Catechesi 79-2005 22890

Mercoledì, 22 agosto 1990

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1. Abbiamo finora dedicato una serie di catechesi all’azione dello Spirito Santo, considerandola dapprima alla luce dell’Antico Testamento e poi nei vari momenti della vita di Cristo. Ora passiamo ad esaminare il mistero della stessa Persona dello Spirito Santo, vivente in comunione col Padre e col Figlio nell’unità della Trinità divina. Siamo nella fase più alta di quella che abbiamo più volte chiamato l’autorivelazione di Dio: ossia la manifestazione della propria intima essenza e del proprio disegno, da parte del Dio che Gesù ci ha insegnato a riconoscere e invocare come Padre. Questo Dio infinitamente vero e buono s’è sempre attenuto a una sorta di trascendente pedagogia per istruirci e per attrarci a sé. Ciò è avvenuto anche nella rivelazione dello Spirito Santo.

2. Ce lo ricorda san Gregorio Nazianzeno in un bel testo che spiega il filo conduttore dell’azione progressiva di Dio nella storia della salvezza in relazione al mistero della Trinità delle divine Persone nell’unità della divina sostanza. “In effetti - dice quel grande Padre della Chiesa - l’Antico Testamento predicava manifestamente il Padre, e più oscuramente il Figlio; il Nuovo Testamento ha manifestato il Figlio e ha suggerito la divinità dello Spirito Santo. Attualmente, lo Spirito abita in noi e si manifesta più chiaramente. Non era infatti prudente, quando la divinità del Padre non era ancora confessata, predicare apertamente il Figlio, e prima che la divinità del Figlio fosse riconosciuta, imporci in sovrappiù - qui parlo con troppa audacia - lo Spirito Santo” (S. Gregorio Nazianzeno, Orat. XXXI, Theol. V, 26: PG 36,161). Per l’uomo era dunque difficile, secondo il Nazianzeno, l’accettazione della rivelazione di Dio come essere uno nella natura e trino nelle persone, perché troppo più alta dei concetti dell’intelletto umano, presi nel loro comune significato: e difficile, del resto, è rimasta sempre per moltissimi uomini, anche sinceramente religiosi, come la storia ci attesta dell’Ebraismo e dell’Islam.

3. Che questo progresso pedagogico nella rivelazione divina sia avvenuto, è risultato dalle catechesi precedenti, nelle quali abbiamo visto che l’Antico Testamento in molti punti e in molti modi parla dello Spirito di Dio, a cominciare dall’inizio del Libro della Genesi. Ma abbiamo sempre fatto notare che si trattava di preannunci e presagi riguardanti piuttosto l’azione della Spirito Santo nell’uomo e nella storia, e non già la sua Persona, almeno in modo esplicito e diretto. Nel vasto spazio dell’Antico Testamento si può parlare di scoperta, di assaggio, di progressiva comprensione dell’azione dello Spirito, restando tuttavia sempre nell’ombra la distinzione delle persone nell’unità di Dio. I testi anche più antichi indicano come provenienti dallo Spirito di Dio certi fenomeni che si verificano nel mondo fisico e in quello psicologico e spirituale: si tratti dell’“alito di Dio” che anima l’universo fin dal momento della creazione, o di una forza sovrumana concessa ai personaggi chiamati a speciali imprese per la guida e la difesa del “popolo di Dio” come la forza fisica a Sansone (cf.
Jg 14,6), l’investitura a Gedeone (Jg 6,34), la vittoria nella lotta di Iefte con gli Ammoniti (Jg 11,29). In altri casi troviamo che lo Spirito di Dio non solo “investe” ma “rapisce” l’uomo (Elia: 1R 18,12), opera i trasporti e le estasi profetiche, concede la capacità di interpretare i sogni (Giuseppe in Egitto)(Gn 41,38). In tutti questi casi si tratta di un’azione di carattere immediato e transitorio - che potremmo dire carismatica - per il bene del popolo di Dio.

4. D’altra parte, lo stesso Antico Testamento ci presenta molti casi di un’azione costante condotta dallo Spirito di Dio che, secondo il linguaggio biblico, “si posa sull’uomo”, come avviene per Mosè, Giosuè, Davide, Elia, Eliseo. Soprattutto i profeti sono i portatori dello Spirito di Dio. La connessione tra la parola profetica e lo Spirito di Dio è già affermata nella storia di Balaam (NM 24,2-3) e viene accennata in un episodio del Primo Libro dei Re (1R 22,24). Dopo l’esilio, Ezechiele si mostra pienamente consapevole dell’origine della sua ispirazione: “Lo Spirito del Signore venne su di me e mi disse: Parla . . .” (Ez 11,5) e Zaccaria ricorda che Dio aveva parlato al suo popolo “mediante il suo Spirito per mezzo dei profeti del passato” (Za 7,12).

Anche in questo periodo, allo Spirito di Dio e alla sua azione vengono attribuiti soprattutto gli effetti di natura morale (così ad esempio nei nel Libro della Sapienza). Abbiamo riferito e analizzato a suo tempo questi passi.

