Catechesi 79-2005 29197

Mercoledì, 29 gennaio 1997: Maria nella vita nascosta di Gesù

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1. I Vangeli offrono poche e scarne notizie sugli anni trascorsi dalla Santa Famiglia a Nazaret. San Matteo narra della decisione presa da Giuseppe, dopo il ritorno dall'Egitto, di fissare la dimora della Santa Famiglia a Nazaret (cfr
Mt 2,22-23), ma non dà poi nessun'altra informazione, eccetto che Giuseppe era carpentiere (cfr Mt 13,55). Dal canto suo, san Luca riferisce due volte del ritorno della Santa Famiglia a Nazaret (cfr Lc 2,39 Lc 2,51) e fornisce due brevi indicazioni sugli anni della fanciullezza di Gesù, prima e dopo l'episodio del pellegrinaggio a Gerusalemme: "Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui" (Lc 2,40), e "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52).

Nel riportare queste brevi notazioni sulla vita di Gesù, Luca riferisce probabilmente i ricordi di Maria, relativi ad un periodo di profonda intimità con il Figlio. L'unione tra Gesù e la "piena di grazia" supera di gran lunga quella che normalmente esiste tra madre e figlio, perché è radicata in una particolare condizione soprannaturale ed è rafforzata dalla speciale conformità di entrambi alla divina volontà.

Si può dunque concludere che il clima di serenità e di pace, presente nella casa di Nazaret, ed il costante orientamento verso il compimento del progetto divino, conferivano all'unione tra madre e figlio una straordinaria e irrepetibile profondità.

2. In Maria la coscienza di assolvere ad un compito affidatole da Dio attribuiva un significato più alto alla sua vita quotidiana. I semplici ed umili lavori di ogni giorno assumevano, ai suoi occhi, un singolare valore, in quanto venivano vissuti da Lei come servizio alla missione di Cristo.

L'esempio di Maria illumina ed incoraggia l'esperienza di tante donne che svolgono il loro quotidiano lavoro esclusivamente tra le pareti domestiche. Si tratta di un impegno umile, nascosto, ripetitivo e, spesso, non sufficientemente apprezzato. Tuttavia i lunghi anni, trascorsi da Maria nella casa di Nazaret, ne rivelano le enormi potenzialità di amore autentico e quindi di salvezza. Infatti, la semplicità della vita di tante casalinghe, sentita come missione di servizio e di amore, racchiude un valore straordinario agli occhi del Signore.

E si può ben dire che la vita di Nazaret per Maria non era dominata dalla monotonia. A contatto con Gesù che cresceva, Ella si sforzava di penetrare il mistero di suo Figlio, contemplando e adorando. Dice san Luca: "Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19 Lc 2,51).

"Tutte queste cose": sono gli eventi di cui Ella è stata, insieme, protagonista e spettatrice, a cominciare dall'Annunciazione; ma, soprattutto, è la vita del Bambino. Ogni giorno d'intimità con Lui costituisce un invito a conoscerlo meglio, a scoprire più profondamente il significato della sua presenza e il mistero della sua persona.

3. Qualcuno potrebbe pensare che per Maria era facile credere, vivendo Ella quotidianamente a contatto con Gesù. In proposito, però, occorre ricordare che gli aspetti singolari della personalità del Figlio rimanevano abitualmente celati; anche se il suo modo di agire era esemplare, Egli viveva una vita simile a quella di tanti suoi coetanei.

Durante i trent'anni della permanenza a Nazaret, Gesù non svela le sue qualità soprannaturali e non compie gesti prodigiosi. Alle prime straordinarie manifestazioni della sua personalità, collegate con l'avvio della predicazione, i suoi familiari (detti nel Vangelo "fratelli") si assumono - secondo un'interpretazione - la responsabilità di ricondurlo a casa, perché ritengono che il suo modo di comportarsi non sia normale (cfr Mc 3,21).

Nella dignitosa e laboriosa atmosfera di Nazaret, Maria si sforzava di comprendere la trama provvidenziale della missione del Figlio. Oggetto di particolare riflessione, a questo riguardo, fu sicuramente per la Madre la frase che Gesù pronunciò nel Tempio di Gerusalemme all'età di dodici anni: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). Meditandoci sopra, Maria poteva capire meglio il senso della figliolanza divina di Gesù e quello della sua maternità, impegnandosi a scorgere, nel comportamento del Figlio, i tratti rivelatori della sua somiglianza con Colui che Egli chiamava "mio Padre".

4. La comunione di vita con Gesù, nella casa di Nazaret, portò Maria non solo ad avanzare "nella peregrinazione della fede" (Lumen Gentium LG 58), ma anche nella speranza. Tale virtù, alimentata e sostenuta dal ricordo dell'Annunciazione e delle parole di Simeone, abbraccia tutto l'arco della sua esistenza terrena, ma si esercita particolarmente nei trent'anni di silenzio e nascondimento trascorsi a Nazaret.

