Catechesi 79-2005 10589

Mercoledì, 10 maggio 1989

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1. Madagascar - La Réunion - Zambia - Malawi: quattro tappe del ministero papale sul percorso della peregrinazione verso il santuario del Popolo di Dio. Questo santuario è dappertutto, si trova nei vari luoghi del globo terrestre, abbraccia i singoli popoli e le nazioni dell’universale ecumene. Tutti hanno infatti il loro inizio nel divino mistero della creazione. E tutti sono stati redenti da Cristo, Figlio di Dio, a prezzo della Croce e della Risurrezione. E a tutti viene mandato lo Spirito paraclito, affinché “le grandi opere di Dio” (magnalia Dei) vengano partecipate all’uomo: alle persone e alle comunità, ai popoli e alle nazioni.

2. L’“itinerarium” del recente viaggio pastorale è coinciso nel tempo, col periodo pasquale, col giorno dell’Ascensione del Signore e con l’inizio di quella prima novena nel Cenacolo, quando la Chiesa, gli apostoli insieme con la Genitrice di Dio si preparavano alla discesa dello Spirito Santo.

Esprimo un cordiale ringraziamento ai miei fratelli nell’Episcopato per il loro invito. Ringrazio pure i capi degli Stati - sia per gli inviti da loro rivoltimi sia per tutte le manifestazioni di ospitalità che mi hanno riservato. Questo ringraziamento rivolgo anche a tutte le istanze civili ed ecclesiastiche, le quali nel periodo della preparazione della visita e durante il suo corso hanno lavorato per l’organizzazione dell’insieme. Che Dio rimuneri tutti e ciascuno: sia nel Madagascar come pure in La Réunion, e poi nello Zambia e in Malawi. Rinnovo l’auspicio della benedizione di Dio su tutti i popoli e le nazioni visitate.

3. Il momento storico che vive ciascuna di quelle nazioni è importante. L’isola de La Réunion continua ad essere una parte “oltremare” della repubblica francese. Madagascar, Zambia e Malawi hanno raggiunto - grazie al processo di “decolonizzazione” - l’indipendenza politica. Ciascuno di questi paesi realizza la propria sovranità risolvendo i problemi di natura sociale, culturale ed economica con essa collegati e superando anche diverse difficoltà (cf. Sollicitudo Rei Socialis).

La Chiesa, da parte sua, cerca di collaborare efficacemente a questo importante processo ispirandosi ai principi del Vangelo, espressi in modo particolare nell’insegnamento del Concilio Vaticano II ed anche nel Magistero ordinario dell’Episcopato unito al successore di Pietro.

Il ministero papale, nel corso della visita, s’è posto in stretto rapporto con la realizzazione di questi compiti nei confronti dei rispettivi popoli e nazioni.

4. Tale realizzazione va di pari passo con la autorealizzazione della Chiesa così come è stata espressa dal Concilio nell’insieme del suo Magistero. La Chiesa “per sua natura è missionaria, e realizza tale compito mediante l’evangelizzazione. I paesi recentemente visitati si trovano ancora nella fase della cosiddetta prima evangelizzazione. Sono paesi di missione, dove continua e permane il lavoro missionario della Chiesa. Gli inizi di questa prima evangelizzazione risalgono, a volte, ai secoli passati (per esempio in Madagascar), ma la sua attuazione più consistente si è avuta soprattutto nel corso di questo secolo.

In pari tempo, gli ultimi decenni (parallelamente al processo di “decolonizzazione”) hanno portato un importante cambiamento. La missione della Chiesa è stata assunta in buona parte dai pastori locali. Questo si vede in particolare tra i Vescovi (i Vescovi missionari sono decisamente una minoranza). La stessa cosa tuttavia si avverte, in certa misura, anche per quanto riguarda i presbìteri, e forse ancor di più le famiglie religiose, specie femminili. Occorre ringraziare Dio per la crescita delle vocazioni indigene. Occorre, al tempo stesso, riconoscere che i missionari sono ancora necessari. In molti luoghi le messi sono mature per la mietitura, ma mancano i mietitori. Quindi è sempre attuale l’ardente preghiera al Signore della messe affinché “mandi operai nella sua messe” (
Mt 9,38).

5. Questo passaggio significativo dalla prima evangelizzazione all’attuale Chiesa “indigena” ha trovato la sua espressione in tutti gli incontri di gruppo: con i sacerdoti diocesani e religiosi, con i rappresentanti dell’apostolato dei laici, con i giovani, con gli ammalati, ecc.

