Catechesi 79-2005 12397

Mercoledì 12 marzo 1997: La partecipazione di Maria alla vita pubblica del Figlio

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(Lettura:
Mc 3,32-35)

1. Il Concilio Vaticano II, dopo aver ricordato l'intervento di Maria alle nozze di Cana, sottolinea la sua partecipazione alla vita pubblica di Gesù: "Durante la predicazione di Lui raccolse le parole, con le quali il Figlio, esaltando il Regno al di sopra dei rapporti e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la Parola di Dio (cfr Mc 3,35 Lc 11,27-28) come essa fedelmente faceva (cfr Lc 2,19 Lc 51)" (Lumen Gentium LG 58).

L'inizio della missione di Gesù ha segnato anche il suo distacco dalla Madre, la quale non sempre ha seguito il Figlio durante il suo peregrinare per le strade della Palestina. Gesù ha scelto deliberatamente la separazione dalla Madre e dagli affetti familiari, come si evince dalle condizioni che pone ai suoi discepoli per seguirlo e per dedicarsi all'annunzio del Regno di Dio.

Ciò nonostante, Maria ha ascoltato talvolta la predicazione del Figlio. Si può supporre che essa fosse presente nella Sinagoga di Nazaret, quando Gesù, dopo aver letto la profezia d'Isaia, ne commentò il testo, applicando a se stesso il contenuto (cfr Lc 4,18-30). Quanto deve aver sofferto in tale occasione, dopo aver condiviso lo stupore generale per le "parole di grazia che uscivano dalla sua bocca" (Lc 4,22), nel constatare la dura ostilità dei concittadini che cacciarono Gesù dalla Sinagoga e tentarono perfino di ucciderlo! Dalle parole dell'evangelista Luca emerge la drammaticità di quel momento: "Si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma Egli, passando in mezzo a loro, se ne andò" (Lc 4,29-30).

Dopo quell'evento, Maria, intuendo che ci sarebbero state altre prove, confermò ed approfondì la sua totale adesione alla Volontà del Padre, offrendo a Lui la sua sofferenza di madre e la sua solitudine.

2. Stando ai Vangeli, Maria ha avuto modo di ascoltare suo Figlio anche in altre circostanze. Anzitutto a Cafarnao, dove Gesù si reca, dopo le nozze di Cana, "insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli" (Jn 2,12). Inoltre, è probabile che lo abbia potuto seguire anche a Gerusalemme, in occasione della Pasqua, nel Tempio, che Gesù qualifica come casa del Padre suo, per la quale Egli arde di zelo (cfr Jn 2,16-17). Ella, poi, si trova tra la folla, allorché non riuscendo ad avvicinarsi a Gesù, lo sente rispondere a chi gli annunzia la presenza sua e dei parenti: "Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21).

Con tale espressione il Cristo, pur relativizzando i legami familiari, rivolge un grande elogio alla Madre, affermando un vincolo ben più alto con Lei. Maria, infatti, ponendosi in ascolto del Figlio, accoglie tutte le sue parole e le mette fedelmente in pratica.

Si può pensare che Maria, pur non seguendo Gesù nel suo cammino missionario, si sia informata sullo svolgimento dell'attività apostolica del Figlio, raccogliendo con amore e trepidazione le notizie sulla sua predicazione dalla bocca di coloro che lo avevano incontrato.

La separazione non significava lontananza del cuore, come pure non impediva alla madre di seguire spiritualmente il Figlio, conservando e meditando il suo insegnamento, come già aveva fatto nella vita nascosta di Nazaret. La sua fede, infatti, le permetteva di cogliere il significato delle parole di Gesù prima e meglio dei suoi discepoli, che spesso non comprendevano i suoi insegnamenti e specialmente i riferimenti alla futura Passione (cfr Mt 16,21-23 Mc 9,32 Lc 9,45).

3. Maria, seguendo da lontano le vicende del Figlio, partecipa al suo dramma di sentirsi rifiutato da una parte del popolo eletto. Manifestatosi sin dalla sua visita a Nazaret, tale rifiuto diventa sempre più visibile nelle parole e negli atteggiamenti dei capi del popolo.

In questo modo, la Vergine sarà spesso venuta a conoscenza di critiche, insulti e minacce rivolte a Gesù. Anche a Nazaret, sarà stata più volte ferita dall'incredulità di parenti e conoscenti, che tenteranno di strumentalizzare Gesù (cfr Jn 7,2-5) o di interromperne la missione (cfr Mc 3,21).

