Catechesi 79-2005 25392

Mercoledì, 25 marzo 1992

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1. Leggiamo nella costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II: “L’indole sacra e organica della comunità sacerdotale viene attuata per mezzo dei sacramenti e delle virtù” (
LG 11). Ciò significa che l’esercizio del sacerdozio universale è legato ai sacramenti, che certamente svolgono un ruolo fondamentale nella vita cristiana. Ma il Concilio associa “sacramenti” e “virtù”. Questa associazione significativa indica, da una parte, che la vita sacramentale non può essere ridotta a un insieme di parole e di gesti rituali: i sacramenti sono espressione di fede, di speranza e di carità. Dall’altra, essa sottolinea che lo sviluppo di queste virtù e di tutte le altre nella vita cristiana è suscitato dai sacramenti. Possiamo dunque dire che, secondo la concezione cattolica, il culto sacramentale ha il suo prolungamento naturale nel fiorire della vita cristiana. Il Concilio fa riferimento anzitutto al Battesimo, sacramento che, costituendo la persona umana come membro della Chiesa, la introduce nella comunità sacerdotale. Leggiamo: “I fedeli, incorporati nella Chiesa col Battesimo, sono destinati al culto della religione cristiana dal carattere, ed essendo rigenerati quali figli di Dio sono tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la Chiesa” (LG 11). È un testo denso di dottrina derivata dal Nuovo Testamento e sviluppata dalla tradizione dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Nella presente catechesi vogliamo coglierne i punti essenziali.

2. Il Concilio comincia col ricordare che il Battesimo fa entrare nella Chiesa, Corpo di Cristo. È un’eco di San Paolo, che scriveva: “Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo Corpo” (1Co 12,13). È importante sottolineare il ruolo e il valore del Battesimo per l’ingresso nella comunità ecclesiale. Non manca anche oggi chi misconosce questo ruolo, trascurando o ritardando il Battesimo, particolarmente per i bambini. Ma, secondo l’affermata tradizione della Chiesa, la vita cristiana viene inaugurata non semplicemente con disposizioni umane, ma con un sacramento dotato di efficacia divina. Il Battesimo, come sacramento, ossia come segno visibile della grazia invisibile, è la porta attraverso la quale Dio agisce nell’anima - anche in quella di un neonato - per unirla a Sé in Cristo e nella Chiesa. La fa partecipe della Redenzione. Le infonde la “vita nuova”. La inserisce nella comunione dei Santi. Apre a lei l’accesso a tutti gli altri sacramenti, che hanno la funzione di portare al suo pieno sviluppo la vita cristiana. Per questo il Battesimo è come una rinascita, per cui un figlio d’uomo diventa figlio di Dio!

3. Il Concilio, infatti, dice dei battezzati: “Rigenerati quali figli di Dio”. Avvertiamo qui l’eco delle parole dell’apostolo Pietro, che benedice Dio Padre, perché “nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati” (1P 1,3) e ritroviamo l’insegnamento di Gesù stesso, riportato da San Giovanni, nella narrazione del colloquio con Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Jn 3,5). Gesù ci insegna che la nuova nascita viene prodotta dallo Spirito. Lo sottolinea la lettera a Tito, secondo la quale Dio ci ha salvati “mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro” (Tt 3,5). Già il Battista aveva annunciato il Battesimo nello Spirito (cf. Mt 3,11). E Gesù ci dice che lo Spirito Santo è “vivificante” (Jn 6,63). Noi professiamo la fede in questa verità rivelata, dicendo col Credo niceno-costantinopolitano: “Et in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem”. Si tratta della vita nuova, per la quale si è figli di Dio in senso evangelico: ed è Cristo che partecipa ai credenti la sua filiazione divina per mezzo del Battesimo, da lui istituito come Battesimo nello Spirito. In esso si ha la nascita spirituale alla nuova vita, che è frutto dell’Incarnazione redentrice: il sacramento fa sì che l’essere umano viva della stessa vita di Cristo risorto. È la dimensione soteriologica del Battesimo, dal quale San Paolo afferma: “. . . quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte . . . perché come Cristo fu risuscitato dai morti . . . così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,3-4). Questo passo della Lettera ai Romani consente di capire bene l’aspetto sacerdotale del battesimo. Esso dimostra che ricevere il battesimo significa essere uniti personalmente al mistero pasquale di Gesù, che costituisce l’unica offerta sacerdotale veramente perfetta e gradita a Dio. Da questa unione deriva per ogni battezzato la capacità di fare di tutta la propria esistenza un’offerta sacerdotale unita a quella di Cristo (cf. Rm 12,1 1P 2,4-5).

