Teresa A, Mansioni - QUINTE MANSIONI


SESTE MANSIONI


Capitolo 1



Quanto più grandi sono le grazie che il Signore comincia a compartire, tanto più gravi sono i travagli che ne vengono - Si parla di alcuni di essi, e si dice come li sopporti chi è entrato in questa mansione - Utile per le anime che soffrono pene interiori





2 - In verità, quando vi penso temo che, prevedendole, sia assai difficile che la nostra debolezza si risolva a sopportarle, neppure con la prospettiva di una infinità di vantaggi, a meno che non si sia già arrivati alla settima mansione, dove non si ha più paura di nulla e dove l'anima è decisamente risoluta a sopportare qualsiasi cosa per amore di Dio. La ragione è che allora è quasi sempre in intima unione col Signore, da cui le deriva ogni forza. Credo utile descrivervi alcune pene che qui si soffrono, e che io conosco assai bene. Certo che non tutte le anime sono condotte per questa strada. Tuttavia, quelle che Dio favorisce di tali cose di cielo, sia pure ad intervalli, è mio parere che, in un modo o in un altro, debbano andar soggette alle sofferenze della terra. Non era mia intenzione fermarmi su di cio; ma poi ho pensato che la cognizione di cio che soffrono le anime, a cui Dio comparte tali grazie, puo essere di conforto a chi si trova in dette angustie, nelle quali sembra veramente che tutto sia perduto. Nel parlarne non seguiro l'ordine con cui si succedono, ma come mi si presenteranno alla mente.

3 - Voglio cominciare dalle più piccole, che sono le mormorazioni, tanto delle persone con cui si hanno rapporti, come di quelle con cui non se ne hanno, e di cui non si avrebbe mai pensato che potessero occuparsi delle cose nostre.

Dicono: " Vuol far la santa! Fa di tutto per ingannare il mondo e screditare gli altri, che sono assai migliori di lei, benché senza tante cerimonie! ". Si noti intanto che ella non fa proprio cerimonie, ma cerca solo di osservare esattamente cio che esige il suo stato. Tuttavia, quelli che riteneva per amici si allontanano da lei, e facendosi suoi nemici l'assalgono con i morsi più dolorosi e più sensibili: " Quell'anima è un'illusa! E in inganno evidente! Sono artifizi del demonio! Le avverrà come a quella e a quell'altra che andarono perdute! Dà motivo di screditare la virtù! Inganna i confessori!...E andranno a dirlo agli stessi confessori, citando l'esempio di coloro che per quella, via si sono perduti. E mille altri scherni e dicerie.



4 - Io so di una persona che, al punto a cui le cose erano giunte, temeva di non poter più trovare chi volesse confessarla. Non mi fermo a raccontare i particolari, perché troppo numerosi. Il peggio è che questa guerra non termina tanto presto, ma dura tutta la vita, perché gli uni raccomandano agli altri di stare in guardia e di non trattare con tali anime. Mi direte che vi sono anche di quelli che ne parlano bene. Si, figliole, ma come pochi di fronte al gran numero dei denigratori! Del resto, per quell'anima le lodi non sono che un motivo di tormento, perché, essendosi veduta poco prima in grandi peccati e molto povera, riconosce che se ora ha qualche bene, questo non è suo, ma di Dio che gliel'ha dato, per cui la stima degli uomini le si fa intollerabile: almeno da principio, poi la pena diminuisce, e cio per più motivi. Primo, perché l'esperienza la persuade che gli uomini tono tanto pronti a dir bene che a dir male, per cui non fa più conto di una cosa che dell'altra.

Secondo, perché Dio le fa maggiormente conoscere non essere in lei alcun bene che non provenga da Lui, e percio non fa che ringraziarlo, dimenticando la parte che ella vi ebbe, quasi sia di altri. Terzo, perché vedendo alcune anime far progressi nel conoscere le grazie di cui ella è favorita, pensa che il Signore voglia ad esse giovare mediante la stima di cui quelle la circondano senza suo merito. Quarto, perché occupandosi dell'onore e della gloria di Dio più che di se stessa, si sente libera dal timore, comune ai principianti, che quelle lodi le siano di danno, come lo furono ad alcune persone di sua conoscenza. Pur di ottenere che per suo mezzo Dio sia lodato una volta sola di più, non si cura neppure di cadere nel disonore: avvenga quel che vuole avvenire.



5 - Queste ed altre ragioni attenuano la gran pena che le lodi le producono. Tuttavia, ne sente sempre qualche cosa, a meno che non vi presti attenzione. Ma incomparabilmente più grave di tutti è il tormento di vedersi pubblicamente ritenuti per buoni senza alcuna ragione. Quando un'anima arriva a non curarsene, molto meno si curerà delle critiche: queste anzi la ricreeranno come una musica soave. E cio è verissimo, perché i frutti di quel cammino fanno l'anima più forte: lei stessa lo riconosce e vede che chi la perseguita non lo fa con offesa di Dio, ma solo perché cosi Egli permette allo scopo di farle ricavare maggiori beni. E siccome vede che è cosi, circonda quelle persone di una tenerezza tutta particolare, le riguarda come le sue amiche più sincere, perché le procurano maggiori vantaggi che non coloro che dicono bene di lei.

6 - Oltre a cio il Signore suole inviare infermità molto gravi. Questa prova supera la precedente, soprattutto quando i dolori sono acuti: credo infatti che fra le prove esteriori non ve ne sia alcuna sulla terra che eguagli il tormento di gravissimi dolori. Intendo dolori molto forti: degli altri, ne vengano quanti vogliono. Dolori siffatti mettono sossopra l'interiore e l'esteriore: l'anima si altera, non sa più cosa fare, tanto che pur di sottrarsi a quel tormento, accetterebbe di buona voglia qualunque rapido martirio. Bisogna pero dire che il dolore non dura sempre nella sua più alta intensità, perché Dio non dà più di quello che si puo sopportare, e prima di tutto infonde pazienza. Ma in via ordinaria manda sofferenze molto gravi e malattie di ogni specie.



7 - Conosco una persona che da quando comincio ricevere la grazia di cui ho parlato, vale a dire da quarant'anni a questa parte, puo affermare di non aver mai avuto un sol giorno senza dolori e senza soffrire in diverse altre maniere, tanto per mancanza di salute corporale che per altri travagli molto gravi. E vero che era stata molto cattiva, e percio di fronte all'inferno che aveva meritato, stimava tutto poca cosa. Forse chi non ha tanto offeso il Signore sarà condotto per altre vie, ma io preferisco sempre quella della croce, se non altro per imitare nostro Signore Gesù Cristo. Lo farei anche se non vi fosse alcun altro vantaggio: a maggior ragione nel vederne un si gran numero.



8 - Che dire poi delle pene interiori? Se si potessero ben descrivere, come parrebbero leggere le esteriori! Ma chi puo descriverle nella maniera in cui si sentono? Cominciano col tormento d'incontrarci con un confessore cosi pauroso e poco sperimentato che non trova nulla di sicuro. Vedendo cose straordinarie, teme di tutto, dubita di tutto e condanna tutto come opera del demonio o effetto di melanconia, specialmente se nell'anima cosi favorita viene a scorgere qualche imperfezione, quasi che le persone a cui Dio fa tali grazie, debbano essere angeli, cosa assolutamente impossibile finché siamo in questo corpo. Cio del resto non mi meraviglia. Ai nostri giorni la melanconia ha invaso il mondo: si è tanto diffusa, e il demonio se ne serve per tanti mali, che i confessori hanno ragione di temere e di guardarsene attentamente. Ma la povera anima che, essendo agitata dai medesimi timori, ricorre al confessore come a un giudice e si vede da lui condannata, cade in preda ad angosce e a inquietudini cosi vive da non essere comprese se non da chi le ha provate. Altro supplizio di tali anime - specialmente se sono state imperfette - è di pensare che Dio permetta tale inganno in castigo dei loro peccati. E vero che quando ricevono tali grazie ne sono affatto sicure, e nemmeno possono dubitare che non siano dallo spirito di Dio; ma siccome quei favori passano rapidamente, mentre il ricordo dei peccati persevera, il loro tormento non tarda molto a ricominciare, specialmente se vedono in sé dei difetti, che non mancano mai. Godono un po' di pace quando il confessore le rassicura; ma se egli le impaurisce, la loro pena diviene insopportabile, specialmente se sono in una di quelle aridità in cui pare che non si abbia mai avuto, né si avrà mai alcun pensiero di Dio, udendo parlare del quale sembra che si accenni a una persona che si è sentita nominare molto tempo addietro.



9 - Ma questo è ancora nulla. Guai se oltre a cio l'anima si lascia vincere dal timore di non sapersi manifestare e di ingannare i confessori! Allora non le giova a nulla neppure se, esaminandosi attentamente, non scorge in sé nemmeno un primo moto che tenga loro nascosto. L'intelletto è cosi al buio che non è più capace di vedere la verità, crede a tutte le rappresentazioni della fantasia, che allora è padrona, e a tutte le insinuazioni del demonio a cui Dio deve certo permettere di porre l'anima alla prova, sino a farle intendere di essere da Lui rigettata. Sono tanti gli assalti da cui è combattuta, ed ha un'angoscia interiore cosi tormentosa e intollerabile, che io non so ad altro paragonarla che alle pene dell'inferno. In tanta tempesta, ogni consolazione è proscritta; e se ne cerca qualcuna dal confessore, le viene da pensare che tutti i demoni si colleghino con lui per tormentarla di più. Un confessore che dirigeva un'anima sottoposta a questo supplizio le aveva detto, dopo che la prova era passata, che quando vi andasse soggetta, glielo facesse sapere, perché quell'angoscia, risultando da tante cose, gli pareva molto pericolosa. Ma siccome il male peggiorava dovette persuadersi che neppur lui vi poteva nulla. Se quell'anima prendeva un libro in volgare, le accadeva di non capirvi niente, come se non conoscesse neppur l'alfabeto, benché sapesse leggere benissimo: la sua intelligenza ne era affatto incapace.



