Catechesi 79-2005 20590

Mercoledì, 2 maggio 1990

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1. La rivelazione dello Spirito Santo nell’evento dell’annunciazione è legata al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio e della maternità divina di Maria. Infatti Luca attesta che l’angelo disse a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. È ancora l’azione dello Spirito Santo a suscitare in lei la risposta, nella quale si esprime un atto consapevole della libertà umana: “Avvenga di me quello che hai detto” (
Lc 1,35 Lc 1,38). Perciò nell’evento dell’annunciazione si trova il perfetto “modello” di ciò che è la relazione personale Dio-uomo. Già nell’Antico Testamento questa relazione presenta una caratteristica particolare. Nasce sul terreno dell’alleanza di Dio col popolo eletto (Israele): e questa alleanza nei testi profetici è espressa con un simbolismo nuziale: viene cioè presentata come un rapporto di nozze tra Dio e l’umanità. Occorre ricordare questo fatto per comprendere nella sua profondità e bellezza la realtà dell’incarnazione del Figlio come una particolare pienezza dell’azione dello Spirito Santo.

2. Secondo il profeta Geremia, Dio dice al suo popolo: “Ti ho amato di amore eterno: per questo ti conservo ancora pietà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine di Israele” (Jr 31,3-4). Storicamente questo testo è da porre in rapporto con la sconfitta d’Israele e la deportazione in Assiria, che avvilisce il popolo eletto, ridotto a credersi abbandonato dal suo Dio. Ma Dio lo rinfranca, non esitando a parlargli come padre o sposo a una fanciulla amata. L’analogia sponsale si fa anche più chiara ed esplicita nelle parole del secondo Isaia, rivolte, nel tempo dell’esilio babilonese, a Gerusalemme come a una sposa che pur non manteneva la fedeltà al Dio dell’alleanza: “Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome . . . Come una donna abbandonata e con l’animo afflitto, il Signore ti ha richiamata. Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? Dice il tuo Dio: Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti riprenderò con immenso amore. In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore” (Is 54,5-8).

3. Nei testi citati si sottolinea che l’amore sponsale del Dio dell’alleanza è “eterno”. Anche se, di fronte al peccato della sposa, di fronte all’infedeltà del popolo eletto, Dio permette che s’abbattano su di esso esperienze dolorose, tuttavia lo rassicura mediante i profeti che il suo amore non cessa. Egli supera il male del peccato, per donare nuovamente. Il profeta Osea dichiara con un linguaggio ancor più esplicito: “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2,21-22).

4. Questi straordinari testi dei profeti dell’Antico Testamento trovano il loro vero compimento nel mistero dell’incarnazione. L’amore sponsale di Dio, nei riguardi d’Israele ma anche di ogni uomo, si realizza nell’incarnazione in un modo che supera la misura delle attese dell’uomo. Lo scopriamo nella pagina dell’annunciazione, dove la nuova alleanza viene fatta conoscere come alleanza di nozze di Dio con l’uomo, della divinità con l’umanità. In quel quadro di alleanza nuziale, la Vergine di Nazaret, Maria, è per eccellenza la “vergine-Israele” della profezia di Geremia. Su di lei si concentra perfettamente e definitivamente l’amore sponsale di Dio, annunciato dai profeti. Essa è anche quella vergine-sposa alla quale viene concesso di concepire e dare alla luce il Figlio di Dio: particolare frutto dell’amore sponsale di Dio nei riguardi dell’umanità, rappresentata e quasi riassunta in Maria.

5. Lo Spirito Santo, che scende su Maria nell’annunciazione, è colui che, nel rapporto trinitario, esprime nella sua persona l’amore sponsale di Dio, l’amore “eterno”. In quel momento egli è in modo particolare il Dio-Sposo. Nel mistero dell’incarnazione, nel concepimento umano del Figlio di Dio, lo Spirito Santo conserva la trascendenza divina. Il testo di Luca esprime ciò in modo preciso. La sponsalità dell’amore di Dio ha un carattere completamente spirituale e soprannaturale. Ciò che dirà Giovanni a proposito dei credenti in Cristo vale tanto più per il Figlio di Dio, che è stato concepito nel seno della Vergine “né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio” (Jn 1,13). Ma soprattutto esprime la suprema unione dell’amore, realizzata tra Dio e un essere umano per opera dello Spirito Santo.

