Catechesi 79-2005 61295

Mercoledi 6 Dicembre 1995: Ruolo della donna alla luce di Maria

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Aula Paolo VI -


1. Come ho già avuto modo di illustrare nelle precedenti catechesi, il ruolo affidato dal disegno divino di salvezza a Maria, illumina la vocazione della donna nella vita della Chiesa e della società, definendone la differenza rispetto all'uomo. Il modello costituito in Maria, infatti, mostra chiaramente ciò che è specifico della personalità femminile.

In tempi recenti, alcune correnti del movimento femminista, nell'intento di favorire l'emancipazione della donna, hanno mirato ad assimilarla in tutto all'uomo. Ma l'intenzione divina manifestata nella creazione, pur volendo la donna uguale all'uomo per dignità e valore, ne afferma nel contempo con chiarezza la diversità e la specificità. L'identità della donna non può consistere nell'essere una copia dell'uomo, essendo dotata di qualità e prerogative proprie, che le conferiscono una sua autonoma peculiarità, sempre da promuovere e da incoraggiare.

Queste prerogative e peculiarità della personalità femminile hanno raggiunto in Maria il pieno sviluppo. La pienezza della grazia divina infatti favoriva in lei ogni capacità naturale tipica della donna.

Il ruolo di Maria nell'opera della salvezza è totalmente dipendente da quello di Cristo. Si tratta di una funzione unica, richiesta dal compimento del mistero della Incarnazione: la maternità di Maria era necessaria per dare al mondo il Salvatore, vero Figlio di Dio, ma anche perfettamente uomo.

L'importanza della cooperazione della donna alla venuta di Cristo viene posta in evidenza nell'iniziativa di Dio che, mediante l'angelo, comunica alla Vergine di Nazaret il suo disegno di salvezza, affinché essa vi possa cooperare in modo consapevole e libero, esprimendo il proprio consenso generoso.

Si realizza qui il modello più alto della collaborazione responsabile della donna alla redenzione dell'uomo - di tutto l'uomo -, che costituisce il riferimento trascendente per ogni affermazione sul ruolo e la funzione della donna nella storia.


2. Nel realizzare tale sublime forma di cooperazione, Maria indica anche lo stile attraverso il quale la donna deve concretizzare la sua missione.

Di fronte all'annuncio dell'angelo, la Vergine non manifesta alcun atteggiamento di orgogliosa rivendicazione, né intende soddisfare personali ambizioni. Luca ce la presenta desiderosa soltanto di offrire il suo umile servizio con totale e fiduciosa disponibilità al disegno divino di salvezza. E' questo il senso della risposta: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (
Lc 1,38).

Non si tratta infatti di un'accoglienza puramente passiva, dal momento che il suo consenso viene dato solo dopo aver manifestato la difficoltà che nasce dal suo proposito di verginità, ispirato dalla volontà di appartenere più integralmente al Signore.

Ricevuta la risposta dell'angelo, Maria esprime immediatamente la sua disponibilità, conservando un atteggiamento di umile servizio.

E' l'umile, prezioso servizio che tante donne, sull'esempio di Maria, hanno offerto e continuano ad offrire nella Chiesa per lo sviluppo del regno di Cristo.


3. La figura di Maria ricorda alle donne di oggi il valore della maternità. Non sempre nel mondo contemporaneo si dà a tale valore l'opportuno ed equilibrato rilievo. In alcuni casi, la necessità del lavoro femminile per provvedere alle accresciute esigenze della famiglia e un erroneo concetto di libertà, che vede nella cura dei figli un ostacolo alla autonomia ed alle possibilità di affermazione della donna, hanno offuscato il significato della maternità per lo sviluppo della personalità femminile. In altri casi, al contrario, l'aspetto della generazione biologica diventa talmente rilevante da porre in ombra le altre significative possibilità che la donna ha di esprimere la sua innata vocazione ad essere madre.

In Maria, ci è dato di capire il vero significato della maternità che, all'interno del disegno divino di salvezza, raggiunge la sua dimensione più alta.

Per lei l'essere madre non solo dona alla personalità femminile, fondamentalmente orientata verso il dono della vita, il suo pieno sviluppo, ma costituisce, altresi, una risposta di fede alla vocazione propria della donna, che assume il suo valore più vero solo alla luce dell'alleanza con Dio (cfr. MD 19).


