Teresa A, Mansioni


TERZE MANSIONI

Capitolo 1


Della poca sicurezza che si ha in questo esilio, nonostante la sublimità dello stato nel quale si possa essere, per cui bisogna andar sempre con timore - Alcuni avvisi importanti.



2 - Oh, la sventura di dover vivere in questa vita, nella quale occorre essere sempre come coloro che avendo i nemici alla porta, non possono lasciar le armi neppure per mangiare e dormire, ma star in continua apprensione che da qualche parte si dia l'assalto alla fortezza! Oh, Signor mio e mio Bene! Come volete che si ami una vita cosi infelice, e si lasci di bramare e di chiedere d'esserne liberati? Cio non sarebbe che con la speranza di perderla per amor vostro, o di spenderla tutta per vostro servizio, sicuri con questo d'esser vostra volontà che continuiamo a vivere. In caso contrario, mio Dio, moriamo pure con Voi, come disse S. Tommaso, ( Eamus et nos ut moriamur cum eo. (GV 11,16)) perché vivere senza di Voi e nel timore di perdervi per sempre, non è che un morire mille volte. Percio vi dico, figliole, di non domandare altra beatitudine che di entrare nella sicurezza dei beati. Che gioia si puo mai avere in mezzo a tanti timori, quando non si vuol altra gioia che di contentare il Signore? Considerate che in queste disposizioni, ed in altre ancora più perfette, erano pure certi santi che poi caddero in gravi peccati. Si aggiunga poi che non siamo sicuri che Dio abbia a stendere la mano pure a noi, mediante qualche suo aiuto particolare, per cavarci da quello stato e darci modo di far penitenza.



3 - Per conto mio, figliole, quando questo pensiero mi si presenta alla mente - cio che mi succede assai spesso - mi sento cosi rabbrividire che non so come riesca a scrivere, e nemmeno come continui a vivere. Pregate, figliole mie, perché Sua Maestà viva sempre in me: con una vita cosi male impiegata come la mia, non so proprio come mettermi tranquilla. Non affliggetevi se vi parlo cosi. Ho visto altre volte che, quando vi parlo in questo modo, voi vi rattristate, e cio per il fatto che mi volete una gran santa. Avete ragione, e lo vorrei essere anch'io. Ma che devo fare, se per colpa mia ho perduto ogni cosa? Certamente non posso lamentarmi di Dio, perché Egli mi ha dato tutti gli aiuti sufficienti per realizzare i vostri desideri, e io mai me ne ricordo senza versare grandi lacrime. Che confusione, intanto, dover scrivere per anime che mi possono fare da maestre! Che dura obbedienza è mai questa per me! Piaccia a Dio, per amor del quale io scrivo, che cio vi sia di vantaggio, e pregatelo di perdonare a questa miserabile e temeraria creatura! Sa bene il Signore che non posso in altro sperare che nella sua misericordia. Ed essendomi impossibile di non essere quella che sono, non mi resta che di appoggiarmi alla sua clemenza e di confidare nei meriti di suo Figlio e della Vergine sua Madre di cui indegnamente porto l'abito. E voi, figliole mie, che pure lo portate, ringraziate Iddio di essere le vere figlie di questa Signora, perché avendo in lei una Madre cosi grande, non siete costrette a vergognarvi di me, che sono tanto cattiva. Imitatela, considerate la grandezza e il vantaggio che abbiamo nell'avercela a Patrona, e come non siano stati sufficienti i miei peccati e la mia misera vita a scemare, neppur di poco, lo splendore del suo sacro Ordine.



4 - Vi voglio dare un consiglio. Non per questo che siete in un tal Ordine e con una tal Madre e Patrona dovete credervi sicure. Davide era molto santo, ma ben sapete chi sia stato Salomone. (Salomone era figlio di Davide, ma nella sua tarda età rinnego il vero Dio per darsi al culto degli dei stranieri.) Non fidatevi né della stretta clausura, né della penitenza che fate. Nemmeno vi assicuri la vostra costante occupazione nelle cose di Dio, nel, continuo esercizio dell'orazione e nel ritiro assoluto dal mondo, che vi pare anzi di odiare. Tutto questo è buono; ma non deve bastare a farvi smettere di temere. Ripetete invece quel che dice il salmo, e ricordatelo spesso: Beatus vir qui timet Dominum!



5 - Mi sono tanto divagata che non ricordo più cosa stavo dicendo. Quando penso alla mia miseria, mi si tarpano le ali e divengo incapace di dir alcunché di buono, per cui non voglio più parlarne. Torniamo, dunque, a quello che ho cominciato a dire circa le anime che sono entrate nelle terze mansioni. Non è piccola la grazia che il Signore ha fatto loro nell'aiutarle a vincere le prime difficoltà. Esse ora - e credo che ve ne siano molte nel mondo, per misericordia di Dio - desiderano ardentemente di non offendere il Signore, si guardano anche dai peccati veniali, amano la penitenza, hanno le loro ore di raccoglimento, impiegano bene il tempo, si esercitano in opere di carità verso il prossimo, sono molto regolate nel parlare e nel vestire, e quelle che hanno famiglia la tengono assai bene. Il loro stato è degno d'invidia, e non vi è nulla, a quanto sembra, che possa loro impedire anche l'ultima mansione, come di certo non lo impedirà loro il Signore, purché esse lo vogliano, essendo troppo bella questa loro disposizione per non attirarsi tutte le grazie di Gesù.



6 - O Gesù!.. Chi è fra voi, sorelle, che innanzi a un bene cosi grande abbia a dire di non volerne sapere, specialmente dopo aver già superato quello che è più penoso? Nessuna certo. Si, diciamo tutte di volerlo, ma per divenire vere anime di Dio non basta volerlo, come non è bastato al giovane che fu interrogato dal Signore se voleva essere perfetto. Da quando ho cominciato a parlare di queste mansioni, l'immagine di quel giovane mi è sempre dinanzi, perché qui ci troviamo nelle sue medesime condizioni, né più né meno. Le aridità che si provano nell'orazione hanno varie cause, ma il più delle volte derivano da questo. Non parlo già di quelle pene interiori, veramente intollerabili che molte anime buone soffrono senza loro colpa, e dalle quali il Signore le fa poi uscire con vantaggio. Nemmeno parlo di coloro che vanno soggetti a melanconia o ad altre infermità, dato che in ogni cosa bisogna sempre risalire ai giudizi di Dio. Io tengo per certo che causa ordinaria delle aridità sia appunto quello che ho detto. Siccome queste anime sentono che per nulla al mondo commetterebbero un sol peccato - e molte di esse neppure un peccato veniale avvertito - e vedono che impiegano bene la loro vita e le loro ricchezze, non sanno sopportare con pazienza di trovare chiusa la porta dell'appartamento del Re, di cui si tengono e sono vassalle. Non riflettono pero che molti sono i vassalli anche intorno ai re della terra, ma che non tutti possono entrare nella loro stanza. Figliole mie, rientrate in voi stesse e non curatevi dei vostri piccoli atti di virtù, giacché, come cristiane, siete obbligate a farne di ben altri. Contentatevi di essere le vassalle di Dio e non pretendete di più, per non rischiare di perdere ogni cosa. Considerate i santi che sono entrati nell'appartamento reale, ed esaminate la differenza che ci separa da loro. Non domandate quello che non avete meritato. Veramente, dopo aver offeso Dio, non dovremmo neppur pensare di aver diritto a qualche cosa, nemmeno se poi l'avessimo servito molto! ...