Attraverso queste sofferenze sopportate con grande dignità e nel nascondimento, Maria condivide l'itinerario di suo Figlio "verso Gerusalemme" (Lc 9,51) e, sempre più unita a Lui nella fede, nella speranza e nell'amore, coopera alla salvezza.

4. La Vergine diviene così un esempio per coloro che accolgono la parola di Cristo. Credendo sin dall'Annunciazione al messaggio divino e aderendo pienamente alla Persona del Figlio, Ella ci insegna a metterci in fiducioso ascolto del Salvatore, per scoprire in Lui la Parola divina che trasforma e rinnova la nostra vita. La sua esperienza ci incoraggia, altresì, ad accettare le prove e le sofferenze derivanti dalla fedeltà a Cristo, tenendo lo sguardo fisso alla beatitudine promessa da Gesù a coloro che ascoltano e custodiscono la sua Parola.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua svedese

Dio chiama tutti i cristiani ad essere una cosa sola.

Così possiamo insieme mostrare ai nostri contemporanei la via che porta a Gesù, l'unico Salvatore degli uomini.

Dio benedica voi e tutta la Svezia!

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Saluto cordialmente Voi, cari pellegrini di Budapest. Secondo le parole di Maria, Madre di Dio, facciamo anche noi tutto quello che Cristo ci dice, specialmente nel nostro cammino quaresimale. Il Signore ci aiuti a prepararci con penitenza e fede viva alla festa di pasqua. Ciò chiedo per voi, per i vostri cari e per i fratelli in patria con la mia preghiera e con la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Ora mi rivolgo ai cari pellegrini della Repubblica Ceca. Sia lodato Gesù Cristo!

Sono lieto di vedervi riuniti qui a Roma, presso la Cattedra di Pietro. Mi auguro che da questo pellegrinaggio riportiate anche nelle vostre famiglie e comunità un arricchimento di fede e un maggiore amore e fedeltà alla Chiesa universale.

Con questi voti vi accompagni la mia Apostolica Benedizione!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto cordialmente i fedeli della Parrocchia della Santissima Trinità di Zagabria unitamente al loro parroco, come pure i Docenti, Educatori e Studenti del Collegio e Liceo Classico di Pazin. Benvenuti!

Vi auguro, carissimi, di proseguire il vostro cammino quaresimale in modo da poter celebrare con piena gioia la Pasqua, annunziando la salvezza che Gesù Cristo ha portato all'umanità intera.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie.

Siano lodati Gesù e Maria!
* * *


Rivolgo ora un particolare saluto ai partecipanti al Pellegrinaggio "Via Catharinae" promosso dalla Famiglia Domenicana nel 650deg. anniversario della nascita di santa Caterina da Siena. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per la vostra presenza ed auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio, in vista anche del Grande Giubileo dell'Anno 2000, contribuisca a far meglio conoscere la specificità della spiritualità cateriniana e rafforzi in tutti voi l'amore che la Santa aveva per la Chiesa.

Saluto poi il gruppo di sacerdoti e di studenti di teologia, provenienti da varie nazioni, appartenenti al Movimento dei Focolari, che partecipano ad un incontro a Loppiano. Carissimi, nell'augurarvi che questa esperienza fortifichi la vostra fede, prego il Signore perché possiate impegnarvi sempre più con generosità nel realizzare il comandamento dell'Amore che Egli ci ha lasciato come suo testamento.

Saluto altresì i numerosi gruppi di studenti con un pensiero speciale a quelli della Diocesi di Teggiano-Policastro, accompagnati dal Vescovo Monsignor Bruno Schettino, venuti a Roma nel corso del loro Sinodo Diocesano. Carissimi, confido che l'importante evento, che state celebrando, conduca ciascuno di voi ad avvicinarsi maggiormente a Cristo e ad imitarlo con sempre crescente fedeltà.

Rivolgo infine un cordiale saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. In questo tempo di Quaresima, proseguiamo carissimi, con impegno il cammino verso la Pasqua, mistero centrale della nostra fede.

Invito voi, cari giovani, a testimoniare con fede gioiosa la vita che scaturisce dalla croce di Cristo.

A voi, cari ammalati, auguro di tenere fisso lo sguardo su Gesù crocifisso e risorto per saper vivere la prova del dolore come atto di amore.

E voi, cari sposi novelli, imitando la fedeltà di Cristo nei confronti della sua Chiesa, sappiate fare sempre della vostra esistenza un dono reciproco e responsabile".