5. Ma i testi più significativi e importanti sono quelli che i profeti hanno dedicato allo Spirito del Signore che doveva posarsi sul Messia, sulla comunità messianica e sopra i suoi membri, e soprattutto i testi delle profezie messianiche di Isaia: qui si rivela che lo Spirito del Signore sarà prima sopra il “germoglio di Jesse”, discendente e successore di Davide, poi sopra il “Servo del Signore”, che sarà “alleanza del popolo e luce delle nazioni”, infine sopra l’evangelizzatore dei poveri (Is 11,1-2 Is 42,1 Is 42,6 Is 61,1).

Secondo le antiche profezie, lo Spirito del Signore rinnoverà anche il volto spirituale del “resto d’Israele”, ossia della comunità messianica rimasta fedele alla vocazione divina: come ci dicono i passi non soltanto di Isaia (Is 44,3 Is 59,21), ma anche di Ezechiele (Ez 36,27 Ez 37,14), Gioele (Jl 3,1-2) e Zaccaria (Za 12,10).

6. In tal modo l’Antico Testamento, con l’abbondanza dei riferimenti all’azione dello Spirito di Dio, prepara la comprensione di quanto viene detto nella rivelazione del Nuovo Testamento circa lo Spirito Santo come Persona nella sua unità col Padre e col Figlio. Tutto si svolge sul filo della pedagogia divina che educa gli uomini alla conoscenza e al riconoscimento dei più alti misteri: la Trinità, l’incarnazione del Verbo, la venuta dello Spirito Santo. Nell’Antico Testamento tutto era stato concentrato sulla verità del monoteismo, affidata a Israele, che doveva essere continuamente difesa e consolidata di fronte alle tentazioni del politeismo, provenienti da diverse parti.

7. Nella nuova alleanza giungiamo a una nuova tappa: la maggiore consapevolezza del valore della persona in riferimento all’uomo ha creato un contesto nel quale anche la rivelazione dello Spirito Santo come Persona trova il terreno preparato. Lo Spirito Santo è Colui che inabita l’uomo e che, dimorandovi, lo santifica soprattutto con la potenza dell’amore che Egli stesso è. In questo modo la rivelazione dello Spirito-Persona svela anche la profondità interiore dell’uomo. E per mezzo di questa più profonda esplorazione dello spirito umano ci si rende meglio conto che lo Spirito Santo diventa fonte della comunione dell’uomo con Dio, e anche della “comunione” interpersonale tra gli uomini. Questa è la sintesi della nuova rivelazione della Persona dello Spirito Santo, sulla quale rifletteremo nelle prossime catechesi.

Ai gruppi di espressione tedesca

Ai connazionali polacchi

Ai fedeli di espressione francese

Ai pellegrini di lingua inglese


Ai numerosi visitatori di espressione spagnola

Ai fedeli di lingua portoghese


Ad un gruppo di visitatori provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo! Dilettissimi voi giovani qui giunti come delegati per commemorare una visita compiuta 400 anni fa da altri giovani del Giappone, e voi buddisti che avete partecipato al 40° convegno, trattando dell’ecologia. Oggi ci riunisce in preghiera il pericolo di una guerra che minaccia la desiderata pace nel mondo. Il Signore, per intercessione della Beata Maria Vergine, esaudisca le nostre invocazioni. Con questo augurio vi benedico tutti di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua italiana

Desidero rivolgere un particolare saluto ad alcuni gruppi di pellegrini di lingua italiana, ed in primo luogo ai Seminaristi di Bergamo, che, accompagnati dai loro Superiori e Assistenti, nonché da un buon gruppo di familiari, stanno visitando la Città di Roma, per rivivere le testimonianze degli apostoli Pietro e Paolo, e dei martiri. A tutti loro l’augurio per un buon proseguimento del cammino vocazionale verso il sacerdozio.

Saluto poi le Capitolari della Congregazione delle Suore di Santa Anna, guidate dalla loro Madre Generale; auspico per la loro Famiglia religiosa, sempre bene impegnata nella educazione della gioventù femminile, il dono di numerose vocazioni e la costante assistenza dello Spirito Santo.

Il mio pensiero va poi al gruppo dell’Unitalsi di Macerata, di ritorno da un Pellegrinaggio a Lourdes. Benedico volentieri l’immagine della Vergine che essi desiderano collocare nel reparto “dialisi” dell’Ospedale di Tolentino.

Saluto, anche, al gruppo dell’Oratorio Maschile della parrocchia S. Maria Nascente in Garbagnate (Milano), giunto qui in bicicletta per far benedire la prima pietra di una nuova chiesa, tratta dalle rocce del Sacro Speco di Subiaco.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio pensiero va ora, com’è consuetudine, ai giovani, ai malati ed alle coppie di sposi novelli qui presenti. Oggi la Chiesa fa memoria della Beata Vergine Maria Regina; questa gioiosa circostanza ci suggerisce una parola di esortazione per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle.

A voi, giovani, auguro che Maria sia la Regina dei vostri cuori. Ella vi insegni la purezza degli affetti, lo slancio nelle imprese generose, la sincerità nella ricerca della verità e della giustizia, il senso della vera libertà che sta nell’obbedienza responsabile alla legge di Dio. La regalità di Maria è un richiamo a prendere sempre più coscienza della dignità di figli di Dio.

La festa della Regalità di Maria, carissimi malati, vi faccia comprendere il senso cristiano della sofferenza. Maria è Regina che sta sotto la croce del Figlio incoronato di spine. Partecipe del vostro dolore, Ella vi mostra il valore redentivo della malattia, soffrendo con voi.

