Agostino Locuzioni Heptateuco


LOCUZIONI DEL HEPTATEUCO




LIBRO PRIMO

LOCUZIONI DELLA GENESI

Locuzioni delle Scritture che sembrano conformi ai modi particolari di parlare della lingua ebraica o greca, che in greco sono chiamati idiomata (idiomatismi).

1001
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Gn 1,14) E dividano in mezzo al giorno e in mezzo alla notte.

1002
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Gn 1,20 Gn 1,26) Uccelli volanti sulla terra davanti al firmamento del cielo. Si pone il quesito in che senso debba intendersi secundum firmamentum. Così anche: Facciamo l'uomo secondo l'immagine e secondo la somiglianza; molti codici latini hanno: ad immagine e somiglianza.

1003
(
Gn 1,28) Riempite la terra e abbiatene il dominio; in latino si dice: dominamini ei (dominatela).

1004
(
Gn 2,5) Ma non c'era alcun uomo per lavorare la terra; i manoscritti latini invece hanno: che lavorasse la terra.

1005
(
Gn 2,8) Dio piantò un giardino in Eden in faccia all'Oriente; i codici latini hanno: ad Orientem (a Oriente).

1006
(
Gn 2,9) La frase che molti manoscritti latini esprimono così: e l'albero di conoscere il bene e il male, oppure: l'albero della conoscenza del bene e del male, o anche: l'albero per conoscere il bene e il male, e tutte le altre eventuali varianti relative alla traduzione di questa frase, il testo greco la formula così: e l'albero che fa sapere ciò che si può conoscere del bene e del male. Io non so se questo modo di tradurre sia una locuzione o se vuole indicare piuttosto qualche altro senso ben determinato.

1007
(
Gn 2,16) Quanto alla frase dei manoscritti latini: Di ogni albero che si trova nel paradiso mangerai per cibo, non si deve separare con una virgola edes (mangerai) da paradiso escae, ma unire escae edes (mangerai per cibo) per il motivo che l'espressione latina permette di dire solo escâ edes, poiché in tali espressioni invece del dativo greco si è soliti usare l'ablativo o quello che si chiama il settimo caso. O più esattamente l'ordine di successione delle parole è: (mangerai) di ogni albero commestibile.

1008
(
Gn 3,1) Il serpente era il più accorto di tutte le bestie, come hanno molti manoscritti latini. Effettivamente in greco sta scritto , non " il più sapiente ".

1009
(
Gn 3,7) Quanto all'espressione della Scrittura relativa ad Adamo e a Eva, che si aprirono i loro occhi, essendo illogico pensare che prima andassero vagando nel paradiso a tentoni come ciechi o ad occhi chiusi, si tratta di una frase idiomatica con cui la stessa Scrittura si esprime a proposito di Agar dicendo: Aprì gli occhi e vide un pozzo 1 - poiché prima non stava seduta con gli occhi chiusi - e come nell'atto di spezzare il pane si aprirono gli occhi dei due discepoli, i quali dopo la risurrezione riconobbero il Signore 2; poiché durante la strada certamente non camminavano con lui ad occhi chiusi.

1010
(
Gn 3,15) La frase che molti manoscritti hanno e cioè: E porrò inimicizia tra te e la donna, quelli greci hanno: in mezzo di te e in mezzo della donna, che è un modo di dire proprio della lingua greca poiché ha il medesimo significato dell'espressione: tra te e la donna. Lo stesso (idiomatismo ricorre) nella frase che segue: nel mezzo della tua discendenza e nel mezzo della discendenza di lei.

1011
(
Gn 3,17) Ciò che molti manoscritti latini dicono: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie, ed hai mangiato dell'albero di cui solo ti avevo proibito di mangiare, nei codici greci è detto: hai mangiato dell'albero del quale ti avevo proibito di mangiare solo da questo; alcuni altri interpreti greci hanno: hai masticato, o: hai mangiato, di modo che il senso, secondo questi, verrebbe ad essere: " Poiché hai udito la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui solo ti avevo proibito di mangiare, tu ne hai mangiato ".

1012
(
Gn 4,2) (Eva) aggiunse di partorire il fratello di lui, Abele. È un idiomatismo frequente nelle Scritture: aggiunse di dire.

1013
(
Gn 4,8) E avvenne che, mentre erano in campagna, Caino si avventò su di Abele e lo uccise; è un idiomatismo, poiché anche se mancasse e avvenne il senso della frase potrebbe essere completo: ed essendo essi nella campagna.

1014
(
Gn 6,6) In alcuni manoscritti latini sta scritto: E Dio si pentì e disse: " Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato ", mentre nel testo greco si trova che si dice significhi: s'irritò, piuttosto che: si pentì. Questo verbo lo hanno anche alcuni codici latini.

1015
(
Gn 6,14) Moltissimi manoscritti latini recano: Per l'arca costruirai scompartimenti, sebbene l'espressione latina sia non in arcam (per l'arca), ma in arca (nell'arca). I manoscritti greci invece non hanno né in arcam (per l'arca) né in arca (nell'arca), ma: costruirai l'arca a scompartimenti, espressione che si prende nel senso che a costituire l'arca fossero gli scompartimenti.

1016
(
Gn 6,16) La maggior parte dei manoscritti hanno: All'arca farai un'apertura nel fianco; alcuni altri invece hanno: di lato, poiché in questo modo vollero tradurre l'espressione greca .

1017
(
Gn 7,4) La frase della Scrittura che alcuni manoscritti latini esprimono dicendo: Poiché ancora sette giorni (e) io rovescerò un'inondazione di acqua sulla terra, nel testo greco si trova espressa così: rovescerò la pioggia sulla terra. L'espressione greca ha il caso genitivo non l'accusativo, di modo che se potessimo esprimere questa idea in latino, si dovrebbe dire così: " Poiché a capo di sette giorni rovescerò la pioggia sulla terra ".

1018
(
Gn 7,5) Quanto alla frase: E Noè fece tutto ciò che gli aveva ordinato il Signore Dio, così lo fece, è una locuzione simile a quella che nella creazione del mondo dopo l'espressione: e così fu fatto, si aggiunge: e lo fece Dio 3.

1019
(
Gn 7,4) Riguardo alla frase: Distruggerò ogni essere che ho fatto vivere, si deve osservare che non è usato il termine " creazione ", poiché in greco sta scritto . Questo termine è usato di frequente nelle Scritture in lingua greca anche nel significato di " risurrezione ", sebbene potesse dirsi , di modo che la creazione (suscitatio) è l', e la risurrezione è invece . Anche l'Apostolo usa questo termine: Nella speranza di arrivare alla risurrezione dei morti 4; in questo passo infatti i manoscritti greci hanno , non .

1020
(
Gn 7,14) Quanto alla frase: E tutte le bestie seLv atiche secondo la loro specie e gli animali domestici, e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti gli uccelli secondo la loro specie entrarono accanto a Noè nell'arca a due a due di ogni carne in cui è lo spirito vitale, il relativo in quo (nel quale) non è comprensibile se non si sottintende genus (specie), cioè in quo genere (nella qualespecie) oppure " specie nella quale ", poiché se si sottintendesse "nella carne " si sarebbe dovuto dire in qua (nella quale), come fece il solo Simmaco nella sua traduzione.

1021
(
Gn 7,23) Quanto alla frase ripetuta: E fu distrutto tutto ciò che (Dio) aveva fatto sorgere, si deve osservare che questa è una locuzione idiomatica, come se dicesse: " la creazione " o " la creatura di carne ".

1022
(
Gn 7,23) Riguardo al fatto che dopo aver detto: E fu distrutto tutto ciò che (Dio) aveva fatto sorgere e che era sulla faccia della terra, dall'uomo fino al bestiame seLv atico, ai rettili e ai volatili del cielo, soggiunge: e (tutte quelle cose) furono cancellate dalla terra, si deve notare che questa è un'espressione idiomatica ripetitiva usata abitualmente dalla Scrittura.

