Catechesi 79-2005 22798

Mercoledì, 22 luglio 1998

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1. Il gesto di Gesù, che la sera di Pasqua “alitò" sugli Apostoli comunicando loro lo Spirito Santo (cfr
Jn 20,21-22), evoca la creazione dell’uomo, descritta dalla Genesi come la comunicazione di “un alito di vita” (Gn 2,7). Lo Spirito Santo è come il “respiro” del Risorto, che infonde la nuova vita alla Chiesa rappresentata dai primi discepoli. Il segno più evidente di questa nuova vita è il potere di perdonare i peccati. Gesù infatti dice: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi" (Jn 20,22-23). Là dove viene effuso “lo Spirito di santificazione” (Rm 1,4), viene distrutto ciò che si oppone alla santità, cioè il peccato. Lo Spirito Santo, secondo la parola di Cristo, è colui che “convincerà il mondo quanto al peccato” (Jn 16,8).

Egli fa prendere coscienza del peccato, ma al medesimo tempo è lui stesso che rimette i peccati. San Tommaso a tal proposito annota: “Poiché è lo Spirito Santo che fonda la nostra amicizia con Dio, è normale che per mezzo di lui Dio ci rimetta i peccati” (Contr. Gent. SCG 4,21,11).

2. Lo Spirito del Signore non solo distrugge il peccato, ma opera anche una santificazione e divinizzazione dell’uomo. Dio ci "ha scelti, dice san Paolo, come primizia per la salvezza, attraverso l’opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità" (2Th 2,13).

Vediamo più da vicino in che cosa consiste questa “santificazione-divinizzazione”.

Lo Spirito Santo è “Persona-Amore; è Persona-dono” (Dom. et viv., DEV 10). Questo amore donato dal Padre, accolto e ricambiato dal Figlio, viene comunicato all’uomo redento, il quale diventa così “uomo nuovo” (Ep 4,24), “nuova creatura” (Ga 6,15). Noi cristiani non solo veniamo purificati dal peccato, ma siamo anche rigenerati e santificati. Riceviamo una nuova vita, poiché siamo fatti “partecipi della natura divina” (2P 1,4): siamo “chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Jn 3,1). E’ la vita della grazia: il dono gratuito con cui Dio ci fa partecipi della sua vita trinitaria.

Le tre divine Persone nella loro relazione con i battezzati non devono essere né separate - perché ognuna agisce sempre in comunione con le altre -, né confuse, perché ogni Persona si comunica in quanto Persona.

Nella riflessione sulla grazia, è importante evitare di concepirla come una “cosa”. Essa è “innanzitutto e principalmente il dono dello Spirito che ci giustifica e ci santifica” (CEC 2003). E' il dono dello Spirito Santo che ci assimila al Figlio e ci pone in relazione filiale con il Padre: nell’unico Spirito per mezzo di Cristo abbiamo accesso al Padre (cfr Ep 2,18).

3. La presenza dello Spirito Santo opera una trasformazione che tocca veramente e intimamente l’uomo: è la grazia santificante o deificante, che eleva il nostro essere e il nostro agire, abilitandoci a vivere in relazione con la Santa Trinità. Ciò avviene attraverso le virtù teologali della fede, della speranza e della carità, “le quali rendono le facoltà dell’uomo idonee alla partecipazione alla natura divina” (CEC 1812). Così con la fede il credente considera Dio, i fratelli, la storia, non semplicemente secondo la prospettiva della ragione, ma dal punto di vista della divina rivelazione. Con la speranza l’uomo guarda al futuro con fiduciosa ed operosa certezza, sperando contro ogni speranza (cfr Rm 4,18), con l'occhio fisso al traguardo della beatitudine eterna e della piena realizzazione del Regno di Dio. Con la carità il discepolo è impegnato ad amare Dio con tutto il cuore e gli altri come il Signore Gesù ci ha amati, cioè fino al dono totale di sé.

