Catechesi 79-2005 7994

Mercoledi 7 Settembre 1994: La preziosa funzione degli anziani nella Chiesa

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1. In una società come l'attuale, che ha il culto della produttività, le persone anziane rischiano di essere considerate inutili, e anzi di essere giudicate un peso per gli altri. Lo stesso prolungamento della vita aggrava il problema dell'assistenza al crescente numero di anziani bisognosi di cure e, forse ancor più, di presenze affettuose e premurose che riempiano la loro solitudine. La Chiesa conosce questo problema e cerca di contribuire a risolverlo anche sul piano assistenziale, malgrado la difficoltà che rappresenta per lei, oggi più che in passato, la mancanza di personale e di mezzi. Essa non cessa di promuovere gli interventi degli Istituti religiosi e del volontariato laicale per sopperire al bisogno di assistenza, e di ricordare a tutti - giovani e adulti - il dovere di pensare ai loro cari, che, generalmente, tanto hanno fatto per loro.


2. Con particolare gioia la Chiesa sottolinea che anche gli anziani hanno nella comunità cristiana il loro posto e la loro utilità. Essi rimangono pienamente membri della comunità e sono chiamati a contribuire al suo sviluppo con la testimonianza, la preghiera e anche l'attività, nella misura del possibile.

La Chiesa sa bene che non poche persone si avvicinano a Dio particolarmente nella cosiddetta "terza età", e che proprio in quel tempo possono essere aiutate a ringiovanire il loro spirito sulle vie della riflessione e della vita sacramentale. L'esperienza accumulata nel corso degli anni porta l'anziano a capire i limiti delle cose del mondo e a sentire un bisogno più profondo della presenza di Dio nella vita terrena. Le delusioni provate in alcune circostanze gli hanno insegnato a porre la propria fiducia in Dio. La sapienza acquisita può essere di grande vantaggio non solo per i familiari, ma anche per tutta la comunità cristiana.


3. D'altra parte, la Chiesa ricorda che nella Bibbia l'anziano è presentato come l'uomo della sapienza, del giudizio, del discernimento, del consiglio (cfr.
Si 25,4-6). Per questo gli autori sacri raccomandano la frequentazione degli anziani, come leggiamo specialmente nel Libro del Siracide (6,34): "Frequenta le riunioni degli anziani. Qualcuno è saggio? Unisciti a lui". La Chiesa ripete anche il duplice ammonimento: "Non disprezzare un uomo quando è vecchio, perché anche di noi alcuni invecchieranno" (Si 8,6). "Non trascurare i discorsi dei vecchi, perché anch'essi hanno imparato dai loro padri" (Si 8,9). Essa considera con ammirazione la tradizione di Israele che legava le nuove generazioni all'ascolto degli anziani: "I nostri padri - canta il Salmo - ci hanno raccontato l'opera che hai compiuto ai loro giorni, nei tempi antichi" (44/43,2). Anche il Vangelo ripropone l'antico precetto della Legge: "Onora tuo padre e tua madre" (cfr. Ex 20,12 Dt 5,16), e su di esso Gesù richiama l'attenzione, protestando contro gli espedienti impiegati per sottrarvisi (cfr. Mc 7,9-13). Nella sua tradizione di magistero e di ministero pastorale, la Chiesa ha sempre insegnato e richiesto il rispetto e l'onore per i genitori, nonché l'aiuto materiale nelle loro necessità.

Questa raccomandazione di rispettare e di aiutare anche materialmente i genitori anziani conserva tutto il suo valore anche nella nostra epoca. Oggi più che mai il clima di solidarietà comunitaria, che deve regnare nella Chiesa, può indurre a praticare - in modi antichi e nuovi - la carità filiale, in applicazione concreta di quest'obbligo.


4. Nel contesto della comunità cristiana, la Chiesa onora gli anziani riconoscendo le loro qualità e capacità e invitandoli a compiere la loro missione, che non è legata solo a certi tempi e condizioni di vita, ma può svolgersi in forme diverse secondo le possibilità dei singoli. perciò essi devono resistere alla "tentazione di rifugiarsi nostalgicamente in un passato che non ritorna più o di rifuggire da un impegno presente per le difficoltà incontrate in un mondo dalle continue novità" (CL 48).

Anche quando fanno fatica a comprendere l'evoluzione della società in cui vivono, gli anziani non devono rinchiudersi in uno stato di volontaria estraneità, accompagnata da pessimismo e riluttanza a "leggere" la realtà che avanza. E importante che essi facciano lo sforzo di guardare all'avvenire con fiducia, sostenuti dalla speranza cristiana e dalla fede nel progresso della grazia di Cristo che si diffonde nel mondo.