1023
(
Gn 8,6-7) La frase: (Noè) lasciò andare un corvo per vedere se l'acqua si era ritirata e, una volta uscito, non tornò finché l'acqua non si fu prosciugata sulla terra è un idiomatismo consueto nelle Scritture, al quale si deve fin da ora porre attenzione; il corvo infatti non tornò subito dopo, poiché si dice che non tornò finché l'acqua non si prosciugò.

1024
(
Gn 8,9 Gn 11) La frase: E stese la propria mano e (la colomba) la prese e la fece entrare vicino a lui nell'arca è un idiomatismo e penso che sia della lingua ebraica, poiché è assai familiare alla lingua punica, in cui troviamo parecchie espressioni corrispondenti a quelle ebraiche. Sarebbe stato infatti senz'altro sufficiente dire: e stese la mano, anche se non fosse stato aggiunto propria. Simile a questa è la frase che viene poco dopo: Ed essa aveva nel suo becco un ramoscello di olivo con le foglie.

1025
(
Gn 8,12) E non aggiunse più di tornare da lui, è un idiomatismo assai familiare nelle Scritture.

1026
(
Gn 8,21) La frase: E non aggiungerò ancora a mandare la mia maledizione contro la terra è simile alla precedente: Non aggiunse più a tornare da lui.

1027
(
Gn 8,21) E non aggiungerò a colpire alcuna carne vivente, è una locuzione uguale alla precedente.

1028
(
Gn 9,5) Poiché (io reclamerò) il vostro sangue (quello) delle vostre anime, sebbene bastasse dire o: il vostro sangue, o: il sangue delle vostre anime.

1029
(
Gn 9,12) Questo è il segno dell'alleanza che io stabilisco tra il mio e il vostro, cioè " tra me e voi ".

1030
(
Gn 10,9) Questi era un gigante cacciatore contro il Signore Dio. Non si capisce bene se contra può essere preso nel senso di " al cospetto del Signore Dio ", poiché in questo senso vuole essere intesa la preposizione greca .

1031
(
Gn 10,14) Donde uscirono di lì i Filistei, mentre sarebbe stato sufficiente dire: Donde uscirono i Filistei.

1032
(
Gn 11,1) E tutta la terra era un solo labbro; noi invece diciamo abitualmente: " una sola lingua ".

1033
(
Gn 11,1) E tutta la terra era un solo labbro, si deve notare che sono chiamati " tutta la terra " tutti gli uomini viventi allora, sebbene non in tutta la terra.

1034
(
Gn 11,3) E i mattoni divennero per loro in pietre. Il greco ha: E i mattoni si mutarono in pietre per essi. Se questa locuzione fosse tradotta così in latino, non si comprenderebbe.

1035
(
Gn 11,4) Venite, fabbrichiamoci una città e una torre la cui cima arriverà fino al cielo. Se questa (ultima) espressione si deve prendere come idiomatica, allora è un'iperbole; se invece si prende in senso proprio, allora dev'essere considerata tra le espressioni oscure discutibili.

1036
(
Gn 11,10) Alcuni manoscritti latini hanno: Sem, figlio di Noè, era di cento anni quando generò Arfaxad, mentre quelli greci hanno: Sem, figlio di cento anni quando generò Arfaxad, dove è un'ellissi poiché manca era. Ma per il fatto che non hanno: figlio di Noè, ma solo: figlio, è una nuova espressione idiomatica.

1037
(
Gn 11,30) E Sara era sterile e non generava, quando sarebbe bastato dire: E Sara era sterile.

1038
(
Gn 12,12) Avverrà dunque che, quando ti vedranno, gli Egiziani diranno che questa è sua moglie. È stato aggiunto che richiesto dal particolare idiomatismo (greco e latino), quando poteva bastare dire: questa è sua moglie.

1039
(
Gn 12,14) Quanto alla frase della Scrittura: Avvenne dunque che appena Abramo entrò in Egitto, sarebbe stato sufficiente dire: Appena dunque Abramo entrò in Egitto.

1040
(
Gn 12,18) Perché mi hai fatto questo, che non mi hai dichiarato che essa è tua moglie? Quando era sufficiente dire: non mi hai dichiarato. Inoltre lo stesso hai dichiarato è un'espressione abituale delle Scritture, poiché la maggior parte dei manoscritti latini hanno: non hai detto.

1041
(
Gn 13,1) Salì dunque dall'Egitto Abramo e sua moglie e tutti i suoi beni e Lot con lui verso il deserto; è sottinteso " salirono ". Tuttavia però in senso proprio non si dice che risalirono con lui i suoi averi inanimati, come l'oro, l'argento e tutta la suppellettile; qui perciò si capisce che si tratta di un'espressione detta in greco: .

1042
(
Gn 13,7) E scoppiò una lite tra mezzo i mandriani del bestiame di Abramo ed i pastori del bestiame di Lot; perciò quasi tutti gli scrittori latini non tradussero questa locuzione, ma si esprimono secondo il nostro consueto modo di parlare; anche noi abbiamo deciso di non metterla più in evidenza in seguito, poiché si trova dappertutto nella Scrittura greca dove viene espresso qualcosa di questo genere.

1043
(
Gn 13,8) Poiché noi siamo uomini fratelli, disse Abramo a Lot; di qui si vede che è usanza della Scrittura esprimersi in modo che sono chiamati fratelli i consanguinei, anche se sono differenti nel grado di parentela sì da risultare uno di grado superiore e un altro di grado inferiore, come in questo passo, poiché Abramo era suo zio paterno.

1044
(
Gn 14,1) Avvenne, poi, durante il regno di Amarfal, re di Sennaar; secondo il nostro abituale modo di parlare sarebbe stato sufficiente iniziare così: Durante, poi, il regno di Amarfal. Riguardo dunque all'espressione che usa la Scrittura: factum est autem (avvenne, poi) si è espressa secondo il suo solito.

1045
(
Gn 14,5) Nell'anno quattordicesimo Chodollogomor e i re i quali con lui, è sottinteso: " erano "; e perciò da alcuni manoscritti latini fu anche aggiunto.

1046
(
Gn 14,6) E i Correi, i quali sulle montagne di Seir; è sottinteso: " erano ".

1047
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Gn 14,13) Ma arrivando uno degli scampati riferì la notizia ad Abramo, il transfluviale, che abitava presso la quercia di Mambre, l'Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aunan, che erano alleati di Abramo; è un iperbato oscuro. L'ordine è infatti il seguente: " Arrivando uno degli scampati, un tale di Amorri, fratello di Escol e fratello di Aunan, che erano alleati, riferì la notizia ad Abramo, abitante di là dal fiume, che infatti abitava presso la quercia ". Questo iperbato risulta ancora più oscuro per l'ellissi, poiché, dopo la frase: un tale di Amorri, fratello di Escol e fratello di Aunan non si dice che cosa egli è in rapporto a quel fratello, ma è sottinteso " figlio " come, quando si dice: " Giacomo di Alfeo ", sebbene non si dica: " figlio " non s'intende in alcun altro senso; numerose poi sono le espressioni delle Scritture in cui non viene espresso il termine " figlio " ma è sottinteso.

1048
(
Gn 14,22) La frase che hanno alcuni manoscritti latini: E Abramo disse al re di Sodoma: " Alzo la mia mano verso Dio, l'Altissimo, creatore del cielo e della terra, se dallo sparto fino alla correggia di un sandalo ", trasse in inganno il traduttore, poiché il testo greco ha che in latino significa filo, e questa è una frase idiomatica delle Scritture.

1049
(
Gn 14,22-23) Stendo la mia mano verso Dio, l'Altissimo, creatore del cielo e della terra, se prenderò di tutto ciò che è tuo; se però le parole stendo la mia mano verso Dio, l'Altissimo sono usate come per dire: " giuro ", esse non formano un modo di dire abituale in latino, saLv o che si dica: " stendo la mia mano verso Dio, l'Altissimo, che non prenderò nulla di ciò che è tuo ".

