Catechesi 79-2005 11298

Mercoledì 11 febbraio 1998: Giornata Mondiale del Malato

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1. Oggi, 11 febbraio, giorno dedicato al ricordo della Madonna di Lourdes, celebriamo la Giornata Mondiale del Malato, giunta ormai alla sua sesta edizione. Quest'anno essa ha luogo nel santuario di Loreto, presso la Santa Casa, dove sono raccolti per questa singolare circostanza ammalati e volontari, fedeli e pellegrini provenienti dall'Italia e da altre Nazioni. Vorrei subito rivolgere ad essi, collegati con noi mediante la radio e la televisione, il mio affettuoso pensiero. Saluto anzitutto il mio Rappresentante alla celebrazione, il Cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano; il Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, Mons. Javier Lozano Barragan, e quanti hanno promosso ed organizzato l'odierna manifestazione. Saluto il Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano, Mons. Angelo Comastri, ed i Presuli che hanno voluto essere presenti all'incontro di preghiera. Saluto gli operatori sanitari ed i volontari, specialmente i membri dell'UNITALSI.

Ma, in modo particolare, la mia parola si dirige con intenso affetto agli ammalati. Sono essi i veri protagonisti di questa Giornata, che suscita nel mio animo un'eco tanto viva e profonda. Giunga ad essi il mio saluto più cordiale!

2. Loreto e gli ammalati! Quale binomio interessante! Il noto santuario mariano evoca immediatamente il mistero dell'Incarnazione, in cui è stata fondamentale l'azione dello Spirito. Ed è proprio allo Spirito Santo che è dedicato il 1998, secondo anno di preparazione immediata al grande Giubileo del Duemila.

Vorrei recarmi in spirituale pellegrinaggio ai piedi della Vergine Lauretana insieme con voi che siete convenuti oggi in quest'Aula Paolo VI per il consueto appuntamento annuale dell'11 febbraio. Ci uniamo spiritualmente agli ammalati che si trovano a Loreto, per sostare in preghiera all'interno della Santa Casa, evocatrice della mirabile condiscendenza divina, per la quale il Verbo si è fatto carne ed ha preso dimora tra gli uomini.

Nell'atmosfera suggestiva del luogo sacro accogliamo la luce e la forza dello Spirito, capace di trasformare il cuore dell'uomo in una dimora di speranza. Nella casa di Maria c'è posto per tutti i suoi figli. Dove, infatti, abita Dio, ogni uomo trova accoglienza, conforto e pace, particolarmente nell'ora della prova. Con Maria, "Salute degli infermi", c'è sostegno per chi vacilla, luce per chi è nel dubbio e sollievo per quanti penano nella sofferenza e nella malattia.

Loreto è casa di solidarietà e di speranza, dove si avverte quasi sensibilmente la materna sollecitudine di Maria. Confortati dall'assicurazione della sua materna protezione, ci si sente più animati a condividere le sofferenze dei fratelli, provati nel corpo e nello spirito, per versare sulle loro piaghe, sull'esempio del Buon Samaritano, l'olio della consolazione e il vino della speranza (cfr Messale Romano, Prefazio Comune VIII).

Come alle nozze di Cana, la Vergine è attenta alle necessità di ogni uomo e di ogni donna ed è pronta ad intercedere per tutti presso il Figlio suo. Per questo è molto significativo che le Giornate Mondiali del Malato si svolgano, anno dopo anno, in santuari mariani.

3. Cari ammalati, oggi è la vostra Giornata. Penso a voi raccolti accanto alla Santa Casa, a voi presenti in quest'Aula, come pure a tutti gli ammalati che si sono dati appuntamento ai piedi dell'Immacolata presso la grotta di Lourdes od in altri santuari mariani del mondo intero. Penso a voi, ancor più numerosi, negli ospedali, nelle vostre case, nelle stanze che sono i santuari della vostra pazienza e della vostra preghiera quotidiana. Per voi nella Comunità ecclesiale è riservato un posto speciale. La condizione di infermità e il desiderio di recuperare la salute vi rendono testimoni privilegiati della fede e della speranza.