6. In queste nozze divine con l’umanità Maria risponde all’annuncio dell’angelo con l’amore di una sposa capace di rispondere e di adeguarsi alla scelta divina in maniera perfetta. Per questo, soprattutto a partire dai tempi di san Francesco d’Assisi, la Chiesa la chiama “sposa dello Spirito Santo”. Soltanto questo perfetto amore sponsale, profondamente radicato nella sua completa donazione verginale a Dio, poteva far sì che Maria divenisse “Madre di Dio” in modo consapevole e degno, nel mistero dell’incarnazione.

Ho scritto nell’enciclica Redemptoris Mater (RMA 26): “Lo Spirito Santo è già sceso su di lei, che è diventata la fedele sua sposa nell’annunciazione, accogliendo il Verbo di Dio vero, prestando “il pieno ossequio, dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da lui”, anzi abbandonandosi tutta a Dio mediante “l’obbedienza della fede”, per cui rispose all’angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto””.

7. In questo atto e gesto di Maria, che si contrappone in modo speculare al comportamento di Eva, si staglia nella storia spirituale dell’umanità la nuova sposa, la nuova Eva, Madre dei viventi, come diranno spesso i dottori e i padri della Chiesa. Essa sarà il tipo e il modello nella nuova alleanza come unione nuziale dello Spirito Santo con i singoli e con la comunità umana, ben oltre l’ambito dell’antico Israele: l’universalità degli individui e dei popoli sarà chiamata a ricevere il dono e a divenirne beneficiaria nella nuova comunità dei credenti che hanno ricevuto “il potere di diventare figli di Dio” (Jn 1,12) e nel battesimo sono rinati “dallo Spirito” (Jn 3,6) entrando a far parte della famiglia di Dio.

Ai fedeli di lingua francese


Ai pellegrini di espressione inglese

Ai numerosi gruppi di lingua tedesca

Ai fedeli di lingua portoghese

Ai fedeli polacchi


Ai pellegrini italiani

Desidero ora rivolgere un saluto particolare ai rappresentanti della Federazione del Terziario Avanzato che ha come scopo sociale la produzione di servizi quali sono le imprese agricole, industriali e commerciali. Vi auguro che i vostri prodotti siano di aiuto soprattutto per i paesi in via di sviluppo.

Il mio benvenuto va pure ai membri dell’Associazione Fisioterapica Assistenza Handicappati di Angri (Salerno) e ai partecipanti al Congresso Internazionale di “Ortopedia Tecnica e Riabilitazione” convenuti a Roma per uno scambio delle proprie esperienze. Vi ringrazio per la vostra presenza, augurando ogni successo alla vostra opera di assistenza alle persone più deboli, come pure alle vostre ricerche in un campo tanto importante quale è quello della ortopedia.

Un saluto speciale ai giovani appartenenti alla Polisportiva IV Miglio di Roma, i quali sono venuti insieme con rappresentanti di due delegazioni di ragazzi dell’Unione Sovietica e della Polonia. Cari ragazzi, mi compiaccio con voi e vi incoraggio a ben continuare nelle vostre competizioni sportive in uno spirito di amicizia e di solidarietà spirituale tra gli atleti di diverse nazioni.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Saluto, infine, con affetto i Malati, i Giovani e gli Sposi Novelli.

All’inizio del mese di Maggio, che la devozione popolare cristiana consacra alla Madre del Signore, vi esorto ad affidarvi a Lei, che sotto la Croce ci è stata data come Madre. La sua materna intercessione vi aiuti a comprendere sempre meglio e ad accogliere con amore la volontà di Dio.

In particolare voi, giovani, imparate alla sua scuola la generosità nel rispondere alla chiamata divina che vi spinge ad offrire l’intera vostra esistenza al Signore secondo le varie vocazioni che Ella vi farà scoprire.