1050
(
Gn 15,13) Col saperlo saprai che la tua discendenza sarà pellegrina in terra; è bensì un'espressione idiomatica assai usata dalle Scritture, ma i manoscritti greci hanno: Sapendo saprai, che è quasi la medesima cosa.

1051
(
Gn 16,3) E (Sara) la diede in moglie al suo stesso marito Abramo. La frase ha allo stesso come superfluo.

1052
(
Gn 16,5) Quando però (Agar) vide di essere incinta, sono apparsa spregevole agli occhi di lei. I manoscritti greci hanno in questo passo un participio, cioè , mancante alla lingua latina ma come se dicesse: " Vedendo di essere incinta, sono stata disprezzata agli occhi suoi " suona come una specie di solecismo. Così pure è un solecismo formato dal participio suddetto , al posto del quale noi diciamo: " vedendo ".

1053
(
Gn 17,6) Ciò che i manoscritti latini esprimono dicendo: Io ti farò crescere grandemente oltre misura, quelli greci lo esprimono con assai, assai.

1054
(
Gn 17,8) E a te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese in cui risiedi, tutto il paese di Canaan, in possesso perenne. Si ha da vedere se c'è una locuzione nel fatto che l'agiografo dice perenne; i manoscritti greci hanno (eterno), mentre il testo dice: e ai tuoi discendenti dopo di te con cui spiega in qual senso ha voluto che s'intendesse la parola a te.

1055
(
Gn 17,9) Da parte tua osserverai la mia alleanza tu e i tuoi discendenti dopo di te nel seguito delle loro generazioni; osserverai sta per " osserva "; l'agiografo usa qui il futuro invece dell'imperativo.

1056
(
Gn 17,12) E sarà circonciso ogni vostro bambino di otto giorni di sesso maschile. Si intende: ogni maschio, come se potesse essere circonciso uno che non fosse maschio.

1057
(
Gn 17,17) E Abramo cadde sulla faccia e disse in cuor suo dicendo: " Se potrà nascermi un figlio a me che ho cent'anni e se potrà Sara partorire avendo novant'anni? ". Non si deve dubitare che questo è un modo di dire di chi esprime il proprio stupore, non di chi dubita.

1058
(
Gn 17,24) Ora Abramo aveva novantanove anni quando fu circonciso la carne del suo prepuzio; non si dice " con la carne " o "nella carne ".

1059
(
Gn 18,7) Abramo corse allora nell'armento; invece di dire: verso l'armento.

1060
(
Gn 18,11) Ora Abramo e Sara erano anziani avanzati negli anni; i manoscritti greci hanno (letteralmente) avanzati dei giorni.

1061
(
Gn 18,20) Il Signore poi disse: " Il clamore di Sodoma e di Gomorra è giunto al colmo e il loro peccato è molto grave ". La Scrittura suole usare il termine " clamore " nel senso di " impudenza e libertinaggio " così grande da non potersi nascondere né per vergogna né per paura.

1062
(
Gn 18,28) E disse: " Poiché non la distruggerò, se ne troverò quarantacinque ", il quia (che, poiché) sembra superfluo e perciò non si legge in alcuni manoscritti latini.

1063
(
Gn 18,30) Forseché, Signore, se parlerò; è sottinteso: " andrai in collera " o qualche altra espressione di tal genere.

1064
(
Gn 19,29) Il Signore, nel distruggere le città, in cui (Lot) abitava in esse.

1065
(
Gn 20,13) In ogni luogo ove entreremo là.

1066
(
Gn 21,19) E Dio aprì i suoi occhi e vide un pozzo d'acqua viva; è un'espressione idiomatica, poiché (Agar) non aveva gli occhi chiusi. Di questa locuzione abbiamo già parlato all'inizio di questo libro, ove sta scritto: E si aprirono i loro occhi.

1067
(
Gn 21,23) E il paese nel quale hai abitato in esso.

1068
(
Gn 21,27) E ambedue fecero un'alleanza. La Scrittura è solita denotare il patto con il termine testamentum.

1069
(
Gn 22,2) Prendi tuo figlio, il tuo beneamato; prendi è un'espressione idiomatica simile a quella rivolta anche ad Agar a proposito di suo figlio.

1070
(
Gn 22,4) E Abramo guardando con gli occhi, mentre sarebbe stato sufficiente dire: guardando.

1071
(
Gn 22,16) Ho giurato su me stesso: se non ti benedirò benedicendoti. È come se dicesse: " Ho giurato su me stesso che ti benedirò benedicendoti " oppure, senza aggiungere alcun'altra parola, semplicemente: " L'ho giurato su me stesso, benedicendoti ti benedirò ".

1072
(
Gn 22,17) E moltiplicando moltiplicherò la tua discendenza. Ma sarebbe potuto bastare: moltiplicherò .

1073
(
Gn 22,20) E fu comunicata ad Abramo la notizia (da alcuni) che dicevano, benché il modo abituale di esprimersi sia: " Riferirono ad Abramo la notizia alcuni che dicevano ", oppure: " Ad Abramo fu riferita la notizia da alcuni che dicevano ".

1074
(
Gn 23,3-4) Abramo poi si alzò dalla presenza del suo morto. Il redattore non dice: " dalla presenza della sua morta " e di nuovo, parlando della stessa donna, afferma: e seppellirò il mio morto. Il testo greco della Scrittura fa vedere che mortuum non è usato al neutro come se si trattasse di corpus mortuum (cadavere), ma è usato il genere maschile.

1075
(
Gn 24,3) E ti farò giurare nel nome del Signore, Dio del cielo e della terra. I manoscritti greci non hanno per (nel nome), ma ti farò giurare per il Signore Dio del cielo.

1076
(
Gn 24,3) Tra le quali io abito tra esse.

1077
(
Gn 24,5) E caso mai la donna non vorrà seguirmi. È proprio di quella lingua chiamare " donna " una sposa.

1078
(
Gn 24,5) Nel paese dal quale tu uscisti di lì.

1079
(
Gn 24,6) Guàrdati dal ricondurre mio figlio laggiù. Con simili espressioni si è soliti esprimere una minaccia.

1080
(
Gn 24,9 Gn 8) E il servo pose la sua mano sotto la coscia di Abramo e gli prestò giuramento riguardo a quell'affare. Si tratta di un particolare modo di esprimersi con il quale Abramo aveva detto: ti scongiuro, come se gli avesse detto: " giuramelo "; ma questo modo di esprimersi non è a noi familiare. Si deve però esaminare se nelle Scritture ci sono altre locuzioni somiglianti a questa; poiché anche il fatto che Abramo disse: Se la donna non vorrà seguirti, tu sarai libero da questo giuramento, mostra chiaramente che egli aveva detto: ti scongiuro, come se avesse detto: " giuramelo ".

1081
(
Gn 24,16) A proposito di Rebecca è detto: Era una vergine di aspetto assai bello, era vergine e non l'aveva conosciuta alcun uomo; questa ripetizione vuol far vedere il risalto dato alla verginità. Sarebbe strano però che sia stato aggiunto: e non l'aveva conosciuta alcun uomo, se non si trattasse di una locuzione e il termine " vergine " si potesse intendere nel senso per cui denota l'età e non l'integrità. I manoscritti greci poi non hanno: l'aveva conosciuta, ma la conobbe che pare contrario all'esatto ordine grammaticale.

1082
(
Gn 24,26) Adorò al Signore, noi invece siamo soliti dire: " adorò il Signore ".

1083
(
Gn 24,27) Poiché non ha lasciato la sua giustizia e la sua verità lontano dal mio Signore, cioè la giustizia e la verità che viene dal mio Signore; è come se dicesse: " fatta dal mio Signore ".

1084
(
Gn 24,28) E la ragazza corse a riferire (tutto ciò che aveva udito) alla casa di sua madre, come se la stessa non fosse anche la casa di suo padre.

1085
(
Gn 24,32) E acqua per lavare i piedi di lui e per i piedi degli uomini che erano con lui.