Affido all'intercessione di Maria le vostre aspirazioni alla guarigione e vi esorto ad illuminarle e ad elevarle sempre con la virtù teologale della speranza, dono di Cristo. Maria vi aiuterà a dare un significato nuovo al soffrire, trasformandolo in via di salvezza, in occasione di evangelizzazione e di redenzione. E così, modellata su quella di Cristo e animata dallo Spirito Santo, la vostra esperienza di dolore e di solitudine proclamerà la forza vittoriosa della Risurrezione.

Ottenga Maria per voi il dono della fiducia, che vi sostenga nel pellegrinaggio terreno. La fiducia è oggi ancor più necessaria, perché più complessa e problematica è l'esperienza della vita moderna.

E Tu, Vergine di Loreto, veglia sul cammino di tutti noi. Guidaci verso la Patria celeste, dove in eterno contempleremo con Te la gloria del Figlio tuo Gesù.

A tutti la mia affettuosa Benedizione!

Saluti

Rivolgo ora il mio cordiale saluto a tutti i pellegrini italiani qui presenti. Un pensiero affettuoso e speciale vorrei indirizzare al folto gruppo di sacerdoti e di fedeli, di pellegrini e di volontari che fanno parte dell'Opera Romana Pellegrinaggi, accompagnati dal Cardinale Camillo Ruini. Con loro saluto i partecipanti al Convegno Nazionale teologico-pastorale, organizzato dalla stessa Opera Romana Pellegrinaggi, sul tema "Lo Spirito Santo che è Signore e dà la vita": tra loro vi sono molti incaricati diocesani e regionali del Grande Giubileo dell'Anno Duemila. Benedico, inoltre, le persone malate e disabili qui presenti, specialmente quelli dell'UNITALSI della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra numerosa presenza, per i doni che generosamente avete voluto offrire e per la vostra preghiera alla Beata Vergine Maria. Un "grazie" particolare va alla corale ed all'orchestra di Asolo, che hanno animato la celebrazione.

Voi avete voluto rinnovare anche quest'anno, qui in Vaticano, il tradizionale vostro appuntamento che ci fa rivivere il suggestivo clima del santuario di Lourdes. Come infatti a Lourdes, tra poco, al termine del nostro incontro, ripeteremo la caratteristica fiaccolata al canto dell'"Ave Maria".

Affido tutti alla protezione di Maria Santissima, perché il servizio dell'Opera Romana Pellegrinaggi e dell'UNITALSI contribuisca sempre più validamente al compito dell'evangelizzazione, specialmente in vista del Grande Giubileo.

Saluto anche il gruppo di fedeli del santuario diocesano di Santa Maria in Fiume, venuti per ricordare il quarantesimo anniversario della riapertura al culto del loro vetusto tempio. Carissimi, partecipo volentieri alla vostra gioia ed auspico che l'esempio e l'intercessione della Beata Vergine Maria siano di stimolo per rafforzare la vostra testimonianza evangelica.

Nella memoria della Madonna di Lourdes, mi è caro infine salutare i giovani, augurando loro di imitare la Vergine nella piena disponibilità nei confronti della volontà di Dio, e gli sposi novelli, invitandoli a consacrare le loro famiglie a Maria, perché siano comunità di intensa vita spirituale ed apostolica.

Di cuore tutti vi benedico.

Carissimi Fratelli e Sorelle, affido voi ed i vostri cari alla materna protezione di Maria Santissima e di cuore tutti vi benedico.

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:

Un benvenuto agli insegnanti della Scuola superiore integrata, di Frenštát pod Radhoštem.

Carissimi, alle vostre mani è affidato il compito di insegnare e di educare. Occorre tener presente che il Maestro supremo è Cristo. Egli si rivolge a noi con la Sacra Scrittura, la sacra Tradizione e il Magistero della Chiesa.

Vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!




Mercoledì 18 febbraio 1998

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1. Nel discorso programmatico, che Gesù tenne nella sinagoga di Nazaret all'inizio del suo ministero, applicò a sé la profezia di Isaia in cui il Messia appare come colui che proclama "ai prigionieri la liberazione" (
Lc 4,18 cfr Is 61,1-2).