Tra le pareti domestiche la Vergine vive la speranza in forma eccelsa; sa di non rimanere delusa, anche se non conosce i tempi e i modi con cui Dio realizzerà la sua promessa. Nell'oscurità della fede e in assenza di segni straordinari, che annuncino l'inizio del compito messianico del Figlio, Ella spera, oltre ogni evidenza, attendendo da Dio il compimento della promessa.

Ambiente di crescita della fede e della speranza, la casa di Nazaret diventa un luogo di alta testimonianza della carità. L'amore che Cristo desiderava effondere nel mondo s'accende ed arde prima di tutto nel cuore della Madre: è proprio nel focolare domestico che si prepara l'annuncio del Vangelo della carità divina.

Guardando a Nazaret, contemplando il mistero della vita nascosta di Gesù e della Vergine, siamo invitati a ripensare al mistero della nostra stessa esistenza che - ricorda san Paolo - "è nascosta con Cristo in Dio" (Col 3,3).

Si tratta, spesso, di un'esistenza umile ed oscura agli occhi del mondo; esistenza però che, alla scuola di Maria, può svelare inattese potenzialità di salvezza, irradiando l'amore e la pace di Cristo.



Ad un gruppo proveniente dalla Danimarca e dalla Norvegia:

Possa il nuovo anno portarci più vicini uno all’altro in Cristo. Che Dio benedica tutti voi e tutta la Danimarca e la Norvegia.


Traduzione italiana del saluto rivolto ad un gruppo di sacerdoti della Slovenia:

Benvenuti i sacerdoti della Slovenia, che, durante il mese di gennaio avete partecipato presso il Pontificio Collegio Sloveno al corso teologico-pastorale. Avete felicemente arricchito il vostro aggiornamento teologico con la vita liturgica e le visite ai luoghi sacri. Benedica Dio i vostri generosi propositi e vi accompagni la Madre Celeste per essere coscienziosi dispensatori delle grazie divine e fedeli servitori della Chiesa. Con questo augurio imparto la mia benedizione apostolica a voi ed ai vostri fedeli.

Traduzione italiana del saluto ai pellegrini giunti dalla Repubblica Ceca:

Sia lodato Gesù Cristo! Do un cordiale benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca. Mi compiaccio della vostra presenza a questa Udienza che testimonia il vostro affetto per la Chiesa di Cristo e la devozione al successore di Pietro. Auspico doche questo vostro pellegrinaggio a Roma sia per tutti motivo di ricarica spirituale e di rafforzamento nella fede. Vi benedico di cuore.
* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. Saluto, in particolare, il gruppo di sacerdoti, religiosi, religiose e laici, provenienti da vari Paesi, che partecipano all’annuale corso per futuri collaboratori e postulatori, organizzato dalla Congregazione delle Cause dei Santi. Carissimi, vi auguro di lavorare con frutto al servizio del grande patrimonio della santità della Chiesa, e di arricchirlo con la vostra personale testimonianza.

Saluto, poi, i membri dell’equipaggio del sommergibile «Primo Longobardo» ed i sottotenenti del Corso «Pegaso Quarto» dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli.

Accolgo volentieri i fedeli della Parrocchia Sant’Agnese in Corropoli, della diocesi di Teramo-Atri, venuti per far benedire la prima pietra del complesso religioso in Contrada Piane di Corropoli, e delle Parrocchie San Giovanni Battista e Maria Santissima del Suffragio - San Martino in Nocera Terinese, della diocesi di Lamezia Terme.

Rivolgo, ora, un affettuoso pensiero ai ragazzi bielorussi, ospiti della Parrocchia di Gesù Maestro a Tor Lupara in Roma e San Giuseppe di Pavona in Albano, come pure ai bambini ucraini accolti dalla Provincia Religiosa San Benedetto dell’Opera Don Orione di Genova. Il Signore protegga voi, cari piccoli, e quanti gentilmente vi ospitano.

Saluto, infine, voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli, ed auspico che tutti, ognuno nella propria condizione, contribuiate con generosità a diffondere la gioia di amare e servire Gesù Cristo.

A tutti la mia Benedizione.



Mercoledì, 5 febbraio 1997

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

L’influenza è entrata nella casa del Papa ed ha raggiunto anche me. Il medico mi ha sconsigliato di uscire e, in particolare, mi ha chiesto di rinunciare alla consueta Udienza generale del mercoledì.

Debbo perciò limitarmi a salutarvi dalla finestra del mio studio. Lo faccio con grande affetto, ringraziandovi della vostra presenza nonostante la pioggia e della vostra preghiera.

