Catechesi 2005-2013 7095

Mercoledì, 7 settembre 2005: Cantico cfr Col 1,3.12-20 Cristo fu generato prima di ogni creatura,

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è il primogenito di coloro che risuscitano dai morti
Vespri - Mercoledì 3a settimana


1. Già in precedenza ci siamo soffermati sul grandioso affresco del Cristo, Signore dell’universo e della storia, che domina l’inno posto all’inizio della Lettera di san Paolo ai Colossesi. Questo cantico, infatti, scandisce tutte le quattro settimane in cui si articola la Liturgia dei Vespri.

Il cuore dell’inno è costituito dai versetti 15-20, dove entra in scena in modo diretto e solenne Cristo, definito «immagine» del «Dio invisibile» (v. 15). Il termine greco eikon, «icona», è caro all’Apostolo: nelle sue Lettere lo usa nove volte applicandolo sia a Cristo, icona perfetta di Dio (cfr
2Co 4,4), sia all’uomo, immagine e gloria di Dio (cfr 1Co 11,7). Questi, tuttavia, col peccato «ha cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile» (Rm 1,23), scegliendo di adorare gli idoli e divenendo simile ad essi.

Dobbiamo, perciò, continuamente modellare la nostra immagine su quella del Figlio di Dio (cfr 2Co 3,18), poiché siamo stati «liberati dal potere delle tenebre», «trasferiti nel regno del suo Figlio diletto» (Col 1,13).

2. Cristo è, poi, proclamato «primogenito (generato prima) di ogni creatura» (v. 15). Cristo precede tutta la creazione (cfr v. 17), essendo generato fin dall’eternità: per questo «tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (v. 16). Anche nell’antica tradizione ebraica si affermava che «tutto il mondo è stato creato in vista del Messia» (Sanhedrin 98b).

Per l’Apostolo, Cristo è sia il principio di coesione («tutte le cose in lui sussistono»), sia il mediatore («per mezzo di lui»), sia la destinazione finale verso cui converge tutto il creato. Egli è «il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29), ossia è il Figlio per eccellenza nella grande famiglia dei figli di Dio, nella quale ci inserisce il Battesimo.

3. A questo punto lo sguardo passa dal mondo della creazione a quello della storia: Cristo è «il capo del corpo, cioè della Chiesa» (Col 1,18) e lo è già attraverso la sua Incarnazione. Egli, infatti, è entrato nella comunità umana, per reggerla e comporla in un «corpo», cioè in una unità armoniosa e feconda. La consistenza e la crescita dell’umanità hanno in Cristo la radice, il perno vitale, «il principio».

Appunto con questo primato Cristo può diventare il principio della risurrezione di tutti, il «primogenito tra i morti», perché «tutti riceveranno la vita in Cristo… Prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo» (1Co 15,22-23).

4. L’inno si avvia alla conclusione celebrando la «pienezza», in greco pleroma, che Cristo ha in sé come dono d’amore del Padre. È la pienezza della divinità che si irradia sia nell’universo sia nell’umanità, divenendo sorgente di pace, di unità, di armonia perfetta (Col 1,19-20).

Questa «riconciliazione» e «rappacificazione» è operata attraverso «il sangue della croce», da cui siamo giustificati e santificati. Versando il suo sangue e donando se stesso, Cristo ha effuso la pace che, nel linguaggio biblico è sintesi dei beni messianici e pienezza salvifica estesa a tutta la realtà creata.

L’inno finisce, perciò, con un orizzonte luminoso di riconciliazione, unità, armonia e pace, sul quale si erge solenne la figura del suo artefice, Cristo, «Figlio diletto» del Padre.

5. Su questa densa pericope hanno riflettuto gli scrittori dell’antica tradizione cristiana. San Cirillo di Gerusalemme, in un suo dialogo, cita il cantico della Lettera ai Colossesi per rispondere a un anonimo interlocutore che gli aveva domandato: «Diciamo dunque che il Verbo generato da Dio Padre ha sofferto per noi nella sua carne?». La risposta, sulla scia del cantico, è affermativa. Infatti, afferma Cirillo, «l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura, visibile e invisibile, per il quale e nel quale tutto esiste, è stato dato - dice Paolo - per capo alla Chiesa: egli è inoltre il primo nato fra i morti», cioè il primo nella serie dei morti che risorgono. Egli, continua Cirillo, «ha fatto proprio tutto ciò che è della carne dell’uomo e “ha subito la croce, disprezzandone l’ignominia” (He 12,2). Noi diciamo che non un semplice uomo, colmo di onori, non so come, per la sua congiunzione a lui è stato sacrificato per noi, ma è lo stesso Signore della gloria colui che è stato crocifisso» (Perché Cristo è uno: Collana di Testi Patristici, XXXVII, Roma 1983, p. 101).

