Catechesi 79-2005 16394

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2Co 5,14-15

1. Non è difficile, oggi, da parte dei cristiani, ammettere che tutti i membri della Chiesa, anche i laici, possono e devono partecipare alla sua missione di testimone, annunciatrice e portatrice di Cristo nel mondo. Questa esigenza del Corpo mistico di Cristo è stata ripetuta dai Papi, dal Concilio Vaticano II, dai Sinodi dei Vescovi, in armonia con la Sacra Scrittura e la Tradizione, l’esperienza dei primi secoli cristiani, la dottrina dei teologi e la storia della vita pastorale. Nel nostro secolo non si è esitato a parlare di “apostolato”, e anche questo termine e il concetto che esprime sono noti al Clero e ai fedeli. Ma è abbastanza frequente la sensazione di una incertezza tuttora persistente sui campi di lavoro in cui impegnarsi concretamente, e sulle vie da seguire per attuare l’impegno. Converrà pertanto stabilire alcuni punti fermi in materia, pur nella consapevolezza che una formazione più concreta, diretta e articolata si potrà e si dovrà cercare localmente, presso i propri parroci, gli uffici diocesani e i centri di apostolato dei laici.

2. Il primo campo dell’apostolato dei laici all’interno della comunità ecclesiale è la parrocchia. Su questo punto ha insistito il Concilio nel Decreto Apostolicam actuositatem, dove si legge: “La parrocchia offre un luminoso esempio di apostolato “comunitario”” (Apostolicam Actuositatem, n. AA 10). Vi si legge ancora che nella parrocchia l’azione dei laici è necessaria perché l’apostolato dei Pastori possa raggiungere la sua piena efficacia. Questa azione, che deve svilupparsi in intima unione con i Sacerdoti, è per “i laici che hanno davvero spirito apostolico” una forma di partecipazione immediata e diretta alla vita della Chiesa (Ivi AA 10).

Molto possono fare i laici nell’animazione della liturgia, nell’insegnamento del catechismo, nelle iniziative pastorali e sociali, nei consigli pastorali (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, CL 27). All’apostolato contribuiscono anche indirettamente con l’aiuto dato nell’amministrazione parrocchiale. È necessario che il Sacerdote non si senta solo, ma possa contare sull’apporto della loro competenza e sul sostegno della loro solidarietà, comprensione e generosa dedizione nei vari settori del servizio al Regno di Dio.

3. Un secondo cerchio di bisogni, di interessi e di possibilità è segnalato dal Concilio quando raccomanda ai laici di “coltivare costantemente il senso della diocesi” (Apostolicam actuositatem, AA 10). Nella diocesi, infatti, prende forma concreta la Chiesa locale, che rende presente, per il Clero e i fedeli che ne fanno parte, la stessa Chiesa universale. I laici sono chiamati a collaborare alle iniziative diocesane, oggi frequenti, con ruoli esecutivi, consultivi, a volte direttivi, secondo le indicazioni e richieste del Vescovo e degli organi competenti, con generosità ed elevatezza di spirito. Significativo è pure il contributo offerto mediante la partecipazione ai Consigli pastorali diocesani, che il Sinodo dei Vescovi del 1987 ha raccomandato di istituire come “principale forma di collaborazione e di dialogo, come pure di discernimento, a livello diocesano” (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, CL 22). Dai laici ci si attende inoltre uno specifico aiuto nella diffusione degli insegnamenti del Vescovo diocesano, unito agli altri Vescovi e soprattutto al Papa, sulle questioni religiose e sociali che si pongono alla comunità ecclesiale; nella buona impostazione e nella giusta soluzione dei problemi amministrativi; nella gestione delle Opere catechistiche, culturali, caritative che la diocesi istituisce e regge a favore dei fratelli poveri, ecc. Quante altre possibilità di fruttuoso lavoro per chi ha buona volontà, desiderio di impegnarsi, spirito di sacrificio! Voglia Iddio suscitare sempre nuove e valide energie in aiuto dei Vescovi e delle diocesi, nelle quali molti ottimi laici già dimostrano di avere la consapevolezza che la Chiesa locale è la casa e la famiglia di tutti!

