Catechesi 79-2005 20794

Mercoledi 20 Luglio 1994: L'eminente grandezza della maternità

20794

1. Per quanto si aprano alla donna spazi di lavoro professionale nella società e di apostolato nella Chiesa, niente si potrà mai equiparare all'eminente dignità che le appartiene per la sua maternità, quando questa viene vissuta in tutte le sue dimensioni. Vediamo che Maria, modello della donna, ha compiuto la missione a cui era chiamata nell'economia dell'Incarnazione e della Redenzione sulla via della maternità.

Nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem (
MD 17), ho sottolineato che la maternità di Maria è stata associata in modo eccezionale alla sua verginità, sicché essa è il modello anche delle donne che consacrano la loro verginità a Dio (cfr. MD 17). Quando tratteremo della vita consacrata, potremo tornare su questo tema della verginità dedicata al Signore. Nella presente catechesi, continuando a considerare il ruolo dei laici nella Chiesa, desidero piuttosto soffermarmi sull'apporto della donna alla comunità umana e cristiana mediante la maternità.

Il valore della maternità è stato elevato al più alto grado in Maria, Madre dell'eterno Verbo-Dio, fattosi uomo nel suo grembo verginale. Per questa maternità, Maria è parte essenziale del mistero dell'Incarnazione. Inoltre, per la sua unione al sacrificio redentore di Cristo, ella è diventata la Madre di tutti i cristiani e di tutti gli uomini. Anche sotto questo aspetto rifulge il valore attribuito, nel piano divino, alla maternità, che trova la sua singolare e sublime espressione in Maria, ma che si può veder riflesso, da quel vertice supremo, in ogni maternità umana.


2. Mai come oggi, forse, è stato necessario rivalutare l'idea della maternità, che non è una concezione arcaica, appartenente ai primordi mitologici della civiltà.

Per quanto si possano moltiplicare e allargare i ruoli della donna, tutto in essa - fisiologia, psicologia, costume quasi connaturato, sentimento morale, religioso e persino estetico - rivela ed esalta la sua attitudine, capacità e missione di generare da sé un nuovo essere. Essa, ben più dell'uomo, è protesa all'impegno generativo. In virtù della gravidanza e del parto, è più intimamente legata al bambino, più vicina a tutto il suo sviluppo, più immediatamente responsabile della sua crescita, più intensamente partecipe della sua gioia, del suo dolore, del suo rischio nella vita. Anche se è vero che il compito della madre deve essere coordinato con la presenza e la responsabilità del padre, è la donna che svolge il ruolo più importante all'inizio della vita di ogni essere umano. E' un ruolo in cui si evidenzia una caratteristica essenziale della persona umana, destinata non a rimanere chiusa in se stessa, ma ad aprirsi e donarsi agli altri. E' quanto afferma la Costituzione Gaudium et spes, secondo la quale l'essere umano "non può ritrovarsi pienamente se non mediante il dono sincero di sé" (GS 24). Tale orientamento verso gli altri è essenziale alla persona in forza dell'altissima fonte di carità trinitaria da cui l'uomo ha origine. E la maternità rappresenta un vertice di tale orientamento personalistico e comunitario.


3. Purtroppo, dobbiamo constatare che il valore della maternità è stato oggetto di contestazione e di critiche. La grandezza che tradizionalmente le viene attribuita è stata presentata come un'idea arretrata, un feticcio sociale. Da un punto di vista antropologico-etico, c'è chi l'ha considerata come un limite imposto allo sviluppo della personalità femminile, come una restrizione alla libertà della donna e al suo desiderio di assumere e svolgere altre attività. così molte donne si sentono spinte a rinunciare alla maternità non per altre ragioni di servizio e, in definitiva, di maternità spirituale, ma per potersi dedicare a un lavoro professionale. Molte addirittura rivendicano il diritto di sopprimere in se stesse la vita di un figlio mediante l'aborto, come se il diritto che posseggono sul proprio corpo implicasse un diritto di proprietà sul figlio concepito. Che se qualche madre ha preferito affrontare il rischio di perdere la vita, la si è talvolta tacciata di follia o di egoismo, e in ogni caso di arretratezza culturale.

Sono aberrazioni in cui si manifestano gli effetti paurosi dell'allontanamento dallo spirito cristiano, il quale è in grado di garantire e di ricostruire anche i valori umani.


4. La concezione della personalità e della comunione umana che si deduce dal Vangelo non consente di approvare la volontaria rinuncia alla maternità per il semplice desiderio di procurarsi dei vantaggi materiali o delle soddisfazioni nell'esercizio di determinate attività. Ciò costituisce, infatti, una distorsione della personalità femminile, destinata alla connaturale espansione nella maternità.

