Catechesi 79-2005 15498

Mercoledì, 15 aprile 1998: "L'unico battesimo della comunità cristiana"

15498

(Lettura:
1Co 12,12-13)

1. L'odierna Udienza generale si svolge nell'ottava di Pasqua. In questa settimana e durante l'intero arco di tempo che giunge fino a Pentecoste, la Comunità cristiana percepisce in modo speciale la presenza viva ed operante di Cristo risorto. Nella splendida cornice di luce e di esultanza proprie del tempo pasquale, proseguiamo le nostre riflessioni in preparazione al Grande Giubileo del Duemila. Oggi ci soffermiamo ancora sul sacramento del battesimo che, immergendo l'uomo nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo, gli comunica la figliolanza divina e lo incorpora alla Chiesa.

Il battesimo è essenziale per la comunità cristiana. In particolare la Lettera agli Efesini pone il battesimo tra i fondamenti della comunione che lega i discepoli di Cristo: "Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti..." (Ep 4,4-6).

L'affermazione di un solo battesimo nel contesto delle altre basi dell'unità ecclesiale riveste una particolare importanza. In realtà, esso rimanda all'unico Padre, che nel battesimo offre a tutti la filiazione divina. E' intimamente collegato a Cristo, unico Signore, che unisce i battezzati nel suo Corpo Mistico, e allo Spirito Santo, principio di unità nella varietà dei doni. Sacramento della fede, il battesimo comunica una vita che apre l'accesso all'eternità, e pertanto fa riferimento alla speranza, che attende con certezza il compimento delle promesse di Dio.

L'unico battesimo esprime, dunque, l'unità di tutto il mistero della salvezza.

2. Quando Paolo vuole mostrare l'unità della Chiesa, la paragona ad un corpo, il Corpo di Cristo, edificato appunto attraverso il battesimo: "E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, giudei o greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito" (1Co 12,13).

Lo Spirito Santo è il principio dell'unità del Corpo, in quanto anima sia Cristo capo che le sue membra. Ricevendo lo Spirito, tutti i battezzati, nonostante le differenze di origine, di nazione, di cultura, di sesso e di condizione sociale, vengono unificati nel Corpo di Cristo, sicché Paolo può dire: "Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero, non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,28).

3. Sul fondamento del battesimo, la prima Lettera di Pietro esorta i cristiani a stringersi a Cristo per contribuire alla costruzione dell'edificio spirituale da Lui e su di Lui fondato: "Stringendovi a Lui (Cristo), pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,4-5). Il battesimo unifica, dunque, tutti i fedeli nell'unico sacerdozio di Cristo, abilitandoli a partecipare agli atti di culto della Chiesa ed a trasformare la propria esistenza in offerta spirituale a Dio gradita. In tal modo essi crescono in santità e influiscono sullo sviluppo dell'intera comunità.

Il battesimo è anche fonte di dinamismo apostolico. Il compito missionario dei battezzati, in conformità alla propria vocazione, è ampiamente ricordato dal Concilio che, nella Costituzione Lumen gentium, insegna: "A ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere la fede, per la parte che spetta a lui" (CFR LG 17). Nell'Enciclica Redemptoris missio ho sottolineato che, in forza del battesimo, tutti i laici sono missionari (cfr RMi 71).

4. Il battesimo è un punto di partenza fondamentale anche per l'avvicinamento ecumenico.

Parlando dei nostri fratelli separati, il Decreto sull'ecumenismo dichiara: "Quelli infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto debitamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica" (Unitatis redintegratio UR 3). Il battesimo validamente conferito opera, in realtà, una effettiva incorporazione a Cristo e rende tutti i battezzati, a qualsiasi confessione appartengano, veramente fratelli e sorelle nel Signore. Questo è l'insegnamento del Concilio a tal proposito: "Il battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell'unità che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati" (ibid., UR 22).

E' una comunione iniziale, che chiede di essere sviluppata nella direzione della piena unità, come lo stesso Concilio ammonisce: "Il battesimo di per sé è soltanto l'inizio ed esordio, poiché esso tende interamente all'acquisto della pienezza della vita in Cristo. Pertanto il battesimo è ordinato all'integra professione della fede, all'integrale incorporazione nell'istituzione della salvezza, come lo stesso Cristo ha voluto e, infine, alla piena inserzione nella comunione eucaristica" (ibid. UR 22).

5. Nella prospettiva del Giubileo, questo profilo ecumenico del battesimo merita di essere posto particolarmente in luce (cfr Tertio millennio adveniente TMA 41).

A duemila anni dalla venuta di Cristo, i cristiani si presentano, purtroppo, al mondo senza l'unità piena, che Egli ha desiderato e per la quale ha pregato. Intanto, però, non dobbiamo dimenticare che quanto già ci unisce è molto grande. E' necessario promuovere a tutti i livelli il dialogo dottrinale, la reciproca apertura e collaborazione e, soprattutto, l'ecumenismo spirituale della preghiera e dell'impegno di santità. Proprio la grazia del battesimo è il fondamento sul quale costruire quella piena unità, alla quale lo Spirito ci spinge senza darci tregua.