8 - Ci parrà di aver fatto ogni cosa perché portiamo l'abito religioso, assunto di nostra spontanea volontà, e abbiamo abbandonato per Iddio tutte le cose del mondo e quanto in esso avevamo. Forse non saranno state che le povere reti di S. Pietro. Tuttavia a chi dà quanto ha, sembra di dar molto. E questa è già una buonissima disposizione, purché si perseveri e non si torni fra i rettili delle prime mansioni, neppure con il desiderio. Se si persevera in questo spogliamento ed abbandono di ogni cosa, si otterrà quanto si brama, a condizione pero - e lo raccomando moltissimo - che ci si tenga per servi inutili, come dice S. Paolo, ovvero Gesù Cristo, (Servi inutiles sumus: quod debuimus facere fecimus. Appunto Gesù Cristo in Luca 17, 10.) né mai si creda che Dio sia obbligato a darci quei favori quasi a premio di quello che si fa. Non bisogna inoltre dimenticare che chi più riceve, più è obbligato a dare. E allora, che cosa possiamo fare per un Dio cosi generoso che è morto per noi, che ci ha creati e ci conserva nell'essere, se non ritenerci felici di ripagare, almeno in parte, il molto che gli dobbiamo per i grandi servizi che ci ha resi? Si, è a malincuore che uso queste espressioni, ma è la pura verità: in tutto il tempo di sua vita il Signore non ha fatto che servirci. E noi oseremo chiedergli anche delizie e favori?



9 - Considerate attentamente, figliole, alcuni avvisi che qui ho accennato solo in confuso per non sapermi spiegare. Il Signore ve li farà meglio comprendere per aiutarvi a ricavare dalle aridità, non già inquietudine, come il demonio pretende, ma sentimenti di umiltà. Quando un'anima è veramente umile, anche se Dio non le dà consolazioni, le darà sempre - siatene persuase - tal pace e conformità da sentirsi più contenta delle altre, nonostante tutte le loro delizie. Le consolazioni Egli le comparte ai più deboli: spesso è cosi, e l'avrete letto anche voi. E questi non le cambierebbero di sicuro con le energie delle anime che camminano nelle aridità, perché, purtroppo, siamo più amici delle consolazioni che delle croci. Ma voi, o Signore, che sapete ogni cosa, metteteci alla prova, per farci conoscere chi siamo!

Capitolo 2


Prosegue sul medesimo argomento e tratta delle aridità dell'orazione e di quello che ne potrebbe venire. - E' necessario che ci mettiamo alla prova - Come il Signore provi le anime che si trovano in queste mansioni.



Cio nonostante, quando pareva che già dominassero tutto il mondo, o per lo meno che ne fossero pienamente disingannate, bastava che Sua Maestà le mettesse alla prova, e in cose non gravi, che subito cadevano in tanta inquietudine e turbamento di spirito che io ne rimanevo attonita e molto turbata. Dar consigli è inutile. Col pretesto che da tanto tempo fan professione di virtù, si credono in grado di insegnare agli altri, e pensano di aver tutte le ragioni per essere sensibili a quelle prove.



2 - Io non ho trovato e non trovo altro rimedio per consolare tali anime, che mostrarsene grandemente afflitti, come del resto se n'ha motivo nel vederle soggette a cosa grande miseria. Non bisogna contraddirle nel loro modo di vedere, perché sanno illudersi cosi bene con i loro ragionamenti da credere che patiscono per amor di Dio, giungendo infine - altro inganno per anime tanto avanzate! - a non mai persuadersi della loro imperfezione. Nessuna meraviglia che le prove si sentano, ma mi pare che cio dovrebbe essere per poco. Iddio, volendo che i suoi eletti tocchino con mano la loro miseria, sottrae un poco il suo favore: e questo basta per dar loro a conoscere chi sono. L'esito della prova si manifesta immediatamente, ed essi non tardano molto a riconoscere quanto siano imperfetti giacché la pena che alle volte ne hanno, è meno per la causa che dovrebbe produrla, che per l'umiliazione di vedersi tanto sensibili, benché non lo vogliano, per delle cose di cosi scarsa importanza. Tuttavia, credo che anche questo sia una grande grazia di Dio, perché, sebbene imperfezione, è molto utile per l'umiltà.



3 - Non cosi invece delle persone di cui sopra. Esse canonizzano nella loro mente le prove che soffrono e vorrebbero che le canonizzassero anche gli altri. Ne voglio dare qualche esempio per poterci meglio conoscere e saperci mettere alla prova prima che ci provi il Signore, essendo assai vantaggioso conoscerci e farci trovare preparate.



4 - Una persona ricca, senza figli ed eredi a cui lasciare i suoi beni subisce una perdita di denaro. Tuttavia con quello che le rimane, puo sopperire ai bisogni suoi e della casa, e ne ha pure d'avanzo. Ora, se questa persona si lascia andare a tanta pena come se non le sia rimasto neppure un pane per cibarsi, in che modo il Signore potrà chiederle di abbandonare tutto per amor suo? Vi dirà che se ne affligge perché ne scapitano i poveri... Ma io credo che, più dell'elemosina, il Signore desideri che io mi conformi al suo volere, mantenendomi in pace. Se quella persona non arriva a tanto, perché Dio non l'ha portata a grande perfezione, poco importa: si persuada pero di non avere ancora libertà di spirito, e in tal modo si disporrà a riceverla, purché la domandi. Ecco un'altra che, quanto al suo sostentamento, ne ha abbastanza ed anche d'avanzo. Le si presenta un'occasione di fare acquisto di maggiori ricchezze. Riceverle, se vengono date, passi; ma procurarle, e, dopo averle ottenute, affaticarsi per acquistarne di più, abbia pure le migliori intenzioni del mondo - e veramente ottime dovrà averle, trattandosi di persona virtuosa e di orazione - stia pur sicura che non arriverà mai alle mansioni superiori, più vicine al Re.



5 - Altrettanto si dica qualora accada qualche cosa per cui siano disprezzate, o perdano un po' del loro onore. Il Signore, che pubblicamente ama onorare la virtù, spesso darà loro grazia di sopportare quell'affronto, affinché non ne scapiti la virtù di cui sono credute in possesso, oppure per ricompensarle - sempre buono questo nostro Bene! - dei servizi che gli hanno resi. Tuttavia rimarranno con una certa inquietudine da cui non sapranno liberarsi, o per lo meno non tanto presto. Dio buono! E non sono essi, che meditano da tempo sulla passione del Signore, sui vantaggi dei patimenti e che patire desiderano?... E poi vogliono che tutti vivano come loro!... E piaccia a Dio che ancora non credano di soffrire in pena dei peccati altrui, ritenendo meritorie quelle loro afflizioni! ...

6 - Cio, sorelle, vi parrà fuor di luogo, o, per lo meno, non detto per voi, perché qui queste cose non avvengono. Non solo non abbiamo ricchezze, ma non le cerchiamo e neppure le vogliamo; e non vi è alcuno che ci dica ingiurie. evenienze della nostra vita, che qui non è il caso di specificare, non essendovene motivo. Da cio intanto potete conoscere se siete veramente staccate da quello che avete lasciato. Mezzi per mettervi alla prova non vi mancano, perché certe cosette, sia pure di genere diverso, si presentano anche qui, e con esse vi è dato di vedere se siete padrone delle vostre passioni. L'importante - credetemi - non è nel portare o nel non portare l'abito religioso, ma nel praticare 1a virtù, nel sottometterci in tutto allo volontà di Dio, affinché la nostra vita scorra in conformità delle sue disposizioni, e nel non volere che si faccia la nostra, ma la sua volontà. Giacché a tanto non siamo ancora arrivate, umiltà, ripeto. Essa è l'unguento di ogni ferita, e se ne fossimo ben fornite, Dio, che è il chirurgo, non tarderebbe molto a guarirci.