10 - Per questa tempesta non vi è rimedio di sorta: bisogna aspettare la misericordia di Dio, il quale, con una sola parola o con qualunque fortuito avvenimento, toglie immediatamente ogni angoscia quando meno si pensa. Allora l'anima si sente inondata di gioia, e cosi piena di sole da sembrarle di non essere mai stata fra le tenebre. E come un soldato uscito vittorioso da una tremenda battaglia, e ringrazia il Signore che ha combattuto per lei, ottenendole di vincere. Da parte sua è persuasissima di non aver affatto combattuto, perché le armi con cui poteva difendersi le sembravano tutte fra le mani dei nemici. E cosi conosce la sua grande miseria e il poco che noi possiamo, quando Dio ci abbandona.



11 - Le pare che per intendere questa verità non abbia più bisogno di riflettere, perché l'esperienza avuta e la totale impotenza in cui si è trovata le hanno fatto conoscere il nulla del nostro essere e la bassezza della nostra miseria. Durante quella tempesta non ha offeso e non avrebbe offeso il Signore per alcuna cosa al mondo: percio è in grazia, ma ella non lo sente. Anzi, le pare di non avere in sé neppure una scintilla di amor di Dio, né di averne mai avuto, sogno le buone opere compiute, e fantasia le grazie da Dio ricevute. Non vede altro che i suoi peccati, e questi con chiarezza.



12 - Oh, Gesù! ... Che spettacolo veder un'anima cosi abbandonata, a cui giovano a nulla tutte le consolazioni della terra! Sorelle, se vi succede di trovarvi in questo stato, non crediate che i ricchi e quelli che godono libertà siano in grado di aver rimedio più di voi. No, no. A quel modo che tutti i piaceri del mondo, posti innanzi ai condannati a morte, non solo non li confortano, ma accrescono il loro tormento, cosi qui, perché si tratta di una pena che viene dall'alto e non puo esser guarita da alcuna cosa al mondo. Dio vuole che conosciamo la sua sovranità e la nostra miseria, essendo cio importantissimo per quello che ha da venire.



13 - Che deve fare la povera anima se quel suo stato si prolunga per vari giorni? Se prega, è come se non pregasse (in riguardo, dico, ad averne consolazione) perché non solo non penetra il senso della preghiera, ma non sa neppure cosa dice, nonostante preghi vocalmente. Per l'orazione mentale, meno che meno: le sue potenze non vi sono disposte. Di maggiore pregiudizio le è pure la solitudine: e, cio nonostante, non puo soffrire la compagnia, né sentire alcuno che le parli senza sperimentarne un nuovo e particolare tormento. E cosi, malgrado ogni suo sforzo in contrario, non puo a meno di mostrare all'esterno una certa noia e malumore che è impossibile non vedere. Sa dire cio che prova? No. Si tratta di cose indicibili, di pene ed angustie spirituali che non si sanno nominare. Il miglior rimedio, non già per farle scomparire - che non ve n'è - ma solo per poterle alquanto sopportare, è di occuparsi in opere di carità o in altre cose esteriori, fiduciosi nella misericordia di Dio che non manca mai a chi in Lui confida. Sia Egli sempre benedetto! Amen.



14 - Quanto alle sofferenze esteriori causate dal demonio, non credo utile parlarne, perché devono essere molto rare e non tanto penose. Per quanto facciano, credo che i demoni non arrivino mai a inabilitare le potenze e a turbare l'anima nel modo che ho detto, rimane sempre la ragione per pensare che non possono andare più in là di quanto il Signore permette; e finché rimane la ragione, ogni pena è leggera di fronte a quello che ho detto.



15 - Parleremo di altre pene interiori trattando dei diversi modi di orazione e dei favori che Dio accorda in queste mansioni. Molte di esse superano in intensità le precedenti, come appare dallo stato in cui lasciano il corpo. Tuttavia non meritano il nome di pene, e non è giusto che cosi si chiamino: sono elettissime grazie di Dio, riconosciute come tali anche dall'anima che le soffre, tanto da giudicarle superiori a ogni suo merito. La più grande di queste pene sopraggiunge all'ingresso della settima mansione, ed è accompagnata da molte altre. Parlero soltanto di alcune, perché di tutte è impossibile, come è impossibile dichiararne la natura. Hanno un'origine molto più alta delle precedenti; e se di quelle che sono di ordine più basso io non ho saputo dire che questo, meno ancora ne sapro dire della altre. Si degni Iddio, per i meriti di suo Figlio, di prestarmi in tutto il suo aiuto! Amen.



Capitolo 2



Diversi modi con i quali Iddio eccita l'anima - Si tratta di favori molto grandi e preziosi, nei quali, a quanto sembra, non vi è nulla da temere





2 - Differiscono molto da quei sentimenti che possiamo procurare da noi stessi, come pure da quei gusti spirituali di cui abbiamo parlato. Spesso, quando meno si pensa e neppure si è occupati di Dio, Sua Maestà scuote l'anima come per un colpo di tuono o a guisa di cometa che passi rapidamente. Non si sente alcun rumore, ma l'anima intende che Dio l'ha chiamata, e lo intende cosi bene che alle volte, specialmente sul principio, trema ed esce in lamenti, benché nulla le dolga.

Sente di essere stata ferita, ma non sa da chi, né in che modo. Pero riconosce che è una ferita preziosa e non vorrebbe guarirne. Si lamenta con lo Sposo con esterne parole di amore, senza potersi frenare, perché conosce che Egli è presente e che cio nonostante non vuol manifestarsi onde non lo goda. Intensissima è la pena che ne sente, ma deliziosa e soave: l'anima non potrebbe sottrarsene, neppure volendolo. Del resto, non lo vorrebbe nemmeno, perché prova più gioia in questa pena che non nella deliziosa sospensione dell'orazione di quiete, priva di ogni pena.



3 - Sto struggendomi per darvi ad intendere in che consista questa operazione di amore, ma non so come fare. Dire che l'Amato dia chiaramente a conoscere di essere con l'anima, e che cio nonostante chiami l'anima con un segno cosi evidente da escludere ogni dubbio, con un fischio cosi penetrante che essa ode e le è impossibile di non udire, sembra importare contraddizione. Eppure, pare che lo Sposo, dalla settima mansione ove risiede, faccia sentire la sua voce senza dire parola, e che gli abitanti delle altre mansioni - sensi, immaginazione e potenze - non osino muoversi. O mio potente Signore, come sono grandi i vostri segreti! Come diverse le cose dello spirito da quanto si puo vedere e intendere quaggiù, dove non c'è nulla che possa lumeggiare un fenomeno come questo, che pure è tanto piccolo di fronte ai molti che Voi operate nelle anime!



4 - L'effetto che ne risulta è che l'anima si va struggendo in desideri, pur senza sapere cosa brami, perché vede d'avere Iddio con sé. Voi mi direte: Ma se l'anima ha questa conoscenza, che altro desidera? Di che si affligge? Che cosa vuole di più? Non lo so. Ma so che questa pena sembra compenetrarla intimamente, e che quando le viene tolta la saetta da cui è stata ferita, le pare, per il grande amore di cui arde, che con la saetta le strappino pure le viscere. Ecco cio che mi viene da pensare. Non potrebbe essere che dal fuoco dell'acceso braciere che è il mio Dio, si fosse spiccata una scintilla e fosse venuta a toccare l'anima facendole sentire l'ardore di quell'incendio? Non potrebbe essere che, essendo una scintilla molto deliziosa ma non tanto forte per consumarla, lasciasse l'anima in balia della pena prodottale nel toccarla? Ecco, a mio parere, il miglior paragone che ho potuto trovare. Si tratta di un dolore delizioso che non è dolore e che non si fa sempre sentire nel medesimo grado. Alle volte dura a lungo e alle volte pochissimo, conforme piace al Signore comunicarlo, non essendo cosa che si possa ottenere con industria umana. Anche se si prolunga per un buon tratto di tempo, non è mai costante, ma va e viene. Percio l'anima non finisce mai di abbruciarsi. Anzi, quando sta per accendersi, la scintilla si spegne, ed ella rimane con il desiderio di tornare all'amoroso tormento di cui quella scintilla le è causa.