Saluti

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai Frati Minori della Custodia di Terra Santa del Santuario dell'Annunciazione a Nazaret ed ai Frati Minori Cappuccini del Santuario di Loreto, qui convenuti per far benedire ed incoronare la statua di "Maria di Nazaret", che visiterà diverse capitali del mondo. Carissimi esprimo vivo compiacimento per tale iniziativa mariana in preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000, ed auspico che, per l'intercessione della Vergine santa, la "Peregrinatio Mariae" Mondiale costituisca una provvida occasione di rinnovato annuncio del Vangelo e di gioiosa testimonianza cristiana.

Saluto anche i diaconi della Compagnia di Gesù con i loro Superiori e familiari. Invoco su di voi una copiosa effusione di doni celesti, che vi confermi nei generosi propositi di fedeltà al Signore.

Rivolgo infine un pensiero ai Giovani, agli Ammalati ed agli Sposi Novelli.In questo tempo pasquale esorto voi giovani, ed in particolare il numeroso gruppo della "Professione di fede", proveniente da diverse Parrocchie, Decanati e Collegi della Lombardia, a coniugare la fede nel Signore risorto, con il quotidiano impegno di solidarietà verso i fratelli più poveri. Invito voi malati ad essere testimoni della croce gloriosa di Cristo; e voi sposi novelli a contribuire con il vostro amore fedele e fecondo alla costruzione della civiltà dell'amore, che nasce dalla Pasqua.

Con tali auspici, vi benedico tutti di cuore.

Parole del Santo Padre ai pellegrini croati

( Testo croato: )


Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati, in particolare i fedeli delle Parrocchie della Sacra Famiglia e di S. Matteo in Split, del Corpus Domini in Zagreb, di Sant'Antonio da Padova in Koprivnica, di Tutti i Santi in Blato di Korcula; i giovani della Parrocchia dell'Assunzione della BVM in Kaštel Lukšic; gli Studenti del Liceo Classico Arcivescovile, del II° e del X° Liceo di Zagreb; il gruppo di Professori del Liceo Tecnico in Osijek e il gruppo di Economisti cattolici croati.

In modo speciale saluto il Vescovo di Pozega, Mons. Antun Škvorcevic, con il Pellegrinaggio diocesano alle Tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo ed ai luoghi legati alla vita e al martirio di San Lorenzo, Patrono della loro giovane Diocesi. Carissimi, con questo gesto, a cui prendono parte tutte le componenti della Chiesa di Pozega, avete voluto confermare la comunione con la Chiesa di Roma e il Successore di Pietro. Tornate a casa confermati nella fede e, nel prepararvi a varcare la soglia del terzo Millennio cristiano, rendete testimonianza dei valori evangelici, tanto necessari per la ricostruzione materiale e spirituale della vostra Patria, che ha subito prima lunghi decenni di dittatura e poi una devastante guerra.

Vi accompagni tutti la mia benedizione. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto ai pellegrini lituani

Con affetto mi rivolgo ai pellegrini giunti dalla Lituania. Carissimi Fratelli e Sorelle, porgo i miei auguri pasquali a tutti voi e ai vostri cari: Buona Pasqua! Cristo Risorto riempia i vostri cuori del suo amore e della sua gioia!

A tutti qui presenti ed all'intero popolo lituano imparto la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua neerlandese


"Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone" (Lc 24,34).

Con queste parole saluto i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare i seminaristi ed i loro formatori della diocesi di Haarlem, accompagnati dal Vescovo di Haarlem, Mons. Henricus Bomers, ed il Vescovo ausiliare Mons.Jozef Punt.

"La vocazione sacerdotale è un dono di Dio, che costituisce certamente un grande bene per colui che ne è il primo destinatario. Ma è anche un dono per l'intera Chiesa, un bene per la sua vita e per la sua missione" (Pastores dabo vobis, PDV 41).

Vi auguro che la vostra visita alle tombe degli Apostoli nell'Ottavo di Pasqua vi rafforzi nella vostra vocazione, un dono del Cristo Risorto !

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Brno e dintorni!

Carissimi, prego Dio onnipotente perché infonda in voi la vera gioia della Risurrezione di Cristo e vi accompagni sempre con i suoi numerosi doni. Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!





Mercoledì, 22 aprile 1998: La venuta finale di Cristo

22498
(Lettura:
Rm 8,18-24a)

1. Il cammino verso il Giubileo, mentre richiama la prima venuta storica di Cristo, ci invita anche a guardare avanti nell'attesa della sua seconda venuta alla fine dei tempi. Questa prospettiva escatologica, che indica la tensione fondamentale dell'esistenza cristiana verso le ultime realtà, è un continuo appello alla speranza ed insieme all'impegno nella Chiesa e nel mondo.