Davanti a questo Signore della gloria, segno dell’amore supremo del Padre, anche noi eleviamo il nostro canto di lode e ci prostriamo adorando e ringraziando.

Saluti:


Saluto in lingua polacca:

Saluto tutti i polacchi. Domani cade la festa della Natività della Beata Maria Vergine. Alla Sua protezione affido voi, le vostre famiglie e l’intera Polonia. Ottenga per voi abbondanti grazie. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ceca :

Un cordiale benvenuto e saluti ai pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca, in particolare da Brno e Kromeríž. Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua croata:

Saluto i fedeli croati! Nel pellegrinaggio della vita sostate spesso davanti al Mistero dell’Eucaristia, affinché le vostre vie con Cristo, il Buon Pastore, un giorno conducano nel regno celeste! Benedico di cuore voi e le vostre famiglie! Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti da Nitrianske Pravo e Sokolovce. Cari fratelli e sorelle, con gratitudine imparto la Benedizione Apostolica a voi ed alle vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!


* * *


Rivolgo ora il mio saluto ai pellegrini di lingua italiana. Con affetto saluto i rappresentanti dell’Ordine cistercense, riuniti in Capitolo generale. Carissimi, possa questo evento di grazia aiutarvi a vivere sempre più fedelmente il vostro carisma, per continuare a camminare con rinnovato fervore e zelo sulla via maestra, collaudata da secoli di fecondità spirituale. Non lasciate mai che le difficoltà affievoliscano l'entusiasmo della vostra adesione al Vangelo!

Saluto poi le Suore dei Poveri, anch’esse riunite in Capitolo, le Figlie della Chiesa e la Comunità del Seminario di Andria. Saluto inoltre i dirigenti e i dipendenti delle aziende Grunenthal e Formenti, convenuti così numerosi, e i rappresentanti della Guardia di Finanza di Catanzaro. A tutti auguro di lasciarsi sempre illuminare da Cristo, per rendere testimonianza della sua presenza salvifica in ogni ambiente.

Saluto infine voi, giovani, ammalati e sposi novelli. Domani celebreremo la festa della Natività della Vergine. La celeste Madre di Dio vi guidi e vi sostenga sul cammino d’una sempre più perfetta adesione a Cristo e al suo Vangelo.

Concludiamo questo nostro incontro con il canto del Pater Noster.





Mercoledì, 14 settembre 2005: Salmo 131, 1-10 Le promesse divine fatte a Davide Vespri - Giovedì 3\2a\0 settimana

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1. Abbiamo ascoltato la prima parte del Salmo 131, un inno che la Liturgia dei Vespri ci offre in due momenti distinti. Non pochi studiosi pensano che questo canto sia risuonato nella celebrazione solenne del trasporto dell’arca del Signore, segno della presenza divina in mezzo al popolo di Israele, a Gerusalemme, la nuova capitale scelta da Davide.

Nel racconto di questo evento, così come ci è riferito dalla Bibbia, si legge che il re Davide «danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod di lino. Così Davide e tutta la casa di Israele trasportarono l’arca del Signore con tripudi e a suon di tromba» (
2S 6,14-15).

Altri studiosi, invece, riportano il Salmo 131 a una celebrazione commemorativa di quell’evento antico, dopo l’istituzione del culto nel santuario di Sion ad opera appunto di Davide.

2. Il nostro inno sembra supporre una dimensione liturgica: probabilmente veniva utilizzato durante lo svolgersi di una processione, con la presenza di sacerdoti e fedeli e il coinvolgimento di un coro.

Seguendo la Liturgia dei Vespri, ci fermeremo sui primi dieci versetti del Salmo, quelli ora proclamati. Nel cuore di questa sezione è collocato il giuramento solenne pronunziato da Davide. Si dice, infatti, che egli - lasciato alle spalle l’aspro contrasto col predecessore, il re Saul, - «giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece voto» (Ps 131,2). Il contenuto di questo impegno solenne, espresso nei vv. 3-5, è chiaro: il sovrano non metterà piede nel palazzo reale di Gerusalemme, non andrà tranquillo a riposare, se prima non avrà trovato una dimora per l’arca del Signore.

Nel centro stesso della vita sociale ci deve essere, dunque, una presenza che evoca il mistero di Dio trascendente. Dio e uomo camminano insieme nella storia, e il tempio ha il compito di segnalare in modo visibile questa comunione.

3. A questo punto, dopo le parole di Davide, si fa strada, forse attraverso le parole di un coro liturgico, la memoria del passato. Si rievoca, infatti, il ritrovamento dell’arca nelle campagne di Iaar, nella regione di Efrata (cfr v. 6): là era rimasta a lungo, dopo essere stata restituita dai Filistei a Israele, che l’aveva perduta durante una battaglia (cfr 1S 7,1 2S 6,2 2S 6,11). Dalla provincia viene, perciò, condotta nella futura città santa e il nostro brano finisce con una celebrazione festosa che vede, da un lato, il popolo adorante (cfr Ps 131,7 Ps 131,9), ossia l’assemblea liturgica e, dall’altro lato, il Signore che torna a rendersi presente e operante nel segno dell’arca collocata in Sion (cfr v. 8).