5 - Qui non si tratta né di un effetto della natura o della melanconia, né di un'illusione prodotta dal demonio o dall'immaginazione: lo si vede assai bene, e se ne puo essere sicuri. E' un movimento che proviene da dove abita Colui che è immutabile, e i cui effetti sono molto diversi da quelli delle altre devozioni, nelle quali il profondo assorbimento causato dal gusto spirituale puo appunto ispirare qualche dubbio. Siccome i sensi e le potenze non sono sospesi, vanno considerando cio che succede, ma senza mettervi ostacolo. Anzi, quanto a quella pena deliziosa, credo che non possano far nulla, né aumentarla né toglierla. Chi ha ricevuto da Dio questa grazia - e se l'ha ricevuta lo vedrà benissimo leggendo questo scritto - lo ringrazi infinitamente e non abbia paura di essersi ingannato. Tema soltanto di mostrarsene ingrato, e faccia il possibile per meglio servire il Signore e perfezionare la propria vita. Allora Iddio non cesserà di favorirlo e non si sa dove andrà a finire. Una certa persona che aveva ricevuto questa grazia l'aveva goduta per vario tempo, ne era talmente contenta che con essa si sarebbe ritenuta abbondantemente ripagata anche se avesse servito il Signore per molti anni in mezzo a grandi sofferenze. Sia Egli per sempre benedetto! Amen.



6 - Puo essere che mi domandiate perché questo favore sia più sicuro degli altri. Ed eccone le ragioni. Primo, perché credo che il demonio non produca mai una pena cosi deliziosa come questa. Se puo dar delizie e soavità che sembrano spirituali, non è pero in suo potere unire alla sofferenza - e a tale sofferenza - tanta gioia e tranquillità di spirito. La sua potenza non si esplica che al di fuori; e le sue pene, quando le produce, nonché essere deliziose e tranquille, sono torbide e inquiete. Secondo, perché questo dolce uragano si scatena da una regione nella quale il demonio non puo far nulla. Terzo, per i grandi vantaggi che ne derivano all'anima, i più comuni dei quali sono, fra gli altri, la risoluzione di patire per Iddio, il desiderio di avere molte croci e una determinazione fermissima di fuggire le soddisfazioni e le conversazioni del mondo, e altre cose consimili.



7 - Che non sia effetto d'immaginazione, lo si prova con l'incapacità di riprodurlo, neppure volendolo. E cosi chiaro, che l'illusione ne è assolutamente impossibile: impossibile, dico, che ci sembri essere quando non è, o si possa solo dubitarne.

Anzi, se si rimane con dubbio - d'esserne o di non esserne stati favoriti - bisogna dire che non sono veri impeti, perché questi si fan sentire cosi bene, come alle orecchie del corpo una voce molto forte. E nemmeno si puo dubitare che provenga da melanconia, perché questa fabbrica le sue chimere nell'immaginazione, mentre la pena di cui parlo procede dall'interno dell'anima. Ben puo essere che m'inganni ma fino a quando persone competenti non mi apporteranno altre ragioni, io saro sempre di questo parere. So di un'anima che temeva sempre di essere in inganno: eppure di questa orazione non poté mai dubitare.



8 - Il Signore ha pure altri mezzi per eccitare l'anima. Talvolta, ad esempio, mentre si prega vocalmente, senza alcun pensiero di cose interiori, par di sentire, tutto a un tratto, una certa soave infiammazione, simile a un profumo molto delizioso che ci investa d'improvviso, diffondendosi per tutti i sensi. Non già che si senta profumo o altra cosa somigliante: se adopero questo paragone, è per far intendere che lo Sposo è presente e che muove l'anima a un dolcissimo desiderio di goderlo, per cui essa rimane disposta a grandi atti e a impiegarsi tutta nel lodarlo. L'origine di questa grazia - che per l'anima è assai ordinaria - è la medesima della precedente. Tuttavia non vi è nulla che dia pena, neppure i desideri di vedere Iddio. Per alcune ragioni già dette, mi pare che non vi sia da temere nemmeno qui: ma bisogna ricevere questo favore con rendimento di grazie.

Capitolo 3



Ancora sul medesimo argomento e dice del modo con cui Dio parla alle anime: nel qual caso non bisogna condursi a seconda dei propri lumi - Alcuni segni per conoscere se vi sia o non vi sia illusione - Capitolo molto utile





2 - Secondo me, di queste due classi di persone, non è il caso di occuparsi, neppure se dicono di vedere, sentire ed intendere; e guardarsi anche dall'inquietarle con dir loro che sono vittime del demonio, ma ascoltarle come persone inferme. La Priora o il confessore, con cui esse si confidano, raccomandino loro di non annettervi importanza, perché nel servizio di Dio non è questo che vale, e che per tale via il demonio ne ha ingannati parecchi. Tuttavia, per non affliggerle di più - che già lo sono per il loro umore - aggiungano che cosi non sarà di loro. Dicendo che si tratta di melanconia, non si finirebbe più: affermerebbero di vedere e di sentire anche con giuramento, perché a loro sembra proprio cosi.



3 - Bisogna dispensarle dall'orazione e far di tutto per indurle a non curarsi di quel che sentono, perché il demonio, anche se non nuoce a queste anime ammalate, puo servirsi di esse per far del male alle altre. Ma si tratti di anime inferme o sane, in queste cose bisogna sempre diffidare, fino a quando non si abbia conosciuto da che spirito provengano. Percio da principio è sempre meglio opporsi: se sono cose di Dio, le prove non serviranno che a farle crescere e ingrandire di più. Tuttavia, bisogna guardarsi dall'inquietare e stringere troppo l'anima, perché qui essa non puo far altro.



4 - Ritornando ora alle locuzioni interiori di cui ho parlato, in qualsiasi modo esse avvengano, possono procedere da Dio, dal demonio o dalla propria immaginazione. Voglio ora dire - se con l'aiuto di Dio vi riusciro - quali siano i segni per riconoscere la loro origine e quando possono essere pericolose. Molte sono le persone di orazione che ne vanno favorite, e io vi vorrei persuadere, sorelle, che non vi è alcun male, sia nel prestarvi che nel non prestarvi fede. Quando riguardano soltanto voi, e sono parole di consolazione, oppure di avviso circa i vostri difetti, qualunque ne sia l'autore - siano pure effetto di fantasia - importa poco. Solo che non abbiate a credere - neppure se vengono da Dio - che per questo siate migliori delle altre. Forse che Egli non ne ha dette molte anche ai farisei?... L'importante è di trarne profitto. Di quelle che non sono pienamente conformi alla sacra Scrittura, non fatene più conto che se le udiste dal demonio in persona. Dobbiamo ritenerle per una tentazione contro la fede anche se sono frutto di nostra debole immaginazione, e resistere sino a farle cessare. E cesseranno sicuramente, perché non hanno forza.



5 - Per giudicare se tali parole vengano da Dio, non è buon criterio badare al modo con cui si sentono, se dall'esterno, dall'interno dell'anima o dalla sua parte superiore. Secondo me, i segni più sicuri sono i seguenti. Il primo e più rassicurante è la sovrana potenza che quelle parole hanno in sé, perché sono insieme parole ed opere. Mi spiego meglio. Un'anima si trova immersa in quelle pene ed inquietudini interiori di cui ho parlato, arida e con l'intelletto fra le tenebre; ma con una sola di quelle parole, come: Non affliggerti! ella si ritrova nella pace e nella tranquillità, immersa nella luce e affatto libera da quella afflizione da cui credeva di non poter essere alleviata neppure da tutto il mondo e da tutti i dotti insieme uniti, malgrado ogni loro sforzo nel suggerirle ragioni per calmarsi. E forse afflitta e piena di paura perché il confessore o altre persone le hanno detto che si tratta del demonio; ma a questa sola parola: Sono io, non temere! si riacquista completamente, rimane piena di consolazione, e le pare che più nessuno le possa far credere altra cosa. Altre volte invece si trova gravemente preoccupata per alcuni affari importanti che non sa come andranno. Le viene detto di rassicurarsi perché tutto andrà bene, e ne esce più che certa, e pienamente tranquilla. E cosi si dica di molti altri casi.



6 - Il secondo segno è che l'anima rimane in una grande quiete, in un devoto e pacifico raccoglimento e in una disposizione che la porta a lodare Iddio. Oh, Signore! ... Se ha tanta forza una parola trasmessa per un vostro paggio, - giacché in questa mansione, a quanto dicono, non siete Voi che parlate, ma un vostro angelo, - che cosa farete Voi quando l'anima vi sarà unita e Voi lo sarete con lei mediante l'amore?



7 - Il terzo segno è che queste parole non escono di mente neppure dopo moltissimo tempo. Alcune poi non si dimenticano mai, cio che non avviene di quelle che si odono quaggiù; dico di quelle che udiamo dagli uomini, le quali, benché dette da persone gravi e sapienti, tuttavia non s'imprimono come queste, né come queste si credono nel caso che si riportino ad avvenimenti futuri. Queste infatti lasciano con una certezza assoluta, per cui, anche se sul loro avveramento sorgono dei dubbi, e l'intelletto - trattandosi di cose che paiono impossibili - si rilasci alquanto e vacilli, l'anima perdura in tale sicurezza da non mai dubitarne, nonostante le sembri che tutto vada al contrario di quanto abbia inteso. Passeranno pure degli anni, ma ella non cesserà di pensare che Dio le avvererà, ricorrendo anche a dei mezzi che gli uomini nemmeno sospettano, come sempre avviene. Non lascia pero di soffrirne se all'avveramento si frappongono ostacoli. Anzi, siccome le furono rivolte molto tempo addietro, e non sente più gli effetti e la certezza di allora sulla loro origine, l'assalgono dei dubbi, e si domanda se non siano state dal demonio o dalla sua immaginazione. Pero, quando le intende, non solo non ha alcun dubbio, ma per attestarne la verità sarebbe pronta a morire. Secondo me, queste incertezze devono provenire dal demonio che cerca di angustiare e intimorire l'anima soprattutto se dall'avveramento delle parole intese devono seguire immensi beni agli altri, o si tratta di opere di grande onore e servizio di Dio. Se poi si frappongono difficoltà, oh, come se ne giova il maligno! Se non altro per indebolire la fede. E non credere che Dio sia cosi potente da far cose superiori alla nostra intelligenza, è già un gran danno.