5. Alla luce di questa fede e con la forza di questa speranza, gli anziani possono meglio scoprire di essere destinati ad arricchire la Chiesa con le loro qualità e ricchezze spirituali. Essi infatti possono offrire una testimonianza di fede arricchita da una lunga esperienza di vita, un giudizio pieno di sapienza sulle cose e le situazioni del mondo, una visione più chiara delle esigenze del mutuo amore tra gli uomini, una convinzione più serena dell'amore divino che dirige ogni esistenza e tutta la storia del mondo. Come già prometteva il Salmo 92(91) ai "giusti" di Israele: "Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunciare quanto è retto il Signore" (vv. 15-16).


6. Del resto, una considerazione serena della società contemporanea può farci riconoscere che essa favorisce un nuovo sviluppo della missione degli anziani nella Chiesa (cfr. CL 48). Oggi non pochi anziani conservano buone condizioni di salute, o le recuperano più facilmente di un tempo. Possono pertanto rendere dei servizi nelle attività delle parrocchie o in altre opere.

Di fatto ci sono degli anziani che si rendono molto utili, dove le loro competenze e le loro possibilità concrete hanno modo di esercitarsi. L'età non impedisce loro di dedicarsi ai bisogni delle comunità, per esempio nel culto.

nella visita ai malati, nel soccorrere i poveri. E anche quando il progredire dell'età impone la riduzione o la sospensione di queste attività, la persona anziana conserva l'impegno di procurare alla Chiesa il contributo della sua preghiera e dei suoi eventuali disagi accettati per amore del Signore.

Infine dobbiamo ricordare, da anziani, che, con le difficoltà di salute e con il declino delle forze fisiche, si è associati particolarmente al Cristo della Passione e della Croce. Si può dunque entrare sempre più in questo mistero del sacrificio redentore e dare la testimonianza della fede in questo mistero, del coraggio e della speranza che ne derivano nelle varie difficoltà e prove della vecchiaia. Tutto nella vita dell'anziano può servire a completare la sua missione terrena. Non c'è niente di inutile. Anzi, la sua cooperazione, proprio perché nascosta, è ancora più preziosa per la Chiesa (cfr. CL 48).


7. Dobbiamo aggiungere che anche la vecchiaia è un dono per cui si è chiamati a rendere grazie: un dono per l'anziano stesso, un dono per la società e per la Chiesa. La vita è sempre un dono grande. E anzi, per i fedeli seguaci di Cristo, si può parlare di un carisma speciale concesso all'anziano per utilizzare in modo appropriato i suoi talenti e le sue forze fisiche, per la propria gioia e per il bene altrui.

Voglia il Signore concedere a tutti i nostri fratelli anziani il dono dello Spirito presagito e invocato dal Salmista, quando cantava: "Manda la tua verità e la tua luce: siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. Verro all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo...

Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potro lodarlo, Lui, salvezza del mio volto e mio Dio" (Ps 43(42),3-5). Come non rammentare che nella versione greca cosiddetta dei Settanta, seguita dalla Volgata latina, l'originale ebraico del versetto 4 era stato interpretato e tradotto come invocazione al Dio "che rallegra la mia giovinezza (Deus, qui laetificat iuventutem meam)"? Noi Sacerdoti più anziani abbiamo ripetuto per tanti anni queste parole del Salmo con cui si dava inizio alla Messa. Niente impedisce che nelle nostre preghiere e aspirazioni personali si continui, anche da anziani, a invocare e lodare il Dio che rallegra la nostra giovinezza! E si dice giustamente che è una seconda giovinezza.

Il Signore benedica tutti.

(Ai croati:) I bambini feriti sono i testimoni viventi dell'atrocità della guerra.

Saluto cordialmente i pellegrini croati: il Coro della Cattedrale di Zagabria; i giovani della Parrocchia di San Marco Evangelista di Makarska; gli studenti del Liceo "Matija Antun Relkovic" di Vinkovci e in particolare il gruppo dei bambini feriti e dei loro familiari provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina e in maggioranza da Sarajevo.

I bambini feriti sono i testimoni viventi della atrocità della guerra nei confronti degli innocenti, e della necessità che tutti ci impegniamo a costruire la pace e la riconciliazione, e che la imploriamo insieme come dono del Signore, a qualsiasi etnia o confessione religiosa apparteniamo.

Siano lodati Gesù e Maria! (Il Santo Padre ha quindi così salutato i fedeli di lingua italiana:) Nel rivolgere ora un saluto ai pellegrini di lingua italiana, desidero ricordare la rappresentanza del Gruppo giovanile dell'Oratorio San Giovanni Bosco di Giussano, i giovani della Sportiva Oratoriana Inverunese ed il gruppo ciclistico della Parrocchia di San Zenone di Omate.

