Catechesi 79-2005 14586

Mercoledì, 14 maggio 1986

14586

1. Alla ricorrente e talvolta dubbiosa domanda se e come Dio sia presente oggi nel mondo, la fide cristiana risponde con luminosa e solida certezza: “tutto ciò che ha creato, Dio con la sua Provvidenza lo custodisce e lo governa”. Con queste parole concise il Concilio Vaticano I ha formulato la dottrina rivelata sulla Provvidenza divina. Secondo la rivelazione, di cui troviamo una ricca espressione nell’Antico e nel Nuovo Testamento, nel concetto della divina Provvidenza sono presenti due elementi: l’elemento della cura (“custodisce”) e insieme quello dell’autorità (“governa”). Essi si compenetrano a vicenda. Dio come Creatore ha su tutta la creazione l’autorità suprema (il “dominium altum”), come si dice per analogia col potere sovrano dei prìncipi terreni. Infatti tutto ciò che è creato, per il fatto stesso di essere stato creato, appartiene a Dio suo Creatore e, di conseguenza, da lui dipende. In un certo senso ogni essere è più “di Dio” che “di se stesso”. È prima “di Dio” e poi “di sé”. Lo è in un modo radicale e totale che sorpassa infinitamente tutte le analogie del rapporto tra autorità e sudditi sulla terra.

2. L’autorità del Creatore (“governa”) si esprime come sollecitudine del Padre (“custodisce”). In quest’altra analogia è contenuto in un certo senso il nucleo stesso della verità sulla divina Provvidenza. La Sacra scrittura per esprimere la stessa verità si serve di un paragone: “Il Signore - essa afferma - è il mio pastore: non manco di nulla” (
Ps 22,1). Immagine stupenda! Se gli antichi simboli della fede e la tradizione cristiana dei primi secoli esprimevano la verità sulla Provvidenza col termine: “Omni-tenens”, corrispondente al greco “Panto-krator”, questo concetto non rende la densità e la bellezza del biblico “Pastore”, come ce lo comunica in senso tanto vivo la verità rivelata. La Provvidenza divina è infatti un’“autorità piena di sollecitudine” che esegue un piano eterno di sapienza e di amore nel governare il mondo creato e in particolare “le vie della società umana” (Dignitatis Humanae DH 3). È un’“autorità premurosa”, piena di potenza e insieme di bontà. Secondo il testo del Libro della Sapienza riportato dal Concilio Vaticano I, essa “si estende da un confine all’altro con forza (“fortiter”), e governa con bontà (“suaviter”) ogni cosa” (Sg 8,1) - cioè abbraccia, sostiene, custodisce e in certo senso nutre, secondo un’altra similitudine biblica, tutto il creato.

3. Il Libro di Giobbe così si esprime: “Dio è sublime nella sua potenza; / chi come lui è temibile? . . . / Egli attrae in alto le gocce dell’acqua / e scioglie in pioggia i suoi vapori, / che le nubi riversano / e grondano sull’uomo a dirotto . . . / In tal modo sostenta i popoli / e offre alimento in abbondanza” (Jb 36,22 Jb 36,27-28 Jb 36,31). “Carica di umidità le nuvole / e le nubi ne diffondono le folgori . . . / perché eseguiscono quanto comanda loro / sul mondo intero” (Jb 37,11-12).

Similmente il Libro del Siracide: “Con un comando invia la neve, / fa guizzare i fulmini del suo giudizio” (Si 43,13).

Il salmista, per parte sua, esalta la “stupenda potenza”, la “bontà immensa”, lo “splendore della gloria” di Dio, che “espande la sua tenerezza su tutte le creature”, e proclama: “Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa, / e tu provvedi loro il cibo a suo tempo. / Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente” (Ps 145,5-7 Ps 145,15 Ps 145,16). E ancora: “Fai crescere il fieno per gli armenti / e l’erba al servizio dell’uomo, / perché tragga l’alimento dalla terra, / il vino che allieta il cuore dell’uomo; / l’olio che fa brillare il suo volto / e il pane che sostiene il suo vigore” (Ps 103,14-15).

4. La Sacra Scrittura in molti passi loda la Provvidenza divina come suprema autorità sul mondo, che, piena di sollecitudine per tutte le creature, e specialmente per l’uomo, si serve della potenza efficiente delle cause create. Proprio in questo si manifesta la sapienza creatrice della quale si può dire è sovranamente previdente, per analogia a una dote essenziale della prudenza umana. Dio, infatti, che infinitamente trascende tutto ciò che è creato, al tempo stesso fa sì che il mondo presenti quell’ordine meraviglioso, che si può constatare sia nel macrocosmo che nel microcosmo. È proprio la Provvidenza in quanto trascendente Sapienza del Creatore a far sì che il mondo non sia il “caos”, ma il “cosmo”. “Tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso” (Sg 11,20).