4. La santificazione del singolo credente avviene sempre attraverso l'incorporazione alla Chiesa. “La vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del Corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona” (Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina, 5).

E' questo il mistero della comunione dei Santi. Un vincolo perenne di carità lega tutti i “santi”, sia quelli che hanno già raggiunto la patria celeste o che si stanno purificando in Purgatorio, sia quelli che sono ancora pellegrini sulla terra. Tra di essi esiste anche un abbondante scambio di beni, al punto che la santità dell’uno giova a tutti gli altri. Afferma san Tommaso: “Colui che vive nella carità, partecipa a tutto il bene che si fa nel mondo” (In Symb. Apost.)e ancora: “L’atto di uno si compie mediante la carità di un altro, quella carità per cui tutti siamo una cosa sola in Cristo” (In IV Sent. d.20, a.2; q.3 ad 1).

5. Il Concilio ha ricordato che “tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (LG 40). Concretamente per ogni fedele la strada per divenire santi è quella della fedeltà alla volontà di Dio, così come ci viene espressa dalla sua Parola, dai comandamenti, dalle ispirazioni dello Spirito Santo. Come per Maria e per tutti i santi, così anche per noi la perfezione della carità consiste nell’abbandono fiducioso, sull'esempio di Gesù, nelle mani del Padre. Ancora una volta ciò è possibile grazie allo Spirito Santo, che anche nei momenti più difficili ci fa ripetere con Gesù: “Eccomi, io vengo per fare la tua volontà” (cfr He 10,7).

6. Questa santità si rispecchia in una forma propria nella vita religiosa, in cui la consacrazione battesimale viene vissuta nell'impegno di una sequela radicale del Signore attraverso i consigli evangelici di castità, povertà ed obbedienza. “Come l’intera esistenza cristiana, anche la chiamata alla vita consacrata è in intima relazione con l’opera dello Spirito Santo. E' Lui che, lungo i millenni, attrae sempre nuove persone a percepire il fascino di una scelta tanto impegnativa. (...). E’ lo Spirito che suscita il desiderio di una risposta piena; è Lui che guida la crescita di tale desiderio, portando a maturazione la risposta positiva e sostenendone poi la fedele esecuzione; è lui che forma e plasma l'animo dei chiamati, configurandoli a Cristo casto, povero e obbediente e spingendoli a far propria la sua missione” (Esort. ap. Vita consecrata, VC 19).

Eminente espressione di santità, resa possibile dalla forza dello Spirito Santo, è il martirio, suprema testimonianza resa con il sangue al Signore Gesù. Ma significativa e feconda forma di testimonianza è già l’impegno cristiano, vissuto - nelle varie condizioni di vita, giorno per giorno - in una radicale fedeltà al comandamento dell’amore.

Saluti

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Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari Fratelli e Sorelle, ogni dono dello Spirito obbliga quanti ricevono tali doni a riferirsi ed a sottomettersi ai Vescovi, Pastori della Chiesa. Essi, infatti, “sono il principio visibile e il fondamento dell’unità nelle loro Chiese particolari” (cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium LG 23), che presiedono in forza dell’ufficio proveniente da Cristo e tale ufficio svolgono proprio per virtù dello Spirito Santo, che è stato dato loro nell’ordinazione episcopale.

Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati e su di essi e sulle loro famiglie invoco la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Ora vorrei porgere il benvenuto a tutti i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare ai giovani presenti.

La Chiesa conta soprattutto sui giovani affinchè siano testimoni di Cristo, e possano irradiare la gioia della fede.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Cordialmente saluto i pellegrini slovacchi da Komárno e da Zvolen.

Cari Fratelli e Sorelle, oggi la liturgia ci pone davanti agli occhi l’esempio di Santa Maria Maddalena. Con la penitenza si è distaccata dai suoi peccati, si è convertita a Dio e ha raggiunto l’alto grado di santità. Ogni pellegrinaggio dovrebbe includere in sé anche la penitenza e dovrebbe essere l’espressione del nostro ritorno a Dio. Che sia tale anche questo vostro pellegrinaggio a Roma! Prego per voi, affinché lo Spirito Santo vi purifichi e santifichi, e di cuore vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo dei pellegrini lituani.