8 - Pero, nonostante tutti questi assalti, nonostante che i confessori affermino che sono illusioni, nonostante che un gran numero d'incidenti diano a credere che l'avveramento sia impossibile, rimane sempre - non so dove - una cosi viva scintilla di certezza che la stessa anima non potrebbe spegnere neppure volendolo, neanche allora che tutte le altre speranze fossero già morte. Finalmente la parola di Dio si avvera, e l'anima ne rimane cosi lieta da non voler altro che effondersi in continue lodi al Signore, a cio mossa più dal vedere adempito quello che Egli le disse, che non dalla stessa opera, malgrado che per lei possa essere di grandissima importanza.



9 - Non so perché l'anima abbia tanto interesse che queste locuzioni si avverino. Non credo pero che, mancandone l'avveramento, ella ne abbia tanta pena, perché dopo tutto, non fa che riferire quanto le viene detto. In simili circostanze una persona si ricordava del profeta Giona quando temeva che Ninive non venisse distrutta. Del resto, siccome si tratta dello spirito di Dio, che è somma verità, è giusto che l'anima gli si mostri fedele, desiderando che non sia sorpreso in menzogna. Percio grandissima è la sua gioia, quando dopo mille alternative e malgrado ogni difficoltà, assiste all'avveramento di cio che ha inteso. Preferirebbe sopportare ogni travaglio piuttosto che non si adempissero le parole che indubbiamente ella crede di Dio. Forse non tutte le anime avranno questa debolezza, se debolezza puo chiamarsi. Per conto mio, non la ritengo cattiva, e non oso condannarla.



10 - Quando tali parole provengono dall'immaginazione non hanno alcuno di questi segni, non la certezza, non la pace, non il gaudio interiore, eccetto il caso che si sentano quando l'anima è profondamente assorta nell'orazione di quiete o nel sonno spirituale. So che la cosa è possibile, perché avvenuta a persona di mia conoscenza. Vi sono anime di temperamento o d'immaginazione cosi ,deboli - o non so per che altra causa - che una volta immerse in questo profondo raccoglimento, rimangono talmente fuor di sé che dall'esterno non sentono più nulla: i sensi sono tutti assopiti, ed esse somigliano a uno addormentato, per non dire che alle volte dormano per davvero. In questo stato s'immaginano, quasi sognando, che alcuno parli con loro; vedono delle cose e pensano che siano da Dio, benché in fine non rimangano che con gli effetti di un sogno. Puo anche avvenire cio che alle volte accade veramente: cioè, che mentre pregano il Signore con grande devozione, sembri loro che Egli risponda in conformità dei desideri che hanno. Tuttavia, chi ha grande esperienza non potrà mai scambiare le parole di Dio con quelle dell'immaginazione.



11 - Il timore più grande è che siano dal demonio. Ma se hanno i segni che ho detto, si puo essere sicuri che sono da Dio.

Tuttavia, benché sembri e si sia convinti che vengano da Lui, non bisogna mai esserne cosi persuasi da fare alcuna cosa - o anche solo pensarla - senza il consiglio di un confessore dotto, prudente e vero servo di Dio, specialmente se tali parole importino cose gravi da dirsi o da farsi, concernenti tanto la stessa anima che altre persone. Questa è la volontà di Dio, e con questo si osserverà il suo comando, avendoci Egli detto di tenere il confessore il luogo suo. Ecco delle parole sulla cui provenienza non si puo, dubitare, e che sono di grande incoraggiamento nelle difficoltà. Il Signore assisterà il confessore e, volendolo, lo porterà a credere che si tratta del suo spirito. In caso contrario, non si sarà obbligate a nulla. Agire diversamente e condursi secondo il proprio parere mi sembra molto pericoloso. Percio, sorelle, vi raccomando, da parte di nostro Signore, di non far mai cosi.



12 - Iddio parla anche in un altro modo, con una azione che mi pare molto evidente: cioè, come appresso diro, per via di visione intellettuale. Il fatto si svolge nel più intimo dell'anima: con l'udito dell'anima s'intende il Signore che pronuncia delle parole, ma in un modo cosi chiaro e segreto da non dovervi temere alcuna ingerenza diabolica, sia per la maniera con cui s'intende, come per gli effetti che ne vengono e che ci permettono di crederlo. Se non altro si ha la sicurezza che cio non viene dall'immaginazione: sicurezza che con un po' di avvertenza si puo sempre avere per le ragioni seguenti. Primo, per la differenza che v'interviene in fatto di chiarezza, tanto che dalle parole di Dio non si puo togliere una sillaba senza che ce n'accorgiamo, ricordandoci perfino se ci furono dette in questa o in quella maniera, benché nell'una e nell'altra si abbia sempre il medesimo senso; mentre le parole dell'immaginazione non sono né chiare, né distinte, ma come mezzo sognate.



13 - Secondo, perché spesso non vi si pensa neppure: vengono all'improvviso, anche in mezzo a una conversazione. Se qualche volta rispondono ai pensieri che passano allora per la mente, oppure a quelli che si ebbero prima, spesso riguardano avvenimenti non mai pensati, né creduti possibili. Percio l'immaginazione non potrebbe fabbricarle, né ingannare l'anima col farle credere una cosa mai desiderata, voluta o conosciuta.



14 - Terzo, perché nelle locuzioni di Dio l'anima è come una persona che ode, mentre in quelle dell'immaginazione è come una che compone a poco a poco quel che desidera di udire.



15 - Quarto, perché le parole sono molto differenti: con una sola di Dio si comprendono più cose che non sappia comporne l'intelletto in cosi breve spazio di tempo.



16 - Quinto, perché spesso, mentre si percepiscono, si comprende assai di più di quello che esse significano, benché senza suoni e in un modo che io non so spiegare. Ma di questo modo d'intendere parlero altrove più a lungo, perché si tratta di una cosa molto sorprendente che serve a far lodare il Signore. Intorno a questi modi d'intendere, alcune persone hanno avuto dei dubbi, specialmente una che ne ha sofferto moltissimo, e come lei ve ne saranno altre che non finiranno mai di rassicurarsi. Quella persona ne è stata favorita molte volte, per cui ha potuto esaminare la cosa con maggiore attenzione. Da principio il suo timore più grande era che si trattasse di una sua fantasia. Se è il demonio che parla, lo si conosce più presto. E vero che le sue astuzie sono molte e che sa trasformarsi anche in angelo di luce; ma cio soltanto nelle parole, pronunciandole cosi chiare come quelle dello spirito di verità senza lasciare alcun dubbio. Tuttavia non potrà simularne gli effetti: non solo non lascerà nella tranquillità e nella luce, ma riempirà di confusione e d'inquietudine. Aggiungo pero che se l'anima è umile e nonostante le parole che ode, non agirà che dopo aver preso consiglio, il demonio non le potrà fare gran danno: anzi, non gliene farà affatto.



17 - Se si tratta di grazie e di favori divini, l'anima consideri attentamente se per essi si ritenga migliore. Se non rimane tanto più confusa quanto più amorevoli sono le parole che intende, si persuada che non sono da Dio, essendo assolutamente sicuro che quando vengono da Lui, più il favore è grande e più l'anima si umilia, più ricorda i suoi peccati, più dimentica i suoi interessi, più si applica con memoria e volontà a procurare l'onore di Dio, trascura di più i suoi progressi e più si guarda dall'opporsi al suo volere, rimanendo maggiormente convinta di aver essa meritato, non già quelle grazie, ma l'inferno. Se i doni e i favori dell'orazione producono questi effetti, l'anima deponga ogni dubbio e confidi nella misericordia di Dio che è fedele, e non permetterà mai al demonio d'ingannarla. Tuttavia, è bene andar sempre con timore.



18 - Chi non è condotto per questa strada, puo forse pensare che, per liberarsi da ogni pericolo, sia meglio non ascoltare quanto viene detto; e se le locuzioni sono interiori, distrarsi in modo da non intenderle. Ma cio è impossibile. Prescindo dalle parole dell'immaginazione, alle quali ci si puo opporre facilmente col non farne caso e col non nutrire desideri troppo forti. Ma quanto alle altre, non v'è rimedio che valga, perché lo spirito che parla arresta ogni pensiero e rende cosi attenti a quanto dice, da sembrare che sia meno impossibile a una persona di finissimo udito non intendere chi le parli molto forte. Tuttavia questa persona puo sempre divertire l'attenzione e fissare il pensiero e l'intelligenza in altre cose. Ma qui no, perché non vi sono orecchie da chiudere, né possibilità di pensare ad altro fuorché a quanto viene detto. Puo arrestare le nostre potenze e tutto il nostro interiore solo Colui che, pregato da Giosué, ha fermato il sole.E da cio l'anima comprende che un Signore assai grande governa il castello: cosa che la compenetra di devozione ed umiltà. No, non vi è alcun mezzo per evitare di ascoltarlo. Si degni Sua Maestà di dirigere i nostri pensieri a non contentare che Lui, dimenticandoci di noi stessi! Amen!



Piaccia a Dio che mi sia spiegata nel modo che mi sono prefisso, e che sia di qualche utilità a coloro che avranno queste grazie!