4. Guardando attentamente a Maria, noi scopriamo in lei anche il modello della verginità vissuta per il Regno.

Vergine per eccellenza, nel suo cuore ella ha maturato il desiderio di vivere in tale stato per raggiungere una intimità sempre più profonda con Dio.

Per le donne chiamate alla castità verginale, Maria, rivelando l'alto significato di così speciale vocazione, attira l'attenzione sulla fecondità spirituale che essa comporta nel piano divino: una maternità di ordine superiore, una maternità secondo lo Spirito (cfr. MD 21).

Il cuore materno di Maria, aperto a tutte le miserie umane, ricorda altresi alle donne che lo sviluppo della personalità femminile richiede l'impegno nella carità. Più sensibile ai valori del cuore, la donna mostra un'alta capacità di dono personale.

A quanti nella nostra epoca, propongono modelli egoistici per l'affermazione della personalità femminile, la figura luminosa e santa della Madre del Signore mostra come solo nel donarsi e nel dimenticarsi per gli altri è possibile raggiungere la realizzazione autentica del progetto divino sulla propria vita.

La presenza di Maria, pertanto, incoraggia nelle donne i sentimenti di misericordia e di solidarietà per le situazioni umane dolorose, e suscita la volontà di alleviare le pene di coloro che soffrono: i poveri, gli infermi e quanti hanno bisogno di soccorso.

In virtù del particolare legame con Maria, la donna nel corso della storia ha rappresentato spesso la vicinanza di Dio alle attese di bontà e di tenerezza dell'umanità ferita dall'odio e dal peccato, seminando nel mondo i germi di una civiltà che sa rispondere alla violenza con l'amore.




Mercoledi 13 Dicembre 1995: Presenza di Maria nel Concilio Vaticano II

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Aula Paolo VI -


1. Vorrei oggi soffermarmi a riflettere sulla particolare presenza della Madre della Chiesa in un evento ecclesiale che è sicuramente il più importante del nostro secolo: il Concilio Ecumenico Vaticano II, iniziato da Papa Giovanni XXIII, la mattina dell'11 ottobre 1962, e concluso da Paolo VI, l'8 dicembre 1965.

Una singolare intonazione mariana caratterizza in effetti l'Assise conciliare, sin dalla sua indizione. Già nella Lettera Apostolica "Celebrandi Concilii Oecumenici", il mio venerato predecessore, il Servo di Dio, Giovanni XXIII aveva raccomandato il ricorso alla potente intercessione di Maria, "Madre della grazia e patrona celeste del Concilio" (11 aprile 1961, AAS 53 (1961) 242].

Successivamente, nel 1962, nella festa della Purificazione di Maria, Papa Giovanni fissava l'apertura del Concilio all'11 ottobre, spiegando di aver scelto questa data in ricordo del grande Concilio di Efeso, che, proprio in tale data, aveva proclamato Maria "Theotokos", Madre di Dio (Motu proprio Concilium; AAS 54 (1962) 67-68]. Alla "Soccorritrice dei Cristiani, Soccorritrice dei Vescovi" il Papa affidava poi, nel discorso di apertura, il Concilio stesso implorando la sua materna assistenza per il felice compimento dei lavori conciliari (AAS 54 (1962) 795].

A Maria rivolgono espressamente il loro pensiero anche i Padri del Concilio che, nel messaggio al mondo, all'apertura delle sessioni conciliari, affermano: "Noi, successori degli Apostoli, tutti quanti uniti in preghiera con Maria, Madre di Gesù, formiamo un solo corpo apostolico" (Acta Synodalia, I,I,254), ricollegandosi in tal modo, nella comunione con Maria, alla Chiesa primitiva in attesa dello Spirito Santo (cfr.
Ac 1,14).


2. Nella seconda sessione del Concilio fu proposto di introdurre la trattazione sulla beata Vergine Maria nella Costituzione sulla Chiesa. Iniziativa che, anche se espressamente raccomandata dalla Commissione teologica, suscito diversità di pareri.

Alcuni, considerandola insufficiente per evidenziare la specialissima missione della Madre di Gesù nella Chiesa, sostenevano che solo un documento separato avrebbe potuto esprimerne la dignità, la preminenza, l'eccezionale santità e il ruolo singolare di Maria nella Redenzione operata dal Figlio.

Ritenendo, inoltre, Maria in un certo modo al di sopra della Chiesa, manifestavano il timore che la scelta di inserire la dottrina mariana nella trattazione sulla Chiesa, non mettesse sufficientemente in evidenza i privilegi di Maria, riducendo la sua funzione al livello degli altri membri della Chiesa (Acta Synodalia, II,III,338-342).