La stessa unione matrimoniale non può esaurirsi in un egoismo a due: l'amore che unisce gli sposi tende ad espandersi nel figlio e a diventare amore dei genitori per il figlio, come attesta l'esperienza di tante coppie dei secoli passati e anche del nostro tempo: coppie che nel frutto del loro amore hanno trovato la via del loro rafforzamento e assestamento e, in certi casi, del ricupero e della ripresa.

D'altra parte, la persona del figlio, anche appena concepito, gode già di diritti che devono essere rispettati. Il bambino non è un oggetto di cui la madre può disporre, ma una persona alla quale ella è tenuta a dedicarsi, con tutti i sacrifici che la maternità comporta, ma anche con le gioie che essa procura (cfr. Jn 16,21).


5. Anche nelle condizioni psico-sociali del mondo contemporaneo, la donna è, dunque, chiamata a prendere coscienza del valore della sua vocazione alla maternità, come affermazione della propria dignità personale, come capacità e accettazione dell'espansione di sé in nuove vite, e, in luce teologica, come partecipazione all'attività creatrice di Dio (cfr. MD 18).

Questa partecipazione è più intensa nella donna che nell'uomo, in virtù del suo ruolo specifico nella procreazione. La coscienza di tale privilegio fa dire a Eva, dopo il primo parto, come leggiamo nel Libro della Genesi: "Ho acquistato un uomo dal Signore" (Gn 4,1). E, poiché la maternità è per eccellenza un contributo alla propagazione della vita, nel testo biblico Eva viene detta "madre di tutti i viventi" (Gn 3,20). Questo appellativo ci fa pensare alla realizzazione in Eva - e in ogni madre - della immagine di Dio, il quale, come proclamava Gesù, "non è un Dio dei morti ma dei viventi" (Mc 12,27).

Nella luce della rivelazione biblica e cristiana, la maternità appare come una partecipazione all'amore divino verso gli uomini: amore che, secondo la Bibbia, ha anche un aspetto materno di compassione e di misericordia (cfr. Is 49,15 Dt 32,11 Ps 86,15).


6. Accanto alla maternità che si esercita nella famiglia, esistono tante altre mirabili forme di maternità spirituale, non solo nella vita consacrata, di cui parleremo a suo tempo, ma anche in tutti i casi in cui vediamo donne impegnate con dedizione materna nei riguardi dei bambini orfani, malati, abbandonati; nei riguardi dei poveri, degli sventurati; nelle numerose iniziative e opere suscitate dalla carità cristiana. In questi casi si attua magnificamente il principio, fondamentale nella pastorale della Chiesa, della umanizzazione verso la società contemporanea. Veramente "la donna sembra avere una specifica sensibilità, grazie alla speciale esperienza della sua maternità, per l'uomo e per tutto ciò che costituisce il suo vero bene, a cominciare dal fondamentale valore della vita" (CL 51). Non è dunque esagerato definire "posto-chiave" quello che la donna occupa nella società e nella Chiesa.

Sia lodato Gesù Cristo! (Seguono saluti) Saluto cordialmente i membri dello Studio drammatico di non vedenti e deboli di vista "Vita Nuova" di Zagabria; gli Alunni e i Professori del Centro per l'Educazione e la Formazione "Slava Raskaj" di Spalato; e il gruppo di bambini dalla Bosnia ed Erzegovina. Vi benedico tutti.

Siano lodati Gesù e Maria! Un cordiale benvenuto al gruppo dei fedeli provenienti da Opava e a tutti i pellegrini boemi e moravi giunti per incontrare il successore di Pietro.

Possa questo pellegrinaggio arricchire la vostra fede e l'amore per la Chiesa di Cristo.

Di cuore vi saluto, vi ringrazio e vi benedico tutti! Do un benvenuto ai pellegrini Slovacchi da Kosice e Trnava, da Snina e Hlohovec, da Z mutov, Chmennica e Horn Streda, da Motesice, Neporadza e Mal Hradn, come anche ai giovani dell Unione cattolica.

Fratelli e sorelle, che questo vostro pellegrinaggio a Roma vi rafforzi nella fede e con maggiore amore orienti il vostro passo verso Dio. Di cuore impartisco la benedizione apostolica a Voi e a tutta la Slovacchia. Sia lodato Gesu Cristo.

(Ai pellegrini di lingua italiana:)

Il mio cordiale benvenuto va ora ai pellegrini di lingua italiana.

