Catechesi 79-2005 13598

Mercoledì 13 maggio 1998

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1. Nella preparazione al Grande Giubileo dell'anno 2000, questo anno in corso è particolarmente dedicato allo Spirito Santo. Procedendo nel cammino avviato per tutta la Chiesa, dopo aver concluso la tematica cristologica, incominciamo oggi una riflessione sistematica su Colui "che è Signore e dà la vita". Della terza persona della Santissima Trinità ho ampiamente parlato in molteplici occasioni. Ricordo in particolare l'Enciclica "Dominum et vivificantem" e la catechesi sul Credo. La prospettiva dell'imminente Giubileo mi offre l'occasione per tornare nuovamente alla contemplazione dello Spirito Santo, per scrutare con animo adorante l'azione che egli svolge nel fluire del tempo e della storia.

2. Contemplazione, in realtà, non facile, se lo stesso Spirito non venisse in aiuto alla nostra debolezza (cfr
Rm 8,26). Come discernere infatti la presenza dello Spirito di Dio nella storia? Possiamo dare una risposta a questa domanda solo ricorrendo alle Sante Scritture, che essendo ispirate dal Paraclito, ci rivelano progressivamente la sua azione e la sua identità. Esse ci manifestano, in certo modo, il "linguaggio" dello Spirito, il suo "stile", la sua "logica". E' possibile leggere anche la realtà in cui egli opera con occhi che penetrano al di là di una semplice osservazione esteriore, cogliendo dietro le cose e gli eventi i tratti della sua presenza. La Scrittura stessa, fin dall'Antico Testamento, ci aiuta a comprendere che nulla, di quanto è buono, vero e santo nel mondo, può spiegarsi indipendentemente dallo Spirito di Dio.

3. Un primo velato accenno allo Spirito si incontra fin dalle primissime righe della Bibbia, nell’inno a Dio creatore con cui si apre il libro della Genesi: “Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gn 1,2). Per dire “spirito” si usa qui la parola ebraica ruach, che significa "soffio" e può designare sia il vento che il respiro. Come è noto, questo testo appartiene alla cosiddetta “fonte sacerdotale” che risale al periodo dell’esilio babilonese (VI sec. a.C.), quando la fede d’Israele era pervenuta esplicitamente alla concezione monoteistica di Dio. Prendendo coscienza, grazie alla luce della rivelazione, del potere creatore dell’unico Dio, Israele è giunto ad intuire che Dio ha creato l’universo con la forza della sua Parola. Unito a questa, emerge il ruolo dello Spirito, la cui percezione è favorita dalla stessa analogia del linguaggio che, per associazione, congiunge la parola al soffio delle labbra: “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio (ruach) della sua bocca ogni loro schiera” (Ps 33,6). Questo soffio vitale e vivificante di Dio non è limitato all’istante iniziale della creazione, ma sostiene in permanenza e vivifica tutto il creato rinnovandolo continuamente: “Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Ps 104,30).

4. La novità più caratteristica della rivelazione biblica è l’aver ravvisato nella storia il campo privilegiato dell’azione dello Spirito di Dio. In circa 100 passi dell’Antico Testamento la ruach JHWH indica l’azione dello Spirito del Signore che guida il suo popolo, soprattutto nelle grandi svolte del suo cammino. Così nel periodo dei giudici Dio faceva scendere il suo Spirito su uomini deboli e li trasformava in guide carismatiche, investite di energia divina: è la vicenda di Gedeone, di Jefte e in particolare di Sansone (cfr Jg 6,34 Jg 11,29 Jg 13,25 Jg 14,6 Jg 14,19).

Con l’avvento della monarchia davidica questa forza divina che fino allora si era manifestata in modo imprevedibile e intermittente, raggiunge una certa stabilità. Lo si constata bene nella consacrazione regale di Davide, a proposito del quale la Scrittura dice: “Lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi” (1S 16,13).

Durante e dopo l’esilio babilonese tutta la storia d’Israele viene riletta come un lungo dialogo scambiato da Dio con il popolo eletto “mediante il suo spirito, per mezzo dei profeti del passato” (Za 7,12). Il profeta Ezechiele esplicita il legame tra lo spirito e la profezia, quando ad esempio dice: “Lo spirito del Signore venne su di me e mi disse: 'Parla, dice il Signore...'” (Ez 11,5).