5. Anche se il modo di esprimersi della Bibbia riferisce direttamente a Dio il governo delle cose, rimane tuttavia sufficientemente chiara la differenza tra l’azione di Dio Creatore come Prima Causa, e l’attività delle creature come cause seconde. Qui incontriamo una domanda che sta molto a cuore all’uomo moderno: quella relativa all’autonomia del creato, e quindi al ruolo di artefice del mondo che l’uomo intende assolvere. Ebbene, secondo la fede cattolica, è proprio della trascendente sapienza del Creatore far sì che Dio sia presente nel mondo come Provvidenza, e contemporaneamente che il mondo creato possieda quell’“autonomia”, di cui parla il Concilio Vaticano II. Da una parte, infatti, Dio, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono: “è dalla loro stessa condizione di creature che le cose ricevono la loro propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine”. Dall’altra, proprio per il modo in cui Dio regge il mondo, questo viene a trovarsi in una situazione di vera autonomia, che è “conforme al volere del Creatore” (Gaudium et Spes GS 36).

La Provvidenza divina si esprime proprio in siffatta “autonomia delle cose create”, nella quale si manifesta sia la potenza che la “dolcezza” proprie di Dio. In essa si conferma che la Provvidenza del Creatore, come trascendente e per noi sempre misteriosa sapienza, comprende tutto (“si estende da un confine all’altro”), si realizza in tutto con la sua potenza creatrice e la sua fermezza ordinatrice (“fortiter”), pur lasciando intatto il ruolo delle creature come cause seconde, immanenti, nel dinamismo della formazione e dello sviluppo del mondo, come si può vedere indicato in quel “suaviter” del Libro della Sapienza.

6. In ciò che riguarda l’immanente formazione del mondo, l’uomo possiede, dunque, fin dall’inizio e costitutivamente, in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio, un posto del tutto particolare. Secondo il Libro della Genesi, egli viene creato per “dominare” (Gn 1,28), per “soggiogare la terra”. Partecipando, come soggetto razionale e libero, ma pur sempre come creatura, al dominio del Creatore sul mondo, l’uomo diventa in un certo senso “provvidenza” per se stesso, secondo la bella espressione di san Tommaso. Per la stessa ragione, però, grava su di lui sin dall’inizio una particolare responsabilità sia davanti a Dio che davanti alle creature, e in particolare davanti agli altri uomini.

7. Queste nozioni sulla divina Provvidenza che ci vengono offerte dalla tradizione biblica dell’Antico Testamento, sono confermate e arricchite dal Nuovo. Tra tutte le parole di Gesù che esso registra su questo tema, particolarmente toccanti sono quelle riportate dagli evangelisti Matteo e Luca: “Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno; cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,31-33 cf. anche Lc 12,29-31).

“Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!” (Mt 10,29-31 cfr Lc 21,18). “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? . . . E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?” (Mt 6,26-30 cfr Lc 12,24-28).

8. Con tali parole il Signore Gesù non solo conferma l’insegnamento sulla Provvidenza divina contenuto nell’Antico Testamento, ma porta più a fondo il discorso per ciò che riguarda l’uomo, ogni singolo uomo, trattato da Dio con la squisita delicatezza di un padre.

Senza dubbio erano magnifiche le strofe dei salmi che esaltavano l’Altissimo come rifugio, tutela e conforto dell’uomo: così, ad esempio, nel Salmo 90: “Tu che abiti al riparo dell’Altissimo e dimori all’ombra dell’Onnipotente, di’ al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido» . . . Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell’Altissimo la tua dimora . . . Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura” (Ps 90,1-2 Ps 90,9 Ps 90,14-15)

9. Espressioni molto belle; ma le parole di Cristo raggiungono una pienezza di significato ancora maggiore. Le pronuncia infatti il Figlio che “scrutando” tutto ciò che è stato detto sul tema della Provvidenza, rende testimonianza perfetta al mistero, del Padre suo: mistero di Provvidenza e di cura paterna, che abbraccia ogni creatura, anche la più insignificante, come l’erba del campo o i passeri. Quanto più l’uomo, dunque! È questo che Cristo vuole mettere soprattutto in rilievo. Se la Provvidenza divina si mostra così generosa nei riguardi di creature tanto inferiori all’uomo, quanto più essa avrà cura di lui! In questa pagina evangelica sulla Provvidenza si ritrova la verità sulla gerarchia dei valori che è presente sin dall’inizio nel Libro della Genesi, nella descrizione della creazione: l’uomo ha il primato sulle cose. Lo ha nella sua natura e nel suo spirito, lo ha nelle attenzioni e cure della Provvidenza, lo ha nel cuore di Dio!

10. Gesù proclama altresì con insistenza che l’uomo, così privilegiato dal suo Creatore, ha il dovere di cooperare col dono ricevuto dalla Provvidenza. Egli non può quindi accontentarsi dei soli valori del senso, della materia e dell’utilità. Deve cercare soprattutto “il regno di Dio e la sua giustizia” perché “tutte queste cose (i beni terreni) vi saranno date in aggiunta” (cfr Mt 6,33).

Le parole di Cristo rivolgono la nostra attenzione verso questa particolare dimensione della Provvidenza, al centro della quale si trova l’uomo, essere razionale e libero. Su questo argomento ritorneremo nelle prossime riflessioni.