Saluto in particolare le Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino, auspicando che la celebrazione del loro Capitolo generale, in corso in questi giorni ad Assisi, ravvivi in tutta la Congregazione l'impegno di vita evangelica secondo lo spirito francescano; come pure saluto il gruppo delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, che ricordano quest'anno il centenario di fondazione, e auguro loro di essere sempre fedeli alla spiritualità propria dell'Istituto.

Saluto poi il Gruppo di giovani partecipanti al Campo Italia della Gioventù del Multidistretto Italiano del Lions Clubs International ed i pellegrini della Parrocchia di Taurianova (Reggio Calabria), che festeggiano i cento anni del prodigio delle lacrime dell'immagine della Beata Vergine Maria venerata nella loro chiesa.

(Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli:)

Rivolgo, infine, un cordiale pensiero ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Carissimi, abbiamo celebrato sabato scorso la memoria liturgica della Madonna del Monte Carmelo. Sull'esempio di Maria, icona di preghiera e modello di spiritualità, voi giovani sappiate trovare nella natura spazi di silenzio, in cui ascoltare la voce del Signore. Voi, malati, siate sempre pronti ad accogliere nella vostra condizione di sofferenza la consolante presenza del Medico divino. Voi, sposi novelli, arricchite la vostra casa con la preghiera, sull'esempio della Santa Famiglia di Nazaret.

A tutti la mia Benedizione!

(Infine il Papa, prima di guidare il canto del "Padre Nostro", ha rinnovato il suo accorato appello per la pace nel Rwanda:)

Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo implorare da Dio pace e sollievo per le martoriate popolazioni del Rwanda.

Al dramma della violenza e della morte, si aggiunge in questi giorni l'immane esodo verso lo Zaire, che causa innumerevoli vittime tra civili inermi, ed anche tra bambini e fanciulli.

Rivolgo il mio appello alle locali Autorità politiche e civili ed alle Organizzazioni Internazionali: non abbandonino questa moltitudine in fuga! E, cessato il fuoco, si adoperino per facilitare la creazione di condizioni favorevoli alla concorde rinascita spirituale, morale e civile.






Mercoledi 27 Luglio 1994: La maternità nell'ambito del sacerdozio universale della Chiesa

27794

1. La donna partecipa al sacerdozio comune dei fedeli (cfr.
LG 10) in molte forme, ma specialmente con la maternità: non solo quella spirituale, ma anche quella che molte donne scelgono come naturale funzione loro propria, in ordine al concepimento, alla generazione e all'educazione dei figli: "dare al mondo un uomo"! E un compito, che nell'ambito della Chiesa include un'alta vocazione e diventa una missione, con l'inserimento della donna nel sacerdozio comune dei fedeli.


2. In tempi abbastanza recenti è venuta affermandosi, anche in ambito cattolico, la rivendicazione da parte di alcune donne del sacerdozio ministeriale. E una rivendicazione che poggia, in realtà, su di un presupposto non sostenibile: il ministero sacerdotale non è infatti una funzione a cui si acceda in base a criteri sociologici o a procedure giuridiche ma solo in obbedienza alla volontà di Cristo.

Ora, Gesù ha affidato solo a persone di sesso maschile il compito del sacerdozio ministeriale. Pur avendo invitato anche alcune donne a seguirlo, e pur chiedendo la loro cooperazione, non ha chiamato o ammesso alcuna di loro a far parte del gruppo al quale avrebbe affidato il sacerdozio ministeriale nella sua Chiesa. La sua volontà appare dall'insieme del suo comportamento, oltre che da gesti significativi, che la tradizione cristiana ha interpretato costantemente come indicazioni da seguire.


3. così risulta dai Vangeli che Gesù non ha mai mandato le donne in missioni di predicazione, come ha fatto per il gruppo dei Dodici, che erano tutti di sesso maschile (cfr. Lc 9,1-6), e anche per i Settantadue, tra i quali non viene menzionata nessuna presenza femminile (cfr. Lc 10,1-20).

Solo ai Dodici Gesù dà l'autorità sul regno: "Io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me" (Lc 22,29). Solo ai Dodici conferisce la missione e il potere di rifare l'eucaristia in suo nome (cfr. Lc 22,19): essenza del sacerdozio ministeriale. Solo agli Apostoli, dopo la sua risurrezione, dà il potere di rimettere i peccati (cfr. Jn 20,22-23) e di intraprendere l'opera di evangelizzazione universale (cfr. Mt 28,18-20 Mc 16,16-18).