Ancora voglio salutare il Coro "Tre Monti", di Montecchia di Crosara (Verona).




Solennità di San Giuseppe, Mercoledì 19 Marzo 1997

Catechesi sul lavoro, fondamentale dimensione dell'esistere umano

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1. L'odierna solennità ci invita a contemplare la particolare esperienza di fede di san Giuseppe accanto a Maria ed a Gesù.

La Chiesa propone Giuseppe alla venerazione dei fedeli come il credente pienamente disponibile alla volontà divina, come l'uomo capace di un amore casto e sublime verso la sua sposa, Maria, e come l'educatore pronto a servire nel bambino Gesù il misterioso progetto di Dio.

La tradizione, in particolare, ha visto in lui il lavoratore."Non è egli forse il figlio del carpentiere?" (
Mt 13,55), esclamano gli abitanti di Nazaret di fronte ai prodigi operati da Gesù. Per loro, egli è soprattutto il falegname del villaggio, colui che nel lavoro esprime se stesso, realizzandosi davanti a Dio nel servizio ai fratelli. Anche la comunità cristiana ha considerato esemplare la vicenda di san Giuseppe per tutti coloro che sono impegnati nel vasto e complesso mondo del lavoro. Proprio per questo la Chiesa ha voluto affidare alla sua celeste protezione i lavoratori, proclamandolo loro patrono.

2. La Chiesa si rivolge al mondo del lavoro contemplando la bottega di Nazaret, santificata dalla presenza di Gesù e di Giuseppe. Essa vuole promuovere la dignità dell'uomo di fronte agli interrogativi ed ai problemi, ai timori ed alle speranze connessi con l'attività lavorativa, fondamentale dimensione dell'esistere umano. Essa sa che suo compito è quello "di richiamare sempre la dignità e i diritti degli uomini del lavoro e di stigmatizzare le situazioni in cui essi vengono violati, e di contribuire ad orientare questi cambiamenti, perché si avveri un autentico progresso dell'uomo e della società" (Giovanni Paolo II, Laborem exercens LE 1).

Di fronte alle insidie presenti in certe manifestazioni della cultura e dell'economia del nostro tempo, la Chiesa non cessa di annunciare la grandezza dell'uomo, immagine di Dio, e il suo primato nella creazione. Realizza tale missione principalmente attraverso la dottrina sociale, che "ha di per sé il valore di uno strumento di evangelizzazione"; è infatti dottrina che "annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo ad ogni uomo e, per la medesima ragione, rivela l'uomo a se stesso. In questa luce si occupa dei diritti umani" (Giovanni Paolo II, Centesimus annus CA 54).

La Chiesa ricorda a quanti tentano di affermare il predominio della tecnica, riducendo l'uomo a "merce" o strumento di produzione, che "il soggetto proprio del lavoro rimane l'uomo", poiché nel piano divino "il lavoro è «per l'uomo», e non l'uomo «per il lavoro»" (Laborem exercens LE 5-6).

Per lo stesso motivo, essa contrasta altresì le pretese del capitalismo proclamando "il principio della priorità del lavoro nei confronti del capitale", poiché l'attività umana è "sempre una causa efficiente primaria, mentre il capitale, essendo l'insieme dei mezzi di produzione, rimane solo uno strumento o la causa strumentale" del processo di produzione (Laborem exercens LE 12).

3. Questi principi, mentre ribadiscono la condanna per ogni forma di alienazione nell'attività umana, risultano particolarmente attuali di fronte al grave problema della disoccupazione, che oggi investe milioni di persone. Essi rivelano nel diritto al lavoro la moderna garanzia della dignità dell'uomo che, senza un lavoro degno, è privo delle condizioni sufficienti per lo sviluppo adeguato della sua dimensione personale e sociale. La disoccupazione infatti crea in chi ne è vittima una grave situazione di emarginazione ed un penoso stato di umiliazione.

Il diritto al lavoro deve pertanto coniugarsi con quello alla libertà di scelta della propria attività. Queste prerogative, tuttavia, non vanno intese in senso individualistico, ma in riferimento alla vocazione al servizio e alla collaborazione con gli altri. La libertà non si esercita moralmente senza considerare la relazione e la reciprocità con altre libertà. Queste vanno intese non tanto come limite, ma come condizioni dello sviluppo della libertà individuale, e come esercizio del dovere di contribuire alla crescita di tutta la società.