4. A un raggio più ampio, e anzi universale, i laici possono e devono sentirsi, quali sono, membri della Chiesa Cattolica, e impegnarsi nella sua crescita, come ricorda il Sinodo dei Vescovi del 1987 (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, CL 28). Essi dovranno considerarla come una comunità essenzialmente missionaria, i cui membri hanno tutti il compito e la responsabilità di una evangelizzazione che si estenda a tutte le nazioni, a tutti coloro che - lo sappiano o no - hanno bisogno di Dio. In questo immenso ambito di persone e di gruppi, di ambienti e di strati sociali, si trovano anche molti che, pur essendo cristiani all’anagrafe, sono però spiritualmente lontani, agnostici, indifferenti al richiamo di Cristo. Verso questi fratelli è rivolta la nuova evangelizzazione, nella quale i laici sono chiamati a dare una cooperazione preziosa e indispensabile. Il Sinodo del 1987, dopo aver detto: “Urge rifare il tessuto cristiano della società umana”, aggiungeva: “I fedeli laici, in forza della loro partecipazione all’ufficio profetico di Cristo, sono pienamente coinvolti in questo compito della Chiesa” (Ivi, CL 34). Sulle frontiere più avanzate di questa nuova evangelizzazione, molti posti sono dei laici!

Per assolvere a questo compito è indispensabile una adeguata preparazione nella dottrina della fede e nella metodologia pastorale, che anche i laici possono acquisire negli Istituti di Scienze Religiose o in specifici Corsi, oltre che mediante l’impegno personale di studio della verità divina. Non a tutti e non per tutte le forme di collaborazione sarà necessario lo stesso grado di cultura religiosa o addirittura teologica: ma di questa non potranno fare a meno coloro che nella nuova evangelizzazione dovranno affrontare i problemi della scienza e cultura umana in relazione alla fede (Ivi CL 34).

5. La nuova evangelizzazione tende alla formazione di comunità ecclesiali mature, composte da cristiani convinti, consapevoli e perseveranti nella fede e nella carità. Esse potranno animare dall’interno le popolazioni, anche là dove è sconosciuto o dimenticato il Cristo redentore dell’uomo (Giovanni Paolo II, Christifideles laici, CL 35), o è fragile il vincolo che lega a Lui nel pensiero e nella vita.

A questo scopo potranno servire antiche e nuove forme associative come le confraternite, le “compagnie”, le pie unioni, arricchite, dove occorra, di nuovo spirito missionario, ed i vari “movimenti” oggi fiorenti nella Chiesa. Anche le tradizionali iniziative e manifestazioni popolari in occasione di celebrazioni religiose, pur conservando certe caratteristiche legate ai costumi locali o regionali, potrebbero e dovrebbero acquistare una valenza ecclesiale, se preparate e svolte tenendo conto delle necessità della evangelizzazione. Sarà impegno del Clero e dei laici che le promuovono adeguarsi con saggezza, garbo e coraggio alle esigenze della Chiesa missionaria, coltivando in ogni caso la catechesi illuminatrice del costume e la pratica sacramentale, specialmente della Penitenza e dell’Eucaristia.

6. Eloquenti esempi di impegno missionario nei campi o settori appena accennati, e in tanti altri, ci vengono da molti laici che, nel nostro tempo, hanno scoperto la dimensione plenaria della vocazione cristiana e hanno accolto il mandato divino della evangelizzazione universale, il dono dello Spirito Santo che vuole operare nel mondo una sempre nuova Pentecoste. A tutti questi nostri fratelli, noti ed ignoti, vada la gratitudine della Chiesa, come non manca certo la benedizione di Dio. Il loro esempio serva a suscitare un numero sempre maggiore di laici impegnati a portare l’annuncio di Cristo ad ogni persona e a cercare di accendere dappertutto la fiamma missionaria. Anche per questo il Successore di Pietro cerca di giungere in ogni nazione, in ogni continente, per servire umilmente alla propagazione del Vangelo, e i Vescovi, successori degli Apostoli, sono attivi in ogni paese, come singoli Pastori e come corpo ecclesiale, per la nuova evangelizzazione.


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Ai fedeli giapponesi

Dilettissimi pellegrini giapponesi e Membri di “ Tsuji Chorus Family ”,

Il mondo attuale ha estremo bisogno della preghiera e di armonia. Ora, carissimi, spero che le preghiere che andate elevando al Signore durante il pellegrinaggio che vi ha portato a Roma e l’armonia dei vostri canti contribuiscano a stabilire la pace nel mondo, tramite le mani della “Regina Pacis”. Con questo auspicio vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

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Ai fedeli di lingua italiana

Nel salutare i pellegrini di lingua italiana, desidero oggi rivolgere un pensiero particolare alle suore di San Giovanni Battista e Santa Caterina da Siena, chiamate comunemente suore “Medée”, che ricordano il quarto centenario di fondazione. Ad esse va l’augurio che in questo anno di celebrazioni possano, con l’aiuto di Dio, proseguire generosamente nell’impegno assunto fin dalle origini, di orientare le persone ad una vita interiore intensa attraverso la spiritualità degli Esercizi di S. Ignazio di Loyola.