Ma la prospettiva profetica addita soprattutto nel futuro il tempo privilegiato in cui si compiranno le promesse nel segno della ruach divina. Isaia annuncia la nascita di un discendente sul quale "si poserà lo spirito ... di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,2-3). “Questo testo - come ho scritto nell’enciclica Dominum et vivificantem - è importante per l’intera pneumatologia dell’Antico Testamento, perché costituisce quasi un ponte tra l’antico concetto biblico dello spirito, inteso prima di tutto come 'soffio carismatico', e lo 'Spirito' come persona e come dono, dono per la persona. Il Messia della stirpe di Davide ('dal tronco di Iesse') è proprio quella persona, sulla quale 'si poserà' lo Spirito del Signore" (Dom. et viv., DEV 15).

5. Già nell'Antico Testamento emergono due tratti della misteriosa identità dello Spirito Santo, poi ampiamente confermati dalla rivelazione del Nuovo Testamento.

Il primo tratto è l’assoluta trascendenza dello Spirito, che perciò è chiamato “santo” (Is 63,10 Is 63,11 Ps 51,13). Lo Spirito di Dio è “divino” a tutti gli effetti. Non è una realtà che l’uomo possa conquistare con le sue forze, ma un dono che viene dall’alto: si può solo invocare e accogliere. Infinitamente "altro" rispetto all’uomo, lo Spirito viene comunicato con totale gratuità a quanti sono chiamati a collaborare con lui nella storia della salvezza. E quando questa energia divina incontra un’accoglienza umile e disponibile, l’uomo viene strappato dal suo egoismo e liberato dalle sue paure, e nel mondo fioriscono l'amore e la verità, la libertà e la pace.

Un altro tratto dello Spirito di Dio è la potenza dinamica che egli rivela nei suoi interventi nella storia. Talvolta si rischia di proiettare sull'immagine biblica dello Spirito concezioni legate ad altre culture come, ad esempio, la concezione dello “spirito” come di qualcosa di evanescente, di statico e inerte. La concezione biblica della ruach sta invece ad indicare un'energia supremamente attiva, potente, irresistibile: lo Spirito del Signore -leggiamo in Isaia - "è come torrente che straripa" (Is 30,28). Perciò quando il Padre interviene con il suo Spirito, il caos si trasforma in cosmo, nel mondo si accende la vita, e la storia si rimette in cammino.

Saluti

Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare ai membri dell'Associazione Apostolato della Sofferenza, fondata dal Servo di Dio Giacomo Gaglione, venuti con il Vescovo, Monsignor Raffaele Nogaro, per celebrare il cinquantesimo anniversario dell'istituzione; come pure agli aderenti al Cenacolo di preghiera della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, qui presenti con il loro Pastore, Monsignor Domenico Tarcisio Cortese.

Saluto, poi, i fedeli della Diocesi di Senigallia, che ricordano l'anniversario della nascita del Servo di Dio, il Papa Pio IX; ed il gruppo di universitari di Bari, guidati dal Professor Giuseppe Lamaddalena, che, con la presentazione del volume "Aldo Moro: una vita al servizio della Verità", vogliono fare memoria del ventesimo anniversario dell'uccisione del grande statista.

Saluto, inoltre, i responsabili ed i ragazzi della Mini Vigili di Ciclilandia, come pure gli organizzatori ed i giocatori partecipanti ai Campionati Internazionali d'Italia di Tennis.

Ringrazio tutti per la presenza ed auspico che, per intercessione della Vergine Santissima, questo incontro rafforzi in ciascuno l'impegno generoso della testimonianza evangelica.

Mi rivolgo ora ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Durante questo mese di maggio, cari giovani, sforzatevi di imitare la giovane di Nazaret, Maria. Essa vi aiuti ad essere semplici, puri di cuore, ed a portare un raggio di serenità dove c'è tristezza e solitudine. A voi, cari malati, auguro di vivere, con l'aiuto di Maria, la vostra situazione con fiducioso abbandono nel Signore, offrendola al Padre per la salvezza dei fratelli. E voi, cari sposi novelli, possiate trovare gioia ed entusiasmo nella vostra reciproca fedeltà e siate sempre testimoni dell'amore e della vita.