Il lavoro è, quindi, un diritto innanzitutto perché è un dovere, che nasce dalle relazioni sociali dell'uomo. Esso esprime la vocazione dell'uomo al servizio ed alla solidarietà.

4. La figura di san Giuseppe richiama l'urgente necessità di dare un'anima al mondo del lavoro. La sua vita, segnata dall'ascolto di Dio e dalla familiarità con Cristo, si presenta come sintesi armonica di fede e di vita, di autorealizzazione personale e di amore per i fratelli, di impegno quotidiano e di fiducia nel futuro.La sua testimonianza ricorda a quanti lavorano che, solo accogliendo il primato di Dio e la luce che proviene dalla croce e dalla resurrezione di Cristo, potranno realizzare le condizioni di un lavoro degno dell'uomo e trovare nella fatica quotidiana "un barlume della vita nuova, del nuovo bene, quasi come un annuncio «dei cieli nuovi e di una terra nuova», i quali proprio mediante la fatica del lavoro vengono partecipati dall'uomo e dal mondo" (Laborem exercens LE 27).

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua danese

Cari giovani nordici!

Spero che la vostra visita qui a Roma sia una buona preparazione per la festa Pasquale.

Buona Pasqua a voi e alle vostre famiglie.

Dio benedica tutti voi a tutta la Danimarca e la Norvegia.

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto agli studenti della Facoltà di Teologia, di Olomouc.

Carissimi, vi invito ad imitare l'esempio di San Giuseppe, il quale ha vissuto accanto a Gesù e Maria con pronta disponibilità e generosa attenzione.

Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Con affetto saluto i pellegrini slovacchi da Spišský Štiavnik e da Poprad.

Cari fratelli e sorelle, vi auguro di cuore che il vostro pellegrinaggio a Roma serva al rafforzamento della vostra fede. Perché la fede in Dio indica la direzione giusta alla nostra esistenza. Imparate dall'esempio di San Giuseppe, l'uomo giusto, l'uomo laborioso, l'uomo di fede. Che la fede in Dio sia la luce e la forza anche per le vostre famiglie e per tutte le famiglie in Slovacchia.

Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto i pellegrini croati qui presenti, e in particolare il gruppo di studenti universitari di Osijek.

Carissimi, nell'augurarvi che possiate conoscere ed amare sempre più Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, volentieri invoco su di voi la pienezza della benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare alla delegazione nazionale della "Fiaccola Benedettina" della pace. Auspico che quest'iniziativa, animata dal motto "pro Europa una", nel ricordo di san Benedetto patrono d'Europa, contribuisca a formare nel nostro continente una coscienza attenta alla solidarietà ed alla cultura della pace.

Saluto il gruppo di Ufficiali, Sottufficiali ed Allievi del Centro Militare Veterinario di Grosseto, ringraziandoli per la loro presenza.

Rivolgo, poi, un affettuoso pensiero ai bambini bielorussi, ospiti della Parrocchia Santa Maria Intemerata, di Lariano (Roma). Il Signore protegga voi, cari bambini, e quanti vi hanno accolto.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Carissimi, l'odierna liturgia ci presenta in san Giuseppe l'uomo sempre disponibile a compiere la volontà di Dio.

Esorto voi ad imitarlo, cari giovani, perché possiate corrispondere generosamente ai desideri del Signore e prepararvi con serietà e fiducia a servire la vita con gioia.

San Giuseppe aiuti voi, cari malati, a cogliere nella sofferenza l'occasione per cooperare all'amore di Dio che conduce l'uomo alla salvezza.

E formulo per voi, cari sposi novelli, l'augurio di un amore casto e fecondo, che si nutre dell'ascolto di Dio e della preghiera.




Mercoledì Santo, 26 marzo 1997

Triduo Pasquale - Giovanni Paolo II pellegrino a Gerusalemme

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1. «Vexilla Regis prodeunt / fulget Crucis mysterium . . .».

Siamo nella Settimana Santa, giorni nei quali veneriamo il mistero della Croce. La Chiesa proclama con immensa commozione l'antico inno liturgico, trasmesso di generazione in generazione, e ripetuto nei secoli dai credenti. La «Settimana Santa», centro dell'Anno Liturgico, ci fa rivivere gli avvenimenti fondamentali della Redenzione legati alla morte e risurrezione di Gesù. Sono giorni commoventi e toccanti, colmi di una speciale atmosfera che investe tutti i cristiani. Giorni di silenzio interiore, di preghiera intensa e di profonda meditazione sugli eventi straordinari che hanno cambiato la storia dell'umanità e danno valore autentico alla nostra esistenza.