Rivolgo poi un saluto al parroco ed ai fedeli della comunità di San Flaviano in Montefiascone e benedico volentieri l’immagine della Vergine, che nel prossimo mese di maggio sarà portata nelle famiglie per la “Peregrinatio Mariae”.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Mi è inoltre gradito rivolgere un saluto cordiale ai giovani, agli ammalati, ed a quanti generosamente li accompagnano, come pure alle coppie di sposi novelli, presenti a questa Udienza.

Carissimi, in questo tempo di Quaresima, vi invito tutti a guardare a Cristo, Redentore dell’uomo, e trarre forza da Lui per un fedele impegno di vita cristiana.

Voi, giovani, siate sempre più pronti nel testimoniare con le parole e l’azione il messaggio di Cristo.

Voi, ammalati, chiamati ad annunciare, come dono di vita, la dura realtà della Croce, sappiate realizzare una profonda comunione con Dio attraverso l’assidua preghiera e l’offerta preziosa della vostra sofferenza.

E voi, cari sposi novelli, vivete la trasparenza dell’amore e della reciproca donazione come scelta esaltante di collaborazione al disegno creativo di Dio.

Con tali auspici, vi imparto volentieri la mia Benedizione.





Mercoledi 23 Marzo 1994: L'apostolato associativo

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1. Il Concilio Vaticano II, nell'imprimere un nuovo slancio all'apostolato dei laici, ha avuto la sollecitudine di affermare che la prima, fondamentale ed insostituibile forma di attività per l'edificazione del Corpo di Cristo è quella svolta dai singoli membri della Chiesa (cfr.
AA 16). Ogni cristiano è chiamato all'apostolato, ogni laico è chiamato a impegnarsi personalmente nella testimonianza, partecipando alla missione della Chiesa. Ciò presuppone e comporta una convinzione personale, nascente dalla fede e dal sensus Ecclesiae che essa accende nelle anime. Se si crede e si intende essere Chiesa, non si può non essere convinti del "compito originale, insostituibile ed indelegabile" che ogni fedele ha "da svolgere per il bene di tutti" (CL 28).

Non si farà mai abbastanza per inculcare nei fedeli la consapevolezza del dovere di cooperare alla edificazione della Chiesa, all'avvento del Regno. Ai laici compete anche l'animazione evangelica delle realtà temporali. Molte sono le possibilità d'impegno, specialmente negli ambiti della famiglia, del lavoro, della professione, dei circoli culturali e ricreativi ecc.: e molte sono anche le persone, nel mondo d'oggi, che vogliono far qualcosa per migliorare la vita, per rendere più giusta la società, per contribuire al bene dei propri simili. Per esse la scoperta della consegna cristiana dell'apostolato potrebbe costituire lo sviluppo più alto della vocazione naturale al bene comune. che renderebbe più valido, più motivato, più nobile, e forse anche più generoso, l'impegno.


2. Ma vi è un'altra vocazione naturale che può e deve attuarsi nell'apostolato ecclesiale: quella associativa. Sul piano soprannaturale, la tendenza degli uomini ad associarsi si arricchisce e si innalza al livello della comunione fraterna in Cristo: si ha così il "segno della comunione e dell'unità della Chiesa in Cristo che disse: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20)" (AA 18).

Questa tendenza ecclesiale all'apostolato associativo ha senza dubbio una genesi soprannaturale nella "carità" diffusa nei cuori dallo Spirito Santo (cfr. Rm 5,5), ma il suo valore teologico combacia con l'esigenza sociologica che nel mondo moderno porta all'unione e alla organizzazione delle forze per raggiungere gli scopi prefissi. Anche nella Chiesa, dice il Concilio, "solo la stretta unione delle forze è in grado di raggiungere pienamente tutte le finalità dell'apostolato odierno e di difenderne validamente i beni" (AA 18). Si tratta di unire e coalizzare le attività di coloro che si propongono di incidere col messaggio evangelico nello spirito e nella mentalità della gente che si trova nelle varie condizioni sociali. Si tratta di mettere in atto una evangelizzazione capace di esercitare un influsso sulla pubblica opinione e sulle istituzioni; e per raggiungere questo scopo si richiede un'azione svolta in gruppo e bene organizzata (cfr. ibidem AA 18).