E voi, sposi novelli, offrite il vostro amore a Maria che è la Regina e la Maestra del bell’amore, la creatura che meglio di ogni altra conosce i segreti del cuore umano. Vi auguro che possiate elevare a tale altezza il vostro amore sponsale. A tutti imparto la mia Benedizione.




Mercoledì, 29 agosto 1990

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1. Dopo la sua risurrezione, Gesù apparve agli undici apostoli e disse loro: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (
Mt 28,19). È l’apostolo-evangelista Matteo che, alla fine del suo Vangelo, riporta quest’ordine col quale Gesù Cristo invia gli apostoli in tutto il mondo perché siano i suoi testimoni e continuino la sua opera di salvezza. A quelle parole corrisponde la nostra antichissima tradizione cristiana, secondo la quale il battesimo viene amministrato nel nome della santissima Trinità. Ma nel testo di Matteo è contenuta altresì quella che possiamo considerare come l’ultima parola della rivelazione della verità trinitaria, comprendente la rivelazione dello Spirito Santo come Persona uguale al Padre e al Figlio, consostanziale con loro nell’unità della divinità.

Questa rivelazione appartiene al Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento lo Spirito di Dio, nei vari modi di azione illustrati nelle catechesi precedenti, era la manifestazione della potenza, della sapienza e della santità di Dio. Nel Nuovo Testamento si passa chiaramente alla rivelazione dello Spirito Santo come Persona.

2. Infatti, l’espressione evangelica di Matteo 28, 19 rivela chiaramente lo Spirito Santo come Persona, perché lo nomina con le altre due Persone in modo identico, senza suggerire nessuna differenza in proposito: “il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo”. Dal Vangelo di Matteo risalta benissimo che il Padre e il Figlio sono due Persone distinte; “il Padre” è colui che Gesù chiama “il mio Padre celeste” (Mt 15,13 Mt 16,17 Mt 18,35); “il Figlio” è Gesù stesso, designato così da una voce venuta dal cielo al momento del suo battesimo e della sua trasfigurazione, e riconosciuto da Simon Pietro come “il Cristo, Figlio del Dio vivente” (Mt 3,17 Mt 17,5 Mt 16,16). A queste due Persone divine viene adesso associato, in modo identico, “lo Spirito Santo”. Tale associazione è resa ancora più stretta dal fatto che la frase parla del nome di questi Tre, prescrivendo di battezzare tutte le genti “nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito”. Nella Bibbia, l’espressione “nel nome di” non si adopera normalmente che per riferirsi a delle persone. È notevole inoltre che la frase evangelica ha il termine “nome” al singolare, benché menzioni più persone. Da tutto ciò risulta, in modo inequivocabile, che lo Spirito Santo è una terza Persona divina, strettamente associata al Padre e al Figlio, nell’unità di un solo “nome” divino.

Il battesimo cristiano ci mette in rapporto personale con le tre Persone divine, introducendoci così nell’intimità di Dio. E ogni volta che facciamo il segno della croce, ripetiamo l’espressione evangelica per rinnovare la nostra relazione con il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Riconoscere lo Spirito Santo come persona è una condizione essenziale per la vita cristiana di fede e di carità.

3. La parola del Cristo risorto sul battesimo non giunge senza una preparazione nel Vangelo di Matteo. Infatti essa sta in rapporto col racconto del battesimo di Gesù stesso, ove è presentata una teofania trinitaria: Matteo ci riferisce che, quando Gesù uscì dall’acqua, “si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto»” (Mt 3,16-17). La stessa scena viene ugualmente descritta dagli altri due sinottici (Mc 1,9-11 Lc 3,21-22). In essa troviamo una rivelazione delle tre Persone divine: la persona di Gesù è indicata con la qualifica di Figlio; la persona del Padre si manifesta per mezzo della voce che dice: “Questi è il Figlio mio”; e la persona dello Spirito di Dio appare distinta dal Padre e dal Figlio e in rapporto con l’uno e l’altro; con il Padre celeste, perché lo Spirito scende dall’alto, e col Figlio, perché viene su di lui. Se, a una prima lettura, questa interpretazione non ha tutta la forza dell’evidenza, il raffronto con la frase finale del Vangelo (Mt 28,19) ne assicura la fondatezza.

4. La luce che ci viene data dalla frase finale di Matteo ci permette di scoprire in altri testi ancora la personalità dello Spirito Santo. La rivelazione dello Spirito nella sua relazione col Padre e col Figlio si può cogliere anche nel racconto dell’annunciazione (Lc 1,26-38).

Secondo la narrazione di Luca, l’angelo Gabriele, mandato da Dio a una vergine che portava il nome di Maria, le annunciò la volontà dell’eterno Padre con le seguenti parole: “Ecco, concepirai nel grembo un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo”. E quando Maria domandò come ciò potesse avvenire nella sua condizione verginale, l’angelo le rispose: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,31-35).