Oggi, alla vigilia del Sacro Triduo, desidero recarmi insieme a voi in pellegrinaggio, con la mente ed il cuore, a Gerusalemme. La liturgia stessa dei prossimi giorni ci guiderà: ci introdurrà nel Cenacolo, ci porterà sul Calvario ed infine davanti al Sepolcro nuovo scavato nella roccia.

2. Il Giovedì Santo troveremo nel Cenacolo di Gerusalemme del pane e del vino. Questo giorno ci riporta all'istituzione dell'Eucaristia, dono supremo dell'amore di Dio nel suo progetto di redenzione. L'apostolo Paolo, scrivendo ai Corinti negli anni 53-56, confermava i primi cristiani nella verità del «mistero eucaristico», comunicando loro quanto egli stesso aveva appreso: «Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: 'Questo è il mio corpo, che è per voi: fate questo in memoria di me'. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice, dicendo: 'Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me'» (
1Co 11,23-26).

Queste parole manifestano con chiarezza l'intenzione di Cristo: sotto le specie del pane e del vino Egli si rende presente col suo corpo "dato" e col suo sangue "versato" quale sacrificio della Nuova Alleanza. Al tempo stesso, Egli costituisce gli Apostoli e i loro successori ministri di questo Sacramento, che consegna alla sua Chiesa come prova suprema del suo amore.

Ecco il contenuto essenziale del Giovedì Santo. Ci conceda il Figlio di Dio di vivere questo giorno secondo le parole della bella preghiera bizantina: "O Figlio di Dio, fammi oggi partecipe della tua mistica Cena: io non svelerò il Mistero ai tuoi nemici, né ti darò il bacio di Giuda, ma come il buon ladrone ti confesserò: Ricordati di me, o Signore, quando sarai nel tuo Regno!" (Liturgia di San Basilio del Giovedì Santo, Canto alla Comunione).

3. Il Venerdì Santo contempleremo sul Calvario la Croce. "Ecce lignum Crucis . . .", "Ecco il legno della Croce, a cui fu appeso Cristo, Salvatore del mondo". Rivivremo i "misteri dolorosi" della passione e morte di Gesù. Di fronte al Crocifisso ricevono drammatica rilevanza le parole da Lui pronunciate nel corso dell'Ultima Cena: «Questo è il sangue mio dell'alleanza, che è sparso per molti, in remissione dei peccati» (cfr Mc 14,24 Mt 26,28 Lc 22,20). Gesù ha voluto offrire la sua vita in sacrificio per la remissione dei peccati dell'umanità, scegliendo a tal fine la morte più crudele ed umiliante, la crocifissione. Come di fronte all'Eucaristia, così di fronte alla passione e morte di Gesù in Croce il mistero si fa insondabile per la ragione umana. La salita al Calvario è stata una indescrivibile sofferenza, sfociata nel terribile supplizio della crocifissione. Quale mistero! Iddio, fattosi uomo, soffre per salvare l'uomo, caricandosi di tutta la tragedia dell'umanità.

Il Venerdì Santo ci fa pensare al continuo succedersi di prove nella storia, tra le quali non possiamo dimenticare le tragedie dei nostri giorni. Come non ricordare a questo proposito le drammatiche vicende che ancor oggi insanguinano alcune nazioni del mondo? La passione del Signore continua nella sofferenza degli uomini. Continua particolarmente nel martirio di sacerdoti, religiose, religiosi e laici impegnati in prima fila nell'annuncio del Vangelo. Proprio l'altro ieri abbiamo celebrato la "giornata di preghiera e di digiuno per i missionari martiri": la Comunità cristiana è invitata a meditare su tali eroiche testimonianze e a ricordare nella preghiera questi fratelli e sorelle che con la vita hanno pagato il prezzo della loro fedeltà a Cristo.

Il cristiano deve imparare a portare la sua croce con umiltà, fiducia e abbandono alla volontà di Dio, trovando sostegno e conforto, in mezzo alle tribolazioni della vita, nella Croce di Cristo. Che il Padre ci conceda in ogni momento difficile di poter pregare: "Adoramus Te, Christe, et benedicimus tibi . . . ", "Ti adoriamo, o Cristo, e Ti benediciamo, perché con la tua santa Croce hai redento il mondo".