Non dobbiamo dimenticare che l'"éschaton", cioè l'evento finale, cristianamente inteso non è solo un traguardo posto nel futuro, ma una realtà già iniziata con la venuta storica di Cristo. La sua passione, la sua morte e la sua risurrezione costituiscono l'avvenimento supremo della storia dell'umanità. Questa è entrata ormai nella sua ultima fase, facendo, per così dire, un salto di qualità. Si apre per il tempo l'orizzonte di un nuovo rapporto con Dio, caratterizzato dalla grande offerta della salvezza in Cristo.

Per questo Gesù può dire: "L'ora viene, ed è adesso, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'avranno udita vivranno" (Jn 5,25). La risurrezione dei morti attesa per la fine dei tempi, riceve una prima e decisiva attuazione già ora, nella risurrezione spirituale, obiettivo primario dell'opera di salvezza. Essa consiste nella nuova vita comunicata dal Cristo risorto, quale frutto della sua opera redentrice.

E' un mistero di rinascita nell'acqua e nello Spirito (cfr Jn 3,5) che segna profondamente il presente ed il futuro di tutta l'umanità, anche se la sua efficacia si esplica fin d'ora solo in quanti accolgono pienamente il dono di Dio e lo irradiano nel mondo.

2. Questa duplice dimensione, insieme presente e futura, della venuta di Cristo emerge chiaramente dalle sue parole. Nel discorso escatologico, che precede di poco il dramma pasquale, Gesù predice: "Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo" (Mc 13,26-27).

Nel linguaggio apocalittico le nubi sono un segno teofanico: indicano che la seconda venuta del Figlio dell'uomo si compirà non nella debolezza della carne, ma nella potenza divina. Queste parole del discorso fanno pensare al futuro ultimo che concluderà la storia. Tuttavia nella risposta che dà al Sommo Sacerdote durante il processo, Gesù riprende la profezia escatologica enunciandola nei termini di un evento imminente: "Io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo" (Mt 26,64).

Ponendo a confronto queste parole con quelle del precedente discorso, si coglie il senso dinamico dell'escatologia cristiana, come un processo storico ormai iniziato ed in cammino verso la sua pienezza.

3. Sappiamo, d'altra parte, che le immagini apocalittiche del discorso escatologico, a proposito della fine di tutte le cose, vanno interpretate nella loro intensità simbolica. Esse esprimono la precarietà del mondo e la sovrana potenza di Cristo, nelle cui mani è posto il destino dell'umanità. La storia cammina verso il suo traguardo, ma Cristo non ha indicato alcuna scadenza cronologica. Illusori e fuorvianti sono dunque i tentativi di previsione della fine del mondo. Cristo ci ha assicurato solo che la fine non verrà prima che la sua opera salvifica abbia raggiunto una dimensione universale attraverso l'annuncio del Vangelo: "Questo Vangelo del Regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine" (Mt 24,14).

Gesù dice queste parole ai discepoli preoccupati di conoscere la data della fine del mondo. Essi sarebbero stati tentati di pensare a una data vicina. Gesù fa loro capire che molti eventi e cataclismi debbono prima accadere e saranno soltanto "il principio dei dolori" (Mc 13,8). Pertanto, come dice Paolo, tutta la creazione "geme e soffre nelle doglie del parto" attendendo con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (cfr Rm 8,19-22).

4. L'opera evangelizzatrice del mondo comporta la profonda trasformazione delle persone umane sotto l'influsso della grazia di Cristo. Paolo ha additato lo scopo della storia nel disegno del Padre di "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ep 1,10). Cristo è il centro dell'universo, che attrae tutti a sé per comunicare loro l'abbondanza della grazia e la vita eterna.

A Gesù il Padre ha dato "il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo" (Jn 5,27). Se il giudizio prevede ovviamente la possibilità della condanna, esso tuttavia è affidato a colui che è "Figlio dell'uomo", cioè ad una persona piena di comprensione e solidale con la condizione umana. Cristo è un giudice divino con un cuore umano, un giudice che desidera dare la vita. Solo il radicamento impenitente nel male può impedirgli di fare questo dono, per il quale Egli non ha esitato ad affrontare la morte.

Saluti

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini italiani, in particolare ai giovani sacerdoti dell'Arcidiocesi di Catania, qui giunti insieme con il loro Arcivescovo, Monsignor Luigi Bommarito, per partecipare ad un incontro di formazione permanente. Carissimi, vi auguro che questa venuta a Roma presso le tombe degli Apostoli e dei Martiri offra a ciascuno di voi l'opportunità di una forte esperienza di fede e vi esorto a prepararvi con generosità e gioia ad essere apostoli del Vangelo nella cara terra siciliana.