Rivolgo il mio cordiale pensiero anche ai numerosi partecipanti al Congresso Nazionale dell'"Aposto- lato della Preghiera" ed ai membri del "Movimento Eucaristico Giovanile" che sono venuti a Roma per celebrare rispettivamente il loro Centocinquantesimo e Cinquantesimo anniversario di fondazione. Apprendo con piacere che codeste Associazioni, egregiamente animate dalla Compagnia di Gesù, continuano a crescere e ad operare, svolgendo un proficuo servizio spirituale in tutte le Diocesi italiane. Desidero esprimervi il mio sincero apprezzamento per il valido e concreto contributo che offrite alla diffusione a tutti i livelli della grande e consolante verità secondo cui ogni cristiano con la preghiera e con l'offerta della propria attività può collaborare efficacemente all'opera redentrice di Cristo. Vi esorto ad impegnarvi in modo sempre più generoso e perseverante in questa eletta forma di apostolato a cui è chiamato ogni fedele, partecipando così alla stessa missione della Chiesa. Il Cuore Immacolato di Maria Santissima vi accompagni in questi giorni di Cenacolo e, in seguito, nella vostra quotidiana testimonianza cristiana.

Saluto, inoltre, con particolare affetto i cori partecipanti al Congresso Mondiale dei Maestri di Cappella ed al Concorso Internazionale di Canto Corale per Cappelle Musicali di Chiese e Cattedrali "Giovanni Pierluigi da Palestrina". Vi ringrazio di cuore per la vostra presenza ed auspico che la lodevole iniziativa sia sempre più di stimolo per una maggiore consapevolezza dell'importante funzione della musica religiosa nella formazione ed elevazione spirituale degli animi nell'incontro con Dio. Vorrei in particolare salutare la Corale dei seminaristi ortodossi di Caransebes e quella della Cattedrale di Timisoara della Romania che partecipano a questo Simposio. Con voi, saluto fraternamente il vostro Metropolita, Nicola del Banat, e tutti i fratelli della Chiesa ortodossa romena. Nel nome del Signore vi dico: "Benvenuti tra noi".

(Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli:) Lo spunto per un saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli mi è offerto oggi dagli eventi straordinari che la nostra società sta vivendo, e nei quali l'impegno morale della Chiesa è fortemente coinvolto.

A voi giovani chiedo: siate costruttori di pace, siate difensori della vita. Cercate questi fondamentali valori lasciandovi convincere dalla forza della verità, del diritto, della morale.

A voi malati chiedo di intercedere presso Dio perché la promozione della vita e della pace si rafforzi e si diffonda nel nostro tempo.

A voi sposi novelli chiedo di vivere nella pace e nel rispetto della vita dentro le vostre famiglie. Considerate ogni vita nuova un dono grande che Dio fa alla vostra casa, e siate educatori di coscienze cristiane, desiderose di attuare nel nostro mondo una società capace di amore e di giustizia.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.






Mercoledi 14 Settembre 1994: Il Papa rivive con i fedeli il pellegrinaggio compiuto sabato e domenica scorsi a Zagabria

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Perdonare e chiedere perdono per dare inizio ad una nuova stagione di pace, di reciproca intesa e di prosperità nei Balcani

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Come sapete, sabato e domenica scorsi ho avuto la gioia di recarmi in Croazia per visitare la Chiesa di Zagabria, in occasione del nono centenario della fondazione dell'Arcidiocesi. Tale visita, nelle originarie intenzioni, faceva parte di un più ampio pellegrinaggio pastorale comprendente anche Belgrado e Sarajevo.

Ringrazio il Signore, che mi ha consentito di recare conforto e incoraggiamento a tutti coloro che si impegnano per la pace nell'intera regione balcanica. Desidero inoltre esprimere nuovamente la mia riconoscenza a quanti mi hanno invitato in quella amata terra, in special modo al Presidente Signor Franjo Tudjman e all'Arcivescovo di Zagabria, Card. Franjo Kuharic. Ringrazio pure quanti hanno collaborato per la buona riuscita dell'incontro e i numerosissimi fedeli che, anche a costo di duri sacrifici, hanno voluto stringersi intorno al Successore di Pietro.