7 - Le penitenze di queste anime sono cosi ben misurate, come tutta la loro vita. Ci tengono molto alla vita! Cio, dicono, per poter servire il Signore: il che non è male. E cosi, di penitenze, ne fanno con molta discrezione, per non compromettere la salute. Non abbiate paura che si ammazzino!... In questo i loro occhi sono molto aperti, né l'amore in esse è cosi forte da farle andare in delirio. Ma io vorrei che non ci contentassimo di servire Iddio in questo modo, sempre cosi lento da non mai giungere alla meta. Eppure crediamo di camminare, ed anche di stancarci!... Ma è un camminare faticoso; e sarà molto se non perderemo la strada. Se per recarci, da un paese a un altro sono sufficienti otto giorni di viaggio, vi par forse ben fatto impiegarvi un anno intero, per nevi ed acque, fra alberghi e cattivi sentieri? Non è meglio far tutto in un istante, specialmente quando vi sia anche il pericolo dei serpenti?... Che buone prove potrei addurvi intorno a cio! Voglia Iddio che io non sia ancora a questo punto, perché molte volte mi sembra di si!...



8 - Camminando con tante precauzioni, si vedono pericoli dovunque, si prende paura di tutto, e non si ha coraggio di andare innanzi. Oh, poter arrivare a quelle mansioni, lasciando agli altri far la strada per noi!... Ma siccome questo è impossibile, facciamoci coraggio; sorelle mie, mettiamo nelle mani di Dio le nostre ragioni e i nostri timori, dimenticandoci della nostra naturale debolezza che ci potrebbe preoccupare. La cura del nostro corpo l'abbiano i Superiori: ci pensino essi! A noi soltanto l'accelerare il passo per poter vedere il Signore. Benché in questa casa non abbiate che poco o nessun sollievo, tuttavia la preoccupazione della salute vi potrebbe molto ingannare, senza che per questo ne aveste una migliore. Io lo so per esperienza, come so che l'importante non sta nelle austerità corporali, le quali, dopo tutto, non sono che accessorie. Accelerare il passo vuol dire grande umiltà. E se mi avete bene intesa, avrete capito che in questo è il torto di coloro che non vanno innanzi. Quanto a noi, non crediamo mai, anzi, sforziamoci di credere di non aver fatto che pochi passi, e di pensare che le nostre consorelle ne facciano assai di più. Non solo dobbiamo desiderare di essere tenute per le più miserabili, ma procurare che ne siano tutti persuasi.



9 - In questo modo saliremo di molto. In caso contrario staremo tutta la vita nel medesimo posto, fra mille pene e miserie. Non essendoci mortificate, il viaggio ci diverrà noiosissimo e pesante, mentre gli altri, liberatisi da ogni impaccio, saliranno alle mansioni, di cui mi resta da parlare. Iddio giusto e misericordioso, i cui doni sono sempre superiori ai nostri meriti, non lascia senza ricompensa neppur coloro che dimorano in queste terze mansioni, e dà loro contenti cosi grandi che superano di molto tutti i piaceri e i divertimenti della terra. Ma credo che non li favorisca di troppi gusti spirituali, se non per qualche volta e a ragione d'invito, allo scopo di far loro vedere quello che si gode nelle altre mansioni, affinché si dispongano ad entrarvi.



10 - Vi sembrerà che i contenti e i gusti spirituali siano un tutt'uno, e mi domanderete perché ne faccio la distinzione. A me pare, che siano molto diversi, ma potrei anche ingannarmi. Diro quello che ne penso nelle quarte mansioni che verranno dopo, nelle quali il discorso sarà più a proposito, dovendosi parlare delle delizie che il Signore vi comparte. Benché sembri inutile trattarne, puo darsi che ne ricaviate vantaggio, perché, conoscendo bene una cosa e l'altra, vi sforzerete per seguire la migliore. Oltre a cio, le anime che Dio eleva fin là, vi troveranno un soggetto di consolazione, mentre ne avranno confusione quelle che già credono di aver tutto. Pero, se queste sono umili, ne ringrazieranno il Signore, mentre in caso contrario ne avranno un segreto dispiacere, quantunque senza motivo, perché 1a perfezione, come pure il premio, non è di chi ha più delizie, ma di chi ama di più, e meglio opera secondo giustizia e verità.



11 - Se cio è vero, come infatti è, mi domanderete a che serve trattare di queste grazie interiori e far intendere che cosa siano. Non lo so neppur io: bisogna domandarlo a chi mi ha comandato di scrivere. Mio dovere non è già di disputare con i Superiori - cio che è affatto sconveniente - ma di obbedire. Tuttavia, ecco quello che vi posso dire. Prima ancora di ricevere queste grazie, quando non solo non ne avevo l'esperienza, ma neppure pensavo di averla - e cio a ragione, perché troppo bello sarebbe stato per me se avessi potuto supporre che almeno in qualche cosa piacevo a Dio - se mi avveniva di leggere le grazie e le consolazioni di cui Egli favorisce le anime che lo servono, ne provavo vivissima gioia, e la mia anima lodava molto il Signore. Ora, se facevo io cosi, nonostante la mia grande miseria, forse che non lo loderanno assai di più le anime virtuose e umili? Percio, se non si ottenesse che di farlo lodare anche solo da un'anima, sarebbe sempre ben fatto, a mio avviso, comprendere e far comprendere le delizie che per colpa nostra perdiamo. Si aggiunga inoltre che se questi favori procedono da Dio, producono tanto amore ed energia da permetterci di camminare con minor fatica e di andar crescendo in buone opere e virtù. Quello che importa è di non fermarci colpevolmente. Se cio non avviene, il Signore è giusto e ci darà per altre vie quello che ci nega per questa! Egli ne conosce i motivi, e i suoi segreti sono occulti, ma è fuor di dubbio che è sempre per un nostro maggior bene.



12 - Le anime che per bontà di Dio sono giunte a questo stato - favore non piccolo, per essere vicinissime a salire più in alto - approfitteranno molto, secondo me, se cercheranno di esercitarsi attentamente nella prontezza dell'obbedienza. Pur non trattandosi di persone religiose, sarebbe assai utile, come molti già fanno, avere una guida da cui dipendere per rinnegare in tutto la propria volontà, causa ordinaria di ogni nostra rovina: percio, non una guida che abbia le stesse nostre vedute e agisca con troppi riguardi, ma che sia staccata da tutto, non essendovi nulla che più ci aiuti a ben conoscerci quanto il trattare con persone che apprezzino il mondo per quello che vale. Oltre a cio, vi sono cose che sembrano impossibili; ma se vediamo che altri le fanno facilmente, ne prendiamo coraggio e osservando il loro volo ci eccitiamo a volare pure noi, come gli uccelli che quando imparano a volare imitano a poco a poco i loro genitori, senza far subito grandi voli. E so che questo è molto utile. Sebbene tali persone siano fermamente decise di non offendere Dio, è sempre bene che si allontanino da ogni occasione, perché essendo ancora vicine alle prime mansioni, vi potrebbero facilmente ritornare. Le loro forze non sono ancora fondate sulla roccia, come quelle di coloro che, essendosi esercitati nei patimenti, già conoscono le tempeste del mondo, sanno che non si devono temere e che i piaceri della terra non sono da desiderarsi. Esse invece potrebbero tornare indietro anche per una sola di quelle grandi tempeste che il demonio sa ordire a nostro danno. Se mosse da retto zelo, volessero impedire i peccati altrui, potrebbero non saper resistere ai pericoli in cui verrebbero a trovarsi.



13 - Badiamo ai nostri difetti, e non occupiamoci degli altrui... Ma è proprio di queste persone circospette meravigliarsi di tutto, mentre in quello che più importa, forse potrebbero molto imparare da quelli stessi di cui tanto si meravigliano! Forse li superano nella compostezza esteriore e nella modestia del tratto, ma per buono che cio sia, non è quello che più valga.