Voi, malati, ponetevi sotto la sua materna protezione e siate certi che Ella non vi farà mancare il suo conforto nell’ora della prova e della malattia.

Voi, sposi novelli, imitate la sua fedeltà nel matrimonio e percorrete, insieme a Lei, il cammino della perfezione cristiana.

Su ciascuno di voi, in particolare, vegli sempre provvida Colei che in questo mese vogliamo ancor meglio conoscere ed amare. A tutti imparto la mia Benedizione Apostolica.

Particolarmente significativa in Piazza San Pietro durante l’udienza generale la presenza di pellegrini messicani salutati con paterno affetto dal Papa che domenica prossima, 6 maggio, riprenderà il cammino verso l’America Latina. Questo il saluto del Santo Padre.

Mi è grato salutare i pellegrini dell’America Latina e della Spagna presenti in questa Udienza. Questo saluto va indirizzato in maniera particolare agli allievi dei collegi spagnoli “Cristo Rey”, di Madrid e “Monserrat”, di Barcellona, così come ai pellegrini di Messico. Come pellegrino della buona novella di Cristo Risorto, mi accingo a compiere la visita pastorale della cara terra messicana che, nella vigilia del V Centenario dell’Evangelizzazione in America, vuol dare un impulso alla sua fede cristiana, in sintonia con la pressante chiamata della “nuova evangelizzazione”.

Confido nel vostro aiuto spirituale, soprattutto nella vostra preghiera alla Vergine Maria, alla quale raccomando vivamente questa importante visita apostolica.

A tutti impartisco con affetto la mia benedizione.




Mercoledì, 16 maggio 1990

16590

Cari fratelli e sorelle!

1. Ancora una volta il Signore mi ha concesso di compiere un viaggio pastorale in America Latina, in quello che è chiamato “il continente della speranza”. Ho potuto di nuovo constatare la vitalità di quelle comunità ecclesiali, che, nonostante i non lievi problemi con i quali devono misurarsi, mostrano di aver assimilato i valori cristiani fino a farne parte integrante della loro stessa identità nazionale.

Il servizio papale in Messico costituisce indubbiamente una particolare esperienza. Mi fu dato già di farla una prima volta all’inizio del mio pontificato, nel gennaio 1979, in occasione dell’Assemblea generale dell’episcopato dell’America Latina a Puebla. Ora sono potuto ritornare in quella terra grazie all’invito rivoltomi dai vescovi messicani e dallo stesso presidente della Repubblica. La visita è durata dal 6 al 13 maggio e ha avuto il previsto carattere pastorale. Per questo desidero ringraziare non soltanto la Chiesa in Messico, ma anche tutta la Nazione e le autorità sia centrali che locali.

Nel corso degli ultimi anni si sono avuti sviluppi positivi per quanto riguarda i rapporti tra la Chiesa e lo Stato, come prova lo scambio di inviati da parte del presidente della Repubblica Messicana e della Santa Sede. Il presidente della Repubblica ha dato a questo avvenimento particolare rilievo nel suo saluto all’aeroporto nel giorno del mio arrivo, e anche - indirettamente - nel giorno del congedo da quel paese straordinariamente accogliente. È un vero bisogno, da parte mia, rispondere col cuore ai tanti cuori entusiasti, che nella capitale e durante tutto l’itinerario hanno mostrato la loro fede e il loro amore a Cristo e alla Chiesa.

2. Questo amore pare sia un carisma particolare dell’anima messicana. Certamente esso è anche il frutto delle tante sofferenze e rinunce, attraverso le quali è passata la Chiesa in Messico nei decenni trascorsi. Questo carisma si concentra intorno alla tradizione di Nostra Signora di Guadalupe. Per risalire alle origini della fede in quell’amato Paese bisogna andare sul posto dove per la prima volta, presso la croce delle Missioni, è stato celebrato il sacrificio incruento di Cristo e visitare, in seguito, il santuario della Madre di Dio a Guadalupe.