Saluto, inoltre, il Superiore Generale dell'Ordine dei Minimi e la delegazione venuta dalla città di Paola per far benedire la prima pietra del nuovo Santuario in onore di san Francesco da Paola. Auspico di cuore che tale provvida iniziativa valga a rilanciare, alle soglie del terzo millennio, il messaggio di conversione e di rinnovamento spirituale che ha caratterizzato la vita e la missione del grande maestro della penitenza e della misericordia.

Saluto, poi, il numeroso gruppo di aderenti al Movimento di spiritualità vedovile "Speranza e Vita" dell'Opera Madonnina del Grappa, fondato dal Servo di Dio, Padre Enrico Mauri. Carissime Sorelle, mentre esprimo a ciascuna la mia vicinanza spirituale nella prova che l'ha colpita, desidero manifestare cordiale apprezzamento per l'attività di formazione religiosa e di fraterna solidarietà che svolgete tra le vedove. Vi esorto a continuare con generoso sforzo il vostro cammino di "testimoni della risurrezione", di evangelizzatrici della speranza cristiana, donando un esempio concreto e silenzioso di santità vissuta in famiglia, nella Chiesa e nella comunità civile. Vi accompagni la mia Benedizione.

Con grande cordialità penso, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli presenti.

Il Signore risorto riempia del suo amore il cuore di ciascuno di voi, cari giovani, perché siate pronti a seguirlo con l'entusiasmo e la freschezza della vostra età; sostenga voi, cari malati, nell'accettare con serenità il peso quotidiano della sofferenza e della croce; e guidi voi, cari sposi novelli, a fondare nella fedele donazione reciproca famiglie impregnate del profumo della santità evangelica.

Con tali auspici, tutti vi benedico.

Saluto in lingua neerlandese


Vorrei porgere il benvenuto ai pellegrini provenienti dal Belgio e dai Paesi Bassi, in particolare i membri del "Personeelsbond Reigerlo" di Beernem.

Auguro che possiate sperimentare l'amore e la grazia del Cristo Risorto in questo tempo pasquale, e riscoprire la vostra vocazione cristiana.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Saluto del Santo Padre in lingua ungherese ai pellegrini provenienti dall'Ungheria (dall'Ardiciocesi di Esztergom–Budapest e dalla diocesi di Székesfehérvár).

Testo ungherese

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi da Budapest e Székesfehérvár. Domani ricorre la festa di San Adalberto, il quale, secondo la tradizione, ha battezzato Santo Stefano. Siete sempre fedeli a questo battesimo e professate la vostra fede. Ciò chiedo per voi e per i vostri cari con le mie preghiere ed imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo.

Parole del Santo Padre ai pellegrini croati

( Testo croato: )

Saluto cordialmente tutti i gruppi di pellegrini croati, tra i quali ci sono anche dei familiari di caduti della guerra patriottica e degli invalidi della stessa guerra. In modo speciale saluto il Vescovo Mons. Juraj Jezerinac, primo Ordinario militare croato, insieme con i Rappresentanti del Ministero della Difesa e del Ministero degli Interni della Repubblica di Croazia.

Carissimi, nell'augurare a ciascuno di voi che la luce e la pace di Cristo risorto riempiano i vostri cuori, vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Starý Hrozenkov, di Olešnice na Morave, e del "Club degli handicappati Petýrkov", di Praga.

Domani ricorrerà la festa di Sant'Adalberto. Egli ha avuto una missione difficile nella propria Terra. Spesso perseguitato, egli ha sempre saputo perdonare e seguire la voce di Dio, fino al martirio.

Possa la sua eredità preziosa accendere in voi la brama del servizio a Dio con cuore indiviso.

Con questi voti volentieri vi benedico!

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto ai pellegrini lituani


Saluto cordialmente i membri del coro "Suvalkija" dalla Lituania. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza augurandovi un buon soggiorno a Roma. Rimanete sempre fedeli a Cristo e alla sua chiamata verso la Verità del Vangelo!

Con affetto benedico tutti voi, i vostri cari e la vostra Patria la Lituania. Sia lodato Gesù Cristo.




Mercoledì, 29 aprile 1998: Maria, la Madre

29498
(Lettura:
Lc 1,26-33)

1. Orientando il nostro sguardo verso Cristo, il Giubileo ci invita a volgere gli occhi anche verso Maria. Non possiamo separare il Figlio dalla Madre, perché "essere nato da Maria" appartiene all'identità personale di Gesù. Fin dalle prime formule di fede, Gesù fu riconosciuto Figlio di Dio e Figlio di Maria. Lo ricorda ad esempio Tertulliano quando afferma: "Bisogna credere in un Dio unico, onnipotente, creatore del mondo, e nel Figlio suo Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria" (De virg. vel., 1,3).