La volontà di Cristo è stata seguita dagli Apostoli e dagli altri responsabili delle prime comunità, che hanno dato inizio alla tradizione cristiana, da allora sempre vigente nella Chiesa. Questa tradizione ho sentito il dovere di ribadire con la recente Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis (22 maggio 1994), dichiarando che "la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa" (n. 4). E qui in gioco la fedeltà al ministero pastorale come è stato istituito da Cristo. E quanto già affermava Pio XII, il quale, nel rilevare che "la Chiesa non ha alcun potere sulla sostanza dei sacramenti, cioè su tutto quello che il Cristo Signore, a testimonianza delle fonti della Rivelazione, ha voluto che si mantenga nel segno sacramentale", concludeva che essa è tenuta ad accogliere come normativa "la sua pratica di conferire solo a degli uomini l'ordinazione sacerdotale" (cfr. AAS 40 (1948), p. 5).


4. Non si può contestare il valore permanente e normativo di questa pratica dicendo che la volontà manifestata da Cristo è dovuta alla mentalità vigente nell'epoca sua e ai pregiudizi allora e anche in seguito diffusi a detrimento della donna. In realtà, Gesù non si è mai conformato a una mentalità sfavorevole alla donna ed ha, anzi, reagito contro le ineguaglianze dovute alla differenza dei sessi: chiamando delle donne a seguirlo, ha mostrato il suo superamento del costume e della mentalità dell'ambiente. Se egli riservava il sacerdozio ministeriale agli uomini, lo faceva con tutta libertà, e nelle sue disposizioni e scelte non vi era alcuna presa di posizione sfavorevole nei confronti delle donne.


5. Se si cerca di afferrare il motivo per il quale Gesù ha riservato agli uomini l'accesso al ministero sacerdotale, lo si può scoprire nel fatto che il Sacerdote rappresenta Cristo stesso nel suo rapporto con la Chiesa. Orbene, questo rapporto è di genere sponsale: Cristo è lo sposo (cfr. Mt 9,15 Jn 3,29 2Co 11,2 Ep 5,25), la Chiesa è la sposa (cfr. 2Co 11,2 Ep 5,25-27 Ep 5,31-32 Ap 19,7 Ap 21,9).

Perché il rapporto tra Cristo e Chiesa sia validamente espresso nell'ordine sacramentale, è quindi indispensabile che Cristo sia rappresentato da un uomo. La distinzione dei sessi è molto significativa in questo caso e non può essere ignorata senza che sia intaccato il sacramento. Infatti la specificità del segno adoperato è essenziale nei sacramenti. Il battesimo si deve fare con l'acqua che lava; non lo si può fare con l'olio, che unge, benché l'olio sia più costoso dell'acqua. Analogamente, il sacramento dell'ordine si celebra con gli uomini, senza che questo ponga in questione il valore delle persone. così si può capire la dottrina conciliare secondo la quale i Presbiteri, ordinati "in modo da poter agire in nome personale di Cristo, Capo della Chiesa" (Decreto PO 2), "esercitano la funzione di Cristo Capo e Pastore per la parte di autorità che loro spetta" (PO 6).

Anche nella Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem viene spiegato il perché della scelta di Cristo, conservata fedelmente dalla Chiesa cattolica nelle sue leggi e nella sua disciplina (cfr. MD 26-27).


6. Occorre del resto rilevare che la vera promozione della donna consiste nel promuoverla a ciò che le è proprio e le conviene nella sua qualità di donna, cioè di creatura differente dall'uomo, chiamata ad essere essa stessa, non meno dell'uomo, modello di personalità umana. E questa la "emancipazione" corrispondente alle indicazioni e alle disposizioni di Gesù, il quale ha voluto attribuire alla donna una missione a lei propria, in rispondenza alla sua naturale diversità dall'uomo.

Nell'adempimento di questa missione viene aperta la via dello sviluppo di una personalità di donna, che può offrire all'umanità, e in particolare alla Chiesa, un servizio conforme alla sue qualità.


7. Possiamo dunque concludere affermando che Gesù, non attribuendo il sacerdozio ministeriale alla donna, non l'ha posta in una condizione di inferiorità, non l'ha privata di un diritto che le sarebbe appartenuto, non ha infranto l'uguaglianza della donna con l'uomo, ma piuttosto ha riconosciuto e rispettato la sua dignità.