4. Il Battesimo, con la vita di Cristo, infonde nell’anima la sua santità, come nuova condizione di appartenenza a Dio con la liberazione e purificazione, come rammenta San Paolo ai Corinzi: “Voi siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio” (1Co 6,11). Sempre secondo la dottrina dell’Apostolo, è tutta la Chiesa che viene purificata da Cristo “per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola”: essa diventa “santa e immacolata” nei suoi membri, in quanto essi ricevono il Battesimo (Ep 5,26), che è liberazione dal peccato anche a beneficio di tutta la comunità, di cui fonda un costante cammino di crescita spirituale (cf. Ep 2,21). È chiaro che dalla santificazione battesimale derivano nei cristiani - individui e comunità - la possibilità e l’obbligo di una vita santa. Secondo San Paolo, i battezzati sono “morti al peccato”, e devono rinunciare alla vita di peccato (Rm 6,2). “Consideratevi - egli raccomanda - morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù” (Rm 6,11). In questo senso il Battesimo fa partecipare alla morte e risurrezione di Cristo, alla sua vittoria sulle potenze del male. È il significato del rito battesimale, nel quale si domanda al candidato: “Rinunci a Satana?”, per chiedergli l’impegno personale per la totale liberazione dal peccato, e quindi dal potere di Satana: l’impegno di lottare, lungo tutta la vita terrena, contro le seduzioni di Satana. Sarà una “bella lotta”, che renderà l’uomo più degno della sua vocazione celeste, ma anche più perfezionato come uomo. Per questa duplice ragione, la richiesta e l’accettazione dell’impegno meritano di essere fatte anche nel Battesimo del bambino, che risponde per mezzo dei genitori e dei padrini. In forza del sacramento egli viene purificato e santificato dallo Spirito che gli infonde la vita nuova come partecipazione alla vita di Cristo.

5. Oltre la grazia vivificante e santificante dello Spirito, nel Battesimo si riceve l’impressione di un sigillo che si chiama carattere, del quale l’Apostolo dice ai cristiani: “Avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso” (Ep 1,13 cf Ep 4,30 2Co 1,22). Il carattere (in greco sfragis) è segno di appartenenza: il battezzato, infatti, diventa proprietà di Cristo, proprietà di Dio, e in questa sua appartenenza si attua la sua santità fondamentale e definitiva, per la quale San Paolo chiamava i cristiani “i santi” (Rm 1,7 2Co 1,2). È la santità del sacerdozio universale dei membri della Chiesa, nella quale si compie in modo nuovo la promessa antica: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Ex 19,6). Si tratta di una consacrazione definitiva, permanente, operata dal Battesimo e fissata con un carattere indelebile.

6. Il Concilio di Trento, interprete della tradizione cristiana, ha determinato che il carattere è un “segno spirituale e indelebile”, impresso nell’anima da tre sacramenti: Battesimo, Confermazione, Ordine (Denz.-S. DS 1609). Ciò non significa che si tratti di un segno visibile, anche se in molti battezzati sono visibili certi suoi effetti, come il senso di appartenenza a Cristo e alla Chiesa, che si manifesta nelle parole e nelle opere dei cristiani - presbiteri e laici - veramente fedeli. Una di queste manifestazioni può aversi nello zelo per il culto divino. Infatti, secondo la bella tradizione cristiana menzionata e confermata dal Concilio Vaticano II, i fedeli sono “destinati dal carattere al culto della religione cristiana”, cioè a rendere culto a Dio nella Chiesa di Cristo. Lo aveva sostenuto, in base a quella tradizione, San Tommaso d’Aquino, secondo il quale il carattere è “potenza spirituale” (Summa theologiae, III 63,2), che dà la capacità di partecipare al culto della Chiesa come suoi membri riconosciuti e convocati all’assemblea, specialmente all’offerta eucaristica e a tutta la vita sacramentale. E tale capacità è inalienabile e non può essere tolta, derivando da un carattere indelebile. C’è da godere a scoprire quest’altro aspetto del mistero della “vita nuova” inaugurata dal Battesimo, prima sorgente sacramentale del “sacerdozio universale”, il cui compito fondamentale è di rendere culto a Dio! In questo momento, però, mi preme aggiungere che la capacità implicata dal carattere comporta una missione e quindi una responsabilità: chi ha ricevuto la santità di Cristo lo deve manifestare al mondo “in tutta la sua condotta” (1P 1,15), e perciò alimentarla con la vita sacramentale, più particolarmente con la partecipazione al banchetto eucaristico.