Celebriamo oggi la memoria di sant’Agata, martirizzata a Catania, probabilmente durante la persecuzione di Decio, nel terzo secolo. Agata significa «buona». Il nome corrisponde alla realtà: «Sant’Agata è veramente buona - abbiamo letto nella Liturgia delle Ore di stamane - perché, essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo, Cristo, per renderci partecipi di quel bene di cui il suo nome porta il valore e il significato».

Sorgente di ogni bontà è Dio, nostro sommo bene. Auguro a tutti di essere «buoni», cioè fedeli testimoni dell’amore del Padre celeste, che ci colma di tanti doni e ci chiama a partecipare alla sua stessa gioia.

Chi ha questa fede conserva, anche in mezzo alle difficoltà, quella pace profonda che nasce dal fiducioso abbandono nelle mani sempre provvide e sapienti di Dio, che non turba la gioia dei suoi figli se non per prepararne una più intima e più grande.

Saluto ciascuno di voi qui presenti; invio il mio cordiale pensiero agli ammalati, assicurando a tutti un particolare ricordo nella preghiera.

Invocando la protezione della Vergine Santa, vi benedico con affetto.

...

Vi auguro un buon soggiorno a Roma. Siamo tra pioggia e sole, sole e pioggia.

Arrivederci.





Mercoledì, 12 Febbraio 1997

Quaresima: un itinerario di preghiera e di penitenza inserito nel più ampio itinerario verso il Grande Giubileo

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1. Oggi, mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima, iniziamo il cammino di preparazione alla Santa Pasqua. Un itinerario spirituale di preghiera e di penitenza, con il quale i cristiani si lasciano purificare e santificare dal Signore, che li vuole partecipi alle sue sofferenze ed alla sua gloria (cfr
Rm 8,17).

Lo Spirito Santo, che condusse e sostenne Cristo nel "deserto", ci introduce in questo tempo di Quaresima, donandoci la grazia necessaria per resistere alle seduzioni dell'antico tentatore e vivere con rinnovato impegno nella libertà dei figli di Dio.

Gesù non chiede, infatti, osservanze formali e meri mutamenti esteriori, bensì la conversione del cuore per una decisa adesione alla volontà del Padre suo e Padre nostro.

In questo tempo quaresimale, Gesù ci chiama a seguirlo sulla via che lo conduce a Gerusalemme per essere immolato sulla croce. "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23). Invito senz'altro esigente e duro, ma capace di liberare, in chi lo accoglie, la forza creativa dell'amore.

Sin dal primo istante di questo tempo di Quaresima, lo sguardo è pertanto rivolto alla croce gloriosa di Cristo. Scrive l'autore dell'Imitazione di Cristo: "Nella croce è la salvezza; nella croce è la vita; nella croce è la difesa dal nemico; nella croce è il dono soprannaturale delle dolcezze del cielo; nella croce sta la forza della mente e la letizia dello spirito; nella croce si assommano le virtù e si fa perfetta la santità" (Thomae a Kempis, De Imitatione Christi, XII, 1).

2. "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,14). Ricevendo le ceneri sul capo, riascoltiamo oggi questa espressione dell'evangelista Marco. Con essa ci viene ricordato che la salvezza, offertaci da Gesù nel mistero della sua Pasqua, esige la nostra risposta.

La Liturgia pertanto ci sollecita a dare concretezza e visibilità al dono della conversione del cuore, indicandoci quale strada percorrere e quali strumenti adottare. L'ascolto assiduo della Parola di Dio, la preghiera incessante, il digiuno interiore ed esteriore, le opere di carità, che rendono concreta la solidarietà verso i fratelli, sono punti irrinunciabili per coloro, che rigenerati alla vita nuova con il Battesimo, intendono vivere non più secondo la carne, ma secondo lo Spirito (cfr Rm 8,4).

Alla solidarietà verso i fratelli ho fatto riferimento anche nel Messaggio per la Quaresima di quest'anno: la Quaresima è "il tempo della solidarietà verso le precarie situazioni nelle quali si trovano individui e popoli in tante parti del mondo" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Quaresima 1997, 25 OTT 160,248-161,247, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIX, 2 (1996) 589). Tra le situazioni di precarietà ho posto in particolare evidenza quella drammatica di chi vive senza casa.

3. Quest'anno il tempo quaresimale si inserisce nell'itinerario triennale di preparazione immediata al Grande Giubileo del Duemila.

Il 1997, prima tappa di questo percorso, è "dedicato alla riflessione sul Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 40). Nel corso di quest'anno siamo tutti invitati a riscoprire in profondità la persona di Cristo Salvatore ed Evangelizzatore per una rinnovata adesione a Lui.