Ai fedeli di lingua francese

* * *


Ai pellegrini di espressione inglese

Ai fedeli di lingua tedesca

Ai pellegrini giunti dalla Spagna e dall’America Latina

* * *


* * *



Ai fedeli polacchi

Ad alcuni gruppi italiani

Desidero ora porgere il mio saluto alla Federazione Europea Atleti Cristiani. Essa si rivolge ai campioni olimpici e sportivi con l’intenzione di promuovere i valori che stanno alla base di ogni impegno sportivo: la fratellanza, la solidarietà, il dialogo, il rispetto per l’uomo. Desidero incoraggiarla auspicando che sappia sempre favorire, insieme con i valori umani, anche la capacità contemplativa e religiosa dello sportivo, aiutandolo a capire il grande posto che deve avere nella vita il dialogo con Cristo e la preghiera riconoscente verso Dio Creatore.
* * *


Rivolgo un saluto particolare alle ostetriche delle province di Arezzo e di Siena.

La vostra presenza dice già di per sé che voi intendete ispirare la vostra professione ai principi della morale cristiana. Mentre vi ringrazio per questa visita, vi esorto ad avere sempre un alto concetto delle vostre funzioni e ad adempierle con la consapevolezza di portare un contributo prezioso allo sbocciare della vita, che è dono di Dio. Questa sensibilità professionale e religiosa guidi sempre il vostro lavoro e vi sostenga nell’opera sanitaria che quotidianamente prestate.
* * *


Saluto poi il gruppo dei sacerdoti del Pontificio Istituto per le Missioni Estere, rientrati dalla missione per partecipare ad un corso di aggiornamento sull’inculturazione del messaggio cristiano. Auspico loro ogni bene.
* * *


Saluto la parrocchia dei Santi Angeli Custodi, della diocesi di Roma, qui presente con il parroco, i bambini della Prima Comunione, gli operatori ed il consiglio pastorale, per restituire la visita che ho fatto loro nel mese di aprile.
* * *


Il mio pensiero va poi ai fedeli del numeroso pellegrinaggio della diocesi di Chiavari, qui presenti con il loro Vescovo. Li assicuro del mio ricordo e con essi saluto l’intera diocesi.
* * *


Rivolgo una parola di incoraggiamento al gruppo degli studenti medio-orientali, borsisti della Congregazione per le Chiese orientali, guidati dal presidente dell’Ufficio Centrale per gli Studenti Esteri in Italia, e al gruppo delle associate al club “Soroptimist” di Venezia.

A tutti il mio cordiale saluto e la mia Benedizione.

Ai giovani

Saluto ora i numerosi ragazzi e giovani presenti a questa Udienza.

Carissimi, in questa festa liturgica di San Mattia Apostolo, vorrei ricordarvi quanto sia esaltante il compito di essere propagatori del Vangelo, in un mondo dinamico per iniziative tese al progresso materiale dell’uomo, ma che sovente manca di un adeguato impegno per un conveniente arricchimento dello spirito.

Sappiate dunque inserirvi nella novità perenne della storia per testimoniare l’altrettanto perenne novità della speranza portata da Cristo risorto.

Io vi accompagno costantemente con la mia preghiera, e di cuore vi benedico.

Agli ammalati

Mi è sempre caro rivolgere uno speciale saluto agli ammalati ed agli infermi.

Carissimi, vi esorto a fare vostra la Parola della liturgia che in questi giorni ci ricorda il dovere di essere “testimoni della Risurrezione”.

Vi domanderete forse come una vita, martoriata dalla malattia, possa offrire simile testimonianza.

La logica degli uomini non saprebbe certo fornire un valido riscontro, ma la dinamica della fede ci assicura che Cristo offre ad ogni uomo le armi vittoriose della croce, strumento di supplizio divenuto, per il cristiano, segno della potenza vincitrice di ogni debolezza.

In questo mese mariano restiamo uniti nella preghiera attraverso la recita quotidiana del Rosario, e sempre vi accompagni la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

Un saluto ed un augurio infine per gli sposi novelli presenti in questa piazza.

Carissimi, avete da poco vissuto un avvenimento tanto atteso, carico di gioia intima e profonda, pur se non disgiunta da qualche trepidazione per il vostro avvenire.

Abbiate fiducia: il Signore che vi ha donato l’abbondanza della sua grazia mediante il Sacramento, affidando al vostro impegno il compito di essere testimoni di un amore fecondo, che vi fa suoi collaboratori nella continuazione del disegno mirabile della creazione, vi accompagna nel vostro cammino.

Di cuore vi benedico.

* * *


Desidero ricordare la visita pastorale che ebbi la gioia di compiere in Olanda, Belgio e Lussemburgo l’anno scorso, proprio in questi giorni di maggio, dall’11 al 21.

Ad un anno di distanza sono ancora vivi nella mia mente e nel mio cuore gli incontri avuti.

Ai cari Fratelli dell’Episcopato dei tre Paesi del Benelux, a quei Sacerdoti, Religiosi e Religiose, a tutta la popolazione vada il mio cordiale saluto e l’assicurazione della mia spirituale vicinanza nella preghiera.