7. Il carattere è reso vitale dalla grazia dello Spirito Santo, infusa col Battesimo. Nel suo dinamismo essa produce tutto lo sviluppo della vita di Cristo Sacerdote in noi: di Cristo che dà il culto perfetto al Padre nella Incarnazione, sulla Croce e in Cielo, e ammette il cristiano alla partecipazione del suo sacerdozio nella Chiesa, istituita perché sia nel mondo prima di tutto rinnovatrice del suo sacrificio. E come Cristo sulla terra ha conformato tutta la sua vita alle esigenze dell’oblazione sacerdotale, così i suoi seguaci - come individui e come comunità - sono chiamati a dilatare la capacità oblativa ricevuta col carattere in un comportamento che rientri nello spirito del sacerdozio universale a cui sono stati ammessi col Battesimo.

8. Il Concilio sottolinea in particolare lo sviluppo della testimonianza della fede: “Essendo rigenerati quali figli di Dio (i battezzati) sono tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la Chiesa”. Infatti il Battesimo, secondo San Paolo, ha come effetto una illuminazione: “Cristo ti illuminerà” (Ep 5,14 cf. He 6,4 He 10,32). I battezzati, usciti dall’antica notte, devono vivere in questa luce: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce” (Ep 5,8).

Questa vita nella luce si traduce anche nella professione pubblica della fede, richiesta da Gesù: “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32). È una professione personale che il cristiano fa in forza della grazia battesimale: una professione della fede “ricevuta da Dio mediante la Chiesa”, come dice il Concilio (LG 11). Dunque si inserisce nella professione della Chiesa universale, che ogni giorno ripete coralmente, “coi fatti e nella verità” (1Jn 3,18), il suo Credo.

Ai giovani

Carissimi fanciulli e ragazzi, sono molto lieto di incontrarvi in questo giorno di festa, in cui tutta la Chiesa ricorda l’Annunciazione dell’Angelo a Maria Santissima, a Nazaret. Il Signore vi ha fatto il bel regalo di partecipare a questa Udienza e vuole certo chiamarvi a dirgli un “sì” chiaro e gioioso, proprio nella vostra situazione presente di vita.

Penso anzitutto a voi, bambini della prima Comunione. Sapete che, quando ricevete la S. Eucaristia, voi potete diventare come il giovane Samuele? Stando vicino al Signore, egli imparò a dirgli: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta!” (1S 3,9). Ma c’è una realtà ancora più grande: nella S. Comunione, dopo aver ascoltato attentamente il Vangelo nella Messa, voi potete essere come la Vergine Maria, quando disse all’Angelo: “Ecco l’ancella del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Vedete, cari fanciulli, com’è grande il dono che Gesù vi fa! E quale fiducia Egli ripone nel vostro cuore, giovane, e perciò tanto generoso!

Mi rivolgo pure ai ragazzi della Cresima. Carissimi, il “sì” maturato nella vostra età, fa germogliare in ciascuno di voi il seme della fede, che è stato posto nel Battesimo. Potete così confermare, con la libertà illuminata dallo Spirito Santo, l’impegno di essere cristiani sempre, non solo in chiesa o all’oratorio, o nell’intimo segreto della vostra anima; ma sempre e in ogni luogo, comportandovi come Gesù si è comportato, con umiltà e coraggio. Per questo vi esorto: non isolatevi mai dalla Comunità cristiana! Siate sempre fedeli a Cristo e alla Chiesa!

E infine penso a tutti voi, studenti. Sapete qual è il segreto per rendere bello lo studio? Avere la mente aperta alla verità, qualunque materia si debba affrontare. Chi ha l’anima aperta alla verità, a conoscere il perché, il significato delle cose, allora sì, impara ad essere più uomo. Carissimi, ogni giorno, prima di sedervi al vostro banco di scuola, aprite il cuore e dite “sì” al Signore, alla Verità, che vi chiama a conoscere il suo amore senza fine.

Saluto anche i Presidi e i Docenti dell’Associazione Europea degli Insegnanti, che, con i loro Studenti, si sono uniti a questa Udienza.