Non è ragionevole pretendere che camminino tutti per la nostra strada: tanto meno poi insegnare il cammino della perfezione quando non si sa neppure cosa sia. Anche se questi desideri del bene altrui ci siano ispirati da Dio, vi si possono commettere molti sbagli. Per cui è meglio attenerci a quanto prescrive la nostra Regola, vale a dire: Vivere sempre nel silenzio e nella speranza. Delle anime altrui avrà cura Iddio; e noi saremo ad esse più utili se cercheremo di raccomandarle al Signore. Sia Egli per sempre benedetto!




QUARTE MANSIONI

Capitolo 1


Contenti e soddisfazioni che si provano nell'orazione, e in che si distinguano dai gusti spirituali - Gioia provata nell'intendere la differenza tra l'immaginazione e l'intelletto, cosa assai utile per coloro che durante l'orazione vanno soggetti a molte distrazioni





2 - Queste mansioni, essendo più vicine all'appartamento reale, sono di una magnificenza cosi grande e contengono meraviglie cosi stupende che invano si sforza l'intelletto a cercare termini sufficienti per riprodurle meno imperfettamente. Coloro che non hanno esperienza vi troveranno molte oscurità, mentre gli altri mi comprenderanno benissimo, soprattutto se la loro esperienza sarà grande. Parrà che per arrivare a queste mansioni occorra aver vissuto a lungo nelle altre. Se in via ordinaria è vero che bisogna passare per le mansioni precedenti, tuttavia, come avrete sentito più volte, non è di regola assoluta, perché Dio distribuisce i suoi beni come vuole, quando vuole e a chi vuole, senza far ingiuria ad alcuno.



3 - Le bestie velenose entrano raramente in queste mansioni; e se vi entrano, invece di far danno, sono piuttosto di vantaggio. Anzi, in questo grado di orazione è meglio secondo me, che esse vi entrino e vi scatenino la guerra, perché in mancanza di altre tentazioni puo darsi che il demonio s'intrometta nelle consolazioni di Dio e inganni le anime, facendo loro maggior danno che non con le solite tentazioni. Tali anime, infatti, non vi guadagnano che ben poco, perché il maligno toglie loro ogni occasione di merito con lasciarle in continua pace. La quale, quando è sempre nello stesso grado, non mi pare molto sicura, essendo impossibile in questa vita che lo Spirito di Dio stia in noi sempre nel medesimo modo.



4 - Parliamo ora di cio che ho promesso, vale a dire della differenza fra i contenti che si provano nell'orazione e i gusti spirituali. Con il nome di contenti mi pare si possano intendere quei sentimenti soavi che ci procuriamo da noi, facendo meditazione o pregando il Signore. Benché siano effetto di nostra industria, richiedono sempre il concorso di Dio: cosa che bisogna sottintendere in qualsiasi fatto che verro esponendo, perché senza di Lui non possiamo far nulla. Si hanno contenti anche dalle buone opere che facciamo, in quanto che, vedendovi un frutto del nostro lavoro, godiamo d'esserci impiegati in tal modo. Ma, pensandoci bene, vediamo che si provano i medesimi sentimenti anche per molte cose terrene, come per una grande fortuna che ci venga inopinatamente, per l'incontro improvviso di una persona molto cara, per il buon esito di un affare importante o di un'altra cosa assai grave che ci attiri l'approvazione di tutti, oppure per veder ritornare vivo il marito, un fratello, un figlio di cui si era già pubblicata la morte. Vi sono contenti cosi grandi che perfino fan piangere, come io stessa ho veduto e come qualche volta è successo anche a me. Ora, se questi contenti sono naturali, tali mi sembrano anche quelli che procedono dalle cose di Dio. Se i primi non sono cattivi, i secondi sono più nobili, perché cominciano da noi e finiscono in Dio, mentre i gusti cominciano da Dio e si fanno sentire dalla natura, procurandoci tanto piacere quanto i contenti di poco prima, e assai di più. Oh, Gesù, se mi potessi spiegare meglio!... Mi par di vedervi una grandissima differenza, ma non so come farmi capire. Lo faccia il Signore!...



5 - Mi ricordo in questo momento del versetto che diciamo in fine all'ultimo salmo di Prima: Cum dilatasti cor meum (Quando dilatasti il cuor mio, Sal 118, 32). Chi ha grande esperienza non ha bisogno di altro per conoscere la differenza in questione; ma per chi non ne ha, occorrono più ampie spiegazioni. I contenti sopra accennati, non solo non dilatano il cuore, ma pare, in via ordinaria, che lo stringano alquanto, nonostante derivino dal vedere che si lavora per Iddio. Sgorgano pure certe lacrime angosciose, che sembrano quasi spremute da passione. Ignorante come sono, so ben poco di cio che siano le passioni dell'anima. Se lo sapessi, e sapessi distinguere cio che procede dalla nostra natura e sensibilità, mi farei capire un po' meglio. Certe cose le saprei meglio dichiarare se, oltre averle provate per esperienza, le avessi anche intese. Lo studio e la scienza sono utilissimi in ogni cosa.



6 - L'esperienza da me avuta di questo stato, vale a dire dei contenti e dei gusti della meditazione, consisteva in questo, che se pensando alla passione del Signore mi mettevo a piangere, non potevo più cessare se non quando mi sentivo la testa indolenzita. E altrettanto mi accadeva quando pensavo ai miei peccati: tutte cose che costituivano per me una grande grazia di Dio. Presentemente non voglio esaminare quale dei due fenomeni sia il migliore, sei contenti o i gusti spirituali, ma soltanto dirne la differenza. In queste lacrime e desideri vi concorre alle volte la natura, in quanto dipendono dalle nostre disposizioni; ma, come ho detto, benché provengano da tali cause, finiscono sempre in Dio, e percio si devono molto stimare, purché entri l'umiltà a farci conoscere che non per questo siamo migliori degli altri. Non si puo infatti sapere se tali effetti provengano tutti dall'amore, nel qual caso sarebbero un puro dono di Dio. Per lo più queste devozioni sono delle anime che stanno nelle mansioni precedenti, dove il lavoro consiste quasi sempre nel meditare e nel discorrere con l'intelletto. In cio esse fanno bene, non essendo loro concesso di più. Ma sarebbe meglio che ogni tanto si occupassero in far atti di lode e d'amore di Dio, rallegrandosi della sua bontà e del suo essere divino, desiderando il suo onore e la sua gloria: e cio nel miglior modo possibile, perché si tratta di sentimenti che eccitano molto la volontà. Se il Signore ci concede di emettere questi atti, guardiamoci bene dal troncarli sotto pretesto che sia terminato il tempo di meditazione.



7 - Essendomi già dilungata altrove intorno a cio, non voglio aggiungere più nulla. Desidero soltanto avvertirvi che per inoltrarsi in questo cammino e salire alle mansioni a cui tendiamo, l'essenziale non è già nel molto pensare, ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere soltanto in quelle cose che più eccitano all'amore. Forse non sappiamo ancora in che consista l'amore, e non mi meraviglio. L'amore di Dio non sta nei gusti spirituali, ma nell'essere fermamente risolute a contentarlo in ogni cosa, nel fare ogni sforzo per non offenderlo, nel pregare per l'accrescimento dell'onore e della gloria di suo Figlio e per l'esaltazione della Chiesa cattolica. Questi sono i segni dell'amore, non già non distrarsi, quasi basti la più piccola divagazione per mandare a monte ogni cosa.



8 - Per l'instabilità del pensiero, mi sono trovata anch'io varie volte in grandissima afflizione. Ma da poco più di quattro anni sono giunta a conoscere, per esperienza, che il pensiero, o, a meglio intenderci, l'immaginazione, non è la stessa cosa che l'intelletto. Ne ho interrogato un dotto ed ho saputo con mia grande soddisfazione che veramente è cosi. Non riuscivo infatti a spiegarmi come mai l'intelletto, che pure è una potenza dell'anima, rimanga alle volte intontito, mentre il pensiero sia quasi sempre cosi instabile da non poter esser fermato che da Dio. E quando Dio lo ferma, ci par quasi d'esser fuori dal corpo. Insomma, mi pareva che le potenze dell'anima fossero occupate e stessero raccolte in Dio, mentre il pensiero vagava in mezzo alle distrazioni, e cio mi stupiva.