Auspico che i fedeli di quelle dilette Nazioni sappiano perseverare con coerenza e coraggio nella testimonianza di vita cristiana, e di carità fraterna, con l’entusiasmo che mostrarono in quei giorni di grazia.




Mercoledì, 21 maggio 1986

21586

1. Nel nostro cammino di approfondimento del mistero di Dio come Provvidenza, ci imbattiamo sovente in questa domanda: se Dio è presente e operante in tutto, come è possibile all’uomo essere libero? E soprattutto: che significato e quale compito ha la sua libertà? E quel frutto amaro del peccato che proviene da una libertà sbagliata, come va compreso alla luce della divina Provvidenza?

Riprendiamo la solenne affermazione del Vaticano I: “Tutto ciò che ha creato, Dio lo conserva e lo dirige con la sua provvidenza «estendendosi da un confine all’altro con forza e governando con bontà ogni cosa» (cfr Sap
Sg 8,1). “Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi (cfr He 4,13) anche ciò che avrà luogo per libera iniziativa delle creature” (DS 3003).

Il mistero della divina Provvidenza è profondamente iscritto in tutta l’opera della creazione. Come espressione dell’eterna sapienza di Dio, il piano della Provvidenza precede l’opera della creazione; come espressione della sua eterna potenza, vi presiede, la realizza e, in certo senso, si può dire che essa stessa si realizza in essa. È una provvidenza trascendente, ma al tempo stesso immanente alle cose, a tutte le cose. Ciò vale, secondo il testo del Concilio che abbiamo riletto, soprattutto in ordine alle creature dotate di intelligenza e di libera volontà.

2. Pur comprendendo “fortiter et suaviter” tutto il creato, la Provvidenza abbraccia in modo particolare le creature fatte a immagine e somiglianza di Dio, le quali godono, a motivo della libertà loro concessa dal Creatore, “dell’autonomia degli esseri creati”, nel senso inteso dal Concilio Vaticano II. (cfr Gaudium et Spes GS 36) Nell’ambito di queste creature devono annoverarsi gli esseri creati in una natura puramente spirituale, dei quali parleremo più avanti. Essi costituiscono il mondo invisibile. Nel mondo visibile, oggetto delle particolari attenzioni della divina Provvidenza è l’uomo, “il quale - come insegna il Concilio Vaticano II - in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa” (cfr Gaudium et Spes GS 24), e che proprio per questo “non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé” (cfr Gaudium et Spes GS 24).

3. Il fatto che il mondo visibile sia coronato dalla creazione dell’uomo, dischiude a noi prospettive completamente nuove sul mistero della divina Provvidenza. Lo rileva l’affermazione dogmatica del Concilio Vaticano I quando, sottolinea che agli occhi della sapienza e della scienza di Dio tutto rimane “scoperto”, in un certo senso “nudo” anche ciò che la creatura razionale compie in forza della sua libertà: ciò che sarà il risultato di una scelta consapevole e di una libera decisione dell’uomo. Anche in rapporto a questa sfera, la Provvidenza divina conserva la sua superiore causalità creatrice e ordinatrice. È la trascendente superiorità della Sapienza che ama, e per amore agisce con potenza e soavità, ed è quindi Provvidenza che premurosamente e paternamente guida, sostiene, conduce al suo fine la propria creatura, così riccamente dotata, rispettandone la libertà.

4. In questo punto di incontro dell’eterno piano creativo di Dio con la libertà dell’uomo, si delinea senza dubbio un mistero tanto imperscrutabile quanto adorabile. Il mistero consiste nel rapporto intimo, ontologico prima che psicologico, tra l’azione divina e l’autodecisione umana. Noi sappiamo che questa libertà di decisione appartiene al dinamismo naturale della creatura razionale. Conosciamo pure per esperienza il fatto della libertà umana, autentica anche se ferita e debole. Quanto al suo rapporto con la causalità divina, è opportuno ricordare l’accento posto da san Tommaso d’Aquino sulla concezione della Provvidenza come espressione della divina Sapienza che ordina tutte le cose al fine in esse iscritto: “ratio ordinis rerum in finem”, “l’ordinamento razionale delle cose verso il loro fine” (cf. S. Thomae Summa Theologiae, I 22,1). Tutto ciò che Dio crea, riceve questa finalità - e diviene quindi oggetto della divina Provvidenza. (cf. S. Thomae Summa Theologiae, I 22,2) Nell’uomo - creato a immagine di Dio - tutta la creazione visibile deve avvicinarsi a Dio, ritrovando la via del suo definitivo compimento. A questo pensiero già espresso, tra gli altri, da sant’Ireneo (Adversus haereses 4,38: PG 1105-1109), fa eco l’insegnamento del Concilio Vaticano II sullo sviluppo del mondo per opera dell’uomo. (cf. Gaudium et Spes GS 7) Il vero sviluppo - cioè il progresso - che l’uomo è chiamato a operare nel mondo, non deve avere solamente carattere “tecnico”, ma soprattutto “etico”, per portare a compimento nel mondo creato il regno di Dio (cf. Gaudium et Spes GS 35 GS 43 GS 57 GS 62).