Altri, invece, si esprimevano in favore della proposta della Commissione teologica, mirante ad inserire in un unico documento l'esposizione dottrinale su Maria e sulla Chiesa. Secondo questi ultimi, tali realtà non potevano essere separate in un Concilio che, prefiggendosi la riscoperta della identità e della missione del Popolo di Dio, doveva mostrarne la connessione intima con Colei che è tipo ed esempio della Chiesa nella verginità e nella maternità. La Beata Vergine, infatti, nella sua qualità di membro eminente della Comunità ecclesiale, occupa un posto speciale nella dottrina della Chiesa. Inoltre, ponendo l'accento sul nesso fra Maria e la Chiesa, si rendeva più comprensibile ai cristiani della Riforma la dottrina mariana proposta dal Concilio (Acta Synodalia, II,III,343-345).

I Padri conciliari, animati dal medesimo amore per Maria, tendevano così a privilegiare, esprimendo posizioni dottrinali differenti, aspetti diversi della sua figura. Gli uni contemplavano Maria principalmente nel suo rapporto a Cristo, gli altri la consideravano piuttosto in quanto membro della Chiesa.


3. Dopo un confronto denso di dottrina e attento alla dignità della Madre di Dio ed alla sua particolare presenza nella vita della Chiesa, si decise di inserire la trattazione mariana all'interno del documento conciliare sulla Chiesa (cfr. AS II,III,627).

Il nuovo schema sulla Beata Vergine, elaborato per essere integrato nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, manifesta un reale progresso dottrinale. L'accento posto sulla fede di Maria e una preoccupazione più sistematica di fondare la dottrina mariana sulla Scrittura, costituiscono elementi significativi ed utili ad arricchire la pietà e la considerazione del popolo cristiano per la benedetta Madre di Dio.

Col passare del tempo, inoltre, i pericoli di riduzionismo, paventati da alcuni Padri, si sono rivelati infondati: la missione e i privilegi di Maria sono stati ampiamente riaffermati; la sua cooperazione al piano divino di salvezza è stata posta in rilievo; l'armonia di tale cooperazione con l'unica mediazione di Cristo è apparsa più evidente.

Per la prima volta, inoltre, il Magistero conciliare proponeva alla Chiesa una esposizione dottrinale sul ruolo di Maria nell'opera redentiva di Cristo e nella vita della Chiesa.

Dobbiamo, quindi, ritenere l'opzione dei Padri conciliari, rivelatasi molto feconda per il successivo lavoro dottrinale, una decisione veramente provvidenziale.


4. Nel corso delle sessioni conciliari, emerse il voto di molti Padri di arricchire ulteriormente la dottrina mariana con altre affermazioni sul ruolo di Maria nell'opera della salvezza. Il particolare contesto in cui si svolse il dibattito mariologico del Vaticano II non permise l'accoglienza di tali desideri, pur consistenti e diffusi, ma il complesso della elaborazione conciliare su Maria rimane vigorosa ed equilibrata e gli stessi temi, non pienamente definiti, hanno ottenuto significativi spazi nella trattazione complessiva.

Così, le esitazioni di alcuni Padri dinanzi al titolo di Mediatrice non hanno impedito al Concilio di usare una volta tale titolo, e di affermare in altri termini la funzione mediatrice di Maria dal consenso all'annuncio dell'angelo alla maternità nell'ordine della grazia (cfr. LG 62). Inoltre, il Concilio afferma la sua cooperazione "in modo tutto speciale" all'opera che restaura la vita soprannaturale delle anime (LG 61). Infine, anche se evita di usare il titolo di "Madre della Chiesa", il testo della "Lumen gentium" chiaramente sottolinea la venerazione della Chiesa verso Maria come Madre amantissima.

Dall'intera esposizione del Capitolo VIII della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, risulta chiaro che le cautele terminologiche non hanno intralciato l'esposizione di una dottrina di fondo molto ricca e positiva, espressione della fede e dell'amore per Colei che la Chiesa riconosce Madre e Modello della sua vita.

D'altro canto, i differenti punti di vista dei Padri, emersi nel corso del dibattito conciliare, si sono rivelati provvidenziali, perché fondendosi in armonica composizione hanno offerto alla fede ed alla devozione del Popolo cristiano una presentazione più completa ed equilibrata della mirabile identità della Madre del Signore e del suo ruolo eccezionale nell'opera della redenzione.