Come Madre, Maria è stata la prima persona umana a rallegrarsi di una nascita che segnava una nuova era nella storia religiosa dell'umanità. Dal messaggio dell'angelo, conosceva il destino straordinario riservato al bambino nel piano della salvezza. La gioia di Maria si pone alla radice di tutti i Giubilei futuri. Nel suo cuore materno si è dunque preparato anche il Giubileo che ci avviamo a celebrare. Per questo la Vergine Santa deve essere presente in modo per così dire "trasversale" nella trattazione dei temi previsti lungo tutta la fase preparatoria (cfr Tertio millennio adveniente TMA 43). Il nostro Giubileo dovrà essere una partecipazione alla sua gioia.

2. L'inseparabilità di Cristo e di Maria viene dalla volontà suprema del Padre nel compimento del disegno dell'Incarnazione. Come dice Paolo, "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).

Il Padre ha voluto una madre per il suo Figlio incarnato, perché Egli nascesse in modo veramente umano. Ha voluto, al tempo stesso, una madre verginale, come segno della filiazione divina del bambino.

Per realizzare questa maternità, il Padre ha chiesto il consenso a Maria. L'angelo le ha infatti esposto il progetto divino e ha atteso una risposta, che doveva venire dalla sua libera volontà. Ciò emerge chiaramente dal racconto dell'Annunciazione, dove si sottolinea che Maria avanzò una domanda, da cui traspare il proposito di conservare la verginità. Quando l'angelo le spiega che l'ostacolo sarà superato attraverso l'opera dello Spirito Santo, Ella esprime il suo consenso.

3. "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Questa adesione di Maria al progetto divino ha avuto un effetto immenso su tutto il futuro dell'umanità. Possiamo dire che il "sì" pronunciato al momento dell'Annunciazione ha cambiato il volto del mondo. Era un "sì" alla venuta di Colui che doveva liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato e procurar loro la vita divina della grazia. Da questo "sì" della giovane di Nazaret è stato reso possibile per l'universo un destino di felicità.

Evento meraviglioso! La lode che sgorga dal cuore di Elisabetta nell'episodio della Visitazione può ben esprimere il giubilo dell'intera umanità: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42).

4. Dall'istante del consenso di Maria, si realizza il mistero dell'Incarnazione. Il Figlio di Dio entra nel nostro mondo ed incomincia a vivere da uomo, pur rimanendo pienamente Dio. Da quel momento, Maria diviene Madre di Dio.

Questo titolo è il più alto che si possa attribuire ad una creatura. È totalmente giustificato in Maria, perché una madre è madre della persona del figlio in tutta l'integrità della sua umanità. Maria è "Madre di Dio" in quanto è Madre del "Figlio che è Dio", anche se questa sua maternità è definita nel contesto del mistero dell'Incarnazione.

Fu appunto questa intuizione che fece fiorire nel cuore e sulle labbra dei cristiani, fin dal terzo secolo, il titolo di Theotókos, Madre di Dio. La preghiera più antica rivolta a Maria ha origine in Egitto e chiede il suo soccorso in circostanze difficili, invocandola "Madre di Dio".

Quando, più tardi, alcuni contestarono la legittimità di questo titolo, il Concilio di Efeso, nel 431, l'approvò solennemente e la sua verità s'impose nel linguaggio dottrinale e nell'uso della preghiera.

5. Con la maternità divina, Maria ha pienamente aperto il suo cuore a Cristo, e in Lui a tutta l'umanità. La dedizione totale di Maria all'opera del Figlio si manifesta soprattutto nella partecipazione al suo sacrificio. Secondo la testimonianza di Giovanni, la Madre di Gesù "stava presso la croce" (Jn 19,25). Si è unita dunque a tutte le sofferenze che affliggevano Gesù. Ha partecipato all'offerta generosa del suo sacrificio per la salvezza dell'umanità.

Questa associazione al sacrificio di Cristo ha prodotto in Maria una nuova maternità. Ella, che ha sofferto per tutti gli uomini, è diventata madre di tutti gli uomini. Gesù stesso ha proclamato questa nuova maternità quando le ha detto dall'alto della croce: "Donna, ecco il tuo figlio" (Jn 19,26). Maria era così costituita madre del discepolo amato e, nell'intenzione di Gesù, madre di ogni discepolo, di ogni cristiano.

Questa maternità universale di Maria, destinata a promuovere la vita secondo lo Spirito, è un supremo dono di Cristo crocifisso all'umanità. Al discepolo amato Gesù disse: "Ecco la tua madre". E da quell'ora egli "l'accolse nella sua casa" (Jn 19,27), meglio, "tra i suoi beni", tra i doni preziosi a lui lasciati dal Maestro crocifisso.

Le parole: "Ecco tua madre" sono rivolte ad ognuno di noi. Siamo invitati ad amare Maria come Cristo l'ha amata, a riceverla come Madre nella nostra vita, a lasciarci guidare da Lei sulle vie dello Spirito Santo.

