e Signore, il vostro impegno professionale sia sempre portatore di valori e di ideali, nell’intento non solo di non offendere i valori morali, ma di contribuire al loro consolidamento nella coscienza dei singoli e della comunità. A voi e a tutti i vostri ascoltatori il mio augurio di un sereno Natale e di un felice Anno Nuovo nel Signore.
* * *


Mi rivolgo, ora, con una esortazione a voi, carissimi giovani!


In questa udienza così vicina al Santo Natale, insieme col mio affettuoso saluto, desidero anche porgervi il vivo augurio di trascorrere in grande gioia la festività che ricorda la nascita di Gesù su questa terra. Questa gioia nasce dalla fede che ci fa vedere nel Bambino nato a Betlemme e deposto nella mangiatoia Gesù, il Messia, il Figlio di Dio, incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria Santissima e venuto in mezzo a noi per portarci la luce della Verità e il dono della grazia. Questa gioia deve diventare proposito di bontà, di carità, di amore: nel nome di Gesù e nel soave ricordo del Natale impegnatevi ogni giorno ad aiutare i bisognosi, a confortare gli afflitti, a soccorrere chi ha fame o ha freddo, a visitare gli infermi e i sofferenti, a portare in ogni luogo la pace! Questo è il mio augurio di buon Natale.
* * *


Carissimi malati e amici accompagnatori!

Anche a voi rivolgo la mia parola di saluto, particolarmente cordiale, unitamente ad un augurio per la ricorrenza del Natale. La solennità, che ci prepariamo a celebrare con fede e con gioia, porti nei vostri animi tanta luce e tanta consolazione. Sappiamo infatti che Gesù, il Verbo Divino, si è fatto uomo ed è nato nella povertà e nell’umiltà di Betlemme per illuminarci sul vero senso della nostra esistenza e sugli autentici valori, che superano il tempo e le nostre limitazioni e si aprono sull’eterna felicità. Gesù Bambino vi faccia sentire la gioia del suo amore, della sua presenza, della sua salvezza, vi porti il dono della guarigione, il coraggio dell’accettazione, la forza della rassegnazione e della pazienza, il gaudio della pace! Nella Notte Santa e nel giorno della Festa ricorderò con particolare fervore nella preghiera voi e tutti i sofferenti nel mondo. Vi sia di conforto la mia Benedizione!
* * *


Carissimi sposi novelli!

Il vostro incontro con il Papa in questa Udienza natalizia acquista una caratteristica particolare di gioia e di festosità. Sono molto lieto di porgere anche a voi il mio saluto e il mio augurio di serenità e di gaudio nel Signore! Il Natale cristiano è la celebrazione del mistero dell’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità, venuta su questa terra per liberare l’umanità dall’ignoranza, dall’errore, dal peccato. Gesù, il Divin Redentore, nato nella povertà e nel silenzio di una capanna, ma attorniato dall’amore e dal calore di Maria Santissima e di San Giuseppe, vi colmi della sua gioia e vi accompagni sempre nella vostra nuova vita. E vi accompagni ache la mia Benedizione!





Mercoledì, 2 gennaio 1985

20185

1. “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (
Jn 1,14). In questa prima udienza del nuovo anno noi abbiamo ancora viva nell’animo l’eco delle parole con le quali l’evangelista Giovanni annuncia l’evento che segna il compimento e il centro della storia della salvezza e dà al tempo che segue, cioè al nostro, un valore nuovo: questo è ormai il tempo della dimora di Dio con gli uomini, perché Dio ha piantato la sua tenda in mezzo a noi.

Abbiamo anche noi accolto con i pastori l’invito ad accostarci alla capanna di Betlemme, mossi dal desiderio di conoscere più profondamente chi è Gesù Cristo e di incontrare in lui il Salvatore “nato per noi nella città di Davide” (cf. Lc 2,11).

Accanto al presepio abbiamo rivissuto l’evento storico della nascita di Gesù; nella celebrazione eucaristica, mensa della parola e del pane del Signore, abbiamo conosciuto il mistero della sua perenne presenza in mezzo a noi.