(Seguono i saluti ai malati, ai giovani e agli sposi novelli] (Durante l'udienza generale Giovanni Paolo II ha voluto esprimere il proprio incoraggiamento ai partecipanti al "Verice Umanitario" che si apre a Madrid il 14 dicembre. Queste le sue parole:] Domani, 14 dicembre, si terrà a Madrid un "Vertice Umanitario" con la partecipazione dell'Unione Europea e di alcuni dei principali organismi mondiali per gli aiuti umanitari. Scopo dell'incontro sarà di elaborare un documento comune per risvegliare la coscienza della comunità internazionale sui principi e le scelte che dovranno ispirare l'azione umanitaria nel prossimo decennio. Chiediamo al Signore di suscitare nei cuori di tutti profondi sentimenti di responsabile solidarietà davanti ai gravissimi problemi con cui si confrontano oggi milioni di uomini e donne, al fine di trovare soluzioni rispettose della loro dignità e dei loro diritti.




Mercoledi 20 Dicembre 1995: Prepararsi alla venuta di Cristo accogliendolo con cuore aperto e disponibile

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Aula Paolo VI -


Il Natale: la famiglia, la vita, l'innocenza, la pace, la gratuità




1. E' ormai vicino il Natale del Signore, al quale ci stiamo preparando durante questi giorni dell'Avvento. La solennità del Natale evoca ricordi di tenerezza e di bontà, suscitando sempre nuova attenzione per i valori umani fondamentali: la famiglia, la vita, l'innocenza, la pace, la gratuità.

Natale è la festa della famiglia che, riunita intorno al presepe ed all'albero, tradizionali simboli natalizi, si riscopre chiamata ad essere il santuario della vita e dell'amore. Natale è la festa dei bambini, perché svela "il senso pieno di ogni nascita umana, e la gioia messianica appare così fondamento e compimento della gioia per ogni bimbo che nasce" (
EV 1). La natività del Signore porta a riscoprire, altresi, il valore dell'innocenza invitando gli adulti a porsi alla scuola dei bambini per accostarsi con stupore e purezza di cuore alla culla del neonato Salvatore.

Natale è la festa della pace, perché "la pace vera scende per noi dal cielo" e "su tutta la terra i cieli stillano dolcezza" (Liturgia delle Ore, Ufficio delle Letture di Natale). Gli angeli cantano a Betlemme: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama!" (Lc 2,14). In questo tempo, che invita alla gioia, come non pensare con tristezza a quanti purtroppo, in tanti angoli del mondo, sono ancora coinvolti in tragedie immani? Quando potranno celebrare un vero Natale? Quando l'umanità potrà vivere il Natale in un mondo completamente riconciliato? Alcuni segnali di speranza, grazie a Dio, ci incoraggiano a proseguire instancabilmente nella ricerca della pace.

Il mio pensiero va naturalmente alla Bosnia dove l'accordo raggiunto, pur con limiti comprensibili e con sacrifici consistenti, costituisce un grande passo avanti nella strada della riconciliazione e della pace.

Natale poi è la festa dei doni: immagino la gioia di quanti, bambini e adulti, ricevendo un regalo natalizio, si sentiranno amati e impegnati a trasformarsi essi stessi in dono, come il Bambino che la Vergine Maria ci mostra nel presepio.


2. Ma queste considerazioni spiegano solo in parte il clima festoso e suggestivo del Natale. Com'è noto, per i credenti l'autentico fondamento della gioia di questa festa sta nel fatto che il Verbo eterno, immagine perfetta del Padre, si è fatto "carne", fragile bambino solidale con gli uomini deboli e mortali. In Gesù Dio stesso si è fatto vicino e rimane con noi, dono incomparabile da accogliere con umiltà nella vita di ogni giorno.

Nella nascita del Figlio di Dio dal grembo verginale di un'umile fanciulla, Maria di Nazaret, i cristiani riconoscono l'infinita condiscendenza dell'Altissimo verso l'uomo. Tale evento costituisce, insieme con la morte e risurrezione di Cristo, il culmine della storia.

Nella Lettera dell'apostolo Paolo ai Filippesi troviamo un inno a Cristo, col quale la Chiesa delle origini esprimeva la gratitudine e lo stupore di fronte al sublime mistero di Dio che si fa solidale con le vicende umane: "(Egli], pur essendo di natura divina, non considero un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spoglio se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,6-8).