2. Quello croato fu il primo popolo slavo ad incontrarsi col Cristianesimo: la sua evangelizzazione, cominciata già nel secolo settimo, fu curata da missionari giunti da Roma e risenti poi del benefico influsso dei Santi Fratelli Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi. La Nazione croata strinse ben presto un rapporto di singolare comunione con la Santa Sede, che ando progressivamente sviluppandosi ed approfondendosi nel corso dei secoli. Papa Giovanni X si rivolgeva al primo re croato Tomislav (910-930), qualificandone i sudditi come "specialissimi filii Sanctae Romanae Ecclesiae". All'epoca della penetrazione ottomana in Europa, Leone X tributo ai Croati il titolo di "scutum saldissimum et antemurale Christianitatis". E' un titolo che aveva il suo significato più profondo e vero nella storia di fede e di santità che il popolo croato ha saputo realizzare, e che ben emerge anche nei nove secoli di vita della Chiesa di Zagabria.


3. In questo nostro secolo la Croazia è rimasta coinvolta nel dramma che si è consumato nei Balcani, durante gli anni fra i due conflitti mondiali, e poi, dopo la seconda guerra mondiale, nelle vicende della Federazione jugoslava e della successiva sua crisi.

Figura eminente della Chiesa croata in questi sofferti decenni è stato il Cardinale Arcivescovo di Zagabria Alojzije Stepinac, che ha testimoniato con intrepido coraggio adesione al Vangelo e fedeltà alla Sede Apostolica. Ma non è stato il solo. Con lui tanti altri Pastori, fino ai giorni nostri, hanno saputo condividere le sofferenze del popolo croato, alimentando nei loro fedeli la fiamma della fede e della speranza.

Con questi medesimi intendimenti continua a lavorare anche oggi la Chiesa che è in Croazia, in sincera collaborazione con le altre Comunità cristiane e non cristiane e con tutte le persone di buona volontà.


4. Carissimi, quella compiuta era una visita da tanto tempo attesa. Essa è stata preceduta da un intenso periodo di preghiera, segnato da numerose iniziative, tra le quali va ricordata quella di "un milione di rosari" per il buon esito del viaggio.

Il momento culminante della visita è stata la celebrazione della Santa Messa. Ad essa ha preso parte un'immensa folla di fedeli, i quali con grande trasporto pregavano, cantavano e imploravano la benedizione del Signore per potere affrontare le difficoltà del momento presente e costruire un futuro migliore.

L'entusiasmo dei giovani è stato per me motivo di conforto e di speranza. Vi ho letto la disponibilità delle nuove generazioni ad accogliere ed a mettere in pratica il messaggio di riconciliazione che ho recato loro in nome di Cristo. Non posso inoltre non ricordare qui l'incontro con i profughi e pellegrini provenienti da centoquindici parrocchie distrutte della Croazia, come pure quelli giunti dalla Bosnia ed Erzegovina, ai quali ho riaffermato la mia viva intenzione di recarmi a Sarajevo, appena le circostanze lo consentiranno.

Per la pace in quelle martoriate terre è importante continuare a pregare Dio con insistenza e fiducia. Occorre pero anche - come ho fortemente ricordato a Zagabria - perdonare e chiedere perdono, se si vuole ottenere questo inestimabile bene e dare inizio ad una nuova stagione di reciproca intesa e di prosperità. Al perdono ci impegna la comune condizione di figli dell'unico Padre celeste, il quale non esclude nessuno dalla tenerezza del suo amore, al di là della razza, della cultura, della nazionalità.

Vi invito tutti ad unirvi a me nella preghiera a Dio per l'amata Chiesa di Zagabria, per gli abitanti della Croazia ed in particolare per le popolazioni di Sarajevo e della Bosnia ed Erzegovina, che hanno un posto speciale nel mio cuore.

La Vergine Santa, Regina della Pace, affretti in ogni parte dei Balcani il momento della riconciliazione e si apra per tutti la sospirata stagione di una pace giusta e duratura nel rispetto reciproco e nella solidarietà.

(Ai giapponesi:)

Cari pellegrini del Giappone, vi auguro che questo vostro pellegrinaggio romano vi offra una buona occasione per fortificare la vostra fede e il vostro cammino di figli di Dio. E ora vi benedico.

Rendiamo grazie a Dio!

(Ai danesi:)

Il Vescovo di Roma vi dà il benvenuto.

Preghiamo per la vera unità dei cristiani in Gesù Cristo.

Dio benedica voi e tutta la Danimarca.

(Agli olandesi:) Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi.

Auguro che la vostra permanenza a Roma sia un'occasione per approfondire la fede, per diventare sempre di più testimoni fedeli dell'amore di Dio.

A tutti voi ed ai vostri familiari imparto la Benedizione Apostolica.

(Agli sloveni:) Saluto i partecipanti al Simposio storico "Jozef Klekl" di Prekmurje in Slovenia. Sotto la presidenza dell'Ecc.mo Mons. Jozef Smej desiderate illustrare la persona, che ha impostato la sua missione educativa sulla formazione della famiglia.

