Catechesi 2005-2013 27067

Mercoledì, 27 giugno 2007: San Cirillo di Gerusalemme

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Cari fratelli e sorelle,

la nostra attenzione si concentra oggi su san Cirillo di Gerusalemme. La sua vita rappresenta l'intreccio di due dimensioni: da una parte, la cura pastorale e, dall’altra, il coinvolgimento – suo malgrado – nelle accese controversie che travagliavano allora la Chiesa d’Oriente. Nato intorno al 315 a Gerusalemme o dintorni, Cirillo ricevette un’ottima formazione letteraria; fu questa la base della sua cultura ecclesiastica, incentrata nello studio della Bibbia. Ordinato presbitero dal Vescovo Massimo, quando questi morì o fu deposto, nel 348 fu ordinato Vescovo da Acacio, influente metropolita di Cesarea di Palestina, filoariano, convinto di avere in lui un alleato. Fu, perciò, sospettato di avere ottenuto la nomina episcopale mediante concessioni all’arianesimo.

In realtà, ben presto Cirillo venne in urto con Acacio non solo sul terreno dottrinale, ma anche su quello giurisdizionale, perché Cirillo rivendicava l’autonomia della propria sede rispetto a quella metropolitana di Cesarea. Nel giro di una ventina d’anni, Cirillo conobbe tre esili: il primo nel 357, previa deposizione da parte di un Sinodo di Gerusalemme, seguito nel 360 da un secondo esilio ad opera di Acacio, e infine da un terzo, il più lungo – durò undici anni – nel 367 per iniziativa dell’imperatore filoariano Valente. Solo nel 378, dopo la morte dell’imperatore, Cirillo poté riprendere definitivo possesso della sua sede, riportando tra i fedeli l’unità e la pace.

In favore della sua ortodossia, messa in dubbio da alcune fonti coeve, militano altre fonti ugualmente antiche. Tra di esse, la più autorevole è la lettera sinodale del 382, dopo il secondo Concilio ecumenico di Costantinopoli (381), al quale Cirillo aveva partecipato con un ruolo qualificato. In tale lettera, inviata al Pontefice romano, i Vescovi orientali riconoscono ufficialmente la più assoluta ortodossia di Cirillo, la legittimità della sua ordinazione episcopale e i meriti del suo servizio pastorale, che la morte concluderà nel 387.

Conserviamo di lui ventiquattro celebri catechesi, che egli espose come Vescovo verso il 350. Introdotte da una Procatechesi di accoglienza, le prime diciotto di esse sono indirizzate ai catecumeni o illuminandi (photizómenoi); furono tenute nella Basilica del Santo Sepolcro. Le prime (1-5) trattano ciascuna, rispettivamente, delle disposizioni previe al Battesimo, della conversione dai costumi pagani, del sacramento del Battesimo, delle dieci verità dogmatiche contenute nel Credo o Simbolo della fede. Le successive (6-18) costituiscono una «catechesi continua» sul Simbolo di Gerusalemme, in chiave antiariana. Delle ultime cinque (19-23), dette «mistagogiche», le prime due sviluppano un commento ai riti del Battesimo, le ultime tre vertono sul crisma, sul Corpo e Sangue di Cristo e sulla Liturgia eucaristica. Vi è inclusa la spiegazione del Padre Nostro (Oratio Dominica): essa fonda un cammino di iniziazione alla preghiera, che si sviluppa parallelamente all’iniziazione ai tre sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia.

La base dell’istruzione sulla fede cristiana si svolgeva anche in funzione polemica contro pagani, giudeocristiani e manichei. L’argomentazione era fondata sull’attuazione delle promesse dell’Antico Testamento, in un linguaggio ricco di immagini. La catechesi era un momento importante, inserito nell’ampio contesto dell’intera vita, in particolare liturgica, della comunità cristiana, nel cui seno materno avveniva la gestazione del futuro fedele, accompagnata dalla preghiera e dalla testimonianza dei fratelli. Nel loro complesso, le omelie di Cirillo costituiscono una catechesi sistematica sulla rinascita del cristiano mediante il Battesimo. Al catecumeno egli dice: «Sei caduto dentro le reti della Chiesa (cfr
Mt 13,47). Lasciati dunque prendere vivo; non sfuggire, perché è Gesù che ti prende al suo amo, per darti non la morte ma la risurrezione dopo la morte. Devi infatti morire e risorgere (cfr Rm 6,11 Rm 6,14)... Muori al peccato, e vivi per la giustizia fin da oggi» (Procatechesi 5).