Affido tutti alla Vergine dell’Annunciazione, Madre di Gesù e Madre nostra. Ella, che ha detto quel “sì” a Nazaret, vi aiuti ogni giorno a dire il vostro “sì” pieno al Signore, che vi chiama ad accoglierlo e a seguirlo in tutte le situazioni concrete in cui vi troverete a vivere.

Ai fedeli di lingua francese

Ai pellegrini di espressione linguistica inglese

Ai pellegrini giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto i pellegrini provenienti dalle varie parti del Giappone, in particolare il gruppo delle studentesse del Collegio Femminile “Junshin” (Cuore Immacolato di Maria) di Nagasaki.

Carissimi, si avvicina ormai la Settimana Santa. Prepariamoci alla festa della nostra Redenzione, accompagnati dall’esempio della Madonna, la quale visse per tutta la vita il proprio “Fiat” alla volontà di Dio e sul Calvario contribuì alla nostra salvezza.

Con questo auspicio vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di espressione linguistica tedesca

Ai pellegrini di lingua spagnola

Ai fedeli portoghesi
Ai pellegrini polacchi

Ai fedeli di lingua italiana

Nel porgere il benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, rivolgo anzitutto il mio pensiero al gruppo dei catechisti, laici e religiosi, della Pontificia Università Urbaniana, che hanno frequentato l’Istituto di Catechesi Missionaria e che ora fanno ritorno ai loro rispettivi Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Formulo per essi l’augurio di un fruttuoso servizio alle loro Chiese particolari.

Saluto anche il gruppo di Sacerdoti diocesani e studenti di Teologia, che hanno partecipato ad un corso di spiritualità e di aggiornamento presso il Movimento dei Focolari. Raccomando loro di amare sempre di più la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, e di mettersi al servizio della nuova evangelizzazione come fervidi testimoni della carità e dell’unità.

Mi è gradito, poi, rivolgere un pensiero al gruppo dei Sacerdoti Oblati e delle Suore Figlie della Madonna del Divino Amore, che ricordano rispettivamente il trentesimo e il cinquantesimo di fondazione. Tutti sanno quanto il Santuario del Divino Amore sia frequentato dai Romani e quanto bene faccia alle anime. Auspico che le due Comunità Religiose possano testimoniare e far rivivere nei pellegrini il modello di fede e di partecipazione al mistero di Cristo, testimoniato dalla Vergine Maria.

Il mio saluto va anche ai fedeli delle parrocchie di Canizzano (Treviso) e di Santa Maria Assunta di Canepina (Viterbo), qui presenti con i loro parroci. Benedirò volentieri le corone che adorneranno l’immagine della Vergine, venerata nella chiesa di Canizzano, e l’effigie della celeste Patrona di Canepina, Santa Corona.

Ai malati e agli sposi novelli

Rivolgo, infine, il mio saluto cordiale e affettuoso ai malati e agli sposi novelli. Sono lieto della vostra presenza, apprezzo vivamente il vostro gesto di fede e di devozione, vi ringrazio e vi esorto ad essere sempre fervorosi e generosi nella vostra vita cristiana. Oggi, solennità dell’Annunciazione del Signore, ricordiamo la Vergine che accoglie con il suo Sì il disegno salvifico dell’Altissimo. Siate anche voi sempre così disponibili e docili alla volontà di Dio! Amate e pregate Maria Santissima, affinché illumini e conforti voi, ammalati, nell’accettazione delle prove, e voi, sposi novelli, nell’impostazione del vostro avvenire alla luce di Dio.




Mercoledì, 1° aprile 1992

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1. Mantenendo come base il testo conciliare che dice: “L’indole sacra e organica della comunità sacerdotale viene attuata per mezzo dei sacramenti e delle virtù” (
LG 11), nell’odierna catechesi continuiamo a sviluppare questa verità sulla Chiesa, concentrando la nostra attenzione sul sacramento della confermazione. Leggiamo nella Lumen gentium: “col sacramento della confermazione (i fedeli battezzati) vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo, e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l’opera la fede come veri testimoni di cristo” (LG 11).

2. Una prima testimonianza di questo sacramento appare negli Atti degli Apostoli. Vi si narra che il diacono Filippo (persona diversa da Filippo l’Apostolo), uno dei sette uomini “pieni di Spirito e di saggezza” ordinati dagli Apostoli, era sceso in una città della Samaria per predicare la buona novella. “E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva . . . Quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare . . . Frattanto gli Apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo: non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo” (Ac 8,6-17). L’episodio ci mostra il legame che fin dai primi tempi della Chiesa esisteva tra il battesimo e una “imposizione delle mani”, nuovo atto sacramentale per ottenere e conferire il dono dello Spirito Santo. Questo rito viene considerato come un complemento del battesimo. È ritenuto come importante, tanto che Pietro e Giovanni sono espressamente mandati da Gerusalemme in Samaria per questo scopo.