L’anima della liturgia è in questo incrocio tra sacerdoti e fedeli, da una parte, e il Signore con la sua potenza, dall’altra.

4. A suggello della prima parte del Salmo 131 risuona un’acclamazione orante a favore dei re successori di Davide: «Per amore di Davide tuo servo non respingere il volto del tuo consacrato» (v. 10).

È facile intuire una dimensione messianica in questa supplica, inizialmente destinata a impetrare sostegno per il sovrano ebraico nelle prove della vita. Il termine «consacrato» traduce infatti il termine ebraico «Messia»: lo sguardo dell’orante corre così oltre le vicende del regno di Giuda e si proietta verso la grande attesa del «Consacrato» perfetto, il Messia che sarà sempre gradito a Dio, da lui amato e benedetto.

5. Questa interpretazione messianica dominerà nella rilettura cristiana e si estenderà a tutto il Salmo.

Significativa, ad esempio, è l’applicazione che Esichio di Gerusalemme, un presbitero della prima metà del quinto secolo, farà del v. 8 all’incarnazione di Cristo. Nella sua Seconda Omelia sulla Madre di Dio così egli si rivolge alla Vergine: «Su te e su Colui che da te è nato, Davide non cessa di cantar sulla cetra: “Sorgi, o Signore, e vieni al tuo riposo, tu e l’arca della tua santificazione” (Ps 131,8)». Chi è “l’arca della tua santificazione”? Esichio risponde: «Evidentemente la Vergine, la Madre di Dio. Poiché, se tu sei la perla, ella a buon diritto è l’arca; se tu sei il sole, necessariamente sarà denominata cielo la Vergine; e se tu sei il Fiore incontaminato, la Vergine allora sarà pianta di incorruzione, paradiso di immortalità» (Testi mariani del primo millennio, I, Roma 1988, pp. 532-533).

Mi sembra molto importante questa duplice interpretazione. "Consacrato" è Cristo. Cristo, il Figlio di Dio stesso, si è incarnato. E l'Arca dell'Alleanza, la vera dimora di Dio nel mondo, non fatta di legno ma di carne e sangue, è la Madonna che offre se stessa al Signore come Arca dell'Alleanza e ci invita ad essere anche noi dimora vivente per Dio nel mondo.

Saluti:

Saluto in lingua polacca:

Saluto tutti i polacchi. Oggi, nella festa di Esaltazione della Santa Croce ricordiamo la redentrice offerta di Cristo, che lungo i secoli si rende presente nell’Eucaristia. Il vivere di questi misteri ci consolidi nella fede, nella speranza e nell’amore. Vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovena :

Saluto voi, cari pellegrini provenienti dalla Slovenia. Alcuni vi siete radunati al convegno scientifico sul Dott. Jakob Ukmar, sacerdote zelante di Trieste e grande guida spirituale della minoranza slovena nei tempi difficili. Altri siete venuti dal Ginnasio “Anton Martin Slomšek” da Maribor. A tutti auguro che la vostra visita a Roma vi possa aiutare a riscoprire l’importanza della testimonianza evangelica per voi e per il vostro Popolo. Vi accompagni la mia speciale Benedizione!

Saluto in lingua croata:

Cari pellegrini croati, vi saluto e vi benedico nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce. L’amore si santifica attraverso il sacrificio. Per questo, offrite le vostre vite al Re dell’Amore, affinché il mondo possa conoscerlo tramite voi, ed egli esalti anche voi un giorno nella gloria dei cieli. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ceca:

Do un cordiale benvenuto e un saluto al gruppo dalla Parrocchia di Štítná-Popov e ai pellegrini della Provincia Domenicana Boema. Tutti vi affido alla protezione della Vergine Maria. Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:


Do un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Nitra, Bratislava e ai seminaristi di Spiš, sotto la guida del Vescovo S.E.Mons. Secka. Cari fratelli e sorelle, vi auguro un soggiorno benedetto a Roma e volentieri benedico voi e vostri cari in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!

* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i Missionari del Sacro Cuore, che stanno celebrando il Capitolo Generale, ed auguro loro di vivere ed annunciare sempre con gioia l’amore misericordioso di Dio verso ogni uomo.

Saluto poi i partecipanti al convegno nazionale degli Esorcisti italiani, e li incoraggio a proseguire nel loro importante ministero a servizio della Chiesa, sostenuti dalla vigile attenzione dei loro Vescovi e dalla incessante preghiera della Comunità cristiana.