Dal punto di vista dottrinale, Cirillo commenta il Simbolo di Gerusalemme col ricorso alla tipologia delle Scritture, in un rapporto «sinfonico» tra i due Testamenti, approdando a Cristo, centro dell’universo. La tipologia sarà incisivamente descritta da Agostino d’Ippona: «L’Antico Testamento è il velo del Nuovo Testamento, e nel Nuovo Testamento si manifesta l’Antico» (La catechesi ai semplici 4,8). Quanto alla catechesi morale, essa è ancorata in profonda unità alla catechesi dottrinale: il dogma viene fatto discendere progressivamente nelle anime, le quali sono così sollecitate a trasformare i comportamenti pagani in base alla nuova vita in Cristo, dono del Battesimo. La catechesi «mistagogica», infine, segnava il vertice dell’istruzione che Cirillo impartiva non più ai catecumeni, ma ai neobattezzati o neofiti durante la settimana pasquale. Essa li introduceva a scoprire, sotto i riti battesimali della Veglia pasquale, i misteri in essi racchiusi e non ancora svelati. Illuminati dalla luce di una fede più profonda in forza del Battesimo, i neofiti erano finalmente in grado di comprenderli meglio, avendone ormai celebrato i riti.

In particolare, con i neofiti di estrazione greca Cirillo faceva leva sulla facoltà visiva, a loro congeniale. Era il passaggio dal rito al mistero, che valorizzava l’effetto psicologico della sorpresa e l’esperienza vissuta nella notte pasquale. Ecco un testo che spiega il mistero del Battesimo: «Per tre volte siete stati immersi nell’acqua e per ciascuna delle tre siete riemersi, per simboleggiare i tre giorni della sepoltura di Cristo, imitando, cioè, con questo rito il nostro Salvatore, che passò tre giorni e tre notti nel seno della terra (cfr Mt 12,40). Con la prima emersione dall’acqua avete celebrato il ricordo del primo giorno passato da Cristo nel sepolcro, come con la prima immersione ne avete confessato la prima notte passata nel sepolcro: come chi è nella notte non vede, e chi invece è nel giorno gode la luce, così anche voi. Mentre prima eravate immersi nella notte e non vedevate nulla, riemergendo invece vi siete trovati in pieno giorno. Mistero della morte e della nascita, quest’acqua di salvezza è stata per voi tomba e madre ... Per voi ... il tempo per morire coincise col tempo per nascere: un solo e medesimo tempo ha realizzato entrambi gli eventi» (Seconda Catechesi Mistagogica 4).

Il mistero da afferrare è il disegno di Dio, che si realizza attraverso le azioni salvifiche di Cristo nella Chiesa. A sua volta, alla dimensione mistagogica si accompagna quella dei simboli: essi esprimono il vissuto spirituale che fanno, per così dire, «esplodere». Così la catechesi di Cirillo, sulla base delle tre componenti descritte – dottrinale, morale e, infine, mistagogica –, risulta una catechesi globale nello Spirito. La dimensione mistagogica attua la sintesi delle prime due, orientandole alla celebrazione sacramentale, in cui si realizza la salvezza di tutto l'uomo.

Si tratta, in definitiva, di una catechesi integrale, che – coinvolgendo corpo, anima e spirito – resta emblematica anche per la formazione catechetica dei cristiani di oggi.



Saluti nelle diverse lingue ai pellegrini presenti nella Basilica Vaticana:


Saluto con affetto tutti voi, cari pellegrini provenienti da varie parti d’Italia. Celebreremo dopodomani la solenne festa degli Apostoli Pietro e Paolo. Il loro esempio e la loro costante protezione vi sostengano nello sforzo di seguire Cristo e di testimoniare nella vostra vita un'adesione fedele e coraggiosa ai suoi insegnamenti.


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Saluti nelle diverse lingue ai pellegrini presenti nell'Aula Paolo VI



Saluto in croato

Saluto cordialmente i pellegrini dalla Croazia e dalla Bosnia ed Erzegovina, particolarmente i fedeli, i rappresentanti delle autorità civili e i membri della squadra di pallavolo “Napredak” provenienti di Odžak. La benedizione di Dio accompagni voi, le vostre famiglie e quanti vi stanno a cuore. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in polacco

Saluto i pellegrini provenienti dalla Polonia. Si avvicina la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo. In modo particolare li ricordiamo a Roma, dove hanno insegnato, hanno dato la testimonianza e hanno subito il martirio in nome di Cristo. La visita alle loro tombe sia per tutti l’occasione per il consolidamento nella fede, nella speranza e nell’amore. Dio vi benedica!