Di per sé, questo testo non dice che lo Spirito Santo sia una Persona; mostra soltanto che è un essere distinto, in qualche modo, dall’Altissimo, cioè da Dio-Padre, e dal Figlio dell’Altissimo. Letto però, come facciamo spontaneamente, alla luce della fede “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, esso ci rivela l’unione delle tre Persone divine nella realizzazione del mistero che si chiama incarnazione del Verbo. La Persona dello Spirito Santo contribuì a questa realizzazione secondo il disegno del Padre, pienamente accettato dal Figlio. Per opera dello Spirito Santo, il Figlio di Dio, consostanziale all’eterno Padre, venne concepito come uomo e nacque dalla Vergine Maria. Nelle precedenti catechesi abbiamo già parlato di questo mistero, che è nello stesso tempo cristologico e pneumatologico. Qui ci basti rilevare come nell’evento dell’annunciazione si manifesta il mistero trinitario, e in particolare la Persona dello Spirito Santo.

5. A questo punto possiamo rilevare anche un riflesso di questo mistero sull’antropologia cristiana. Vi è, infatti, un collegamento tra la nascita dell’eterno Figlio di Dio nella natura umana e il “rinascere” dei figli del genere umano per l’adozione divina mediante la grazia. Questo collegamento appartiene all’economia della salvezza. In ordine ad esso, nell’economia sacramentale, è stato istituito il battesimo.

Dunque la rivelazione dello Spirito Santo come Persona sussistente nell’unità trinitaria della divinità viene particolarmente messa in rilievo sia nel mistero dell’Incarnazione dell’eterno Figlio di Dio, sia nel mistero dell’“adozione” divina dei figli del genere umano. E in questo mistero trova il suo costante adempimento l’annuncio di Giovanni riguardo al Cristo, sul Giordano: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo” (Mt 3,11). Questa soprannaturale “adozione”, infatti, viene operata nell’ordine sacramentale proprio mediante il battesimo “da acqua e Spirito” (Jn 3,5).

Ai pellegrini tedeschi

Ai connazionali polacchi

Ai visitatori di espressione francese


Ai fedeli di lingua inglese

Ai numerosi pellegrini di espressione spagnola

Ai fedeli di lingua portoghese


Ad un gruppo di visitatori provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo! Saluto la delegazione venuta da Omura per ricordare la visita compiuta 400 anni fa da 4 ragazzi della vostra città; saluto pure i pellegrini di Tokyo. La vostra presenza è segno di una rinnovata volontà di dialogo tra oriente e occidente. Il dialogo è molto importante, perché favorisce la vicendevole comprensione. Ebbene, carissimi giapponesi, io auspico che il vostro “dialogo con l’occidente” sia efficace, grazie all’aiuto della Madre del Buon Consiglio. Con questo augurio vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Ai gruppi di lingua italiana

Il mio affettuoso pensiero va ora al gruppo delle Religiose che stanno partecipando alla loro XXII Settimana Biblica Nazionale, sul tema: “Il Vangelo di Matteo e il suo messaggio”. Mi compiaccio per questo vostro convegno, che certamente vi ispirerà una conoscenza più profonda e un amore più ardente. Vi auguro giornate di fruttuoso apprendimento e di santi propositi che valgano anche per una più fervorosa vita consacrata!

Rivolgo anche un saluto al gruppo parrocchiale di Pove del Grappa, in diocesi di Padova, dove sono in preparazione le solenni feste quinquennali in onore del Divin Crocifisso. Ben volentieri benedico la “Fiaccola della Pace”, che dovrà ardere per tutta la durata delle celebrazioni. Formulo l’auspicio che questa ricorrenza possa essere di forte stimolo per un approfondimento ed un miglioramento della vostra vita cristiana e della vostra attività missionaria.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Porgo infine il mio saluto a voi, giovani, ammalati, e sposi novelli. Nel dare a ciascuno di voi il mio benvenuto, desidero attirare la vostra attenzione sulla grande figura di San Giovanni Battista, di cui oggi la Liturgia celebra il martirio. La parola “martirio” può forse spaventarci, ma in realtà essa non rappresenta altro che l’estrema conseguenza di una vita spesa per il Signore. È partecipazione alla Passione di Cristo realizzata con totale coerenza. È pienezza di testimonianza cristiana, alla quale tutti, in fondo, siamo chiamati, come battezzati.

Voi, giovani, sappiate vedere nel “martirio” come l’offerta della vostra esistenza a Cristo, l’acquisizione di una salda virtù e di una coerente e coraggiosa pratica di vita cristiana.

Voi, carissimi ammalati, vivrete il vostro “martirio” se persevererete nel restare uniti a Cristo, nonostante le durissime prove. Così il vostro dolore non sarà inutile!

Il martirio nasce ed è espressione dell’amore, di un grande amore assoluto e totale. Il Battista sia anche per voi sposi novelli un grande maestro d’amore, di un amore che non teme la sofferenza e neppure la morte, come dice il Cantico dei Cantici.

A tutti voi la mia affettuosa Benedizione.



Mercoledì, 12 settembre 1990

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1. Gli inizi dell’evangelizzazione in Africa risalgono ai tempi apostolici. Nei primi secoli la Chiesa africana ebbe una grande importanza, in modo particolare, lungo le coste del mare Mediterraneo. Basti pensare a san Cipriano, vescovo martire di Cartagine e, poco meno di due secoli dopo, a sant’Agostino di Ippona.

