Catechesi 79-2005 20102

Mercoledì, 20 ottobre 1982

20102


1. Mercoledì scorso abbiamo parlato dell’integrale eredità dell’alleanza con Dio, e della grazia unita originariamente alla divina opera della creazione. Di questa integrale eredità - come conviene dedurre dal testo della lettera agli Efesini 5, 22-33 - faceva parte anche il matrimonio, come sacramento primordiale, istituito dal “principio” e collegato con il sacramento della creazione nella sua globalità. La sacramentalità del matrimonio non è soltanto modello e figura del sacramento della Chiesa (di Cristo e della Chiesa), ma costituisce anche parte essenziale della nuova eredità: quella del sacramento della Redenzione, di cui la Chiesa viene gratificata in Cristo. Occorre qui ancora una volta riportarsi alle parole di Cristo in Matteo (
1P 19,3-9) (cfr Mc 10,5-9), in cui Cristo, nel rispondere alla domanda dei Farisei circa il matrimonio e il suo carattere specifico, si riferisce soltanto ed esclusivamente alla istituzione originaria di esso da parte del Creatore al “principio”. Riflettendo sul significato di questa risposta alla luce della lettera agli Efesini, e in particolare di Efesini 5, 22-33, concludiamo ad un rapporto in certo senso duplice del matrimonio con tutto l’ordine sacramentale che, nella Nuova Alleanza, emerge dallo stesso sacramento della Redenzione.

2. Il matrimonio come sacramento primordiale costituisce, da una parte, la figura (e dunque: la somiglianza, l’analogia), secondo cui viene costruita la fondamentale struttura portante della nuova economia della salvezza e dell’ordine sacramentale, che trae origine dalla gratificazione sponsale che la Chiesa riceve da Cristo, insieme con tutti i beni della Redenzione (si potrebbe dire, servendosi delle parole iniziali della lettera agli Efesini: “Di ogni benedizione spirituale”) (Ep 1,3). In tal modo il matrimonio, come sacramento primordiale, viene assunto ed inserito nella struttura integrale della nuova economia sacramentale, sorta dalla Redenzione in forma, direi, di “prototipo”: viene assunto ed inserito quasi dalle sue stesse basi. Cristo stesso, nel colloquio con i Farisei (Mt 19,3-9), riconferma prima di tutto la sua esistenza. A ben riflettere su questa dimensione, bisognerebbe concludere che tutti i sacramenti della Nuova Alleanza trovano in un certo senso nel matrimonio quale sacramento primordiale il loro prototipo. Ciò sembra prospettarsi nel classico brano citato della lettera agli Efesini, come diremo ancora fra poco.

3. Tuttavia, il rapporto del matrimonio con tutto l’ordine sacramentale, sorto dalla gratificazione della Chiesa con i beni della Redenzione, non si limita soltanto alla dimensione di modello. Cristo, nel suo colloquio con i Farisei (cfr Mt 19), non solo conferma l’esistenza del matrimonio istituito dal “principio” dal Creatore, ma lo dichiara anche parte integrale dalla nuova economia sacramentale, del nuovo ordine dei “segni” salvifici, che trae origine dal sacramento della Redenzione, così come l’economia originaria è emersa dal sacramento della creazione; e in realtà Cristo si limita all’unico Sacramento, che era stato il matrimonio istituito nello stato dell’innocenza e della giustizia originarie dell’uomo, creato come maschio e femmina “ad immagine e somiglianza di Dio”.

4. La nuova economia sacramentale, che viene costituita sulla base del sacramento della Redenzione, emergendo dalla sponsale gratificazione della Chiesa da parte di Cristo, differisce dalla economia originaria. Essa, infatti, è diretta non all’uomo della giustizia e innocenza originarie, ma all’uomo gravato dall’eredità del peccato originale e dallo stato di peccaminosità (“status naturae lapsae”). È diretta all’uomo della triplice concupiscenza, secondo le classiche parole della prima lettera di Giovanni (cfr 1Jn 2,16), all’uomo, in cui “la carne . . . ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne” (Ga 5,17), secondo la teologia (e antropologia) paolina, alla quale abbiamo dedicato molto spazio nelle nostre precedenti riflessioni.