Cari Fratelli e Sorelle, la vostra odierna visita al Successore del Santo Apostolo Pietro accresca in ciascuno di voi l’amore per la Chiesa - messaggera di speranza cristiana per tutti gli uomini della terra - e vi confermi nella fede viva e autentica “che opera per mezzo della carità” (Ga 5,6). Affidando voi, i vostri cari e la vostra patria, la Lituania, alla protezione di Maria Santissima, Madre di Dio, imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Carissimi, dopo i giorni di riposo che anche quest'anno ho potuto trascorrere sulle montagne del Cadore, sono lieto di riprendere oggi il consueto appuntamento dell'Udienza generale del mercoledì.

Il mio pensiero va, innanzitutto, ai Membri della Consulta Mondiale dell'Associazione Cooperatori Salesiani, venuti a Roma da varie parti del mondo per partecipare al loro incontro biennale. Carissimi, vi esorto ad offrire con coraggio la vostra testimonianza evangelica, collaborando generosamente alle molteplici attività pastorali e formative dei figli spirituali di san Giovanni Bosco. Vi affido tutti alla materna protezione di Maria Ausiliatrice.

Saluto poi le Religiose Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, che in questi giorni hanno celebrato il loro Capitolo Generale, ed auguro loro che, animate e sostenute dal nuovo Consiglio Generale, possano prepararsi ad entrare nel terzo millennio cristiano con rinnovato slancio caritativo e missionario.

Un caloroso saluto va anche ai bambini provenienti dalla zona di Chernobyl, ospiti di famiglie abruzzesi ed accompagnati dai membri dell'Associazione Cicogna-Amici di Chernobyl, come pure ai bambini bielorussi, ospiti della Parrocchia Santa Croce in Macerata: a loro ed a quanti li hanno accolti in Italia auguro di trascorrere un periodo sereno e proficuo per il corpo e per lo spirito.

Mi rivolgo, infine, a voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli.Ricorre, oggi, la memoria liturgica di santa Maria Maddalena, discepola del Signore e testimone della Risurrezione, alla quale Cristo ha "voluto affidare il primo annuncio della gioia pasquale" (Liturgia).

L'"amore ardente e fedele" di Maria Maddalena per il Maestro spinga voi, cari giovani, ad annunciare ai fratelli Cristo risorto con il vostro giovanile entusiasmo.

L'incontro con il Risorto nell'Eucarestia, cari ammalati, vi renda messaggeri della vittoria di Cristo sul dolore.

La fede nella risurrezione, cari giovani sposi, renda le vostre famiglie perseveranti nella preghiera e nell'amore reciproco.

A tutti imparto la mia Benedizione.





Mercoledì, 29 luglio 1998

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1. Gli Atti degli Apostoli ci mostrano la prima comunità cristiana unita da un forte vincolo di comunione fraterna: “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno” (
Ac 2,44-45). Non c'è dubbio che alla radice di questo spettacolo di amore ci sia lo Spirito Santo. La sua effusione pentecostale getta le basi della nuova Gerusalemme, la città costruita sull’amore, del tutto antitetica alla vecchia Babele.

Secondo il testo di Genesi 11, i costruttori di Babele avevano deciso di edificare una città con una grande torre la cui cima arrivasse fino al cielo. L'autore sacro vede in quel progetto un orgoglio insensato che sfocia nella divisione, discordia e incomunicabilità.

A Pentecoste, invece, i discepoli di Gesù non vogliono scalare orgogliosamente il cielo, ma si aprono umilmente al Dono che scende dall’alto. Se a Babele tutti parlano la stessa lingua, ma finiscono col non capirsi, a Pentecoste si parlano lingue diverse eppure ci si intende benissimo. E' questo un miracolo dello Spirito Santo.