Gesù viene ad offrirci una salvezza che, pur essendo innanzitutto liberazione dal peccato, riguarda anche la totalità del nostro essere, nelle sue più profonde esigenze ed aspirazioni. Cristo ci libera da questo peso e da questa minaccia e ci apre la via al compimento integrale del nostro destino.

2. Il peccato, ci ricorda Gesù nel Vangelo, pone l'uomo in una condizione di schiavitù: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato" (Jn 8,34).

Gli interlocutori di Gesù pensano alla libertà in termini soprattutto esteriori, appoggiandosi con fierezza al privilegio di essere il popolo dell'Alleanza: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno" (Jn 8,33). A Gesù preme attirare la loro attenzione su un'altra libertà, più fondamentale, minacciata non tanto dall'esterno, quanto dalle insidie presenti nel cuore stesso dell'uomo. Chi è oppresso dalla potenza dominatrice e rovinosa del peccato non può accogliere il messaggio di Gesù, anzi la sua persona, unica fonte di vera libertà: "Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" (Jn 8,36). Solo il Figlio di Dio, infatti, comunicando la sua vita divina, può rendere gli uomini partecipi della sua libertà filiale.

3. La liberazione offerta da Cristo toglie, con il peccato, l'ostacolo che impedisce le relazioni di amicizia e di alleanza con Dio. Da questo punto di vista, è una riconciliazione.

Ai cristiani di Corinto Paolo scrive: "Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo" (2Co 5,18). E' la riconciliazione ottenuta col sacrificio della Croce. Da essa scaturisce quella pace che consiste nell'accordo fondamentale della volontà umana con la volontà divina.

Questa pace non tocca soltanto le relazioni con Dio, ma riguarda anche le relazioni fra gli uomini. Cristo "è la nostra pace", perché unifica quanti credono in lui, riconciliandoli "con Dio in un solo corpo" (cfr Ep 2,14-16).

4. E' consolante pensare che Gesù non si limita a liberare il cuore dalla prigione dell'egoismo, ma comunica ad ognuno l'amore divino. Nell'ultima Cena formula il comandamento nuovo, che dovrà caratterizzare la comunità da Lui fondata: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Jn 13,34 Jn 15,12). La novità di questo precetto d'amore consiste nelle parole: "come io vi ho amati". Il "come" indica nel Maestro il modello che deve essere imitato dai discepoli, ma insieme addita in lui il principio o la fonte dell'amore vicendevole. Cristo comunica ai discepoli la forza di amare come Egli ha amato, eleva il loro amore al livello superiore del suo amore e li spinge ad abbattere le barriere che dividono gli uomini.

Nel Vangelo emerge con forza la sua volontà di porre fine ad ogni discriminazione ed esclusione. Egli supera gli ostacoli frapposti al contatto con i lebbrosi, sottomessi ad una penosa segregazione. Infrange i costumi e le regole che tendono ad isolare coloro che sono considerati "peccatori". Non accetta i pregiudizi che pongono la donna in uno stato d'inferiorità ed accoglie delle donne nel suo seguito, ponendole al servizio del suo Regno.

I discepoli dovranno imitare il suo esempio. L'ingresso dell'amore di Dio nei cuori umani si manifesta in modo speciale nell'impegno di amare i nemici: "Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del vostro Padre celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" (Mt 5,44-45).

5. Partendo dal cuore, la salvezza portata da Gesù si estende ai diversi ambiti della vita umana: spirituali e corporali, personali e sociali. Sconfiggendo con la sua Croce il peccato, Cristo inaugura un movimento di liberazione integrale. Egli stesso, nella sua vita pubblica, guarisce gli ammalati, libera dai demoni, solleva da ogni sorta di sofferenza, mostrando in ciò un segno del Regno di Dio. Ai discepoli dice di fare altrettanto nel loro annuncio del Vangelo (cfr Mt 10,8 Lc 9,2 Lc 10,9).

Se non dunque attraverso i miracoli, che dipendono dal divino beneplacito, certamente attraverso le opere di carità fraterna e l'impegno per la promozione della giustizia, i discepoli di Cristo sono chiamati a dare un contributo fattivo per eliminare i motivi di sofferenza che umiliano e rattristano l'uomo.