5. Queste considerazioni, sulla scorta di un’approfondita analisi del significato dell’enunciato di Cristo nel discorso della Montagna circa lo “sguardo concupiscente” quale “adulterio del cuore”, preparano a comprendere il matrimonio come parte integrante del nuovo ordine sacramentale, che trae origine dal sacramento della Redenzione, ossia da quel “grande mistero” che, come mistero di Cristo e della Chiesa, determina la sacramentalità della Chiesa stessa. Queste considerazioni, inoltre, preparano a comprendere il matrimonio come sacramento della Nuova Alleanza, la cui opera salvifica va organicamente unita con l’insieme di quell’ethos, che nelle analisi precedenti è stato definito “ethos della redenzione”. La lettera agli Efesini esprime, a suo modo, la stessa verità: parla infatti del matrimonio come sacramento “grande” in un ampio contesto parenetico, cioè nel contesto delle esortazioni di carattere morale, concernenti appunto l’ethos che deve qualificare la vita dei cristiani, cioè degli uomini consapevoli della elezione che si realizza in Cristo e nella Chiesa.

6. Su questo vasto sfondo delle riflessioni che emergono dalla lettura della lettera agli Efesini (cfr speciatim Ep 5,22-33), si può e si deve infine toccare ancora il problema dei Sacramenti della Chiesa. Il testo citato agli Efesini ne parla in modo indiretto e, direi, secondario, sebbene sufficiente affinché anche questo problema trovi posto nelle nostre considerazioni. Tuttavia conviene qui precisare, almeno brevemente, il senso che adottiamo nell’uso del termine “sacramento”, che è significativo per le nostre considerazioni.

7. Finora, infatti, ci siamo serviti del termine “sacramento” (conformemente d’altronde a tutta la tradizione biblico-patristica) (cf. Leone XIII, Acta, vol. II, 1881, p. 22) in un senso più lato di quello che è proprio della terminologia teologica tradizionale e contemporanea, che con la parola “sacramento” indica i segni istituiti da Cristo e amministrati dalla Chiesa, i quali esprimono e conferiscono la grazia divina alla persona che riceve il relativo sacramento. In questo senso, ciascuno dei sette Sacramenti della Chiesa è caratterizzato da una determinata azione liturgica, costituita attraverso la parola (forma) e la specifica “materia” sacramentale - secondo la diffusa teoria ilemorfica proveniente da Tommaso d’Aquino e da tutta la tradizione scolastica.

8. In rapporto a questo significato così circoscritto, ci siamo serviti nelle nostre considerazioni di un significato più largo e forse anche più antico e più fondamentale del termine “sacramento” (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio in Audientia Generali, die 8 sept. 1982, adnot. 1: vide supra, p. 389). La lettera agli Efesini, e specialmente (Ep 5,22-23), sembra in modo particolare autorizzarci a questo. Sacramento significa qui il mistero stesso di Dio, che è nascosto fin dall’eternità, tuttavia non in nascondimento eterno, ma anzitutto nella sua stessa rivelazione e attuazione (anche: nella rivelazione mediante l’attuazione). In tal senso, si è parlato anche del sacramento della creazione e del sacramento della Redenzione. In base al sacramento della creazione, occorre intendere l’originaria sacramentalità del matrimonio (sacramento primordiale). In seguito, in base al sacramento della Redenzione si può comprendere la sacramentalità della Chiesa, o piuttosto la sacramentalità dell’unione di Cristo con la Chiesa che l’Autore della lettera agli Efesini presenta nella similitudine del matrimonio, dell’unione sponsale del marito e della moglie. Un’attenta analisi del testo dimostra che in questo caso non si tratta solo di un paragone in senso metaforico, ma di un reale rinnovamento (ovvero di una “ri-creazione”, cioè di una nuova creazione) di ciò che costituiva il contenuto salvifico (in certo senso la “sostanza salvifica”) del sacramento primordiale. Questa constatazione ha un significato essenziale, sia per chiarire la sacramentalità della Chiesa (e a ciò si riferiscono le parole molto significative del primo capitolo della costituzione Lumen Gentium ), sia anche per comprendere la sacramentalità del matrimonio, inteso proprio come uno dei Sacramenti della Chiesa.