Grazie di cuore a quanti hanno voluto unirsi a me nella preghiera, ricordando ciò che avvenne in questa Piazza proprio il 13 maggio di diciassette anni fa. Elevo riconoscente alla Vergine di Fatima il mio cuore, mentre con filiale fiducia Le rinnovo il mio totale affidamento, ripetendoLe, come all'inizio del mio ministero petrino, Totus tuus, Maria!

Saluto ai pellegrini lituani

Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini giunti dalla Lituania. Carissimi, affido al Signore voi e la vostra Patria che si trasforma e si rinnova grazie alle sue profonde radici cristiane. Maria Santissima, Madre di Dio, vi aiuti a rimanere sempre vicini a Cristo e al suo Vangelo di speranza.

Con affetto imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua neerlandese

Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini, provenienti dal Belgio e dai Paesi Bassi.

Auguro che la vostra visita a Roma arricchisca spiritualmente ognuno di voi, e vi renda più consapevoli di essere figli dell’unico Padre celeste, e quindi fratelli gli uni degli altri.

Siate grati per i doni di Dio e pregate per quanti soffrono.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Parole del Santo Padre ai pellegrini croati

Carissimi Fratelli e Sorelle, le parole di Gesù sono le parole del Padre che lo ha mandato agli uomini. Nel suo nome, il Padre ha mandato il Consolatore, lo Spirito Santo, affinché ci insegni ogni cosa e ci ricordi tutto ciò che Gesù ci ha detto (cf Jn 14,24-26). La missione del Figlio e la missione dello Spirito Santo nel mondo sono sempre congiunte e inseparabili.

Nel dare ora il benvenuto ai gruppi di pellegrini croati, li saluto di cuore ed imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:


Cari pellegrini provenienti da Jihlava!

Sabato prossimo (16 maggio) celebrerete la festa di San Giovanni Nepomuceno, Martire. Che il suo affascinante esempio di fedeltà a Dio nuovamente risvegli la magnanimità in tutti i vostri pastori e fedeli, affinché sappiano sempre prontamente agire secondo l'esortazione del Apostolo Pietro: "Bisogna obbedire piuttosto a Dio che agli uomini." (cfr. Ac 5,29).

Di cuore vi benedico tutti!

Sia lodato Gesù Cristo!




Mercoledì 20 maggio 1998

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1. La rivelazione dello Spirito Santo, come persona distinta dal Padre e dal Figlio, adombrata nell’Antico Testamento, si fa chiara ed esplicita nel Nuovo.

E' vero che gli scritti neo-testamentari non ci offrono un insegnamento sistematico sullo Spirito Santo. Raccogliendo tuttavia i molti dati presenti negli scritti di Luca, Paolo e Giovanni, è possibile cogliere la convergenza di questi tre grandi filoni della rivelazione neo-testamentaria riguardante lo Spirito Santo.

2. Rispetto agli altri due sinottici, l’evangelista Luca ci presenta una pneumatologia molto più sviluppata.

Nel Vangelo egli intende mostrare che Gesù è l’unico a possedere in pienezza lo Spirito Santo. Certo, lo Spirito interviene anche su Elisabetta, Zaccaria, Giovanni Battista, e soprattutto sulla stessa Maria, ma solo Gesù, lungo tutta la sua esistenza terrena, detiene pienamente lo Spirito di Dio. Egli è concepito per opera dello Spirito Santo (cfr
Lc 1,35). Di lui il Battista dirà: “Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me (...): costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16).

Prima di battezzare in Spirito Santo e fuoco, Gesù stesso è battezzato nel Giordano, quando scende “su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba” (Lc 3,22). Luca sottolinea che Gesù non solo va nel deserto “condotto dallo Spirito”, ma ci va “pieno di Spirito Santo” (Lc 4,1) , e lì riporta vittoria sul tentatore. Egli intraprende la sua missione “con la potenza dello Spirito Santo” (Lc 4,14). Nella sinagoga di Nazaret, quando inizia ufficialmente la sua missione, Gesù applica a sé la profezia del libro di Isaia (cfr Is 61,1-2): "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio ecc... (Lc 4,18)". Tutta l'attività evangelizzatrice di Gesù è posta così sotto l'azione dello Spirito.