Occorre aggiungere che dappertutto vi sono stati anche gli incontri ecumenici collegati con la preghiera per l’unione dei cristiani. Nel grande campo missionario la preghiera di Cristo: “Padre . . . che tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Jn 17,21), assume una attualità particolare.

Tra tutte le assemblee del Popolo di Dio quella più importante è sempre stata il sacrificio eucaristico, celebrato nella ricchezza della liturgia rinnovata, con l’introduzione delle varie lingue locali ed anche di splendidi canti accompagnati con movimenti, in cui si esprimevano la intensa partecipazione alla celebrazione e la volontà di vivere il mistero eucaristico. Le sante Messe in Madagascar (Diego Suarez, Antsiranana, Antananarivo, Tananarive, Fianarantsoa), nell’isola de La Réunion (Saint Denis), nello Zambia (Kitwe e Lusaka), in Malawi (Blantyre e Lilongwe) rimarranno come “pietre angolari” di questa peregrinazione in cui si esprime la Chiesa nelle sue conquiste e nelle sue aspirazioni, una Chiesa che confessa con senso di umiltà i propri peccati e mancanze ed in pari tempo non cessa di guardare con speranza al futuro segnato dal mistero pasquale della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.

6. Lungo il percorso della recente visita sono state compiute due beatificazioni che sembrano esprimere, in modo particolare, la verità sulla Chiesa “in statu missionis”: quella della beata Vittoria Rasoamanarivo (1848-1894) in Madagascar e quella del beato Jean-Bernard Rousseau, fratel Scubilion della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane nell’isola di La Réunion (1797-1867).

In fratel Scubilion s’esprime un eroico sforzo missionario (principalmente quanto ai metodi di insegnamento e di educazione) che ha contribuito notevolmente all’inserimento del Vangelo in una società multiforme per origine e nazionalità, e soprattutto al superamento dell’obbrobriosa tradizione della schiavitù.

Vittoria Rasoamanarivo in Madagascar ha reso testimonianza, all’interno della società indigena, alla vitalità del Vangelo, facendola propria nel periodo della persecuzione. Questa prima beata tra i Malgasci è diventata una vera “Madre dei credenti” nella grande isola. Era una persona laica, che ha vissuto un “difficile” matrimonio con un uomo giunto alla fede in Cristo soltanto alla fine della sua vita. In lei si manifesta ciò che appartiene all’autentico apostolato dei laici. Si può dire che la beatificazione compiuta in Madagascar rende visibile tutto ciò che sul tema dei laici contiene il magistero della Christifideles Laici e della Mulieris Dignitatem.

7. “Avrete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni . . . fino agli estremi confini della terra” (Ac 1,8).

Nel periodo pasquale, in cui queste parole di Cristo risuonano in modo particolare nella liturgia, occorre ringraziare il Buon Pastore per il fatto che l’impegno missionario della Chiesa permane e si sviluppa tra le società del continente nero ed insieme sulle isole dell’oceano Indiano.

E sia lodato Dio nella Santissima Trinità!


Ad un gruppo di religiose giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Carissime suore giapponesi.

LA SOLENNITÀ di Pentecoste è ormai imminente. Ora, dilettissime, come gli Apostoli, corroborati dallo Spirito Santo, predicate Gesù Cristo, Salvatore nostro, tra i vostri connazionali.

Con questo auspicio vi imparto volentieri la mia benedizione apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Ad un gruppo ungherese

SONO PRESENTI nell’odierna udienza generale anche dei pellegrini ungheresi. Fra loro un gruppo proveniente dalla città di Sopron, diocesi di Györ.


Ad alcuni gruppi di pellegrini italiani

Desidero rivolgere un particolare saluto ai giovani, agli ammalati, ed agli sposi novelli qui convenuti.

CARISSIMI, in questo mese di Maggio siamo tutti invitati a volgere, più che mai, lo sguardo a Maria Santissima, e ad invocarla come Madre di Dio e nostra con la specialissima preghiera del Santo Rosario. In questi giorni, poi, di attesa della Pentecoste, vogliamo farci guidare da Lei nella preparazione del nostro cuore alla venuta dello Spirito Santo.