Ai fedeli di lingua francese

Ai fedeli di lingua inglese


Ai fedeli di espressione tedesca

Ai fedeli di lingua spagnola


Ai pellegrini di espressione portoghese


Ad un gruppo di pellegrini ungheresi

Desidero salutare un gruppo di pellegrini provenienti dall’Ungheria: sono dei laici che hanno seguito e terminato il corso di teologia presso l’Accademia Teologica di Budapest; uomini e donne, giovani e meno giovani che hanno voluto approfondire la loro fede seguendo un corso completo di teologia.

Voi che avete conosciuto la profondità e la bellezza della teologia, impegnatevi con maggior entusiasmo ad annunziare il regno di Dio. Per questa intenzione impartisco la mia benedizione apostolica.

Ad alcuni pellegrini sloveni di Dobrovnik

Saluto cordialmente il gruppo di pellegrini sloveni della parrocchia di Dobrovnik nella diocesi di Maribor. Sono contento della vostra visita e ve ne ringrazio. Essa testimonia la vostra devozione e la fedeltà alla santa Chiesa, e offre a voi occasione di un approfondito rinnovamento spirituale.

Confermati nella fede, ritornate alle vostre case e con tutta la vostra vita siate annunciatori di Cristo. Benedico paternamente voi, i vostri cari rimasti a casa, specialmente i giovani e gli ammalati. Sia lodato Gesù Cristo.

Ai fedeli polacchi

Ed ecco la nostra traduzione italiana del discorso rivolto dal Papa ai suoi connazionali.

Oggi la Chiesa in Polonia celebra la memoria di san Giovanni di Kety. Questo santo professore dell’Università Jaghiellonica si è iscritto in modo duraturo nella memoria della Chiesa e della Nazione. Dopo cinque secoli essa è sempre viva ed eloquente.

Presso le reliquie di san Giovanni di Kety, nella Chiesa universitaria di sant’Anna a Cracovia, si concentra, da generazioni, la vita accademica. La scienza e la sapienza cercano l’alleanza con la santità.

Signora di Jasna Góra!

Desidero in questo giorno raccomandarti tutte le scuole accademiche in Polonia, i professori e gli studenti. Desidero raccomandarti queste scuole superiori come le officine particolarmente importanti, in cui si elabora il futuro della società e la qualità della sua cultura.

I docenti si lascino guidare dall’amore alla verità, poiché questa “libera”, secondo le parole di Cristo stesso (cfr Jn 8,32). Educhino con la rettitudine delle loro opere e dei loro atteggiamenti.


I giovani cerchino onestamente la verità e si maturino nella rettitudine. Ai giovani si riferiscono le parole di una lettera che è giunta recentemente nelle mie mani.

Credete nei valori. Essi esistono. Li ha verificati la storia dell’umanità e li ha formulati il cristianesimo e ogni buon pensiero umano, poiché su ogni buono e saggio pensiero aleggia lo Spirito di Dio . . .

Questi valori sono: il bene, il lavoro, l’onestà, la probità, la solidarietà, l’amore, l’amicizia. Non avvelenate questi valori . . .”.

Nel giorno di san Giovanni di Kety prego perché questi valori abbiano a sopravvivere a tutte le prove e alle esperienze dei nostri tempi e riporti la vittoria.

Insieme col santo patrono dei professori e degli studenti, li raccomando a te, Regina della Polonia di Jasna Góra.