9 - Prendete in acconto, o Signore, tutto cio che la nostra ignoranza ci fa soffrire in questo cammino! Il male deriva dal credere che non si debba far altro che pensare a Voi, per cui non osiamo interrogare i dotti, né conosciamo di che cosa abbiamo bisogno. E cosi, per non intenderci, sopportiamo terribili sofferenze, credendo alle volte che sia grave peccato, non solo il cattivo, ma persino il buono. Da qui procedono le afflizioni di molte persone di orazione - almeno di gran parte di quelle che sono poco istruite - e il lamentarsi delle loro pene interiori; da qui le malinconie, la perdita della salute e l'abbandono definitivo dell'orazione: dal non pensare, cioè, che abbiamo in noi un mondo interiore. Come non possiamo fermare il movimento del cielo che continua sempre nella sua corsa vertiginosa, cosi non possiamo fermare il pensiero. E noi intanto, immaginandoci che dietro al pensiero vadano anche le altre potenze, crediamo di smarrirci e di impiegare malamente il tempo che passiamo innanzi a Dio, quando invece puo darsi che mentre l'anima è assorta in Lui nelle mansioni più elevate, il pensiero si aggiri nelle vicinanze del castello soffrendo e lottando fra una quantità di bestie feroci e velenose, con grande suo merito. Percio non dobbiamo turbarci, né abbandonare l'orazione, che è appunto lo scopo del demonio, ma persuaderci che la maggior parte di queste inquietudini e sofferenze derivano dal non conoscere noi stessi.



10 - Proprio ora, mentre scrivo queste righe, mi viene da osservare cio che succede nella mia testa. Accenno al gran rumore di cui me la sento intontita, cosi grande che in principio mi pareva di non poter obbedire a chi mi aveva ordinato di scrivere. Si direbbe che vi siano dentro fiumi molto grandi, cascate di acqua, uccelli in gran numero e fischi: e non già nelle orecchie ma nella sommità della testa, dove, a quanto dicesi, risiede la parte superiore dell'anima. Andai soggetta a questo fenomeno molte altre volte, e mi pare che il gran movimento dello spirito salga in su velocemente. Piaccia a Dio che ricordi di dirne la causa nelle mansioni seguenti, perché qui non viene bene. Puo darsi che il Signore mi abbia mandato ora questo mal di testa per farmelo meglio comprendere. Ma nonostante il rumore di cui me la sento ripiena, niente m'impedisce di applicarmi all'orazione e di continuare a scrivere, perché l'anima è tutt'intera nel riposo e nell'amore, con i suoi desideri e la sua chiara conoscenza.



11 - Ma se la parte superiore dell'anima risiede nella sommità della testa, perché non ne rimane disturbata? Non lo so, eppure è cosi. Questo rumore dà pena quando l'orazione non è accompagnata da sospensione; ma durante la sospensione non dà alcun disturbo. Sarebbe veramente deplorevole se per questo inconveniente dovessi abbandonare l'orazione!... cosi pure dei pensieri. Non è ragionevole inquietarsene: dobbiamo trascurarli. Se provengono dal demonio, il maligno vedendo che non ce ne curiamo, ci lascerà in pace. Ma spesso avviene che procedano dalla debolezza lasciata in noi con molti altri inconvenienti dal peccato di Adamo. Allora sopportiamoli con pazienza per amor di Dio, come sopportiamo la necessità di mangiare e dormire, senza poterne fare a meno, nonostante la molestia che ne abbiamo.



12 - Riconosciamo la nostra miseria e sospiriamo a quel soggiorno dove più nessuno ci disprezzi. (Cantico 8,1) Queste, come mi ricordo di aver alle volte sentito dire, sono parole della Sposa dei Cantici, e io non vi trovo migliore applicazione, non essendovi certo in questa vita umiliazione e disprezzi cosi grandi da potersi paragonare a queste lotte interiori. Quando interiormente si è in pace, si sa sopportare qualsiasi lotta e turbamento; ma fuggire la moltitudine delle preoccupazioni terrene per ritirarci in un riposo che Dio stesso ci facilita, e trovarne gli ostacoli in noi stessi, oh! è un tormento penosissimo, quasi insopportabile!... Percio, Signore, portateci in quel luogo dove queste miserie non ci disprezzino più, perché alle volte sembra proprio che si prendano gioco dell'anima! Pero, se in questa vita Dio ne libera qualcuno, è soltanto quando egli giunge all'ultima mansione, come, a Dio piacendo, diro.



13 - Quanto all'intensità della pena e alla guerra che queste miserie scatenano, non credo che tutte le anime ne debbano soffrire come la mia, che per essere stata tanto cattiva ne soffri per molti anni, quasi a vendetta di se stessa. Siccome questa lotta mi fu assai penosa, credo che sia tale anche per voi, e per cio ve ne parlo ad ogni istante, sperando, una volta o l'altra, di farvi intendere che, trattandosi di una cosa inevitabile, non ve ne dovete inquietare né affliggere. Maciniamo la nostra farina senza curarci di questa battola di molino, facendo agire la nostra volontà e il nostro intelletto.



14 - Questo disturbo si sente più o meno. a seconda della salute e dei tempi. La povera anima si rassegni a soffrire, anche se non ne ha alcuna colpa. Del resto, commettiamo tanti altri difetti che è doveroso aver pazienza! Siccome siamo poco istruite, e non bastano a farci trascurare questi pensieri né i consigli che ci danno, né cio che leggiamo nei libri, non mi pare che sia tempo perduto fermarmi più a lungo a consolarvi, per il caso che ne abbiate bisogno, perché nulla sapro fare se Dio non vi darà la sua luce. E necessario - e il Signore lo vuole - che ricorriamo a tutti quei mezzi che ci siano di aiuto a ben conoscerci, per non addebitare all'anima cio che è puro effetto della nostra mobile fantasia, della natura e del demonio.

Capitolo 2


Prosegue sul medesimo argomento, e dichiara con un paragone cosa siano i gusti spirituali e come non bisogna cercarli





2 - Ma quelli che io chiamo gusti di Dio, e a cui altrove ho dato il nome di orazione di quiete, sono molto diversi, e lo sanno anche coloro che per bontà di Dio ne hanno fatto la prova. Supponiamo per meglio intenderci di vedere due fontane i cui bacini si riempiono di acqua. Ignorante e di poco ingegno come sono, non trovo nulla di più adatto per meglio spiegare certe cose di spirito quanto l'acqua che io amo assai e che ho osservato con attenzione speciale, a preferenza di ogni altro elemento. Del resto non vi dev'essere cosa, creata da un Dio tanto grande e sapiente, che non nasconda moltissimi segreti dai quali non ci sia possibile ricavare grandi utilità, non meno di coloro che se n'intendono. Sono anzi persuasa che ogni minima creatura di Dio, sia pure una piccola formica, occulti più meraviglie di quante se ne sappiano immaginare.



3 - Dunque, questi due bacini si riempiono di acqua, ma in modo diverso. In uno l'acqua viene da lontano per via di acquedotti e di artificio, mentre l'altro, essendo costruito nella sorgente, si riempie senza rumore. Se la sorgente è abbondante, com'è questa di cui parliamo, non solo riempie il bacino, ma questo, a sua volta, rigurgita in un grosso ruscello continuamente alimentato, senza bisogno di condutture o d'artificio. E in cio consiste la differenza. L'acqua che viene per i condotti rappresenta, secondo me, i contenti che sgorgano dalla meditazione e che noi ci procuriamo con le nostre riflessioni, meditando sulle creature e stancandoci l'intelletto. Siccome sono frutto di nostra industria, quando devono apportare all'anima qualche vantaggio, lo fanno con rumore.