3. La Chiesa, pertanto, incoraggia sia l'apostolato individuale sia quello associativo, e col Concilio afferma il diritto dei laici a formare delle associazioni per l'apostolato: "Salva la dovuta relazione con l'autorità ecclesiastica, i laici hanno il diritto di creare e guidare associazioni e dare il proprio nome a quelle fondate" (AA 19).

La relazione con l'autorità ecclesiastica implica una volontà fondamentale di armonia e di cooperazione ecclesiale. Ma non impedisce l'autonomia propria delle associazioni. Se nella società civile il diritto di istituire un'associazione è riconosciuto come un diritto della persona, basato sulla libertà dell'uomo di unirsi con altri uomini per ottenere uno scopo comune, nella Chiesa il diritto di fondare un'associazione per il perseguimento di finalità religiose scaturisce, anche per i fedeli laici, dal Battesimo, che comporta in ogni cristiano la possibilità, il dovere e la forza di una partecipazione attiva alla comunione e alla missione della Chiesa (cfr. CL 29). In questo senso si esprime anche il Codice di Diritto Canonico: "I fedeli hanno il diritto di fondare e di dirigere liberamente associazioni che si propongano un fine di carità o di pietà, oppure l'incremento della vocazione cristiana nel mondo; hanno anche il diritto di tenere riunioni per il raggiungimento comune di tali finalità" (CIC 215).


4. Di fatto, nella Chiesa, i laici fanno sempre più uso di questa libertà. In passato, per la verità. non mancarono associazioni di fedeli, costituite nelle forme possibili a quei tempi. Ma non vi è dubbio che oggi il fenomeno ha un'ampiezza e una varietà nuove. Accanto alle antiche Fraternità, Misericordie, Pie Unioni. Terz'Ordini ecc., vediamo svilupparsi dappertutto nuove forme aggregative. Sono gruppi, comunità, movimenti che perseguono una grande varietà di scopi, di metodi, di campi operativi, ma sempre con un'unica finalità fondamentale: l'incremento della vita cristiana e la cooperazione alla missione della Chiesa (cfr. CL 29).

Lungi dall'essere un male, la diversità delle forme associative è piuttosto una manifestazione della libertà sovrana dello Spirito Santo che rispetta ed incoraggia la diversità di tendenze, temperamenti, vocazioni, capacità ecc. esistente fra gli uomini. E' certo pero che nella varietà bisogna sempre conservare la preoccupazione dell'unità, evitando rivalità, tensioni, tendenze al monopolio dell'apostolato o a primati che lo stesso Vangelo esclude, e nutrendo sempre fra le varie associazioni lo spirito della partecipazione e della comunione, per contribuire veramente alla diffusione del messaggio evangelico.


5. I criteri che permettono di riconoscere l'ecclesialità, cioè il carattere autenticamente cattolico delle varie associazioni, sono: a) il primato dato alla santità e alla perfezione della carità come scopo della vocazione cristiana; b) l'impegno di confessare responsabilmente la fede cattolica in comunione col magistero della Chiesa; c) la partecipazione al fine apostolico della Chiesa con un impegno di presenza e di azione nella società umana; d) la testimonianza di comunione concreta col Papa e col proprio Vescovo (cfr. CL 30).

Questi criteri vanno seguiti ed applicati a raggio locale, diocesano, regionale, nazionale. e anche a livello dei rapporti internazionali tra enti culturali, sociali, politici, in conformità con la missione universale della Chiesa, che cerca di infondere in popoli e Stati, e nelle nuove comunità che essi costituiscono, lo spirito della verità, della carità e della pace.

Le relazioni delle associazioni dei laici con l'autorità ecclesiastica possono anche avere particolari riconoscimenti ed approvazioni, quando ciò sia suggerito come opportuno o anche necessario in ragione della loro estensione o del tipo del loro impegno nell'apostolato (cfr. CL 31). Il Concilio segnala questa possibilità ed opportunità per "associazioni o iniziative aventi un fine immediatamente spirituale" (AA 24). Quanto al caso di associazioni "ecumeniche" con maggioranza cattolica e minoranza non-cattolica, sta al Pontificio Consiglio per i Laici determinare le condizioni per approvarle (cfr. CL 31).


