Catechesi 79-2005 28108

Mercoledì, 28 ottobre 1998: Lo Spirito "datore di vita" e la vittoria sulla morte

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1. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (
Jn 3,16). In queste parole del Vangelo di Giovanni il dono della "vita eterna" rappresenta il fine ultimo del disegno d'amore del Padre. Tale dono ci consente di avere accesso per grazia all'ineffabile comunione d'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3).

La "vita eterna", che scaturisce dal Padre, ci è trasmessa in pienezza da Gesù nella sua Pasqua attraverso il dono dello Spirito Santo. Ricevendolo partecipiamo alla vittoria definitiva che Gesù risorto ha realizzato sulla morte. "Morte e Vita - ci fa proclamare la liturgia - si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo trionfa" (Sequenza della Domenica di Pasqua). In questo evento decisivo della salvezza Gesù dona agli uomini la "vita eterna" nello Spirito Santo.

2. Nella "pienezza dei tempi" Cristo adempie così, al di là di ogni attesa, quella promessa di "vita eterna" che, fin dall'origine del mondo, era stata inscritta dal Padre nella creazione dell'uomo a sua immagine e somiglianza (cfr Gn 1,26).

Come canta il Salmo 104, l'uomo sperimenta che la vita nel cosmo e, in particolare, la sua stessa vita hanno il loro principio nel "soffio" comunicato dallo Spirito del Signore: "Se nascondi il tuo volto, vengono meno, / togli loro il respiro, muoiono / e ritornano nella polvere. / Mandi il tuo Spirito, sono creati, / e rinnovi la faccia della terra" (Ps 104,29-30).

La comunione con Dio, dono del suo Spirito, diventa sempre più per il popolo eletto il pegno di una vita che non si limita all'esistenza terrena ma misteriosamente la trascende e la prolunga all'infinito.

Nel duro periodo dell'esilio babilonese, il Signore riaccende la speranza del suo popolo, proclamando una nuova e definitiva alleanza che sarà sigillata da un'effusione sovrabbondante dello Spirito (cfr Ez 36,24-28): "Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete" (Ez 37,12-14).

Con questa parola, Dio annuncia il rinnovamento messianico di Israele, dopo le sofferenze dell'esilio. I simboli utilizzati ben si adattano ad evocare il cammino che la fede di Israele lentamente compie, fino ad intuire la verità della risurrezione della carne, che sarà realizzata dallo Spirito alla fine dei tempi.

3. Questa verità è consolidata in epoca ormai prossima alla venuta di Gesù Cristo (cfr Da 12,2 2M 7,9-14 2M 7,23 2M 7,36 2M 12,43-45), il quale la conferma vigorosamente, rimproverando coloro che la negavano: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?" (Mc 12,24). Secondo Gesù, infatti, la fede nella risurrezione si fonda sulla fede in Dio che "non è un Dio dei morti, ma dei viventi" (Mc 12,27).

Di più, Gesù lega la fede nella risurrezione alla sua stessa Persona: "Io sono la Risurrezione e la Vita" (Jn 11,25). In Lui, infatti, grazie al mistero della sua morte e risurrezione, si adempie la divina promessa del dono della "vita eterna", che implica una piena vittoria sulla morte: "Viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la voce [del Figlio] e ne usciranno: quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita..." (Jn 5,28-29). "Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Jn 6,40).

4. Questa promessa di Cristo si realizzerà dunque misteriosamente alla fine dei tempi, quando egli tornerà glorioso "a giudicare i vivi e i morti" (2Tm 4,1 cfr Ac 10,42 1P 4,5).

Allora i nostri corpi mortali rivivranno per la potenza dello Spirito, che ci è stato dato come "caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione" (Ep 1,14 cfr 2Co 1,21-22).

Non bisogna tuttavia pensare che la vita oltre la morte cominci solo con la risurrezione finale. Questa infatti è preceduta dalla condizione speciale in cui si trova, fin dal momento della morte fisica, ogni essere umano. Si tratta di una fase intermedia, in cui alla decomposizione del corpo corrisponde "la sopravvivenza e la sussistenza di un elemento spirituale, il quale è dotato di coscienza e di volontà, in modo tale che l''io umano' sussista, pur mancando nel frattempo del complemento del suo corpo" (Sacra Congregatio pro doctrina fidei, De quibusdam quaestionibus ad eschatologiam spectantibus, 17 maggio 1979: AAS 71 [1979] 941).