2. L’operazione propria e specifica dello Spirito Santo già all'interno della Santa Trinità, è la comunione. “Si può dire che nello Spirito Santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone, e che per lo Spirito Santo Dio 'esiste' a modo di dono. E’ lo Spirito Santo l’espressione personale di un tale donarsi, di questo essere-amore” (Dom. et viv., DEV 10). La terza Persona - leggiamo in sant'Agostino - è “la somma carità che unisce ambedue le Persone” (De Trin. 7,3,6). Infatti il Padre genera il Figlio amandolo; il Figlio viene generato dal Padre lasciandosi amare e ricevendo da Lui la capacità di amare; lo Spirito Santo è l’amore donato in totale gratuità dal Padre, accolto con piena gratitudine dal Figlio e da questi ridonato al Padre.

Lo Spirito è anche l’amore e il dono personale che racchiude ogni dono creato: la vita, la grazia, la gloria. Il mistero di questa comunione risplende nella Chiesa, il Corpo mistico di Cristo, animato dallo Spirito Santo. Lo stesso Spirito ci rende “uno in Cristo Gesù” (Ga 3,28) e così ci inserisce nella stessa unità che congiunge il Figlio al Padre. Rimaniamo ammirati dinanzi a questa intensa e intima comunione tra Dio e noi!

3. Il libro degli Atti presenta alcune situazioni emblematiche che ci permettono di capire in qual modo lo Spirito aiuti la Chiesa a vivere concretamente la comunione, facendole superare i problemi che incontrerà di volta in volta.

Quando entrano per la prima volta nella comunità cristiana persone non appartenenti al popolo d'Israele, si vive un momento drammatico. L'unità della Chiesa è messa alla prova. Ma ecco scendere lo Spirito nella casa del primo pagano convertito, il centurione Cornelio. Egli rinnova il miracolo della Pentecoste e pone un segno a favore dell'unità tra gli ebrei e le genti (cfr Ac 10-11). Possiamo dire che questa è la via diretta per edificare la comunione: lo Spirito interviene con tutta la forza della sua grazia e crea una situazione nuova del tutto imprevedibile.

Ma spesso lo Spirito Santo agisce servendosi di mediazioni umane. Così avvenne - sempre secondo il racconto degli Atti - quando sorse una discussione all’interno della comunità di Gerusalemme circa la distribuzione quotidiana tra le vedove (cfr At 6,1ss.). L’unità venne allora ristabilita grazie all’intervento degli Apostoli, i quali chiesero alla comunità di eleggere sette uomini "pieni di Spirito" (Ac 6,3 cfr Ac 6,5) e istituirono questo gruppo di Sette per il servizio delle mense.

Un momento critico è attraversato pure dalla comunità di Antiochia, costituita da cristiani provenienti dal giudaismo e dal paganesimo. Alcuni cristiani giudaizzanti pretendevano che questi ultimi si facessero circoncidere e osservassero la legge di Mosè. Allora - scrive san Luca - “si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema” (Ac 15,6), e dopo “lunga discussione”, raggiunsero un accordo, formulato con la solenne espressione: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi...” (Ac 15,28). Qui si vede chiaramente come lo Spirito agisce attraverso la mediazione dei “ministeri” della Chiesa.

Tra le due grandi vie dello Spirito, quella diretta di carattere più imprevedibile e carismatico, e quella mediata di carattere più permanente ed istituzionale, non può esserci reale contrasto. Ambedue provengono dallo stesso Spirito. Nei casi in cui l'umana debolezza dovesse scorgervi motivi di tensione e conflitto, occorre attenersi al discernimento dell'autorità, assistita a questo fine dallo Spirito Santo (cfr 1Co 14,37).