Nell'ambito della famiglia infatti sgorgano e si formano le qualita umane e cristiane, che sono il decoro per ogni individuo e la speranza per ogni nazione; ne sono la garanzia per la convivenza internazionale e l'arricchimento della Chiesa. Vi accompagni la mia Benedizione Apostolica.

(Agli ungheresi:) Vi saluto con affetto, cari pellegrini di Papa e voi, membri del Coro Liszt Ferenc di Budapest. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera per i fratelli della Croazia che ho visitato recentemente a Zagabria. Pregate in particolare per la popolazione tanto provata di Sarajevo. Siate anche in futuro collaboratori della pace fra i popoli e le nazioni. Questo chiedo a voi e ai fratelli in patria con la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

(Ai cechi:) Porgo il benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Boemia e dalla Moravia e specialmente agli studenti della Scuola per infermieri, di Turnov. Sia lodato Gesù Cristo.

Possa questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rinvigorire la vostra fede e il vostro amore per la Chiesa di Cristo e accrescere in voi il desiderio di perfezione spirituale. Con questi voti, con amore paterno nel cuore, vi benedico.

(Agli slovacchi:) Un cordiale benvenuto ai fratelli e sorelle da Bratislava slovacca, da Zilina e Presov. Un saluto particolare ai membri dell'Istituto "Fatima" e ai piccoli cantori di Bosany.

Domani celebrerete la festa della Vergine Maria Addolorata, Patrona della Slovacchia. Lei con amore stette sotto la croce di Cristo come madre compassionevole. Lei stette con amore accanto alla nazione slovacca nei tempi difficili della sofferenza e l'ha corroborata nella fede. perciò è giusto che le campane della basilica di Sastin chiamino il popolo slovacco, perché con gratitudine onori la sua Patrona. Non dimenticate questo grato dovere. A ciò vi esorto e di cuore impartisco la mia benedizione apostolica a voi e a tutta la nazione slovacca. Sia lodato Gesù Cristo.

(Agli italiani:) Rivolgo ora un cordiale saluto ai numerosi pellegrini di lingua italiana presenti a questa Udienza. La Chiesa oggi celebra la festa liturgica dell'Esaltazione della Santa Croce. E' una festa importante: nella Croce, infatti, è racchiuso tutto ciò che può essere detto sull'uomo: l'esperienza del peccato, il bisogno di salvezza, il senso della sofferenza. La Croce di Cristo, abbattendo il "muro di separazione" tra Dio e l'uomo, ha restituito a tutta la creazione la sua dignità.

In questa prospettiva invito voi, giovani, a non vergognarvi del Crocifisso, a farvene anzi testimoni con la parola e con la vita.

E voi, cari malati, che partecipate in modo concreto alle sofferenze di Cristo, sappiate avere fede nella potenza salvifica della Croce del Redentore.

Ed infine, voi, cari sposi novelli, sappiate vedere in quel Segno l'infinita bontà di Dio, che vi ama e vi invita ad essere cooperatori suoi nel grande dono della vita.

A tutti la mia Benedizione!





Mercoledi 21 Settembre 1994: Promozione del Laicato cristiano verso i tempi nuovi

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1. Una grande speranza anima la Chiesa in questa vigilia del terzo millennio dell'era cristiana. Essa si prepara ad entrarvi con un forte impegno di rinnovamento di tutte le sue forze, tra le quali il laicato cristiano.

E un dato positivo della storia dell'ultimo secolo, in corrispondenza a un notevole sviluppo della ecclesiologia, la più viva coscienza che i laici sono andati acquistando della missione loro attribuita nella vita della Chiesa. Troppo spesso, prima, la Chiesa appariva ai laici come identificata con la gerarchia, sicché il loro atteggiamento era piuttosto quello di chi deve ricevere e non di chi è chiamato all'azione e ad una responsabilità specifica. Oggi fortunatamente molti si rendono conto che, in unione con coloro che esercitano il sacerdozio ministeriale, anche i laici sono la Chiesa, e hanno dei compiti impegnativi nella sua vita e nel suo sviluppo.