Nel corso dei primi secoli, la Chiesa ha difeso con particolare tenacia questo Mistero da diverse eresie che, negando, di volta in volta, la vera umanità di Gesù, la sua reale figliolanza divina, la sua divinità, l'unità della sua Persona, tendevano a svuotarne l'eccezionale e sorprendente contenuto ed a svilire l'inusitato e consolante messaggio che esso reca all'uomo di tutti i tempi.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che "l'evento unico e del tutto singolare dell'Incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio e in parte uomo né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto veramente uomo, rimanendo veramente Dio. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo" (CEC 464).


3. Quale significato ha per noi l'evento straordinario della nascita di Gesù Cristo? Quale "buona notizia" ci reca? A quali traguardi ci sospinge? San Luca, l'evangelista del Natale, nelle parole ispirate di Zaccaria, ci presenta l'Incarnazione come la visita di Dio: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo" (Lc 1,68-69).

Ma che cosa produce nell'uomo la "visita di Dio"? La Sacra Scrittura testimonia che quando il Signore interviene porta salvezza e gioia, libera dall'afflizione, dona speranza, cambia in meglio la sorte di colui che è visitato, apre prospettive nuove di vita e di salvezza.

Il Natale è la visita di Dio per eccellenza: in questo evento, infatti, Egli si fa vicinissimo all'uomo nel suo Figlio Unigenito, che manifesta nel volto di un bambino la sua tenerezza per i poveri e i peccatori. Nel Verbo Incarnato è offerta agli uomini la grazia dell'adozione a figli di Dio. Luca si preoccupa di mostrare come l'evento della nascita di Gesù cambi veramente la storia e la vita degli uomini, soprattutto di quanti l'accolgono con cuore sincero: Elisabetta, Giovanni il Battista, i pastori, Simeone, Anna e soprattutto Maria sono testimoni delle meraviglie che Dio opera con la sua visita.

In Maria, in particolare, l'Evangelista presenta non solo un modello da seguire per accogliere Dio che ci viene incontro, ma anche le prospettive esaltanti che si aprono per chi, avendolo accolto, è chiamato a diventare, a sua volta, strumento della sua visita e annunciatore della sua salvezza: "Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo" esclama Elisabetta rivolta alla Vergine, che le reca in se stessa la visita di Dio (Lc 1,44). La medesima gioia pervade i pastori, i quali recatisi a Betlemme su invito dell'angelo e avendo visto il bambino con sua Madre, tornano "glorificando e lodando Dio" (Lc 2,20), perché sanno di essere stati visitati dal Signore.

Alla luce del Mistero che ci apprestiamo a celebrare, formulo a tutti l'augurio di accogliere in questo Natale, come Maria, Colui che viene a "visitarci dall'alto" (Lc 1,78), con cuore aperto e disponibile, per diventare strumenti della gioiosa visita di Dio per quanti incontriamo sul nostro quotidiano cammino.

(Seguono saluti ai giovani, ai malati e agli sposi novelli]





Mercoledì, 3 gennaio 1996: Scopo e metodo dell’esposizione della dottrina mariana

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1. Seguendo la Costituzione dogmatica “Lumen Gentium” che, nel capitolo VIII, ha inteso “illustrare attentamente sia la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo mistico, sia i doveri degli uomini redenti verso la Madre di Dio”, vorrei offrire in queste mie catechesi una sintesi essenziale della fede della Chiesa su Maria, pur riaffermando col Concilio di non volere “proporre una dottrina esauriente”, né “dirimere questioni dai teologi non ancora pienamente illustrate” (
LG 54).

È mio intento descrivere, innanzitutto, “la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico” (LG 54), ricorrendo ai dati della Scrittura e della Tradizione apostolica e tenendo conto dello sviluppo dottrinale che si è prodotto nella Chiesa fino ai nostri giorni.

Essendo, inoltre, il ruolo di Maria nella storia della salvezza strettamente collegato al mistero di Cristo e della Chiesa, non perderò di vista tali riferimenti essenziali che, offrendo alla dottrina mariana la giusta collocazione, permettono di scoprirne la vasta ed inesauribile ricchezza.

L’esplorazione del mistero della Madre del Signore è veramente molto ampia ed ha impegnato nel corso dei secoli molti pastori e teologi. Alcuni, nel tentativo di mettere in risalto gli aspetti centrali della mariologia, l’hanno talvolta trattata insieme alla cristologia o alla ecclesiologia. Ma, pur tenendo conto della sua relazione con tutti i misteri della fede, Maria merita una trattazione specifica che ne metta in evidenza la persona e la funzione nella storia della salvezza alla luce della Bibbia e della tradizione ecclesiale.