6. Tra le forme di apostolato associativo, il Concilio cita espressamente e particolarmente l'Azione Cattolica (AA 20). Pur nelle varie orme prese nei diversi paesi e le mutazioni che si sono succedute nel tempo, l'Azione Cattolica è contraddistinta dal più stretto legame mantenuto con la gerarchia: non ultima ragione degli abbondantissimi frutti prodotti nella Chiesa e nel mondo nei molti anni della sua storia.

Le organizzazioni conosciute sotto il nome di Azione Cattolica (ma anche sotto altri nomi e di tipo simile) hanno come fine l'evangelizzazione e la santificazione del prossimo, la formazione cristiana delle coscienze, l'influsso sul costume, l'animazione religiosa della società. I laici ne assumono la responsabilità in comunione con il Vescovo e i Sacerdoti. Essi agiscono "sotto la superiore direzione della Gerarchia medesima, la quale può sancire tale cooperazione anche per mezzo di un mandato esplicito" (ibidem AA 20). Dalla misura della loro fedeltà alla Gerarchia e della loro concordia ecclesiale dipende e dipenderà sempre il loro grado di capacità edificativa del Corpo di Cristo, mentre l'esperienza dimostra che, se a base della propria azione si mette il dissenso e si segue quasi programmaticamente un atteggiamento conflittuale, non solo non si edifica la Chiesa, ma si innesca un processo autodistruttivo che vanifica il lavoro e generalmente conduce al proprio dissolvimento.

La Chiesa, il Concilio. il Papa auspicano e pregano che nelle forme aggregative dell'apostolato dei laici e specialmente nell'Azione Cattolica sia sempre riconoscibile l'irradiazione della comunità ecclesiale nella sua unità, nella sua carità, nella sua missione di diffusione della fede e della santità nel mondo.

(Ai giovani, agli ammalati e alle coppie di sposi novelli:) Saluto, infine, i giovani, le coppie di sposi novelli ed i malati qui presenti, in particolare il gruppo dell'UNITALSI di Firenze e Lucca.

Carissimi, in questo ultimo tratto del cammino quaresimale, guardiamo alla Croce di Cristo, massima espressione dell'amore di Dio, sicura speranza per chi cerca la pace. Voi, giovani, siate sempre vicini a coloro che soffrono, a quanti sono soli, ai deboli che patiscono violenza c non hanno chi li difenda.

Voi, ammalati, trovate conforto nel Signore sofferente, che continua la sua opera di redenzione prendendo su di sé ogni umano dolore. E voi, cari sposi novelli, traete dal mistero pasquale sempre nuovo entusiasmo nel reciproco dono di voi stessi aperto alla vita.

Vi accompagni sempre la mia Benedizione!

17/01/19102
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Ai pellegrini polacchi presenti all'udienza generale: Un elogio a "Radio Maria"

Saluto cordialmente i qui presenti partecipanti del pellegrinaggio della Famiglia "Radio Maria". Un saluto particolare rivolgo al Vescovo della diocesi di Torun. Saluto anche il Padre Direttore e i suoi collaboratori religiosi e laici.

Mi rallegro di potermi incontrare in Vaticano, nella Basilica di San Pietro, con voi, che con molto impegno dedicate disinteressatamente il vostro tempo e le vostre capacità al bene dei radioascoltatori del Paese.

Radio Maria esiste soltanto da pochi anni, durante i quali pero si è verificato un grande sviluppo sia per quanto riguarda il raggio di influenza sul territorio che per il programma. In questa sede desidero sottolineare soprattutto la ricchezza di questo programma che va incontro ai bisogni fondamentali dell'uomo e in particolare a quelli religiosi. Direi che questo programma è completo, in quanto comprende preghiera, catechesi, informazione, musica religiosa e rapporti telefonici con gli ascoltatori. Tutto ciò è frutto di un immenso lavoro di tanta gente di buona volontà, segno di un amore sincero per la Chiesa e della profonda comprensione della sua missione annunciatrice, dell'evangelizzazione.