Come le folle del Vangelo rimanevano stupite di fronte ai gesti e all'insegnamento di Gesù, così ancora oggi l'umanità potrà più facilmente essere affascinata da Cristo e decidersi per Lui, se sarà raggiunta dalla testimonianza di fede e di carità dei cristiani. Il Signore continua attraverso l'opera della Chiesa a chiamare uomini e donne alla sua sequela.

4. Nel cammino di conversione e di penitenza appena iniziato, ci accompagni la Vergine Santa. Il suo materno aiuto ci sproni a vincere ogni pigrizia e paura per avanzare con fede intrepida verso il Calvario, sapendo sostare con amore sotto la croce nella gioiosa speranza di partecipare alla gloria della Risurrezione del Signore.

Ai belgi

Vi invito a riflettere sul senso della vita, sulla giusta gestione dei beni della terra e sulla qualità dei rapporti umani

Ai pellegrini giunti dal Belgio:

Un saluto cordiale ai seminaristi ed a tutti i pellegrini provenienti dal Belgio. Anche a voi rivolgo l’invito a riflettere, in questo periodo in preparazione alla Pasqua, sul senso della vita, sulla giusta gestione delle risorse della terra e sulla qualità dei rapporti umani nella società di oggi. Di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica. Numerosi, come di consueto, i pellegrini di espressione linguistica spagnola.

Portoghese

Che la vostra presenza a Roma possa vivificare la vostra fede

Ai cechi

La Quaresima è un tempo prezioso di preghiera e di penitenza: non lasciamolo passare invano

Ai fedeli provenienti dalla Repubblica Ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca. Oggi siamo entrati nella Quaresima, tempo prezioso di preghiera e di penitenza che ci porta alla conversione e all’approfondimento dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Non lasciamo passare invano questo tempo di grazie speciali. Dio vi benedica! Sia lodato Gesù Cristo!

Agli slovacchi

Cordialmente saluto i pellegrini Slovacchi da Dubnica nad Váhom. Fra due giorni celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, Patroni d’Europa e apostoli dei popoli Slavi. Millecentotrent’anni fa essi sono venuti a Roma per visitare il Successore di Pietro. Seguendo le loro orme anche voi siete venuti a Roma. Che questo pellegrinaggio vi rafforzi nella fede, la quale essi hanno annunziato ai vostri antenati. E io per ciò vi imparto la mia Benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Ai fedeli di lingua italiana:

Nel salutare ora tutti i pellegrini di lingua italiana, rivolgo un cordiale pensiero al gruppo di ufficiali, sottufficiali ed allievi della scuola di artiglieria controaerei di Sabaudia, come pure agli allievi sottufficiali della marina militare di Taranto. Saluto anche il gruppo dell’Associazione «Mogli dei Medici Italiani» ed i membri del Club «Leontine De Nittis » di Barletta. Carissimi, vi ringrazio per la vostra partecipazione, ed auspico di cuore che questo incontro valga a rafforzare i vostri propositi di coerente testimonianza cristiana.

Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli

Vi esorto a tradurre nella esistenza quotidiana gli stessi sentimenti di Cristo

Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli:

Porgo infine un particolare saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Confido che il tempo quaresimale, che proprio oggi iniziamo, conduca ciascuno di voi ad una sempre maggiore vicinanza a Cristo e ad una sua più fedele imitazione. Vi esorto, dunque, cari fratelli e sorelle, a tradurre nella vostra esistenza secondo le diverse situazioni in cui vi trovate, gli stessi sentimenti di Cristo. Troverete esempio e conforto nel mistero di Dio che per amore dona il proprio Figlio per la salvezza di tutti gli uomini.

Maria, di cui ieri abbiamo fatto speciale memoria, vi accompagni in questo itinerario di interiore conversione, ottenendo per ognuno le grazie necessarie per restare fedeli alla propria vocazione.

A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 26 febbraio 1997: Maria alle nozze di Cana

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1. Nell'episodio delle nozze di Cana, san Giovanni presenta il primo intervento di Maria nella vita pubblica di Gesù e pone in risalto la sua cooperazione alla missione del Figlio.

Fin dall'inizio del racconto l'evangelista avverte che "c'era la madre di Gesù" (
Jn 2,1) e, quasi a voler suggerire che tale presenza sia all'origine dell'invito rivolto dagli sposi allo stesso Gesù ed ai suoi discepoli (cfr Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater RMA 21), aggiunge: "Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli" (Jn 2,2). Con tali notazioni Giovanni sembra indicare che a Cana, come nell'evento fondamentale dell'Incarnazione, Maria è colei che introduce il Salvatore.

Il significato ed il ruolo che assume la presenza della Vergine si manifesta quando viene a mancare il vino. Ella, da esperta ed avveduta donna di casa, se ne rende conto immediatamente ed interviene perché non venga meno la gioia di tutti e, in primo luogo, per soccorrere gli sposi in difficoltà.