2. Sono stati gli stessi Pastori della Chiesa ad invitare i laici a questa assunzione di responsabilità. Fu in particolare la promozione dell'Azione Cattolica da parte di Pio XI ad aprire un capitolo decisivo nello sviluppo dell'opera dei laici nel campo religioso, sociale, culturale, politico e persino economico. L'esperienza storica e l'approfondimento dottrinale dell'Azione Cattolica prepararono nuove leve, aprirono nuove prospettive, accesero nuove fiamme. La gerarchia si mostro sempre più favorevole all'azione del laicato, fino a quella sorta di mobilitazione apostolica richiesta più volte da Pio XII che nel messaggio pasquale del 1952 esortava e invitava: "Accanto ai Sacerdoti parlino i laici, che hanno appreso a penetrare con la parola e con l'amore le menti e i cuori. Si, penetrate, portatori di vita, in ogni luogo, nelle fabbriche, nelle officine, nei campi; ovunque Cristo ha diritto di entrare" (cfr. Discorsi e radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. XIV, p.64). Dagli appelli di Pio XII presero slancio molte iniziative dell'Azione Cattolica e di altre associazioni e movimenti, che estesero sempre più l'azione dei laici cristiani nella Chiesa e nella società.

I successivi interventi dei Papi e dei Vescovi, specialmente nel Concilio Vaticano II (cfr. Decreto Apostolicam Actuositatem), nei Sinodi e in non pochi documenti dopo il Concilio, convalidarono e promossero sempre più un risveglio della coscienza ecclesiale dei laici, che oggi fa sperare in una crescita della Chiesa.


3. Si può parlare di una nuova vita laicale, ricca di un immenso potenziale umano come di un fatto storicamente constatabile e verificabile. Il valore vero di tale vita proviene dallo Spirito Santo, che diffonde in abbondanza i suoi doni sulla Chiesa, come ha fatto fin dalle origini, nel giorno della Pentecoste (cfr. Ac 2,3-4, 1Co 12,7s). Anche ai nostri giorni, molti segni e testimonianze ci sono dati da persone, gruppi e movimenti generosamente dediti all'apostolato, i quali mostrano che le meraviglie della Pentecoste non sono cessate, ma si rinnovano abbondantemente nella Chiesa attuale. Non si può non constatare che, con un notevole sviluppo della dottrina dei carismi, si è avuta anche una nuova fioritura di laici operanti nella Chiesa: la contemporaneità dei due fatti non è casuale.

Tutto è opera dello Spirito Santo, principio efficiente e vitale di tutto ciò che nella vita cristiana è realmente e autenticamente evangelico.


4. Come si sa, l'azione dello Spirito Santo non si dispiega soltanto negli impulsi e nei doni carismatici, ma anche nella vita sacramentale. E anche sotto questo aspetto si può gioiosamente riconoscere che si notano non pochi segni di progresso nella valorizzazione della vita sacramentale dei laici cristiani.

Vi è una tendenza ad apprezzare meglio il Battesimo come fonte di tutta la vita cristiana. Su questa linea bisogna ulteriormente avanzare, per sempre meglio scoprire e sfruttare la ricchezza di un sacramento i cui effetti si estendono per tutta la durata dell'esistenza.

Sarà anche opportuno porre vivamente l'accento sul valore del sacramento della Confermazione, il quale, con un dono speciale dello Spirito Santo, conferisce l'attitudine a dare alla fede in Cristo una testimonianza da adulti e ad assumere più consapevolmente e deliberatamente la propria responsabilità nella vita e nell'apostolato della Chiesa.

La valorizzazione del sacramento del Matrimonio è di primaria importanza, per la santificazione dei coniugi stessi e per la formazione di focolari cristiani, dai quali dipende l'avvenire del popolo di Dio e di tutta la società. In tal senso operano gruppi e associazioni che si prefiggono di approfondire la spiritualità coniugale. Anche su questa linea bisognerà procedere instancabilmente e senza soste.

La partecipazione più intensa, consapevole e attiva dei laici alla Celebrazione eucaristica permette di constatare nelle comunità cristiane una vigorosa affermazione della testimonianza e dell'impegno nell'apostolato. Li si ha e si trova sempre la fonte viva dell'unione con Cristo, della comunione ecclesiale e dello slancio dell'evangelizzazione.

Forse si è prestata meno attenzione, negli ultimi anni, al sacramento della Riconciliazione. Bisogna auspicare che si intensifichi lo sforzo per rimetterne in onore la pratica, dalla quale potranno derivare non solo la grazia della guarigione spirituale, che viene da Dio, ma anche un nuovo ardore nella vita interiore e una nuova chiarezza di vedute e sincerità di impegno nel servizio ecclesiale. Non va comunque dimenticato che in caso di colpa grave, la confessione sacramentale è necessaria per accedere all'Eucaristia.