Istituendo il ministero sacerdotale per gli uomini, non ha inteso conferire loro una superiorità, ma chiamarli a un umile servizio, conforme al servizio di cui il Figlio dell'uomo è stato il modello (cfr. Mc 10,45 Mt 20,28). Destinando la donna a una missione corrispondente alla sua personalità, ne ha elevato la dignità e ne ha ribadito il diritto a una propria originalità anche nella Chiesa.


8. L'esempio di Maria, madre di Gesù, completa la dimostrazione del rispetto della dignità della donna nella missione affidatale nella Chiesa.

Maria non è stata chiamata al sacerdozio ministeriale: eppure la missione da lei ricevuta non aveva meno valore di un ministero pastorale, gli era anzi ben superiore. Essa ha ricevuto una missione materna a livello eccelso: essere madre di Gesù Cristo, e quindi Theotokos, Madre di Dio. Missione che si dilaterà in maternità nei riguardi di tutti gli uomini nell'ordine della grazia.

Lo stesso si può dire della missione di maternità che molte donne assumono nella Chiesa (cfr. MD 47). Esse sono collocate da Cristo nella mirabile luce di Maria che splende al vertice della Chiesa e del creato.


(Ai pellegrini polacchi)

Desidero rendere onore a tutte le donne polacche.

...Parlando di Montecassino ho unito le due ricorrenze che cadono nello stesso anno: Monte Cassino il 18 maggio ed il 50 anniversario dello scoppio dell'Insurrezione di Varsavia il 1 agosto. Oggi desidero parlare di questa ricorrenza un'altra volta, perché questi avvenimenti sono importanti nella storia del nostro popolo, e soprattutto nella storia di questo secolo, questo XX secolo, attraverso il quale ci avviciniamo anche alla fine del secondo millennio dopo Cristo. Tutto ciò, l'avvenimento di Montecassino, così come l'Insurrezione di Varsavia non possono rimanere non collegati con il secondo Millennio della nascita di Cristo. Cristo nasce continuamente. Nasce dentro di noi e attraverso di noi, attraverso i nostri atti nobili, attraverso la nostra vita cristiana, attraverso il nostro coraggio, sia il coraggio sul campo di battaglia - come a Montecassino e durante l'Insurrezione di Varsavia - sia attraverso il coraggio nella vita quotidiana.

Desidero in questo luogo elogiare in modo particolare tutte le madri polacche, la donna polacca, la quale ha svolto un grande ruolo nel passato del nostro popolo. E' stata, spesso, un'eroina silenziosa, ma piena di sacrificio: un'eroina della vita familiare, un'eroina dell'educazione in casa, un'eroina della vita sociale. Incoraggiava gli uomini, i figli, i nipoti quando loro dovevano personalmente dimostrare il coraggio sul campo di battaglia. così è stato nel 1939, così è anche oggi. Oggi abbiamo bisogno di un altro tipo di coraggio, il coraggio - possiamo dire - nella vita civile. Ma questo coraggio nella vita civile a volte costa non di meno di quello sul campo di battaglia.

Desidero quindi rendere onore a tutte le donne polacche, le quali in questo modo hanno compiuto la loro missione apostolica, apostolato dei laici, al quale partecipano tutti i battezzati - uomini e donne - e al quale le donne partecipano in modo particolare nella famiglia.

Proprio questo è il loro sacerdozio.

(Ad alcuni fedeli nipponici il Santo Padre ha detto:)

Rendiamo grazie a Dio! Cari pellegrini del Giappone, mi auguro che questo vostro pellegrinaggio romano fortifichi la vostra fede e la vostra carità in abbondanza. E che vogliate contribuire sempre più alla pace del mondo.

Rendiamo grazie a Dio!

(Agli olandesi:)

Questo pellegrinaggio dia nuovo slancio alla vostra fede.

Ora saluto il gruppo di studenti sotto la guida di Mons. Lescrauwaet, ausiliare della diocesi di Haarlem, insieme a tutti gli altri pellegrini provenienti dal Belgio e dai Paesi Bassi. Vi auguro che questo pellegrinaggio arricchisca spiritualmente ognuno di voi e dia nuovo slancio alla vostra fede.

Di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica.


(Ai pellegrini ungheresi presenti nell'Aula Paolo VI, Giovanni Paolo II ha detto:)

Cari alunni di Budapest e cari pellegrini di Eger.

Vi saluto con affetto a Roma.

La vostra visita nel cuore della cristianità sia per voi occasione per crescere nella fede.

Do la mia benedizione apostolica a voi e a tutti i fedeli ungheresi. Sia lodato Gesù Cristo!

(Ai bielorussi:)

Prego per voi per le vostre famiglie e per la vostra Patria.