Motivo di grande gioia per la Chiesa in Messico è stato il fatto che dalla visita del Papa sia venuto il riconoscimento del culto dell’indio Juan Diego, strettamente legato alle origini della devozione verso la Madre di Dio in quel santuario. A ciò si è aggiunta la gioia per la beatificazione di tre giovani martiri di Tlaxcala: Cristóbal, Antonio e Juan - anch’essi indigeni - e del sacerdote José Maria de Yermo y Parres, fondatore della Congregazione delle Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei Poveri. Tutti questi beati hanno mostrato a loro modo la scia di santità che la Chiesa ha lasciato in Messico durante i secoli trascorsi dalla prima evangelizzazione.

3. La storia di questa evangelizzazione si iscrive nella stessa geografia di quel grande Paese che è il Messico. I vescovi messicani lo hanno tenuto presente quando si è trattato di preparare il programma della visita. Ricordo qui soltanto i nomi dei luoghi dove sono stati previsti gli incontri liturgici: Città del Messico, Veracruz, Aguascalientes, San Juan de los Lagos, Durango, Chihuahua, Monterrey, Tuxtla Gutiérrez, Villahermosa e Zacatecas.

In ciascuno di questi luoghi la Chiesa messicana delle rispettive regioni si è raccolta in orazione e nell’ascolto della parola di Dio. Purtroppo non è stato possibile raggiungere tutti i luoghi dai quali già da tempo erano arrivati con insistenza gli inviti. Chissà che il Signore non permetta di soddisfare un giorno anche queste richieste. In ogni caso la visita ha delineato una traccia molto chiara della geografia della Chiesa in terra messicana, e soprattutto ha consentito una grande esperienza di partecipazione da parte di folle veramente innumerevoli.

4. Nella geografia della visita è stato anche iscritto il programma degli argomenti da affrontare nei vari incontri. I vari temi rispecchiavano i compiti che s’impongono alla Chiesa in Messico sotto la guida dei legittimi pastori. Tale tematica ha consentito, al tempo stesso, di prendere rinnovata coscienza della direzione verso cui cammina la realizzazione del Concilio Vaticano II. Col suo magistero, infatti, il Concilio ha tracciato anche l’orientamento pastorale per la Chiesa di ogni parte del mondo.

Le celebrazioni liturgiche con i fedeli delle diverse regioni pastorali del paese hanno avuto al loro centro temi fondamentali per la vita della Chiesa. Con grande gioia, durante la celebrazione eucaristica a Durango, ho ordinato cento nuovi sacerdoti. La problematica della vita sacerdotale e religiosa in rapporto alla nuova realtà messicana è stata oggetto di riflessione in un incontro a Città del Messico con i presbiteri e le persone di vita consacrata.

Il dovere di una nuova evangelizzazione, a cui ho richiamato tutta la Chiesa in America Latina in vista del V centenario dell’arrivo della fede nelle terre americane, è stato al centro della celebrazione a Veracruz. È questa un’esigenza pastorale prioritaria, che deve proiettarsi con rinnovata energia in tutta la vita ecclesiale e sociale, come ho indicato nell’incontro con l’episcopato Messicano, con le famiglie a Chihuahua, con i giovani a San Juan de los Lagos, col mondo del lavoro e della cultura in diverse occasioni. La luce di Cristo Salvatore deve tornare a brillare con nuovo vigore nei cuori degli individui e nei diversi ambienti di quella società, come ho sottolineato negli incontri con i contadini, i minatori, gli imprenditori, i maestri e con le diverse comunità indigene del Paese. I fedeli laici sono chiamati a rinnovare il loro dinamismo apostolico nell’animazione cristiana delle realtà temporali.

Come in occasioni precedenti, mi sono incontrato con gli ammalati, con i carcerati, con i rappresentanti delle altre Confessioni cristiane e delle Comunità ebraiche, come anche con i membri del Corpo Diplomatico. Un rilievo particolare ha avuto l’incontro fraterno con i vescovi e in quell’occasione ho potuto inaugurare la nuova sede della Conferenza Episcopale nella periferia di Città del Messico.