5. L’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, è l’unica creatura visibile che il Creatore ha “voluto per se stessa”. (Ivi, GS 24) Nel mondo, sottomesso alla trascendente sapienza e potenza di Dio, l’uomo, pur finalizzato a Dio, è però anche un essere che è fine per se stesso: possiede come persona una finalità propria (auto-teleologia), in forza della quale tende ad auto-realizzarsi. Arricchito di un dono che è anche un compito, l’uomo è avvolto nel mistero della divina Provvidenza. Leggiamo nel Libro del Siracide: “Il Signore creò l’uomo dalla terra . . . / diede loro il dominio di quanto è sulla terra . . . / Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore / diede loro perché ragionassero. / Li riempi di dottrina e d’intelligenza / e indicò loro anche il bene e il male. / Pose lo sguardo nei loro cuori / per mostrar loro la grandezza delle sue opere . . . Inoltre pose davanti a loro la scienza / e diede loro in eredità la legge della vita . . .” (Si 17,1-2 Si 17,5-7 Si 17,9).

6. Dotato di un tale equipaggiamento “esistenziale”, l’uomo parte per il suo viaggio nel mondo. Comincia a scrivere la propria storia. La Provvidenza divina lo accompagna per tutto il cammino. Leggiamo ancora nel Libro del Siracide: “Le loro vie sono sempre davanti a lui, / non restano nascoste ai suoi occhi . . . / Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, / i suoi occhi osservano sempre la loro condotta” (Si 17,13 Si 17,15).

Il salmista dà a questa medesima verità un’espressione toccante: “Se prendo le ali dell’aurora / per abitare all’estremità del mare, / anche là mi guida la tua mano / e mi afferra la tua destra . . . / Tu mi conosci fino in fondo. / Non ti erano nascoste le mie ossa . . .” (Ps 139,9-10).

7. La Provvidenza divina si fa dunque presente nella storia dell’uomo, nella storia del suo pensiero e della sua libertà, nella storia dei cuori e delle coscienze. Nell’uomo e con l’uomo l’azione della Provvidenza acquista una dimensione “storica”, nel senso che segue il ritmo e si adatta alle leggi di sviluppo della natura umana, pur permanendo immutata e immutabile nella sovrana trascendenza del suo essere indipendente. La Provvidenza è un’eterna Presenza nella storia dell’uomo: dei singoli e delle comunità. La storia delle nazioni e dell’intero genere umano si svolge sotto l’“occhio” di Dio e sotto la sua azione onnipotente. Se tutto ciò che è stato creato è “custodito” e governato dalla Provvidenza, l’autorità di Dio, piena di sollecitudine paterna, comporta, nei riguardi degli esseri razionali e liberi, il pieno rispetto della libertà, che è nel mondo creato espressione dell’immagine e della somiglianza con lo stesso Essere divino, con la stessa Libertà divina.

8. Il rispetto della libertà creata è tanto essenziale che Dio permette nella sua Provvidenza anche il peccato dell’uomo (e dell’angelo). La creatura razionale, eccelsa fra tutte ma pur sempre limitata e imperfetta, può far cattivo uso della propria libertà, la può usare contro Dio, suo Creatore. È un tema tormentoso per la mente umana, sul quale il Libro del Siracide già riflette con parole molto profonde: “Egli [Dio] da principio creò l’uomo e lo lasciò in balia del suo proprio volere. / Se vuoi, osserverai i comandamenti; / l’essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere. / Egli ti ha posto davanti il fuoco e l’acqua; / là dove vuoi stenderai la tua mano. / Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; / a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. / Grande infatti è la sapienza del Signore, / egli è onnipotente e vede tutto. / I suoi occhi su coloro che lo temono, / egli conosce ogni azione degli uomini. / Egli non ha comandato a nessuno di essere empio / e non ha dato a nessuno il permesso di peccare” (Si 15,14-20).

9. “Il peccato, chi lo potrà mai spiegare?” si domanda il salmista (cfr Ps 18,13). Eppure anche su questo inaudito rifiuto dell’uomo la Provvidenza di Dio porta la sua luce, perché impariamo a non commetterlo.

Nel mondo in cui l’uomo è stato creato come essere razionale e libero, il peccato non solo era possibile, ma si è dimostrato anche un fatto reale “sin dall’inizio”. Il peccato è opposizione radicale a Dio, è ciò che Dio decisamente e assolutamente non vuole. Egli lo ha tuttavia permesso creando gli esseri liberi, creando l’uomo. Ha permesso il peccato che è conseguenza del cattivo uso della libertà creata. Da questo fatto, conosciuto dalla rivelazione e sperimentato nelle sue conseguenze, noi possiamo dedurre che, agli occhi della trascendente sapienza di Dio, nella prospettiva della finalità di tutta la creazione - era più importante che nel mondo creato vi fosse la libertà, anche col rischio di un suo cattivo impiego, piuttosto che privarne il mondo per escludere in radice la possibilità del peccato.