Questo stesso Spirito sosterrà la missione evangelizzatrice della Chiesa, secondo la promessa del Risorto ai suoi discepoli: “E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto" (Lc 24,49). Secondo il libro degli Atti, la promessa si compie nel giorno di Pentecoste: “...Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi” (Ac 2,4). Si realizza così la profezia di Gioele: “Negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno” (Ac 2,17). Luca vede negli apostoli i rappresentanti del popolo di Dio dei tempi finali, e sottolinea a ragione che questo Spirito di profezia coinvolge tutto il popolo di Dio.

3. San Paolo a sua volta evidenzia la dimensione rinnovatrice ed escatologica dell’opera dello Spirito, che viene visto come la fonte della vita nuova ed eterna comunicata da Gesù alla sua Chiesa.

Nella Prima Lettera ai Corinti leggiamo che Cristo, nuovo Adamo, in forza della risurrezione, è divenuto “Spirito datore di vita” (1Co 15,45): è stato cioè trasformato dalla forza vitale dello Spirito di Dio così da diventare a sua volta principio di vita nuova per i credenti. Cristo comunica questa vita proprio attraverso l'effusione dello Spirito Santo.

Quella dei credenti non è più un’esistenza da schiavi, sotto la Legge, ma una vita da figli poiché hanno ricevuto lo Spirito del Figlio nei loro cuori e possono esclamare: Abbà, Padre! (cfr Ga 4,5-7 Rm 8,14-16). E' una vita “in Cristo”, cioè di appartenenza esclusiva a lui e d'incorporazione alla Chiesa: “Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo” (1Co 12,13). Lo Spirito Santo suscita la fede (cfr 1Co 12,3), versa nei cuori la carità (cfr Rm 5,5) e guida la preghiera dei cristiani (cfr Rm 8,26).

In quanto principio di un nuovo essere, lo Spirito Santo determina nel credente anche un nuovo dinamismo operativo: “Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito” (Ga 5,25). Questa nuova vita è contrapposta a quella della “carne”, i cui desideri dispiacciono a Dio e chiudono la persona nella prigione soffocante dell'io ripiegato su se stesso (cfr Rm 8,5-9). Aprendosi invece all’amore donato dallo Spirito Santo, il cristiano può gustare il frutto dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà... (cfr Ga 5,16-24).

Secondo Paolo tuttavia ciò che ora possediamo è solo una “caparra” o primizia dello Spirito (Rm 8,23 cfr anche 2Co 5,5). Nella risurrezione finale, lo Spirito completerà il suo capolavoro realizzando per i credenti la piena “spiritualizzazione” del loro corpo (cfr 1Co 15,43-44) e coinvolgendo in qualche modo nella salvezza l'intero universo (cfr Rm 8,20-22).

4. Nella prospettiva giovannea lo Spirito Santo è soprattutto lo Spirito di verità, il Paraclito.

Gesù annuncia il dono dello Spirito nel momento di concludere la sua opera terrena: “Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio” (Jn 15,26). E precisando ulteriormente il ruolo dello Spirito, Gesù aggiunge: “Vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Jn 16,13-14). Lo Spirito quindi non apporterà una nuova rivelazione, ma guiderà i fedeli verso un'interiorizzazione e una più profonda penetrazione della verità rivelata da Gesù.

In che senso lo Spirito di verità è chiamato Paraclito? Tenendo presente la prospettiva giovannea che vede il processo a Gesù come un processo che continua nei discepoli perseguitati a causa del suo nome, il Paraclito è colui che difende la causa di Gesù, convincendo il mondo "quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (CFR Jn 16,7). Il peccato fondamentale che il Paraclito farà riconoscere è il non aver creduto a Cristo. La giustizia che egli addita è quella che il Padre ha reso al Figlio crocifisso, glorificandolo con la risurrezione e ascensione al Cielo. Il giudizio, in questo contesto, consiste nel fare emergere la colpa di quanti, dominati da Satana, principe di questo mondo (cfr Jn 16,11), hanno rigettato Cristo (cfr Dom. et viv., DEV 27). Lo Spirito Santo è dunque, con la sua assistenza interiore, il difensore e il patrocinatore della causa di Cristo, Colui che orienta le menti ed i cuori dei discepoli verso la piena adesione alla "verità" di Gesù.