3. Quel ruolo svolto dai due Apostoli per il dono dello Spirito Santo è all’origine del ruolo attribuito al Vescovo nel rito latino della Chiesa. Il rito consiste nell’imposizione delle mani, praticato dalla Chiesa fin dal secondo secolo, come ci attesta la Tradizione apostolica di Ippolito Romano (intorno all’anno 200), che parla di un duplice rito: la unzione fatta dal presbitero prima del battesimo, e poi l’imposizione della mano ai battezzati, fatta da un Vescovo, che versa sul loro capo il santo crisma. Così si manifesta la distinzione fra l’unzione battesimale e l’unzione cresimale.

4. Nei secoli cristiani si sono affermati usi diversi in Oriente e in Occidente nell’amministrazione della confermazione. Nella Chiesa Orientale la cresima viene conferita immediatamente dopo il battesimo (battesimo che si fa senza unzione), mentre nella Chiesa Occidentale, quando è battezzato un bambino, la cresima viene conferita al momento dell’uso della ragione o a un momento posteriore determinato dalla conferenza Episcopale (CIC, can. CIC 891). In Oriente il ministro della cresima è il sacerdote che battezza; in Occidente, il ministro ordinario è il Vescovo, ma ci sono pure dei presbiteri che ricevono la facoltà di amministrare il sacramento. Inoltre, in Oriente il rito essenziale consiste nella sola unzione; in Occidente l’unzione si fa con l’imposizione della mano (can. 880). A queste diversità fra Oriente ed Occidente si aggiunge la varietà di disposizioni che nella Chiesa Occidentale vengono date circa l’età più opportuna per la cresima, secondo i tempi, i luoghi, le condizioni spirituali e culturali. Ciò in base alla libertà che la Chiesa conserva nella determinazione delle condizioni particolari della celebrazione del rito sacramentale.

5. L’effetto essenziale del sacramento della confermazione è il perfezionamento del dono dello Spirito Santo ricevuto nel battesimo, in modo da rendere chi lo riceve abile a testimoniare Cristo con la parola e con la vita. Il battesimo opera la purificazione, la liberazione dal peccato, e conferisce una vita nuova. La cresima pone l’accento sull’aspetto positivo della santificazione, e sulla forza che viene data dallo Spirito Santo al cristiano in vista di una vita autenticamente cristiana e di una testimonianza efficace.

6. Come nel battesimo, uno speciale carattere viene impresso nell’anima anche dal sacramento della confermazione. È un perfezionamento della consacrazione battesimale, conferito per mezzo di due gesti rituali, l’imposizione delle mani e l’unzione. Anche la capacità di esercitare il culto, già ricevuto nel battesimo, viene confermata con la cresima. Il sacerdozio universale è più profondamente radicato nella persona, è reso più efficace nel suo esercizio. La specifica funzione del carattere cresimale è di portare ad atti di testimonianza e di azione cristiana, che già San Pietro indicava come derivazioni del sacerdozio universale (cf. 1P 2,11 ss). San Tommaso d’Aquino precisa che il cresimato dà la testimonianza al nome di cristo, compie le azioni del buon cristiano in difesa e per la propagazione della fede, in forza della “speciale potestà” del carattere (cf. Summa theologiae, III 72,5 in c. e ad 1), in quanto investito di una funzione e di un mandato peculiare. È una “partecipazione del sacerdozio di Cristo nei fedeli, chiamati al culto divino che nel cristianesimo è una derivazione dal sacerdozio di Cristo” (Ivi, III 63,3). Anche la pubblica testimonianza a Cristo rientra nella sfera del sacerdozio universale dei fedeli, che vi sono chiamati “quasi ex officio” (Ivi, III 72,5 ad 2).