5. Come risulta da questi semplici cenni sulla situazione del laicato nella Chiesa d'oggi, la promozione dell'apostolato dei laici richiede un proporzionale sviluppo della loro formazione (cfr.
CL 60). Si tratta principalmente di curare la vita spirituale. E a questo riguardo si osserva con gioia che i laici hanno sempre più a loro disposizione mezzi adatti per crescere sotto questo aspetto: dai gruppi di preghiera e di impegno spirituale che esistono in molte parrocchie, alle riunioni per la lettura e il commento della parola di Dio, alle conferenze sull'ascetica e la spiritualità, alle giornate di ritiro, ai corsi di esercizi spirituali. Anche le trasmissioni religiose radiofoniche e televisive sono uno strumento efficace per arricchire la fede e orientare il popolo cristiano nella vita spirituale e nella pratica del culto.


6. Nel nostro mondo, caratterizzato dalla diffusione e dalla crescita del livello della cultura nelle diverse fasce della popolazione, si fa sempre più necessaria per i laici impegnati nei compiti ecclesiali una buona formazione dottrinale (cfr. CL 60). Qui, ugualmente, è con soddisfazione che si può constatare un notevole progresso: molti laici cercano di assimilare meglio la dottrina della fede. La moltiplicazione degli Istituti di Scienze Religiose è significativa. I corsi e le conferenze di teologia, che prima erano riservati a coloro che si preparavano al sacerdozio, diventano sempre più accessibili ai laici. A questi corsi e conferenze partecipano non solo coloro che devono acquisire una competenza nell'insegnamento della religione, ma molti altri che desiderano una formazione più completa, da cui trarranno beneficio la famiglia, gli amici e i conoscenti. Motivo di speranza è pure il vivo interesse con cui è stato accolto nelle varie parti del mondo il Catechismo della Chiesa cattolica.


7. Il progresso della formazione dottrinale dei laici si è effettuato anche nel senso di una migliore conoscenza della dottrina sociale della Chiesa. Coloro che si impegnano - a tutti i livelli - nella vita economica o politica debbono ispirarsi, nei loro programmi d'azione, ai principi di questa dottrina.

Auspichiamo che il progresso compiuto continui sempre più. Purtroppo la dottrina sociale della Chiesa è troppo poco conosciuta. Sta ai laici cristiani di oggi, ben formati socialmente e spiritualmente, cercare le opportune forme di applicazione dei principi, contribuendo così efficacemente all'edificazione di una società più giusta e solidale.


8. La promozione della vita laicale nella Chiesa, mentre suscita un sentimento di gratitudine al Signore sempre meraviglioso nei suoi doni, autorizza anche uno slancio di nuova speranza. I laici cristiani stanno partecipando sempre più attivamente anche allo sforzo missionario della Chiesa. Sul loro apporto generoso poggiano in misura notevole le prospettive di annuncio evangelico nel mondo d'oggi. Nei laici si manifesta in tutto il suo splendore il volto del popolo di Dio, popolo in cammino per la propria salvezza, e proprio per questo impegnato a diffondere la luce del Vangelo e a far vivere Cristo nelle menti e nei cuori dei fratelli. Siamo certi che lo Spirito Santo, che ha sviluppato la spiritualità e la missione dei laici nella Chiesa di oggi, continuerà la sua azione per il maggior bene della Chiesa di domani e di sempre.


(Il Santo Padre ha poi rivolto un saluto ai Croati e Bosniaci presenti:)

Saluto cordialmente i ragazzi profughi della Bosnia Erzegovina, ospitati in questi giorni a Portoferraio; e un gruppo di medici di Mostar.

Carissimi, il mio saluto è accompagnato dalla fervida preghiera a Dio affinché Egli conceda la pace nella giustizia a tutte le martoriate popolazioni della Croazia e della Bosnia Erzegovina, e sostituisca le sofferenze di quella moltitudine dei profughi e degli esuli con la gioia del ritorno alle proprie case, il che, infatti, è una delle condizioni del ristabilimento della pace.

(Nell'Aula Paolo VI erano anche presenti alcuni danesi. Questo il saluto rivolto loro dal Papa:)

Il Vescovo di Roma vi dà il benvenuto.

Preghiamo per la vera unità dei cristiani in Gesù Cristo.

Dio benedica voi e tutta la Danimarca.

(Ad un gruppo di fedeli luterani proveniente dalla Svezia, il Santo Padre ha poi detto:)

Chiediamo, con tutti gli altri cristiani, l'unità come Dio la vuole, quando Dio la vuole.

Dio benedica voi e tutta la Svezia! (Ai fedeli sloveni presenti all'udienza generale, Giovanni Paolo II ha poi detto:) Saluto i pellegrini di Sentjernej na Dolenskem in Slovenia, che avete messo nel proprio programma pastorale pure la visita al centro del Cristianesimo, rendendo omaggio alle tombe dei Principi degli Apostoli, nonché l'incontro con il Successore di San Pietro. La Regina del Rosario, Vi accompagni tutti come pure ognuno individualmente. Con questo desiderio vi impartisco la mia Benedizione Apostolica.