5. Tornando dal Messico a Roma, il 13 maggio, ho potuto ancora visitare la Chiesa che è nelle isole di Curaçao, e precisamente la diocesi di Willemstad, approfittando dell’invito venutomi dal vescovo di quella diocesi e anche dalle autorità locali. Esprimo il mio ringraziamento per l’invito e per la cordiale accoglienza riservatami da parte della popolazione e del clero (i cattolici sono l’80 per cento della popolazione). Il momento centrale è stato quello della santa Messa: nella liturgia eucaristica si è espressa la viva partecipazione dei fedeli non soltanto mediante la preghiera e il canto, ma anche mediante movimenti liturgici di danza. Il messaggio alla gioventù è stato trasmesso in forma di lettera.

6. Tornando ancora col pensiero al Messico, voglio ricordare che l’ultima Messa è stata celebrata nella diocesi di Zacatecas, nel santuario di San Giovanni Battista, nella regione dove nacque il sacerdote Miguel A. Pro, che fu testimone di Cristo in uno dei periodi più difficili della storia della Chiesa in terra messicana. Egli morì come martire ed è stato elevato alla gloria degli altari nell’autunno del 1988.

Cominciando quindi da Juan Diego e dai giovani martiri di Tlaxcala, attraverso il beato José María de Yermo y Parres, fino al beato Miguel Pro, la Chiesa scrive in terra messicana la storia della chiamata di quelle popolazioni alla santità. Questa è la parte più essenziale della sua storia.

Ai piedi della Madre di Dio di Guadalupe ho deposto l’umile supplica che il ministero del Papa aiuti i fedeli di quella Chiesa a realizzare la missione cominciata quasi cinquecento anni fa! È una supplica che rinnovo anche in questo momento. Nostra Signora di Guadalupe, benedici il Messico e l’intero Continente latinoamericano, che a te s’affida con affetto filiale!

Ai fedeli di lingua francese

Ai fedeli di lingua inglese

Ai fedeli di lingua tedesca

Ai pellegrini di lingua spagnola

Ai fedeli di lingua portoghese


Ai fedeli polacchi

Ai diversi gruppi di fedeli italiani

Rivolgo ora il mio cordiale saluto ad alcuni gruppi di Sacerdoti e Religiosi: i partecipanti alla sezione intercapitolare dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, convenuti a Roma per riflettere insieme sul loro cammino spirituale dopo l’ultimo Capitolo Generale; i Missionari e le Missionarie di vari istituti, che frequentano un Corso di aggiornamento Teologico e Pastorale presso l’Università Urbaniana; il gruppo internazionale della Società del Divin Salvatore, riunito per approfondire i rapporti vicendevoli tra religiosi e laici all’interno della famiglia religiosa. A tutti auguro copiosi doni dello Spirito Santo, affinché siate rinnovati nel fervore dell’annuncio evangelico e del servizio alla Chiesa.

Saluto poi l’Associazione fra Artigiani di Venezia e il gruppo ciclistico “Pedale Veneziano”; gli Ufficiali in servizio permanente o in pensione, che hanno partecipato ai corsi “Aquila” dell’Accademia Aeronautica Italiana; il gruppo degli Italiani emigrati in Canada, tornati a visitare la loro patria con l’organizzazione che s’intitola “Mamma Italia-Mamma Coraggio 1990”; i partecipanti alla staffetta podistica Italia-Austria-Cecoslovacchia-Polonia e Mosca. Rivolgo il mio benvenuto a tutti, mentre invito a testimoniare sempre con sincerità, schiettezza e spirito di servizio i valori cristiani ed umani del lavoro, della solidarietà, del dialogo e dello sport.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Cari Giovani, Ragazzi e Ragazze! La vostra venuta a Roma e il vostro approccio con le testimonianze storiche della vita della Chiesa sono un momento prezioso per una riflessione destinata a consolidare la vostra fede e rafforzare il vostro cammino verso il Cristo. A voi non sfuggono l’intensa carità e la forza interiore, che hanno animato l’azione missionaria degli Apostoli e il coraggio dei primi martiri romani. In essi si è operata una sintesi tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo, che è poi sfociata nella generosa attività evangelizzatrice. Tale sintesi si propone oggi anche a voi, specialmente in questo periodo tanto importante che è il tempo della scuola. Dalla scuola vengono a voi insegnamenti circa la realizzazione della vostra vita quotidiana e circa i valori etici sui quali si fondano il bene comune e la promozione di ogni uomo. Voi vivete un’età peculiare per la formazione integrale della vostra personalità. Anche per voi, quindi, il messaggio del Vangelo dovrà divenire norma fondamentale, regola di vita, annuncio gioioso da comunicare a tutti i vostri amici.