2. Sembra inoltre utile, seguendo le indicazioni conciliari, esporre accuratamente “i doveri degli uomini redenti verso la Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre degli uomini, specialmente dei fedeli” (LG 54).

Il ruolo assegnato a Maria dal disegno divino di salvezza richiede, infatti, ai cristiani non solo accoglienza ed attenzione, ma anche scelte concrete che traducano nella vita gli atteggiamenti evangelici di Colei che precede la Chiesa nella fede e nella santità. La Madre del Signore è destinata così ad esercitare un influsso speciale sul modo di pregare dei fedeli. La stessa liturgia della Chiesa ne riconosce il posto singolare nella devozione e nell’esistenza di ogni credente.

Occorre sottolineare che la dottrina e il culto mariano non sono frutti del sentimentalismo. Il mistero di Maria è una verità rivelata che s’impone all’intelligenza dei credenti ed esige da coloro che nella Chiesa hanno il compito dello studio e dell’insegnamento un metodo di riflessione dottrinale non meno rigoroso di quello usato in tutta la teologia.

Del resto, Gesù stesso aveva invitato i suoi contemporanei a non lasciarsi guidare dall’entusiasmo nel considerare sua madre, riconoscendo in Maria soprattutto colei che è beata perché ascolta la parola di Dio e la mette in pratica (cfr Lc 11,28).

Non solo l’affetto, ma soprattutto la luce dello Spirito deve guidarci a capire la Madre di Gesù e il suo contributo all’opera di salvezza.

3. Sulla misura e sull’equilibrio da salvaguardare nella dottrina come nel culto mariano, il Concilio esorta caldamente i teologi ed i predicatori della parola divina, “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione...” (LG 67).

Queste provengono da quanti incorrono in un atteggiamento massimalistico, che pretende di estendere sistematicamente a Maria le prerogative di Cristo e tutti i carismi della Chiesa.

È necessario, invece, salvaguardare sempre, nella dottrina mariana l’infinita differenza esistente fra la persona umana di Maria e la persona divina di Gesù. Attribuire a Maria il “massimo” non può diventare una norma della mariologia, che deve fare costante riferimento a quanto la Rivelazione testimonia circa i doni fatti da Dio alla Vergine a motivo della sua eccelsa missione.

Analogamente, il Concilio esorta teologi e predicatori ad “astenersi dalla grettezza di mente” (LG 67), cioè dal pericolo del minimalismo che può manifestarsi in posizioni dottrinali, in interpretazioni esegetiche e in atti di culto, tendenti a ridurre e quasi a vanificare l’importanza di Maria nella storia della salvezza, la sua verginità perpetua e la sua santità.

Conviene sempre evitare simili posizioni estreme in virtù di una coerente e sincera fedeltà alla verità rivelata, così come è espressa nella Scrittura e nella Tradizione apostolica.

4. Lo stesso Concilio ci offre un criterio che permette di discernere l’autentica dottrina mariana: “Nella Chiesa, Maria occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi” (LG 54).

Il posto più alto: dobbiamo scoprire questa altezza conferita a Maria nel mistero della salvezza. Si tratta, però, di una vocazione totalmente riferita a Cristo.

Il posto più vicino a noi: la nostra vita è profondamente influenzata dall’esempio e dall’intercessione di Maria. Dobbiamo però interrogarci sul nostro sforzo di essere vicini a lei. L’intera pedagogia della storia della salvezza ci invita a guardare alla Vergine. L’ascesi cristiana di ogni epoca invita a pensare a lei come a modello di perfetta adesione alla volontà del Signore. Modello eletto di santità, Maria guida i passi dei credenti nel cammino verso il Paradiso.

Mediante la sua prossimità alle vicende della nostra storia quotidiana Maria ci sostiene nelle prove, ci incoraggia nelle difficoltà, sempre additandoci la meta dell’eterna salvezza. Emerge in tal modo sempre più evidente il suo ruolo di Madre: Madre del suo Figlio Gesù, Madre tenera e vigile per ognuno di noi, ai quali dalla Croce il Redentore l’ha affidata perché l’accogliessimo come figli nella fede.