Gli inizi dell’evangelizzazione del Continente Nero

Riflettendo sul pellegrinaggio nell’Africa dei nostri tempi, non vanno dimenticati questi inizi. Il cristianesimo, che oggi incontriamo nelle vaste aree del Continente Nero, è giovane. Si è diffuso tra le varie etnie e i popoli africani nel corso degli ultimi cento anni, grazie al grande lavoro dei missionari. Nella seconda metà del nostro secolo i singoli Paesi hanno conquistato la loro autonomia politica divenendo stati indipendenti. Di pari passo anche le Chiese particolari hanno compiuto un veloce processo di africanizzazione. La più gran parte degli episcopati è costituita oggi da vescovi del luogo. Cresce anche il numero dei sacerdoti, dei religiosi e specialmente delle religiose. Tuttavia la presenza dei missionari e delle missionarie, sia ecclesiastici che laici, è sempre desiderata, e spesso, addirittura, tuttora indispensabile.

2. Già altre volte, in precedenza, mi sono recato in diverse Nazioni africane, per incontrare le comunità cristiane del luogo. Questa volta mi è stato dato di dedicare la prima decade di settembre alla visita in Tanzania, in Burundi e in Rwanda. Desidero ringraziare cordialmente la divina Provvidenza, e coloro dai quali ho avuto il piacere di essere stato invitato, accolto e ospitato. Mi riferisco innanzitutto ai rispettivi episcopati. Nello stesso tempo indirizzo la mia gratitudine ai vari capi di Stato, ai rappresentanti delle autorità locali e a tutte le persone e le istituzioni il cui aiuto è stato quanto mai prezioso per la realizzazione del programma.

Tanzania, Burundi e Rwanda

3. Per quanto riguarda la geografia - nel senso, prima di tutto, missionario e dell’attività della Chiesa - questo viaggio pastorale ha toccato la vasta Tanzania, dove i cattolici costituiscono circa il 20% degli abitanti (tutti i cristiani raggiungono circa il 30%), e poi due Paesi di ridotta superficie, ma con una alta densità di popolazione. Il Burundi e specialmente il Rwanda sono in Africa due Paesi con alto numero di abitanti, il che comporta anche taluni doveri di natura morale, non soltanto nei confronti di loro stessi, ma anche rispetto all’intera Africa, che, in gran parte, è “scarsamente popolata”. Il Burundi e il Rwanda - Paesi di “mille colline” - registrano, inoltre, la più alta percentuale di battezzati. Il fatto che la maggioranza degli abitanti siano cattolici testimonia l’intensità dell’opera missionaria svolta dalla Chiesa nell’arco di questi cento anni.

Celebrazioni eucaristiche segno di ricchezze di un popolo fedele

4. La comunità cristiana esprime la pienezza del suo mistero nell’Eucaristia, nel sacrificio che è il sacramento dell’altare. Per fornire un resoconto del mio pellegrinaggio apostolico in Tanzania, in Burundi e in Rwanda, è necessario perciò prima di tutto indicare i luoghi nei quali il sacrificio eucaristico è stato celebrato. In Tanzania, innanzitutto: a Dar-es-Salaam (la Messa con le ordinazioni sacerdotali); al sud del Paese, a Songea (con il sacramento della Confermazione); nel nord, a Mwanza (sulla sponda del lago Vittoria, la Messa per le famiglie, con la cerimonia delle prime Comunioni); nel centro del Paese, a Tabora (la liturgia della Parola); e infine a Moshi, ai piedi del Kilimanjaro.

La celebrazione dell’Eucaristia è una sintesi particolare di ciò che vive una Chiesa: vengono presentate le ricchezze della cultura, della lingua, del canto e della danza, molto suggestiva, che accompagna alcuni momenti dell’azione liturgica. È anche una sintesi singolare della partecipazione: presso l’altare si riuniscono i “participantes” di una determinata regione, mentre la gente aspetta assiepata lungo il percorso. Si tratta di un coinvolgimento indiretto e, spesse volte, molto significativo.

Ordinazioni sacerdotali segni della crescita delle Chiese locali

5. Ciò che ho detto della Tanzania vale anche per il Burundi e il Rwanda. Queste le località nelle quali si sono svolte le celebrazioni eucaristiche: in Burundi: a Gitega (la sede arcivescovile) e a Bujumbura (la capitale del Paese); in Rwanda: a Kabgayi (la culla dell’evangelizzazione in cui si trova la chiesa nella quale riposano i resti dei primi vescovi missionari) e a Kigali (la capitale del Paese). Le ordinazioni sacerdotali hanno avuto luogo rispettivamente a Bujumbura e a Kabgayi.

Le ordinazioni sacerdotali, tenutesi in ciascuno dei tre Paesi, sono prova della crescita delle Chiese locali, che procede di pari passo, con lo sviluppo dell’apostolato dei laici. È noto, infatti, quale sia stato il ruolo dei catechisti laici sin dagli albori dell’evangelizzazione. Essi, oggi, proseguono nella collaborazione con i sacerdoti e le religiose del luogo, così come in passato hanno fatto con i missionari. Si moltiplicano tuttavia i campi di apostolato laicale, come è chiaramente emerso negli incontri con i rappresentanti del mondo della cultura. Ovunque, poi, si consacra molta attenzione alla pastorale giovanile (i giovani hanno avuto un loro ruolo particolare durante la visita), all’apostolato caritativo, alla cura dei malati. Infine, va menzionato l’impegno molto solido nei confronti della famiglia, con particolare attenzione all’educazione alla paternità e alla maternità responsabile.