4. E dopo l'attesa del Sabato Santo, sperimenteremo la gioia della Santa Pasqua. Il Triduo Sacro si conclude nel radioso «mistero glorioso» della risurrezione di Cristo. Egli aveva predetto: «Il terzo giorno risorgerò!». E' la vittoria definitiva della vita sulla morte.

La più solenne e la più grande delle celebrazioni cristiane, la Veglia pasquale, avverrà di notte. Una notte di attesa... ricca di luce: la notte del fuoco benedetto, la notte dell'acqua battesimale, la notte del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia. Notte di Pasqua, di passaggio: il passaggio di Cristo dalla morte alla vita; il nostro passaggio dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio. Lo Spirito Santo ci conceda l'esultanza delle donne discepole del Signore, che - come pone in evidenza la liturgia bizantina - dissero agli Apostoli: "E' stata sconfitta la morte; Cristo Dio è risorto elargendo al mondo la sua grande misericordia!" (Liturgia bizantina, Tropario del Sabato Santo, tono IV).

Ci accompagni in questo itinerario spirituale la Vergine Santissima, Lei che seguì Gesù nella sua passione e fu presente sotto la Croce alla sua morte. Ci introduca Maria nel mistero pasquale, perché con Lei possiamo sperimentare la letizia e la pace della Pasqua.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Adesso vorrei dare il benvenuto ai pellegrini olandesi e belgi.

Nella Settimana Santa ricordiamo la passione e la morte redentiva del Signore.

Gesù Cristo, nella sua vita, nell'abbandono alla sofferenza e alla morte, ci ha rivelato l'amore infinito che il Padre celeste ha per ognuno di noi, affinché impariamo l'amore scambievole. Pregate in questa Settimana Santa specialmente per quanti soffrono, nella sicurezza che Dio in Gesù Cristo ha vinto la morte.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua norvegese

A Pasqua celebriamo il rinnovamento dell'umanità attraverso la risurrezione di Cristo.

Buona Pasqua!

Dio benedica voi e tutta la Norvegia.

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Sono lieto di salutare il gruppo dei pellegrini giunti dalla Lituania. Carissimi Fratelli e Sorelle, siamo ormai nella Settimana Santa che ci introduce alla solennità della Pasqua e ci insegna la verità della Croce: Cristo ha sconfitto la morte ed è sempre con noi, come il Signore della storia.

Vi benedico di cuore, carissimi, e vi auguro che questo trionfo pasquale sia per tutti l'espressione della speranza cristiana, la realtà che illumina, salva e sostiene sempre nella via del bene.

Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Missione Cattolica Ceca, di Vienna!

In questa Settimana Santa Gesù Cristo ci chiama ad unirci più profondamente al mistero della sua morte e risurrezione. Egli vuole colmarci della sua grazia, dandoci una speranza nuova.

Vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto gli Studenti e le Insegnanti di religione del Secondo e del Terzo Liceo di Spalato, come pure gli altri giovani cattolici croati qui presenti. Benvenuti!

L'attuale momento storico segnato dalla preparazione al grande Giubileo dell'Anno 2000, è un tempo particolare di grazia. Vorrei, pertanto, invitare soprattutto voi, giovani, a farvi protagonisti di tale preparazione nella vostra cara Patria. Realizzerete tutto ciò nel modo migliore approfondendo la vostra fede, celebrando i sacramenti, testimoniando la carità di Dio ed annunciando il Vangelo. E' un compito che Cristo stesso vi affida.

Con tale auspicio vi benedico tutti di cuore.

Siano lodati Gesù e Maria!
* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i membri del Collegio Sant'Alessandro di Bergamo, come pure il gruppo del Movimento "Amici del Getzemani", qui convenuti per ricordare rispettivamente il centocinquantesimo ed il ventesimo anniversario di fondazione delle loro istituzioni. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza e, mentre assicuro un particolare ricordo nella preghiera, auspico per ciascuno di voi in questi giorni di preparazione alla Santa Pasqua una rinnovata effusione di favori celesti, perché si rafforzi ancor più il vostro generoso impegno di credibili testimoni del Vangelo.

Saluto poi i giovani, gli ammalati ed i sposi novelli.

Carissimi giovani, vi invito a trascorrere nel raccoglimento questi giorni che ci fanno rivivere la Passione, la Morte e la Risurrezione del Signore Gesù.

La figura di Gesù crocifisso e sofferente, infonda coraggio e fiducia a voi cari malati, perché possiate affrontare con coraggio le vostre prove fisiche e spirituali.

Ed infine raccomando a voi, cari sposi novelli di aprirvi sempre più alla grazia che avete ricevuto, riconoscendovi collaboratori di Dio nella generazione della vita.