Certo, è impossibile che in questo mondo il dolore sia interamente vinto. Sul cammino di ogni essere umano resta l'incubo della morte. Ma tutto riceve nuova luce dal mistero pasquale. La sofferenza vissuta con amore ed unita a quella di Cristo porta frutti di salvezza: diviene "dolore salvifico". Perfino la morte, affrontata nella fede, acquista il volto rasserenante di un passaggio alla vita eterna, in attesa della risurrezione della carne. Si può da ciò concludere quanto ricca e profonda sia la salvezza portata da Cristo. Egli è venuto a salvare non solo tutti gli uomini, ma anche tutto l'uomo.

Saluti

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare ai partecipanti al Corso dello "Studium" per futuri Postulatori e Collaboratori della Congregazione delle Cause dei Santi. Carissimi, vi auguro di lavorare con frutto al servizio del grande patrimonio della santità che la Chiesa possiede, e di arricchirlo con la vostra personale testimonianza.

Saluto poi con affetto i membri della Consulta Nazionale Fondazione Anti-usura e le delegazioni delle varie Fondazioni Regionali, che attivamente combattono questo preoccupante e deplorevole fenomeno. Carissimi, mi sono ben note le difficoltà che incontrate e, nel ringraziare per il dono della pregevole medaglia coniata per la circostanza, prendo atto con ammirazione della vostra perseveranza e dei vostri benemeriti sforzi per arginare un così grave flagello sociale. Continuate senza sosta in questa vostra generosa opera per fermare ogni impietoso sfruttamento del bisogno altrui, ed infondete speranza in chi si trova coinvolto nella rete dell'usura.

Saluto ora i collaboratori dell'Editrice "Tipleco" e della Fondazione della Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano, venuti per presentare l'edizione fotostatica del codice liturgico "Libro del Maestro". Saluto, inoltre, i fedeli della Parrocchia san Giuseppe in Ognina, di Catania, che celebrano il novantesimo anniversario di istituzione della loro Comunità parrocchiale; come pure i Dirigenti ed i Soci della Banca di Credito Cooperativo dell'Alta Brianza ed i Dirigenti ed il Personale dell'Argenteria Guanziroli, venuti per ricordare il quarantacinquesimo anniversario di fondazione dell'Istituto e dell'Azienda. Carissimi Fratelli e Sorelle, auspico di cuore che la vostra gradita visita valga a rafforzare l'impegno di generosa e fedele adesione al Signore.

Il mio pensiero va, altresì, al Decano ed ai Consoli delle Nazioni estere accreditate in Livorno, al Prefetto, ai Dirigenti ed agli Allievi della Scuola Agenti della Polizia di Stato di Spoleto, agli Ufficiali ed Allievi del Centro Addestramento Polifunzionale della Guardia di Finanza di Castel Porziano: tutti ringrazio per la loro gradita presenza.

Ed infine è ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli che, come di consueto, indirizzo il mio saluto.

Cari giovani, vi auguro di avere sempre fiducia in Gesù come in un amico fedele, seguendolo con cuore aperto, entusiasta e generoso.

A voi, cari malati, che sperimentate la fatica della sofferenza, auguro di avvertire la presenza consolante di Cristo, che invita a partecipare con fede alla potenza salvifica della sua Croce.

E quanto a voi, cari sposi novelli, che avete ricevuto da poco il sacramento del Matrimonio, auspico che viviate in pienezza la vostra vocazione, diffondendo l'amore di Dio attraverso la fedeltà, l'unità e la fecondità del vostro amore coniugale.

Saluto ai pellegrini lituani

Saluto cordialmente il gruppo dei pellegrini lituani. Vi auguro carissimi, che il vostro pellegrinaggio a Roma rafforzi in voi il prezioso dono della fede e il senso vivo della vita ecclesiale. Sia Maria Santissima -Madre della Misericordia - tanto onorata nella vostra Patria, la luce nel cammino verso una società rinnovata, fondata sui sentimenti della giustizia e dell'amore fraterno.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica a voi e a tutta la Lituania. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:


Cari pellegrini del Centro Salesiano di Gioventù, di Brno-Zabovresky!