Rivolgendosi a Gesù con le parole: "Non hanno più vino" (Jn 2,3), Maria gli esprime la sua preoccupazione per tale situazione, attendendone un intervento risolutore. Più precisamente, secondo alcuni esegeti, la Madre aspetta un segno straordinario, dal momento che Gesù non aveva del vino a disposizione.

2. La scelta di Maria, che avrebbe potuto forse procurare altrove il vino necessario, manifesta il coraggio della sua fede perché, fino a quel momento, Gesù non aveva operato alcun miracolo, né a Nazaret, né nella vita pubblica.

A Cana la Vergine mostra ancora una volta la sua totale disponibilità a Dio. Ella che nell'Annunciazione, credendo a Gesù prima di vederlo, aveva contribuito al prodigio del concepimento verginale, qui, fidando nel potere non ancora svelato di Gesù, provoca il suo "primo segno", la prodigiosa trasformazione dell'acqua in vino.

In tal modo Ella precede nella fede i discepoli che, come riferisce Giovanni, crederanno dopo il miracolo: Gesù "manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui" (Jn 2,11). Anzi, ottenendo il segno prodigioso, Maria offre un sostegno alla loro fede.

3. La risposta di Gesù alle parole di Maria: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora" (Jn 2,4), esprime un apparente rifiuto, quasi mettendo alla prova la fede della Madre.

Secondo un'interpretazione, Gesù dal momento in cui inizia la sua missione, sembra porre in discussione il naturale rapporto di figlio, chiamato in causa dalla madre. La frase, nella lingua parlata dell'ambiente, intende, infatti, sottolineare una distanza fra le persone, con l'esclusione della comunione di vita. Questa lontananza non elimina rispetto e stima; il termine "donna", con cui Egli si rivolge alla madre, è usato in un'accezione che ritornerà nei dialoghi con la Cananea (cfr Mt 15,28), con la Samaritana (cfr Jn 4,21), con l'adultera (cfr Jn 8,10) e con Maria Maddalena (cfr Jn 20,13), in contesti che manifestano un rapporto positivo di Gesù con le sue interlocutrici.

Con l'espressione: "Che ho da fare con te, o donna?", Gesù intende porre la cooperazione di Maria sul piano della salvezza che, impegnando la sua fede e la sua speranza, chiede il superamento del suo ruolo naturale di madre.

4. Di maggiore rilievo appare la motivazione formulata da Gesù: "Non è ancora giunta la mia ora" (Jn 2,4).

Alcuni studiosi del testo sacro, seguendo l'interpretazione di sant'Agostino, identificano tale "ora" con l'evento della Passione. Per altri, invece, essa si riferisce al primo miracolo in cui si sarebbe rivelato il potere messianico del profeta di Nazaret. Altri ancora ritengono che la frase sia interrogativa e prolunghi la domanda precedente: "Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta l'ora mia?". Gesù fa intendere a Maria che ormai egli non è più dipendente da lei, ma deve prendere l'iniziativa per fare l'opera del Padre. Maria, allora, si astiene docilmente dall'insistere presso di lui e si rivolge invece ai servi per invitarli a essergli obbedienti.

In ogni caso la sua fiducia nel Figlio viene premiata. Gesù, al quale Ella ha lasciato totalmente l'iniziativa, opera il miracolo, riconoscendo il coraggio e la docilità della Madre: "Gesù disse loro: 'Riempite d'acqua le giare'; e le riempirono fino all'orlo" (Jn 2,7). Anche la loro obbedienza, pertanto, contribuisce a procurare vino in abbondanza.

La richiesta di Maria: "Fate quello che vi dirà", conserva un suo valore sempre attuale per i cristiani di ogni epoca, ed è destinata a rinnovare il suo effetto meraviglioso nella vita d'ognuno. Essa esorta ad una fiducia senza esitazione, soprattutto quando non si comprendono il senso e l'utilità di quanto il Cristo domanda.

Come nel racconto della Cananea (Mt 15,24-26), l'apparente rifiuto di Gesù esalta la fede della donna, così le parole del Figlio: "Non è ancora giunta la mia ora", insieme al compimento del primo miracolo, manifestano la grandezza della fede della Madre e la forza della sua preghiera.

L'episodio delle nozze di Cana ci esorta ad essere coraggiosi nella fede e a sperimentare nella nostra esistenza la verità della parola evangelica: "Chiedete e vi sarà dato" (Mt 7,7 Lc 11,9).

...

Ad un gruppo proveniente dalla Svezia:

Possa il rinnovamento quaresimale suscitare un desiderio in tutti noi di una vera unità in Cristo. Dio benedica voi e tutta la Svezia e la Danimarca.