Per i credenti si aggiunge la certezza che la loro relazione vivificante con Cristo non può essere distrutta dalla morte, ma si mantiene al di là. Gesù, infatti, ha dichiarato: "Chi crede in me, anche se muore, vivrà" (Jn 11,25). La Chiesa ha sempre professato questa fede e l'ha espressa soprattutto nella preghiera di lode che rivolge a Dio in comunione con tutti i santi e nell'invocazione a favore dei defunti che non si sono ancora pienamente purificati. D'altra parte, la Chiesa inculca il rispetto per i resti mortali di ogni essere umano, sia per la dignità della persona a cui essi sono appartenuti, sia per l'onore che si deve al corpo di quanti, col Battesimo, sono divenuti tempio dello Spirito Santo. Ne è specifica testimonianza la liturgia nel rito delle Esequie e nella venerazione delle reliquie dei Santi, che si è sviluppata fin dai primi secoli. Alle ossa di questi ultimi - dice san Paolino di Nola - "mai vien meno la presenza dello Spirito Santo, da cui proviene una viva grazia ai sacri sepolcri" (Carme XXI, 632-633).

5. Lo Spirito Santo ci appare così come Spirito della vita non solo in tutte le fasi dell'esistenza terrena, ma ugualmente nello stadio che, dopo la morte, precede la vita piena che il Signore ha promesso anche per i nostri corpi mortali. A maggior ragione grazie a Lui compiremo, in Cristo, il nostro "passaggio" finale al Padre. Osserva san Basilio Magno: "Se qualcuno attentamente riflette, comprenderà che anche al momento dell'attesa manifestazione del Signore dal cielo, lo Spirito Santo non vi mancherà come alcuni credono; egli invece sarà presente anche al giorno della rivelazione del Signore, nella quale giudicherà il mondo in giustizia, egli beato ed unico sovrano" (Lo Spirito Santo, XVI, 40).

Saluti

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto cordialmente il primo Vescovo di Varazdin, Mons. Marko Culej, ed i pellegrini della sua Diocesi, venuti alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in occasione della recente creazione della Sede episcopale in Varazdin.

Carissimi, l’eredità della fede che avete ricevuto dai vostri padri sia per voi un costante stimolo, affinchè le vostre famiglie e la vostra Patria rimangano fedeli a Cristo, trovando nella Parola di Dio l’ispirazione per il proprio vivere e operare. I cristiani sono invitati ad essere il sale della terra e la luce del mondo (cfr Mt 13-16), affinchè la società, permeata dai valori evangelici, diventi sempre più umana e corrispondente al progetto originario di Dio sull’uomo.

A voi, e a tutti i pellegrini croati qui presenti, che saluto altrettanto di cuore, volentieri imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Adesso saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi qui presenti, in particolare i membri del “Koninklijk Kerkraads Mannenkoor Sint Lambertus” (Coro maschile reale San Lamberto) di Kerkrade.

Auspico che il vostro canto lodi il Signore, e possa irradiare la gioia della fede, allietando il cuore degli uomini.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca. Possa questo vostro pellegrinaggio a Roma rinvigorire la vostra fede e l’amore per Cristo, e accrescere in voi il desiderio di perfezione spirituale.

Volentieri vi benedico tutti,

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Benvenuti pellegrini di Krize, Trzic e Race, che siete venuti nella città eterna alle tombe degli Apostoli a professare la propria fedeltà alla Chiesa e così crescere nella fede, nella speranza e nell’amore.

Vi assista la Madre celeste, che tanto venerate in questo mese.

Con questo desiderio imparto a voi ed ai vostri cari la mia Benedizione Apostolica.



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Saluto con gioia i pellegrini giunti dalla Lituania, un gruppo composto dai ragazzi appartenenti al coro giovanile “Ventukai” e dai cantanti del coro “Kanklés”.

Carissimi, invoco su di voi, sulle vostre famiglie e sull’intera vostra Patria l’abbondanza dei doni celesti e di cuore imparto a tutti la propiziatrice Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai fedeli delle Parrocchie di San Giovanni Battista, in Sotto il Monte, e di San Gregorio Magno, in Cisano Bergamasco, venuti per ricordare il quarantesimo anniversario dell'elezione del mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni XXIII. Auguro che la figura del "Papa della bontà", la cui memoria è ancora assai viva nel popolo cristiano, sproni tutti, e specialmente i suoi conterranei, a proseguire con entusiasmo la testimonianza evangelica che egli ci ha lasciato.