1086
(
Gn 24,40) Il Signore, al quale piacqui alla sua presenza, invierà lui stesso il suo angelo con te; come se non fosse stato sufficiente: al quale piacqui. Avrebbe forse potuto piacergli se non alla sua presenza?.

1087
(
Gn 24,42) Se tu farai riuscire il mio viaggio in cui cammino in esso.

1088
(
Gn 24,43-44) Quando il servo di Abramo riferì le sue parole dette mentre stava per avvicinarsi alla fonte, egli le espose in questi termini: E avverrà che la ragazza alla quale dirò: " Dammi da bere un po' d'acqua dalla tua anfora ", e mi risponderà: " Bevi tu, e attingerò anche per i tuoi cammelli ", questa è la donna che il Signore ha destinato al suo servo Isacco. Da queste parole è posto in evidenza che nella lingua ebraica erano chiamate " donne " anche le ragazze.

1089
(
Gn 24,48) Poi benedissi il Signore, Dio del mio signore Abramo. È un'espressione denotante l'ossequio a una persona e assai frequente nelle Scritture, come " il Dio di Elia ".

1090
(
Gn 24,49) Fatemelo sapere, affinché io me ne torni verso destra o verso sinistra. Con destra viene indicata la prosperità, con sinistra l'avversità, cioè la destra se assentiranno (alla richiesta), la sinistra se non assentiranno. Poiché sarebbe certamente tornato per la stessa via dalla quale era venuto. Per quanto riguarda questo modo di esprimersi, anche gli altri passi delle Scritture indicheranno che destra è usata per denotare tutte le realtà buone, sinistra invece quelle cattive, sia felicità che infelicità, sia giustizia e ingiustizia, e taLv olta destra è usata in rapporto alle realtà eterne, sinistra in rapporto a quelle temporali.

1091
(
Gn 25,13) Questi sono i nomi dei figli di Ismaele secondo i nomi delle loro generazioni; è come se l'agiografo avesse detto: " Secondo i nomi con i quali sono state chiamate le loro generazioni ".

1092
(
Gn 25,20) Prese per sé in moglie Rebecca, figlia di Batuel, il siriano, dalla Mesopotamia, sorella di Labano il siriano. Il redattore avrebbe potuto dire semplicemente uxorem (come moglie) oppure sibi uxorem (per sua moglie).

1093
(
Gn 25,24) Ed essa aveva due gemelli nel ventre di lei, si sarebbe potuta eliminare l'aggiunta dell'espressione di lei.

1094
(
Gn 25,27) Crebbero poi i giovani. Una simile espressione idiomatica si trova anche negli scrittori profani, come la seguente: E nascondono gli scudi occulti 5, cioè: " nascondendoli li rendono occulti ". Così anche qui: crebbero i giovani, mentre erano fanciulli, sta a dire: " crescendo erano diventati giovani ".

1095
(
Gn 25,31) Giacobbe a Esaù: Vendimi oggi la tua primogenitura a me. Così hanno i manoscritti greci.

1096
(
Gn 26,28) Vedendo abbiamo visto che il Signore è con te.

1097
(
Gn 26,28) E stringeremo un testamento con te. Le Scritture sono solite dire " testamento ", cioè invece di " patto ". I manoscritti latini hanno: E stringeremo con te un testamento affinché tu non faccia del male con noi, come se si dicesse: " Affinché tu t'impegni a non farci del male ".

1098
(
Gn 27,1) E chiamò il proprio figlio più anziano Esaù e gli disse. In questo passo il termine " più anziano " non denota che era più avanzato in età ma che era il maggiore.

1099
(
Gn 27,3) Adesso dunque prendi il tuo strumento, la faretra e l'arco; non dice " gli strumenti " ma lo strumento. Il senso che si voleva fare intendere non è però chiaro, saLv oché si tratti di un modo di dire per cui si volesse con " lo strumento " fare intendere la faretra e, spiegando che cosa volesse dire la parola strumento, si fosse aggiunto: la faretra e l'arco, come se l'agiografo avesse detto: " Prendi il tuo strumento (da caccia), cioè la faretra " e poi, indicando un altro strumento: " e l'arco " che non ha alcuna relazione con lo strumento che è la farestra. Oppure, se non altro, si volle chiamare " strumento " la faretra e l'arco, usando il singolare per il plurale, come se uno dicesse: " prendi il tuo abito ", termine con cui intenderemmo più abiti, come capiremmo che " soldato " è usato invece di " soldati " e molte altre simili espressioni.

1100
(
Gn 27,3) Esci nella campagna e caccia della cacciagione per me.

1101
(
Gn 27,9) E recati alle pecore e prendimi di lì due capretti teneri e buoni. Con il termine " pecore " il redattore indicò tutte e due le specie del bestiame minuto che erano insieme nei medesimi pascoli.

1102
(
Gn 28,4) E ti dia la benedizione di tuo padre Abramo; dice così Isacco a suo figlio (Giacobbe) parlando di suo padre e nonno di lui.

1103
(
Gn 28,5) E se ne andò nella Mesopotamia della Siria, come se potesse chiamarsi Mesopotamia un'altra che non fosse della Siria, sebbene si dica che i Settanta non abbiano: della Siria, ma (al suo posto) sta segnato un asterisco.

1104
(
Gn 28,15) Dio a Giacobbe: Non ti abbandonerò finché non avrò compiuto tutto quello che ti ho detto, come se avesse intenzione di abbandonarlo dopo averlo compiuto; no di certo, ma è un'espressione idiomatica.

1105
(
Gn 28,16) Giacobbe si svegliò dal suo sogno e disse che in questo luogo sta il Signore, ma io non lo sapevo; il senso è completo anche se non ci fosse il che.

1106
(
Gn 28,16) In questo luogo c'è il Signore. Come se si dicesse: " Qui c'è la manifestazione del Signore ", poiché il Signore non sta in un luogo.

1107
(
Gn 29,5) Formulando una domanda Giacobbe dice: Conoscete Labano, figlio di Nachor? Dato che (Labano) era figlio di Batuel, si deve intendere che Nachor era più conosciuto, e a causa della sua dignità avvenne che (Giacobbe) facesse la domanda a proposito di lui. Ora è un modo di dire assai usuale chiamare " figlio " del nonno o del bisnonno o di un altro antenato più remoto una persona discendente da quello. Ecco perché Isacco chiamò Abramo " padre " del proprio figlio, come ho ricordato poco prima.

1108
(
Gn 29,7) È ancora molto giorno, non è ancora tempo di radunare il bestiame.

1109
(
Gn 30,4) Ed ella gli diede la propria schiava Balla in moglie a lui; il senso sarebbe completo anche se non fosse aggiunto il pronome a lui.

1110
(
Gn 30,27) Se ho trovato grazia davanti a te, avrei avuto il presagio di una buona sorte, poiché Dio mi ha benedetto per la tua venuta. La connessione logica della frase non è regolare, poiché in questo passo si sarebbe dovuto dire: " Se avessi trovato grazia agli occhi tuoi, avrei presagito una buona sorte ". Ora invece poiché qui si dice: Se ho trovato, la costruzione regolare è: " Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, permetti di prenderlo come auspicio di buona sorte per il futuro ". Così infatti Labano disse: Avrei presagito una buona sorte (per me), come se avesse detto: " Oh, se avessi avuto l'auspicio di una buona sorte! ", cioè ti avrei tenuto nella mia casa per auspicio di buona sorte.

1111
(
Gn 30,33) La mia giustizia mi ascolterà nel giorno di domani; cioè farà sì che io sia ascoltato.

1112
(
Gn 31,2) E Giacobbe vide il volto di Labano, ed ecco che verso di lui non era come quello di ieri o dell'altro ieri; è un modo di dire assai familiare nelle Scritture; qui è detto ieri e l'altro ieri per indicare un tempo passato.

1113
(
Gn 31,10) E nel sonno vidi con i miei occhi, benché nel sonno gli occhi del corpo siano chiusi.