Saluti

Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, al gruppo Federpensionati della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti ed auspico di cuore che questo incontro sia loro d'incoraggiamento ad operare per mantenere vivi nel mondo rurale gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, seguendo i quali è possibile promuovere l'autentico sviluppo agricolo.

Saluto, poi, i partecipanti alla staffetta promossa dalla Sezione di Rovigo della Croce Rossa Italiana, che intende sensibilizzare l'opinione pubblica circa le gravi conseguenze connesse all'uso in guerra delle mine, orribile strumento di morte, ed allo stesso tempo raccogliere fondi per aiutare le popolazioni colpite da tale terribile piaga. Formulo voti che il loro sforzo rechi un valido contributo alla pace ed alla solidarietà fra i popoli.

Saluto, inoltre, gli Ufficiali ed i Militari del "Centotrentunesimo Reggimento Centauro" di Foggia qui presenti, ringraziando tutti per la loro presenza.

Il mio pensiero va, infine, come di consueto, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

La Liturgia celebra oggi santa Caterina da Siena, Vergine domenicana e Dottore della Chiesa, nonché Compatrona d'Italia insieme con san Francesco d'Assisi.

Cari giovani, siate innamorati di Cristo, come lo fu Caterina, per seguirlo con slancio e fedeltà. Voi, cari ammalati, immergete le vostre sofferenze nel mistero d'amore del Sangue del Redentore, contemplato con speciale devozione dalla grande Senese. E voi, cari sposi novelli, col vostro reciproco e fedele amore siate segno eloquente dell'amore di Cristo per la Chiesa.

Ed ora ci disponiamo alla Benedizione Apostolica, cantando insieme il Pater noster.

Parole del Santo Padre ai pellegrini croati

Testo croato:

Carissimi fratelli e sorelle, la pienezza di grazia, che l'umanità sta vivendo, ricorda che Cristo è il Signore del tempo: è il suo principio e il suo compimento (cf Lettera Ap. Tertio millennio adveniente TMA 10). Egli ha promulgato l'anno di misericordia del Signore (cf. Lc 4,16-30), effondendo lo Spirito Santo per la remissione dei peccati e manifestando al mondo la vita nuova preparata dal Padre per tutti gli uomini.

Saluto cordialmente i fedeli della Parrocchia di S. Leopoldo Mandic in Slavonski Brod e gli altri pellegrini croati, invocando su tutti la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Príbram!

Domenica prossima celebreremo la Giornata mondiale di preghiera per la Vocazioni. Promuovete sempre più la formazione delle coscienze, affinché troviate compiacimento nei valori spirituali e morali e negli ideali cristiani.

Con questi voti vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto del Santo Padre in lingua ungherese ai pellegrini provenienti dall'Ungheria (dall'Ardiciocesi di Veszprém e dalla diocesi di Pécs).

Testo ungherese

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi, il gruppo del coro da Ajka e quello degli insegnanti dalla scuola cattolica a Dombóvár. Tale vostro servizio nella scuola, oltre che trasmette i tradizionali valori individuali e sociali, insegna ai giovani anche a trovare l'armonia tra fede e scienza. Per la vostra vocazione difficile ma bellissima e importante invoco volentieri la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!





Mercoledì 6 maggio 1998: Maria, modello e guida nella fede

50598
(Lettura:
Lc 1,39-45)

1. La prima beatitudine riportata nel Vangelo è quella della fede, ed è riferita a Maria: "Beata colei che ha creduto" (Lc 1,45). Queste parole, pronunciate da Elisabetta, pongono in rilievo il contrasto fra l'incredulità di Zaccaria e la fede di Maria. Ricevendo il messaggio della futura nascita del figlio, Zaccaria aveva stentato a credere, giudicando la cosa irrealizzabile perché tanto lui che sua moglie erano in età avanzata.

Maria nell'Annunciazione è posta di fronte a un messaggio ancora più sconvolgente, qual è la proposta di diventare la madre del Messia. A tale prospettiva Ella reagisce non con il dubbio, ma limitandosi a chiedere come la verginità, cui Ella si sente chiamata, potrebbe conciliarsi con la vocazione materna. Alla risposta dell'angelo, che addita l'onnipotenza divina operante attraverso lo Spirito, Maria dà il suo consenso umile e generoso.

In quel momento unico della storia dell'umanità, la fede svolge un ruolo decisivo. Giustamente sant'Agostino afferma: "Il Cristo è creduto ed è concepito mediante la fede. Prima si attua la venuta della fede nel cuore della Vergine, e in seguito viene la fecondità nel seno della madre" (Sermo 293, PL 38, 1327).