Saluto inoltre i soci della Federazione delle Associazioni Folkloristiche italiane, qui convenuti numerosi; come pure la Delegazione dei pizzaioli di Salerno e della Campania, che offrono un forno a legna mobile da destinare ad una mensa di solidarietà. Grazie per questo generoso gesto.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Oggi celebriamo la festa della Esaltazione della Santa Croce. Il mio augurio è che possiate sempre trovare in questo segno di salvezza conforto e sostegno, per superare ogni ostacolo nella quotidiana esistenza.

Concludiamo il nostro incontro con il canto del Pater noster.





Mercoledì, 21 settembre 2005: Salmo 131,11-18 Elezione di Davide e di Sion - Vespri - Giovedì 3a settimana

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1. È risuonata ora la seconda parte del Salmo 131, un canto che evoca un evento capitale nella storia d’Israele: la traslazione dell’arca del Signore nella città di Gerusalemme.

Davide era stato l’artefice di questo trasferimento, attestato nella prima parte del Salmo, da noi già considerata. Il re, infatti, aveva emesso il giuramento di non stabilirsi nel palazzo reale se prima non avesse trovato una dimora per l’arca di Dio, segno della presenza del Signore accanto al suo popolo (cfr vv. 3-5).

A quel giuramento del sovrano risponde ora il giuramento di Dio stesso: «Il Signore ha giurato a Davide e non ritratterà la sua parola» (v. 11). Questa solenne promessa, in sostanza, è la medesima che il profeta Natan aveva fatto, a nome di Dio, allo stesso Davide; essa riguarda la discendenza davidica futura, destinata a regnare stabilmente (cfr
2S 7,8-16).

2. Il giuramento divino coinvolge, però, l’impegno umano, tant’è vero che è condizionato da un «se»: «Se i tuoi figli custodiranno la mia alleanza» (Ps 131,12). Alla promessa e al dono di Dio, che non ha nulla di magico, deve rispondere l’adesione fedele e operosa dell’uomo in un dialogo che intreccia due libertà, la divina e l’umana.

A questo punto il Salmo si trasforma in un canto che esalta gli effetti stupendi sia del dono del Signore, sia della fedeltà di Israele. Si sperimenterà, infatti, la presenza di Dio in mezzo al popolo (cfr vv. 13-14): egli sarà come un abitante tra gli abitanti di Gerusalemme, come un cittadino che vive con gli altri cittadini le vicende della storia, offrendo però la potenza della sua benedizione.

3. Dio benedirà i raccolti, preoccupandosi dei poveri perché abbiano a sfamarsi (cfr v. 15); stenderà il suo manto protettivo sui sacerdoti offrendo loro la sua salvezza; farà sì che tutti i fedeli vivano nella gioia e nella fiducia (cfr v. 16).

La benedizione più intensa è riservata ancora una volta a Davide e alla sua discendenza: «Là farò germogliare la potenza di Davide, preparerò una lampada al mio consacrato. Coprirò di vergogna i suoi nemici, ma su di lui splenderà la corona» (vv. 17-18).

Ancora una volta, come era accaduto nella prima parte del Salmo (cfr v. 10), entra in scena la figura del «Consacrato», in ebraico «Messia», annodando così la discendenza davidica al messianismo che, nella rilettura cristiana, trova piena attuazione nella figura di Cristo. Le immagini usate sono vivaci: Davide è rappresentato come un germoglio che cresce vigoroso. Dio illumina il discendente davidico con una lampada sfavillante, simbolo di vitalità e di gloria; una corona splendida segnerà il suo trionfo sui nemici e quindi la vittoria sul male.

4. A Gerusalemme, nel tempio che custodisce l’arca e nella dinastia davidica, si attua la duplice presenza del Signore, quella nello spazio e quella nella storia. Il Salmo 131 diventa, allora, una celebrazione del Dio-Emmanuele che sta con le sue creature, vive accanto ad esse e le benefica, purché rimangano unite a lui nella verità e nella giustizia. Il centro spirituale di questo inno è già preludio alla proclamazione giovannea: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Jn 1,14).

5. Concludiamo ricordando che l’inizio di questa seconda parte del Salmo 131 è stato abitualmente usato dai Padri della Chiesa per descrivere l’incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine Maria.

Già sant'Ireneo, richiamandosi alla profezia di Isaia sulla vergine partoriente, spiegava: «Le parole: "Ascoltate, dunque, casa di Davide" (Is 7,13) indicano che il re eterno, che Dio aveva promesso a Davide di suscitare dal "frutto del suo seno" (Ps 131,11), è quello stesso che è nato dalla Vergine, proveniente da Davide. Perciò gli aveva promesso un re che sarebbe nato dal "frutto del suo seno", espressione che indica una vergine incinta. Dunque la Scrittura... pone ed afferma il frutto del seno per proclamare che la generazione di colui che doveva venire sarebbe avvenuta dalla Vergine. Come appunto Elisabetta, ripiena di Spirito Santo, attestò dicendo a Maria: "Benedetta sei tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno" (Lc 1,42). Così lo Spirito Santo indica a quelli che vogliono ascoltarlo che nel parto della Vergine, cioè di Maria, si è compiuta la promessa, fatta da Dio a Davide, di suscitare un re dal frutto del suo seno» (Contro le eresie, 3,21,5: Già e Non Ancora, CCCXX, Milano 1997, p. 285).