1114
(
Gn 31,13) Io sono il Dio che ti apparve nella dimora di Dio, è una locuzione. Oppure si deve intendere nel senso di quell'altra: Il Signore fece piovere (zolfo e fuoco) proveniente dal Signore 6, il Figlio (che procede) dal Padre ?

1115
(
Gn 31,31) Rispondendo poi Giacobbe disse a Labano: " (Ti) dissi infatti: " Ho paura che tu mi porti via le tue figlie e tutti i miei beni " ".

1116
(
Gn 31,33) Labano allora entrò e ispezionò nella casa di Lia; si deve tener presente come si menziona la casa della moglie quando furono raggiunti da Labano nel viaggio; ma forse è costume delle Scritture chiamare " casa " invece di " camera da letto " o di " tende ", come chiama " case " le tende delle serve.

1117
(
Gn 31,37) Giacobbe dice a Labano: Perché hai fatto l'ispezione di tutte le suppellettili della mia casa? Ora si parla di una sola casa, i cui locali erano " la casa " delle sue mogli e concubine, per far capire che sono denominate " case " essendo camere o tende, chiamate anche " padiglioni ".

1118
(
Gn 31,42) Se non fosse stato con me il Dio di mio padre Abramo e il timore di Isacco; chiama " padre " il suo proprio nonno, come gli aveva detto suo padre Isacco.

1119
(
Gn 32,4-5) Giacobbe poi inviò dinanzi a sé dei messaggeri a suo fratello Esaù nel paese di Seir, la regione di Edom e diè loro quest'ordine dicendo: " Ecco come direte al mio signore Esaù: " Così dice il tuo servo Giacobbe: Ho soggiornato presso Labano e ci sono rimasto finora; posseggo buoi, asini, pecore, servi e serve; ho mandato a darne notizia al mio signore Esaù " ". Non disse: " Ho mandato a darne notizia a te ".

1120
(
Gn 32,18) Se Esaù ti chiederà: " Di chi sei e dove vai? E di chi sono questi (animali) che vanno dinanzi a te? ", e risponderai: " Del tuo servo Giacobbe "; il senso sarebbe completo e corretto anche se la frase non avesse la e.

1121
(
Gn 32,19) Li ha inviati come regalo al mio signore Esaù, ed ecco che viene lui stesso dietro a noi. Secondo il nostro abituale modo di esprimerci si doveva però dire: " Li ho inviati come un regalo per te, mio signore " oppure " che egli ha inviato a te, suo signore ".

1122
(
Gn 32,23) Nella stessa notte si alzò e prese (con sé) le sue due mogli e le sue due serve. Qui sono distinte dalle mogli quelle che prima la Scrittura aveva chiamato " mogli ".

1123
(
Gn 32,23) E prese le due mogli e le due serve; si deve notare come, secondo l'abitudine delle Scritture si dice " prese " (accepit), poiché non fu allora che le prese (duxit) o ricevette in mogli dal suocero.

1124
(
Gn 33,13) Ciò che i manoscritti latini esprimono dicendo: E le pecore e le mucche le quali hanno figliato, quelli greci lo esprimono così: hanno figliato sopra di me. Questa espressione è da intendersi nel senso di: " sopra la mia sollecitudine e cura ", come siamo soliti parlare quando diciamo che " ricade sul nostro capo " qualcosa di cui ci prendiamo la più grande cura.

1125
(
Gn 34,7) I figli di Giacobbe erano tornati dalla campagna e, avendo udito (l'accaduto), quegli uomini ne rimasero profondamente addolorati e molto adirati poiché quell'individuo aveva commesso un'infamia riguardo a Israele per il fatto di aver dormito con la figlia di Giacobbe, e non sarà così. Difficilmente nelle Scritture si trova una tale locuzione con la quale il redattore riferisce le loro parole senza specificare la persona di coloro che le pronunciano, poiché non dice: " e dissero ", ma omettendo quel verbo riferisce le loro parole. Poiché quali altre persone potevano dire: e non sarà così, se non quelle che, oltremodo indignate, macchinavano la vendetta ?

1126
(
Gn 34,8) È da notare che Emmor, parlando di Dina a Giacobbe e ai suoi figli dice: vostra figlia, non dice: " tua figlia, sorella di costoro ".

1127
(
Gn 34,15) In questo saremo simili a voi e abiteremo in voi, vale a dire: " tra voi ".

1128
(
Gn 34,19) Era infatti fortemente attaccato alla figlia di Giacobbe, cioè " l'amava ".

1129
(
Gn 34,26) E uccisero suo figlio Sichem con la bocca della spada, come se si dicesse: " con la spada ".

1130
(
Gn 34,28-29) Così vengono enumerate le cose portate via dai figli di Giacobbe dalla città di Sichemiti, Salem, dopo che se ne erano impadroniti: Le loro pecore, le loro vacche, i loro asini, tutto ciò che era nella città e tutto ciò che era nei campi portarono via. E fecero prigionieri tutti i loro corpi e tutta la loro suppellettile e le loro mogli e depredarono tutto ciò che era nella città e tutto ciò che era nelle case. Fra tutte queste cose non si comprende che cosa voglia dire l'espressione: e i loro corpi, poiché non si deve supporre che portassero via i cadaveri di coloro che essi avevano uccisi, ma si deve intendere che sono oggetti che si posseggono per le necessità fisiche, spiegate nella frase che segue: e la suppellettile, come nel diritto si usa l'espressione " consegna delle cose " (traditio corporum). Sennonché i greci con un'espressione assai familiare chiamano gli schiavi; ma poiché qui non è detto bensì non si deve affermare alla leggera che sono indicati gli schiavi; può darsi tuttavia che sia questo il senso più esatto.

1131
(
Gn 36,40) La Scrittura, dopo aver ricordato la stirpe di Edom, cioè gli Idumei e coloro che in essa erano stati re, dice: Ecco, i nomi dei principi di Esaù (elencati) secondo i loro territori nelle loro regioni e nei loro popoli, chiamando popoli quelli di una sola stirpe a causa delle molteplici famiglie, sebbene Esaù stesso si chiamasse Edom. Da lui prese il nome anche il popolo al quale aveva dato origine e del quale egli fu per l'appunto padre.

1132
(
Gn 37,21) Ma Ruben, avendo udito ciò, lo liberò dalle loro mani e disse: " non togliamogli la vita ". Il testo tuttavia non vuol dire che (prima) lo liberò e poi disse così, ma lo liberò col dire così. Prima dunque è detto: lo liberò e poi con una sintetica ricapitolazione indica in qual modo lo liberò.

1133
(
Gn 37,21) Non colpiamolo nell'anima. In questo passo con il termine " anima " si indica la vita del corpo animato per mezzo della facoltà che è causa dell'effetto prodotto. Secondo questo traslato può vedersi anche come, riguardo a Giobbe, fu detto al diavolo: Non toccare la sua anima 7, cioè: " non ucciderlo ". Poiché secondo il senso proprio del termine con cui si menziona la natura dell'anima viene enunciata dal Signore l'esortazione: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima 8.

1134
(
Gn 37,27) Ciò che dice Giuda: Ma le nostre mani non siano su di lui corrisponde a ciò che noi siamo abituati a dire: " Non mettiamo le nostre mani addosso a lui ".

1135
(
Gn 37,27) Poiché egli è nostro fratello e nostra carne; l'agiografo non dice due cose diverse, ma ripete due volte la stessa cosa come se spiegasse che cosa volesse dire nostro fratello, cioè " nostra carne " in quanto erano stati generati dalla medesima carne.

1136
(
Gn 37,31) Uccisero un capretto delle capre. Così è solita esprimersi la Scrittura, come nel Salmo: Come agnelli delle pecore 9, come se potesse esserci un capretto se non delle capre o agnelli se non delle pecore.

1137
(
Gn 38,13) E fu riferito a Tamar, sua nuora, alcuni che dicevano; ma si sarebbe dovuto dire: " riferirono alcuni che dicevano ".

1138
(
Gn 38,14) E dopo essersi tolti i vestiti della propria vedovanza da lei. Che cosa sarebbe mancato al senso se non fosse stato aggiunto da lei?