Pochi giorni fa la maggior parte dei Paesi europei hanno festeggiato i Compatroni d'Europa, i SS. Cirillo e Metodio. Possano questi due evangelizzatori diventare per voi una guida all'instaurazione di una "civiltà dell'amore", che deve nascere dal cuore di ogni singolo cristiano.

Con questi voti vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!




Mercoledì delle Ceneri, 25 febbraio 1998

tempo liturgico della Quaresima in preparazione alla Santa Pasqua

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1. Inizia oggi, con la Liturgia del Mercoledì delle Ceneri, l'itinerario quaresimale, che culminerà nell'evento centrale dell'anno liturgico, il Triduo pasquale celebrativo della passione, morte e risurrezione di Cristo.

Gesù trascorse quaranta giorni nel deserto prima di intraprendere la sua missione; allo stesso modo, noi siamo invitati, quest'oggi, ad entrare in un tempo forte di riflessione e di preghiera per incamminarci verso il Calvario e sperimentare poi la gioia della risurrezione. L'esordio di questo singolare periodo penitenziale è costituito da un gesto simbolico e significativo: l'imposizione delle ceneri. Esso, ricordandoci la caducità della vita terrena, richiama la necessità di un generoso impegno ascetico, da cui scaturisca la decisione coraggiosa di compiere non la propria volontà, ma la volontà del Padre celeste, secondo l'esempio di Gesù.

L'imposizione delle ceneri evidenzia, altresì, la nostra condizione di creature, in totale e riconoscente dipendenza dal Creatore. E' Dio, infatti, che con sorprendente atto di predilezione e misericordia ha tratto l'uomo dalla polvere, dotandolo di un'anima immortale e chiamandolo a condividere la sua stessa vita divina. Sarà ancora Dio che, nell'ultimo giorno, lo farà risorgere dalla polvere e ne trasfigurerà il corpo mortale.

2. L'atto umile di ricevere le sacre ceneri sul capo, avvalorato dall'invito che oggi risuona nella Liturgia: "Convertitevi e credete al Vangelo", si contrappone al gesto superbo di Adamo ed Eva, che con la loro disobbedienza distrussero il rapporto d'amicizia che esisteva con Dio Creatore. A motivo di tale dramma iniziale, siamo tutti esposti, nonostante il Battesimo, al rischio di cedere alla ricorrente tentazione, che spinge l'essere umano a vivere in arrogante autonomia da Dio e in perenne antagonismo con il prossimo.

Ecco allora svelarsi il significato e la necessità del tempo quaresimale che, con il richiamo alla conversione, ci conduce, attraverso la preghiera, la penitenza e gesti di fraterna solidarietà, a riaccendere o rinvigorire nella fede l'amicizia con Gesù, a liberarci dalle illusorie promesse di felicità terrena, a riassaporare nell'autentica carità di Cristo l'armonia della vita interiore.

3. Faccio mio quanto san Leone Magno affermava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: "Le opere di virtù non esistono senza la prova delle tentazioni; nessuna fede è senza contrasti; nessuna lotta è senza nemico; nessuna vittoria senza combattimento. Questa nostra vita trascorre tra le insidie e tra le lotte. Se non vogliamo essere ingannati dobbiamo vigilare; se vogliamo vincere, si deve combattere" (Sermone XXXIX, 3).

Accogliamo, carissimi Fratelli e Sorelle, questo invito. Esso esige una disciplina ardua, specialmente nel contesto sociale di oggi, segnato spesso da facile disimpegno e da ateismo pratico. Lo Spirito Santo ci conforta e ci sostiene in questa lotta. Egli "viene in aiuto alla nostra debolezza - come assicura l'apostolo Paolo - perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili" (
Rm 8,26).

E proprio allo Spirito Santo è dedicato questo secondo anno di immediata preparazione al Grande Giubileo del Duemila. Scrivevo nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente: "Sarà dunque importante riscoprire lo Spirito come Colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi" (TMA 45).