2. Se vogliamo contemplare la profondità della fede di Maria, ci è di grande aiuto il racconto evangelico delle nozze di Cana. Dinanzi alla mancanza di vino, Maria potrebbe cercare una qualche soluzione umana al problema che s'è posto, ma non esita a rivolgersi immediatamente a Gesù: "Non hanno più vino" (Jn 2,3). Ella sa che Gesù non ha vino a sua disposizione; verosimilmente chiede dunque un miracolo. E la domanda è tanto più audace, in quanto fino a quel momento Gesù non ha ancora operato nessun miracolo. Agendo in questo modo, Ella obbedisce senza dubbio ad una ispirazione interiore, giacché, secondo il piano divino, la fede di Maria deve precedere la prima manifestazione del potere messianico di Gesù, come ha preceduto la sua venuta sulla terra. Ella incarna già quell'atteggiamento che sarà lodato da Gesù per i veri credenti d'ogni tempo: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!" (Jn 20,29).

3. Non è una fede facile quella a cui Maria è chiamata. Già prima di Cana, meditando parole e comportamenti del Figlio, Ella aveva dovuto esercitare una fede profonda. Emblematico l'episodio dello smarrimento di Gesù dodicenne nel Tempio, quando Ella e Giuseppe, angosciati, si erano sentiti rispondere: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). Ma ora, a Cana, la risposta di Gesù alla richiesta della Madre sembra ancor più netta e tutt'altro che incoraggiante: "Che cosa c'è fra me e te, donna? Non è ancora giunta la mia ora" (Jn 2,4). Nell'intenzione del Quarto Vangelo non si tratta dell'ora della manifestazione pubblica di Cristo quanto piuttosto dell'anticipazione del significato dell'Ora suprema di Gesù (cfr Lc 7,30 Lc 12,23 Lc 13,1 Lc 17,1), i cui frutti messianici della redenzione e dello Spirito sono efficacemente raffigurati dal vino come simbolo di prosperità e di gioia. Il fatto però che questa Ora non sia ancora cronologicamente presente è un ostacolo che, venendo dalla volontà sovrana del Padre, sembra insuperabile.

Eppure Maria non rinuncia alla sua domanda, al punto d'impegnare i servi nel compimento del miracolo sperato: "Qualunque cosa vi dica, fatelo" (Jn 2,5). Con la docilità e la profondità della sua fede, Ella legge le parole di Cristo oltre il loro senso immediato. Intuisce l'abisso insondabile e le risorse infinite della misericordia divina, e non dubita della risposta di amore del Figlio. Il miracolo risponde alla perseveranza della sua fede.

Maria si presenta così come modello di una fede in Gesù che resiste a tutti gli ostacoli.

4. Anche la vita pubblica di Gesù riserva prove per la fede di Maria. Da una parte, le procura gioia il sapere che la predicazione ed i miracoli di Gesù suscitavano in tanti ammirazione e consenso. Dall'altra, Ella vede con amarezza l'opposizione sempre più dura da parte dei Farisei, dei dottori della Legge, della gerarchia sacerdotale.

Si può immaginare la sofferenza di Maria di fronte a questa incredulità, che Ella constatava persino nella sua parentela: coloro che sono chiamati "i fratelli di Gesù", cioè i suoi parenti, non credevano in lui e interpretavano il suo comportamento come ispirato da un volere ambizioso (cfr Jn 7,2-5).

Maria, pur sentendo dolorosamente il dissenso familiare, non rompe le relazioni con questi parenti, che troviamo con Lei nella prima comunità in attesa della Pentecoste (cfr Ac 1,14). Con la sua benevolenza e la sua carità, Maria aiuta gli altri a condividere la sua fede.

5. Nel dramma del Calvario, la fede di Maria rimane intatta. Per la fede dei discepoli, questo dramma è stato sconvolgente. Solo per l'efficacia della preghiera di Cristo è stato possibile a Pietro ed agli altri, pur provati, riprendere il cammino della fede, per diventare i testimoni della risurrezione.

Dicendo che Maria stava in piedi presso la croce, l'evangelista Giovanni (cfr Jn 19,25) ci fa capire che Maria è rimasta piena di coraggio in quel momento drammatico. E' stata certamente la fase più dura nella sua "peregrinazione di fede" (cfr Lumen gentium LG 58). Ma Ella ha potuto stare in piedi, perché è restata salda la sua fede. Nella prova, Maria ha continuato a credere che Gesù era il Figlio di Dio e che col suo sacrificio avrebbe trasformato il destino dell'umanità.

La risurrezione è stata la conferma definitiva della fede di Maria. Più che in ogni altro, la fede in Cristo risorto ha assunto nel suo cuore il più autentico e completo volto della fede, che è il volto della gioia.

Un particolare saluto rivolgo ai familiari, parenti e amici delle Guardie Svizzere, che sono venuti a Roma per il giuramento dei nuovi alabardieri. Purtroppo, quella che doveva essere una occasione di lieto incontro si è trasformata in una sconvolgente tragedia, che pesa sul cuore di tutti e che è stata anche per me motivo di grande sofferenza.