1139
(
Gn 38,26) E non continuò più a conoscerla, invece dell'espressione: " avere rapporti sessuali con lei ".

1140
(
Gn 39,4) E Giuseppe trovò grazia agli occhi del suo padrone. A nessuno è ignoto questo modo di esprimersi della Scrittura.

1141
(
Gn 39,6) E non ignorava nulla delle cose che stavano intorno a lui. È un'espressione usata comunemente dai Greci, che però non è corretta tra noi, che diciamo: " non sapeva nulla ".

1142
(
Gn 39,6) Eccetto il pane che egli mangiava. Con il termine pane si vuol fare intendere tutto ciò che concerne il suo vitto. Ecco perché nella preghiera insegnata dal Signore si parla del solo pane invece del vitto quotidiano 10.

1143
(
Gn 39,7) E la moglie del suo padrone pose i suoi occhi su Giuseppe; anche da noi è usata abitualmente la stessa espressione invece di: " se ne innamorò ".

1144
(
Gn 39,7) E gli disse: " Dormi con me ". Anche questo è un modo di dire abituale invece di " giaci con me ".

1145
(
Gn 39,22) E il custode del carcere diede il carcere per la mano di Giuseppe, invece di dire: " nelle mani di Giuseppe ", con cui s'indica " in potere ".

1146
(
Gn 40,8) E gli dissero: " Abbiamo fatto un sogno e non c'è nessuno capace d'interpretarlo ". Pur avendo fatto ciascuno un suo proprio sogno, non dissero: " Abbiamo fatto dei sogni ", ma: Abbiamo fatto un sogno.

1147
(
Gn 40,12) I tre tralci sono tre giorni. Non dice: " simboleggiano tre giorni ". Si deve considerare attentamente questo modo di esprimersi in cui alcune cose usate come simbolo vengono chiamate con il nome di quelle che esse rappresentano simbolicamente; ecco perché l'Apostolo dice: ma la pietra era il Cristo 11; non dice: " la pietra simboleggiava il Cristo ".

1148
(
Gn 40,13) E darai al Farone la coppa nella sua mano, benché il senso sarebbe completo, anche se non fosse aggiunto: nella sua mano.

1149
(
Gn 40,19) E il Faraone ti staccherà la tua testa da te; il senso sarebbe completo, anche se non fosse aggiunto da te.

1150
(
Gn 40,19) E gli uccelli del cielo mangeranno le tue carni da te; è un modo di esprimersi simile al precedente.

1151
(
Gn 41,1) E avvenne dopo due anni di giorni; che cosa mancherebbe, se non ci fosse di giorni?

1152
(
Gn 41,7) Allora il Faraone si svegliò, ed era un sogno; le Scritture sono solite parlare così dei sogni, dopo che uno si sia svegliato, come se una volta tornato alla realtà di coloro che sono svegli, allora apparisse evidente essere un sogno ciò che, quando si vedeva (in sogno), appariva come realtà.

1153
(
Gn 41,9-10) Ricordo oggi la mia colpa. Il Faraone s'era sdegnato con i suoi servi e ci fece gettare in carcere; parlava a lui come se parlasse di un altro.

1154
(
Gn 41,11) E ambedue, io e lui, facemmo un sogno durante la stessa notte, come se non bastasse dire ambedue. Anche qui si dice: facemmo un sogno e non " facemmo dei sogni " come se entrambi avessero fatto lo stesso sogno.

1155
(
Gn 41,13) Ora avvenne che, come a noi aveva interpretato, così anche si avverò. Ora avvenne che, così è solita dire la Scrittura, ma il senso completo sarebbe: come ci aveva interpretato, così anche si avverò.

1156
(
Gn 41,19) Quali non le ho viste mai tali più brutte in tutto il paese d'Egitto; ma secondo il nostro consueto modo di parlare si sarebbe potuto dire: " delle quali non ho mai viste più brutte ", o " quali non ho mai viste ", o " non ne ho mai viste di simili ".

1157
(
Gn 41,21) Alzandomi, mi riaddormentai. È detto alzandomi, invece di " svegliandomi ".

1158
(
Gn 41,25) Tutto quanto Dio fa, l'ha mostrato al Faraone; pur parlando alla stessa persona parla come se parlasse di un'altra.

1159
(
Gn 41,30) E la carestia distruggerà il paese, invece di dire: " le persone che sono nel paese ".

1160
(
Gn 41,33-34) Adesso dunque provvediti di un uomo prudente e intelligente e mettilo a capo del paese d'Egitto; e il Faraone scelga e stabilisca dei capi delle regioni sul paese. Come se una fosse la persona alla quale si dice: provvediti di un uomo prudente, e un'altra quella a cui si dice: Il Faraone stabilisca.

1161
(
Gn 41,35) E il grano sia ammassato sotto la mano del Faraone, cioè sotto la potestà del Faraone.

1162
(
Gn 41,40) Tuttavia, per quanto riguarda il trono, io sarò più avanti di te. Così stanno nel testo greco le parole che il Faraone disse a Giuseppe. L'espressione idiomatica sarò più avanti di te è propria dei Greci, da noi invece si dice: " ti precederò "; al contrario " ti precederò il trono " si dice che non è usata neppure tra i Greci, ma " ti precederò nel trono ", cioè nel seggio d'onore, significa: " starò più avanti di te nel regno "; così infatti gli dice anche dopo.

1163
(
Gn 41,44) Io sono il Faraone, ma senza di te nessuno alzerà la propria mano su tutto il paese d'Egitto. Come se dicesse: " Io sono il re, ma tu sei il principe o il governatore generale dell'Egitto ". Poiché Faraone non è un nome di persona, ma un titolo del potere regale.

1164
(
Gn 42,1-2) Giacobbe allora, vedendo che nell'Egitto c'era la vendita, disse ai suoi figli: " Perché ve ne state senza far nulla? Ecco, io ho sentito dire che in Egitto c'è vendita ". Si deve osservare che la Scrittura dice ora che Giacobbe aveva sentito dire ciò che prima aveva detto di aver visto.

1165
(
Gn 42,2) Comprate per noi un po' di viveri, affinché possiamo vivere e non morire. Sarebbe bastato una sola delle due forme verbali, o affinché viviamo, o affinché non moriamo.

1166
(
Gn 42,11) Noi siamo persone pacifiche; i tuoi servi non sono delle spie. Come se parlassero di altre persone dicendo: i tuoi servi non sono delle spie, mentre avrebbero potuto dire: " noi non siamo ", ma parlavano così come si usa a causa del rispetto (dovuto all'autorità).

1167
(
Gn 42,13) Noi, tuoi servi, siamo dodici fratelli nel paese di Canaan, sebbene poi dicano che uno di loro non c'era più pensando naturalmente che proprio Giuseppe non ci fosse più, cioè che fosse morto. A questo modo di dire corrisponde anche l'espressione: Questi sono figli di Giacobbe, che gli nacquero in Mesopotamia 12, sebbene Beniamino non fosse nato lì. Quanto all'affermazione fatta da essi: noi siamo nel paese di Canaan, quantunque essi, al momento in cui parlavano così, fossero in Egitto, è detto: noi siamo invece di "noi abitiamo "; essi in realtà erano venuti da quel paese con l'intenzione di tornarvi subito e di dimorarvi.

1168
(
Gn 42,14) È proprio ciò che vi ho detto dicendo, che voi siete delle spie; che cosa sarebbe mancato anche se non fosse stato aggiunto: dicendo?

1169
(
Gn 42,19) Ma andate voi stessi e conducete la compra del vostro grano. Conducete invece di " portatelo "; poiché, in realtà, si conducono i giumenti con i quali si porta il grano comprato, si dice che si conduce anche ciò che viene portato per mezzo di essi.

1170
(
Gn 42,22) Non ho forse parlato a voi dicendo: " Non fate del male al ragazzo ", ma non mi avete dato ascolto? Si deve notare che non si chiama " il dare ascolto " solo quello con cui ci ascolta Dio.