Gli incontri ecumenici

6. In ogni Paese visitato non sono mancati gli incontri ecumenici. Ai fratelli cristiani non cattolici si sono uniti anche i rappresentanti delle religioni non cristiane, specialmente i musulmani. Inoltre ho avuto modo di incontrare il Corpo Diplomatico e i rappresentanti degli organismi internazionali. Con essi ho potuto parlare della solidarietà esercitata verso queste Nazioni e soprattutto della necessità di renderla ancor più vasta di fronte alle preoccupanti difficoltà che esse incontrano nel loro sviluppo.

7. Dal 6 gennaio 1989 proseguono i lavori del Sinodo africano, ed è importante che le fasi del suo svolgimento siano rese accessibili, in diversi luoghi, alle vaste popolazioni del continente africano. È quanto si è fatto, per la prima volta, a Yamoussoukro, nuova capitale della Costa d’Avorio, nell’ultimo giorno del mio viaggio. A tal fine, la riunione del Consiglio della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, protrattasi per alcuni giorni, è stata legata alla consacrazione della monumentale Basilica, dedicata a “Notre Dame de la Paix”, Madonna della pace, il 10 settembre. Il signor Félix Houphouët-Boigny, presidente della Repubblica, ha donato, inoltre, un vasto terreno intorno alla basilica stessa per una fondazione al servizio della Chiesa in Africa. Fra le iniziative della predetta fondazione è prevista la costruzione di un ospedale, di un centro universitario e di una struttura per i mezzi di comunicazione sociale.

Ringrazio il donatore: Dio lo ricompensi! Auspico e spero che sotto la protezione della Madre dell’Africa, della Regina della pace, il centro in costruzione possa giovare al progresso dell’evangelizzazione e dell’edificazione della Chiesa nel Continente africano.

Ai fedeli tedeschi

Ai fedeli polacchi


Ai fedeli francesi

Ai fedeli di lingua inglese

Ai visitatori giapponesi

Egregi signori dirigenti dell’economia giapponese, vi ringrazio di essere venuti a visitarmi qui in Vaticano.

Oggi il mondo richiede più che in passato la solidarietà internazionale, perciò desidero ardentemente che l’economia giapponese contribuisca con il vostro sforzo ad aiutare le Nazioni in via di sviluppo.

Ai fedeli di lingua spagnola

Ai fedeli di lingua portoghese

Ai pellegrini di lingua italiana

Accolgo con gioia il gruppo della Parrocchia di Santa Maria Assunta in Montemarano, dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi - Conza - Nusco - Bisaccia, ed i pellegrini della Parrocchia di San Pio X Papa, della Diocesi di Iglesias.

Rivolgo, poi, un particolare pensiero agli iscritti al Corso Biennale di Teologia per Laici della Parrocchia di Casoli, dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto, presenti con il loro Parroco ed ai partecipanti al Corso di formazione per catechisti ed insegnanti, organizzato dal Centro di spiritualità “Rogate” e dall’Istituto Faleritano di Scienze Religiose sul tema “Insegnanti, insegnamento e orientamento vocazionale”.

Saluto, inoltre, l’Arcivescovo di Matera-Irsina, Monsignor Ennio Appignanesi, con il Presidente Nazionale dell’Associazione ANBIMA, che accompagnano i numerosi gruppi dei complessi bandistici e corali della Basilicata.

Come pure sono lieto di accogliere le Superiore delle tre Province d’Italia con i rispettivi Consigli della Congregazione delle “Apostole del Sacro Cuore di Gesù” guidate dalla loro Superiora Generale, Madre Auxiliadora de Godoy.

Formulo un caloroso benvenuto anche ai militari del 139 Corso Allievi Ufficiali di Complemento, presenti all’Udienza insieme con i loro Superiori.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mio saluto ai giovani, ai malati e alle coppie di novelli sposi prende oggi spunto dalla memoria liturgica del SS.mo Nome di Maria, celebrazione che in molte Chiese particolari permane, come tradizione cara al popolo cristiano. L’esempio della Vergine Santissima - di Colei che tutti ci precede nella peregrinazione della fede e nell’obbedienza alla parola di Dio - sia costante fonte di luce per voi, giovani, desiderosi di incarnare nella vita i valori del Vangelo.

Sia ancora il nome di Maria, invocato con fede e con amore, sorgente di conforto, di pazienza, di disponibilità alla volontà di Dio per voi, Fratelli e Sorelle, visitati dalla sofferenza.

La quotidiana preghiera alla Vergine di Nazaret diventi momento di lieta comunione per voi, sposi novelli, attiri la sua protezione materna sulla vostra nuova famiglia. A tutti la mia affettuosa Benedizione.





Mercoledì, 19 settembre 1990

19990

1. Nel Nuovo Testamento, lo Spirito Santo si fa conoscere come Persona sussistente col Padre e col Figlio nell’unità trinitaria, attraverso l’azione che gli viene attribuita dagli autori ispirati. Non sempre si potrà passare dall’azione a una “proprietà” della Persona in senso rigorosamente teologico; ma per la nostra catechesi è sufficiente scoprire ciò che lo Spirito Santo è nella realtà divina mediante i fatti dei quali, secondo il Nuovo Testamento, egli è il protagonista. E questa del resto è la via seguita dai padri e dottori della Chiesa (cf. Summa theologiae,
I 30,7-8).