Ai pellegrini provenienti dal Belgio e dai Paesi Bassi:

Ora vorrei salutare i pellegrini, provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio, in modo particolare gli alunni e i professori dell’Istituto «Aldenhof» di Hoensbroek. Auguro a voi tutti che la vostra visita ai luoghi sacri vi ispiri a percorrere il cammino di rinnovamento interiore, il cammino di riconciliazione con Dio e con gli altri, a cui ognuno di noi è chiamato in questo periodo di Quaresima. Di cuore imparto a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.


Ad un gruppo di cantori provenienti dalla Croazia:

Saluto cordialmente Mons. Ante Juri ae, Arcivescovo di Split-Makarska, il Sig. Sindaco di Omiš e, in modo particolare, i cantori dei canti originali dalmati venuti a Roma in occasione del 30° anniversario del Festival dei gruppi delle canzoni dalmate di Omiš.

Parte integrante della ricca eredità culturale dei Croati, i canti dalmati esprimono la totalità dei sentimenti dell’uomo fortemente radicato nella sua terra natale, posta nelle vicinanze del mare. La bellezza della natura e della comunione umana, si riflette nella melodica armonia delle voci. Dopo il crollo del comunismo, nelle canzoni dalmate si può esprimere, con più libertà, l'ispirazione religiosa, riscoprendo, in qualche modo, le loro radici, il legame con il canto ecclesiale.

Mentre con il salmista vi invito «cantate al Signore un canto nuovo», su voi qui presenti sulle vostre famiglie e su tutti i vostri amici, imploro ben volentieri la benedizione del Signore. Siano lodati Gesù e Maria!

Ai pellegrini giunti dalla Lituania:

Saluto cordialmente i pellegrini giunti dalla Lituania. Carissimi, il soggiorno nel cuore del cristianesimo - luogo così ricco di valori culturali, spirituali e storici - rimanga dentro di voi come un tempo di raccoglimento e di riflessione. La preghiera presso le tombe dei Santi Apostoli renda più forte la fede nell’amore salvifico di Cristo e la tensione verso i valori eterni.

Di cuore benedico voi e i vostri familiari. Sia lodato Gesù Cristo.

Queste le parole rivolte da Giovanni Paolo II ad un gruppo del Movimento della Gioventù Salesiana giunto dalla Repubblica Ceca:

Traduzione delle parole del Papa:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini del Movimento della gioventù salesiana! Carissimi, in questo tempo santo di Quaresima dobbiamo tener ben presente la necessità della nostra conversione: conversione nel pensare, nell’amare e nell’agire. Con questi voti vi benedico tutti di cuore! Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di lingua italiana:

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare sono lieto di accogliere il gruppo di giovani sacerdoti e di seminaristi del Seminario di Tortona, che, accompagnati dal Vescovo Monsignor Martino Canessa, hanno voluto farmi visita. Carissimi, siate sempre generosi nel seguire il Signore che vi ha chiamati al suo servizio. Saluto poi le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, in modo speciale la Superiora Generale eletta proprio nell’Assemblea Capitolare che si sta svolgendo in questi giorni. Saluto anche i fedeli delle Parrocchie Santissimo Salvatore e Santa Maria Assunta di Gimigliano, della Diocesi di Catanzaro-Squillace, come pure la delegazione del «Rotary Club» di Asti. Carissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio per la vostra presenza e, mentre assicuro un particolare ricordo nella preghiera, auspico per ciascuno una rinnovata effusione di favori celesti, perché siano rafforzati i vostri generosi propositi di testimonianza cristiana.

Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli :

Rivolgo ora, come di consueto un pensiero ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Innanzitutto ringrazio voi, carissimi giovani, che oggi vedo particolarmente numerosi, per la vostra vivace e festosa presenza. Vorrei approfittare di questa circostanza per dire grazie a voi e ai tanti vostri coetanei che continuamente mi fate pervenire apprezzate testimonianze di affetto. Auguro a voi, ed a tutti i giovani cristiani di seguire sempre con entusiasmo e generosità Cristo, la vera luce che rivela ad ogni uomo il significato ed il fine dell’esistenza.

Invito poi voi, cari malati, a non temere di porvi alla scuola della croce, anche se sembra spesso ardua e faticosa: è la via per giungere con Cristo alla gioia della risurrezione. Auguro infine a voi, cari sposi novelli, di fondare la vostra casa sulla salda roccia dell’amore fedele di Dio, rivelato al mondo dal Mistero Pasquale.

A tutti la mia Benedizione!