Rivolgiamoci alla Madonna con piena fiducia, domandando a Lei, Prima dei credenti, che ci sia Maestra e Modello di una sempre rinnovata adesione di fede a Cristo; supplicando Lei, Madre Addolorata, di voler offrire al Suo Figlio le nostre croci; chiedendo a Lei, Vergine, Sposa e Mamma, di aiutarci ad amare, con entusiasmo, il Dio dell’Amore e della Vita, ed in Lui, ogni nostro fratello.
* * *


DESIDERO ORA rivolgere un cordiale saluto al gruppo delle Suore missionarie dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, provenienti da varie nazioni e riunite a Roma per un corso di aggiornamento. Il compito di annunciare Gesù Cristo alle genti è di primaria importanza, dato che “non c’è altro nome nel quale possiamo essere salvati”. Lo Spirito Santo, che invochiamo particolarmente in questi giorni della novena di Pentecoste, vi dia la forza per assolvere generosamente a questo divino mandato!
* * *


IL MIO PENSIERO va poi anche ai due gruppi di militari presenti: gli Ufficiali, Sottufficiali, Soldati e famiglie appartenenti al 43° Battaglione Trasmissioni “Abetone” di Firenze, ed ai marinai di leva dell’Accademia Navale di Livorno.

Anche gli ambienti militari hanno bisogno della presenza cristiana. Nel ringraziarvi per la vostra visita, vi esorto pertanto, cari fratelli, a non desistere dall’essere testimoni di Cristo nel vostro posto di lavoro, dando esempio di rettitudine e di onestà nel compimento dei vostri doveri, così da avvicinare a Dio coloro che si sentono lontani. Chiedete anche voi, la luce e l’assistenza dello Spirito Santo, che è Spirito di sapienza e di fortezza.

Benedico di cuore, voi e i vostri cari di famiglia.





Mercoledì, 17 maggio 1989

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1. Abbiamo più volte citato le parole di Gesù, che nel discorso d’addio rivolto agli apostoli nel Cenacolo promette la venuta dello Spirito Santo come nuovo e definitivo difensore e consolatore: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce” (
Jn 14,16-17). Quel “discorso d’addio”, situato nel racconto solenne dell’ultima Cena (cf. Jn 13,2), è una fonte di prima importanza per la pneumatologia, ossia per la disciplina teologica concernente lo Spirito Santo. Gesù parla di lui come del Paraclito, che “procede” dal Padre, e che il Padre “manderà” agli apostoli e alla Chiesa “nel nome del Figlio”, quando il Figlio stesso “andrà via”, “a prezzo” della dipartita compiuta mediante il sacrificio della Croce.

Dobbiamo prendere in considerazione il fatto che Gesù chiama il Paraclito lo “Spirito di Verità”. Anche in altri momenti lo ha chiamato così (cf. Jn 15,26 Jn 16,13).

2. Teniamo presente che nello stesso “discorso d’addio” Gesù, rispondendo a una domanda dell’apostolo Tommaso circa la sua identità, asserisce di se stesso: “Io sono la via, la verità e la vita” (Jn 14,6). Da questo duplice riferimento alla verità che Gesù fa per definire sia se stesso che lo Spirito Santo, si deduce che, se il Paraclito viene da lui chiamato “Spirito di verità”, ciò significa che lo Spirito Santo è colui che, dopo la dipartita di Cristo, manterrà tra i discepoli la stessa verità, che egli ha annunziato e rivelato ed, anzi, che egli stesso è. Il Paraclito, infatti, è la verità, come lo è Cristo. Lo dirà Giovanni nella sua prima lettera: “È lo Spirito Santo che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità” (Jn 5,6). Nella stessa lettera l’Apostolo scrive pure: “Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore (“spiritus erroris”)” (Jn 4,6). La missione del Figlio e quella dello Spirito Santo si incontrano, sono connesse e si completano reciprocamente nell’affermazione della verità e nella vittoria sull’errore. I campi d’azione in cui essi operano sono lo spirito umano e la storia del mondo. La distinzione tra la verità e l’errore è il primo momento di tale opera.

3. Rimanere nella verità e operare nella verità è il problema essenziale per gli apostoli e per i discepoli di Cristo, sia dei primi tempi come di tutte le nuove generazioni della Chiesa nei secoli. Da questo punto di vista l’annuncio dello Spirito di verità ha un’importanza chiave. Gesù dice nel Cenacolo: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento (ancora) non siete capaci di portarne il peso” (Jn 16,12). Veramente la missione messianica di Gesù durò poco, troppo poco per svelare ai discepoli tutti i contenuti della Rivelazione. E non solo fu breve il tempo a disposizione, ma risultarono anche limitate la preparazione e l’intelligenza degli ascoltatori. Più volte è detto che gli apostoli stessi “si stupivano dentro di loro” (cf. Mc 6,52), e “non capivano” (cf. es gr Mc 8,21), oppure capivano in modo distorto le parole e le opere di Cristo (cf. es gr Mt 16,6-11).

Così si spiegano in tutta la pienezza del loro significato le parole del Maestro: “Quando . . . verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Jn 16,13).