Saluto anche gli Ammalati, specialmente il gruppo della Pia Unione OASI Mariana di Salerno ed i ragazzi del Centro Socio-Educativo “San Michele” - Opera Don Guanella di Madonna di Tirano, in Diocesi di Como. Sono grato a voi, cari ammalati, per la vostra forte testimonianza di fede. Ben comprendo i disagi che affrontate, ma ammiro anche la forza morale che vi sostiene nelle prove, la speranza che vi sorregge nella preghiera quotidiana e nei momenti più duri. Vi invito a tenere sempre fisso lo sguardo verso il Cristo Risorto. Egli ha operato con la croce la nostra Redenzione, ed al tempo stesso con la sua sofferenza ha dato ad ogni forma di dolore umano una forza redentrice. Offrite, pertanto, le vostre sofferenze per la salvezza degli uomini.

Saluto pure gli Sposi Novelli e li esorto a porre Maria Santissima al centro della loro vita di coppia per imitare le virtù della famiglia di Nazareth, specialmente quelle dell’amore vero e della fedeltà alla parola di Dio, su cui si edifica e si alimenta il focolare domestico. Vi accompagni tutti la mia Benedizione Apostolica.

Durante l’udienza generale il Santo Padre rivolge queste parole di compiacimento e di augurio ai Cavalieri del Santo Sepolcro.

Saluto ora i Cavalieri del Santo Sepolcro, presenti a questa udienza con il signor card. Giuseppe Caprio, gran maestro dell’Ordine, il patriarca di Gerusalemme Michel Sabbah, S.E. mons. Luigi Del Gallo Roccagiovine, il luogotenente e i rappresentanti che compongono la Consulta, riunita in questi giorni. Esprimo loro i sentimenti della mia considerazione per la generosa opera che codesto Ordine Equestre costantemente svolge per l’adempimento della missione che da secoli è stata loro affidata dai sommi pontefici.

Desidero manifestare il mio compiacimento per tale attività, che è generosa e intensa, e che si svolge con intenzioni di pace, con atti concreti di solidale carità verso le comunità maggiormente provate. Formulando cordiali auspici per l’assemblea appena conclusasi, a tutti imparto la mia benedizione apostolica.




Mercoledì, 23 maggio 1990

23590

1. Nel Simbolo della fede noi confessiamo che il Figlio, consustanziale al Padre, si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo. Nell’enciclica Dominum et vivificantem (
DEV 50) ho scritto che “la concezione e la nascita di Gesù Cristo sono la più grande opera compiuta dallo Spirito Santo nella storia della creazione e della salvezza: la suprema grazia, “la grazia dell’unione”, fonte di ogni altra grazia, come spiega san Tommaso (Summa theologiae, III 7,13) . . . Alla “pienezza del tempo”corrisponde, infatti, una particolare pienezza della autocomunicazione di Dio uno e trino nello Spirito Santo. “Per opera dello Spirito Santo” si compie il mistero dell’“unione ipostatica”, cioè dell’unione della natura divina e della natura umana, della divinità e dell’umanità nell’unica Persona del Verbo-Figlio”.