Dal profondo dell'anima saluto i bielorussi.

Prego per voi, per le vostre famiglie, per la vostra Patria. Iddio vi protegga per l'intercessione della Vergine Maria e di tutti i patroni della Bielorussia.

(Ai numerosi fedeli croati presenti, il Papa ha poi detto:)

Saluto i fedeli della Parrocchia di San Giuseppe di Metrojak a Split e i giovani di Strozanac, come pure i bambini di Pakrac, ospitati dalla Caritas di Latina, e i bambini che a Bisceglie sono ospiti del Comitato Cittadino Aiuti Umanitari pro Bimbi della Croazia. Vi accompagni sempre la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

(Ai fedeli sloveni il Papa ha poi detto:)

Benvenuti i giovani di Dob presso Ljubljana in Slovenia, che desiderate dedicare una parte delle vacanze alla visita della Città di Roma, render omaggio alle tombe dei Principi degli Apostoli ed incontrarvi con il Successore di San Pietro. Possano i monumenti cristiani della Città eterna consolidare la Vostra fede e potenziare la Vostra quotidiana attività. Con questo desiderio Vi impartisco la mia Benedizione Apostolica.

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Opava, ai fedeli della Parrocchia di S. Michele, di Kromeriz, come anche agli altri pellegrini venuti dalla Moravia e dalla Boemia. Sia lodato Gesù Cristo! Auguro a voi tutti che le ferie estive giovino non solo alla salute del corpo, ma anche a quella dell'anima. Con questi voti volentieri vi benedico.

(Agli slovacchi:)

La vera fede è la vostra preziosa eredità.

Fraternamente saluto i pellegrini slovacchi da Bratislava e Banska Bystrica, da Plavec, Venky Krtis e Presov, da Venky Lapas, Polomka e Bardejov, da Komarno, Piesany e Nové Mesto, come anche i giovani di Katolicka jednota e del ginnasio cattolico di Levoca.

Oggi celebrate la memoria di San Gorazdo. San Metodio disse di lui che era "l'uomo di autentica fede". Vi esorto, affinché voi pure rimaniate fedeli alla vera fede, che è la vostra preziosa eredità. Benedico di cuore voi e tutta la cara Slovacchia.

Sia lodato Gesu Cristo.

(Giovanni Paolo II ha poi così salutato i fedeli di lingua italiana:)

Il mio saluto si rivolge ora ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai direttori e formatori di seminario che partecipano al corso internazionale di aggiornamento organizzato dall'Accademia "Regina Apostolorum", diretta dai Legionari di Cristo. Auspico, carissimi, che sappiate comunicare ai giovani che vi sono affidati l'entusiasmo per il Vangelo e un genuino amore alla Chiesa.

Il mio pensiero va anche ai membri dell'Unione Maltese per il trasporto degli Ammalati a Lourdes che, accompagnati dal loro Arcivescovo, si uniscono al pellegrinaggio dell'UNITALSI della Campania. Possano tutti vivere un'intensa esperienza di preghiera e di carità fraterna.

(Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli:)

Rivolgo poi, come di consueto, un cordiale benvenuto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli qui presenti. Carissimi, ieri abbiamo ricordato i Santi Gioacchino ed Anna, Genitori della Beata Vergine Maria. Il loro esempio e la loro intercessione ispirino in voi, cari giovani, sentimenti di amore e rispetto verso i genitori, come pure verso quanti si prendono cura della vostra formazione; rafforzi in voi, cari malati, la volontà di collaborare all'opera della redenzione, mediante l'offerta delle vostre sofferenze fisiche e spirituali; sostenga voi, cari sposi novelli, nell'impegno di costruire le vostre famiglie secondo i disegni di Dio.

A tutti la mia Benedizione!






Mercoledi 3 Agosto 1994: Matrimonio e famiglia nell'apostolato

30894

1. Abbiamo sottolineato il ruolo della donna nella Chiesa. Ovviamente, non meno importante è il compito dell'uomo. La Chiesa ha bisogno della collaborazione di entrambi per l'adempimento della sua missione. L'ambito fondamentale in cui questa collaborazione si manifesta è la vita matrimoniale, la famiglia, che è "la prima originaria espressione della dimensione sociale della persona" (
CL 40).