A tutti imparto la mia Benedizione!.



Mercoledì, 2 aprile 1997: Presso la Croce, Maria è partecipe del dramma della Redenzione

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(
Jn 19,17-28 Jn 19,25).

1. Regina caeli laetare, alleluia!

Così canta la Chiesa in questo tempo di Pasqua, invitando i fedeli ed unirsi al gaudio spirituale di Maria, Madre del Risorto. La gioia della Vergine per la risurrezione di Cristo è ancor più grande se si considera l'intima sua partecipazione all'intera vita di Gesù.

Maria, accettando con piena disponibilità la parola dell'angelo Gabriele, che le annunciava che sarebbe diventata la Madre del Messia, iniziava la sua partecipazione al dramma della redenzione. Il suo coinvolgimento nel sacrificio del Figlio, svelato da Simeone nel corso della presentazione al Tempio, continua non solo nell'episodio dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù dodicenne, ma anche durante tutta la sua vita pubblica.

Tuttavia, l'associazione della Vergine alla missione di Cristo raggiunge il culmine in Gerusalemme, al momento della passione e morte del Redentore. Come attesta il quarto Vangelo, Ella in quei giorni si trova nella Città Santa, probabilmente per la celebrazione della Pasqua ebraica.

2. Il Concilio sottolinea la dimensione profonda della presenza della Vergine sul Calvario, ricordando che Ella "serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce" (Lumen gentium LG 58), e fa presente che tale unione "nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di Lui" (LG 57).

Con lo sguardo illuminato dal fulgore della risurrezione, ci soffermiamo a considerare l'adesione della Madre alla passione redentrice del Figlio, che si compie nella partecipazione al suo dolore. Torniamo nuovamente, ma nella prospettiva ormai della risurrezione, ai piedi della croce, dove la Madre "soffrì profondamente col suo Unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da Lei generata" (LG 58).

Con queste parole il Concilio ci ricorda la "compassione di Maria", nel cui cuore si ripercuote tutto ciò che Gesù patisce nell'anima e nel corpo, sottolineandone la volontà di partecipare al sacrificio redentore e di unire la propria sofferenza materna all'offerta sacerdotale del Figlio.

Nel testo conciliare si pone, altresì, in evidenza che il consenso da Lei dato all'immolazione di Gesù non costituisce una passiva accettazione, ma un autentico atto di amore, col quale Ella offre suo Figlio come "vittima" di espiazione per i peccati dell'intera umanità.

La Lumen gentium pone, infine, la Vergine in relazione a Cristo, protagonista dell'evento redentore, specificando che nell'associarsi "al sacrificio di Lui", Ella rimane subordinata al suo divin Figlio.

3. Nel quarto Vangelo san Giovanni riferisce che "stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala" (Jn 19,25). Con il verbo "stare", che letteralmente significa "stare in piedi", "stare ritta", l'Evangelista intende forse presentare la dignità e la fortezza manifestate nel dolore da Maria e dalle altre donne.

In particolare, lo "stare ritta" della Vergine presso la croce ne ricorda l'incrollabile fermezza e lo straordinario coraggio nell'affrontare i patimenti. Nel dramma del Calvario Maria è sostenta dalla fede, rafforzatasi nel corso degli eventi della sua esistenza e, soprattutto, durante la vita pubblica di Gesù. Il Concilio ricorda che "la Beata Vergine avanzò nel cammino della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce" (Lumen gentium LG 58).

Ai tracotanti insulti diretti al Messia crocifisso, Ella, condividendo le intime disposizioni di Lui, oppone l'indulgenza ed il perdono, associandosi alla supplica al Padre: "Perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34). Partecipe del sentimento di abbandono alla volontà del Padre, espresso dalle ultime parole di Gesù in croce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46), Ella offre in tal modo, come osserva il Concilio, un consenso d'amore "all'immolazione della vittima da Lei generata" (Lumen gentium LG 58).

4. In questo supremo "sì" di Maria risplende la fiduciosa speranza nel misterioso futuro, iniziato con la morte del Figlio crocifisso. Le espressioni con le quali Gesù, nel cammino verso Gerusalemme, insegnava ai discepoli "che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare" (Mc 8,31), le risuonano in cuore nell'ora drammatica del Calvario, suscitando l'attesa e l'anelito della risurrezione,

La speranza di Maria ai piedi della croce racchiude una luce più forte dell'oscurità che regna in molti cuori: di fronte al Sacrificio redentore, nasce in Maria la speranza della Chiesa e dell'umanità.