4. E' "grazia dello Spirito Santo" (UR 4) anche l’anelito alla piena unità dei cristiani. Non bisogna mai dimenticare a tal proposito che lo Spirito è il primo dono comune ai cristiani divisi. Quale “principio dell’unità della Chiesa” (UR 2), Egli ci spinge a ricostruirla attraverso la conversione del cuore, la preghiera comune, la reciproca conoscenza, la formazione ecumenica, il dialogo teologico, la cooperazione nei diversi ambiti del servizio sociale ispirato dalla carità.

Cristo ha dato la vita perché tutti i suoi discepoli fossero una cosa sola (cfr Jn 17). La celebrazione del Giubileo del terzo Millennio dovrà rappresentare una nuova tappa di superamento delle divisioni del secondo Millennio. E poiché l’unità è dono del Paraclito, ci consola ricordare che proprio sulla dottrina circa lo Spirito Santo si sono fatti passi significativi verso l'unità tra le varie Chiese, soprattutto tra la Chiesa Cattolica e quelle Ortodosse. In particolare, sullo specifico problema del Filioque, concernente il rapporto tra lo Spirito Santo e il Verbo nel loro procedere dal Padre, si può ritenere che la diversità tra i latini e gli orientali non tocchi l'identità della fede "nella realtà del medesimo mistero confessato", ma la sua espressione, costituendo una "legittima complementarietà" che non compromette, ma può anzi arricchire la comunione nell’unica fede (cfr CEC 248 Lett. ap. Orientale Lumen, 2 maggio 1995, n.5; nota del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, “Le tradizioni greca e latina a riguardo della processione dello Spirito Santo”, in L'Oss. Rm 13 sett. 1995, p. 5).

5. Infine è necessario che il prossimo Giubileo veda crescere la carità fraterna anche all’interno della Chiesa Cattolica. Quell’amore effettivo, che deve regnare in ogni comunità “soprattutto verso i fratelli nella fede” (Ga 6,10), impegna ogni componente ecclesiale, ogni comunità parrocchiale e diocesana, ogni gruppo, associazione e movimento in un serio esame di coscienza che disponga i cuori ad accogliere l'azione unificante dello Spirito Santo.

Sono sempre attuali le parole di san Bernardo: “Abbiamo bisogno tutti gli uni degli altri: il bene spirituale che io non ho e non possiedo, lo ricevo dagli altri (...). E tutte le nostre diversità, che manifestano la ricchezza dei doni di Dio, sussisteranno nell’unica casa del Padre, che comporta tante dimore. Adesso c’è divisione di grazie: allora ci sarà distinzione di glorie. L’unità, sia qui che lì, consiste in una medesima carità” (Apol. a Guglielmo di Saint Thierry, IV,8: PL 182, 9033-9034).



Il mio pensiero si rivolge ora alle tre suore missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, uccise qualche giorno fa nello Yemen, come pure a Suor Theodelind Scherck, della Congregazione delle Suore Francescane del Santo Bambino, rapita e trovata morta domenica scorsa in Sud Africa ed al missionario gesuita, Padre Michel Albecq, assassinato l'altro ieri nella Repubblica del Congo.

Preghiamo il Signore, Padre di misericordia, per questi generosi testimoni del Vangelo e per tutte le altre vittime della violenza che, purtroppo, continua ad insanguinare varie regioni del mondo.

Saluti

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Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto di cuore i pellegrini provenienti da Split, Kruševica ed altre località della Croazia. A tutti imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Boemia e dalla Moravia.

Possa questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rinvigorire la vostra fede e l’amore per la Chiesa di Cristo e accrescere in voi il desiderio di perfezione spirituale. Con questi voti, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Con affetto do il benvenuto ai numerosi pellegrini slovacchi: da Sabinov e Nová Ves nad Váhom, da Zborov e Prievidza, da Toporec e Podhorany, da Stará Lubovna e dal ginnasio di Levoca.