Mercoledì, 5 marzo 1997: A Cana Maria induce Gesù a compiere il primo miracolo

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1. Nel narrare la presenza di Maria nella vita pubblica di Gesù, il Concilio Vaticano II ne ricorda la partecipazione a Cana in occasione del primo miracolo: "Alle nozze in Cana di Galilea, mossa a compassione, indusse con la sua intercessione Gesù Messia a dare inizio ai miracoli (cfr
Jn 2,1-11)" (Lumen Gentium LG 58).

Sulla scia dell'evangelista Giovanni, il Concilio fa notare il ruolo discreto e, al tempo stesso efficace della Madre, che con la sua parola induce il Figlio al "primo segno". Ella, pur esercitando un influsso discreto e materno, con la sua presenza risulta, alla fine, determinante.

L'iniziativa della Vergine appare ancora più sorprendente, se si considera la condizione d'inferiorità della donna nella società giudaica. A Cana, infatti, Gesù non solo riconosce la dignità ed il ruolo del genio femminile, ma, accogliendo l'intervento di sua Madre, le offre la possibilità di essere partecipe all'opera messianica. Non contrasta con questa intenzione di Gesù l'appellativo "Donna", col quale Egli si rivolge a Maria (cfr Jn 2,4). Esso, infatti, non contiene in sé alcuna connotazione negativa e sarà nuovamente usato da Gesù nei confronti della Madre ai piedi della Croce (cfr Jn 19,26). Secondo alcuni interpreti, questo titolo "Donna" presenta Maria come la nuova Eva, madre nella fede di tutti i credenti.

Il Concilio, nel testo citato, usa l'espressione: "mossa a compassione", lasciando intendere che Maria era ispirata dal suo cuore misericordioso. Avendo intravisto l'eventualità del disappunto degli sposi e degli invitati per la mancanza di vino, la Vergine compassionevole suggerisce a Gesù di intervenire col suo potere messianico.

A taluni la domanda di Maria appare sproporzionata, perché subordina ad un atto di pietà l'inizio dei miracoli del Messia. Alla difficoltà ha risposto Gesù stesso che, con il suo assenso alla sollecitazione materna, mostra la sovrabbondanza con cui il Signore risponde alle umane attese, manifestando anche quanto possa l'amore di una madre.

2. L'espressione "dare inizio ai miracoli", che il Concilio ha ripreso dal testo di Giovanni, attira la nostra attenzione. Il termine greco archè, tradotto con inizio, principio, è usato da Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: "In principio era il Verbo" (Jn 1,1). Questa significativa coincidenza induce a stabilire un parallelo tra la prima origine della gloria di Cristo nell'eternità e la prima manifestazione della stessa gloria nella sua missione terrena.

Sottolineando l'iniziativa di Maria nel primo miracolo e ricordando poi la sua presenza sul Calvario, ai piedi della Croce, l'evangelista aiuta a comprendere come la cooperazione di Maria si estenda a tutta l'opera di Cristo. La richiesta della Vergine si colloca all'interno del disegno divino di salvezza.

Nel primo segno operato da Gesù i Padri della Chiesa hanno intravisto una forte dimensione simbolica, cogliendo, nella trasformazione dell'acqua in vino, l'annunzio del passaggio dall'antica alla nuova Alleanza. A Cana, proprio l'acqua delle giare, destinata alla purificazione dei Giudei e all'adempimento delle prescrizioni legali (cfr Mc 7,1-15), diventa il vino nuovo del banchetto nuziale, simbolo dell'unione definitiva fra Dio e l'umanità.

3. Il contesto di un banchetto di nozze, scelto da Gesù per il suo primo miracolo, rimanda al simbolismo matrimoniale, frequente nell'Antico Testamento per indicare l'Alleanza tra Dio e il suo popolo (cfr Os 2,21 Jr 2,1-8 Ps 44) e nel Nuovo Testamento per significare l'unione di Cristo con la Chiesa (cfr Jn 3,28-30 Ep 5,25-32 Ap 21,1-2).

La presenza di Gesù a Cana manifesta inoltre il progetto salvifico di Dio riguardo al matrimonio. In tale prospettiva, la carenza di vino può essere interpretata come allusiva alla mancanza d'amore, che purtroppo non raramente minaccia l'unione sponsale. Maria chiede a Gesù d'intervenire in favore di tutti gli sposi, che solo un amore fondato in Dio può liberare dai pericoli dell'infedeltà, dell'incomprensione e delle divisioni. La grazia del Sacramento offre agli sposi questa forza superiore d'amore, che può corroborare l'impegno della fedeltà anche nelle circostanze difficili.

Secondo l'interpretazione degli autori cristiani, il miracolo di Cana racchiude, inoltre, un profondo significato eucaristico. Compiendolo in prossimità della solennità della Pasqua giudaica (cfr Jn 2,13), Gesù manifesta, come nella moltiplicazione dei pani (cfr Jn 6,4), l'intenzione di preparare il vero banchetto pasquale, l'Eucaristia. Tale desiderio, alle nozze di Cana, sembra sottolineato ulteriormente dalla presenza del vino, che allude al sangue della Nuova Alleanza, e dal contesto di un banchetto.