Il Decreto conciliare su "Gli strumenti della comunicazione sociale" dice: "la Chiesa Cattolica giudica suo dovere predicare l'annuncio della salvezza anche mediante gli strumenti della comunicazione sociale, nonché indirizzare gli uomini al retto uso degli stessi" (cfr. IM 3). Oggi c'è un bisogno grande dell'annuncio del Vangelo nella nostra Patria. La gente ha bisogno di una parola autentica. Parola che costruisca e non divida, che infonda fiducia nei cuori spaventati, parola pura, semplice, che annunci amore e verità. Questa parola è il massaggio della salvezza. E' Cristo stesso. Di questa parola voi siete gli annunciatori, ma soprattutto dovreste esserne i testimoni. Soltanto la parola dietro la quale si nasconda una testimonianza di vita, la parola cresciuta sul terreno della fede, della speranza e dell'amore, avrà la forza di convincere e di formare l'uomo. Potrà diventare lo strumento della nuova evangelizzazione.

Già oggi posso dire come è prezioso il contributo di Radio Maria, come esso realizza la nuova evangelizzazione, costruisce la famiglia "forte in Dio", educa la nuova generazione alla "civiltà dell'amore" Questa Radio ripropone la tradizione delle Ore, questa forma bellissima di culto della Madre di Dio e del suo eccezionale privilegio di Immacolata Concezione, e di sera raduna genitori e figli nella comune recita del Rosario e nell'Appello di Jasna Gora. Con la Lettera alle Famiglie ho invitato alla preghiera per le famiglie e con le famiglie.

Proprio Radio Maria aiuta le famiglie ad inserirsi in questa corrente vivificatrice della preoccupazione della Chiesa per tutta la famiglia umana. "La preghiera serve al rafforzamento dell'unione spirituale della famiglia, possedendo la forza unificante nell'amore e nella verità" (cfr. IM 4).

Che questa preghiera sia sempre più possibile, che non cessi neanche sulle onde radiofoniche. Radio Maria aiuta anche le persone malate, le persone sole, le persone che viaggiano e che lavorano, ad inserirsi in questa preghiera di tutta la Chiesa. Inoltre, attraverso una profonda catechesi rafforza i radioascoltatori nella fede e li invita all'approfondimento delle Sacre Scritture e alla letteratura religiosa. Una buona musica religiosa infonde un senso di calma nel mondo chiassoso c inquieto di oggi, favorendo raccoglimento e riflessione.

Cari miei, la vostra attività è soprattutto un servizio per la Chiesa in Polonia. Diffondete un sano insegnamento in stretta collaborazione e unione con i Vescovi, ai quali è stato affidato "l'ufficio pastorale, ossia l'abituale e quotidiana cura del loro gregge" (cfr. LG 27), soltanto in questo modo il Vostro apostolato particolare contribuirà: "all'incremento della Chiesa e alla sua continua ascesa nella santità" (cfr. LG 33).

Approfittando di questa occasione desidero ringraziare per le preghiere che Radio Maria rivolge al Signore nelle intenzioni del Papa. Vi ringrazio di cuore per le parole di fedeltà e di solidarietà. Che il Signore ricompensi voi qui presenti e quelli rimasti in Patria.

Auguro a Radio Maria un ulteriore sviluppo affinché il suo raggio di attività arrivi in tutti gli angoli della Polonia. Che la vostra Radio resti sempre al servizio di una informazione basata sulla verità, impregnata di amore e basata sulla giustizia, contribuisca in questo modo alla formazione delle coscienze umane, nello spirito dell'insegnamento di Cristo. Affido Voi e il Vostro apostolato alla tutela della Santissima Maria Vergine che noi veneriamo come Stella dell'Evangelizzazione: "Maria, orienta le nostre scelte di vita, confortaci nell'ora della prova, affinché, fedeli a Dio e all'uomo, affrontiamo con umile audacia i sentieri misteriosi dell'etere, per recare alla mente ed al cuore di ogni persona l'annuncio gioioso di Cristo Redentore dell'uomo. Maria, Stella dell'Evangelizzazione, cammina con noi"! Guida Radio Maria e sii la sua protettrice.

Alla fine di questo incontro, dopo il discorso in tedesco ai nostri fratelli dell'Ovest. impartiro a tutti la Benedizione Apostolica. Dio vi ricompensi per questa visita!






Mercoledi 30 Marzo 1994: Le celebrazioni del Triduo Sacro

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Il grande mistero che abbraccia tutti i tempi

Carissimi fratelli e sorelle, Siete venuti qui per la Settimana Santa. Questa è l'unica Settimana, in ogni anno, nella storia del mondo, in cui ricordiamo in modo particolare il Figlio di Dio che si è fatto simile a noi, anzi si è fatto ubbidente fino alla morte sulla Croce. Noi riviviamo questo mistero della sua passione, della sua morte, della sua risurrezione in questa Settimana, ma specialmente durante i tre giorni ultimi, il "Triduum Sacrum": Giovedi, Venerdi e Sabato.