Saluto, poi, i partecipanti al Convegno dei formatori della Congregazione Benedettina Silvestrina, ai quali assicuro la mia vicinanza spirituale affinché, alla luce degli insegnamenti del Vangelo e dello spirito benedettino, promuovano con ogni cura la formazione dei candidati alla vita monastica nelle loro comunità.

Saluto gli aderenti all'Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia, che oggi così numerosi sono venuti a farmi visita. Mentre invoco dalla Vergine ogni desiderato bene su di loro e sulle loro famiglie, formulo fervidi voti che questo incontro con il Successore di San Pietro valga a rafforzare in loro il generoso impegno di testimonianza cristiana.

Rivolgo, adesso, un pensiero ai membri dell'Associazione "Homerus" di Toscolano Maderno con vivo compiacimento per le loro iniziative di solidarietà e ben volentieri imploro la continua assistenza divina sulle loro opere di bene.

Saluto, infine, i giovani, gli ammalati, e gli sposi novelli.

Oggi la Liturgia ricorda i Santi Apostoli Simone e Giuda Taddeo. La loro testimonianza evangelica sostenga voi, cari giovani, nell'impegno di quotidiana fedeltà a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, a seguire sempre Gesù nel cammino della prova e della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia il luogo del costante incontro con l'Amore di Dio e dei fratelli.

Appello del Santo Padre

Vorrei ora invitarvi a pregare con me per alcune intenzioni, che mi stanno particolarmente a cuore:

1. Oggi si inaugurano in Romania i lavori della Commissione mista fra la Chiesa ortodossa e quella greco-cattolica, istituita per facilitare il dialogo reciproco delle due Comunità. Raccomando questa iniziativa alla vostra preghiera, perché rechi i frutti auspicati per il bene della Chiesa e dell’intera società rumena.
2. Quattro mesi di confronto armato in Guinea Bissau hanno causato ingenti spostamenti di popolazione. Molti si sono rifugiati nelle missioni, dove il personale ecclesiastico e religioso - a cui va il mio vivo incoraggiamento - si prodiga per alleviarne le sofferenze. Preghiamo insieme perché tutte le parti in conflitto pongano termine a queste ormai lunghe sofferenze.
3. Nella Repubblica Democratica del Congo la guerra avanza con tragici effetti di distruzione e di coinvolgimento dei Paesi limitrofi. Eleviamo insieme una fervente supplica alla Regina della Pace, perché acquieti gli animi e faccia prevalere, sui propositi di intensificare il conflitto, la ricerca generosa di soluzioni onorevoli e pacifiche.




Mercoledì, 4 novembre 1998: Lo Spirito e il "corpo spirituale" risorto

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(cfr
1Co 15,44)

1. "La nostra patria - insegna l'apostolo Paolo - è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose" (Ph 3,20-21).

Come lo Spirito Santo ha trasfigurato il corpo di Gesù Cristo quando il Padre l'ha risuscitato dai morti, così lo stesso Spirito rivestirà della gloria di Cristo i nostri corpi. Scrive san Paolo: "E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11).

2. La fede cristiana nella risurrezione della carne ha incontrato sin dagli inizi incomprensioni ed opposizioni. Lo tocca con mano lo stesso apostolo Paolo al momento di annunciare il Vangelo in mezzo all'Areopago di Atene: "Quando sentirono parlare di risurrezione di morti - raccontano gli Atti degli Apostoli - alcuni lo deridevano, altri dissero: 'Ti sentiremo su questo un'altra volta'" (Ac 17,32).

Tale difficoltà si ripropone anche nel nostro tempo. Da una parte, infatti, anche quando si crede in una qualche forma di sopravvivenza al di là della morte, si reagisce con scetticismo alla verità di fede che rischiara questo supremo interrogativo dell'esistenza alla luce della risurrezione di Gesù Cristo. Dall'altra, non manca chi avverte il fascino di una credenza come quella della reincarnazione, che è radicata nell'humus religioso di alcune culture orientali (cfr Tertio millennio adveniente TMA 9).