4. La prima conferma di questa promessa di Gesù si avrà nella Pentecoste e nei giorni successivi, come attestano gli Atti degli Apostoli. Ma la promessa non riguarda soltanto gli apostoli e gli immediati loro compagni nell’evangelizzazione, ma anche le future generazioni di discepoli e di confessori di Cristo. Il Vangelo infatti è destinato a tutte le nazioni e alle generazioni sempre nuove, che si svilupperanno nel contesto delle diverse culture e del molteplice progresso della civiltà umana. Con lo sguardo su tutto il raggio della storia Gesù dice: “Lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza”. “Renderà testimonianza”, ossia mostrerà il vero senso del Vangelo all’interno della Chiesa, perché essa lo annunci in modo autentico al mondo intero. Sempre e in ogni luogo, pur nell’interminabile vicenda delle cose che mutano sviluppandosi nella vita della umanità, lo “Spirito di verità” guiderà la Chiesa “alla verità tutta intera” (Jn 16,13).

5. Il rapporto tra la Rivelazione comunicata dallo Spirito Santo e quella di Gesù è molto stretto. Non si tratta di una Rivelazione diversa, eterogenea. Lo si può arguire da un particolare del linguaggio usato da Gesù nella sua promessa: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Jn 14,26). Il ricordare è la funzione della memoria. Ricordando, si ritorna a ciò che è già stato, a ciò che è stato detto e compiuto, rinnovando così nella coscienza le cose passate, e quasi facendole rivivere. Trattandosi specialmente dello Spirito Santo, Spirito di una verità carica della potenza divina, la sua missione non si esaurisce nel ricordare il passato come tale: “ricordando” le parole, le opere e tutto il mistero salvifico di Cristo, lo Spirito di verità lo rende continuamente presente nella Chiesa, fa sì che rivesta un’“attualità” sempre nuova nella comunità della salvezza. Grazie all’azione dello Spirito Santo, la Chiesa non solo ricorda la verità, ma permane e vive nella verità ricevuta dal suo Signore. Anche in questo modo si compiono le parole di Cristo: “Egli (lo Spirito Santo) mi renderà testimonianza” (Jn 15,26). Questa testimonianza dello Spirito di verità si identifica così con la presenza del Cristo sempre vivo, con la forza operatrice del Vangelo, con l’attuazione crescente della Redenzione, con una continua illustrazione di verità e di virtù. In questo modo lo Spirito Santo “guida”, la Chiesa “alla verità tutta intera”.

6. Tale verità è presente, almeno in modo implicito, nel Vangelo. Ciò che lo Spirito Santo rivelerà è già stato detto da Cristo. Lo rivela egli stesso quando, parlando dello Spirito Santo, sottolinea che “non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito . . . Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Jn 16,13-14). Il Cristo, glorificato dallo Spirito di verità, è prima di tutto quello stesso Cristo crocifisso, spogliato di tutto e quasi “annientato” nella sua umanità per la redenzione del mondo. Proprio per opera dello Spirito Santo la “parola della Croce” doveva essere accettata dai discepoli, ai quali il Maestro stesso aveva detto: “Per il momento (ancora) non siete capaci di portarne il peso” (Jn 16,12). Si parava, davanti a quei poveri uomini, lo schermo della Croce. Occorreva un’azione in profondità per rendere le loro menti e i loro cuori capaci di scoprire la “gloria della redenzione”, che si era compiuta proprio nella Croce. Era necessario un intervento divino per convincere e trasformare interiormente ognuno di loro, in preparazione, anzitutto, al giorno della Pentecoste, e, poi, alla missione apostolica del mondo. E Gesù li avverte che lo Spirito Santo “mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà”. Solo lo Spirito che, secondo san Paolo (1Co 2,10), “scruta le profondità di Dio”, conosce il mistero del Figlio-Verbo nella sua relazione filiale col Padre e nella sua relazione redentrice con gli uomini di tutti i tempi. Lui solo, lo Spirito di verità, può aprire le menti e i cuori umani rendendoli capaci di accettare l’inscrutabile mistero di Dio e del suo Figlio incarnato, crocifisso e risorto, Gesù Cristo Signore.