4 - Nell'altro bacino, invece, l'acqua deriva dalla stessa sorgente che è Dio; e quando Sua Maestà si compiace di accordare qualche grazia soprannaturale, l'acqua fluisce nel più profondo dell'anima con pace, dolcezza e tranquillità inesprimibile, senza che si sappia donde e in che modo scaturisca. Si tratta di gioie e di diletti che, sebbene da principio non si facciano sentire nel cuore, come quelli del mondo, in seguito inondano ogni cosa. L'acqua si riversa per ogni mansione e in tutte le potenze, sino a raggiungere il corpo: percio ho detto che comincia in Dio e finisce in noi. In questo gusto e soavità l'uomo esteriore va tutto immerso, come sa bene chi l'ha provato.



5 - Scrivendo queste righe, ricordo il versetto accennato: Dilatasti cor meum, nel quale si dice che il cuore si è dilatato. Tuttavia, mi pare che questi effetti, invece di nascere dal cuore, provengano da un punto più interno, come da una cosa molto profonda. Penso che debba essere dal centro dell'anima, come più tardi ho inteso, e più avanti diro. Scopro in noi tanti segreti che spesse volte ne rimango stupita. E quanti altri ve ne devono essere!... O Signor mio e Dio mio! Come sono grandi le vostre meraviglie! E noi qui, da poveri ed ignoranti pastorelli, pensiamo di poter capire qualche cosa di quello che Voi siete! E che è questo qualche cosa, se non un niente, dato che non conosciamo neppure i molti segreti che sono in noi? Ma se dico un niente, è solo in paragone del moltissimo che c'è in Voi, non già perché non sia assai grande quello che possiamo ammirare nelle vostre opere.



6 - Ritorniamo a quel versetto che mi puo servire per far comprendere la dilatazione di cui parlo. Appena l'acqua celeste comincia a sgorgare dalla sua sorgente, vale a dire dal profondo di noi stessi, sembra che il nostro interno si vada dilatando ed ampliando, empiendosi di beni eccellenti ed ineffabili, tanto che la stessa anima non sa comprendere cio che allora riceve. Sente come una specie di profumo, quasi che nel fondo del nostro interno vi sia un braciere sul quale vengano gettate squisitissime essenze odorose. Il fuoco non si vede, né si sa dove sia, ma il calore e il fumo odoroso penetrano tutta l'anima, arrivando spesso, come ho detto, ad investire anche il corpo. Badate bene d'intendermi! Non si sente né calore, né odore, ma un qualche cosa di più delicato. Se mi servo di questi paragoni, è per farmi capire. Chi non l'ha provato si persuada che è cosi e che lo si sente assai bene. L'anima lo sente più chiaramente di quanto io mi sappia esprimere. Non è questa una cosa che si possa immaginare di sentire, perché non vi riusciremmo neppure impiegandovi tutte le nostre diligenze. E da cio si vede che non è opera del nostro metallo, ma dell'oro purissimo della Sapienza divina. Benché le potenze non mi sembrino ancora nell'unione, pure vi si trovano come assorte, rapite di meraviglia innanzi a cio che succede.



7 - Parlando di queste cose interiori, puo darsi che intorno a qualche particolare non vada d'accordo con quel che ho detto in altri luoghi. Ma cio non deve far meraviglia, perché sono ormai passati quasi quindici anni, e puo essere che ora il Signore mi abbia dato maggior lume che non in quel tempo. Tanto adesso che allora sono sempre capace d'ingannarmi, ma non mai di mentire: con la grazia di Dio soffrirei piuttosto mille morti. Dico le cose come le intendo.



8 - Pero mi sembra che in qualche maniera la volontà debba state unita alla volontà di Dio. Ma queste cose di orazione si conoscono meglio esaminando gli effetti e le opere che ne seguono: infatti, per provarle non v'è crogiolo migliore. Per chi le riceve, è grandissima grazia se ne ha insieme l'intelligenza, e maggiore se non ritorna indietro. Voi forse, figliole, vorreste aver subito questa specie di orazione, e non ne stupisco, perché l'anima non ha ancora finito di comprendere cio che Dio accorda in questo stato, né il grande amore con il quale Egli l'avvicina a sé, che subito si sente presa dal desiderio di conoscere come queste grazie si acquistino. Percio vi voglio dire quello che ho potuto capire.



9 - Prescindiamo dal caso in cui il Signore si degni di accordarcele unicamente perché cosi gli piace. Egli ne sa il motivo, e noi non ci dobbiamo intromettere. Dopo aver fatto cio che si esige per le mansioni precedenti, si richiede umiltà e ancora umiltà. Questa virtù inclina il Signore ad accondiscendere alle nostre brame. E il primo segno per vedere se ne siete in possesso è credere fermamente che di queste grazie e gusti divini siete indegne, e che mai vi saranno accordati in tutta la vostra vita. Ma voi mi direte: Se non le dobbiamo procurare, in che modo le potremo avere? Rispondo che non vi è modo migliore di quello che ho detto, vale a dire, di non procurarle. Ed eccone le ragioni. La prima, che per ricevere queste grazie è necessario amare il Signore senza alcun interesse. La seconda, che è mancanza di umiltà credere che i nostri meschini servizi possano meritare un tal bene. La terza, che la vera disposizione per noi, che abbiamo tanto offeso il Signore, non è già di aspirare ai gusti spirituali, ma di bramare sinceramente di soffrire e di renderci simili a Lui. La quarta, che se Dio si è obbligato a concedere la gloria a chi osserva i comandamenti, non lo si è affatto quanto a dare queste grazie, perché possiamo salvarci anche senza di esse, ed Egli sa meglio di noi quello che ci conviene, e chi siano i suoi veri amanti. So di alcune persone che camminano per la via dell'amore nel modo che si deve, vale a dire con l'unico desiderio di servire il loro Dio crocifisso; eppure non solo non domandano consolazioni, ma nemmeno le desiderano, sino a supplicare il Signore a non volerle dar loro in questa vita. E questa è la pura verità che io so di preciso, perché sono persone di mia conoscenza. La quinta ragione è che faticheremo inutilmente. Siccome quest'acqua non è condotta per via di canali come la precedente, se la fonte si rifiuta di produrla, ci stancheremo senza alcun risultato. Voglio dire che nonostante le nostre frequenti meditazioni e gli sforzi che facessimo per versare lacrime, l'acqua non verrebbe ugualmente, perché non scaturisce da qui. Dio la concede a chi vuole, e spesso nel momento in cui meno si pensa.



10 - Siamo di Dio, sorelle. Egli faccia di noi quello che vuole e ci conduca per dove meglio gli piace! Se ci umiliamo e ci distacchiamo veramente - dico veramente e non già nell'immaginazione che spesso ci inganna - se veramente dunque ci distacchiamo da tutto, il Signore non lascerà di farci queste grazie e molte altre ancora, superiori a ogni nostro desiderio. Sia Egli per sempre lodato e benedetto!