La rivelazione cristiana non si accontenta di un vago sentimento di sopravvivenza, pur apprezzando l'intuizione di immortalità che è espressa nella dottrina di alcuni grandi ricercatori di Dio. Possiamo, inoltre, ammettere che l'idea di una reincarnazione sia suscitata dall'acuto desiderio di immortalità e dalla percezione dell'esistenza umana come "prova" in vista di un fine ultimo, nonché della necessità di una purificazione piena per giungere alla comunione con Dio. La reincarnazione, tuttavia, non garantisce l'identità unica e singolare di ogni creatura umana quale oggetto del personale amore di Dio, né l'integrità dell'essere umano quale "spirito incarnato".

3. La testimonianza del Nuovo Testamento sottolinea innanzi tutto il realismo della risurrezione anche corporale di Gesù Cristo. Gli Apostoli attestano esplicitamente, rifacendosi all'esperienza da loro vissuta nelle apparizioni del Signore risorto, che "Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse... a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti" (Ac 10,40-41). Anche il quarto Vangelo sottolinea questo realismo, quando, ad esempio, ci narra l'episodio dell'apostolo Tommaso che è invitato da Gesù a mettere il dito nel posto dei chiodi e la mano nel costato trafitto del Signore (cfr Jn 20,24-29). Così pure, nell'apparizione sulla sponda del lago di Tiberiade, quando Gesù risorto "prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce" (Jn 21,13).

Tale realismo delle apparizioni testimonia che Gesù è risorto con il suo corpo e con questo corpo vive presso il Padre. Si tratta tuttavia di un corpo glorioso, non più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo, trasfigurato nella gloria del Padre. In Cristo risorto è manifestato quello stadio escatologico a cui un giorno sono chiamati a giungere tutti coloro che accolgono la sua redenzione, preceduti dalla Vergine Santa che "finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria del cielo in corpo ed anima" (Pio XII, Cost. apost. Munificentissimus Deus, 1 nov. 1950, DS 3903 cfr Lumen gentium LG 59).

4. Rifacendosi al racconto della creazione narrato dal libro della Genesi e interpretando la risurrezione di Gesù come la "nuova creazione", l'apostolo Paolo può dunque affermare: "Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita" (1Co 15,45). La realtà glorificata del Cristo, infatti, attraverso l'effusione dello Spirito Santo, viene partecipata in modo misterioso ma reale anche a tutti coloro che credono in Lui.

Così, in Cristo, "tutti risorgeranno coi corpi di cui ora sono rivestiti" (Concilio Lateranense IV: DS 801), ma questo nostro corpo sarà trasfigurato in corpo glorioso (cfr Ph 3,21), in "corpo spirituale" (1Co 15,44). Paolo, nella prima Lettera ai Corinzi, a coloro che gli chiedono: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?", risponde servendosi dell'immagine del seme che muore per aprirsi a nuova vita: "Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere (...). Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale (...). E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità" (1Co 15,36-37 1Co 15,42-44 1Co 15,53).

Certamente - spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica - il "come" ciò avverrà "supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto; è accessibile solo nella fede. Ma la nostra partecipazione all'Eucaristia ci fa già pregustare la trasfigurazione del nostro corpo per opera di Cristo" (CEC 1000).

Attraverso l'Eucaristia Gesù ci dona, sotto le specie del pane e del vino, la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante la nostra carne al fine di farci partecipare con tutto il nostro essere, spirito e corpo, alla sua risurrezione e condizione di gloria. Ireneo di Lione a tal proposito insegna: "Come il pane che è frutto della terra, dopo che è stata invocata su di esso la benedizione divina, non è più pane comune, ma Eucaristia, composta di due realtà, una terrena, l'altra celeste, così i nostri corpi che ricevono l'Eucaristia non sono più corruttibili, dal momento che portano in sé il germe della risurrezione" (Adversus haereses, 4, 18, 4-5).

5. Quanto sin qui abbiamo detto, sintetizzando l'insegnamento della Sacra Scrittura e della Tradizione della Chiesa, ci spiega perché "il credo cristiano... culmina nella proclamazione della risurrezione dei morti alla fine dei tempi, e nella vita eterna" (CEC 988). Con l'incarnazione il Verbo di Dio ha assunto la carne umana (cfr Jn 1,14) rendendola partecipe, attraverso la sua morte e risurrezione, della sua stessa gloria di Unigenito del Padre. Mediante i doni dello Spirito e della carne di Cristo glorificata nell'Eucaristia, Dio Padre infonde in tutto l'essere dell'uomo e, in certo modo, nel cosmo stesso l'anelito a questo destino. Come dice san Paolo: "La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; (...) e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,19-21).