Giovedi Santo: il Figlio di Dio si fa nostro servo Giovedi la Chiesa vive l'umiliazione del suo Signore che lava i piedi agli Apostoli per preparali e preparare noi tutti all'istituzione della Santissima Eucaristia dove Lui, Gesù, il Figlio di Dio, si fa nostro Servo come pane, come nutrimento. Ci nutre con il suo Corpo e ci nutre con il suo Sangue.

Questo è il mistero che costituisce la nostra vita cristiana. Noi siamo cristofori, noi siamo teofori, grazie all'Eucaristia soprattutto, istituita il Giovedi Santo nel Cenacolo durante l'Ultima Cena.

La Chiesa si prepara con grande impegno a questo incontro pasquale con il suo Signore, soprattutto benedicendo gli Oli Sacri per tutti i Sacramenti.

Giovedi Santo è la giornata dei Sacramenti, l'istituzione dell'Eucaristia e insieme l'istituzione di tutti i Sacramenti di cui vive la Chiesa, perché Cristo opera in questi Sacramenti, opera la sua Passione, la sua Risurrezione e ci fa vivere la sua Vita.

Venerdi Santo: contempliamo Cristo crocifisso Venerdi è la giornata della sua Passione. In questo Venerdi domina soprattutto la Croce: "Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pependit", ecco il legno della Croce, questa Croce in cui Gesù ha salvato il mondo; su questa Croce Lui, come Servo di Jahvè, ha portato tutti i peccati del mondo e con questi peccati è stato accolto dal Padre come Sacrificio perenne, Sacrificio spirituale, attraverso lo Spirito Santo consacrato a Dio per tutta l'Eternità.

E così Gesù è entrato come Redentore nostro nel Tempio del Dio Vivente.

Questo è il mistero che ripresenta anche la Lettera agli Ebrei letta durante il periodo della Settimana Santa, specialmente il Venerdi Santo.

E così noi contempliamo Cristo Crocifisso. Lo contempliamo anche qui a Roma nel Colosseo dove sempre si celebra la "Via Crucis". Quest'anno si celebra la "Via Crucis" con il testo preparato dal Patriarca di Costantinopoli: una grande promessa ecumenica.

Invito tutti nella Basilica di San Pietro per l'Adorazione della Croce.

Invito tutti, romani e pellegrini soprattutto, al Colosseo per la "Via Crucis".

Sabato Santo: il mondo aspetta che il Sepolcro si apra Poi Sabato viviamo la Vigilia. Gesù è sepolto, deposto nel Sepolcro e tutto il mondo aspetta il momento in cui questo Sepolcro si apre e Lui esce vincitore della morte. Esce risorto. La parola "E' risorto!" suonerà da dentro il Sepolcro in cui è stato deposto il Corpo di Gesù.

Così comincia la Domenica Pasquale, la Domenica della Risurrezione, in cui Cristo risorto è la nostra Pasqua.

Pasqua vuol dire "passaggio". Noi dobbiamo in Lui passare dalla morte spirituale, la morte dei peccati, alla vita in Dio. Questo mistero grande, mistero che abbraccia tutti i tempi, si concretizza sempre in un tempo privilegiato: il tempo della salvezza, tempo della Quaresima, e specialmente la Settimana Santa, i tre giorni del "Triduum Sacrum".

Vi invito, carissimi, a partecipare con devozione, fruttuosamente, a questa grande Liturgia dei tre Giorni sacri.

(Numerosi fedeli, giunti da ogni parte del mondo, hanno partecipato nella mattinata di mercoledi 30 marzo all'Udienza generale di Giovanni Paolo II, svoltasi in due fasi distinte: prima nella Basilica Vaticana poi nell'Aula Paolo VI.) (Ai giapponesi:) In comunione con Maria purifichiamo le nostre anime Sia lodato Gesù Cristo! Dilettissimi pellegrini di Sapporo e carissime studentesse ed ex-allieve della "Seibo Gakuen" (scuola cattolica denominata "Scuola della Madonna").

Duemila anni fa, proprio in questi giorni, iniziava la "Via Dolorosa" della Madonna. In comunione con Lei, purifichiamo ancor più le nostre anime, affinché, attraverso la nostra purificazione interiore, possiamo offrire al mondo un valido contributo per la sua riconciliazione con Dio.