E così vediamo nel grande arco, che va dal Salmo antico fino all’Incarnazione del Signore, la fedeltà di Dio. Nel Salmo appare e traspare già il mistero di un Dio che abita con noi, che diventa uno con noi nell’Incarnazione. E questa fedeltà di Dio e la nostra fiducia nei cambiamenti della storia sono a nostra gioia.

Saluti:

Saluto in lingua polacca:

Do il mio benvenuto ai pellegrini polacchi. Saluto cordialmente voi tutti e soprattutto le Suore Lauretane che ringraziano Dio per la beatificazione del Padre Ignacy Klopotowski. Saluto le suore e i preti della Congregazione di San Michele Arcangelo (Michalici). Con voi ringrazio il Signore per la recente beatificazione del Padre Bronislaw Markiewicz. Auguro che i vostri beati fondatori ci rendano forti nella fede. Dio vi benedica.

Saluto in lingua slovena :

Saluto voi, cari fedeli provenienti dalla Parrocchia di Primskovo pri Kranju in Slovenia! Il vostro pellegrinaggio nella Città dei Principi degli Apostoli Pietro e Paolo, vi sia di forte incoraggiamento per una vita cristiana esemplare. Vi accompagni la mia Benedizione!

Saluto in lingua croata:

Saluto i pellegrini croati, particolarmente i fedeli della parrocchia di Santa Croce venuti da Osijek. Cercate il volto del Signore nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, affinché sul vostro volto si rispecchia lo splendore della santità e della gioia. Benedico di cuore voi e le vostre famiglie! Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto e un saluto ai giovani e ai pellegrini di Jihlava, della Repubblica Ceca. Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:


Con affetto do un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Cierny Balog, Košická Polianka, come pure ai sindaci da Humenné e dintorni. Cari fratelli e sorelle, vi auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma sia per ciascuno di voi un sostegno nella fede. Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

* * *


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Congresso mondiale degli Oblati Benedettini e, mentre esprimo il mio apprezzamento per questa iniziativa spirituale, auspico che il loro soggiorno a Roma, centro della cristianità, sia per ciascuno di stimolo a una sempre più coraggiosa e convincente testimonianza evangelica.

Il mio pensiero va ora alla delegazione del Comitato esecutivo UEFA e della Federazione Italiana Gioco Calcio, unitamente ai numerosi ragazzi, provenienti da 16 Nazioni, partecipanti al progetto “Calcio-Cares” in collaborazione con il Pontificio Consiglio Cor Unum, e accompagnati dagli Ambasciatori dei rispettivi Paesi. Cari amici, la vostra presenza mi offre l’opportunità di porre in luce l’importanza dello sport, disciplina che, se praticata nel rispetto delle regole, diventa strumento educativo e veicolo di importanti valori umani e spirituali. Possa anche l’odierna manifestazione ravvivare in ciascuno l’impegno a far sì che lo sport contribuisca a costruire una società improntata al reciproco rispetto, alla lealtà dei comportamenti e alla solidarietà fra tutti i popoli e le culture.

Mi rivolgo infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la festa di S. Matteo apostolo. Il suo esempio incoraggi voi, cari giovani, a vivere con coerenza la vostra vocazione cristiana; aiuti voi, cari malati, ad offrire le vostre sofferenze in unione a quelle di Cristo per la salvezza dell’umanità; sostenga voi, cari sposi novelli, nel costante impegno di fedeltà nell’amore e di apertura al dono della vita.




Mercoledì, 28 settembre 2005: Salmo 134,1-12 Lodate il Signore che opera meraviglie - Vespri - Venerdì 3a settimana

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1. Si presenta ora davanti a noi la prima parte del Salmo 134, un inno di indole liturgica, intessuto di allusioni, reminiscenze e rimandi ad altri testi biblici. La liturgia, infatti, spesso costruisce i suoi testi attingendo al grande patrimonio della Bibbia un ricco repertorio di temi e di preghiere, che sorreggono il cammino dei fedeli.

Seguiamo la trama orante di questa prima sezione (cfr
Ps 134,1-12), che si apre con un ampio e appassionato invito a lodare il Signore (cfr vv. 1-3). L’appello è rivolto ai «servi del Signore che stanno nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio» (vv. 1-2).