L’altro ieri avete celebrato in Slovacchia la festa di San Gorazd. San Metodio lo ha indicato come suo successore, perché ha voluto che l’evangelizzazione della vostra Patria continuasse. Fratelli e sorelle, che anche voi stia a cuore l’evangelizzazione della Slovacchia! In quest’anno le vostre diocesi hanno avuto centodieci sacerdoti novelli. Chiedete che lo Spirito Santo renda fecondo il loro apostolato. E pregate per altre nuove vocazioni sacerdotali e religiose.

Con questa intenzione di cuore vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi da Kalocsa e da Vác. Auguro che si approfondisca la vostra fede nell’amore di Dio, affinchè tornando al vostro paese, possiate divenire testimoni della pace e della gioia che solo Cristo può donarci.

Vi do la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Lituania.

Con affetto imparto a voi qui presenti, ai vostri familiari e a tutta la vostra Patria la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina

Rivolgo un cordiale benvenuto ai membri del Coro ed agli studenti del Liceo Scientifico di Leopoli in Ucraina.

Carissimi giovani, vi ringrazio per la vostra visita ed asupico che il pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo vi sia di stimolo per una sempre più generosa testimonianza cristiana.

Di cuore benedico voi ed i vostri cari.
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Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai Superiori ed agli studenti di teologia del Seminario "San Gaudenzio" di Novara, ai quali formulo l'augurio che il pellegrinaggio a Roma li rafforzi nella generosa adesione alla chiamata del Signore.

Saluto, poi, le Suore delle Divine Vocazioni, che in questi giorni stanno celebrando il Capitolo Generale, ed assicuro loro la mia preghiera, perché, animate e sostenute dal nuovo Consiglio, seguano sempre più fedelmente l'esempio del Fondatore, il Servo di Dio don Giustino Russolillo, impegnandosi con slancio caritativo e missionario nell'opera della nuova evangelizzazione.

Saluto, altresì, i dirigenti ed i giocatori della squadra di calcio "F.C. Varese", con i familiari, i membri del gruppo folcloristico "Pastoria del Borgo Furo" di Treviso ed i partecipanti all'edizione del "Festival della Collina" di Cori. Ringrazio tutti per la presenza ed invoco su ciascuno la continua protezione di Dio e della Vergine Santissima.

Un saluto speciale va, ora, ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Oggi, memoria liturgica di Santa Marta, vorrei invitare voi, cari giovani, ad imitare questa singolare discepola del Signore nel fattivo servizio a Dio e ai fratelli. Esorto voi, cari ammalati, a sentire nella vostra esistenza la consolante presenza di Cristo sofferente. Chiedo a voi, cari sposi novelli, di seguire l'esempio di Santa Marta che ha accolto con grande slancio il Signore nella sua casa. Alla scuola del Signore il vostro amore in famiglia si consoliderà e si aprirà alle esigenze del prossimo.

A tutti la mia benedizione.




Mercoledì, 5 agosto 1998

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1. Il Nuovo Testamento ci attesta la presenza, nelle varie comunità cristiane, di carismi e ministeri suscitati dallo Spirito Santo. Gli Atti degli Apostoli, ad esempio, così descrivono la comunità cristiana di Antiochia: "C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo" (
Ac 13,1).

La comunità di Antiochia appare così una realtà viva, in cui emergono due ruoli distinti: quello dei profeti, che discernono ed annunciano le vie di Dio, e quello dei dottori, cioè dei docenti, che approfondiscono ed espongono la fede in modo adeguato. Si potrebbe ravvisare nel primo un carattere più carismatico, nel secondo una nota più istituzionale, ma nell'uno e nell'altro caso un'unica obbedienza allo Spirito di Dio. Del resto, questo intreccio tra elemento carismatico ed istituzionale si può scorgere alle origini stesse della comunità di Antiochia - nata dopo la morte di Stefano in seguito alla dispersione dei cristiani - dove alcuni fratelli avevano predicato la buona novella anche ai pagani, suscitando molte conversioni. Alla notizia di tale evento, la comunità madre di Gerusalemme aveva delegato Barnaba per una visita alla nuova comunità. E questi - racconta Luca - costatando la grazia del Signore, "si rallegrò, e da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore" (Ac 11,23-24).