2. Si tratta del mistero dell’incarnazione, alla cui rivelazione è congiunta - all’inizio della nuova alleanza - quella dello Spirito Santo. Lo abbiamo visto in precedenti catechesi, che ci hanno permesso di illustrare questa verità nei suoi vari aspetti, a cominciare dal concepimento verginale di Gesù Cristo, come leggiamo nella pagina di Luca sull’annunciazione (cf. Lc 1,26-38). È difficile spiegare l’origine di questo testo senza pensare a una narrazione di Maria, che sola poteva far conoscere ciò che era avvenuto in lei al momento del concepimento di Gesù. Le analogie che sono state proposte tra questa pagina e altri racconti dell’antichità, e specialmente degli scritti veterotestamentari, non riguardano mai il punto più importante e decisivo, quello cioè del concepimento verginale ad opera dello Spirito Santo. Questo costituisce, in verità, una novità assoluta.

È vero che nella pagina parallela di Matteo leggiamo: “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele” (Mt 1,22-23). L’adempimento però supera sempre le aspettative. L’evento, cioè, comprende elementi nuovi, che non erano espressi nella profezia. Così, nel caso che ci interessa, l’oracolo di Isaia sulla vergine che concepirà rimaneva incompleto e quindi suscettibile di varie interpretazioni. L’evento dell’incarnazione lo “compie” con una perfezione che era imprevedibile: un concepimento veramente verginale viene effettuato per opera dello Spirito Santo, e il Figlio partorito è dunque veramente “Dio con noi”. Non si tratta più solo di un’alleanza con Dio, ma della reale presenza di Dio in mezzo agli uomini, in forza dell’incarnazione dell’eterno Figlio di Dio: una novità assoluta.

3. Il concepimento verginale è, dunque, parte integrante del mistero dell’incarnazione. Il corpo di Gesù, concepito in modo verginale da Maria, appartiene alla persona del Verbo eterno di Dio. Proprio questo opera lo Spirito Santo scendendo sulla Vergine di Nazaret. Egli fa sì che l’uomo (il Figlio dell’uomo) da lei concepito sia il vero Figlio di Dio, eternamente generato dal Padre, consustanziale al Padre, del quale l’eterno Padre è l’unico Padre. Anche nascendo come uomo da Maria Vergine, continua ad essere il Figlio dello stesso Padre dal quale è eternamente generato.

Ecco come la verginità di Maria mette in rilievo in modo particolare il fatto che il Figlio, da lei concepito per opera dello Spirito Santo, è il Figlio di Dio. Soltanto Dio è suo Padre.

L’iconografia tradizionale, che rappresenta Maria col bimbo Gesù tra le braccia e non rappresenta Giuseppe accanto a lei, costituisce una silenziosa, ma insistente attestazione della sua verginale maternità e, per ciò stesso, della divinità del Figlio. Questa immagine potrebbe quindi essere chiamata l’icona della divinità di Cristo. La troviamo già sul finire del II secolo in un affresco delle catacombe romane e, successivamente, in innumerevoli riproduzioni. In particolare, essa viene rappresentata con tocchi d’arte e di fede così efficaci dalle icone bizantine e russe che si ricollegano alle fonti più genuine della fede: i Vangeli e la tradizione primitiva della Chiesa.

4. Luca riporta le parole dell’angelo che annuncia la nascita di Gesù per opera dello Spirito Santo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35). Lo Spirito di cui parla l’evangelista è lo Spirito “che dà vita”. Non si tratta soltanto di quel “soffio di vita” che è la caratteristica degli esseri viventi, ma della vita propria di Dio stesso: la vita divina. Lo Spirito Santo che è in Dio come soffio d’Amore, Dono assoluto (non creato) delle divine Persone, nell’incarnazione del Verbo opera come soffio di questo Amore per l’uomo: per lo stesso Gesù, per la natura umana e per l’intera umanità. In questo soffio si esprime l’amore del Padre, il quale ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (cf. Jn 3,16). Nel Figlio c’è la pienezza del dono della vita divina per l’umanità.

Nell’incarnazione del Figlio-Verbo si manifesta dunque in modo particolare lo Spirito Santo come colui “che dà vita”.