Saluti

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Cari pellegrini lituani!

E' con grande piacere che vi porgo il benvenuto e vi ringrazio per la vostra partecipazione a questo incontro. Risuoni in ciascuno di voi l'invito del Santo Apostolo Paolo a cercare le "cose di lassù" (Col 3,1) per riscoprire nella fede il vero senso dell'esistenza umana.

Mentre vi affido alla materna protezione di Maria Santissima, imparto con affetto a tutti voi, ai vostri familiari e all'intero popolo lituano la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Cordialmente saluto i giovani pellegrini slovacchi del Ginnasio cattolico di Madre Alexia di Bratislava.

Cari fratelli e sorelle, siete venuti a salutare il Santo Padre proprio nel giorno del suo onomastico. Vi ringrazio per tutte le vostre preghiere con le quali accompagnate la mia missione di Supremo Pastore della Chiesa Universale.

Che il santo Carlo Borromeo sia per voi un esempio nell’impegno per la vera sapienza, devozione e carità.

Vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Nel salutare i pellegrini italiani, rivolgo un cordiale benvenuto ai Missionari di diverse Congregazioni e Diocesi che partecipano al corso promosso dalla Pontificia Università Salesiana. Carissimi, vi accompagni la continua assistenza del Signore, affinché il corso di formazione che state seguendo valga a ravvivare il vostro generoso impegno di autentici apostoli del Vangelo. Con questi sentimenti, di cuore benedico voi e quanti sono affidati alle vostre cure pastorali.

Desidero salutare anche il gruppo di giovani appartenenti al Movimento "Amici di Maria Immacolata", che partecipano ad un Convegno Internazionale promosso in occasione del centenario di fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Immacolata. Cari giovani, formulo voti che il ricordo della fondatrice, la Serva di Dio Brigida Maria Postorino, contribuisca ad infondere in voi rinnovato fervore spirituale per una generosa testimonianza cristiana.

Saluto, poi, la numerosa rappresentanza ecclesiale e civile proveniente da Grumo Nevano, in Diocesi di Aversa. Carissimi, nell'esprimere la mia gratitudine per la vostra presenza, auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli e dei Martiri romani rafforzi i vostri propositi di testimonianza evangelica, in preparazione anche al Grande Giubileo dell'Anno Duemila.

Desidero, infine, rivolgere un particolare saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli. Ricorre oggi la memoria liturgica di San Carlo Borromeo, Vescovo insigne della Diocesi di Milano, che, animato da ardente amore per Cristo, fu instancabile maestro e guida dei fratelli. Il suo esempio aiuti voi, cari giovani, a lasciarvi condurre da Cristo nelle vostre scelte per seguirLo senza timore; incoraggi voi, carissimi ammalati, ad offrire la vostra sofferenza per i Pastori della Chiesa e per la salvezza delle anime; sostenga voi, cari sposi novelli, nel generoso servizio alla vita.
* * *


Ringrazio di cuore per gli auguri e le preghiere a me offerti per l’onomastico. Quella di San Carlo Borromeo è la figura di un grande Pastore, il cui luminoso esempio mi ha sempre accompagnato e sostenuto. Alla sua intercessione affido il mio ministero e quello di tutti i vescovi ed i sacerdoti della Chiesa.




Mercoledì, 11 novembre 1998: Lo Spirito "speranza che non delude"

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(
Rm 5,5)

1. Lo Spirito Santo, effuso "senza misura" da Gesù Cristo crocifisso e risorto, è "colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo... che avverrà alla fine dei tempi" (Tertio millennio adveniente, TMA 45). In questa prospettiva escatologica i credenti sono chiamati, in questo anno dedicato allo Spirito Santo, a riscoprire la virtù teologale della speranza, che "da una parte, spinge il cristiano a non perdere di vista la meta finale che dà senso e valore all'intera sua esistenza e, dall'altra, gli offre motivazioni solide e profonde per l'impegno quotidiano nella trasformazione della realtà per renderla conforme al progetto di Dio" (Rm 5,46).

2. San Paolo sottolinea il legame intimo e profondo che vi è tra il dono dello Spirito Santo e la virtù della speranza. "La speranza -egli dice nella Lettera ai Romani - non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5). Sì: proprio il dono dello Spirito Santo, colmando il nostro cuore dell'amore di Dio e facendoci in Gesù Cristo figli del Padre (cfr Ga 4,6), suscita in noi la certa speranza che nulla "potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,39).