In questo episodio appare chiaramente il duplice modo con cui lo Spirito di Dio regge la Chiesa: da una parte suscita direttamente l'attività dei credenti aprendo strade nuove e inedite all'annuncio del Vangelo, dall'altra provvede ad autenticare la loro opera attraverso l'intervento ufficiale della Chiesa, qui rappresentata dall'opera di Barnaba, inviato dalla comunità madre di Gerusalemme.

2. Soprattutto san Paolo svolge una profonda riflessione sui carismi e sui ministeri. Egli la compie specialmente nei capitoli 12-14 della prima lettera ai Corinzi. Sulla base di tale testo, si possono raccogliere alcuni elementi per impostare una corretta teologia dei carismi.

Innanzitutto viene fissato da Paolo il criterio fondamentale di discernimento, un criterio che si potrebbe definire “cristologico”: un carisma non è autentico se non conduce a proclamare che Gesù Cristo è il Signore (cfr 1Co 12,1-3).

Subito dopo Paolo passa a sottolineare la varietà dei carismi e la loro unità di origine: "Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito" (1Co 12,4). I doni dello Spirito, che Egli distribuisce "come vuole" (1Co 12,11), possono essere tanti e Paolo ne abbozza una lista (1Co 12,8-10), che evidentemente non ha la pretesa di essere completa. L'Apostolo insegna poi che la diversità dei carismi non deve provocare divisioni e per questo sviluppa l'eloquente paragone delle varie membra nell’unico corpo (1Co 12,12-27). L'unità della Chiesa è una unità dinamica ed organica, e tutti i doni dello Spirito sono importanti per la vitalità dell'intero corpo.

3. Paolo insegna, d'altra parte, che Dio ha stabilito una gerarchia di posizioni nella Chiesa (cfr 1Co 12,28): ai primi posti vengono gli "apostoli", poi i "profeti", quindi i "maestri". Queste prime tre posizioni sono fondamentali e vengono elencate secondo un ordine decrescente.

L’Apostolo poi avverte che la distribuzione dei doni è diversificata: non tutti hanno questo o quel carisma (cfr 1Co 12,29-30); ciascuno ha il suo (cfr 1Co 7,7) e lo deve accogliere con gratitudine, ponendolo generosamente al servizio della comunità. Questa ricerca di comunione è dettata dalla carità, che resta la “via migliore” e il dono più grande (cfr 1Co 13,13), senza il quale i carismi perdono ogni valore (cfr 1Co 13,1-3).

4. I carismi sono dunque grazie concesse dallo Spirito Santo a certi fedeli per abilitarli a contribuire al bene comune della Chiesa. La varietà dei carismi corrisponde alla varietà di servizi, che possono essere momentanei o duraturi, privati o pubblici. I ministeri ordinati dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi, sono servizi stabili e pubblicamente riconosciuti. I ministeri laicali, fondati sul battesimo e sulla cresima, possono ricevere dalla Chiesa, attraverso il Vescovo, un riconoscimento ufficiale o soltanto di fatto.

Tra i ministeri laicali ricordiamo quelli istituiti con rito liturgico: il lettorato e l'accolitato. Vengono poi i ministri straordinari della comunione eucaristica e quelli responsabili di attività ecclesiali, a cominciare dai catechisti, ma vanno ricordati anche “animatori della preghiera, del canto e della liturgia; capi di comunità ecclesiali di base e di gruppi biblici; incaricati delle opere caritative; amministratori dei beni della Chiesa; dirigenti dei vari sodalizi apostolici; insegnanti di religione nelle scuole” (Enc. Redemptoris missio, RMi 74).