Siamo, quindi, nell’atmosfera viva del culto che si svolge nel tempio, il luogo privilegiato e comunitario della preghiera. Là si sperimenta in modo efficace la presenza del «nostro Dio», un Dio «buono» e «amabile», il Dio dell’elezione e dell’alleanza (cfr vv. 3-4).

Dopo l’invito alla lode, ecco una voce solista proclamare la professione di fede, che inizia con la formula «Io so» (v. 5). Questo Credo costituirà la sostanza dell’intero inno, che si rivela una proclamazione della grandezza del Signore (ibidem), manifestata nelle sue opere meravigliose.

2. L’onnipotenza divina si manifesta in continuazione nel mondo intero «in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi». È Lui a produrre nubi, folgori, pioggia e venti, immaginati come racchiusi in «riserve» o serbatoi (cfr vv. 6-7).

Ma è soprattutto un altro aspetto dell’attività divina che viene celebrato in questa professione di fede. Si tratta del mirabile intervento nella storia, dove il Creatore mostra il volto di redentore del suo popolo e di sovrano del mondo. Si fanno passare davanti agli occhi di Israele raccolto in preghiera i grandi eventi dell’Esodo.

Ecco innanzitutto la commemorazione sintetica ed essenziale delle «piaghe» d’Egitto, i flagelli suscitati dal Signore per piegare l’oppressore (cfr vv. 8-9). Si procede poi con l’evocazione delle vittorie riportate da Israele dopo la lunga marcia nel deserto. Vengono attribuite al potente intervento di Dio, che «colpì numerose nazioni e uccise re potenti» (v. 10). Infine, ecco la meta tanto sospirata e attesa, quella della terra promessa: «Diede la loro terra in eredità a Israele, in eredità a Israele suo popolo» (v. 12).

L’amore divino diviene concreto e quasi sperimentabile nella storia con tutte le sue vicende aspre e gloriose. La liturgia ha il compito di rendere sempre presenti ed efficaci i doni divini, soprattutto nella grande celebrazione pasquale che è la radice di ogni altra solennità e costituisce l’emblema supremo della libertà e della salvezza.

3. Raccogliamo lo spirito del Salmo e della sua lode a Dio riproponendolo attraverso la voce di san Clemente Romano così come risuona nella lunga preghiera conclusiva della sua Lettera ai Corinzi. Egli osserva che, come nel Salmo 134 subentra il volto del Dio redentore, così la sua protezione, già concessa agli antichi padri, ora giunge a noi in Cristo: «O Signore, fa splendere il tuo volto su di noi, per il bene nella pace, per proteggerci con la tua mano potente e scamparci da ogni peccato col tuo braccio altissimo e salvarci da coloro che ci odiano ingiustamente. Dona concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, come la desti ai padri nostri quando ti invocavano santamente nella fede e nella verità... Te, il solo capace di compiere questi beni ed altri più grandi per noi, ringraziamo per mezzo del gran Sacerdote e protettore delle anime nostre, Gesù Cristo, per il quale ora a te sia la gloria e la magnificenza e di generazione in generazione e nei secoli dei secoli.» (60,3-4; 61,3: Collana di Testi Patristici, V, Roma 1984, pp. 90-91).

Sì, questa preghiera di un Papa del primo secolo la possiamo recitare anche noi, nei nostri tempi, come nostra preghiera per l'oggi: "O Signore, fa splendere il tuo volto su di noi oggi, per il bene della pace. Dona in questi tempi concordia e pace a noi e a tutti gli abitanti della terra, per Gesù Cristo che regna di generazione in generazione e nei secoli dei secoli. Amen".

Saluti:

Saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Polonia. Saluto gli impiegati e gli ascoltatori della Radio Polacca nell’80° di fondazione. Ringrazio tutti voi per la bontà e per le preghiere. La visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo fruttifichi in voi l’approfondimento della fede. Dio benedica voi e i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto e saluti ai pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca. Volontieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti da Lendak e Fricovce come pure il coro Zborovcan da Zborov. Cari fratelli e sorelle, cantate al Signore un canto nuovo con la bocca e soprattutto con una vita cristiana. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!

* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Convegno Internazionale dedicato a “I segni dello Spirito nel Novecento. Una rilettura storica: il racconto dei testimoni” in programma a Lucca. Il secolo trascorso, costellato da tristi pagine di storia, è al contempo permeato da meravigliose testimonianze di risveglio spirituale e carismatico in ogni ambito del vivere e dell'agire umano. Per queste ragioni mi congratulo con il Coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito per aver promosso questo significativo incontro in collaborazione con la Superiora Generale delle Oblate dello Spirito Santo, con il Fondatore della Comunità di S. Egidio e la Fondatrice del Movimento dei Focolari. Saluto, inoltre, l'Arcivescovo di Lucca, Mons. Italo Castellani, e il Sindaco della Città, che tanto si è prodigato per questo Convegno. Auspico che lo Spirito Santo trovi sempre più feconda accoglienza nel cuore dei credenti, e si diffonda la “cultura della Pentecoste” così necessaria al nostro tempo.