Saluto in sloveno

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli da Catež ob Savi in Slovenia. Il vostro pellegrinaggio alla Città consacrata dai santi Apostoli Pietro e Paolo, rafforzi la vostra fede e la vostra fedeltà alla Chiesa. Vi accompagni sempre la mia benedizione!

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della parrocchia di Santa Maria Assunta, in Lesmo, che ricordano il centenario di dedicazione della propria chiesa; come pure quelli della parrocchia dei Santi Leucio e Pantaleone, in Borgo di Montoro Inferiore. Cari amici, vi ringrazio per la vostra visita ed invoco volentieri su di voi e sulle vostre Comunità copiosi doni celesti per una sempre più solida testimonianza cristiana.

Saluto poi i partecipanti al Convegno internazionale sulle cellule staminali adulte, organizzato dall'Università "La Sapienza" di Roma, che si pone l'obiettivo di sviluppare la terapia cellulare autologa in ambito cardiaco, mediante l'utilizzo delle cellule staminali adulte. Al riguardo, la posizione della Chiesa, suffragata dalla ragione e dalla scienza, è chiara: la ricerca scientifica va giustamente incoraggiata e promossa, sempre che non avvenga a scapito di altri esseri umani la cui dignità è intangibile fin dai primi stadi dell'esistenza.

Il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Siamo ormai entrati nell'estate, per molti tempo di ferie e di riposo. Per voi, cari giovani, sia un'occasione per utili esperienze sociali e religiose; per voi, cari sposi novelli, un opportuno periodo per cementare la vostra unione e approfondire la vostra missione nella Chiesa e nella società. Auspico inoltre che a voi, cari malati, non manchi durante questi mesi estivi la vicinanza di persone care.


Aula Paolo VI

Mercoledì, 4 luglio 2007: San Basilio - I: Vita e scritti

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Cari fratelli e sorelle,

oggi vogliamo ricordare uno dei grandi Padri della Chiesa, san Basilio, definito dai testi liturgici bizantini un «luminare della Chiesa». Fu un grande Vescovo del IV secolo, a cui guarda con ammirazione tanto la Chiesa d’Oriente quanto quella d’Occidente per la santità della vita, per l’eccellenza della dottrina e per la sintesi armonica di doti speculative e pratiche. Egli nacque attorno al 330 in una famiglia di santi, «vera Chiesa domestica», che viveva in un clima di profonda fede. Compì gli studi presso i migliori maestri di Atene e di Costantinopoli. Insoddisfatto dei suoi successi mondani, e accortosi di aver sciupato molto tempo nelle vanità, egli stesso confessa: «Un giorno, come svegliandomi da un sonno profondo, mi rivolsi alla mirabile luce della verità del Vangelo..., e piansi sulla mia miserabile vita» (cfr
Ep 223,2). Attirato da Cristo, cominciò a guardare verso di Lui e ad ascoltare Lui solo (cfr Regole morali 80,1). Con determinazione si dedicò alla vita monastica nella preghiera, nella meditazione delle Sacre Scritture e degli scritti dei Padri della Chiesa, e nell’esercizio della carità (cfr Epp. 2 e 22), seguendo anche l’esempio della sorella, santa Macrina, che già viveva nell’ascetismo monacale. Fu poi ordinato sacerdote e infine, nel 370, Vescovo di Cesarea di Cappadocia, nell’attuale Turchia.

Mediante la predicazione e gli scritti svolse un’intensa attività pastorale, teologica e letteraria. Con saggio equilibrio seppe unire insieme il servizio alle anime e la dedizione alla preghiera e alla meditazione nella solitudine. Avvalendosi della sua personale esperienza, favorì la fondazione di molte «fraternità» o comunità di cristiani consacrati a Dio, che visitava frequentemente (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,29 in lode di Basilio). Con la parola e con gli scritti, molti dei quali sono giunti fino a noi, li esortava a vivere e a progredire nella perfezione (cfr Regole brevi, Proemio). Alle sue opere hanno attinto anche vari legislatori del monachesimo antico, tra cui san Benedetto, che considerava Basilio come il suo maestro (cfr Regola 73,5). In realtà, san Basilio ha creato un monachesimo molto particolare: non chiuso alla comunità della Chiesa locale, ma ad essa aperto. I suoi monaci facevano parte della Chiesa locale, ne erano il nucleo animatore che, precedendo gli altri fedeli nella sequela di Cristo e non solo nella fede, mostrava la ferma adesione a Lui – l’amore per Lui – soprattutto in opere di carità. Questi monaci, che avevano scuole ed ospedali, erano al servizio dei poveri ed hanno così mostrato la vita cristiana nella sua completezza. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, parlando del monachesimo, ha scritto: «Si ritiene da molti che quella struttura capitale della vita della Chiesa che è il monachesimo sia stata posta, per tutti i secoli, principalmente da san Basilio; o che, almeno, non sia stata definita nella sua natura più propria senza il suo decisivo contributo» (Lettera Apostolica Patres Ecclesiae, 2).