Capitolo 4



Iddio sospende l'anima nell'orazione mediante i rapimenti, le estasi e i ratti: insieme di cose che credo formino un tutt'uno - Per ricevere da Dio grandi grazie occorre un coraggio particolare


2 - Voi forse riderete nel sentirmi parlare in questo modo, e vi parrà di udire una sciocchezza, sembrandovi che per far questo non occorra aver del coraggio, poiché a nessuna donna, neppure della più bassa condizione, puo mancare animo di sposarsi con un re. Lo crederei anch'io se si trattasse di un re terreno; ma con il Re del cielo vi dico che ne occorre più di quanto ne pensiate, perché per favori cosi grandi la nostra natura è molto timida, e vile. Se il Signore non c'infondesse coraggio, sono persuasa che sarebbe impossibile, nonostante i vantaggi che vi trovassimo. Osservate ora in che modo il Signore viene a conchiudere questo fidanzamento: favorendo l'anima con dei rapimenti che la fanno uscire dai sensi. Se l'anima conservasse l'uso dei sensi, credo che nel vedersi vicina a cosi grande Maestà non le sarebbe possibile rimanere in vita. Sempre che si tratti di veri rapimenti, e non di certe debolezze a cui noi donne andiamo soggette, ritenendole per estasi e rapimenti. Come ho già detto, vi sono complessioni cosi deboli che sembrano morire con una semplice orazione di quiete. Avendo trattato con molte persone spirituali, ho potuto conoscere varie specie di rapimenti, e ve ne voglio parlare. Non so se riusciro a spiegarmi cosi bene come ho fatto in un altro scritto, dove ho parlato pure di altre cose che qui avvengono. Credo per più ragioni che non sia fuor di luogo ripetermi anche qui, se non altro per unire insieme quanto concerne le mansioni.



3 - Una specie di rapimenti è questa. L'anima, pur non essendo in orazione, si sente toccata da una parola di Dio che le viene in mente o che ode. Sembra allora che il Signore, mosso a compassione per averla veduta languire tanto tempo nel desiderio di lui, avvivi nel suo interno la scintilla di cui ho detto e cosi l'anima, dopo essersi completamente bruciata, risorge a nuova vita a guisa di fenice, con il perdono di tutte le sue colpe, come piamente si puo credere, sempre inteso che ne abbia le disposizioni e si serva dei mezzi che la Chiesa insegna. Cosi purificata, il Signore la unisce a sé, senza che alcuno ne sappia il modo, eccetto loro due. Anzi, neppur l'anima lo sa. Benché mantenga l'uso delle sue interne facoltà, non essendo qui come in uno stato di svenimento o parossismo nel quale non si ha percezione di sorta, né interna né esterna, tuttavia non sa dirne nulla.



4 - Per quanto io ne capisca, l'anima non è mai stata cosi sveglia per le cose di Dio, né con tanta luce e conoscenza di Sua Maestà come in questo caso. Sembrerà impossibile, perché se i sensi e le potenze si trovano cosi sospesi da dover dire che sono come morti, in che modo si puo conoscere che l'anima comprende? E un segreto che io non capisco, nascosto forse a qualsiasi creatura e noto solo al Creatore, non meno di molte altre cose che avvengono in questo stato, voglio dire in queste due ultime mansioni, le quali del resto, non ammettendo fra loro porta chiusa, si possono unire benissimo: se mi sembra bene dividerle è perché nell'ultima avvengono certi fenomeni che non si sanno conoscere se non entrandovi.



5 - Quando l'anima è in questa sospensione e il Signore crede opportuno di svelarle qualche suo segreto, come certe cose del cielo, o le accorda delle visioni immaginarie, ella lo sa dire benissimo, perché la sua memoria ne rimane cosi colpita da non potersene più dimenticare. Ma non cosi nelle visioni intellettuali, non essendo conveniente che, viventi ancora di questa vita, se ne abbia tale conoscenza da saperne parlare. Tuttavia, siccome in quel tempo ne deve avere di assai sublimi, di molte di esse l'anima puo dire qualche cosa dopo aver ripreso l'uso dei sensi. Puo darsi che alcuna non sappia ancora cosa sia visione, specialmente intellettuale. A suo tempo ne diro qualche cosa, avendomelo comandato chi ne ha il diritto. Benché vi sembri fuori di luogo, forse per qualche anima puo essere utile.



6 - Ma voi mi direte: Se di queste grazie cosi sublimi non rimane alcun ricordo, che utilità ne ha l'anima nell'esserne favorita? Ah, figliole! Ne ha vantaggi cosi grandi da non saperli abbastanza magnificare. Si tratta di beni che rimangono impressi nella parte più intima dell'anima: non si sanno esprimere, ma non si sanno nemmeno dimenticare. Ma come ricordarli se non sono accompagnati da alcuna immagine, e le potenze non li intendono? Non lo so. Tuttavia, so che certe verità riguardanti la grandezza di Dio rimangono nell'anima cosi scolpite, che quand'anche non vi fosse la fede a dirle chi Egli sia, e a imporle di riconoscerlo per suo Dio, l'adorerebbe come tale fin da quel momento, come fece Giacobbe dopo aver veduto la scala. In quella visione egli dovette intendere molti altri segreti che poi non seppe manifestare, perché se avesse visto soltanto una scala sulla quale scendevano e salivano gli Angeli, e non avesse avuto una maggiore luce interiore, non avrebbe certo inteso cosi grandi misteri. Non so se in quello che dico do nel segno: l'ho udito raccontare e nemmeno so se mi ricordo bene.



7 - Neppur Mosé seppe dire tutto quello che vide nel roveto: disse soltanto quello che Dio gli permise. Certo che se il Signore non gli avesse mostrato dei segreti, e con tale certezza da fargli credere e vedere che Egli era Dio, mai Mosè si sarebbe gettato in tanti e cosi gravi travagli. Sotto le spine del roveto dovette intendere grandi cose che gli dettero coraggio per tutto quello che poi fece in favore del popolo d'Israele. Percio, sorelle, dobbiamo guardarci dal voler intendere le cose occulte di Dio e dai cercarne le ragioni. Come crediamo che Egli è onnipotente, dobbiamo pur credere che vermiciattoli di cosi poca capacità come noi non possono comprendere le sue grandezze. Lodiamolo molto, affinché si compiaccia di farcene intendere qualcuna.



8 - Vorrei trovare qualche paragone per lumeggiare alquanto quel che dico. Ma credo che non ve ne siano di adatti. Tuttavia, eccone uno. Voi entrate in una di quelle sale che hanno i re o i gran signori, e che credo si chiamino camerini, dove si conservano innumerevoli cristalli di vario genere, terrecotte e molti altri oggetti, disposti in tal modo che, appena entrati, si vedano subito. Fui introdotta in una di queste sale in casa della duchessa d'Alba, presso la quale i Superiori mi avevano comandato di fermarmi durante un mio viaggio dietro istanza della medesima. Appena entrata, rimasi molto sorpresa, e domandandomi a che fosse utile quell'ammasso di cose, vidi che tanta diversità di oggetti poteva servire per lodare il Signore. Ma ora sono molto contenta di potermene giovare nella presente circostanza. Mi sono trattenuta là dentro per un bel pezzo, ma vi era tanto da vedere che dimenticai subito ogni cosa: non mi rimase memoria di alcun oggetto, come se non li avessi visti, per cui non saprei dire come fossero. Mi ricordo soltanto di averli veduti. Cosi qui. L'anima è divenuta una cosa sola con Dio, e si trova nella stanza del cielo empireo che dobbiamo avere nel nostro interno, perché se Dio risiede in noi, è chiaro che di queste mansioni ne abbiamo almeno qualcuna. Ora, se il Signore non svela all'anima i suoi segreti tutte le volte che essa è in estasi, bastandole soltanto il gran bene di rimanere assorta nel godimento di Lui, talvolta pero si compiace sospenderle quel godimento affinché dia una rapida occhiata a quanto vi è nella stanza. E allora ella ritornando in sé, riporta l'impressione delle grandezze vedute, senza che tuttavia ne sappia dire qualche cosa, e senza che la sua natura possa arrivare più in là di quanto il Signore le ha voluto soprannaturalmente far vedere.



9 - Ho detto vedere: dunque, è visione immaginaria? No, io non parlo che di visioni intellettuali, ma siccome sono ignorante, la mia rozzezza non si sa meglio spiegare. Percio, se di questa orazione ho detto qualche cosa che va bene, è chiaro che non è venuto da me. Se in questi rapimenti l'anima non intende alcun segreto, ritengo che non si tratti di veri rapimenti, ma di certe debolezze naturali che sogliono venire alle persone di gracile complessione, come sono le donne, le quali, appena lo spirito supera con un po' di forza il naturale, rimangono cosi assorte, come mi sembra di aver detto parlando dell'orazione di quiete. Questi fenomeni non hanno a che fare con i rapimenti, perché in questi, credetemi, Dio rapisce a sé tutta l'anima e le mostra una qualche piccola porzione del regno che le ha acquistato, come a sua sposa e proprietà. La quale porzione, per piccola che sia, è sempre immensa, come tutto quello che vi è in un Dio cosi grande. Egli intanto non vuol disturbo di cosa alcuna, non dalle potenze, né dai sensi. Percio, ordina che si chiudano le porte di tutte le mansioni, lasciando aperta soltanto quella in cui Egli abita, acciocché l'anima vi possa entrare. Sia benedetta una cosi grande misericordia! Con quanta ragione sarà maledetto chi non vorrà giovarsene, perdendo Dio per sempre!