5. Stando al messaggio di Paolo e dell'intero Nuovo Testamento, ampiamente ripreso ed illustrato dal Concilio Vaticano II (cfr Lumen gentium LG 12), non esiste una Chiesa a “modello carismatico” e un’altra a “modello istituzionale”. Come ho avuto modo di ribadire in altra occasione, la contrapposizione tra carisma e istituzione è “deprecabile e deleteria” (cfr Discorso ai partecipanti al II Colloquio internazionale dei movimenti ecclesiali, 2 marzo 1987, in Insegnamenti X/1 [1987], p. 478).

Tocca ai Pastori discernere l’autenticità dei carismi e di regolarne l’esercizio, in atteggiamento di umile obbedienza allo Spirito, di disinteressato amore al bene della Chiesa e di docile fedeltà alla legge suprema della salvezza delle anime.

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Carissimi pellegrini belgi e neerlandesi!

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli sia una fonte di ispirazione per la vostra fede personale e il vostro impegno cristiano nella Chiesa e nel mondo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Cordialmente saluto i pellegrini slovacchi da Bytca, Lednické Rovne e Nitra.

Domani la Chiesa celebra la festa della Trasfigurazione del Signore. Gesù si è rivelato sul monte ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni nella sua gloria. E Pietro, colmo di gioia, ha esclamato: “Signore, è bello per noi stare qui!”.

Cari pellegrini, rinnovando la vostra fede, anche voi diventerete felici solamente con Gesù. Impegnatevi, dunque, a conoscerLo meglio, ad amarLo e testimoniarLo con coraggio davanti agli uomini.

Con queste intenzioni vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Vi saluto cordialmente cari pallegrini ungheresi!

Con affetto imparto a voi qui presenti, ai vostri familiari e a tutta la vostra Patria la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Saluto cordialmente i pellegrini lituani.

Cari Fratelli e Sorelle, vi auguro che i momenti di questo vostro pellegrinaggio diventino per voi la fonte di una rinnovata dedizione a Cristo e alla sua Chiesa.

Con questi voti imparto a voi tutti e ai vostri familiari la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di professionisti e studenti ucraini di Lviv, di Kyiv, Ternopil, Ivano-Frankivsk, Mukaciv, Odessa e Cernyhiv.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed invoco ben volentieri su di voi, sul vostro impegno professionale e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo.

Rivolgo, ora, un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, al gruppo di seminaristi che a Frascati partecipano all'incontro estivo sul tema "La fraternità sacerdotale nella spiritualità del presbitero diocesano e la sua fondazione nella vita del seminario". Esprimo l'augurio che questo loro incontro accresca in tutti la reciproca conoscenza e lo spirito di comunione fraterna.

Saluto, poi, i giovani che prendono parte al campo-scuola promosso dall'Opera per la Gioventù "Giorgio La Pira" sul tema "Il lavoro", ed invoco copiosi doni dal cielo, perché essi siano rafforzati nei propositi di generosa testimonianza cristiana.

Il mio pensiero si dirige, inoltre, come di consueto, ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Oggi, memoria liturgica della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, la liturgia ci invita a volgere lo sguardo a Maria, Madre di Cristo. Guardate sempre a Lei, cari giovani, imitandola nel seguire fedelmente la volontà divina; ricorrete a Lei con fiducia, cari ammalati, per sperimentare nel momento della prova l'efficacia della sua protezione; affidate a Lei, cari sposi novelli, la vostra famiglia, perché sia sempre sorretta dalla sua materna intercessione.

Con grande dolore, vorrei infine ricordare che un altro sacerdote è stato assassinato lunedì scorso. Si tratta del Reverendo Padre Jean Pierre Louis, dell'Arcidiocesi di Port-au-Prince in Haiti. Dinanzi a tale nuovo, deprecabile episodio di violenza, vi invito a pregare perché il Signore riceva nel suo Regno questo nostro fratello, sostenga la cara Nazione di Haiti e l'intera umanità nell'impegno per il rispetto di ogni vita umana.






Catechesi 79-2005 22798