Come Vescovo e Pastore della sua vasta Diocesi, Basilio si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i fedeli; denunciò con fermezza i mali; si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati; intervenne anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione, soprattutto in momenti di calamità; vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,48-51). A Dio, che è amore e carità, Basilio rese una valida testimonianza con la costruzione di vari ospizi per i bisognosi (cfr Basilio, Ep 94), quasi una città della misericordia, che da lui prese il nome di Basiliade (cfr Sozomeno, Storia Qo 6,34). Essa sta alle origini delle moderne istituzioni ospedaliere di ricovero e cura dei malati.

Consapevole che «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa, e insieme la fonte da cui promana tutta la sua virtù» (Sacrosanctum Concilium SC 10), Basilio, pur preoccupato di realizzare la carità che è il contrassegno della fede, fu anche un sapiente «riformatore liturgico» (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,34). Ci ha lasciato infatti una grande preghiera eucaristica [o anafora] che da lui prende nome, e ha dato un ordinamento fondamentale alla preghiera e alla salmodia: per suo impulso il popolo amò e conobbe i Salmi, e si recava a pregarli anche nella notte (cfr Basilio, Omelie sui Ps 1,1-2). E così vediamo come liturgia, adorazione, preghiera vadano insieme con la carità, si condizionino reciprocamente.

Con zelo e coraggio Basilio seppe opporsi agli eretici, i quali negavano che Gesù Cristo fosse Dio come il Padre (cfr Basilio, Ep 9,3 Ep 52,1-3 Contro Eunomio Ep 1,20).Similmente, contro coloro che non accettavano la divinità dello Spirito Santo, egli sostenne che anche lo Spirito è Dio, e «deve essere con il Padre e il Figlio connumerato e conglorificato» (cfr Lo Spirito Santo). Per questo Basilio è uno dei grandi Padri che hanno formulato la dottrina sulla Trinità: l'unico Dio, proprio perchè è Amore, è un Dio in tre Persone, le quali formano l'unità più profonda che esista, l'unità divina.

Nel suo amore per Cristo e per il suo Vangelo, il grande Cappadoce si impegnò anche a ricomporre le divisioni all’interno della Chiesa (cfr Epp. 70 e 243), adoperandosi perché tutti si convertissero a Cristo e alla sua Parola (cfr Il giudizio 4), forza unificante, alla quale tutti i credenti devono ubbidire (cfr ibid., 1-3).

In conclusione, Basilio si spese completamente nel fedele servizio alla Chiesa e nel multiforme esercizio del ministero episcopale. Secondo il programma da lui stesso tracciato, egli divenne «apostolo e ministro di Cristo, dispensatore dei misteri di Dio, araldo del regno, modello e regola di pietà, occhio del corpo della Chiesa, pastore delle pecore di Cristo, medico pietoso, padre e nutrice, cooperatore di Dio, agricoltore di Dio, costruttore del tempio di Dio» (cfr Regole morali 80,11-20).

E’ questo il programma che il santo Vescovo consegna agli annunciatori della Parola – ieri come oggi –, un programma che egli stesso si impegnò generosamente a mettere in pratica. Nel 379 Basilio, non ancora cinquantenne, consumato dalle fatiche e dall’ascesi, ritornò a Dio, «nella speranza della vita eterna, attraverso Gesù Cristo Signore nostro» (Il Battesimo 1,2,9). Egli fu un uomo che visse veramente con lo sguardo fisso a Cristo, un uomo dell'amore per il prossimo. Pieno della speranza e della gioia della fede, Basilio ci mostra come essere realmente cristiani.



Saluti nelle diverse lingue ai pellegrini presenti nella Basilica Vaticana


Sono lieto di accogliere e di salutare cordialmente tutti voi, cari pellegrini provenienti da varie parti d’Italia. La vista alle tombe degli Apostoli, rafforzi la vostra fede. Esorto ciascuno di voi a comprendere e accogliere sempre più l’amore di Dio, sorgente e motivo della nostra vera gioia. Soprattutto alle persone più deboli e bisognose dobbiamo testimoniare questo amore che cambia la vita. Non dimenticate che ognuno di noi, diffondendo la carità divina, contribuisce a costruire un mondo più giusto e solidale.