Il Concilio Vaticano II, riconoscendo "nei vari generi di vita e nei vari uffici un'unica santità", cita espressamente la via del matrimonio come via di santità: "I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono con costante amore sostenersi a vicenda nella grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche la prole che hanno con amore ricevuta da Dio. così offrono a tutti l'esempio di un amore instancabile e generoso, edificano una fraternità di carità e diventano i testimoni e i cooperatori della fecondità della madre Chiesa, in segno e in partecipazione di quell'amore col quale Cristo ha amato la sua sposa e ha dato se stesso per lei" (LG 41). Due sono, dunque, gli aspetti essenziali della via della coppia e della famiglia: la santificazione nell'unione d'amore fedele, e la santificazione nella fecondità, con l'adempimento del compito di educare cristianamente la prole.

Oggi vogliamo riflettere sulla via di santità che è propria dei cristiani sposati, e perciò della gran parte dei fedeli. E' una via importante, ma scossa oggi dall'influsso di alcune correnti di pensiero, alimentate dall'edonismo dilagante in tutta la società.


2. Riprendiamo quella bella affermazione del Concilio secondo la quale la via del matrimonio è via di santità, perché è destinata ad essere "segno e partecipazione di quell'amore col quale Cristo ha amato la sua sposa e ha dato se stesso per lei".

Secondo questa visione ecclesiologica, l'amore di Cristo è fonte e fondamento dell'amore che unisce gli sposi. Conviene sottolineare che si tratta del vero amore coniugale, e non soltanto di un impulso istintivo. Oggi la sessualità è spesso esaltata al punto da offuscare la natura profonda dell'amore.

Certo, anche la vita sessuale ha un proprio reale valore, che non può essere sottovalutato, ma si tratta di un valore limitato, che non basta a fondare l'unione matrimoniale, poggiante per sua natura sull'impegno totale della persona.

Ogni sana psicologia e filosofia dell'amore è d'accordo su questo punto. Anche la dottrina cristiana mette in luce le qualità dell'amore unitivo delle persone, e proietta su di esso una luce superiore, elevandolo - in virtù del sacramento - al livello della grazia e della comunicazione dell'amore divino da parte di Cristo.

In questo senso san Paolo dice del matrimonio: "Questo mistero è grande" (Ep 5,32), in relazione a Cristo e alla Chiesa. Questo mistero teologico è per il cristiano alla radice dell'etica del matrimonio, dell'amore coniugale e della stessa vita sessuale: "E voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" (Ep 5,25). La grazia e il vincolo sacramentale fanno si che, come segno e partecipazione dell'amore di Cristo-Sposo, la vita coniugale sia, per gli sposi cristiani, la via della santificazione e, nello stesso tempo, per la Chiesa un incentivo efficace a ravvivare la comunione d'amore che la caratterizza. Come dice il Concilio, i coniugi "edificano una fraternità di carità" (LG 41).


3. Il Concilio enuncia e spiega le esigenze di questo nobile amore dei coniugi cristiani. Affermando che essi devono sostenersi a vicenda, sottolinea il carattere altruistico del loro amore: un amore che si concretizza nel reciproco sostegno e nella generosa dedizione. Parlando di un "costante amore... per tutta la vita", il Concilio attira l'attenzione sulla fedeltà come impegno che si fonda sulla fedeltà assoluta di Cristo Sposo. Il richiamo a questo impegno, necessario sempre, lo è massimamente di fronte a uno dei grandi mali della società contemporanea, la diffusa piaga dei divorzi, con le gravi conseguenze che ne derivano per gli sposi stessi e per i loro figli. Con il divorzio, marito e moglie infliggono a se stessi una ferita profonda, venendo meno alla propria parola, rompendo un legame vitale. Allo stesso tempo, nuocciono ai figli. Quanti bambini soffrono per l'allontanamento dell'uno o dell'altro genitore! Bisogna ripetere a tutti che Gesù Cristo, con il suo amore assolutamente fedele, dà agli sposi cristiani la forza della fedeltà e li rende capaci di resistere alla tentazione, oggi così diffusa e seducente, della separazione.



4. Bisogna anche ricordare che, siccome l'amore di Cristo-Sposo verso la Chiesa è un amore redentivo, l'amore dei coniugi cristiani diventa partecipazione attiva alla redenzione.

La redenzione è legata alla Croce: e questo aiuta a capire e a valorizzare il significato delle prove, che non sono certo risparmiate alla vita della coppia, ma che nel piano divino sono destinate a fortificare l'amore e a procurare una fecondità più grande alla vita coniugale. Lungi dal promettere ai suoi seguaci che si uniscono in matrimonio un paradiso terrestre, Gesù Cristo offre loro la possibilità e la vocazione a percorrere con Lui stesso un cammino che, attraverso difficoltà e sofferenze, rafforza la loro unione e li conduce a una gioia più grande, come prova l'esperienza di tante coppie cristiane, anche nel nostro tempo.