7. La grazia conferita dal sacramento della confermazione è più specificamente un dono di fortezza. Dice il Concilio che i battezzati, con la cresima, “sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo” (LG 11). Questo dono risponde al bisogno di una energia superiore per affrontare lo “spirituale combattimento” della fede e della carità (cf. Summa theologiae, III 72,5), per resistere alle tentazioni e per portare la testimonianza della parola e della vita cristiana nel mondo, con ardimento, fervore e perseveranza. Nel sacramento viene conferita questa energia dallo Spirito Santo. Gesù aveva accennato al pericolo di provar vergogna nella professione della fede: “chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi” (Lc 9,26 cf. Mc 8,38). Il vergognarsi di Cristo si traduce spesso in quelle forme di “rispetto umano” per cui si nasconde la propria fede e si accondiscende a compromessi, inammissibili per chi vuol essere vero suo discepolo. Quanti uomini, anche tra i cristiani, oggi praticano il compromesso! Col sacramento della cresima lo Spirito Santo infonde nell’uomo il coraggio di professare la fede in Cristo. Professare questa fede significa, secondo il testo conciliare da cui siamo partiti, “diffonderla e difenderla con la parola e con l’opera”, come testimoni coerenti e fedeli.

8. Fin dal Medioevo la teologia, sviluppata in un contesto di generoso impegno per lo “spirituale combattimento” per Cristo, non ha esitato a sottolineare la forza data dalla cresima ai cristiani chiamati a “militare al servizio di Dio”. E tuttavia ha letto anche in questo sacramento il valore oblativo e consacrativo che vi è racchiuso in derivazione dalla “pienezza di grazia” di Cristo (cf. Summa theologiae, III 72,1 ad 4). La distinzione e successione della cresima per rapporto al battesimo veniva così spiegata da San Tommaso d’Aquino: “Il sacramento della confermazione è come il coronamento del battesimo: nel senso che, se nel battesimo - secondo San Paolo - il cristiano viene formato come un edificio spirituale (cf. 1Co 3,9) e viene scritto come una lettera spirituale (cf. 2Co 3,2-3), nel sacramento della cresima questo edificio spirituale viene consacrato a essere tempio dello Spirito Santo e questa lettera viene sigillata con il segno della croce” (III 72,11).

9. Come è noto, si pongono dei problemi pastorali a proposito della confermazione, e più specialmente sull’età più idonea per ricevere questo sacramento. Vi è una tendenza recente a ritardare il momento del conferimento fino all’età di 15-18 anni, affinché la personalità del soggetto sia più matura e possa assumere consapevolmente un impegno più serio e stabile di vita e di testimonianza cristiana. Altri preferiscono una età meno avanzata. In ogni caso si deve auspicare una preparazione approfondita a questo sacramento, che permetta a coloro che lo ricevono di rinnovare le promesse del battesimo con piena coscienza dei doni che ricevono e degli obblighi che si assumono. Senza una lunga e seria preparazione, essi rischierebbero di ridurre il sacramento a pura formalità o puro rito esterno, o anche di perdere di vista l’aspetto sacramentale essenziale, insistendo unilateralmente sull’impegno morale.

10. Concluderò col ricordare che la confermazione è il sacramento atto a suscitare e sostenere gli impegni dei fedeli che vogliono dedicarsi alla testimonianza cristiana nella società. Auguro a tutti i giovani cristiani di meritare - specialmente essi, con l’aiuto della grazia della cresima - il riconoscimento dell’Apostolo Giovanni: “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno” (1Jn 2,14).

Ai pellegrini di espressione tedesca

Ai fedeli di lingua francese

Ai pellegrini di espressione inglese

Ai visitatori giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Direttissimi pellegrini provenienti da Tokyo, durante la sosta in Terra Santa, sicuramente avete percorso la via dolorosa di Gesù, nostro Signore. Si avvicina la Settimana Santa, durante la quale saremo invitati a percorrere nuovamente la “Via Crucis” del nostro Salvatore. Maria, la Madre di Gesù e nostra, ci accompagni in questo cammino.

Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua spagnola

Ai fedeli di lingua portoghese

Ai fedeli polacchi

Ai pellegrini di lingua italiana

Nel porgere il benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, saluto anzitutto i Soci del Lions Club di Trani Host, che hanno voluto partecipare a questa Udienza per dare un coronamento spirituale al 75° anniversario della loro vita associativa. Vi sia di stimolo tale ricorrenza per proseguire con generosa abnegazione la vostra attività a servizio dei sofferenti e degli ultimi.