Sono inoltre lieto di accogliere i sacerdoti dei Pontifici Collegi San Paolo apostolo, San Pietro apostolo, San Francesco d’Assisi e Pio Brasiliano, provenienti da varie Nazioni per intraprendere gli studi qui a Roma, nelle diverse Università Pontificie. Carissimi, vi esorto ad utilizzare con saggezza il tempo della vostra permanenza nella Città eterna, così da tornare nei vostri Paesi con una seria formazione spirituale e teologica, necessaria per l’impegno apostolico che vi attende.

Il mio affettuoso saluto va ora ai numerosi pellegrini di Salerno-Campagna-Acerno, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Gerardo Pierro, come pure ai fedeli della diocesi di Lugano, guidati dal loro Pastore Mons. Pier Giacomo Grampa. Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza ed auspico che la visita alle tombe degli Apostoli segni, per le vostre rispettive Comunità diocesane, una rinnovata vitalità spirituale nella fedele e generosa adesione a Cristo e alla Chiesa.

Saluto poi i fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, che, insieme al loro Vescovo Mons. Giuseppe Andrich, sono venuti a Roma per fare grata e orante memoria del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo I, nell’anniversario della sua scomparsa, indimenticabile per noi tutti.

Come di consueto, il mio pensiero va infine ai malati, agli sposi novelli e ai giovani. Tra i quali giovani studenti vorrei salutare specialmente l’Istituto San Paolo delle Suore Angeliche, in Roma.

Tutti invito ad essere sempre fedeli all’ideale evangelico per realizzarlo nella vita di ogni giorno, sperimentando così la gioia della presenza di Cristo.




Mercoledì, 5 ottobre 2005: Salmo 134, 13-21 Dio solo è grande ed eterno - Vespri - Venerdì 3a settimana

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1. Il Salmo 134, un canto dalla tonalità pasquale, ci è offerto dalla liturgia dei Vespri in due brani distinti. Quello che ora abbiamo ascoltato comprende la seconda parte (cfr vv. 13-21), suggellata dall’alleluia, l’esclamazione di lode al Signore che aveva aperto il Salmo.

Dopo aver commemorato nella prima parte dell’inno l’evento dell’Esodo, cuore della celebrazione pasquale di Israele, ora il Salmista confronta in modo incisivo due diverse visioni religiose. Da un lato, si leva la figura del Dio vivente e personale che è al centro della fede autentica (cfr vv. 13-14). La sua è una presenza efficace e salvifica; il Signore non è una realtà immobile e assente, ma una persona viva che «guida» i suoi fedeli, «muovendosi a pietà» di loro, sostenendoli con la sua potenza e il suo amore.

2. Dall’altro lato, ecco emergere l’idolatria (cfr vv. 15-18), espressione di una religiosità deviata e ingannevole. Infatti, l’idolo altro non è che un’«opera delle mani dell’uomo», un prodotto dei desideri umani; è quindi impotente a superare i limiti creaturali. Esso ha, sì, una forma umana con bocca, occhi, orecchi, gola, ma è inerte, senza vita, come accade appunto a una statua inanimata (cfr Sal 113B,4-8).

Il destino di chi adora queste realtà morte è di diventare simile ad esse, impotente, fragile, inerte. In questi versetti è limpidamente rappresentata l’eterna tentazione dell’uomo di cercare salvezza nell’«opera delle sue mani», ponendo speranza nella ricchezza, nel potere, nel successo, nella materia. Purtroppo a lui accade quello che già descriveva in modo efficace il profeta Isaia: «Si pasce di cenere, ha un cuore illuso che lo travia; egli non sa liberarsene e dire: “Ciò che tengo in mano non è forse falso?”» (
Is 44,20).

3. Il Salmo 134, dopo questa meditazione sulla vera e sulla falsa religione, sulla fede genuina nel Signore dell’universo e della storia e sull’idolatria, si conclude con una benedizione liturgica (cfr vv. 19-21), che mette in scena una serie di figure presenti nel culto praticato nel tempio di Sion (cfr Sal 113B,9-13).

Da tutta la comunità raccolta nel tempio sale a Dio creatore dell’universo e salvatore del suo popolo una benedizione corale, espressa nella diversità delle voci e nell’umiltà della fede.

La liturgia è il luogo privilegiato per l’ascolto della Parola divina, che rende presenti gli atti salvifici del Signore, ma è pure l’ambito nel quale sale la preghiera comunitaria che celebra l’amore divino. Dio e uomo s’incontrano in un abbraccio di salvezza, che trova il suo compimento proprio nella celebrazione liturgica.