Ringraziamo Dio, carissimi fratelli e sorelle, per questo dono che ogni anno ci è dato di gustare nuovamente mediante la celebrazione della liturgia della Chiesa. Grazie ad essa ciascun uomo, per quanto lontano nel tempo dall’evento storico, può rivivere i misteri eterni di Cristo e rendersi presente alla grazia del Verbo di Dio che si è fatto uomo come noi.

2. Il Natale del Signore, per una provvidenziale coincidenza, è legato alla celebrazione dell’inizio dell’anno civile. È ovvio, allora, che da tale mistero traggano spunto gli auguri di buon anno che volentieri ci facciamo, reciprocamente, in questa prima udienza del 1985.

Il nostro tempo è segnato per sempre dalla presenza di Cristo, nostra pace e nostra speranza. Il primo giorno dell’anno, che abbiamo festosamente celebrato ieri ricordando il mistero della maternità divina della Madonna, reca in sé un duplice significato: quello del ricordo di un anno ormai irrevocabilmente passato, e quello della proiezione, colma di speranza, verso un futuro ancor tutto da scoprire. Nell’affidare alla misericordia di Dio i giorni dell’anno trascorso col loro peso di manchevolezze, delusioni, sofferenze, noi ci volgiamo all’anno nuovo portando in cuore aspettative e paure, timori e speranze. Ebbene, per tutti coloro che amano guardare avanti nella loro vita, Gesù offre un particolare motivo di fiducia. Egli, Figlio di Dio, divenuto nell’incarnazione fratello nostro, con la sua presenza annuncia il superamento della paura: “Non abbiate timore, ecco vi annunzio una grande gioia”, dice l’angelo ai pastori nella notte di Natale (Lc 2,10).

Gesù Cristo è, quindi, la ragione dei nostri auguri in occasione dell’anno nuovo. In lui si fonda la nostra attesa di ogni benedizione di Dio; da lui sentiamo sostenute le nostre fatiche e il nostro lavoro; con lui sappiamo di poter portare le nostre croci e impegnarci ad essere operatori di pace, perdonando e cercando sempre riconciliazione e amicizia.

L’augurio primo e fondamentale, perciò, sia questo: che Gesù Cristo, contemplato da noi e compreso con fede nel mistero del suo Natale, accompagni ogni vicenda del prossimo anno e ci sia vicino sempre.

3. L’anno nuovo ci attende anche con i suoi doveri, e io vi chiedo anzitutto una preghiera per gli impegni del mio ministero pastorale, rivolto a tutta la Chiesa, per le visite e i viaggi che dovrò compiere.


La nostra vita acquista un senso, se ciascuno sa usare della propria libertà per affrontare serenamente i compiti e le responsabilità del suo stato. Lo Spirito Santo, che Gesù Cristo ci ha donato, suggerirà a ogni cuore ben disposto la via da seguire nel nuovo anno, in corrispondenza alla vocazione personale e alle esigenze dei fratelli nel bisogno. Auguro a tutti voi che ogni giornata del nuovo anno, nel suo concludersi, vi porti la gioia di aver compiuto il bene che da voi si attendeva. Non esiste maggior conforto tra le fatiche quotidiane, del poter dire alla sera di ogni giorno che ci si è “rivestiti della carità” di Cristo e si è cercato di servire i fratelli nel “vincolo della perfezione” che si attua nell’amore (cf. Col 3,14).

Il messaggio del Natale, proiettato nell’anno nuovo, non ci permette di lasciarci sopraffare dallo scoraggiamento nonostante le nuvole nere che incombono sull’orizzonte. Noi conserviamo la speranza perché siamo certi che nella storia e nel tempo è presente il Figlio di Dio, incarnazione della potenza infinita del suo amore. Egli ci guida e ci insegna a donare agli uomini quel “supplemento di amore”, di cui sentiamo maggiormente il bisogno di fronte al crescere dell’odio e della violenza.