Dio provvidente, tuttavia, se ha da una parte permesso il peccato, dall’altra, con amorevole sollecitudine di Padre, ha previsto da sempre la via della riparazione, della redenzione, della giustificazione e della salvezza mediante l’Amore. La libertà infatti è ordinata all’amore: senza libertà non vi può essere amore. E nella lotta tra il bene e il male, tra il peccato e la redenzione, l’ultima parola spetterà all’amore.

Ai fedeli di lingua francese

* * *


* * *


* * *


Ai pellegrini di lingua inglese

* * *


* * *


Ai pellegrini di lingua tedesca

Ai numerosi gruppi di lingua spagnola

* * *


* * *


* * *


Ai pellegrini polacchi

A due gruppi di pellegrini italiani

Desidero ora porgere il mio saluto al gruppo dei pellegrini sardi, guidati dall’Arcivescovo di Sassari, dal Sindaco di quella città e da altre personalità della provincia. Si tratta di una rappresentanza delle tradizionali corporazioni artigiane, risalenti, come istituzione, al secolo decimoquinto. Il loro nome è “i Gremi”.

Siate i benvenuti. Il simbolico dono del candeliere votivo che voi ogni anno, a compimento di un solenne voto, offrite alla Madonna Assunta, è attestazione della vostra fede e della vostra devozione alla Madre di Dio.

Vi incoraggio e vi benedico.
* * *


Saluto poi il gruppo del Rotary Club di San Severo, con il suo Presidente. So che il vostro motto, “Servire”, ispira molte iniziative benefiche del Club nella vostra città. Lo spirito del servizio vi avvicina a Cristo ed al Suo messaggio.

Vi esprimo il mio apprezzamento e vi imparto la mia Benedizione.

Ai giovani

Desidero salutare i giovani che, durante questo periodo di primavera, sono venuti a Roma, per venerare le Tombe dei Beati Apostoli Pietro e Paolo. Un saluto particolare poi ai ragazzi e alle ragazze che hanno ricevuto recentemente la Prima Comunione oppure la Cresima.

Carissimi, lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto in dono del tutto particolare nella recente Festività della Pentecoste, abiti sempre nei vostri cuori, e vi aiuti ad essere forti nella Fede, generosi nella Carità, perseveranti nella Speranza, affinché il mondo vedendo in voi degli autentici apostoli del Vangelo, si orienti sempre più verso gli ideali della Vita Cristiana.

Agli ammalati

Rivolgo un saluto del tutto speciale agli ammalati qui presenti.

Carissimi con l’aiuto dello Spirito Santo sappiate andare sempre alla scoperta del valore salvifico insito nella vostra sofferenza quando è affrontata con spirito di fede e in unione con Cristo e, guidati da tale certezza, sappiate testimoniare a tutti la possibilità di vivere con cristiana serenità anche le prove più dolorose della vita.

Agli sposi novelli

Mi è caro, infine, rivolgere un pensiero affettuoso a voi, novelli sposi, venuti a Roma subito dopo aver ricevuto la Grazia Sacramentale nel Rito del Matrimonio.

Lo Spirito Santo, che è Spirito di forza e di amore per la crescita dei singoli credenti e della Chiesa, rimanga sempre nei vostri cuori e animi la vostra vita, affinché voi rimaniate forti nella fede e uniti nell’amore, ed in tal modo la vostra nascente famiglia sia fermento di crescita per tutta la Chiesa e stimolo al bene per l’ambiente in cui sarete chiamati a vivere.








Mercoledì, 28 maggio 1986

28586

1. La domanda sul proprio destino è molto viva nel cuore dell’uomo. È una domanda grande, difficile, eppure decisiva: “Che sarà di me domani?”. C’è il rischio che cattive risposte conducano a forme di fatalismo, di disperazione, o anche di orgogliosa e cieca sicurezza. “Stolto, questa notte morrai”, ammonisce Dio (
Lc 12,20). Ma proprio qui si manifesta l’inesauribile grazia della Provvidenza divina. È Gesù che apporta una luce essenziale. Egli infatti, parlando della Provvidenza divina nel Discorso della Montagna, termina con la seguente esortazione: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33). Nell’ultima catechesi abbiamo riflettuto sul profondo rapporto che esiste tra la Provvidenza di Dio e la libertà dell’uomo. È proprio all’uomo, prima di tutto all’uomo, creato a immagine di Dio, che sono indirizzate le parole sul regno di Dio e sulla necessità di cercarlo prima di ogni cosa.

Questo legame tra la Provvidenza e il mistero del regno di Dio, che deve realizzarsi nel mondo creato, orienta il nostro pensiero sulla verità del destino dell’uomo: la sua predestinazione in Cristo. La predestinazione dell’uomo e del mondo in Cristo, Figlio eterno del Padre, conferisce a tutta la dottrina sulla Provvidenza divina una decisa caratteristica soteriologica ed escatologica. Lo stesso divin Maestro lo indica nel suo colloquio con Nicodemo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Jn 3,16).