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Saluti nelle diverse lingue ai pellegrini presenti nell'Aula Paolo VI


Saluto in polacco:

Saluto i pellegrini polacchi. Saluto l’arcivescovo Wojciech Ziemba nel giorno del giubileo (25°) della sua ordinazione episcopale. Saluto l’arcivescovo Józef Michalik che accompagna il pellegrinaggio diocesano da Przemysl, con il gruppo dei sordomuti, qui presenti in occasione del decimo anniversario della canonizzazione di San Jan da Dukla. Che il vostro soggiorno a Roma abbondi di grazie divine. A tutti voi qui presenti imparto di cuore la mia benedizione.

Saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi, particolarmente gli studenti della Scuola Cattolica di Santa Ursula di Sopron ed i pellegrini da Hajdúdorog e Budapest. Dio vi ha invitato alla vita cristiana ed alle vostre scuole; possiate riconoscere i veri valori. Siate veri testimoni dei valori cristiani fra i vostri compagni! Con la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i rappresentanti dell'Associazione culturale cristiana italo-ucraina e la Delegazione della Fiaccola Benedettina per la pace, accompagnata da Mons. Riccardo Fontana, Arcivescovo di Spoleto-Norcia. Ho poi la gioia di accogliere e salutare con affetto le Capitolari di varie Congregazioni, che celebrano in questi giorni le loro rispettive assemblee. Alle Suore Figlie della Chiesa auguro di crescere sempre più nella spiritualità che le contraddistingue. Prego la Santa Vergine perché le Suore dell'Istituto Maestre Pie Filippini colgano la provvidenziale occasione del Capitolo generale per un generoso rilancio spirituale e apostolico. Incoraggio le Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata a conformarsi sempre più al Vangelo secondo lo specifico carisma che le contraddistingue. Esorto le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue a testimoniare con rinnovato ardore la misericordia di Dio, seguendo fedelmente le orme del loro fondatore, il beato Tommaso Maria Fusco.

Rivolgo, infine, il mio pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Celebriamo oggi la memoria liturgica del beato Piergiorgio Frassati. Il suo esempio vi rafforzi, cari giovani, nel testimoniare il Vangelo in ogni circostanza della vita; aiuti voi, cari malati, ad offrire le vostre quotidiane sofferenze, perché si realizzi nel mondo la civiltà dell'amore; e sostenga voi, cari sposi novelli, nel costruire la vostra famiglia sulla solida base dell'intima unione con Dio.


APPELLO PER LA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

Il mio pensiero va ora all’Incontro Mondiale dei Giovani che si svolgerà a Sydney tra circa un anno. Ai giovani qui presenti e a tutti i giovani del mondo che si stanno preparando a questo gioioso incontro di fede voglio ora rivolgere una parola di caloroso saluto e di vivo incoraggiamento, in lingua inglese:

Cari giovani,

fra un anno ci incontreremo in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney! Desidero incoraggiarvi a prepararvi bene per questa meravigliosa celebrazione della fede che verrà trascorsa in compagnia dei vostri Vescovi, sacerdoti, religiosi, responsabili di pastorale giovanile e insieme. Entrate pienamente nella vita delle vostre parrocchie e partecipate con entusiasmo agli eventi diocesani! In tal modo, quando ci riuniremo a Sydney, il prossimo luglio, sarete spiritualmente pronti a sperimentare una comprensione più profonda di tutto ciò in cui crediamo. "Avrete forza dallo Spirito Santo, che scenderà su di voi e mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8).

Come sapete, queste parole di Gesù costituiscono il tema della Giornata Mondiale della Gioventù 2008. Come si sentirono gli Apostoli all'udire queste parole, possiamo solo immaginarlo, ma la loro confusione fu senza dubbio mitigata da un senso di timore reverenziale e di bramosa attesa della venuta dello Spirito. Uniti nella preghiera a Maria e agli altri riuniti nel Cenacolo (cfr Ac 1,14), sperimentarono la forza autentica dello Spirito, la cui presenza trasforma l'incertezza, il timore, e la divisione in motivazione, speranza e comunione.

Un senso di timore reverenziale e di bramosa attesa descrive anche in che modo ci sentiamo mentre ci prepariamo all'incontro di Sydney. Per molti di noi sarà un lungo viaggio. Tuttavia, l'Australia e il suo popolo evocano immagini di calorosa accoglienza e di meravigliosa bellezza, di un'antica storia aborigena e di una moltitudine di città e comunità vibranti. So che le autorità governative ed ecclesiali, insieme a numerosi giovani australiani, si stanno già adoperando per garantire un'esperienza eccezionale a tutti noi. Porgo loro i miei sentiti ringraziamenti.