10 - Ah, è un nulla, sorelle, quello che abbiamo lasciato! E un nulla quello che facciamo o possiamo fare per un Dio che cosi si comunica con un verme! E se un tanto bene possiamo sperarlo fin da questa vita, che facciamo, sorelle, in che ci fermiamo? Che cos'è che ci distrae dal cercare questo Signore, come la sposa per le vie e per le piazze? Ah, che tutto è illusione nel mondo se non ci aiuta a fare questo! Anche se i suoi piaceri, ricchezze e godimenti durassero per sempre, e fossero tanto numerosi da superare ogni immaginazione, non sarebbero che sterco è schifezza, paragonati ai tesori che si hanno a godere senza fine. Eppure, nemmeno questi possono reggere al paragone di possedere il Signore di tutti i tesori, del cielo e della terra.



11 - Oh, cecità umana! E. fino a quando, fino a quando terremo gli occhi impiastricciati di terra? Benché fra noi la terra non sembri tale da accecarci del tutto, scorgo pero delle pagliuzze e delle piccole pietre che, lasciate aumentare, ci possono essere di danno. Per amor di Dio, sorelle, serviamoci di questi difetti almeno per approfondire la nostra miseria ed averne miglior vista, come dal fango il cieco nato, guarito dal nostro Sposo. Vedendoci tanto imperfette, intensifichiamo la preghiera per ottenere che dalle nostre miserie il Signore abbia a ricavare del bene, onde contentarlo in ogni cosa.



12 - Come mi sono dilungata senza accorgermi!... Perdonatemi, sorelle! Giunta a queste grandezze di Dio - intendo dire a parlare di esse - non posso lasciare di lamentarmi nel vedere il bene che per nostra colpa perdiamo. E vero che Dio l'accorda a chi vuole; ma se noi l'amassimo come Egli ci ama, lo darebbe anche a noi, perché non desidera che di trovare anime a cui dare, senza che le sue ricchezze abbiano per questo a diminuire.



13 - Ritornando ora a quello che dicevo, lo Sposo comanda di chiudere le porte delle mansioni, nonché quelle del castello e del muro di cinta. Infatti, quando il rapimento comincia, cessa il respiro e manca la forza di parlare, nonostante che gli altri sensi si conservino alle volte un po' di più. Talvolta invece si perde subito ogni senso: il corpo e le mani si raffreddano sino a sembrare di non avere più anima, tanto che alle volte non si sa nemmeno se si respiri. Ma cio non dura molto - intendo dire nel medesimo grado - perché, scemando un poco questa grande sospensione, il corpo ritorna alquanto in se stesso e si rianima, ma per tornare a morire e a dar maggior vita all'anima. Pero questa estasi cosi grande non dura molto.



14 - Tuttavia, accade che, finita l'estasi, la volontà rimanga cosi assorta e l'intelletto tanto astratto da durare in questo stato uno o più giorni senz'essere capaci, a quanto sembra, d'occuparci in altre cose che non muovano la volontà ad amare: per la qual cosa essa è molto sveglia, mentre è intorpidita quanto a determinarsi verso oggetti creati.



15 - Oh, la confusione che prova l'anima nel ritornare in se stessa! Quali ardenti desideri d'impiegarsi nel servizio di Dio in qualunque modo Egli lo desideri! Se dalle precedenti orazioni derivano gli effetti che ho descritto quali ne verranno da una cosi sublime, come questa? Si vorrebbero avere mille vite per impiegarle tutte per Iddio, e si desidera che tutte le cose della terra siano altrettante lingue che lo lodino in nome nostro. Vivissimi i desideri di penitenza, benché nell'effettuarli non si soffra molto, per la gran forza dell'amore che impedisce di sentire cio che si fa. Percio l'anima, pensando ai martiri, vede chiaramente che nel sopportare i loro tormenti essi non hanno fatto poi molto, perché con un tal aiuto di Dio diviene facile ogni cosa. E cosi queste anime si lamentano con Dio quando non hanno nulla da soffrire.



16 - L'anima stima assai di più questa grazia quando la riceve in segreto, perché quando ne è favorita in presenza di qualcuno, la confusione e la gran vergogna che ne sente le fan quasi dimenticare quello che ha goduto, per la pena e l'inquietudine di quello che dirà chi l'ha vista. Conoscendo la malizia del mondo, teme che quell'effetto venga attribuito a tutt'altra causa, e che si prenda per una occasione di giudizi temerari cio che dovrebbe servire per lodare il Signore. Pero, questi sentimenti di pena e di vergogna mi pare che denotino una certa mancanza di umiltà. E vero che l'anima non puo impedirseli, ma se brama di essere disprezzata, che gliene importa? Disse il Signore a una persona che soffriva di queste pene: Non affliggerti, perché o daranno lode al mio nome o mormoreranno di te, e in ambedue le cose tu avrai da guadagnare. E queste parole, come poi seppi, la consolarono e la incoraggiarono molto, per cui ho voluto scriverle qui, a istruzione di coloro che si troveranno nelle sue medesime afflizioni. Sembra che il Signore voglia far intendere che quell'anima è sua, e che nessuno la deve toccare. Che si attenti al suo corpo, al suo onore, ai suoi beni, cio sia alla buon'ora, ne verrà gloria al Signore; ma all'anima no. Egli la difenderà contro tutto il mondo e contro tutto l'inferno, sempre inteso che ella non sia cosi sfacciata da volerlo abbandonare.



17 - Non so se sono riuscita a far un po' comprendere che cosa sia il rapimento, dato che a spiegarlo del tutto è impossibile. Pero nel parlarne non si è perduto nulla: si saprà distinguere i veri dai finti, i cui effetti sono molto diversi.

Li chiamo finti non già perché l'anima che ne va soggetta voglia ingannare, ma perché ne rimane ingannata. E siccome i segni e gli effetti non corrispondono alla grandezza del favore, ne resta cosi infamata che poi non si crede più, e a ragione, neppure a quelle che cosi il Signore favorisce. Sia Egli per sempre benedetto e ringraziato! Amen. Amen.

Capitolo 5



Prosegue sul medesimo argomento, e dice che Ilio eleva l'anima anche in altro modo, mediante il volo di spirito - Motivi per i quali occorre aver coraggio - Spiega qualche cosa di quest'altra grazia, esprimendosi in modo piacevole - Capitolo assai utile





2 - Vi è forse qualche mezzo per resistere? No. Anzi, so da una persona che a voler resistere è peggio. Siccome l'anima si è rimessa tante volte e tanto sinceramente nelle mani di Dio offrendosi a Lui con risoluta volontà, sembra che Dio le voglia far vedere che ormai non è più padrona di sé, e la rapisce con movimento evidente e impetuoso. Percio quella persona aveva stabilito d'imitare la pagliuzza attratta dall'ambra, come forse avrete visto, e abbandonarsi nelle mani di Colui che è tanto potente, vedendo anch'ella che allora il partito più saggio è fare di necessità virtù. Ho detto una paglia, ed è cosi. Con la stessa facilità con cui un gigante solleva una paglia, il nostro grande e valoroso Gigante rapisce lo spirito.



3 - Il bacino di quella fontana di cui abbiamo parlato - non ricordo bene se nelle Quarte Mansioni - prima si riempiva con soavità e piacevolezza, senza alcun movimento. Ora invece quel gran Dio che ritiene le sorgenti delle acque e non permette al mare di oltrepassare i suoi confini, sembra che ne dischiuda le vene alimentatrici, per cui un'onda potente si solleva con impeto e porta in alto la navicella dell'anima. E a quel modo che tutti gli sforzi del pilota e di coloro che governano la nave non possono fare che questa si fermi dove vogliono quando le onde la investono con furia, cosi non puo fermarsi dove vuole l'interiore dell'anima, né fare che i sensi e le potenze si sottraggano all'impulso di chi li muove. Del corpo, non se ne fa alcun caso. 4 - Vi confesso, sorelle, che scrivendo queste cose mi sento tutta trasecolare per l'eccelsa potenza che il nostro gran Re e Imperatore mi manifesta. E che sarà per chi ne farà l'esperienza? Se, come si svela a queste anime, Egli si svelasse ai più perversi del mondo, sono convinta che più nessuno l'offenderebbe, non per amore, per il gran terrore che se n'avrebbe. Assai ben gravi sono quindi gli obblighi di coloro che per vie cosi sublimi sono stati istruiti a far di tutto per non offendere Iddio! Voi, sorelle, che ricevete queste o altre simili grazie, vi scongiuro, per amor di Dio, di non mai trascurarvi, badando di non contentarvi soltanto di ricevere. Ricordatevi che chi molto riceve, molto pure ha da rendere.



5 - E questa una verità che dà vive apprensioni, ed occorre che l'anima si armi di gran coraggio. Ma se non è Dio che glielo dà, essa va innanzi con timore, perché, dopo aver considerato cio che Dio le concede, porta il pensiero su se stessa e vede che di fronte al molto a cui è obbligata, lo serve troppo poco, e anche in quel poco con mancanze, imperfezioni e tiepidezze senza numero. Se fa qualche opera buona, preferisce e si studia di dimenticarla immediatamente, per non ricordare i difetti con cui l'ha compiuta. Non fa che pensare ai suoi peccati, e siccome non ha con che riparare, si rimette alla misericordia di Dio, supplicandolo per quella bontà e clemenza che Egli ebbe con i peccatori.