4. Lasciamoci, dunque, guidare dallo Spirito Santo durante questo tempo privilegiato: è lo stesso Spirito che, per preparare Gesù alla sua missione, lo sospinse nel deserto della tentazione e lo confortò poi nell'ora della prova, accompagnandolo dal giardino degli ulivi al Golgota. Lo Spirito Santo ci è accanto mediante la grazia dei sacramenti. In particolare, nel sacramento della Riconciliazione Egli ci conduce, lungo la via del pentimento e della confessione delle colpe, fra le braccia misericordiose del Padre.

Auspico di cuore che la Quaresima sia per ogni cristiano occasione propizia per questo cammino di conversione che ha il suo fondamentale e irrinunciabile riferimento nel sacramento della Penitenza. E' questa la condizione per giungere ad un'esperienza più intima e profonda dell'amore del Padre.

Ci accompagni lungo l'itinerario quaresimale Maria, esempio di docile accoglienza dello Spirito di Dio. A Lei ci rivolgiamo quest'oggi, nel momento in cui, insieme ai credenti di tutto il mondo, entriamo nel clima austero e penitenziale della Quaresima.

Appello

Continuano a giungere alla Santa Sede notizie preoccupanti da alcune regioni africane ed in particolare da Sierra Leone, ove opposte fazioni lottano fra loro, creando gravi sofferenze a quelle care popolazioni.

Il mio pensiero va ai cinque religiosi sequestrati: essi sono dei benemeriti missionari dei Fatebenefratelli ed Agostiniani. Egualmente preoccupanti sono le notizie circa la sorte di decine di religiosi e religiose nella diocesi di Makeni, affidata alle cure pastorali del Vescovo saveriano Mons. Biguzzi.

Ad essi, come a tutte le popolazioni di Sierra Leone, giunga l'assicurazione della mia viva solidarietà come di quella di tutta la Chiesa.

Saluti

Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della Parrocchia di san Gennaro di Benevento, venuti numerosi in pellegrinaggio con la statua di Nostra Signora di Fatima, che sarà collocata nel loro nuovo Santuario eucaristico-mariano. Carissimi, ben volentieri benedico ed incorono la venerata effigie della Madonna ed accompagno con la preghiera questa vostra iniziativa, auspicando che essa rafforzi il vostro generoso impegno di fedeltà e di testimonianza cristiana.

Il mio affettuoso saluto va inoltre, come di consueto, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Auguro a voi, cari giovani, di fare esperienza, durante questo tempo di Quaresima, dell'autentico spirito penitenziale, per entrare in una più profonda comunione con il Signore ed essere più solidali con i fratelli. Invito voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze in comunione con Cristo, per partecipare alla gioia della sua Pasqua. Esorto voi, cari sposi novelli, a vivere come "chiesa domestica" l'itinerario quaresimale, che iniziamo oggi, uniti all'intera Comunità cristiana.

A tutti la mia Benedizione!

Discorso del Santo Padre ai pellegrini croati

Carissimi fratelli e sorelle, inizia oggi la Quaresima, tempo di digiuno e di penitenza attraverso i quali la Chiesa si prepara alla celebrazione del Mistero Pasquale della Passione, della Morte e della Risurrezione di Cristo. Auspico che questo periodo di grazia porti abbondanti frutti per ciascuno di voi, per le vostre famiglie e per l'intera società in cui vivete e operate ed invoco su di voi la benedizione di Dio. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua neerlandese

Adesso saluto tutti i pellegrini belgi e neerlandesi, in particolare i membri del coro "Fiori Musicali" di Sint-Niklaas.

Il salmista ci esorta: "Cantate al Signore un canto nuovo" (Ps 149,1).

Auspico che la vostra fede sia come il canto e la musica, i quali rallegrano sempre il cuori degli uomini.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.




                                                                                 

Mercoledì 11 marzo 1998: "La salvezza attuata nella storia"

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(Lettura:
Ac 1,4-8)

1. Dopo aver considerato la salvezza integrale operata da Cristo Redentore, vogliamo ora riflettere sulla sua progressiva attuazione nella storia dell'umanità. In certo senso, proprio su questo problema i discepoli interrogano Gesù prima dell'Ascensione: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno d'Israele?" (Ac 1,6).