La Giornata Mondiale della Gioventù è molto più di un evento. È un tempo di profondo rinnovamento spirituale, i cui frutti saranno di beneficio a tutta la società. I giovani pellegrini sono colmi del desiderio di pregare, di essere nutriti dalla Parola e dal Sacramento, di essere trasformati dallo Spirito Santo, che illumina la meraviglia dell'anima umana e mostra la via per essere "espressione e strumento dell'amore che da Lui promana" (Deus caritas est ).

È questo amore, l'amore di Cristo, a cui il mondo anela. Per questo siete chiamati da così tanti a essere "testimoni". Alcuni di voi hanno amici con poca reale motivazione nella loro vita, forse assorti nella futile ricerca di infinite nuove esperienze. Portate anche loro alla Giornata Mondiale della Gioventù! Infatti, ho osservato che contro l'ondata di secolarismo molti giovani stanno riscoprendo il desiderio appagante di bellezza, bontà e verità autentiche. Attraverso la vostra testimonianza li aiutate nella loro ricerca dello Spirito di Dio. Siate coraggiosi in tale testimonianza! Adoperatevi per diffondere la luce guida di Cristo che conferisce motivazione alla vita intera, rendendo possibili a tutti una gioia e una felicità durature.

Cari giovani, fino al nostro incontro a Sydney, che il Signore vi protegga tutti! Affidiamo questi preparativi a Nostra Signora della Croce del Sud, Ausilio dei Cristiani. Con lei, preghiamo: "Vieni Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in loro la fiamma del tuo amore".




Aula Paolo VI

Mercoledì, 1° agosto 2007: San Basilio - II: La dottrina

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Cari fratelli e sorelle,

dalla vita e dagli scritti di san Basilio – era questo l’argomento della nostra precedente catechesi – possiamo ricavare alcuni messaggi importanti e validi anche per noi oggi.

Anzitutto il richiamo al mistero di Dio, che resta il riferimento più significativo e vitale per l’uomo. Il Padre è «il principio di tutto e la causa dell’essere di ciò che esiste, la radice dei viventi» (Om. 15,2 sulla fede), e soprattutto è «il Padre del nostro Signore Gesù Cristo» (Anafora di san Basilio). Risalendo a Dio attraverso le creature, noi «prendiamo coscienza della sua bontà e della sua saggezza» (Basilio, Contro Eunomio 1,14). Il Figlio è l’«immagine della bontà del Padre e sigillo di forma a Lui uguale» (cfr Anafora di san Basilio). Con la sua obbedienza e la sua passione il Verbo incarnato ha realizzato la missione di Redentore dell’uomo (cfr Basilio, Omelie sui
Ps 48,8 cfr anche Il Battesimo 1,2,17).

Nell’insegnamento di Basilio trova ampio rilievo l’opera dello Spirito Santo. «Da Lui, il Cristo, rifulse lo Spirito Santo: lo Spirito della verità, il dono dell’adozione filiale, il pegno dell’eredità futura, la primizia dei beni eterni, la potenza vivificante, la sorgente della santificazione» (cfr Anafora di san Basilio). Lo Spirito anima la Chiesa, la riempie dei suoi doni, la rende santa. La luce splendida del mistero divino si riverbera sull’uomo, immagine di Dio, e ne innalza la dignità. Guardando a Cristo, si capisce appieno la dignità dell’uomo. Basilio esclama: «[Uomo], renditi conto della tua grandezza considerando il prezzo versato per te: guarda il prezzo del tuo riscatto, e comprendi la tua dignità!» (Omelie sui Ps 48,8). In particolare il cristiano, vivendo in conformità al Vangelo, riconosce che gli uomini sono tutti fratelli tra di loro; che la vita è un’amministrazione dei beni ricevuti da Dio, per cui ognuno è responsabile di fronte agli altri, e chi è ricco deve essere come un esecutore degli ordini di Dio benefattore (cfr Omelia 4 sull’ elemosina e Omelia 6 sull’avarizia). Tutti dobbiamo aiutarci, e cooperare come le membra di un corpo (Ep 203,3).