Saluti

Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli della Parrocchia Abbaziale di Nostra Signora di Corte in Sindia, che, accompagnati dal loro Pastore, Monsignor Antonio Vacca, sono venuti per ricordare gli 850 anni di fondazione dell'Abbazia Cistercense di Cabuabbas ed il cinquantesimo dell'incoronazione del Simulacro di Nostra Signore di Corte; i fedeli della Parrocchia di San Tommaso apostolo di Roiate, che mi hanno chiesto di benedire la riproduzione in mosaico della venerata Immagine di Maria Santissima delle grazie; i numerosi partecipanti al pellegrinaggio promosso dall'Istituto delle Suore Pie Operaie dell'Immacolata Concezione, guidato dal Vescovo di Ascoli Piceno, Monsignor Silvano Montevecchi, e dalla Superiora Generale, per ricordare il secondo centenario della morte di Monsignor Francesco Antonio Marcucci; il Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, che festeggiano i novant'anni di fondazione ed il gruppo dell'Unione Girovaghi Italiani.

Tutti ringrazio per la loro partecipazione.

Il mio pensiero si rivolge poi ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

La Solennità dell'Ascensione del Signore, che domani celebreremo, ci invita a guardare al momento in cui Gesù, prima di salire al cielo, affida agli Apostoli il mandato di portare il suo Messaggio di salvezza fino agli estremi confini della terra.

Cari giovani, accogliendo il mandato missionario di Cristo, impegnatevi a mettere le energie e l'entusiasmo, che caratterizzano la vostra età giovanile, a servizio del Vangelo.

Voi, cari malati, vivete le vostre sofferenze uniti al Signore, nella certezza di offrire un contributo insostituibile e prezioso, anche se nascosto, alla crescita del Regno di Dio nel mondo.

E voi, cari sposi novelli, fate in modo che le vostre famiglie siano luoghi in cui si impara ad amare Iddio e ad essere suoi testimoni nella gioia e con generosità.

A tutti la mia Benedizione.

Saluto ai pellegrini della REPUBBLICA CECA:

Saluto cordialmente gli impiegati dei Musei provenienti dalla Moravia Meridionale e i pellegrini della Parrocchia di San Venceslao, di Breclav, i quali hanno portato a termine la ricostruzione della loro chiesa parrocchiale, distrutta nella II. Guerra Mondiale.

Dio ripaghi questo vostro esemplare impegno. Volentieri benedico tutti di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto ai pellegrini lituani
Saluto di cuore i pellegrini dalla Lituania. Cari Fratelli e Sorelle, i momenti vissuti durante questo pellegrinaggio rafforzino la vostra fede - fondamento della speranza e della pace, rinnovino l'amore verso la Chiesa Universale e la decisione di essere sempre portatori dei principi della vita cristiana.

Con questi voti imparto a voi, ai vostri cari e a tutta la vostra Patria la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua neerlandese

Carissimi pellegrini belgi e neerlandesi !

Nel mese di maggio veneriamo in modo particolare Maria Santissima, Madre di Dio, Madre della Chiesa e Madre della famiglia.

Maria interceda per noi, accompagnandoci nel nostro cammino verso Cristo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Parole del Santo Padre ai pellegrini croati

Testo croato:
Versione italiana del testo croato:

Carissimi Fratelli e Sorelle, lo Spirito di Verità rende nel mondo testimonianza a Gesù (cf Jn 15,26), affinché esso creda e sappia che il Padre lo ha mandato (cf Jn 17,21 Jn 17,23) e lo riconosca come Signore e Redentore. Lo Spirito Santo è presente continuamente con il Padre e il Figlio nell'opera di salvezza degli uomini.

Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini croati, invocando su di essi e sulle loro famiglie la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!