La domanda, così formulata, rivela quanto essi siano ancora condizionati dalle prospettive di una speranza che concepisce il Regno di Dio come un evento strettamente legato alle sorti nazionali di Israele. Nei quaranta giorni tra la Risurrezione e l'Ascensione, Gesù aveva parlato loro del "Regno di Dio" (Ac 1,3). Ma essi solo dopo la grande effusione dello Spirito a Pentecoste saranno in grado di coglierne le dimensioni profonde. Intanto Gesù corregge la loro impazienza, sospinta dal desiderio di un regno dai contorni ancora troppo politici e terreni, invitandoli a rimettersi ai disegni misteriosi di Dio: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta" (Ac 1,7).

2. Questo monito di Gesù sui "tempi di Dio" si rivela più che mai attuale, dopo duemila anni di cristianesimo. Di fronte alla crescita piuttosto lenta del Regno di Dio nel mondo, ci viene chiesto di fidarci del piano del Padre misericordioso, che tutto guida con sapienza trascendente. Gesù ci invita ad ammirare la "pazienza" del Padre, che adatta la sua azione trasformatrice alle lentezze della natura umana ferita dal peccato. Questa pazienza si era già manifestata nell'Antico Testamento, nella lunga storia che aveva preparato la venuta di Gesù (cfr Rm 3,26). Essa continua a manifestarsi dopo Cristo, nello sviluppo della Chiesa (cfr 2P 3,9).

Nella sua risposta ai discepoli, Gesù parla di "tempi" ("chrónoi") e di "momenti" ("kairoí"). Queste due espressioni del linguaggio biblico sul tempo presentano due sfumature che è bene ricordare. Il "chrónos" è il tempo nel suo corso ordinario, anch'esso sotto l'influsso della Provvidenza divina che tutto regge. Ma in questo scorrere ordinario della storia Dio pone i suoi interventi speciali, che conferiscono a determinati tempi un valore salvifico tutto particolare. Sono appunto i "kairoí", i momenti di Dio, che l'uomo è chiamato a discernere e dai quali deve lasciarsi interpellare.

3. La storia biblica è ricca di tali momenti speciali. Fondamentale importanza riveste il tempo della venuta di Cristo. Alla luce di questa distinzione tra "chrónoi" e "kairoí" è possibile rileggere anche la storia bimillenaria della Chiesa.

Inviata a tutta l'umanità, la Chiesa conosce momenti diversi nel suo sviluppo. In alcuni luoghi e periodi essa incontra speciali difficoltà ed ostacoli, in altri il suo progresso è molto più veloce. Si registrano lunghi tempi di attesa, nei quali i suoi intensi sforzi missionari sembrano rimanere inefficaci. Sono tempi che mettono alla prova la forza della speranza, orientandola verso un futuro più lontano.

Esistono tuttavia anche momenti favorevoli, in cui la Buona Novella trova un'accoglienza benevola e le conversioni si moltiplicano. Il primo e fondamentale momento di grazia più abbondante è costituito dalla Pentecoste. Molti altri ne sono venuti dopo e ancora ne verranno.

4. Quando sopraggiunge uno di questi momenti, coloro che hanno una speciale responsabilità nell'evangelizzazione sono chiamati a riconoscerlo, per sfruttare meglio le possibilità offerte dalla grazia. Ma non è possibile determinarne in anticipo la data. La risposta di Gesù (cfr Ac 1,7) non si limita a frenare l'impazienza dei discepoli, ma sottolinea la loro responsabilità. Essi sono tentati di aspettarsi che a tutto provveda Gesù. Ricevono, invece, una missione che li chiama ad un generoso impegno: "Mi sarete testimoni" (Ac 1,8). Se con l'Ascensione si allontana dal loro sguardo, Gesù vuole tuttavia, proprio mediante i discepoli, continuare ad essere presente in mezzo al mondo.

Ad essi affida il compito della diffusione del Vangelo in tutto l'universo, spingendoli ad uscire dall'angusta prospettiva limitata ad Israele. Allarga il loro orizzonte, invitandoli ad essergli testimoni "a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra"(Ac 1,8).