7. Dice ancora Gesù: “Lo Spirito di verità . . . vi annunzierà le cose future” (Jn 16,13). Che cosa significa questa proiezione profetica ed escatologica con cui Gesù colloca sotto il raggio dello Spirito Santo tutto l’avvenire della Chiesa, tutto il cammino storico che essa è chiamata a compiere nei secoli? Significa un andare incontro al Cristo glorioso, verso il quale essa è protesa nell’invocazione suscitata dallo Spirito: “Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,17 Ap 22,20). Lo Spirito Santo conduce la Chiesa verso un costante progresso nella comprensione della verità rivelata. Veglia sull’inseguimento di tale verità, sulla sua conservazione, sulla sua applicazione alle mutevoli situazioni storiche. Suscita e conduce lo sviluppo di tutto ciò che serve alla conoscenza e alla diffusione di questa verità: in particolare, l’esegesi della Sacra Scrittura e la ricerca teologica, che non si possono mai separare dalla direzione dello Spirito di verità né dal Magistero della Chiesa, in cui lo Spirito è sempre all’opera.

Tutto avviene nella fede e per la fede, sotto l’azione dello Spirito, come è detto nell’enciclica Dominum et Vivificantem: “Il Mysterium Christi nella sua globalità esige la fede, poiché è questa che introduce opportunamente l’uomo nella realtà del mistero rivelato. Il guidare alla verità tutta intera si realizza, dunque, nella fede e mediante la fede: il che è opera dello Spirito di verità ed è frutto della sua azione nell’uomo. Lo Spirito Santo deve essere in questo la suprema guida dell’uomo, la luce dello spirito umano. Ciò vale per gli apostoli, testimoni oculari, che devono ormai portare a tutti gli uomini l’annuncio di ciò che Cristo “fece ed insegnò” e, specialmente, della sua Croce, e della sua risurrezione. In una prospettiva più lontana, ciò vale anche per tutte le generazioni dei discepoli e dei confessori del Maestro, poiché dovranno accettare con fede e confessare con franchezza il mistero di Dio operante nella storia dell’uomo, il mistero rivelato che di tale storia spiega il senso definitivo” (Dominum et Vivificantem DEV 6).

In questo modo lo “Spirito di verità” continuamente annunzia le cose future; continuamente mostra all’umanità questo futuro di Dio, che è al di sopra e al di fuori di ogni futuro “temporale”: e così riempie di valore eterno il futuro del mondo. Così lo Spirito convince l’uomo, facendogli capire che, con tutto ciò che è, e ha, e fa, è chiamato da Dio in Cristo alla salvezza. Così il “Paraclito”, lo Spirito di verità, è il vero “Consolatore” dell’uomo. Così è il vero Difensore e Avvocato. Così è il vero Garante del Vangelo nella storia: sotto il suo influsso la buona Novella è sempre “la stessa” ed è sempre “nuova”; e in modo sempre nuovo illumina il cammino dell’uomo nella prospettiva del cielo con “parole di vita eterna” (Jn 6,68).




Ad alcuni gruppi italiani

Desidero ora porgere il mio saluto cordiale alle famiglie appartenenti al Movimento dei Focolari, che sono qui convenute, giungendo da diverse nazioni per conoscere più profondamente le esigenze spirituali della loro vocazione matrimoniale. Carissimi, la Beata Vergine Maria sia sempre per voi modello di dedizione religiosa, di umile operosità e di attento, reciproco amore cristiano.
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Saluto poi voi, dirigenti del Movimento Femminile della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti, su cui invoco, a sostegno delle nuove responsabilità che vi sono state affidate, abbondanti grazie ed energie spirituali, per un contributo sempre più valido alla Chiesa ed alla società civile.
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Il mio pensiero va pure ai membri del Coro di Creta, ed ai loro distinti accompagnatori. Di vero cuore vi esprimo il mio benvenuto, cui unisco l’augurio che il vostro soggiorno in Italia favorisca quel dialogo fraterno, tanto necessario per l’unità dei cristiani.

A tutti giunga la mia benedizione.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Desidero esprimere, come di consueto, il mio cordiale saluto ai giovani, agli ammalati e ai novelli sposi.

In questo mese dedicato alla Vergine SS.ma affido a Lei voi giovani, i vostri ideali e i vostri propositi, affinché Ella vi ottenga la forza necessaria per testimoniare la fede cristiana negli ambienti del vostro studio o del vostro lavoro. Come Maria, accogliete la parola di Dio per farla crescere e sviluppare abbondantemente nei vostri cuori.
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A voi cari fratelli e sorelle infermi, chiedo di offrire, come Maria sotto la Croce, le vostre sofferenze a Dio per la salvezza del mondo. Ricordatevi che il vostro patire non è vano, se saprete abbracciarlo con sentimenti soprannaturali, contribuendo così ad arricchire la Chiesa di meriti e a collaborare con essa nella sua missione redentrice.
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Anche a voi sposi novelli, auguro che nella vostra nuova famiglia non manchi mai la presenza premurosa e materna di Maria SS.ma: Colei che concepì il Verbo di Dio Incarnato. Imparate da Lei su quali fondamenti di salda fede, di fervida speranza e di operosa carità edificare la vostra comunità d’amore per vivere una vita coniugale nella gioia e nella grazia del Signore.