A gruppi italiani

Sono presenti all’Udienza i partecipanti al Congresso Straordinario di Gerontologia e Geriatria, che sta tenendo i suoi lavori presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel rivolgervi, illustri Signori, il mio cordiale saluto, desidero esprimervi il mio apprezzamento per l’opportuna iniziativa, che vi vede impegnati nell’approfondire dei problemi connessi con la cosiddetta “terza età” in questo anno, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha voluto fosse dedicato all’Anziano.

La vecchiaia è fenomeno di sempre, ma essa presenta oggi caratteristiche nuove sia per le conseguenze sociali che l’accresciuto numero delle persone anziane comporta, sia per i risvolti umani di emarginazione e di avvilimento, che spesso accompagnano questo periodo dell’esistenza. Molte cose è necessario prevedere, programmare ed attuare per far fronte alle richieste di questa vasta schiera di fratelli e di sorelle. Ciò che urge maggiormente è un cambiamento di mentalità: alla cultura utilitaristica e materialistica che misura il valore dell’uomo sulla base di ciò che egli può produrre e consumare, è necessario sostituire una cultura che riconosca il valore “assoluto” di ogni persona, qualunque sia il grado della sua capacità ed efficienza. A tale nobile fine auspico possano recare un valido contributo i lavori del vostro Congresso, sul quale invoco l’abbondanza dei celesti favori.

A tutti imparto di cuore la propiziatrice benedizione.
* * *


Ed ora il mio saluto va a voi, cari giovani che siete qui presenti. Il cuore del Papa ha sempre per voi un pensiero speciale, perché ama profondamente quanto c’è di bello nella vostra età, e ancor più si sente vicino alle difficoltà proprie della vostra condizione. Per questo, voglio ricordarvi che ad ogni età Dio dà luce e forza sufficienti per superare le prove proprie di essa: abbiate dunque chiara coscienza, alla luce di Cristo, di quanto c’è di buono e di bello nella vostra gioventù, e ciò vi permetterà di superare ogni difficoltà.

La preghiera del Papa vi accompagna in questa vostra ricerca.
* * *


E voi, cari ammalati, che ora affettuosamente saluto, sapete vedere un aspetto di bellezza nella vostra condizione? Oh, sappiamo cosa è la sofferenza: quando si soffre, tutta la realtà in noi e attorno a noi sembra rabbuiarsi. Ma, nell’intimo del vostro cuore, ciò non può spegnere la luce consolante della fede, nella quale comprendiamo che, vicino a Gesù crocifisso, quella è l’“occasione favorevole”, quella è l’“ora” della salvezza (cfr 2Co 6,2)! Possa questa luce farvi gustare la bellezza soprannaturale della vostra condizione, fino al momento della guarigione, che vi auguro di cuore.
* * *


Quanto al vostro stato d’animo, cari Sposi novelli, esso è invece probabilmente tutto gioia ed esultanza, adesso che avete coronato il vostro sogno d’amore: ed è giusto che sia così. Siano tuttavia questi vostri sentimenti la viva espressione di gratitudine a Dio che vi ha uniti, cosicché, quando giungerà l’inevitabile momento della prova, possiate essere in grado di superarla riandando col pensiero e con la volontà a quel dono di Dio che ha fatto di voi “una cosa sola” per un amore fecondo e imperituro.

Questo il mio augurio, carissimi sposi novelli, questa la mia preghiera. A tutti i giovani, agli ammalati, agli sposi va la mia benedizione più affettuosa.