Le opere di carità sono necessarie per manifestare la propria fede: per mezzo di esse gli uomini servono Dio stesso (cfr Regole morali 5,2). A questo proposito, alcuni testi delle omelie basiliane restano anche oggi coraggiosi ed esemplari: «“Vendi quello che hai e dallo ai poveri” (Mt 19,22) …: perché, anche se non hai ucciso o commesso adulterio o rubato o detto falsa testimonianza, non ti serve a nulla se non fai anche il resto: solo in tale modo potrai entrare nel regno di Dio» (Omelia contro i ricchi 1). Chi infatti, secondo il comandamento di Dio, vuole amare il prossimo come se stesso, «non deve possedere niente di più di quello che possiede il suo prossimo» (ibid.). «Sei povero?», domandava; «l’altro è più povero di te. Tu hai il pane per dieci giorni, lui per uno soltanto. Ciò che t’avanza ed abbonda, questo tu – come persona buona e benevola – dividilo equamente col bisognoso. Non dubitare di donare del tuo poco; non anteporre il tuo vantaggio all’emergenza pubblica! Se il tuo cibo è ridotto ad un unico pane e davanti alla porta sosta un mendicante, tira fuori dalla tua dispensa quell’unico pane e, postolo sulle mani e guardando al cielo, di’ con voce lamentosa e amorevole: “Ho solo quest’unico pane che vedi, o Signore, e il pericolo della fame evidentemente incombe. Pongo però davanti a me il tuo comandamento e del mio poco offro una parte al fratello affamato. Ora tu stesso vieni in aiuto del tuo servo esposto al rischio. Conosco la tua bontà, confido nella tua potenza”» (Omelia in tempo di fame e di siccità 6).

Ben meritato è dunque l’elogio fatto da Gregorio di Nazianzo: «Basilio ci persuase che noi, essendo uomini, non dobbiamo disprezzare gli uomini, né oltraggiare Cristo, capo comune di tutti, con la nostra disumanità verso gli uomini; piuttosto, nelle disgrazie degli altri, dobbiamo beneficare noi stessi, e fare prestito a Dio della nostra misericordia, perché abbiamo bisogno di misericordia» (Discorso 43,63). Parole, queste, ancora molto attuali. Vediamo come san Basilio è realmente uno dei Padri della Dottrina sociale della Chiesa.

Basilio, inoltre, ci ricorda che per tenere vivo in noi l’amore verso Dio e verso gli uomini è necessaria l’Eucaristia, cibo adeguato per i battezzati, capace di alimentare le nuove energie derivanti dal Battesimo (cfr Il Battesimo 1,3,1). E’ motivo di immensa gioia poter partecipare all’Eucaristia (Regole morali 21,3), istituita «per custodire incessantemente il ricordo di Colui che è morto e risorto per noi» (Regole morali 80,22). L’Eucaristia, immenso dono di Dio, tutela in ciascuno di noi il ricordo del sigillo battesimale e consente di vivere in pienezza e fedeltà la grazia del Battesimo. Per questo il santo Vescovo raccomanda la comunione frequente, anche quotidiana: «Comunicare anche ogni giorno ricevendo il santo corpo e sangue di Cristo è cosa buona e utile; poiché Egli stesso dice chiaramente: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Jn 6,54). Chi dunque dubiterà che comunicare continuamente alla vita non sia vivere in pienezza?» (Ep 93). L’Eucaristia, in una parola, ci è necessaria per accogliere in noi la vera vita, la vita eterna (cfr Regole mortali 21).

Infine, Basilio si interessò naturalmente anche di quella porzione eletta del popolo di Dio che sono i giovani, il futuro della società. A loro indirizzò un Discorso sul modo di trarre profitto dalla cultura pagana del tempo. Con molto equilibrio e apertura, egli riconosce che nella letteratura classica, greca e latina, si trovano esempi di vita retta. Questi esempi possono essere utili per il giovane cristiano alla ricerca della verità, del retto modo di vivere (cfr Discorso ai giovani 3). Pertanto bisogna prendere dai testi degli autori classici quanto è conveniente e conforme alla verità: così con atteggiamento critico e aperto – si tratta infatti di un vero e proprio «discernimento» – i giovani crescono nella libertà. Con la celebre immagine delle api, che colgono dai fiori solo ciò che serve per il miele, Basilio raccomanda: «Come le api sanno trarre dai fiori il miele, a differenza degli altri animali che si limitano al godimento del profumo e del colore dei fiori, così anche da questi scritti … si può ricavare qualche giovamento per lo spirito. Dobbiamo utilizzare quei libri seguendo in tutto l’esempio delle api. Esse non vanno indistintamente su tutti i fiori, e neppure cercano di portar via tutto da quelli sui quali si posano, ma ne traggono solo quanto serve alla lavorazione del miele, e tralasciano il resto. E noi, se siamo saggi, prenderemo da quegli scritti quanto si adatta a noi, ed è conforme alla verità, e lasceremo andare il resto» (Disc. ai giovani 4). Basilio, soprattutto, raccomanda ai giovani di crescere nelle virtù: «Mentre gli altri beni … passano da questo a quello come nel gioco dei dadi, soltanto la virtù è un bene inalienabile e rimane durante la vita e dopo la morte» (Disc. ai giovani 5).