...

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

"Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone" (Lc 24,34).

Con queste parole dal Vangelo secondo San Luca saluto tutti i pellegrini provenienti dal Belgio e dai Paesi Bassi, in particolare gli alunni e i professori del 'Sint Catharina- college' a Geraardsbergen, del 'Sint Vincentius-college' a Eekloo, del 'Salvator-college' a Hamont, del Seminario Minore a Hoogstraten, del 'Sint Jozefs-college' a Lommel, del 'Sint Maria-instituut' a Neerpelt, del 'Instituut Maria-burcht a Steevoort, il gruppo cattolico Cultura ad Amsterdam, e gli studenti di teologia della Facoltà Teologica Tilburg.

Vi auguro che sperimentiate sempre la gioia della presenza del Risorto in mezzo a voi!

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Con affetto mi rivolgo ai pellegrini giunti dalla Lituania.

Carissimi Fratelli e Sorelle, porgo i miei auguri pasquali a tutti voi e ai vostri cari: Buona Pasqua! Cristo Risorto riempia i vostri cuori del suo amore, della sua pace e gioia! Con la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Pieno di gioia pasquale vi saluto con affetto, cari pellegrini Ungheresi.

Dio per mezzo del suo Figlio ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna. Il Signore conceda a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nella vita nuova. Chiedo questo nella mia preghiera per voi, e per le vostre famiglie.

Con la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari pellegrini croati, giunti a Roma da tutte le parti della vostra Patria per condividere la gioia pasquale con il Successore di Pietro, vi saluto cordialmente. Benvenuti!

La nostra attenzione in questo primo anno della preparazione al Grande Giubileo è centrata in particolare sulla persona e sull'opera di Gesù Cristo. E' uno speciale pellegrinaggio di approfondimento della nostra fede, di riscoperta dell'opera ammirabile della nostra creazione e dell'opera ancor più ammirabile della nostra salvezza, compiute da Dio proprio nel Cristo Signore che "è lo stesso ieri, oggi e nei secoli" (He 13,8), e a cui appartengono il tempo e i secoli (cf Liturgia della Veglia Pasquale). Nessun battezzato può rimanere indifferente di fronte a questo nuovo impulso dello Spirito di Dio che guida la Chiesa.

Vi accompagni sempre la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Cari pellegrini di Moravia!

Aprile è nella Chiesa di Boemia e Moravia il mese di Sant'Adalberto. Quest'anno celebriamo il Millenario del suo martirio. Anch'io mi recherò prossimamente sulle orme di questo santo Vescovo di Praga, missionario e grande europeo.

Arrivederci a Praga o a Hradec Králové!

Vi benedico di cuore insieme a tutti i vostri cari in Patria!

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana rinnovando a tutti gli auguri di buona Pasqua. In particolare, sono lieto di accogliere il gruppo di Sacerdoti ambrosiani ordinati 25 anni fa. Mi unisco al vostro rendimento di grazie, carissimi Fratelli nel Sacerdozio, ed invoco su di voi i doni dello Spirito Santo.

Saluto poi i membri della Compagnia di Gesù, di vari Paesi del mondo, che ieri sono stati ordinati Diaconi, come pure i seminaristi di Catania. Con gioia vi benedico, carissimi, ed affido ciascuno alla Vergine Maria.

Il mio pensiero va ora agli adolescenti della diocesi di Milano che ieri hanno fatto la loro "professione di fede" presso la tomba di San Pietro: cari ragazzi e ragazze, prego per voi, perché diventiate autentici discepoli e testimoni di Cristo.

Saluto inoltre le coppie di nubendi della foranìa di Marcianise (Caserta), i fedeli della parrocchia di Santa Maria della Pace in Benevento - mentre volentieri benedico la prima pietra della nuova chiesa di Santa Rita - e gli organizzatori del festival "Canarino d'oro", di Calisese (Forlì).

Mi rivolgo ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La gioia del Signore Risorto ispiri rinnovato ardore alla vostra vita, cari giovani, perché siate generosi testimoni del suo Vangelo; sia d'incoraggiamento per voi, cari malati, perché possiate affrontare con coraggio ogni prova e sofferenza; sostenga il vostro mutuo amore, cari sposi novelli, affinché nella vostra casa regni sempre la pace di Cristo.

A tutti una speciale Benedizione.





Catechesi 79-2005 12397