2. Queste parole di Gesù costituiscono il nucleo della dottrina sulla predestinazione, che troviamo nell’insegnamento degli apostoli e specialmente nelle lettere di san Paolo. Leggiamo nella Lettera agli Efesini: “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo . . . in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia” (Ep 1,3-6).

Queste luminose affermazioni spiegano, in modo autentico e autorevole, in che cosa consiste ciò che in linguaggio cristiano chiamiamo “Predestinazione” (latino: “praedestinatio”). È infatti importante liberare questo termine dai significati erronei o anche impropri e non essenziali, entrati nell’uso comune: predestinazione come sinonimo del “cieco fato” (“fatum”) o dell’“ira” capricciosa di qualche divinità invidiosa. Nella rivelazione divina la parola “predestinazione”, significa l’eterna scelta di Dio, una scelta paterna, intelligente e positiva, una scelta d’amore.

3. Questa scelta, con la decisione in cui si traduce, cioè il piano creativo e redentivo, appartiene alla vita intima della santissima Trinità: è operata eternamente dal Padre insieme col Figlio nello Spirito Santo. È un’elezione che, secondo san Paolo, precede la creazione del mondo (Ep 1,4) (“prima della creazione del mondo”); e dell’uomo nel mondo. L’uomo, ancor prima di essere creato, viene “scelto” da Dio. Questa scelta avviene nel Figlio eterno (“in lui”) (Ep 1,4), cioè nel Verbo dell’eterna Mente. L’uomo viene dunque eletto nel Figlio alla partecipazione della sua stessa figliolanza per divina adozione. In questo consiste l’essenza stessa del mistero della predestinazione, che manifesta l’eterno amore del Padre (“nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”). (Ep 1,4-5)Nella predestinazione è contenuta dunque l’eterna vocazione dell’uomo alla partecipazione alla natura stessa di Dio. È vocazione alla santità, mediante la grazia dell’adozione a figli (“per essere santi e immacolati al suo cospetto”) (Ep 1,4).

4. In questo senso la predestinazione precede “la fondazione del mondo”, cioè la creazione, giacché questa si realizza nella prospettiva della predestinazione dell’uomo. Applicando alla vita divina le analogie temporali del linguaggio umano, possiamo dire che Dio vuole “prima” comunicarsi nella sua divinità all’uomo chiamato ad essere nel mondo creato sua immagine e somiglianza; “prima” lo elegge, nel Figlio eterno e consostanziale, a partecipare alla sua figliolanza (mediante la grazia), e solo “dopo” (“a sua volta”) vuole la creazione, vuole il mondo, al quale l’uomo appartiene. In questo modo il mistero della predestinazione entra in un certo senso “organicamente” in tutto il piano della divina Provvidenza. La rivelazione di questo disegno dischiude davanti a noi la prospettiva del regno di Dio e ci conduce al cuore stesso di questo regno, dove scopriamo la finalità ultima della creazione.

5. Leggiamo infatti nella Lettera ai Colossesi: “Ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col 1,12-14). Il regno di Dio è, nel piano eterno di Dio Uno e Trino, il regno del “Figlio diletto”, in particolare perché per opera sua si è compiuta “la redenzione” e “la remissione dei peccati”. Le parole dell’apostolo alludono anche al “peccato” dell’uomo. La predestinazione, cioè l’adozione a figli dell’eterno Figlio, si opera quindi non solo in relazione alla creazione del mondo e dell’uomo nel mondo, ma in relazione alla redenzione, compiuta dal Figlio, Gesù Cristo. La redenzione diventa l’espressione della Provvidenza, cioè del governo premuroso che Dio Padre esercita in particolare nei riguardi delle creature, dotate di libertà.

6. Nella Lettera ai Colossesi troviamo che la verità della “predestinazione” in Cristo è strettamente congiunta con la verità della “creazione in Cristo”. “Egli - scrive l’apostolo - è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose . . .” (Col 1,15-16). Così dunque il mondo, creato in Cristo, eterno Figlio, fin dall’inizio porta in sé, come primo dono della Provvidenza, la chiamata, anzi il pegno della predestinazione in Cristo, a cui si unisce, quale compimento della salvezza escatologica definitiva, e prima di tutto dell’uomo, finalità del mondo. “Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza” (Col 1,19). Il compimento della finalità del mondo, e in particolare dell’uomo, avviene proprio ad opera di questa pienezza che è in Cristo. Cristo è la pienezza. In lui si compie in un certo senso quella finalità del mondo, secondo la quale la Provvidenza divina custodisce e governa le cose del mondo e in particolare l’uomo nel mondo, la sua vita, la sua storia.

7. Comprendiamo così un altro aspetto fondamentale della divina Provvidenza: la sua finalità salvifica. Dio infatti “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). In questa prospettiva è doveroso allargare una certa concezione naturalistica di Provvidenza, limitata al buon governo della natura fisica o anche del comportamento morale naturale. In realtà, la Provvidenza divina si esprime nel conseguimento delle finalità che corrispondono al piano eterno della salvezza. In questo processo, grazie alla “pienezza” di Cristo, in lui e per mezzo di lui viene anche vinto il peccato, che si oppone essenzialmente alla finalità salvifica del mondo, al compimento definitivo che il mondo e l’uomo trovano in Dio. Parlando della pienezza, che ha preso dimora in Cristo, l’apostolo proclama: “Piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col 1,19-20).