Nel porgere le mie più sentite condoglianze ai genitori ed ai parenti del comandante Alois Estermann e della moglie, elevo la mia preghiera al Signore perché accolga le loro anime accanto a sé nella pace. Il comandante Estermann era una persona di grande fede e di salda dedizione al dovere; per 18 anni ha prestato un servizio fedele e prezioso, di cui gli sono personalmente grato.

Sono vicino anche alla sofferenza dei parenti del vice-caporale Cedric Tornay, che si trova ora davanti al giudizio di Dio, alla cui misericordia lo affido.

Invito tutti ad associarsi alla mia preghiera, implorando il conforto e la consolazione di Dio, Signore della vita e della morte.

Al termine dell'Udienza mi recherò a pregare davanti alle salme, che si trovano nella cappella della Guardia Svizzera.

Saluti

Rivolgo ora un cordiale saluto alle Religiose dell'Unione Internazionale delle Superiori Generali, in questi giorni a Roma per la loro riunione plenaria. Carissime, vi assicuro la mia vicinanza spirituale e prego perché lo Spirito del Risorto vi aiuti a discernere i segni dei tempi, sì da testimoniare il Vangelo con fedeltà e gioia.

Saluto, poi, il gruppo romano di sostegno della Fraternità del Servizio Missionario Giovanile, guidato dal fondatore, il Signor Ernesto Olivero ed auspico che la "Marcia della speranza", da loro organizzata, contribuisca a promuovere in tutti i valori della pace e della solidarietà.

Un ricordo particolare agli Scouts della Parrocchia della Conversione di san Paolo in Massalombarda, che celebrano il venticinquesimo anniversario di fondazione; ai membri della Confederazione Mondiale degli Ex-allievi di Don Bosco, che tengono in questi giorni la loro seconda Assemblea elettiva; ai soci dell'Associazione lucana "Giustino Fortunato" di Napoli, accompagnati dal Cardinale Michele Giordano; agli Accademici della Regione Sicilia; ai membri della Cassa Rurale ed Artigiana di Castel Goffredo; agli organizzatori e agli atleti che prendono parte ai Campionati Internazionali d'Italia di Tennis; ai Sottufficiali dell'Esercito di stanza a Civitavecchia, che hanno partecipato alle missione di pace in Kurdistan, Somalia, Mozambico, Bosnia ed Erzegovina, presenti con i loro familiari.

Tutti vi ringrazio per la vostra gradita visita.

Desidero, infine, rivolgermi come di consueto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Cari ragazzi e giovani, che vedo oggi così numerosi, vi saluto con grande affetto. Tra voi ci sono tantissimi studenti di diverse regioni italiane: grazie per la vostra presenza. Da pochi giorni è iniziato il mese di maggio, che il popolo cristiano dedica in maniera speciale alla Madre del Signore. Vi invito a porvi alla scuola di Maria per imparare ad amare Dio sopra ogni cosa e ad essere sempre disponibili e pronti a compiere la sua volontà.

La contemplazione della Madonna Addolorata aiuti voi, cari ammalati, a guardare con fede al mistero del dolore, cogliendo il valore salvifico nascosto in ogni croce.

Affido voi, cari sposi novelli, alla materna protezione della Vergine, perché possiate vivere nella vostra famiglia il clima di preghiera e di amore della casa di Nazaret.

Parole del Santo Padre ai pellegrini croati


Carissimi Fratelli e Sorelle, Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, per stabilire la Nuova ed Eterna Alleanza tra Dio e l'intero genere umano, si è fatto obbediente al Padre fino alla morte di croce (cf Ph 2,8). Egli, infatti, è venuto non per condannare, ma per salvare il mondo (cf Jn 12,47), così che gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (cf Jn 10,10).

Saluto cordialmente i membri della Comunità Accademica Cattolica Croata «Noi» e gli altri pellegrini croati. A tutti imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:

Do il mio benvenuto ai pellegrini del Coro misto "Moravan", di Kromeríz!

Proprio oggi celebriamo la festa di San Giovanni Sarkandr. Questo Sacerdote seppe vivere del Mistero Pasquale: il Salvatore fu per lui forza anche nel martirio. Possiate anche voi sempre trarre forza dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione.

Benedico di cuore tutti voi e i vostri cari a casa.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua neerlandese

Adesso vorrei porgere il benvenuto ai pellegrini neerlandesi e belgi !

Auguro che la vostra visita e la vostra preghiera alle tombe degli Apostoli siano una buona preparazione spirituale per la celebrazione dell'Anno Santo 2000.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !

Saluto ai pellegrini lituani


Saluto cordialmente i pellegrini giunti dalla Lituania. Carissimi Fratelli e Sorelle, questo pellegrinaggio romano e l'odierno incontro invitino ciascuno di voi al cammino interiore verso la luce di Cristo tramite la generosa apertura al suo Vangelo.

Con questo augurio benedico voi, i vostri cari e tutta la vostra Patria, la Lituania. Sia lodato Gesù Cristo.





Catechesi 79-2005 15498