Con questa esortazione vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

(A studenti sloveni:)
Possa la testimonianza dei martiri romani rendervi sempre più impegnati nella rievangelizzazione dell'Europa Benvenuti gli studenti del Ginnasio sloveno a Klagenfurt in Austria. Con i professori desiderate visitare i monumenti romani ed alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo professare la Vostra fede. Possa la testimonianza dei martiri romani fortificare la Vostra fede e rendervi sempre piu impegnati nella rievangelizzazione dell'Europa. Con questo desiderio impartisco a Voi ed ai Vostri Cari la mia benedizione apostolica.

(Ai croati:)

Vi auguro la pace di Cristo risorto Saluto cordialmente i pellegrini croati, particolarmente i gruppi di giovani, i Seminaristi minori di Zagabria, come pure i membri del Movimento "Una famiglia in più".

Al gruppo di Osijek, rimasto coinvolto in un grave incidente stradale, esprimo la mia solidarietà accompagnata dalla preghiera per il suffragio della vittima e per la guarigione dei feriti.

A voi qui presenti e a tutte le care popolazioni della Croazia e della Bosnia ed Erzegovina auguro la pace di Cristo risorto e imparto la mia Benedizione Apostolica.

(Agli ungheresi:)

"Vi guidi quella carità con la quale Cristo ha amato il mondo" Un cordiale benvenuto a voi cari pellegrini di Nagyatad, Nagykanizsa, Keszthely, Zalaegerszeg e a voi studenti di Budapest. Vi guidi anche in futuro quella carità, con la quale Cristo ha amato il mondo e lo ha spinto a dare la vita per noi sulla croce. Per questo chiedo a voi e ai fratelli in patria la grazia del Redentore, augurando a voi tutti buone feste pasquali. Con la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo! (Ai cechi:) In questa Settimana Santa Gesù Cristo ci chiama ad unirci più profondamente al mistero della sua morte e risurrezione Un cordiale benvenuto ai giovani dalla Boemia e dalla Moravia! Sia lodato Gesù Cristo! In questa Settimana Santa Gesù Cristo ci chiama ad unirci più profondamente al mistero della sua morte e risurrezione. Egli vuole colmarci della sua grazia, dandoci una speranza nuova.

Vi benedico di cuore! (Agli slovacchi:) "Rinnovate a Pasqua le vostre promesse battesimali" Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi da Petrovany e Trnava, da Oreské e Ilava, da Venky Lapas e Piesany, da Nutra e Krusetnica.

La Settimana Santa ci ricorda il grande amore di Cristo Crocifisso, con cui ci ha liberati dalla schiavitù del peccato. Cari Fratelli e Sorelle, rendetevi conto di questa stupenda realtà, rinnovate a Pasqua le vostre promesse battesimali e da figli di Dio glorificate con la fervorosa vita cristiana il vostro Padre celeste. Con questi auspici formulo voti che le feste pasquali siano ricche di grazia per voi e per tutta la cara Slovacchia, ed a tutti imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

(La serie dei saluti si è conclusa come di consueto con i gruppi provenienti da diverse parti d'Italia:)

Nel rivolgere ora un saluto ai pellegrini di lingua italiana, desidero ricordare in particolare il gruppo interparrocchiale di "Ex soci G.I.A.C.", provenienti da Frattamaggiore, della Diocesi di Aversa, i quali con questo pellegrinaggio intendono rafforzare il loro cammino di fede e di carità.

Carissimi, esprimo di cuore la mia gratitudine per la vostra presenza ed auspico che questo incontro confermi i vostri generosi propositi di testimonianza cristiana.

(Ai giovani, agli ammalati e alle coppie di sposi novelli:)

Ed ora, cari giovani, ammalati e sposi novelli, rivolgo a voi il mio saluto.

In questa Settimana Santa Cristo ci chiama ad unirci più profondamente alla sua morte e risurrezione. Egli vuole colmarci della sua vita, dandoci una "speranza che non delude".

Conservate sempre, cari giovani, l'entusiasmo della vostra età, attingendolo alla perenne giovinezza del Signore.

Voi, malati, unite le vostre sofferenze alle sue, per contribuire attivamente all'opera della Redenzione.

Voi, sposi novelli, apritevi sempre più alla grazia che avete ricevuto, riconoscendovi collaboratori di Dio nella generazione della vita.

A tutti imparto la mia Benedizione!





Catechesi 79-2005 16394