1171
(
Gn 42,23) Essi però non sapevano che Giuseppe li udiva. Udiva sta per " comprendeva ", poiché le parole le sente certamente con l'orecchio anche chi non conosce la lingua. Questa locuzione viene ripetuta quando raccontano al loro padre che cosa era accaduto in Egitto e che cosa avevano detto a Giuseppe.

1172
(
Gn 42,32) Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre; uno non c'è più, il più piccolo invece attualmente con nostro padre nel paese di Canaan. In queste poche parole ci sono molte specie di locuzioni: quella che ho ricordato poco prima: siamo dodici, sebbene uno non c'è più; un'altra è: siamo figli di nostro padre, come se potessero esserci figli di un padre non loro. Il più piccolo invece attualmente con nostro padre nel paese di Canaan, senza dire " si trova " o qualche altro verbo di tal genere. Bisogna poi osservare - cosa che pare soprattutto necessaria per quanto riguarda i racconti degli Evangelisti - in qual modo le cose che furono dette quando si narra essere state dette, non vengono affatto riferite nel medesimo modo che sono state dette, sebbene tuttavia la frase non perda nulla della verità a causa della diversità delle parole. In realtà ciò che essi riferirono come detto da Giuseppe, cioè: e potrete trafficare nel paese, non si trova che fosse stato detto da lui. Essi però, senza mentire, riferirono ciò che avevano conosciuto dalla sua volontà risultante dalle parole che aveva detto. Le parole infatti sono necessarie solo per manifestare e - per quanto ci è possibile - far giungere a conoscenza di coloro che ci ascoltano la nostra volontà.

1173
(
Gn 42,35) E la borsa di denaro di ciascuno stava nel loro sacco. Non si dice " nel proprio sacco " o " nei loro sacchi ", ma come se un solo sacco fosse quello di tutti.

1174
(
Gn 42,36) Tutto questo è avvenuto su di me, cioè " mi colma d'infelicità ".

1175
(
Gn 43,3) Ma Giuda gli disse dicendo; il senso poteva essere completo anche se la frase non avesse dicendo.

1176
(
Gn 43,7) Quell'uomo ci interrogò interrogandoci. Una siffatta locuzione è frequente nelle Scritture: Quell'uomo c'interrogò interrogando, oppure: " c'interrogò con l'interrogarci " e altre simili locuzioni.

1177
(
Gn 43,16) Poiché questi uomini mangeranno con me pani a mezzogiorno: forse soltanto pani? Ma la locuzione con il termine denotante l'alimento principale abbraccia anche tutti gli altri: Poiché questi uomini mangeranno con me pani a mezzogiorno; dicendo: a mezzogiorno viene indicato il pane che si fa a metà del giorno, poiché è questo che significa meridies (mezzogiorno).

1178
(
Gn 43,18) Per prendere come schiavi noi e i nostri asini. Senza dubbio non è sottinteso " schiavi ", poiché ciò che i manoscritti latini hanno come schiavi, in quelli greci si legge , che non possono essere affatto gli asini. Di conseguenza a i nostri asini è sottinteso " per prendere ".

1179
(
Gn 43,21) Aprimmo i nostri sacchi e il denaro di ciascuno nel proprio sacco; l'agiografo tralasciò " fu trovato " o " c'era " o qualche altro predicato di tal genere.

1180
(
Gn 43,23) Propizio verso di voi, non abbiate paura. In queste parole con cui è detto: propizio verso di voi ne sono sottintese due, cioè " sia " e " Dio ", poiché il senso completo è: " vi sia propizio Dio " il che senz'altro è un'espressione idiomatica assai abituale in greco.

1181
(
Gn 43,28) Il tuo ragazzo nostro padre sta bene, è ancora vivo. Qui appare più chiaramente che con il termine puer (ragazzo) si è soliti indicare un servo, poiché, a proposito di quel vecchio, questo termine non avrebbe potuto denotare l'età.

1182
(
Gn 43,32) Poiché gli Egiziani non potevano mangiare pani con gli Ebrei. Ciò è un abominio per gli Egiziani. È usato spesso questo modo di dire per indicare con il termine " pani " ogni specie di alimenti.

1183
(
Gn 43,34) La porzione di Beniamino fu fatta cinque volte più abbondante delle porzioni di tutti gli altri rispetto a quelle di essi. Poiché era già stato detto: più delle porzioni di tutti gli altri, si sarebbe potuto omettere: rispetto a quelle di essi.

1184
(
Gn 44,6-7) (L'intendente) trovandoli parlò loro secondo le seguenti parole. Si sarebbe potuto dire: " disse loro le seguenti parole ". O non sarebbe forse una specie particolare di locuzione e l'espressione non sarebbe forse in rapporto al senso? Effettivamente una cosa è dire le stesse parole, un'altra è esprimere il senso delle stesse parole in modo che, qualunque altra specie di parole venga usata, si conservi il medesimo senso contenuto in quelle parole; questo è significato dall'espressione: " secondo le stesse parole " anche se non sono proprio le stesse. Ma siccome quelli subito dopo rispondono dicendo: Perché il signore parla secondo queste parole? - essi naturalmente, secondo l'usanza comune, avrebbero dovuto dire: " perché il signore dice queste parole? " - evidentemente si tratta di un genere di locuzione.

1185
(
Gn 44,7) Lungi dai tuoi ragazzi agire secondo questa parola. Avrebbero dovuto dire: " lungi da noi ". Ma nelle Scritture esprimersi così è un'abituale attestazione di deferenza, come se si parlasse a proposito di terze persone; ragazzi poi è detto invece di " servi ".

1186
(
Gn 44,9) E noi pure saremo servi del nostro signore. Anche qui i manoscritti greci hanno , cioè ragazzi, che la Scrittura usa tanto spesso invece di " servi " che difficilmente si trova che non denoti i servi con questo nome.

1187
(
Gn 44,34) Ma in qual modo potrei risalire presso mio padre, se il ragazzo non fosse con me? Che io non veda la sciagura che si abbatterebbe su mio padre. Il modo abituale di parlare avrebbe richiesto piuttosto che si dicesse: " perché io veda la sciagura che potrebbe abbattersi su mio padre ", cioè: " in che modo potrei risalire, per vedere? "; quindi con un modo nuovo di dire, l'espressione " in che modo " da lui usata la disse invece di una negazione, come se avesse detto " non ". La connessione logica abituale della frase è infatti il seguente: " Non risalirò presso mio padre non essendo con noi il ragazzo, per non vedere la sciagura che potrebbe opprimere mio padre ".

1188
(
Gn 45,2-3) Quando Giuseppe pianse mentre veniva riconosciuto dai fratelli la Scrittura dice: E lo udirono tutti gli Egiziani e la cosa fu udita nella casa del Faraone. Segue poi ciò che stava narrando: disse poi Giuseppe ai suoi fratelli. La Scrittura perciò dice prima ciò che avvenne dopo; questo accade a causa della celerità con cui si sparse la notizia poiché la cosa fu risaputa dagli Egiziani; il racconto poi si riallaccia a ciò che veniva narrato con una breve ricapitolazione.

1189
(
Gn 45,16) E nella casa del Faraone si diffuse la notizia, coloro che dicevano: Sono arrivati i fratelli di Giuseppe. La Scrittura usa dicentes (coloro che dicevano) invece di dicentium (di coloro che dicevano); in realtà si diffuse la notizia di coloro che dicevano: Sono arrivati i fratelli di Giuseppe.

1190
(
Gn 46,2) Ma egli rispose: " Che cos'è: dicendo? ". L'ordine (sintattico della frase) è: " Ma egli rispose dicendo: "Che cos'è?" ".

1191
(
Gn 46,4) Dio dice a Giacobbe: E io discenderò con te in Egitto e ti farò risalire alla fine. Così portano i manoscritti greci, mentre quelli latini hanno: Io ti accompagnerò alla fine.