Saluti

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Ai gruppi provenienti da diverse diocesi italiane

Rivolgo un saluto cordiale al Legionari di Cristo, che oggi hanno voluto essere presenti con tutta la loro Comunità di Roma. Carissimi, il mistero dell'Incarnazione celebrato in questo tempo liturgico vi illumini nel cammino della fedeltà a Cristo. Come Maria, sappiate custodire, meditare e seguire il Verbo che a Betlemme si è fatto carne, per diffonderne con generosità l'universale messaggio salvifico.

Un pensiero speciale va poi ai vari gruppi parrocchiali, in particolare ai fedeli di San Giorgio Martire in Liveri, che affido alla protezione della Madonna, da loro venerata col titolo di santa Maria a Parete, a quelli del Buon Pastore in Sottomarina, per i quali benedico la prima pietra della nuova chiesa, e ai fanciulli del Ventinovesimo « Canarino d'oro » della parrocchia di Santa Maria in Calisese, che esorto a perseverare nella fedele adesione a Gesù e nel generoso sostegno alla diffusione del suo Vangelo.

A tutti i pellegrini di lingua italiana presenti a questa prima Udienza generale del 1996 porgo un fervido augurio di pace e di bene per il nuovo anno.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Mi rivolgo infine ai malati, agli sposi novelli ed ai giovani, tra i quali saluto gli studenti appartenenti al movimento di Comunione e Liberazione venuti da Cesena, Busto Arsizio e Gallarate.

A voi, cari giovani, auguro di saper considerare ogni giorno come un dono di Dio, un'occasione provvidenziale per accogliere la sua Parola e metterla in pratica; per voi, cari malati, il nuovo anno porti consolazione nel corpo e nello spirito; e voi, cari sposi novelli, possiate imitare la Santa Famiglia di Nazaret realizzando un'autentica comunità di vita e d'amore.



Mercoledì, 10 gennaio 1996: Maria in prospettiva trinitaria

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1. Il capitolo VIII della Costituzione Lumen Gentium indica nel mistero di Cristo il riferimento necessario e imprescindibile della dottrina mariana. Significative sono, in proposito, le prime parole del Proemio: “Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, quando venne la pienezza del tempo, mandò il suo Figlio, nato da donna... affinché ricevessimo l’adozione in figliuoli (
Ga 4,4-5)” (LG 52). Questo Figlio è il Messia, atteso dal popolo dell’Antica Alleanza, mandato dal Padre in un momento decisivo della storia, la “pienezza del tempo” (Ga 4,4), che coincide con la sua nascita nel nostro mondo da una donna. Colei che ha introdotto nell’umanità il Figlio eterno di Dio non potrà mai essere separata da Colui che si trova al centro del disegno divino attuato nella storia.

Il primato di Cristo è manifestato nella Chiesa, suo mistico Corpo: in essa infatti “i fedeli aderiscono a Cristo Capo e sono in comunione con tutti i suoi santi” (cfr LG 52). È Cristo che attrae a sé tutti gli uomini. Essendo, nel suo ruolo materno, intimamente unita a suo Figlio, Maria contribuisce ad orientare verso di lui lo sguardo e il cuore dei credenti.

Ella è la via che conduce a Cristo: infatti, Colei che “all’annuncio dell’angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio” (LG 53) ci mostra come accogliere nella nostra esistenza il Figlio disceso dal cielo, educandoci a fare di Gesù il centro e la “legge” suprema della nostra esistenza.

2. Maria ci aiuta, altresì, a scoprire, all’origine di tutta l’opera della salvezza, l’azione sovrana del Padre che chiama gli uomini a diventare figli nell’unico Figlio. Evocando le bellissime espressioni della Lettera agli Efesini: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ep 2,4), il Concilio attribuisce a Dio il titolo di “misericordiosissimo”: il Figlio “nato da donna” appare, così, come frutto della misericordia del Padre, e fa capire meglio come questa Donna sia “madre di misericordia”.

Nel medesimo contesto, il Concilio chiama pure Dio “sapientissimo”, suggerendo una particolare attenzione allo stretto legame esistente fra Maria e la sapienza divina che, nel suo arcano disegno, ha voluto la maternità della Vergine.

3. Il testo conciliare ci ricorda altresì il singolare vincolo che unisce Maria allo Spirito Santo, con le parole del Simbolo Niceno-costantinopolitano che recitiamo nella Liturgia eucaristica: “Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo, e si incarnò per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine”.