Per questo motivo, il Dio rivelatosi nella "pienezza del tempo" in Gesù Cristo è veramente "il Dio della speranza", che riempie i credenti di gioia e di pace, facendoli abbondare "nella speranza per la potenza dello Spirito Santo" (Rm 15,13). I cristiani sono perciò chiamati ad essere testimoni nel mondo di questa gioiosa esperienza, "pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza" che è in loro (1P 3,15).

3. La speranza cristiana porta a compimento la speranza suscitata da Dio nel popolo d'Israele, e che trova la propria origine e il proprio modello in Abramo, il quale "ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli" (Rm 4,18). Ratificata nell'alleanza stretta dal Signore tramite Mosè col suo popolo, la speranza di Israele fu riaccesa di continuo, nel corso dei secoli, dalla predicazione dei profeti. Essa infine si è concentrata sulla promessa dell'effusione escatologica dello Spirito di Dio sul Messia e su tutto il popolo (cfr Is 11,2 Ez 36,27 Jl 3,1-2).

In Gesù si adempie questa promessa. Egli non è soltanto il testimone della speranza che si apre davanti a chi diventa suo discepolo. Egli stesso è, nella sua persona e nella sua opera di salvezza, "la nostra speranza" (1Tm 1,1), poiché annuncia e attua il Regno di Dio. La "magna charta" di questo Regno è costituita dalle beatitudini (Mt 5,3-12). "Le beatitudini elevano la nostra speranza verso il Cielo come verso la nuova Terra promessa; ne tracciano il cammino attraverso le prove che attendono i discepoli di Gesù" (CEC 1820).

4. Costituito Cristo e Signore nella Pasqua (cfr Ac 2,36), Gesù diviene "spirito datore di vita" (1Co 15,45), e i credenti, battezzati in Lui con l'acqua e lo Spirito (cfr Jn 3,5) sono "rigenerati per una speranza viva" (1P 1,3). Ormai, il dono della salvezza, per mezzo dello Spirito Santo è il pegno e la caparra (cfr 2Co 1,21-22 Ep 1,13-14) della piena comunione con Dio a cui Cristo ci conduce. Lo Spirito Santo - si legge nella Lettera a Tito - è stato "effuso da Dio su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna" (Tt 3,6-7).

5. Anche secondo i Padri della Chiesa, è lo Spirito Santo "il dono che ci elargisce la perfetta speranza" (Sant'Ilario di Poitiers, De Trinitate, II, 1). Egli, infatti, dice san Paolo, "attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E, se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo" (Rm 8,16-17).

L'esistenza cristiana cresce e matura fino alla sua pienezza a partire da quel "già" della salvezza che è la vita da figli di Dio in Cristo, partecipata a noi dallo Spirito Santo. Dall'esperienza di questo dono, essa anela con fiduciosa perseveranza verso il "non ancora" e l'"ancora di più", che Dio ci ha promesso e ci darà alla fine dei tempi. Come infatti argomenta san Paolo, se uno è realmente figlio, allora egli è anche erede di tutto ciò che appartiene al Padre con Cristo, il "primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29). "Tutto quello che il Padre possiede è mio", afferma Gesù (Jn 16,15). Per questo, Egli, comunicandoci il suo Spirito, ci rende partecipi dell'eredità del Padre e ci dona fin d'ora il pegno e la primizia. Tale realtà divina è l'inesauribile sorgente della speranza cristiana.

6. La dottrina della Chiesa concepisce la speranza come una delle tre virtù teologali, effuse da Dio per mezzo dello Spirito Santo nel cuore dei credenti. Essa è quella virtù "per la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo ed appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull'aiuto della grazia dello Spirito Santo" (CEC 1817).

Al dono della speranza "va prestata una particolare attenzione, specialmente nel nostro tempo, nel quale molti uomini - anche non pochi cristiani - si dibattono tra l'illusione e il mito di un'infinita capacità di autoredenzione e realizzazione di sé, e la tentazione del pessimismo nell'esperienza delle frequenti delusioni e sconfitte" (Insegnamenti XVI/2 [1991], p. 27).

Molti pericoli sembrano incombere sul futuro dell'umanità e tante incertezze gravano sui destini personali, e non di rado ci si sente incapaci di fronteggiarli. Anche la crisi del senso dell'esistere e l'enigma del dolore e della morte tornano con insistenza a bussare alla porta del cuore dei nostri contemporanei.