Mercoledì, 24 maggio 1989

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1. Nella scorsa catechesi sullo Spirito Santo siamo partiti dal testo giovanneo del “discorso d’addio” di Gesù, che costituisce in certo modo la principale fonte evangelica della pneumatologia. Gesù annuncia la venuta dello Spirito Santo - Spirito di verità, che “procede dal Padre” (
Jn 15,26) e che verrà mandato dal Padre agli apostoli e alla Chiesa “nel nome” di Cristo, in virtù della Redenzione operata nel sacrificio della Croce, secondo l’eterno disegno di salvezza. Nella potenza di questo sacrificio anche il Figlio “manda” lo Spirito, annunziando che la sua venuta si effettuerà in conseguenza, e quasi a prezzo della propria dipartita (cf. Jn 16,7). Vi è dunque un legame, enunciato da Gesù stesso, tra la sua morte-Risurrezione-Ascensione e l’effusione dello Spirito Santo, tra la Pasqua e la Pentecoste. Anzi, secondo il quarto Vangelo il dono dello Spirito Santo avviene la sera stessa della Risurrezione (cf. Jn 20,22-25). Si può dire che lo squarcio del fianco di Cristo in Croce apre la via all’effusione dello Spirito, che sarà un segno e un frutto della gloria ottenuta con la Passione e morte.

Il testo del discorso di Gesù nel Cenacolo ci rende anche noto che egli chiama lo Spirito Santo il “Paraclito”: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre” (cf. Jn 14,16). Analogamente anche in altri testi leggiamo: “. . . il Paraclito, lo Spirito Santo” (cf. Jn 14,26 Jn 15,26 Jn 16,7). Invece di “Paraclito” molte traduzioni adoperano la parola “Consolatore”; essa è accettabile, benché occorra ricorrere all’originale greco “Parákletos” per afferrare appieno il senso di ciò che Gesù dice dello Spirito Santo.

2. “Parákletos”, letteralmente significa: “colui che è invocato” (da para-kaléin, “chiamare in aiuto”), e dunque “il difensore”, “l’avvocato”, nonché “il mediatore” che adempie la funzione di intercessore (intercessor). È questo senso di “Avvocato-Difensore” che ora ci interessa, pur non ignorando che alcuni padri della Chiesa usano “Parákletos” nel senso di “Consolatore”, particolarmente in riferimento all’azione dello Spirito Santo nei riguardi della Chiesa. Per adesso fissiamo la mente e svolgiamo il discorso sullo Spirito Santo come parákletos-avvocato-difensore. Questo termine ci permette di cogliere anche la stretta affinità tra l’azione di Cristo e quella dello Spirito Santo, quale risulta da una ulteriore analisi del testo giovanneo.

3. Quando Gesù nel Cenacolo, alla vigilia della sua Passione, annuncia la venuta dello Spirito Santo, si esprime così: “Il Padre vi darà un altro Paraclito”. Da queste parole si rileva che Cristo stesso è il primo paraclito, e che l’azione dello Spirito Santo sarà simile a quella da lui compiuta, costituendone quasi il prolungamento.

Gesù Cristo, infatti, era il “difensore” e lo rimane. Lo stesso Giovanni lo dirà nella sua prima lettera: “Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato (Parákletos) presso il Padre: Gesù Cristo giusto” (1Jn 2,1).

L’avvocato (difensore) è colui che, mettendosi dalla parte di coloro che sono colpevoli a motivo dei peccati commessi, li difende dalla pena meritata per i loro peccati, li salva dal pericolo di perdere la vita e la salvezza eterna. Gesù Cristo ha compiuto proprio questo. E lo Spirito Santo viene chiamato “il Paraclito”, perché continua a rendere operante la Redenzione con cui Cristo ci ha liberati dal peccato e dalla morte eterna.