Mercoledì, 27 ottobre 1982

27102

1. Il testo della lettera agli Efesini (
Ep 5,22-33) parla dei sacramenti della Chiesa - e in particolare del Battesimo e dell’Eucaristia - ma soltanto in modo indiretto e in certo senso allusivo, sviluppando l’analogia del matrimonio in riferimento a Cristo e alla Chiesa. E così leggiamo dapprima che Cristo, il quale “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ep 5,25), ha fatto questo “per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola” (Ep 5,26). Si tratta qui indubbiamente del sacramento del Battesimo, che per istituzione di Cristo viene sin dall’inizio conferito a coloro che si convertono. Le parole citate mostrano con grande plasticità in che modo il Battesimo attinge il suo significato essenziale e la sua forza sacramentale da quell’amore sponsale del Redentore, attraverso cui si costituisce soprattutto la sacramentalità della Chiesa stessa, “sacramentum magnum”. Lo stesso si può forse dire anche dell’Eucaristia, che sembrerebbe essere indicata dalle parole seguenti sul nutrimento del proprio corpo, che ogni uomo appunto nutre e cura “come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo” (Ep 5,29-30). Infatti, Cristo nutre la Chiesa con il suo Corpo appunto nell’Eucaristia.

2. Si vede, tuttavia, che né nel primo né nel secondo caso possiamo parlare di una sacramentaria ampiamente sviluppata. Non se ne può parlare nemmeno quando si tratta del sacramento del matrimonio come uno dei sacramenti della Chiesa. La lettera agli Efesini, esprimendo il rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa, consente di comprendere che, in base a questo rapporto, la Chiesa stessa è il “grande sacramento”, il nuovo segno dell’alleanza e della grazia, che trae le sue radici dalle profondità del sacramento della Redenzione, così come dalle profondità del sacramento della creazione è emerso il matrimonio, segno primordiale dell’alleanza e della grazia. L’Autore della lettera agli Efesini proclama che quel sacramento primordiale si realizza in un modo nuovo nel “sacramento” di Cristo e della Chiesa. Anche per questa ragione l’Apostolo, nello stesso “classico” testo di Efesini 5, 21-33, si rivolge ai coniugi, affinché siano “sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Ep 5,21) e modellino la loro vita coniugale fondandola sul sacramento istituito al “principio” dal Creatore: sacramento, che trovò la sua definitiva grandezza e santità nell’alleanza sponsale di grazia tra Cristo e la Chiesa.

3. Sebbene la lettera agli Efesini non parli direttamente e immediatamente del matrimonio come di uno dei sacramenti della Chiesa, tuttavia la sacramentalità del matrimonio viene in essa particolarmente confermata e approfondita. Nel “grande sacramento” di Cristo e della Chiesa i coniugi cristiani sono chiamati a modellare la loro vita e la loro vocazione sul fondamento sacramentale.


4. Dopo l’analisi del classico testo di Efesini (Ep 5,21-33), indirizzato ai coniugi cristiani, in cui Paolo annunzia loro il “grande mistero” (“sacramentum magnum”) dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa, è opportuno ritornare a quelle significative parole del Vangelo, che già in precedenza abbiamo sottoposto ad analisi, vedendo in esse gli enunciati-chiave per la teologia del corpo. Cristo pronuncia queste parole, per così dire, dalla profondità divina della “redenzione del corpo” (Rm 8,23). Tutte queste parole hanno un significato fondamentale per l’uomo in quanto appunto egli è corpo - in quanto è maschio o femmina. Esse hanno un significato per il matrimonio, in cui l’uomo e la donna si uniscono così che i due diventano “una sola carne”, secondo l’espressione del libro della Genesi (Gn 2,24), sebbene, nello stesso tempo, le parole di Cristo indichino anche la vocazione alla continenza “per il regno dei cieli” (Mt 19,12).

5. In ciascuna di queste vie “la redenzione del corpo” non è soltanto una grande attesa di coloro che posseggono “le primizie dello Spirito” (Rm 8,23), ma anche una permanente fonte di speranza che la creazione sarà “liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8,21). Le parole di Cristo, pronunciate dalla profondità divina del mistero della Redenzione, e della “redenzione del corpo”, portano in sé il lievito di questa speranza: le aprono la prospettiva sia nella dimensione escatologica sia nella dimensione della vita quotidiana. Infatti, le parole indirizzate agli ascoltatori immediati sono rivolte contemporaneamente all’uomo “storico” dei vari tempi e luoghi. Quell’uomo, appunto, che possiede “le primizie dello Spirito . . . geme . . . aspettando la redenzione del . . . corpo” (Rm 8,23). In lui si concentra anche la speranza “cosmica” di tutta la creazione, che in lui, nell’uomo, “attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8,19).