Mercoledì, 27 maggio 1998

27598

1. Gesù è collegato con lo Spirito Santo fin dal primo istante della sua esistenza nel tempo, come ricorda il Simbolo niceno-costantinopolitano: “Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine”. La fede della Chiesa in questo mistero si fonda sulla parola di Dio: “Lo Spirito Santo - annuncia l’angelo Gabriele a Maria - scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (
Lc 1,35). E a Giuseppe viene detto: “Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20).

Grazie all’intervento diretto dello Spirito Santo, si attua nell’Incarnazione la suprema grazia, la “grazia dell’unione”, della natura umana con la persona del Verbo. Tale unione è fonte di ogni altra grazia, come spiega san Tommaso (S.Th.. III 2,10-12 III 6,6 III 7,13).

2. Per approfondire il ruolo dello Spirito Santo nell’evento dell’Incarnazione, è importante ritornare ai dati che ci offre la parola di Dio.

San Luca afferma che lo Spirito Santo scende come potenza dall’alto su Maria, la quale viene ricoperta della sua ombra. Dall’Antico Testamento noi sappiamo che ogni qual volta Dio decide di far scaturire la vita, egli agisce attraverso la “potenza” del suo soffio creatore: “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera” (Ps 33,6). Ciò vale per ogni essere vivente, al punto che se Dio “richiamasse il suo spirito a sé e a sé ritraesse il suo soffio, ogni carne (cioè ogni essere umano) morirebbe all'istante e l’uomo ritornerebbe in polvere” (Jb 34,14-15). Dio fa intervenire il suo Spirito soprattutto nei momenti in cui Israele sperimenta l’impotenza a risollevarsi con le sole sue forze. Lo suggerisce il profeta Ezechiele nella visione drammatica della valle sterminata piena di scheletri: “Lo Spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi” (Ez 37,10).

La concezione verginale di Gesù è “la più grande opera compiuta dallo Spirito Santo nella storia della creazione e della salvezza” (Dom. et viv., DEV 50). In questo evento di grazia, una vergine viene resa feconda, una donna, redenta fin dal suo concepimento, genera il Redentore. Si prepara così una nuova creazione e si avvia la nuova ed eterna alleanza: inizia a vivere un uomo che è il Figlio di Dio. Mai prima di questo evento si era detto che lo Spirito Santo fosse sceso direttamente sulla donna per renderla madre. Quando nella storia d’Israele si verificano delle nascite prodigiose, l'intervento divino, quando vi si accenna, è riferito al nascituro non alla madre.

3. Se ci chiediamo a qual fine lo Spirito Santo ha compiuto l’evento dell’Incarnazione, la parola di Dio ci risponde sinteticamente, nella seconda lettera di Pietro, che ciò è avvenuto perché diventassimo “partecipi della natura divina” (2P 1,4). “Infatti - spiega sant'Ireneo di Lione - “questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio” (Adv. Haer. 3,19,1). Sulla stessa linea si pone sant'Atanasio: “Quando il Verbo stette sulla santa Vergine Maria, lo Spirito insieme con il Verbo entrò in lei; nello Spirito il Verbo si formò un corpo e lo adattò a sé, volendo mediante se stesso unire e condurre al Padre tutta la creazione” (Ad Serap. 1,31). Queste affermazioni vengono riprese da san Tommaso: “L’Unigenito Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura umana, affinché fatto uomo, facesse gli uomini dei” (Opusc. 57 in festo Corp. Christi, 1), cioè partecipi per grazia della natura divina.

Il mistero dell'Incarnazione rivela lo stupefacente amore di Dio, di cui lo Spirito Santo è la personificazione più alta, essendo egli l’Amore di Dio in persona, la Persona-Amore: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui” (1Jn 4,9). Nell'Incarnazione, più che in ogni altra opera, si rivela la gloria di Dio.

Ben a ragione nel Gloria in excelsis cantiamo: “Noi ti lodiamo, ti benediciamo... ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa”. Questa espressione può essere applicata in modo speciale all'azione dello Spirito Santo, che nella Prima Lettera di Pietro viene chiamato "lo Spirito della gloria" (1P 4,14). Si tratta di una gloria che è pura gratuità: non consiste nel prendere o nel ricevere, ma solo nel dare. Dandoci il suo Spirito, che è fonte di vita, il Padre manifesta la sua gloria, rendendola visibile nella nostra vita. In questo senso sant'Ireneo afferma che "la gloria di Dio è l'uomo vivente" (Adv. Haer. IV,20,7).