6 - Allora Sua Maestà le potrebbe rispondere come a una certa persona, la quale afflitta per questo stesso motivo, considerava innanzi a un crocifisso di non aver mai avuto di che dare, né di che lasciare per Iddio. Quel crocifisso la consolo, dicendole che Egli le offriva i dolori e i travagli della sua passione, affinché li considerasse come propri e li presentasse a suo Padre. Ed ella rimase cosi ricca e cosi piena di gioia da non dimenticarsene mai più. Ogni qualvolta avvertiva il peso della sua miseria, bastava che se ne ricordasse per subito rianimarsi ed uscirne consolata. Di queste cose potrei raccontarne varie altre, perché, avendo trattato con molte persone sante e di orazione, ne conosco parecchie; ma non lo faccio affinché non crediate che si tratti di me. Il fatto riportato mi è parso assai utile per farvi intendere quanto il Signore si compiaccia che noi ci sforziamo di conoscerci, procurando continuamente di mirare e rimirare la nostra miseria e povertà, persuase di non aver nulla che non ci venga da Lui.

Percio occorre aver coraggio, sia per questo che per le molte altre cose che si presentano quando Dio tiene l'anima in questo stato. Anzi, se vi è umiltà, occorre più coraggio in questo stato che non negli altri. Il Signore ci soccorra per Quegli che è!...



7 - Ritorno a quell'improvvisa elevazione di spirito di cui ho parlato. Avviene in tal modo da far credere che veramente lo spirito si stia separando dal corpo. Benché la persona non muoia, ha pero dei momenti in cui ella non sa dire se l'anima si trovi o non si trovi nel corpo. Si crede trasportata per intero in una regione molto diversa dalla nostra, dove in una luce che non ha paragone con la nostra, le vengono mostrate cose cosi grandi che da sé non potrebbe immaginare, neppure lavorandovi intorno per tutta la vita. Percio avviene che in un solo istante le siano spiegati un'infinità di segreti, dei quali ella non giungerebbe a conoscere la millesima parte, neppure se per ordinarli vi si affaticasse molti anni con l'immaginazione e l'intelletto. Questa è visione immaginaria, non intellettuale. Con gli occhi dell'anima vi si vede molto meglio che non qui con quelli del corpo, come pure s'intendono varie cose senza l'aiuto delle parole: voglio dire che se si vedono alcuni santi, si riconoscono cosi bene come se si fossero spesso frequentati.



8 - Alle volte, unitamente alle cose che si vedono con gli occhi dell'anima, se ne presentano altre in visione intellettuale, specialmente angeli in gran numero che accompagnano il loro Dio. Queste e molte altre meraviglie che non è possibile manifestare si presentano per via di una cognizione ammirabile che io non so dichiarare e nella quale non si vede nulla, né con gli occhi del corpo, né con quelli dell'anima. Saprà meglio spiegarsi chi avrà maggiore esperienza e abilità, benché mi sembri assai difficile. Non so se mentre avvengono queste cose l'anima sia o non sia nel corpo. Non affermerei con giuramento né che l'anima sia nel corpo, né che il corpo sia privo di anima.



9 - Ecco il pensiero che mi è venuto varie volte. Come il sole ha tanta forza da mandare in un istante i suoi raggi sulla terra senza muoversi dal cielo dove si trova, cosi l'anima - la quale è un tutt'uno con lo spirito, come il sole con i suoi raggi - puo essere che per la forza del calore che le viene dal vero Sole di Giustizia si elevi sopra se stessa mediante una qualche sua parte superiore senza abbandonare il suo posto. Ma io non so quel che dico. La verità è che con la prestezza con cui la palla esce dall'archibugio quando gli è dato fuoco, si leva nell'interno una specie di volo - non so che altra parola adoperare - il quale, benché senza rumore, ha tuttavia, un movimento cosi evidente che l'illusione non è possibile.

Mentre l'anima è fuori di sé, le vengono mostrate grandi cose, e quando ritorna in sé si ritrova con grandissimi vantaggi. Le cose della terra le appaiono cosi spregevoli che, di fronte a quelle vedute, le sembrano immondezze. D'allora in poi non vive quaggiù che con pena, non essendovi nulla che la possa ancora interessare di cio che prima le soleva essere attraente. Sembra che il Signore le abbia mostrato qualche cosa di quanto valga il paese che l'attende - come coloro che mostrarono i segni della terra promessa nella quale si erano recati per incarico del popolo d'Israele - acciocché, conoscendo in che luogo deve andare a riposarsi, sopporti più tranquillamente le fatiche di questo aspro cammino. Vi sembrerà che una grazia cosi istantanea non debba essere di tanti vantaggi; ma ne lascia nell'anima di cosi grandi, da non poter essere apprezzati se non da coloro che ne sono favoriti.



10 - Da cio si vede che non è opera del demonio, e meno ancora dell'immaginazione. Effetti cosi sublimi non possono essere del demonio. No. La pace, il conforto e il profitto di cui l'anima si sente in possesso non possono venire da lui. E meno ancora queste tre cose che si sentono in grado molto alto: la prima, il conoscimento e la grandezza di Dio, perché, più sono le cose che di Lui si vedono, più Egli ci appare magnifico; la seconda, l'umiltà e il conoscimento di noi stessi, nel pensare che un essere cosi vile abbia osato offendere il Creatore di tante meraviglie e osi ancora guardarlo; la terza, il disprezzo di tutte le cose della terra, eccetto di quelle che siano di aiuto nel servizio di cosi grande Signore.



11 - Queste le gioie che lo Sposo comincia a regalare alla sposa: gioie di tanto valore che da lei non potranno mai essere sciupate, perché quello che ha veduto le rimane cosi impresso da esserle impossibile di dimenticarsene fino a quando non ne goderà eternamente. Lei sventurata se dovesse perderle! Ma lo Sposo che l'ha cosi favorita puo anche concederle di non perderle mai.



12 - Tornando al coraggio che bisogna avere, vi par forse da nulla accorgersi di perdere l'uso dei sensi senza saperne il motivo, sino a sembrare che l'anima si separi realmente dal corpo? Ma ci vuole il coraggio che puo dar solo Colui che dà tutto il resto. Pero, voi mi farete osservare che quella paura rimane ben ripagata. E quello che dico anch'io. Lodi senza fine a Colui che puo fare questi doni! E piaccia a Dio che meritiamo di servirlo! Amen.

Capitolo 6



Espone un effetto dell'orazione precedente, e dice in che modo si puo conoscere se sia vera o se si tratti d'inganno - Altra grazia che Dio accorda alle anime per impiegarle nelle sue lodi





2 - Mentre da una parte sembra che sia molto sicura, specialmente quando sta sola con Dio, dall'altra non lascia di essere in angustia per la paura che il demonio l'inganni sino a farle offendere il suo Amore. Le chiacchiere della gente non la preoccupano che di poco, a meno che non sia sgridata dal confessore come se ella possa in cio qualche cosa. Non fa che domandare a tutti preghiere, e supplica incessantemente il Signore di condurla per altra via. Le hanno detto di far cosi perché quella è assai pericolosa. Ma siccome su quella via ha sperimentato molti e grandissimi vantaggi, e non puo impedirsi di pensare - secondo quello che legge e sa - che, importando essa l'osservanza dei comandamenti di Dio, è diretta verso il cielo, non le riesce di desiderarne l'uscita, malgrado ogni sua buona volontà, e si rimette nelle mani del Signore. Causa di pena è pure questa sua impotenza, perché le sembra di non obbedire al confessore, mentre nell'obbedienza e nella premura di non offendere Iddio vede l'unico mezzo per non cadere in inganno. Tuttavia, non commetterebbe un peccato veniale avvertito neppure se la facessero in brani. Cosi almeno le sembra e si affligge grandemente nel vedere di non potersi difendere dal commetterne molti senza accorgersi.



3 - Il Signore ispira a quest'anima un cosi vivo desiderio di non offenderlo, neppure nelle più piccole cose, e di evitare, potendolo, qualunque minima imperfezione, che per questo solo motivo, se altri non ve ne fossero, vorrebbe fuggire gli uomini, e invidia grandemente coloro che vivono e sono vissuti nei deserti. Nel contempo vorrebbe anche cacciarsi in mezzo al mondo, per fare che anche un'anima sola lodasse Iddio di più. Si duole, se è donna, che il suo sesso le sia in cio d'impedimento, e invidia coloro che possono alzare la voce per dire a tutti chi sia questo gran Dio degli eserciti.



4 - Oh, povera farfalletta, legata con tante catene che non ti permettono di volare come vuoi! Abbiate pietà di lei, o mio Dio, e fate che ella possa soddisfare, almeno in parte, a quanto desidera in vostra gloria ed onore. Non guardate alla pochezza dei suoi meriti, né alla miseria della sua natura! Non foste Voi si potente da ordinare al vasto mare di dividersi e al gran Giordano di trattenere le sue acque per lasciar libero il passo ai figlioli di Israele? Ma perché avere compassione di lei? Non puo ella forse, sostenuta dalla vostra fortezza, soffrire travagli in gran numero? Orbene, poiché ella è a cio disposta, e tali sono le sue brame, stendete, Signore, il vostro braccio potente, e non trascorra ella la sua vita in mezzo a cose tanto basse. Risplenda la vostra grandezza in un essere cosi femminile e dappoco, affinché il mondo, conoscendo che ella da sé non puo far nulla, innalzi a Voi le sue lodi. Qualunque cosa le costi, ella non vuole che questo, pronta a dar pure mille vite, se tante ne avesse, pur di ottenere che un'anima sola vi lodasse di più. Si, e le riterrebbe per assai bene impiegate. Ma vedendo di non essere degna neppure di patire per Voi la più piccola pena, teme che meno lo sia per la morte.