Cari fratelli e sorelle, mi sembra si possa dire che questo Padre di un tempo lontano parla anche a noi e ci dice delle cose importanti. Anzitutto, questa partecipazione attenta, critica e creativa alla cultura contemporanea. Poi, la responsabilità sociale: questo è un tempo nel quale, in un mondo globalizzato, anche i popoli geograficamente distanti sono realmente il nostro prossimo. Quindi, l’amicizia con Cristo, il Dio dal volto umano. E, infine, la conoscenza e la riconoscenza verso il Dio Creatore, Padre di noi tutti: solo aperti a questo Dio, Padre comune, possiamo costruire un mondo giusto e fraterno.

Saluti:

Saluto in polacco:

Saluto i pellegrini polacchi. Do il mio benvenuto ai partecipanti del pellegrinaggio dei ciclisti da Rzeszów a Roma. Durante il viaggio avete potuto scoprire la bellezza della natura creata da Dio e avete sperimentato a collaborare e a prendervi reciprocamente cura. Che la vostra fatica porti frutti per una maggior vicinanza a Dio e tempri il vostro spirito. Saluto anche le Suore dall’Istituto di Santa Elisabetta e il gruppo folcloristico “Pruszkowiacy”. A tutti i polacchi qui presenti imparto di cuore la mia benedizione.

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Rivolgo ora il mio saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto le Suore Francescane Angeline e le Suore Teatine dell'Immacolata Concezione che prendono parte alle Assemblee Capitolari dei loro rispettivi Istituti. Tutte invito a testimoniare con gioia una fedele adesione a Cristo in un generoso servizio alla Chiesa, secondo il carisma che lo Spirito Santo ha suscitato nel cuore delle Fondatrici, Madre Chiara Ricci e Madre Orsola Benincasa.

Saluto con affetto il gruppo di ragazzi e ragazze israeliani, palestinesi e libanesi, ospiti in questi giorni dell'Associazione Volontari Assistenza Disabili "Il buon Samaritano" di Tarquinia. A loro auguro giorni sereni ed assicuro uno speciale ricordo al Signore per essi e per le loro famiglie come pure per quanti generosamente in questi giorni li accolgono. Saluto inoltre gli universitari dell'Oratorio San Martino di Novara ed il gruppo dell'Oratorio di San Giovanni Bosco di Osio Sotto, Bergamo.

Saluto il gruppo degli Scout d'Europa, che questa mattina con la loro presenza intendono riaffermare la loro partecipazione ecclesiale, dopo aver rinnovato la promessa scout, che li impegna a compiere il proprio dovere verso Dio e a servire gli altri con generosità. Il mio pensiero si rivolge anche a tutti gli scout e le guide del mondo, che rinnovano la loro promessa proprio oggi, giorno in cui cade il centenario dell'inizio dello scoutismo. Infatti esattamente cento anni fa, il 1° agosto 1907, nell'Isola di Brownsea ebbe avvio il primo campo scout della storia. Auguro di cuore che il movimento educativo dello scoutismo, scaturito dalla profonda intuizione di Lord Robert Baden Powell, continui a produrre fecondi frutti di formazione umana, spirituale e civile in tutti i Paesi del mondo.

Vorrei infine salutare, come di consueto, i giovani, i malati e le coppie di sposi novelli ed augurare loro di condurre, animati dalla carità di Cristo, una vita che sia di esempio a tutti. Sostenga Gesù la speranza di voi, cari giovani, la sofferenza di voi, cari malati, e l'amore fecondo di voi, cari sposi novelli.

A tutti imparto la mia Benedizione.

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A conclusione dell'Udienza Generale, vorrei raccogliere una buona notizia relativa all'Iraq, che ha generato un'esplosione popolare di gioia in tutto il Paese. Mi riferisco alla vittoria della Coppa d'Asia da parte della Rappresentativa di calcio irachena. Si tratta d'uno storico successo per l'Iraq, che per la prima volta è diventato campione di calcio dell'Asia. Sono rimasto felicemente impressionato dall'entusiasmo che ha contagiato tutti gli abitanti, spingendoli nelle strade per festeggiare l'evento. Come tante volte ho pianto con gli Iracheni, in questa circostanza con loro gioisco. Questa esperienza di lieta condivisione rivela il desiderio di un popolo di avere una vita normale e serena. Auspico che l’evento possa contribuire a realizzare in Iraq, con l’apporto di tutti, un futuro di autentica pace nella libertà e nel reciproco rispetto. Congratulazioni!



Aula Paolo VI

Mercoledì, 8 agosto 2007: San Gregorio di Nazianzo - I: Vita e scritti


Catechesi 2005-2013 27067