Mi è gradito salutare anche i Membri del coro “Coste Bianche” di Negrar (Verona), che con dedizione animano le celebrazioni liturgiche e i momenti di ritrovo sociale: perseverate nel vostro nobile impegno, che tanto contribuisce a sensibilizzare gli animi ai valori cristiani ed umani.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Un saluto particolare, infine, ai Giovani, agli Ammalati e agli Sposi novelli. Carissimi, seguendo l’itinerario spirituale della Quaresima, vissuto con fedeltà alla sequela del Signore Gesù, ci stiamo avvicinando ai piedi del Calvario, luogo della suprema manifestazione di amore di Gesù per noi. Desidero incoraggiarvi a non cedere nelle difficoltà alle tentazioni della rinuncia, dell’abbandono, della fuga. Stringetevi, invece, a Cristo, Fratello e Redentore, con la sicura certezza che nessuna esistenza, a Lui affidata, andrà persa e che dall’albero della Croce spunterà la gemma immarcescibile della nuova vita. Volentieri imparto a tutti l’Apostolica Benedizione.




Mercoledì, 8 aprile 1992

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1. Secondo il Concilio Vaticano II, la verità della Chiesa come comunità sacerdotale, che si realizza per mezzo dei sacramenti, si attua nel modo più pieno nell’Eucaristia. Leggiamo, infatti, nella Lumen gentium che i fedeli “partecipando al sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima divina e se stessi con essa” (
LG 11). L’Eucaristia è la fonte della vita cristiana, perché chi vi partecipa riceve l’impulso e la forza di vivere da vero cristiano. L’offerta di Cristo sulla Croce, resa presente nel sacrificio eucaristico, comunica al credente il suo dinamismo di amore generoso; il banchetto eucaristico nutre i fedeli con il corpo e il sangue del divino Agnello immolato per noi e dà loro la forza di “seguire le sue orme” (cf. 1P 2,21). L’Eucaristia è l’apice di tutta la vita cristiana, perché i fedeli vi portano tutte le loro preghiere e opere buone, gioie e sofferenze, e queste modeste offerte vengono unite all’oblazione perfetta di Cristo e così sono pienamente santificate e innalzate fino a Dio in un culto perfettamente gradito, che introduce i fedeli nell’intimità divina (cf. Jn 6,56-57). Perciò, come scrive San Tommaso d’Aquino, l’Eucaristia è “il coronamento della vita spirituale e il fine di tutti i sacramenti” (Summa theologiae III 66,6).

2. L’Angelico Dottore fa pure notare che “l’effetto di questo sacramento è l’unità del corpo mistico (la Chiesa), senza la quale non ci può essere la salvezza. Perciò è necessario ricevere l’Eucaristia, almeno col desiderio (“in voto”), per salvarsi” (III 73,1, arg. 2). In queste parole è l’eco di quanto ha detto Gesù stesso sulla necessità dell’Eucaristia per la vita cristiana: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Jn 6,53-54). Secondo queste parole di Gesù, l’Eucaristia è pegno della risurrezione futura, ma è già nel tempo fonte di vita eterna. Gesù non dice “avrà la vita eterna”, ma “ha la vita eterna”. La vita eterna di Cristo, col cibo eucaristico, penetra e circola nella vita umana.

3. L’Eucaristia richiede la partecipazione dei membri della Chiesa. Secondo il Concilio, “tutti, sia con l’oblazione che con la santa comunione, compiono la propria parte nell’azione liturgica (eucaristica), non però ugualmente, ma chi in un modo chi in un altro” (LG 11). La partecipazione è comune a tutto il “popolo sacerdotale”, ammesso a unirsi nell’oblazione e nella comunione. Ma è diversa secondo la condizione in cui si trovano i membri della Chiesa secondo l’istituzione sacramentale. C’è un ruolo specifico del ministero sacerdotale, che però non toglie ma promuove il ruolo del sacerdozio comune. È un ruolo specifico voluto da Cristo, quando ha incaricato i suoi apostoli di fare l’Eucaristia in memoria di lui, istituendo per questo ruolo il sacramento dell’Ordine conferito a vescovi e presbiteri (e ai diaconi come ministri dell’altare).

4. Il ministero sacerdotale ha come scopo la convocazione del popolo di Dio “in modo che tutti coloro che appartengono a questo popolo, dato che sono santificati con lo Spirito Santo, possano offrire se stessi come “ostia viva, santa, accettabile da Dio” (Rm 12,1)” (decreto Presbyterorum ordinis PO 2). Se, come ho già rilevato in precedenti catechesi, il sacerdozio comune è destinato a offrire dei sacrifici spirituali, i fedeli possono fare questa offerta perché sono “santificati con lo Spirito Santo”. Lo Spirito Santo, che ha animato l’offerta di Cristo sulla croce (cf. He 9,14), anima l’offerta dei fedeli.