4. Se ora cerchiamo di vedere più da vicino che cosa l’evento dell’Incarnazione ci riveli del mistero dello Spirito, possiamo dire che questo evento ci manifesta anzitutto che egli è la potenza benevola di Dio che genera la vita.

La potenza che “adombra” Maria rievoca la nube del Signore che si posava sulla tenda del deserto (cfr Ex 40,34) o che riempiva il tempio (cfr 1R 8,10). E' dunque la presenza amica, la prossimità salvifica di Dio che viene a stringere un patto d’amore con i suoi figli. E’ una potenza a servizio dell’amore, che si dispiega nel segno dell’umiltà: non solo ispira l’umiltà di Maria, la serva del Signore, ma quasi si nasconde dietro di lei, al punto che nessuno a Nazaret riesce ad intuire che “quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20). S. Ignazio di Antiochia esprime in modo stupendo questo mistero paradossale: “Al principe di questo mondo rimase nascosta la verginità di Maria e anche il suo parto, e così pure la morte del Signore. Sono questi i tre misteri dall’alta voce che si sono compiuti nella quiete silente di Dio” (Ad Eph. 19,1).

5. Il mistero dell’Incarnazione, visto dalla prospettiva dello Spirito Santo che l’ha operato, getta luce anche sul mistero dell'uomo.

Se lo Spirito infatti opera in modo unico nel mistero dell'Incarnazione, egli è presente anche all’origine di ogni essere umano. Il nostro essere è un “essere ricevuto”, una realtà pensata, amata e donata. Non basta l’evoluzione a spiegare l’origine del genere umano, come non basta la causalità biologica dei genitori a spiegare da sola la nascita di un bambino. Pur nella trascendenza della sua azione, sempre rispettosa delle "cause seconde", Dio crea l'anima spirituale del nuovo essere umano, comunicandogli il soffio vitale (cfr Gn 2,7) attraverso il suo Spirito che è "il datore della vita". Ogni figlio va visto dunque ed accolto come un dono dello Spirito Santo.

Anche la castità dei celibi e delle vergini costituisce un riflesso singolare di quell’amore “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5,5). Lo Spirito che ha reso partecipe della divina fecondità la vergine Maria, assicura anche a quanti hanno scelto la verginità per il Regno dei cieli una discendenza numerosa nell'ambito della famiglia spirituale, formata da tutti coloro che "non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono generati” (Jn 1,13).

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Adesso vorrei salutare tutti i pellegrini neerlandesi e belgi.

In questi giorni la Chiesa prega la novena allo Spirito Santo in preparazione alla solennità della Pentecoste.

La vostra visita alle tombe degli Apostoli vi renda più consapevoli dell’azione dello Spirito Santo, il dono di Dio, nella vita della Chiesa!

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.



Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Carissimi Fratelli e Sorelle, lo Spirito Santo, insieme al Padre e al Figlio, partecipa all’opera della creazione ed è presente nel mondo sin dalle sue origini (cfr Gn 1). Egli è consustanziale al Padre e al Figlio; è “Signore e dà la vita” e custodisce tutta la creazione nel Padre per mezzo del Figlio.

Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati provenienti da Split, Virovitica, Slavonski Brod ed altre località, impartendo ad essi la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Cari pellegrini della Parrocchia di Praga-Kunratice!

Sabato celebrerete la festa di Santa Zdislava di Lemberk. Ella riuscì mirabilmente a conciliare le esigenze umane con quelle spirituali: divenne sposa e madre esemplare.

Benedico voi, e tutto il popolo Ceco, affinchè, per l’intercessione di Santa Zdislava, si accresca il numero delle buone famiglie solidamente cristiane.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Di cuore saluto i pellegrini slovacchi da Nitra, Vít’az, Zilina e da Handlová.

Cari fratelli e sorelle, il Signore Gesù ha promesso agli apostoli: “Avrete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra”. Questa promessa si è avverata. Anche voi dovete testimoniare, che Gesù è l’unico Redentore dell’uomo. Chiedete allo Spirito Santo che vi insegni sempre meglio a conoscere il Signore Gesù e sempre più sinceramente ad amare gli uomini con amore cristiano. Vi aiuti in ciò la sincera devozione alla Vergine Maria e la mia Benedizione apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua romena

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di fedeli della Chiesa greco-cattolica di Bucarest, in Romania.