2. Nella presente catechesi limitiamoci a richiamare alcuni testi dei sinottici. In seguito, ricorreremo anche agli altri libri del Nuovo Testamento.

Abbiamo visto che nella narrazione dell’annunciazione lo Spirito Santo si manifesta come Colui che opera: “Scenderà su di te, - dice l’angelo a Maria - su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35). Possiamo dunque riconoscere che lo Spirito Santo è principio di azione, specialmente nell’incarnazione. Proprio perché è l’eterno Amore (proprietà della Terza Persona), si attribuisce a lui il potere dell’azione: una potenza d’amore.

I primi capitoli del Vangelo di Luca più volte parlano dell’azione dello Spirito Santo nelle persone strettamente legate al mistero dell’incarnazione. Così in Elisabetta, che in occasione della visita di Maria è riempita di Spirito Santo e saluta la sua benedetta parente sotto l’ispirazione divina. Così, ancor più, nel santo vecchio Simeone, al quale lo Spirito Santo si era manifestato in modo personale, preannunziandogli che avrebbe visto il “Messia del Signore” prima di morire. Sotto l’ispirazione e la mozione dello Spirito Santo egli prende il Bambino tra le braccia e pronuncia quelle parole profetiche che comprendono in una sintesi così densa e commovente tutta la missione redentrice del Figlio di Maria (Lc 2,27 ss). Più di qualsiasi altro la Vergine Maria si trovò sotto l’influsso dello Spirito Santo, il quale certamente le diede l’intima percezione del mistero e la spinta dell’anima all’accettazione della sua missione e al canto di esultanza nella contemplazione del piano provvidenziale della salvezza.

3. In questi santi personaggi si delinea come un paradigma dell’azione dello Spirito Santo, Amore onnipotente che dà luce, forza, consolazione, slancio operativo. Ma il paradigma è ancora più visibile nella vita dello stesso Gesù, che si svolge tutta sotto l’impulso e la direzione dello Spirito, attuando in sé la profezia di Isaia sulla missione del Messia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,1-8 cf. Is 61,1). Sappiamo che Gesù lesse a voce alta queste parole profetiche nella sinagoga di Nazaret e affermò che sin da quel momento esse trovavano compimento in lui.

In realtà le azioni e le parole di Gesù erano l’attuazione della missione messianica in cui operava, secondo l’annuncio del profeta, lo Spirito del Signore. L’azione dello Spirito Santo era nascosta in tutto lo svolgimento di questa missione, compiuta da Gesù in modo visibile, pubblico, storico; questa perciò testimoniava e rivelava, secondo le dichiarazioni di Gesù a cui fan capo gli evangelisti e gli altri autori sacri, anche l’opera e la persona dello Spirito Santo.

4. A volte gli evangelisti sottolineano in modo particolare quella presenza attiva dello Spirito Santo in Cristo. Così quando parlano del digiuno e della tentazione di Cristo: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Mt 4,1). L’espressione usata dall’evangelista presenta lo Spirito come una Persona che ne conduce un’altra. Questo rilievo dato dagli evangelisti all’azione dello Spirito Santo in Cristo significa che la sua missione messianica, essendo volta a sconfiggere il male, comporta sin dall’inizio la lotta con colui che è “menzognero e padre della menzogna” (Jn 8,44): lo spirito del rifiuto del regno di Dio. La vittoria di Cristo su Satana all’inizio dell’attività messianica è il preludio e l’annuncio della sua definitiva vittoria nella croce e nella risurrezione.

Gesù stesso attribuisce allo Spirito Santo questa vittoria a ogni tappa della sua missione messianica: “Io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio”, egli afferma (Mt 12,28). In questa lotta e in questa vittoria di Cristo si manifesta dunque la potenza dello Spirito, che ne è l’intimo fautore e l’instancabile operatore. Per questo Gesù ammonisce con tanto vigore i suoi ascoltatori sul peccato, chiamato da lui stesso “la bestemmia contro lo Spirito Santo” (Mt 12,31-32 cf. Mc 3,29 Lc 12,10). Anche qui le espressioni usate dall’evangelista presentano lo Spirito come Persona. Infatti viene stabilito un confronto tra chi parla contro la persona del Figlio dell’uomo e chi parla contro la persona dello Spirito Santo (Mt 12,32 Lc 12,10) e l’offesa fatta allo Spirito viene dichiarata più grave. “Bestemmiare contro lo Spirito Santo” vuol dire mettersi dalla parte dello spirito delle tenebre, così che l’uomo si chiude interiormente all’azione santificatrice dello Spirito di Dio. Ecco perché Gesù dichiara che tale peccato non può essere perdonato “né in questo mondo, né in quello futuro” (Mt 12,32). Il rifiuto interiore dello Spirito Santo è il rifiuto della fonte stessa della vita e della santità. L’uomo allora si esclude da solo e liberamente dall’ambito dell’azione salvifica di Dio.

L’ammonimento di Gesù sul peccato contro lo Spirito Santo include, almeno implicitamente, un’altra rivelazione della Persona e dell’azione santificatrice di questa Persona della Trinità, protagonista nella lotta contro lo spirito del male e nella vittoria del bene.