Il messaggio di speranza che viene da Gesù Cristo illumina questo orizzonte denso di incertezza e di pessimismo. La speranza ci sostiene e protegge nel buon combattimento della fede (cfr Rm 12,12). Essa si alimenta nella preghiera, in modo particolarissimo nel "Padre nostro", "sintesi di tutto ciò che la speranza ci fa desiderare" (CEC 1820).

7. Oggi non basta risvegliare la speranza nell'interiorità delle singole coscienze; occorre varcare insieme la soglia della speranza.

La speranza, infatti, ha essenzialmente - come avremo occasione di approfondire - anche una dimensione comunitaria e sociale, sicché ciò che l'Apostolo dice in senso proprio e diretto per la Chiesa, può essere in senso largo applicato alla vocazione dell'intera umanità: "Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati" (Ep 4,4).

Saluti


Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Saluto cordialmente i membri dell’Orchestra della Scuola Musicale “Dora Pejacevic” di Našice e gli altri pellegrini croati. Benvenuti!

Carissimi, augurandovi che il pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo sia per voi momento privilegiato per comprendere meglio l’importanza della fede nella vita di ciascuno, vi benedico tutti.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Adesso un cordiale saluto a tutti i pellegrini belgi e neerlandesi!

Auguro che il vostro pellegrinaggio sia una sorgente d’ispirazione per la vostra fede e la vostra testimonianza cristiana.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi, specialmente i membri del Coro Kodály di Budapest.

San Martino, del quale celebriamo oggi la festa, è nato in Pannonia. Per la sua intercessione Vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Cordialmente saluto i pellegrini slovacchi da Kolárovo insieme alla Federazione Cattolica Slovacca dagli Stati Uniti - I welcome pilgrims of Slovak Catholic Federation from the United States of America.

Cari fratelli e sorelle, oggi celebriamo la memoria liturgica di San Martino di Tours, Vescovo molto venerato in Slovacchia - personalmente ho visitato il Duomo a Bratislava e a Spišská Kapitula a lui dedicato.

San Martino è un esempio del buon pastore e della carità verso i poveri. Vi esorto a seguire con animo generoso le sue virtù.

Vi benedico dal cuore. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Benvenuti i pellegrini di Spitalic, un tempo centro della vita monastica, e di Celje, benemerito per l’origine dell’apostolato dei Santi Cirillo e Metodio. Possa la visita ai monumenti cristiani a Roma accrescere la vostra vita interiore e aumentare in Voi, con l’aiuto di Maria, lo zelo degli apostoli slavi.

Con questo desiderio vi impartisco la mia benedizione apostolica.



Traduzione italiana del saluto in lingua russa

Sono lieto di salutare Padre Jerzy Jagodzinski e un gruppo di giovani cattolici provenienti da Mosca, che hanno voluto essere presenti all’Udienza odierna in Vaticano.

Il Signore vi conceda lo spirito di fervente servizio per il bene del popolo russo e il rinnovamento della vita cristiana nel vostro Paese.



Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di partecipanti allo “Studio Ucraino Finanziario”, organizzato dalla “American University of Rome”.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed invoco ben volentieri su di voi, sul vostro impegno professionale e sui vostri cari copiose benedizioni dal Cielo.
* * *


Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Suore della Congregazione di Santa Marta, che ricordano il cinquantesimo anniversario di professione religiosa. Carissime, vi esprimo vive felicitazioni e, mentre partecipo al vostro "Magnificat" di gioiosa gratitudine a Dio per i numerosi doni ricevuti, invoco su ciascuna di voi una rinnovata effusione di grazia divina per una sempre più feconda e lieta adesione ai consigli evangelici.

Saluto, poi, i partecipanti al raduno dei Maestri del Commercio, promosso da "50&Più - Fenacom" e li ringrazio per la loro gradita visita.

Il mio saluto va, ora, ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Cari giovani, l'esempio di san Martino, di cui oggi celebriamo la festa, sia stimolo per voi ad un impegno di generosa testimonianza evangelica; sia per voi, cari malati, incoraggiamento a confidare nel Signore che non ci abbandona nel momento della prova; sia, infine, per voi, cari sposi novelli, incitamento a scoprire alla luce della fede la gioia e la bellezza di rispettare e di servire sempre la vita, che è dono di Dio.

A tutti la mia Benedizione.






Catechesi 79-2005 28108