Carissimi, il pellegrinaggio ai Santuari mariani di Lourdes e Fatima, come pure a Torino per l’Ostensione della Sacra Sindone e qui a Roma per la visita alle Tombe degli Apostoli e dei martiri, vi siano di stimolo per un sempre più generoso impegno di testimonianza evangelica nella vostra Patria.

Con questo auspicio di cuore benedico voi e le vostre famiglie.



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi del coro “Magnificat” di Budapest.

Ci prepariamo alla festa della Pentecoste assieme ai movimenti ecclesiali.

Vi auguro anche l’effusione dello Spirito Santo come pure anche ai vostri cari in patria, con la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Cari pellegrini lituani, saluto di cuore voi e per mezzo vostro tutti gli abitanti della Lituania.

Siate fedeli testimoni di Cristo risorto, cercando la sua presenza e il suo amore nella realtà di ogni giorno. “Dio conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene” (cfr. 2Th 2,16).

Con questa esortazione di San Paolo imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Nel salutare i pellegrini italiani, rivolgo anzitutto un cordiale benvenuto ai sacerdoti dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto, che ricordano il ventesimo anniversario di Ordinazione presbiterale; ai giovani della Parrocchia di san Tommaso Apostolo di Cerano Intelvi, che collaborano con il Comitato promotore per la ricostruzione dell'antica Chiesa di san Zeno; ai fedeli della Parrocchia-Santuario Nostra Signora delle Grazie della Diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato, ed a quelli della Parrocchia Santa Maria Assunta di Sellano, che mi hanno chiesto di benedire la campana donata loro dal Comune di Agnone dopo il devastante terremoto.

Saluto il Presidente, Padre Roberto Busa, ed i membri della Fondazione dell'"Index Thomisticus" e dell'Associazione Culturale per la computerizzazione delle analisi ermeneutiche e lessicologiche dell'opera di san Tommaso e li ringrazio per il gradito dono del CD-ROM dell'"Opera Omnia" del Dottore Angelico.

Saluto, inoltre, gli aderenti all'Associazione Volontari Italiani del Sangue, riuniti in questi giorni in Assemblea; i numerosi atleti della Marina Militare Italiana e l'Associazione di diportisti nautici ed appassionati del mare denominati "Fratelli della Costa", che tengono in questi giorni il loro Congresso internazionale. A voi, carissimi, auguro che la passione per il mare, che vi accomuna, contribuisca a diffondere nel mondo quel vostro tipico spirito di solidarietà, che rende sempre più fratelli i popoli e le nazioni d'ogni continente.

Con particolare gioia accolgo, poi, i partecipanti al Corso di Perfezionamento in Bioetica, promosso dall'Istituto di Bioetica sotto la guida del Direttore, Mons. Elio Sgreccia.

Carissimi, durante il denso ed impegnativo itinerario di riflessione, che vi ha tenuti occupati nei mesi scorsi, voi avete preso coscienza dei molti problemi che oggi vengono affrontati dalla Bioetica; avete riflettuto sulla dignità della persona umana, alla luce della retta ragione e della fede cristiana, per difenderne il rispetto e promuoverne l'autentico progresso. Invoco per voi lo Spirito Santo, perché vi accompagni con i doni della Sapienza e della Scienza e vi fortifichi nella vostra coraggiosa testimonianza evangelica.

Mi rivolgo, infine, come di consueto, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Nel clima di preparazione alla Solennità di Pentecoste ormai prossima, esorto voi, cari giovani, ad essere sempre docili all'azione dello Spirito; incoraggio voi, cari malati, ad invocare la luce e la forza dello Spirito Santo, per comprendere sempre meglio il valore della sofferenza accettata ed offerta in unione a quella di Cristo; ed auguro a voi, cari sposi novelli, che il vostro focolare domestico sia sempre riscaldato ed illuminato dall'amore che lo Spirito di Dio riversa nei cuori.







Catechesi 79-2005 13598