8. Sullo sfondo di queste riflessioni, attinte dalle lettere di san Paolo, diventa meglio comprensibile l’esortazione di Cristo a proposito della Provvidenza del Padre celeste che abbraccia ogni cosa (cfr Mt 6,23-34 anche Lc 12,22-31), quando dice: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33). Con quel “prima” Gesù intende indicare ciò che Dio stesso vuole “prima”: ciò che è la sua prima intenzione nella creazione del mondo, e insieme il fine ultimo del mondo stesso: “il regno di Dio e la sua giustizia” (la giustizia di Dio). Il mondo intero è stato creato in vista di questo regno, affinché si realizzi nell’uomo e nella sua storia. Affinché per mezzo di questo “regno” e di questa “giustizia” si adempia quell’eterna predestinazione che il mondo e l’uomo hanno in Cristo.

9. A questa visione paolina della predestinazione corrisponde quanto scrive san Pietro: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non ci corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi” (1P 1,3-5). Veramente “sia benedetto Dio”, che ci rivela come la sua Provvidenza sia il suo instancabile, premuroso intervento per la nostra salvezza. Essa è infaticabilmente all’opera fino a quando giungeranno “gli ultimi tempi”, quando “la predestinazione in Cristo” degli inizi si realizzerà definitivamente “mediante la risurrezione in Gesù Cristo”, che è “l’alfa e l’omega” del nostro umano destino (Ap 1,8).

Ai pellegrini francesi

Ai pellegrini di espressione inglese

* * *



Ai fedeli spagnoli

* * *


* * *


Ai pellegrini polacchi

Ad alcuni pellegrini italiani

Saluto ora i sacerdoti, i religiosi e le religiose, partecipanti al primo Corso di Formazione Permanente dei Formatori, promosso dalla Pontificia Università Salesiana.

Mentre esprimo il mio apprezzamento per questa iniziativa, che favorisce una qualificata azione vocazionale, vi esorto ad attingere con costanza all’inesauribile ricchezza di Cristo. Partecipando a tale pienezza, voi sarete, nei seminari e negli istituti religiosi dei vari Paesi da cui provenite, educatori che aiutano a stimare la volontà di Dio, a discernere il suo appello ed a rendere sicura e salda la risposta dei giovani e delle giovani a voi affidati.

Con l’incoraggiamento per il vostro servizio ecclesiale, vi benedico di cuore.
* * *


È presente questa mattina anche la delegazione dei Pescatori di Portorecanati. Sono lieto di salutare voi e tutti coloro che voi rappresentate. Conosco le vostre difficoltà e le vostre aspirazioni. Vi sono vicino ed auspico ogni bene per voi e per le vostre famiglie.

Di cuore vi benedico.

Ai giovani

Rivolgo ora il mio saluto a voi, cari giovani. Saluto in particolare i giovani studenti del gruppo Mariano di Frattamaggiore, in diocesi di Napoli; saluto il gruppo di giovani impegnati presso il centro studi Aldo Moro; e saluto coloro che hanno ricevuto la prima Comunione o la Cresima in questi giorni.

Carissimi, in questi giorni la Chiesa ha celebrato la memoria di un Santo che era molto amico dei giovani: San Filippo Neri, il quale ha svolto il suo ministero sacerdotale a Roma, di cui è compatrono, e si occupava in modo particolare ad aiutare i giovani a conoscere e a vivere il messaggio cristiano.

La protezione di San Filippo Neri vi accompagni, insieme con la mia Benedizione.

Agli ammalati

Carissimi fratelli ammalati, grazie per essere venuti a questa Udienza. Vi saluto tutti, rivolgendo un particolare pensiero agli appartenenti al gruppo dell’Associazione Fisioterapica Assistenza Handicappati di Angri, in diocesi di Salerno.

Vi sarò vicino e sono lieto per l’amorosa attenzione che vi è rivolta da quanti vivono con voi e si prendono cura di voi. Siate riconoscenti per quest’amore e date testimonianza di fede, offrendo al Signore le vostre sofferenze. La Madonna, in questo mese a Lei dedicato, vi sia di conforto e di sostegno. Vi ricordo nelle mie preghiere e vi benedico di cuore.

Agli sposi novelli

Infine il mio saluto a voi, cari sposi novelli!

La Chiesa prega per le famiglie cristiane, in particolar modo per quelle nuove: la vostra famiglia possa diventare “piccola Chiesa domestica”.

La preghiera fatta in famiglia vi assicura l’aiuto di Dio per realizzare la missine di amore e di vita a cui sono chiamati gli sposi cristiani. Vi siete sposati in questo mese di maggio che è dedicato alla Madonna, siate suoi devoti e affidatevi alla Sua materna protezione. Vi auguro, cari sposi novelli, un cammino di serenità e di gioia, vi accompagni la mia Benedizione.




Catechesi 79-2005 14586