Tutto avverrà, dunque, nel nome di Cristo, ma tutto si realizzerà anche attraverso l'opera personale di questi testimoni.

5. Dinanzi a questa impegnativa missione, i discepoli avrebbero potuto indietreggiare, giudicandosi incapaci di assumere una così grave responsabilità. Ma Gesù indica il segreto che permetterà loro di essere all'altezza del compito: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi" (Ac 1,8). Con questa forza i discepoli riusciranno ad essere, nonostante l'umana debolezza, autentici testimoni di Cristo in tutto il mondo.

Nella Pentecoste lo Spirito Santo ricolma ciascuno dei discepoli e l'intera comunità con l'abbondanza e la diversità dei suoi doni. Gesù rivela l'importanza del dono della forza ("dýnamis"), che sosterrà la loro azione apostolica. Nell'Annunciazione, lo Spirito Santo era disceso su Maria come "forza dell'Altissimo" (cfr Lc 1,35), realizzando nel suo grembo la meraviglia dell'Incarnazione. La medesima potenza dello Spirito Santo produrrà nuove meraviglie di grazia nell'opera di evangelizzazione dei popoli.

Saluti

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare al numeroso gruppo di studenti di ogni ordine e grado, come pure agli alunni ed agli aderenti alla Federazione Italiana Scuole Materne di Barletta. Carissimi ragazzi, sono lieto di accogliervi insieme con i vostri genitori che tanti sacrifici fanno per assicurarvi un'adeguata educazione. Desidero ringraziarvi di cuore per la vostra presenza tanto numerosa e festosa e vi incoraggio a perseverare nella generosa adesione a Gesù e nella testimonianza quotidiana del suo Vangelo.

Saluto, poi, i fedeli della Parrocchia Santa Maria e San Giacomo di Massignano, venuti per far benedire la nuova corona regale del Crocifisso, ed il gruppo di ragazzi della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Vighizzolo, qui presenti per la loro professione di fede.

Saluto anche con speciale riconoscenza il Direttore Generale ed il gruppo di imprenditori Sisa, i quali hanno recentemente realizzato un Villaggio del Fanciullo, che ospita migliaia di bambini sulla collina di Arbabà in Addis Abeba. Carissimi, mi compiaccio della vostra nobile iniziativa, soprattutto per aver saputo tradurre la vostra fede nell'impegno della solidarietà e della condivisione. Il Signore sostenga voi ed i vostri familiari colmandovi di ogni benedizione.

Infine saluto, insieme con gli Ufficiali, i Sottufficiali ed i Militari di Truppa della Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate di Chiavari, il Presidente ed i volontari della sezione Associazione Italiana Donatori Organi di San Bonifacio - Verona, che hanno realizzato nella zona della Fiera di Roma, con lattine di alluminio, un modello in scala della Basilica di San Pietro. Auspico che quest'incontro rafforzi in ciascuno la fede e l'impegno di vita cristiana.

Saluto cordialmente, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli.Carissimi, la Chiesa, proseguendo nell'itinerario quaresimale, ci invita a seguire docili l'azione dello Spirito Santo che ci conduce sulle orme di Cristo verso Gerusalemme, ove Egli compirà la sua missione redentrice. Sappiate lasciarvi plasmare dalla sua grazia, affinché sia nella giovinezza, sia nella sofferenza, sia nel mutuo amore coniugale, possiate giungere alla gioia della Pasqua, corroborati dal cammino di conversione e di penitenza che stiamo ora vivendo.

A tutti imparto una speciale benedizione.

Saluto ai pellegrini lituani


Saluto di cuore i pellegrini lituani. Carissimi, voglio esprimere a voi e a tutti i vostri compatrioti la mia vicinanza spirituale e il mio più cordiale incoraggiamento: il sacro dono della fede vi guidi sulla via della speranza e della pace, vi aiuti a conservare e trasmettere i profondi valori della vostra tradizione fondata sull'insegnamento di Cristo!

Con affetto imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua neerlandese


Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini belgi e neerlandesi.
Auguro che la vostra visita ai luoghi sacri vi rinnovi interiormente, in particolare in questo tempo di Quaresima.
Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.




Catechesi 79-2005 11298