5. È ciò che nell’enciclica Dominum et vivificantem (DEV 50) ho chiamato “la particolare pienezza dell’autocomunicazione di Dio uno e trino nello Spirito Santo”. È il significato più profondo dell’“unione ipostatica”, formula che rispecchia il pensiero dei Concili e dei Padri sul mistero dell’incarnazione, e quindi sui concetti di natura e di persona, elaborati e adoperati in base all’esperienza della distinzione tra natura e soggetto, che ogni uomo percepisce in se stesso. L’idea di persona non era mai stata così nettamente individuata e definita come avvenne ad opera dei Concili, dopo che gli apostoli e gli evangelisti ebbero fatto conoscere l’evento e il mistero dell’incarnazione del Verbo “per opera dello Spirito Santo”.

6. Possiamo dunque dire che nell’incarnazione lo Spirito Santo pone le basi anche di una nuova antropologia, che s’illumina alla grandezza della natura umana quale rifulge in Cristo. In lui, infatti, essa raggiunge il vertice più alto dell’unione con Dio, “essendo stato concepito per opera di Spirito Santo in modo tale che uno stesso soggetto fosse figlio di Dio e dell’uomo” (Summa theologiae, III 2,12, ad 3). Non era possibile per l’uomo salire più in alto di questo vertice, né è possibile all’umano pensiero concepire un’unione più stretta con la divinità.

Ai pellegrini provenienti da alcune diocesi francesi

Ai gruppi di lingua inglese

Ad un gruppo di fedeli giapponesi provenienti da Niigata

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi pellegrini provenienti da Niigata: auspico che questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli rimanga come una luce che illumina la vostra vita. Con questo augurio e invocando su di voi la protezione della madre di Dio, vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di espressione linguistica tedesca


Ai fedeli di espressione spagnola

Ad alcuni gruppi di espressione portoghese

Ai polacchi

A gruppi di fedeli italiani

Con gioia, accolgo ora i soci del Rotary Club di Macerata, impegnati in attività di promozione umana e di aiuto al Terzo Mondo.

Saluto, poi, i fedeli delle Comunità parrocchiali della Valle del Giovenco, guidati dal loro pastore diocesano, Monsignor Biagio Terrinoni. Essi celebrano un particolare anno mariano, nel ricordo del terzo centenario del Santuario “Madonna di Sulla Villa”, in Ortona dei Marsi.

Rivolgo, quindi, il mio benvenuto al gruppo della Diocesi di Lugano, in pellegrinaggio presso la tomba di Pietro, sotto la guida del loro Vescovo, Monsignor Eugenio Corecco.

Il mio pensiero va anche alle Infermiere Professionali del Collegio Vincenza Bonfante, annesso alla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

A voi carissimi giovani, e a voi carissimi ammalati rivolgo ora il mio particolare saluto, con gioia e con affetto. Apprezzando vivamente la vostra presenza all’Udienza Generale, segno di profonda convinzione e devozione, desidero ancora indicarvi la figura di Pier Giorgio Frassati, che domenica scorsa è stato dichiarato “beato”. Egli fu un testimone straordinario di fede cristiana vissuta con coraggio e con coerenza nella preghiera e nella carità. In un periodo della storia, denso di tensioni sociali e politiche, e anche di contrasti religiosi, Pier Giorgio maturò e compì la sua scelta definitiva di amore a Cristo e ai fratelli sofferenti, realizzando lietamente e serenamente, le Beatitudini evangeliche.

Ora che Pier Giorgio Frassati è stato elevato ufficialmente all’onore degli altari, cari ragazzi e ragazze, pregatelo tutti con fervore e confidenza, e anche voi, carissimi fratelli ammalati, invocate con fiducia il novello Beato, pur egli colpito dalla malattia, per essere illuminati ed aiutati nel cammino della vostra vita e perché siate sostenuti nella vostra sofferenza dal suo esempio e dalla sua celeste intercessione. Pensando al Beato Pier Giorgio, imparto a tutti la mia speciale Benedizione!

Con particolare affetto, mi rivolgo infine agli Sposi Novelli, ai quali auguro di essere sempre testimoni del Vangelo nella loro famiglia e di impegnarsi costantemente perché, guidati dallo Spirito Santo, possano irradiare nella società la luce del Signore risorto. A tutti la mia Benedizione Apostolica.





Catechesi 79-2005 20590