Capitolo 3


Tratta dell'orazione di raccoglimento - Ordinariamente Dio l'accorda prima della precedente, che è quella dei gusti divini - Effetti dell'una e dell'altra





2 - Coloro che ne trattano, dicono che l'anima rientra in se stessa e che alle volte sale sopra se stessa. Ma se io mi servo di questo linguaggio, non riesco a dir nulla. Io ho questo di cattivo: di pensare che voi intendiate le espressioni che mi fabbrico io, le quali forse non saranno intese che da me. Immaginiamoci dunque che i sensi e le potenze - che secondo il paragone adottato, sono gli abitanti del castello - siano fuggiti fuori e vivano da giorni ed anni con gente straniera, nemica del bene del castello. Riconoscendo finalmente il loro torto, ritornano, si avvicinano al castello, ma non si decidono ad entrarvi per la tirannia della cattiva abitudine contratta. Tuttavia, girano intorno e non tradiscono più. Il gran Monarca che risiede nel castello, vedendo la loro buona volontà si lascia impietosire, e nella sua grande misericordia decide di chiamarli a sé. A guisa di buon pastore, emette un fischio tanto soave da non esser quasi percepito, ma con il quale fa loro conoscere la sua voce, acciocché lasciata la via della perdizione, rientrino nel castello. E cio fanno immediatamente, perché quel fischio è di cosi grande efficacia da districarli da tutte le cose esteriori fra le quali vivevano. Mi sembra di non essermi mai spiegata cosi bene come in questo momento. Quando il Signore accorda questa grazia, si ha un aiuto particolare per cercare Dio in noi stessi. Qui lo si trova meglio e con maggior profitto che non nelle creature, e qui afferma d'averlo trovato anche S. Agostino dopo averlo cercato altrove.



3 - Ma non crediate che si possa ottenere il raccoglimento procurando di applicare l'intelligenza a considerare che Dio è in noi, o cercando di rappresentarcelo nell'anima mediante l'immaginazione. Questo sarà un ottimo ed eccellente metodo di meditazione, perché fondato sulla verità dell'inabitazione di Dio, ma non è quello che io intendo dire, perché, dopo tutto, è sempre una cosa che con l'aiuto del Signore puo essere fatta da chiunque. Non cosi di quello che intendo io, perché alle volte gli abitanti si trovano nel castello prima ancora che si cominci a pensare a Dio. Non so come vi siano entrati, né come abbiano udito il fischio del pastore. Cio non fu certamente per le orecchie, con le quali non si percepisce nulla, ma per aver sentito un certo vivo desiderio di ritirarsi soavemente nell'interno. Mi capirà bene chi ne avrà l'esperienza, perché io non so spiegarmi di più. Mi pare di aver detto che succede come di un riccio o di una tartaruga quando si ritirano in se stessi. Colui che lo scrisse deve averlo inteso assai bene. Pero questi animali si ritirano quando vogliono, mentre qui non dipende da noi, ma solo da Dio quando ce ne vuol favorire. Dovendo essere chiamati ad occuparsi in modo speciale di cio che riguarda l'interiore, sono persuasa che Dio non conceda questa grazia se non a coloro che vano staccandosi da tutto, se non con l'opera, perché impediti dal loro stato, almeno con il desiderio. E se questi che Dio invita a salire gli lasciano mano libera, posso affermare che non si fermeranno qui.



4 - Chi scopre in sé questi effetti ne ringrazi molto il Signore, essendo doveroso che si mostri riconoscente, e in tal modo si disporrà ad altre grazie più grandi. Inoltre, questo stato serve per abituarci - come si consiglia in alcuni libri - a tralasciare ogni discorso per attendere a quello che Dio fa in noi. Pero, se il Signore non ha ancora cominciato a sospenderci, non so se si potrà cosi fermare il pensiero da non averne più danno che vantaggio. Su questo argomento hanno molto discusso alcune persone spirituali, ma io - confesso la mia poca umiltà - non ho mai trovato nelle loro ragioni tanta forza da farmi arrendere a quello che dicevano. Una di loro mi allego un certo libro del santo - come credo che sia - fra Pietro d'Alcantara, a cui mi sarei sottomessa volentieri perché se n'intendeva. Orbene, leggendo insieme quel libro, lo trovammo del mio stesso parere. Non si esprime con le medesime parole, ma da cio che dice si capisce che l'amore dev'essere già acceso.



5 - Puo darsi che m'inganni, ma ecco i motivi su cui mi appoggio. In primo luogo, perché in queste cose di spirito fa più chi meno pensa e meno vuol fare. Dobbiamo essere come un povero bisognoso che sta innanzi a un grande e ricco imperatore: chiedere, abbassare gli occhi e aspettare con umiltà. Quando Dio ci farà capire per certe sue vie segrete che ci sta ascoltando, allora, giacché ci ha permesso di stargli innanzi, sarà bene che ci mettiamo in silenzio, procurando - cio che potendo non sarà male - di non porre in moto l'intelletto. Ma se notiamo che il Re non ci ha né veduti né sentiti, guardiamoci bene dallo star là come tonti, a guisa di anime che per essersi sforzate di frenare i pensieri e violentate per non pensare a nulla, si trovano in più grande aridità e forse in maggiore inquietudine d'immaginazione. Dio vuole che gli facciamo delle domande, che pensiamo di essere alla sua presenza, persuasi che Egli conosca quello che ci conviene. Non so affatto persuadermi che le industrie umane possano avere qualche valore in cose che Dio ha riservate a sé. Sembra che in queste Egli abbia posto dei limiti, mentre ne ha lasciate libere molte altre che con il suo aiuto possiamo fare anche noi - sempre fin dove ce lo permetta la nostra miseria - come le penitenze, l'orazione e le altre buone opere.

6 - La seconda ragione è che queste operazioni interiori sono soavi e pacifiche, mentre cio che viene fatto con pena è più di danno che di vantaggio. (Chiamo fatte con pena quelle azioni che esigono uno sforzo, come i1 trattenere il respiro). L'anima deve abbandonarsi nelle mani di Dio, affinché Egli ne faccia quel che vuole; deve dimenticarsi di ogni suo interesse e fare il possibile per rassegnarsi alla sua divina volontà. La terza ragione è che la stessa preoccupazione di non pensare a nulla puo eccitare a pensare molto. La quarta, perché non vi è nulla di più utile e di più gradevole a Dio che dimenticarci di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre soddisfazioni personali, per occuparci del suo onore e della sua gloria. Ora, come puo dimenticarsi di se stesso chi è tutto intento a non distrarsi, sino a non permettere che la sua intelligenza e i suoi affetti si muovano a desiderare la maggior gloria di Dio e a rallegrarsi per quella che già gode? Se é Dio che sospende l'intelletto, gli dà da occuparsi in altro modo, e cio mediante una illustrazione cosi chiara che esso ne rimane assorto, persuaso che per certe cose non puo proprio far nulla. Tuttavia, e senza che ne sappia il modo, si trova meglio ammaestrato che non con l'impiego di tutte le sue diligenze, con le quali piuttosto si sarebbe fatto del danno. Siccome Dio ci ha dato le potenze per aiutarci ad agire, non vedo perché si debbano sospendere, tanto più che ad ogni loro azione ha da corrispondere un premio. Lasciamole fare il loro ufficio, fino a quando Dio non si degni elevarle a uno più grande.



7 - Per l'anima che Dio ha voluto mettere in questa mansione, non vi è nulla di più conveniente, secondo me, che di attenersi a quello che ho detto: cioè, procurare, senza rumore e senza violenza, d'impedire che l'intelletto discorra, ma senza sospenderlo, né sospendere il pensiero, bensi impiegarlo nel ricordarsi della presenza di Dio e della sua natura divina. Se l'intelletto si sospende da solo per quello che sente in sé, cio sia alla buon'ora, purché si guardi dal volere intendere di che si tratta. Il dono è fatto solo alla volontà, e bisogna lasciarglielo godere senza ricorrere ad alcuna industria, eccetto a qualche parola amorosa. Del resto, avviene spesso in questo stato che, pur non procurandolo, si rimanga li senza pensare a nulla, benché solo per poco.