Esprimendo l’immutata fede della Chiesa, il Concilio ci ricorda che la prodigiosa incarnazione del Figlio è avvenuta nel seno della Vergine Maria senza concorso di uomo, per opera dello Spirito Santo.

Il Proemio del capitolo VIII della Lumen Gentium indica, così, nella prospettiva trinitaria una dimensione essenziale della dottrina mariana. Tutto, infatti, viene dalla volontà del Padre, che ha inviato il Figlio nel mondo, manifestandolo agli uomini e costituendolo Capo della Chiesa e centro della storia. Si tratta di un disegno che si è compiuto con l’Incarnazione, opera dello Spirito Santo, ma con il concorso essenziale di una donna, Maria Vergine, entrata così ad essere parte integrante nella economia della comunicazione della Trinità al genere umano.

4. La triplice relazione di Maria con le Persone divine è ribadita con parole precise anche nella illustrazione del tipico rapporto che lega la Madre del Signore alla Chiesa: “È insignita del sommo officio e dignità di Madre del Figlio di Dio, e perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo” (LG 53).

La dignità fondamentale di Maria è quella di “Madre del Figlio”, che viene espressa nella dottrina e nel culto cristiano con il titolo di “Madre di Dio”.

Si tratta di una qualifica sorprendente, che manifesta l’umiltà del Figlio unigenito di Dio nella sua Incarnazione, e, in connessione con questa, il sommo privilegio concesso alla creatura chiamata a generarlo nella carne.

Madre del Figlio, Maria è “figlia prediletta del Padre” in modo unico. A lei è concessa una somiglianza del tutto speciale tra la sua maternità e la paternità divina.

E ancora: ogni cristiano è “Tempio dello Spirito Santo”, secondo l’espressione dell’apostolo Paolo (1Co 6,19). Ma questa affermazione assume un significato eccezionale in Maria: in lei, infatti, la relazione con lo Spirito Santo si arricchisce della dimensione sponsale. L’ho ricordato nella Enciclica Redemptoris Mater: “Lo Spirito Santo è già sceso su di lei, che è diventata la fedele sua sposa nella annunciazione, accogliendo il Verbo di Dio vero...” (RMA 26).

5. La relazione privilegiata di Maria con la Trinità le conferisce pertanto una dignità che supera di molto quella di tutte le altre creature. Lo ricorda espressamente il Concilio: per questo “dono di grazia esimia” Maria “precede di gran lunga tutte le altre creature” (LG 53). Eppure, tale dignità altissima non impedisce che Maria sia solidale con ciascuno di noi. Prosegue infatti la Costituzione Lumen Gentium: “Insieme però è congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza” ed è stata “redenta in modo sublime in considerazione dei meriti del Figlio suo” (LG 53).

Emerge qui il significato autentico dei privilegi di Maria e dei suoi rapporti eccezionali con la Trinità: essi hanno lo scopo di renderla idonea a cooperare alla salvezza del genere umano. La grandezza incommensurabile della Madre del Signore rimane, pertanto, un dono dell’amore di Dio a tutti gli uomini. Proclamandola “beata” (Lc 1,48), le generazioni esaltano le “grandi cose” (Lc 1,49) che l’Onnipotente ha fatto in lei per l’umanità “ricordandosi della sua misericordia” (Lc 1,54).

Saluti:

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Ai gruppi di lingua italiana

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le Religiose, i gruppi parrocchiali e i bambini.

Sono lieto di accogliere i dirigenti, gli artisti ed il personale del Circo « Moira Orfei », che incoraggio a tenere viva la tradizione circense, portatrice di un sano divertimento, apprezzato dalle diverse generazioni. Auguro loro di vivere in serena armonia come una grande famiglia e di coltivare sempre la dimensione spirituale della vita.

Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

Il mi? pensiero si rivolge infin? ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Nell'auspicare che quello da poco iniziato sia un anno di grazia e di serenità, invito voi giovani ad operare sempre nella novità di vita che ci indica il Figlio di Dio, incarnatosi per salvare l'uomo; esorto voi malati a rinnovare la vostra adesione a Cristo, coscienti che le sofferenze, se unite al Redentore, contribuiscono efficacemente alla santificazione vostra e di tanti fratelli. Il modello della Santa Famiglia di Nazaret sia per voi sposi novelli un esempio per edificare la vostra famiglia nell'amore, nel rispetto della vita, nella generosa apertura agli altri, specialmente ai più bisognosi.

A tutti, di cuore, imparto la mia Benedizione.





Catechesi 79-2005 61295