In tal modo Maria, dopo essere stata all'origine della presenza di Gesù alla festa, ottiene il miracolo del vino nuovo, che prefigura l'Eucaristia, segno supremo della presenza del suo Figlio risorto tra i discepoli.

4. Alla fine del racconto del primo miracolo di Gesù, reso possibile dalla fede salda della Madre del Signore nel suo divin Figlio, l'evangelista Giovanni conclude: "I suoi discepoli credettero in Lui" (Jn 2,11). A Cana Maria inizia il cammino della fede della Chiesa, precedendo i discepoli ed orientando a Cristo l'attenzione dei servi.

La sua perseverante intercessione incoraggia, altresì, coloro che vengono talora a trovarsi dinanzi all'esperienza del "silenzio di Dio". Essi sono invitati a sperare oltre ogni speranza, confidando sempre nella bontà del Signore.

Saluti:


Ai norvegesi

Possa il nostro Salvatore aiutare noi cristiani a vivere in quell’unità per la quale Lui pregava. Che Dio benedica tutti voi e tutta la Norvegia e la Danimarca.


Ai lituani

Saluto cordialmente il gruppo dei pellegrini giunti dalla Lituania. Carissimi, con l’affetto imparto a voi tutti, ai vostri cari ed all’intero popolo lituano la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Ai croati

Saluto cordialmente gli studenti dell’Università di Zagabria. Carissimi, nel tempo di Quaresima che ci prepara alla solennità di Pasqua, il Signore invita ogni cristiano alla conversione per mezzo della preghiera, del digiuno e delle buone opere. Aprite anche voi i vostri cuori al Signore buono e misericordioso, affinché la sua grazia vi rinnovi e possiate, con la vostra vita cristiana, essere Suoi veri testimoni. A voi, alle vostre famiglie e a tutti i vostri amici, imparto ben volentieri la Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!

Ai fedeli della Repubblica Slovacca:

Saluto di cuore i pellegrini slovacchi da Košice e Prešov, da Svidník e Vranov. Cari Fratelli e Sorelle, siete venuti a Roma, presso la tomba di san Pietro, che ha seguito Cristo fino alla morte. E siete venuti a Roma anche per salutare il Successore di Pietro, il Papa, il quale ha ricevuto da Cristo la missione di confermare i fratelli nella fede. Prego per voi, affinché crediate sempre più fermamente che Gesù Cristo è l’unico e necessario Salvatore del mondo, e affinché lo seguiate sempre con fedeltà. Per questo vi imparto la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Rivolgo un cordiale benvenuto ai numerosi pellegrini di lingua italiana, in particolare ai sacerdoti dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano ed al loro Arcivescovo Monsignor Dino Trabalzini, al quale formulo fervidi auguri per il 50° di sacerdozio. Saluto anche i diaconi di Milano, che quest’anno saranno ordinati presbiteri: lo Spirito Santo, carissimi, vi ricolmi della carità di Cristo Buon Pastore.

Per le Figlie di Maria Ausiliatrice, che saluto con affetto, invoco i frutti desiderati dalle giornate di spiritualità che si accingono a vivere nella terra di origine della Fondatrice, santa Maria Domenica Mazzarello.

Accolgo con gioia i fedeli della diocesi di Ferrara-Comacchio, guidati dall’Arcivescovo Monsignor Carlo Caffarra. Possa questo pellegrinaggio orientare l’intera comunità a prepararsi al Grande Giubileo del Duemila. Estendo tale auspicio anche al folto gruppo della Forania di Macerata Campania, in diocesi di Capua , e al gruppo di Pescara guidato dall'Arcivescovo.

Il mio pensiero va infine ai malati, agli sposi novelli, e in modo speciale ai giovani, presenti in gran numero all’Udienza odierna e tra i quali saluto in particolare gli adolescenti del Decanato di Vimercate, venuti a Roma per prepararsi alla professione di fede.

Carissimi, il tempo della Quaresima ci esorta a riconoscere Cristo come suprema speranza dell’uomo. Invito voi, cari giovani, ad essere nel mondo testimoni coraggiosi del Vangelo, per incidere positivamente nei vari ambienti di vita. A voi, cari ammalati, raccomando la virtù della pazienza, perché la vostra sofferenza, unita a quella di Cristo, sia offerta gradita al Padre. E incoraggio voi, cari sposi novelli, a scoprire il valore della preghiera nella «chiesa domestica» che avete formato.

A tutti imparto di cuore la mia Benedizione.





Catechesi 79-2005 29197