5. Secondo il Concilio, grazie al ministero sacerdotale, i sacrifici spirituali possono raggiungere la loro meta. “È attraverso il ministero dei presbiteri che il sacrificio spirituale dei fedeli viene reso perfetto perché viene unito al sacrificio di Cristo, unico Mediatore; questo sacrificio, infatti, per mano dei presbiteri e in nome di tutta la Chiesa, viene offerto nell’Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore” (PO 2). In virtù del battesimo e della confermazione, come abbiamo detto nelle precedenti catechesi, il cristiano è qualificato per partecipare “quasi ex officio” al culto divino, che ha il suo centro e culmine nel sacrificio di Cristo reso presente nell’Eucaristia. Ma l’offerta eucaristica implica l’intervento di un ministro ordinato: essa si compie nell’atto consacratorio compiuto dal sacerdote in nome di Cristo. Così il ministero sacerdotale contribuisce alla piena valorizzazione del sacerdozio universale. Come ricorda il Concilio, citando Sant’Agostino, il ministero dei presbiteri ha come scopo che “tutta la città redenta, cioè la riunione e società dei santi, offra a Dio un sacrificio universale per mezzo del gran sacerdote (Cristo), il quale ha anche offerto se stesso per noi nella sua passione, per farci diventare corpo di così eccelso capo (e civitate Dei, 10, 6: PL 41,284)” (PO 2).

6. Avvenuta l’offerta, la successiva comunione eucaristica è destinata a procurare ai fedeli le forze spirituali necessarie per il pieno sviluppo del “sacerdozio”, e specialmente per l’offerta di tutti i sacrifici della loro esistenza quotidiana. “I presbiteri - leggiamo nel decreto Presbyterorum ordinis - insegnano ai fedeli a offrire la divina vittima a Dio Padre nel sacrificio della Messa e a fare, in unione con questa vittima, l’offerta della propria vita” (PO 5). Si può dire che secondo l’intenzione di Gesù, che ha formulato il nuovo comandamento dell’amore nell’ultima Cena, la comunione eucaristica rende coloro che vi partecipano capaci di metterlo in pratica: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Jn 13,34 Jn 15,12).

7. La partecipazione al banchetto eucaristico è testimonianza di unità, come sottolinea il Concilio quando scrive che i fedeli, “cibandosi del corpo di Cristo nella santa comunione, mostrano concretamente l’unità del popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente effettuata” (LG 11).

È la verità che la fede della Chiesa ha ereditato da San Paolo, il quale scriveva: “Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Co 10,16-17). Per questo San Tommaso vedeva nell’Eucaristia il sacramento dell’unità del “corpo mistico” (Somme théologie III 72,3). Noi concludiamo la presente catechesi ecclesiologico-eucaristica, col sottolineare che, se la comunione eucaristica è il segno efficace dell’unità, è da essa che tutti i fedeli ricevono una tensione sempre nuova al mutuo amore e alla riconciliazione, e l’energia sacramentale necessaria per salvaguardare nei rapporti familiari ed ecclesiali una benefica intesa.

Ai fedeli di espressione tedesca

Ai fedeli di lingua francese

Ai pellegrini di espressione inglese

Ai pellegrini di lingua spagnola

Ai fedeli di espressione portoghese

Ai fedeli polacchi

Ai giovani, agli ammalati e agli Sposi novelli

Saluto tutti i gruppi di lingua italiana, provenienti da varie diocesi della Penisola. A tutti do il mio benvenuto. Saluto, in particolare, i giovani, gli ammalati e gli Sposi novelli. Desidero prendere lo spunto dalle ormai vicine celebrazioni della Pasqua per dire loro con quale intensità di fede la Chiesa rivive in questi giorni il mistero della morte e risurrezione del Signore, consapevole che Cristo è sempre presente in mezzo al suo popolo e, in modo speciale, nelle azioni liturgiche.

Sia la Pasqua per voi, giovani, che siete venuti così entusiasti e numerosi, motivo di rinnovato impegno nella vostra dedizione a Cristo. Spero che possiate celebrare con frutto la prossima Domenica delle Palme, Giornata diocesana della Gioventù.

Sia per voi, cari ammalati, il mistero della Passione occasione di meditazione delle sofferenze del Signore, fonte della nostra salvezza e della nostra speranza.

Sia sorgente di perenne grazia divina per voi, Sposi novelli, l’esempio di Cristo, testimone dell’amore eterno del Padre.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.





Catechesi 79-2005 25392