4. Affidiamo il nuovo anno appena incominciato alla protezione della Madonna, Madre di Dio. È Maria che ci può dire con certezza che non siamo soli nella nostra storia. Proprio da lei impareremo a dire, di fronte all’annunciarsi della volontà di Dio su di noi, “sia fatto di me secondo la tua parola” (Lc 1,38); e questo ogni giorno, in ogni momento. Di fronte alle previsioni ottimistiche e augurali oppure pessimistiche e preoccupate, Maria santissima ci insegna a raccogliere la parola di Dio per capire che tutto il tempo è proiettato verso un futuro che sta nelle mani di Dio, perché è definitivamente segnato dal mistero dell’incarnazione e della piena rivelazione di Gesù Cristo. Questa fede ci apre il cuore a una speranza ricolma di conforto e di gioia.

5. Con questi sentimenti, carissimi, io vi benedico formulando i migliori auguri, alle soglie dell’anno nuovo, per voi che siete qui, per tutte le persone che vi sono care, per i desideri buoni che stanno nel vostro animo, per le attività che svolgete in adempimento dei compiti inerenti alla vostra professione. La benedizione apostolica che volentieri vi imparto sia per tutti pegno e auspicio di ogni bene.

Al gruppo di visitatori giapponesi

Cari Giapponesi, vi auguro di cuore Buon capodanno. A voi tutti, in modo particolare a voi giovani, mando il mio augurio di pace cordiale. Splendete come “luce” nel mondo.

Ai pellegrini italiani

Saluto tutti i pellegrini di lingua italiana, rivolgendo uno speciale pensiero ai fedeli della parrocchia di Pontevico, in diocesi di Brescia, i quali hanno recato la loro prima pietra dell’erigendo Centro Giovanile, perché sia da me benedetta.

Carissimi, ben volentieri imparto la desiderata benedizione, esprimendo l’augurio che il progettato edificio sia condotto presto a termine e diventi per i giovani una vera palestra di promozione umana e cristiana.

Ai giovani

Desidero ora, come sempre, rivolgermi ai giovani qui presenti. Le nazioni Unite hanno dedicato a voi, cari giovani, questo anno appena iniziato, e in concomitanza di ciò ho recentemente inviato il mio annuale messaggio della pace a voi e a tutti i giovani del mondo. Perciò io spero ardentemente che il nuovo anno sia per l’intera umanità un incentivo a considerare con maggiore attenzione e rispetto la condizione della gioventù, i suoi problemi, i suoi valori, le sue speranze, il contributo specifico che essa dà e può dare alla crescita dell’uomo nella vera libertà, nella giustizia e nella pace.


Cari giovani! Non lasciatevi sfuggire questa occasione per chiarire e approfondire meglio il senso della vostra vita, della vostra esistenza, del vostro presente e del vostro futuro.

Con la mia affettuosa benedizione.

Agli ammalati

Cari malati, è a voi che ora voglio rivolgermi: un anno nuovo si apre. Sia esso un anno di speranza, sia esso un anno più sereno per voi! Auguro a tutti un miglioramento nella vostra salute, anche se dobbiamo saper sempre accettare con fede e con religioso abbandono in Dio le condizioni di questa povera vita mortale. “Per questo - direbbe con noi san Paolo - non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno” (2Co 4,16). E il cristiano sa che quando, con la pratica della virtù, ha assicurato la “risurrezione” dello spirito, egli prepara fin da questa vita anche la gloriosa risurrezione del corpo. Sia dunque questo anno nuovo un anno di risurrezione, di coraggio, di speranza!

La mia benedizione vi accompagna sempre.

Agli sposi novelli

A voi, infine, sposi novelli, il mio cordiale saluto! Sia quest’anno nuovo un anno di speranza anche per voi, speranza ad ogni costo, nonostante le difficoltà e le prove: speranza cristiana che non si arrende davanti alle forze del male, alla miseria, al dolore; fede invece invincibile nella vita. La vostra unione, da poco iniziata, è una splendida testimonianza che voi credete profondamente nella vita. Il Dio della vita si sempre con voi, mentre io vi sono vicino con una affettuosa benedizione.

Ai visitatori di lingua inglese provenienti da Inghilterra, Grecia e Stati Uniti

Ai numerosi pellegrini di lingua spagnola

Ai pellegrini polacchi



Catechesi 79-2005 51284