4. Il Paraclito sarà “un altro avvocato-difensore” anche per una seconda ragione. Rimanendo con i discepoli di Cristo, egli li circonderà della sua cura vigile con virtù onnipotente. “Io pregherò il Padre - dice Gesù - ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre” (Jn 14,16): “. . . egli dimora presso di voi e sarà in voi” (Jn 14,17). Questa promessa va collegata alle altre fatte da Gesù nell’andare al Padre: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Noi sappiamo che Cristo è il Verbo che “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Jn 1,14). Se, andando al Padre, egli dice: “Io sono con voi . . . fino alla fine del mondo” (Mt 28,20), se ne deduce che gli apostoli e la Chiesa dovranno continuamente ritrovare per mezzo dello Spirito Santo quella presenza del Verbo-Figlio, che durante la sua missione terrena era “fisica” e visibile nell’umanità assunta, ma che, dopo la sua Ascensione al Padre, sarà totalmente immersa nel mistero. La presenza dello Spirito Santo che, come ha detto Gesù, è intima alle anime e alla Chiesa (Egli dimora presso di voi e sarà in voi [ Jn 14,17]) renderà presente il Cristo invisibile in modo duraturo, “fino alla fine del mondo”. La trascendente unità del Figlio e dello Spirito Santo farà sì che l’umanità di Cristo, assunta dal Verbo, abiti e operi ovunque si attua con la potenza del Padre il disegno trinitario della salvezza.

5. Lo Spirito Santo-paraclito sarà l’avvocato difensore degli apostoli, e di tutti coloro che, nei secoli, saranno nella Chiesa gli eredi della loro testimonianza e del loro apostolato, particolarmente nei momenti difficili che impegneranno la loro responsabilità fino all’eroismo. Lo ha predetto e promesso Gesù: “Vi consegneranno ai loro tribunali . . . sarete condotti davanti ai governatori e ai re . . . Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire . . . non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,17-20 similiter Mc 13,11 Lc 12,12, “perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire”).

Anche in questo senso molto concreto, lo Spirito Santo è il paraclito-avvocato. Si fa trovare vicino, e anzi presente agli apostoli, quando essi devono confessare la verità, motivarla e difenderla. Egli stesso, diventa allora il loro ispiratore; egli stesso parla con le loro parole, e insieme con essi e per loro mezzo rende testimonianza a Cristo e al suo Vangelo. avanti agli accusatori egli diventa come l’“Avvocato” invisibile degli accusati, per il fatto che agisce come loro patrocinatore, difensore, confortatore.

6. Specialmente durante le persecuzioni contro gli apostoli e contro i primi cristiani, ma anche in quelle di tutti i secoli, si avvereranno le parole pronunciate da Gesù nel Cenacolo: “Quando verrà il Paraclito che io vi manderò dal Padre . . . egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me sin dal principio” (Jn 15,26-27).

L’azione dello Spirito Santo è quella di “testimoniare”. È un’azione interiore, “immanente”, che si svolge nel cuore dei discepoli, i quali poi rendono testimonianza a Cristo all’esterno. Mediante quella presenza e quell’azione immanenti, si manifesta e avanza nel mondo la “trascendente” potenza della verità di Cristo, che è il Verbo-Verità e Sapienza. Da lui deriva agli apostoli, mediante lo Spirito, la potenza della testimonianza secondo la sua promessa: “Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere” (Lc 21,15). Ciò è avvenuto già fin nel caso del primo martire Stefano, del quale l’autore degli Atti degli Apostoli scrive che era “pieno di Spirito Santo” (Ac 6,5), così che gli avversari “non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava” (Ac 6,10). Anche nei secoli successivi gli oppositori della fede cristiana hanno perseverato nell’infierire contro gli annunciatori del Vangelo, spegnendo a volte nel sangue la loro voce, senza riuscire, tuttavia, a soffocare la verità di cui erano portatori: essa ha continuato a vigoreggiare nel mondo con la forza dello Spirito.

7. Lo Spirito Santo - Spirito di verità, paraclito - è colui che, secondo la Parola di Cristo, “convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Jn 16,8). È significativa la spiegazione che Gesù stesso dà di queste parole: peccato, giustizia e giudizio. “Peccato” significa soprattutto la mancanza di fede incontrata da Gesù tra “i suoi”, quelli cioè del suo popolo, i quali giunsero sino alla sua condanna a morte sulla Croce. Parlando poi della “giustizia”, Gesù sembra aver in mente quella giustizia definitiva, che il Padre gli renderà (. . . perché vado al Padre) nella Risurrezione e nell’Ascensione al cielo. In questo contesto, “giudizio” significa che lo Spirito di verità dimostrerà la colpa del “mondo” nel rifiutare Cristo, o, più generalmente, nel voltare le spalle a Dio. Poiché però il Cristo non è venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo, in realtà anche quel “convincere quanto al peccato” da parte dello Spirito di verità deve essere inteso come un intervento orientato alla salvezza del mondo, al bene finale degli uomini.