5. Sempre secondo i sinottici, l’azione dello Spirito Santo è la fonte della più profonda gioia interiore. Gesù stesso sperimentò questa particolare “esultanza nello Spirito Santo” quando pronunciò le parole: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto” (Lc 10,21 cf. Mt 11,25-26). Nel testo di Luca e Matteo seguono le parole di Gesù sulla conoscenza del Padre da parte del Figlio e del Figlio da parte del Padre: conoscenza che viene comunicata dal Figlio proprio a quei “piccoli”. È dunque lo Spirito Santo che anche ai discepoli di Gesù dà non solo la potenza della vittoria sul male, sugli “spiriti maligni” (Lc 10,17), ma anche la gioia soprannaturale della scoperta di Dio e della vita in lui mediante il suo Figlio.

6. La rivelazione dello Spirito Santo mediante la potenza dell’azione che riempie tutta la missione di Cristo accompagnerà anche gli apostoli e i discepoli nell’opera che svolgeranno per divino mandato. Lo annuncia loro Gesù stesso: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni . . . fino agli estremi confini della terra” (Ac 1,8). Anche quando sulla via di questa testimonianza incontreranno persecuzioni, carcerazioni, interrogatori in tribunali, Gesù assicura: “Vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,19-20). A parlare sono le persone; una forza impersonale può muovere, spingere, distruggere, ma non può parlare. Lo Spirito invece parla. Egli è l’ispiratore e il consolatore nelle ore difficili degli apostoli e della Chiesa: altra qualificazione della sua azione, altra luce accesa sul mistero della sua Persona.

7. Possiamo dunque affermare che nei sinottici lo Spirito Santo si manifesta come Persona che opera in tutta la missione di Cristo, e che nella vita e nella storia dei seguaci di Cristo libera dal male, dà la forza nella lotta con lo spirito delle tenebre, elargisce la gioia soprannaturale della conoscenza di Dio e della testimonianza a lui anche nelle tribolazioni. Una Persona che opera con potenza divina anzitutto nella missione messianica di Gesù, e in seguito nell’attrazione degli uomini verso Cristo e nella direzione di coloro che sono chiamati a prendere parte alla sua missione salvifica.

Ai fedeli di lingua tedesca

Ai numerosi fedeli polacchi

Ai pellegrini di espressione inglese


Ai fedeli di lingua spagnola

Ai fedeli di lingua portoghese

Ai numerosi gruppi italiani

Saluto ora i numerosi pellegrini di lingua italiana, e in particolare il gruppo degli anziani della diocesi di Novara, espressione del “Club dei triventenni” e di altri gruppi di amicizia, sorti nelle diverse parrocchie della città. So che la loro preghiera mi accompagna con affetto nei miei viaggi pastorali e nelle mie cure per la Chiesa. Di questo ringrazio sinceramente, e benedico il loro impegno e le persone a loro care.

Il mio pensiero va poi ai fedeli della parrocchia di San Remigio a Colleverde, qui accompagnati dal parroco per restituire la visita che ho compiuto alla loro Comunità. Sono riconoscente per questo gesto di cortesia e rinnovo a tutti l’espressione del mio affetto e del mio apprezzamento.

Il mio pensiero va anche ai fedeli della parrocchia del SS.mo Salvatore in Arsoli (Roma), che celebrano uno speciale anno mariano, dedicato alla Madonna di Guadalupe. Vi auguro che codesta iniziativa valga a ridestare nei vostri cuori una devozione sempre più tenera verso la Madre di Dio e la Madre nostra, che non cessa di intercedere per tutto il popolo di Dio.

Un particolare saluto esprimo ai componenti della Banda Musicale del Villaggio dei ragazzi di Maddaloni.

Ho pure la gioia di salutare e di esprimere le mie felicitazioni e i miei auguri cordiali ai Sacerdoti Novelli dell’Arcidiocesi di Bologna, presenti a questa Udienza con i loro familiari. Invoco la continua protezione del Signore su di voi e sul vostro ministero pastorale.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Ed ora, come di consueto, desidero rivolgere il mio saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli qui presenti.

Carissimi giovani, siate consapevoli che dopo questi mesi estivi, durante i quali avete potuto corroborare le vostre forze spirituali e fisiche con il necessario riposo e svago e con esperienze di vario tipo, ora vi attende la ripresa delle attività scolastiche o di avviamento professionale con il conseguente impegno di mettervi al servizio dei fratelli, per realizzare con coerenza gli ideali evangelici. So che tra voi ci sono i giovani della parrocchia di San Zeno a Cambiago, in diocesi di Milano, venuti per far accendere la fiaccola, in occasione dell’anno pastorale dedicato alla formazione della gioventù. Vi ringrazio per la vostra presenza, augurando buon esito al vostro impegno.

E voi, carissimi ammalati, sappiate testimoniare a tutti che il vivere come veri discepoli di Cristo in ogni situazione di vita ed in particolar modo nei momenti della sofferenza è fonte di profonda serenità e stimolo per una speranza autenticamente cristiana.

Infine, auguro a voi, cari sposi novelli, di sapervi sempre amare alla luce della Grazia sacramentale ricevuta con il Rito Nuziale, in modo tale che la vostra incipiente vita coniugale abbia sempre il suo principale riferimento nell’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, e sia allietata da frutti di fedeltà, di gioia e di buona volontà.

A voi tutti la mia Benedizione Apostolica.






Catechesi 79-2005 22890