5 - Non so a che proposito, né per qual motivo ho detto questo: l'ho fatto senza accorgermi. Comunque, questi sono gli effetti di quelle estasi e sospensioni, né si puo dubitarne. Non sono desideri passeggeri ma duraturi, e che al presentarsi di una occasione che li metta alla prova, non si dimostrano finti. Perché dire che sono duraturi, quando l'anima si sente alle volte cosi codarda e timorosa da sembrarle di non aver animo per nulla, neppure per le cose più lievi? Se il Signore l'abbandona alla sua natura, dev'essere, secondo me, per un suo maggior bene. Allora ella conosce che se ebbe coraggio per qualche cosa, questo non le venne che da Dio e lo vede cosi chiaro da rimanerne annientata, con un conoscimento maggiore della misericordia e della grandezza di Colui che ha voluto manifestare la sua potenza in una creatura tanto vile. Nondimeno, lo stato ordinario dell'anima è quello che abbiamo detto.



6 - In questi grandi desideri di vedere Iddio, occorre che avvertiate una cosa: cioè, che essi alle volte si fanno molto violenti, e allora invece d'aiutarli bisogna reprimerli. Cio dico qualora lo possiate, perché in certi casi, di cui parlero più avanti, non lo si puo assolutamente, come voi stesse vedrete. Ma qui qualche volta lo si puo, perché la ragione si mantiene in efficienza e puo conformarsi alla volontà di Dio, ripetendo le parole di S. Martino? Bisogna divertire l'attenzione, soprattutto se sono di grande struggimento, perché essendo retaggio di anime molto perfette, puo darsi che ci siano suscitati dal demonio per farci credere di esser pur noi di quel numero, mentre è bene andar sempre innanzi con timore. Tuttavia non credo che il maligno possa produrre la pace e il riposo generato nell'anima da questa pena, ma soltanto un movimento di passione, uguale a quello che si sente quando si è afflitti per qualche cosa del mondo. Chi non ha provato gli uni e gli altri non saprà forse distinguerli, e pensando che quei desideri siano qualche cosa di grande, farà il possibile per aiutarli, con grave pregiudizio della sua salute, perché la pena ne è continua, o almeno molto frequente.

7 - Talvolta questa pena puo essere prodotta da debolezza di complessione, specialmente in certe persone sensibili che piangono per ogni cosa, le quali poi si danno mille volte a credere di piangere per Iddio, mentre non è vero. Quando, per un dato tempo, alla minima parola che si oda di Dio e al più piccolo pensiero di Lui si prorompe in grandi lacrime senza sapersi contenere, puo essere che cio accada per certi umori accumulati intorno al cuore che aiutino più dell'amore di Dio, sino a sembrare di non poter più finire di piangere. E quelle persone, avendo inteso che le lacrime sono buone, non solo non cercano di reprimerle, ma fanno di tutto per assecondarle, non desiderando altra cosa. Con cio il demonio si prefigge d'indebolirle affinché si rendano incapaci di fare orazione e di osservare la Regola.



8 - Dato che trovo pericoli dovunque e che vi puo essere inganno anche in una cosa tanto eccellente come nelle lacrime, mi sembra che mi vogliate chiedere che cosa si debba fare, o se piuttosto l'ingannata non sia io. Potrei anche esserlo. Pero, sappiate, che se parlo cosa, è perché ho veduto che in alcune persone questo inganno è possibile. Non in me certamente, perché io, non solo non sono tenera di cuore, ma ho un cuore cosi duro che alle volte ne ho pena. Tuttavia, quando il fuoco interno è violento, il cuore, benché duro, distilla come un lambicco. Se le lacrime vengono da questa fonte, non potrete non accorgervene, perché in luogo di turbare, confortano, lasciano nella pace, e rare volte fan male. Del resto, anche se è un'illusione, vi è sempre questo di buono, che il danno è solo per il corpo, non per l'anima, sempre inteso che si abbia umiltà. Non è male pero, quand'anche non vi sia alcun danno, star sempre con timore.



9 - Non dobbiamo pensare di aver fatto tutto perché versiamo molte lacrime. Piuttosto, mettiamo mano a molte opere e a praticare la virtù: queste sono le cose che più convengono al caso nostro. Vengano anche lacrime quando Iddio ce ne favorisca; ma non si faccia nulla per procurarle. Anzi, meno ce ne cureremo, meglio innaffieremo la nostra arida terra, aiutandola più efficacemente a dar frutti con l'acqua che viene dal cielo, paragonata alla quale non ha proprio a che fare quella che troviamo noi a forza di scavare. Anzi, scaveremo, ci stancheremo, e spesso non troveremo, non dico una sorgente, ma neanche una pozza. Percio, sorelle, ritengo più utile che ci mettiamo innanzi a Dio, considerando da una parte la sua misericordia e grandezza, e dall'altra la nostra grande miseria. Egli sa quello che più ci conviene, ed Egli ci dia quello che vuole: acqua o siccità. Cosi cammineremo tranquille, e il demonio non avrà tanta possibilità di tenderci insidie.



10 - In mezzo a queste cose che sono insieme dolci e penose, il Signore invia talvolta certi moti di giubilo e una certa strana orazione di cui non si sa comprendere la natura. Ma ve ne parlo acciocché nel caso che ne siate favorite, sappiate che è possibile e ne lodiate molto il Signore. Si tratta, a mio parere, di una grande unione delle potenze, ma alle quali il Signore lascia libertà di godere di quel gaudio, pur senza intendere cio che godono, né come godono. E altrettanto è dei sensi. Sembra che parli in arabo, ma è cosi. L'anima sente una gioia cosi grande che, non volendo esser sola a goderne, brama di farla conoscere a tutti, affinché l'aiutino a lodare il Signore, scopo di ogni suo movimento. Oh, che feste e che dimostrazioni farebbe per dimostrate a tutti il suo gaudio! Sembra che si sia ritrovata, e che voglia, come il padre del figliolo prodigo, invitare tutti a far festa, giacché si vede in tal luogo da non poter dubitare, almeno per allora, di doverne essere sicura. E cio a ragione, essendo impossibile, a mio avviso, che il demonio produca nel più intimo dell'anima una gioia cosi grande, accompagnata da tanta pace da muoverla a dar lodi al Signore.



11 - Sotto l'impeto di tanta gioia, è molto se riesce a dissimulare, e non poco penoso a tacere. In questo stato doveva essere S. Francesco quando, incontratosi con i briganti mentre girava per la campagna gridando, disse che era l'araldo del gran Re. E quanti santi si sono rifugiati nei deserti per potere, come S. Francesco, gridare alto le lodi di Dio! Io ne conobbi uno, chiamato fra Pietro d'Alcantara, che credo di ritenere per santo, tale essendo stata la sua vita. Anch'egli faceva cosi; e coloro che l'udivano lo ritenevano per pazzo. Oh, santa pazzia, sorelle! Oh, se il Signore la concedesse pure a noi! Considerate intanto la grazia che Egli vi ha fatto nell'accogliervi in questo luogo, dove nel caso che vi concedesse tal favore e voi cosi lo manifestaste, sareste piuttosto incoraggiate, e non già criticate come nel mondo, dove un tal sistema è cosi, poco in uso da non recare meraviglia se susciti mormorazioni.



12 - Oh, tempi infelici e miserabile vita quella che viviamo! Vivissimo alle volte è il mio gaudio quando, stando tutte unite, vedo le mie sorelle in tanta gioia interiore che ognuna fa quanto più puo nel rendere lodi al Signore per trovarsi in monastero: lodi che, come si vede ad evidenza, partono proprio dal cuore. E io vorrei che le innalzaste di sovente. Se una comincia, le altre la seguono. E in che cosa più bella potreste impiegare le vostre lingue, quando siete insieme, se non nel lodare il Signore, avendo tanti motivi per farlo?



13 - Piaccia a Dio di concederci spesso questa orazione che è molto sicura e profittevole. Con le nostre forze non la possiamo acquistare, perché soprannaturale. Alle volte puo accadere che duri tutto un giorno. Allora l'anima somiglia a uno che abbia molto bevuto, ma non tanto da esser fuori dai sensi; oppure a una persona malinconica che, pur non avendo perduto del tutto il giudizio, abbia l'immaginazione talmente fissa in una cosa, da non esservi alcuno che riesca a distrarla. Queste comparazioni sono troppo grossolane per fenomeni cosi elevati, ma il mio ingegno non sa trovarne di migliori. Tuttavia è cosi. Il gaudio sommerge l'anima in tal modo che ella va dimentica di sé e di ogni altra cosa, non avverte né indovina a parlare se non di quello che ha rapporto alla sua gioia, voglio dire, delle lodi di Dio. Figliole mie, aiutiamo tutte quest'anima! A che scopo vogliamo avere più cervello? Vi è forse al mondo maggior contento di questo? Tutte le creature ci assecondino, per tutti i secoli dei secoli. Amen, amen, amen.


Teresa A, Mansioni - QUINTE MANSIONI