Il “giudizio” si riferisce soprattutto al “principe di questo mondo”, cioè a satana. Egli infatti sin dall’inizio tenta di volgere l’opera della creazione contro l’alleanza e l’unione dell’uomo con Dio: scientemente si oppone alla salvezza. Perciò è “già stato giudicato” sin dall’inizio, come ho spiegato nell’enciclica Dominum et Vivificantem, (Dominum et Vivificantem DEV 27).

8. Se lo Spirito Santo paraclito deve convincere il mondo proprio di questo “giudizio”, senza dubbio lo deve fare per continuare l’opera di Cristo che mira alla universale salvezza (cf. Dominum et Vivificantem DEV 27).

Possiamo pertanto concludere che nel rendere testimonianza a Cristo, il Paraclito è un assiduo (anche se invisibile) Avvocato e Difensore dell’opera della salvezza - e di tutti coloro che si impegnano in quest’opera. Ed è anche il garante della vittoria definitiva sul peccato e sul mondo sottomesso al peccato, per liberarlo dal peccato e introdurlo nella via della salvezza.



Ai numerosi fedeli italiani

Abbiamo oggi tra noi alcuni gruppi di Religiose, presenti a Roma per vari motivi. Saluto cordialmente le Suore di Carità “Immacolata Concezione” di Ivrea, accompagnate da docenti, studenti e familiari dei loro istituti educativi. Esse festeggiano il 150° anniversario della nascita al cielo della loro Fondatrice, Serva di Dio Antonia Maria Verna.
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È presente, inoltre, un gruppo di Suore della Provvidenza, provenienti da tutta Italia per seguire un corso di spiritualità in occasione del loro 40° anniversario di professione religiosa.
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Vi è poi un gruppo di Piccole Sorelle dei Poveri, che hanno concluso gli esercizi spirituali.

A voi tutte, Sorelle carissime, l’espressione del mio compiacimento per le varie circostanze che vi hanno portato a Roma e a far visita alla Sede di Pietro. Vedo in queste iniziative la testimonianza della vostra fede e del vostro amore per la vostra santa vocazione. Perseverate con coraggio e portate ancora molti frutti di vita eterna!
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Rivolgo un caldo saluto anche ai pellegrini della parrocchia dei Santi Andrea e Lorenzo, di Fisciano in provincia di Salerno, presenti insieme con le autorità cittadine. Mi hanno chiesto di benedire la statua della Madonna di Fatima, venerata nella chiesa parrocchiale: cosa che faccio ben volentieri, implorando la Vergine Santissima che ottenga a tutti voi, cari fratelli e sorelle, l’abbondanza delle grazie celesti per una serena convivenza civile ed ecclesiale nella pratica della giustizia, delle virtù morali e sociali, nella pace e nella concordia.
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Dalla provincia di Salerno, e questa volta dal Comune di Mercato San Severino, proviene pure un gruppo di visitatori desiderosi di dare una testimonianza di amore e di fede al Successore di Pietro, anche a nome dell’intera popolazione locale, ancora sofferente per gli strascichi del terremoto del 1980. A voi, cari fratelli e sorelle, il mio affettuoso saluto e l’espressione della mia gratitudine con l’augurio di un fiducioso impegno di progresso civile e spirituale.
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Da Napoli, infine, proviene un gruppo di anziani associati all’Azione cattolica e legati tra loro da fraterna collaborazione ed amicizia. Anche a voi, cari fratelli, il mio cordiale benvenuto, ed il mio compiacimento per le vostre attività, che sono testimonianza di fede e di solidarietà cristiana.

A tutti voi, fratelli e sorelle presenti, va la mia affettuosa Benedizione, che estendo di cuore ai vostri cari, in particolare a coloro che soffrono o sono nel bisogno.
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Mi rivolgo ora ai giovani, ai malati, agli sposi novelli, presenti a questa Udienza e li saluto invitandoli a trarre forza e incoraggiamento nella solennità liturgica della SS.ma Trinità celebrata domenica scorsa e da quella del Corpo e Sangue del Signore, che sarà celebrata domani o domenica prossima.

A voi giovani, che sentite profondamente il valore della compagnia, raccomando di vivere col pensiero continuo al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, per non sentirvi mai soli e diventare trasparenza di Dio nel mondo contemporaneo. Voi, carissimi malati, pensando a Cristo che ha offerto il suo Corpo e versato il suo Sangue per tutti noi, sentite la fierezza di essere con Lui Ostia vivente per la salvezza del mondo. Quanto a voi, sposi novelli, impegnatevi a costruire la vostra famiglia a immagine della Santa Trinità, e vivrete nella gioia di un amore, che non verrà mai meno.

Nell’affidarvi alla materna protezione di Maria Ausiliatrice, vi benedico tutti di cuore.





Catechesi 79-2005 10589