8 - Sul principio di questa mansione ho parlato dell'orazione dei gusti divini, poi sono passata all'orazione di raccoglimento, della quale avrei dovuto parlare prima, perché meno alta di quella, e mezzo per raggiungerla. Dunque, nell'orazione di raccoglimento non si deve mai smettere di meditare e di discorrere con l'intelletto. Nell'altra invece, nella quale l'acqua si trova nella stessa sorgente e non per via di canali, l'intelletto, come ho detto in altro luogo, si sospende da sé o si sente sospendere dal fatto di non poter capire cio che avviene; e cosi va girando da una parte all'altra come intontito, incapace di fissarsi in alcuna cosa. Questa agitazione inquieta molto la volontà, che nel frattempo è tutta immersa nel suo Dio. Ma essa non se ne curi, perché perderebbe buona parte di cio che gode: lasci stare l'intelletto e si abbandoni fra le braccia dell'amore. Il Signore le insegnerà quello che dovrà fare: cioè, riputarsi indegna di tanto bene e impiegarsi in atti di ringraziamento.



9 - Volendo trattare dell'orazione di raccoglimento, ho tralasciato gli effetti di quella dei gusti divini e i segni dai quali si puo conoscere chi ne è favorito. A quanto si sperimenta, si tratta di una dilatazione o aumento di anima. Ecco una sorgente da cui l'acqua non ha via di uscita, ma il cui bacino è cosi fatto che quanto più acqua riceve, tanto più cresce di capacità. Cosi sembra anche qui, perché, oltre le grandi grazie che si ricevono, Dio dilata l'anima e la rende capace di contenere ogni cosa. Questa soavità e dilatamento interiore si riconoscono anche dall'energia di cui l'anima si sente ripiena, perché nel servizio di Dio non si porta più grettamente come prima, ma con larghezza maggiore. Cessa pure di angustiarsi per la paura dell'inferno, e nutre grande fiducia di andare un giorno in paradiso. Non teme che di offendere Iddio, ma non con timore servile, che qui sparisce del tutto. Se prima aveva paura di far penitenza per non perdere la salute, ora le sembra con l'aiuto di Dio di poterne fare, non avendo mai avuto in proposito desideri cosi grandi come ora.

E se prima provava tanta ripugnanza per le tribolazioni, ora le teme di meno, perché la sua fede si è fatta più viva e vede che accettandole per amor di Dio, ottiene la forza di sopportarle con pazienza. Anzi, nella sua brama di far qualche cosa per Lui, qualche volta le avviene pure di desiderarle. Quanto più progredisce nella conoscenza di Dio, tanto più bassa è l'opinione che si fa di sé. E avendo assaporato le dolcezze del Signore, ritiene per immondizie quelle della terra, da cui si allontana a poco a poco, rendendosi, a cio fare, sempre più padrona di sé. Insomma, resta migliorata in tutte le virtù, e andrà sempre più progredendo, purché non torni ad offendere Iddio, nel qual caso perderebbe ogni cosa, anche se già arrivata alla cima. Pero, non si deve credere che per trovarsi con tali effetti basti ricevere questa grazia una o due volte soltanto. Occorre riceverla di continuo: il nostro bene è tutto in questa perseveranza.



10 - Ecco un avviso che raccomando molto a chi si trova in questo stato. Si guardi attentamente dal mettersi nelle occasioni di offendere Iddio. Qui l'anima non è ancora formata: è come un bambino che comincia a poppare, il quale se si discosta dal petto di sua madre non puo aspettarsi che la morte. Se chi ha ricevuto questa grazia si allontana dall'orazione senza un'urgente necessità e non vi fa subito ritorno, temo grandemente che le avvenga come al bambino, e vada di male in peggio. So che vi è molto da temere, e conosco alcune persone a cui questo è successo per essersi allontanate da Colui che voleva farsi loro amico, come dimostravano le sue opere. Ne sento viva compassione. Se tanto insisto sulla fuga dalle occasioni, è perché il demonio mette più impegno nel rovinare un'anima sola di queste, che non molte altre a cui Dio non faccia tali grazie. Queste gli possono essere di gran danno, perché attirano altre anime, con immenso vantaggio per la Chiesa di Dio. Percio le combatte in ogni modo e fa di tutto per rovinarle, se non altro per la rabbia di vederle tanto amate da Dio. Ma se soccombono, diventano peggiori delle altre. Da questi pericoli, sorelle, a quanto si puo capire, voi siete al sicuro. Ma Dio vi liberi dall'andare in superbia e vanagloria! Il demonio puo simulare anche queste grazie; ma lo si conosce facilmente, perché non solo non produce gli effetti che ho descritto, ma ne lascia di diametralmente opposti.



11 - benché ve n'abbia già parlato altrove, tuttavia vi voglio avvertire di un pericolo in cui ho visto cadere varie persone di orazione, specialmente donne, che perla loro debolezza vi sono più esposte: ed è il seguente. Alcune persone, a causa delle loro grandi austerità, orazioni e vigilie, o semplicemente perché di debole complessione, non possono ricevere una consolazione spirituale senza che la loro natura ne rimanga soggiogata. E siccome sentono una certa interiore dolcezza mentre esteriormente vanno indebolendosi e mancando - specialmente quando entrano in quello stato che si chiama di sonno spirituale, che è alquanto più alto di quello anzidetto - confondono quella dolcezza con l'indebolimento che sentono, e se ne lasciano sopraffare. Più si abbandonano e più ne rimangono assorbite, perché la natura s'indebolisce sempre più. E intanto credono che sia un qualche rapimento. Ma io lo chiamo sbalordimento, perché non fan altro che perdere il tempo e rovinarsi la salute.



12 - Una certa persona rimaneva in questo stato per otto ore di seguito, senza perdere i sensi, e nemmeno con pensieri di Dio. Ma siccome si trovo chi l'ebbe a intendere, le fecero sparire ogni cosa obbligandola a mangiare, a dormire e a non fare tanta penitenza. Senza volerlo, aveva ingannato il confessore, varie altre persone e se stessa. Sono convinta che il demonio non vi doveva essere estraneo: pretendeva di cavarne vantaggio, e non poco già cominciava ad averne. 13 - E bene sapere che vi puo essere languidezza esteriore ed interiore anche allora che questo stato proviene da Dio, ma l'anima ne rimane forte, e nel vedersi cosi vicina al Signore, si lascia andare a grandi sentimenti. Tuttavia questo stato non dura che pochissimo, benché si ripeta di frequente e l'anima torni a sospendersi. Tuttavia, se non è per debolezza naturale, questa orazione non solo non abbatte il corpo, ma nemmeno è causa di affezioni esteriori. Percio dovete star bene attente, e quando alcuna va soggetta a tali cose, ne avverta la Superiora e faccia di tutto per distrarsi. La Superiora non le permetta tante ore di orazione ma gliene ordini poca. Procuri che mangi e che dorma bene, fino a quando non abbia riprese le sue forze naturali, nel caso che le abbia perdute per mancanza di nutrimento e di sonno. Se è di cosi debole complessione da non averne giovamento, credetemi, Dio la vuole per la vita attiva: nei monasteri vi dev'essere di tutto. Sia impiegata negli uffici e si abbia cura che non rimanga troppo in solitudine, perché finirebbe col rovinarsi del tutto la salute. Cio le sarà di grande mortificazione, ma il Signore vuol provare come sopporti la sua assenza, e se lo ami per davvero. Dopo un po' di tempo, puo darsi che Egli le ritorni le forze; ma se non lo fa, ella acquisterà tanti meriti con la preghiera vocale, e l'obbedienza, quanti ne acquisterebbe con la vita contemplativa, e forse più.



14 - Puo anche darsi che vi siano persone d'immaginazione o di testa cosi debole come io ne ho trovate, che s'immaginino di vedere tutto quello che pensano. Sarebbe molto pericoloso, ma siccome ne devo parlare più avanti, non aggiungo altro. Mi sono tanto dilungata in queste mansioni perché credo che in esse le anime vi entrino in maggior numero. Si aggiunga inoltre che in queste, per l'unione che vi è del naturale col soprannaturale, il demonio puo fare maggior danno che nelle seguenti, nelle quali il Signore non gli lascia tanta libertà. Sia Egli per sempre benedetto! Amen!


Teresa A, Mansioni