5. Già l'adempimento del compito procreativo contribuisce alla santificazione della vita coniugale, come abbiamo osservato a proposito della maternità: l'amore dei coniugi, che non si racchiude su se stesso, ma secondo l'impulso e la legge della natura si apre a nuove vite, diventa, con l'aiuto della grazia divina, un esercizio di carità santa e santificatrice, mediante il quale i coniugi contribuiscono alla crescita della Chiesa.

Lo stesso avviene nell'adempimento del compito educativo, che è un dovere connesso con la stessa procreazione. Come dice il Concilio Vaticano II, i coniugi cristiani devono "istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche" (LG 41) i loro figli. E' l'apostolato più essenziale nell'ambito della famiglia. Quest'opera di formazione spirituale e morale dei figli santifica nello stesso tempo i genitori, che ricevono essi stessi il beneficio del rinnovamento e approfondimento della loro fede, come l'esperienza delle famiglie cristiane spesso dimostra.

Ancora una volta possiamo concludere che la vita coniugale è via di santità e di apostolato. così questa catechesi serve anche ad approfondire la nostra visione della famiglia tanto importante in questo anno che è per la Chiesa e per il mondo l'Anno della Famiglia.

(Agli sloveni:)
Le vostre famiglie siano la sorgente della vita della Chiesa.

Benvenuti i pellegrini di Starse a Dravsko polje in Slovenia, che desiderate arricchire la Vostra vita parrocchiale con il pellegrinaggio a Roma, rendere omaggio alle tombe dei Principi degli Apostoli e incontrarsi con il Successore di San Pietro. Possa questo pellegrinaggio arricchire spiritualmente Voi personalmente e le Vostre famiglie, affinché diventino la viva sorgente della vita per la Chiesa e per la cara nazione slovena. Con questo desiderio vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

(Ai croati:)

Cari Croati, vi saluto tutti di cuore. Benvenuti! Vi imparto la mia Benedizione Apostolica, accompagnata dalla fervida preghiera a Dio per la pace a tutte le care e martoriate popolazioni della Bosnia ed Erzegovina e della Croazia.

Siano lodati Gesù e Maria! (Agli ungheresi:) Cari pellegrini ungheresi! Benvenuti alla tomba di San Pietro. Siate forti nella fede! Siate fedeli al Papa! Con la mia benedizione apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo! (Ai cechi:) Rinnovate la vostra fede e il vostro amore per Cristo.

Ora rivolgo tanti cordiali saluti ai fedeli della Boemia e della Moravia. Sia lodato Gesù Cristo! Ringraziandovi per la vostra presenza, auspico che questo vostro pellegrinaggio ai piedi del sepolcro dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, vi offra l'occasione per rinnovare la vostra fede e l'amore per Cristo.

Volentieri imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica.

(Agli slovacchi:)

La fede è luce e forza per l'uomo dei nostri giorni.

Saluto i pellegrini slovacchi da Presov, Bratislava e dintorni. Siete venuti alla tomba di San Pietro, il quale quasi duemila anni fa ha dato la vita per la fede che ha annunziato. Questa fede è la luce e la forza anche per l'uomo dei nostri giorni.

Vivete secondo questa fede e annunziatela con il vostro esempio nel vostro ambiente. Non abbiate paura, la Vergine Maria vi accompagna su questa strada. E io vi impartisco di cuore la benedizione apostolica. - Sia lodato Gesu Cristo.

(Ai pellegrini di lingua italiana:)

Il mio pensiero affettuoso va ora a tutti i pellegrini di lingua italiana che partecipano a questa Udienza. In particolare, saluto le Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena Insegnanti ed Infermiere, che stanno celebrando il loro Capitolo generale. Auspico che i lavori capitolari riaffermino il generoso impegno di tutta la Congregazione al servizio del Vangelo e della Chiesa.

(Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli:)

Perseveranza, pazienza, fortezza spirituale.

Rivolgo infine un saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli qui presenti.

Carissimi, e vi esorto a rimanere sempre fedeli alle vostre convinzioni cristiane. Solo Gesù Cristo, infatti, è per voi e per tutti la luce che illumina e il sostegno incrollabile tra le difficoltà dell'esistenza.

Vi ricordo con affetto e chiedo al Signore la perseveranza per voi giovani, la pazienza per voi sofferenti e la fortezza spirituale per voi sposi, che iniziate un nuovo cammino di vita.





Catechesi 79-2005 20794