4. Commentando i versetti di questo Salmo riguardanti gli idoli e la somiglianza che assumono con loro quanti confidano in essi (cfr Ps 134,15-18), sant'Agostino fa osservare: «In effetti - credetelo, fratelli - si incide in loro una certa somiglianza con i loro idoli: non certo nel loro corpo, ma nel loro uomo interiore. Essi hanno orecchi, ma non odono quanto Dio loro grida: “Chi ha orecchi per intendere, intenda”. Hanno occhi ma non vedono: hanno cioè gli occhi del corpo, ma non l'occhio della fede». E allo stesso modo, «hanno narici ma non percepiscono odori. Non sono in grado di percepire quell'odore di cui l'Apostolo dice: Siamo il buon odore di Cristo in ogni luogo (cfr 2Co 2,15). Che vantaggio è per loro avere le narici, se con esse non riescono a respirare il soave profumo di Cristo?».

È vero, riconosce Agostino, permangono ancora persone legate all'idolatria; «ogni giorno c'è però della gente che, convinta dai miracoli di Cristo Signore, abbraccia la fede. Ogni giorno si aprono occhi ai ciechi e orecchi ai sordi, cominciano a respirare narici prima bloccate, si sciolgono le lingue dei muti, si consolidano gli arti dei paralitici, si raddrizzano i piedi agli storpi. Da tutte queste pietre escono fuori figli d'Abramo (cfr Mt 3,9). Si dica pure, quindi, a tutti costoro: “Casa d'Israele, benedici il Signore”… Benedite il Signore, voi popoli in genere! Questo significa “Casa d'Israele”. Beneditelo, voi o presuli della Chiesa! Questo significa “Casa di Aronne”. Beneditelo, voi ministri! Questo significa “Casa di Levi”. E delle altre nazioni che dire? “Voi che temete il Signore, benedite il Signore”» (Esposizione sul Ps 134,24-25, Nuova Biblioteca Agostiniana, XXVIII, Roma 1977, pp. 375 377).

Appropriamoci di questo invito e benediciamo, lodiamo e adoriamo il Signore, il Dio vivo e vero.

Saluti:


Saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Sono trascorsi sei mesi dalla dipartita del mio caro predecessore, il Papa Giovanni Paolo II. Tutto il suo magistero e la testimonianza della sua vita rimangono per noi importanti e attuali. Affido alla vostra recita del rosario la causa della sua beatificazione. Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua ungherese, provenienti da Kôszeg. Sabato celebriamo il 25° anniversario della dedicazione della Cappella vaticana "Magna Domina Hungarorum". Invocando l'intercessione di Maria Santissima vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Bratislava e dintorni, Šala e Jablonové. Cari fratelli e sorelle, in questo mese mariano vi invito a mettervi alla scuola della Vergine di Nazaret per imparare da Lei ad amare Dio e il prossimo. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i numerosi fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia, accompagnati dal Vescovo Mons. Vincenzo Paglia. Voi provenite dalla terra di S. Benedetto e di S. Francesco: anch’essi fecero questo pellegrinaggio. E si può dire che dall’Umbria a Roma il loro esempio è giunto ovunque. Dopo molti secoli la loro testimonianza di amore e di pace è ancora attuale: l’Italia, l’Europa, il mondo ne hanno bisogno. Vi esorto ad ascoltare il Vangelo e a testimoniarlo nella vostra vita come hanno fatto questi due grandi Santi.

Saluto poi i fedeli della diocesi di San Marino-Montefeltro, qui convenuti con il loro Pastore, Mons. Luigi Negri. Cari amici, vi invito ad esprimere nelle vostre comunità cristiane una dedizione evangelica fedele e generosa.

Il mio affettuoso pensiero va ora ai partecipanti alla “Festa dello sportivo”, promossa dalla Conferenza Episcopale Laziale. Questa manifestazione susciti in tutti voi un grande amore per quei valori che, come la sana pratica sportiva, contribuiscono a costruire una società dove regnino il rispetto reciproco e l’accoglienza fraterna.

Il mio pensiero si rivolge infine ai malati, agli sposi novelli e ai giovani, in particolare ai rappresentanti dei gruppi giovanili di Adorazione Eucaristica, giunti a Roma da varie Nazioni per un convegno sull’Eucarestia. Il luminoso esempio di san Francesco d’Assisi, di cui abbiamo celebrato ieri la memoria, solleciti voi, cari giovani, a porre l’Eucarestia al centro della vostra vita personale e comunitaria, imparando a vivere della forza spirituale che da essa scaturisce. Aiuti voi, cari ammalati, ad affrontare la sofferenza con coraggio, trovando in Cristo crocifisso serenità e conforto. Conduca voi, cari sposi novelli, a un amore profondo verso Dio e tra di voi, nella quotidiana esperienza della gioia che scaturisce dalla reciproca donazione aperta alla vita.


Catechesi 2005-2013 7095