1192
(
Gn 46,28) Inviò poi Giuda davanti a sé verso Giuseppe per andargli incontro presso la città degli Eroi. Non so se risulta facile trovare nelle Scritture il nome di Eroi.

1193
(
Gn 46,31-32) Nelle parole di Giuseppe, con le quali dice ai suoi fratelli: Salendo informerò il Faraone e gli dirò: " I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel paese di Chanaan, sono venuti da me; essi sono pastori - erano infatti allevatori di bestiame minuto - e hanno condotto i loro giumenti e le pecore e tutti i loro averi ". La frase incidentale: erano infatti allevatori di bestiame minuto l'ha inserita l'agiografo di sua iniziativa, e poi torna a riferire le parole di Giuseppe, soggiungendo: e hanno condotto i loro giumenti e tutti i loro averi; perciò l'ordine sintattico delle parole è: " Essi sono pastori e hanno condotto i giumenti, le pecore e tutti i loro averi ".

1194
(
Gn 47,8) Il Faraone poi chiese a Giacobbe: " Quanti gli anni dei giorni della tua vita? ", è sottinteso " sono ".

1195
(
Gn 47,9) Piccoli e infelici sono stati i giorni degli anni della mia vita. Il testo porta piccoli invece di " pochi ". In effetti i giorni d'una persona non possono essere più brevi di quelli di tutte le altre persone per quanto riguarda la durata delle ore. Giacobbe però disse così in confronto della vita dei suoi antenati; di certo infatti adesso nessuno vive centotrent'anni, quanti erano quelli che egli già aveva.

1196
(
Gn 47,12) (Assicurò la distribuzione di) grano secondo il corpo, cioè " secondo il numero dei corpi ". Con il termine " corpo " è indicato il numero dei corpi e con il numero dei corpi il numero delle persone.

1197
(
Gn 47,13) Ora la fame era cresciuta di molto e il paese d'Egitto fu ridotto allo stremo. L'agiografo dice: il paese invece delle persone che erano nel paese.

1198
(
Gn 47,15) E andarono da Giuseppe tutti gli Egiziani dicendo: " dacci dei pani ". Con pani viene indicato il grano mediante un idiomatismo con cui si esprime l'effetto per la causa.

1199
(
Gn 47,20) E la terra fu per il Faraone; non si dice " del Faraone ". Così è solita esprimersi la Scrittura come è detto anche nel Salmo: E osserverai la tua legge. Questa è stata fatta per me, poiché ho desiderato le tue prescrizioni 13. Della legge di Dio è detto: Questa è stata fatta per me, cioè per mia utilità.

1200
(
Gn 47,22) A eccezione solo della terra dei sacerdoti, Giuseppe non possedette. Come se avesse detto: " Giuseppe possedette tutta la terra ad eccezione solo della terra dei sacerdoti ".

1201
(
Gn 47,26) E Giuseppe impose loro come legge, vigente fino al giorno d'oggi nel paese d'Egitto, di dare la quinta parte al Faraone. Dal fatto che si dice: fino al giorno d'oggi si capisce che quello di Faraone era il titolo del potere regale. Gli Egiziani infatti non avrebbero potuto dare il tributo al Faraone che viveva allora fino al giorno in cui venivano scritti questi fatti, quando quello non era più in vita.

1202
(
Gn 47,28) E i giorni degli anni della vita di Giacobbe furono. La Scrittura usa spesso la locuzione idiomatica " i giorni degli anni ", sebbene avesse potuto dire solo " anni ".

1203
(
Gn 48,1) Per quanto riguarda la frase della Scrittura: A Giuseppe fu riferito: " Tuo padre si trova turbato ", alcuni manoscritti portano: si trova scosso violentemente; alcuni altri: ha la febbre, e altri chi un termine chi un altro, così come i Latini furono capaci di tradurre la forma verbale greca . Sembra tuttavia che il verbo più appropriato sia: è turbato perché si dice di coloro che sono tormentati dalla sofferenza fisica nell'avvicinarsi della morte. Ecco perché anche la turba si chiama in greco, poiché la turba è una moltitudine disordinata, non come è il populus (popolo), che in greco si chiama né come plebs (plebe) che in greco si dice , ma come , che in latino si dice turba.

1204
(
Gn 48,16) Giacobbe, nell'atto di benedire i figli di Giuseppe, suoi nipoti, dice tra l'altro: E sarà invocato su di essi il mio nome e il nome dei miei padri. A proposito di questa frase si deve osservare che talora non solo la exauditio (esaudimento) ma anche la parola invocatio (invocazione) sono termini riferiti non a Dio, ma agli uomini.

1205
(
Gn 48,18) Ecco, questo il primogenito; nella frase manca " è " secondo i manoscritti greci.

1206
(
Gn 49,24) Giacobbe, nel benedire Giuseppe, tra l'altro dice: Di lì colui che rese forte Israele. Sarebbe strano se non fosse sottinteso " è " affinché sia completo il senso della frase e cioè: " Di lì viene colui che ha reso forte Israele ".

1207
(
Gn 50,2-3) Quanto alla frase della Scrittura: Giuseppe ordinò ai suoi servi, incaricati di seppellire i morti, di inumare suo padre, la lingua latina non ha trovato come denominare gli ; questi infatti non seppelliscono il corpo dei morti, cioè non li consegnano alla terra, azione che in greco si chiama (seppellire), non . Gli fanno perciò quello che si pratica ai cadaveri da inumare imbalsamandoli con aromi e prosciugandoli o fasciandoli e avvolgendoli con le bende, trattamento in cui sono maestri gli Egiziani. La frase: e lo seppellirono, dobbiamo quindi intenderla nel senso di " lo acconciarono accuratamente " e quanto alla frase: (ci vollero) quaranta giorni per la sepoltura, i " giorni " sono da intendere quelli dell'imbalsamazione, poiché Giacobbe fu sepolto dove aveva ordinato d'essere sepolto.

1208
(
Gn 50,4) Parlate (di me) alle orecchie del Faraone; è una locuzione usuale nelle Scritture.

1209
(
Gn 50,6) E il Faraone disse a Giuseppe: Discendi e seppellisci tuo padre. Anche se il Faraone, per mezzo di persone autorevoli, per mezzo delle quali Giuseppe gli aveva fatto sapere (il suo desiderio), disse ciò che avrebbero dovuto dire a Giuseppe, evidentemente non lo disse se non a Giuseppe stesso. Ecco perché nel Vangelo uno degli Evangelisti dice che un centurione andò dal Signore e gli disse: Il mio servo giace in casa paralizzato 14, mentre un altro raccontando tutto il fatto più minuziosamente 15, ricorda che il centurione inviò al Signore alcuni suoi amici perché gli riferissero quella sua preghiera. Ora, per mezzo di quei suoi amici andò lui stesso poiché in essi c'era il suo desiderio. Ecco perché è detto: Chi accoglie voi, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato 16.

1210
(
Gn 50,10) Lo piansero un pianto grande e forte. Piansero un pianto, non " piansero con un pianto ". È un modo di dire non ignoto nella lingua latina; così si dice: servitutem servivit, militiam militavit (fu schiavo; fece il soldato) e altre simili espressioni.

1211
(
Gn 50,15) E in pagamento ci ripagherà in contraccambio tutto il male che gli abbiamo dimostrato. Con questa locuzione anche l'Apostolo dice: Alessandro il ramaio, mi ha dimostrato molti mali 17. Le espressioni abbiamo dimostrato e ha dimostrato sono usate invece delle corrispondenti " abbiamo fatto " e " mi ha fatto ".

1212
(
Gn 50,17) Accetta il peccato dei servi del Dio di tuo padre è un modo di esprimersi strano invece di dire " perdona " o " rimetti " oppure " dimentica " (il peccato). Io però penso che sia detto accetta come se si dicesse " accetta di buon animo ", cioè " non essere indignato " (del peccato).

1213
(
Gn 50,18) E andando da lui gli dissero. Non vuol dire che andassero di nuovo, ma è una ripetizione di quanto era stato già detto; così è solita fare la Scrittura.





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