(Agli ungheresi:)

Saluto con affetto il Reverendissimo Mons. Ferenc Keszthelyi, Vescovo di Vac nonchè il Sig. Ivan Platthy, Direttore Generale della Sezione per le Chiese presso il Ministero della Cultura e dell'Educazione insieme ai rappresentanti di diverse Chiese e Religioni. Un cordiale benvenuto anche a voi, cari pellegrini di Budapest, Keszthely, Mezokövesd e Vac. Collaborate anche voi con quanti esercitano il sacerdozio ministeriale e con l'aiuto dei doni dello Spirito Santo siate attivi nei diversi campi della vita ecclesiale e dell'impegno pastorale. Con la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo! (Ai lituani:) Cari lituani! In questo mese di settembre si compie il primo anniversario della mia visita in Lituania e negli altri due Paesi Baltici. Spero con tutto il cuore che il ricordo dei nostri incontri e delle nostre fervide comuni preghiere non cesserà mai di contribuire alla crescita dei valori umani e spirituali in ciascuno di voi e nell'intera società lituana.

Sia lodato Gesù Cristo!

(Ai cechi:)

Do il benvenuto ai fedeli di Veligrad in Moravia e a tutti i pellegrini provenienti dalla Boemia e dalla Moravia. Sia lodato Gesù Cristo.

Oggi celebriamo la festa di San Matteo Apostolo ed Evangelista. La sua risposta alla vocazione da parte di Cristo continui ad illuminare la nostra vita cristiana: anche a noi Gesù ripete: "Seguimi!" (cfr. Mt 9,9).

Con questi voti vi benedico di cuore.

(Agli slovacchi:)

Saluto di cuore i pellegrini slovacchi da Michalovce e da Sala, da Bratislava e Lieskovec, da Presov, Lucenec e dintorni, come anche l'Unione cattolica da Trnava.

Cari fratelli e sorelle, mentre in molte regioni vi sono ancora sanguinosi scontri, a voi è stata data la possibilità di mettervi tranquillamente in pellegrinaggio verso Roma. Ringraziate Dio che nella vostra Patria regna le pace. Conservatela con vicendevole comprensione e perdono. Siate operatori di pace anche per le altre regioni e unitevi a me nella preghiera per la pace nel mondo.

Molto volentieri imparto a voi la mia Benedizione Apostolica con l'augurio che la vostra Patria possa continuare a svilupparsi nella pace. Sia lodato Gesù Cristo.

(Il Papa ha poi così salutato i fedeli di lingua italiana: )

Rivolgo ora un cordiale pensiero a tutti i pellegrini di lingua italiana, presenti a questa Udienza, in particolare, al gruppo di Maestri del Lavoro di Puglia e al gruppo di fedeli della Parrocchia Arcipretura "Santa Lucia" di Mistretta, che sono venuti per far benedire un'icona dedicata a "Santa Maria della Comunicazione".

Carissimi, vi esprimo la mia gratitudine per la vostra partecipazione ed auspico che il Signore accompagni sempre con la sua grazia le vostre aspirazioni e i vostri propositi.

Formulo un augurio tutto speciale agli studenti di filosofia e teologia del "Centro di Studi Superiori dei Legionari di Cristo" e del "Collegio Internazionale Maria Mater Ecclesiae", provenienti da diversi Continenti. Mentre assicuro un particolare ricordo nella preghiera perché possiate rispondere fedelmente alla chiamata del Signore, vi saluto con affetto insieme ai vostri superiori.

(Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli:)

La festa dell'evangelista San Matteo, che la Chiesa Universale celebra oggi, mi offre lo spunto per un pensiero ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Sappiate mettervi alla scuola del Vangelo, voi, giovani, che cercate di conoscere il Cristo e desiderate seguirlo. La parola del Vangelo offrirà a voi la possibilità di iniziare con Gesù un colloquio che non dovrete mai interrompere in nessuna fase della vostra crescita e della vostra maturazione.

La parola del Vangelo sarà di conforto per tutti voi, cari ammalati, che nel racconto della vita di Cristo incontrate i gesti di guarigione e di salvezza che Egli ha distribuito in tutto l'arco del suo ministero.

Voi, sposi novelli, potete trovare nelle parole di Cristo una guida sicura per fortificare nella vostra famiglia le virtù del sacramento coniugale: la fedeltà, l'unità, la fecondità nell'amore. E il Signore che vi esorta a costruire la vostra casa sulla ferma roccia della sua verità.

A tutti la mia Benedizione.





Catechesi 79-2005 7994