6. Cristo colloquia con i Farisei, che gli chiedono: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?” (Mt 19,3); essi lo interrogano in tale modo, appunto perché la legge attribuita a Mosè ammetteva la cosiddetta “lettera di ripudio” (Dt 24,1). La risposta di Cristo è questa: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Mt 19,4-6). Se poi si tratta della “lettera di ripudio”, Cristo risponde così: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio” (Mt 19,8-9). “Chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio” (Lc 16,28).

7. L’orizzonte della “redenzione del corpo” si apre con queste parole, che costituiscono la risposta a una concreta domanda di carattere giuridico-morale; si apre, anzitutto, per il fatto che Cristo si colloca sul piano di quel sacramento primordiale, che i suoi interlocutori ereditano in modo singolare, dato che ereditano anche la rivelazione del mistero della creazione, racchiusa nei primi capitoli del libro della Genesi.

Queste parole contengono ad un tempo una risposta universale, indirizzata all’uomo “storico” di tutti i tempi e luoghi, poiché sono decisive per il matrimonio e per la sua indissolubilità; infatti si richiamano a ciò che è l’uomo, maschio e femmina, quale è divenuto in modo irreversibile per il fatto di esser creato “ad immagine e somiglianza di Dio”: l’uomo, che non cessa di essere tale anche dopo il peccato originale, benché questo l’abbia privato dell’innocenza originaria e della giustizia. Cristo, che nel rispondere alla domanda dei Farisei fa riferimento al “principio”, sembra in tal modo sottolineare particolarmente il fatto che egli parla dalla profondità del mistero della Redenzione, e della redenzione del corpo. La Redenzione significa, infatti, quasi una “nuova creazione” - significa l’assunzione di tutto ciò che è creato: per esprimere nella creazione la pienezza di giustizia, di equità e di santità, designata da Dio, e per esprimere quella pienezza soprattutto nell’uomo, creato come maschio e femmina “ad immagine di Dio”.

Nell’ottica delle parole di Cristo rivolte ai Farisei su ciò che era il matrimonio “dal principio”, rileggiamo anche il classico testo della lettera agli Efesini (Ep 5,22-23) come testimonianza della sacramentalità del matrimonio, basata sul “grande mistero” di Cristo e della Chiesa.

Ai fedeli di espressione francese

Ai fedeli di lingua inglese


Ai pellegrini di espressione tedesca

Ai fedeli di lingua spagnola


Ai pellegrini di espressione portoghese

Ai fedeli polacchi

Ed ecco il discorso del Santo Padre in una nostra traduzione italiana.

Dio, Reggitore e Signore delle nazioni! / dalla tua Mano e dalla tua guida non ci lasciar uscire, / e per intercessione della Madre santissima, nostra Regina, / benedici la nostra Patria: / affinché sia sempre fedele a te, renda gloria al tuo Nome, / e guidi i suoi figli verso la felicità. / O Signora di Jasna Góra!

Per il tuo tramite raccomandiamo a Dio, Reggitore e Signore delle nazioni, la nostra Patria.

Che, tra tutte le prove, ci tenga fortemente questa “Mano Paterna” nella quale abbiamo fiducia.

Vogliamo essere docili dinanzi a lui.


Vogliamo essere obbedienti all’Unico Signore, che non toglie alla nazione l’auto-dominio, non la aliena e non la priva della propria soggettività, ma la riconferma e rafforza.

Vogliamo essere obbedienti e fedeli al Signore e Padre mediante il tuo Cuore, o Madre.

Le esperienze storiche ci insegnano tale atteggiamento. San Massimiliano Maria Kolbe ce lo insegna ugualmente.

Quando, mediante il tuo Cuore Immacolato, o Madre, siamo obbedienti e fedeli a Cristo e al Padre, acquistiamo e riconfermiamo la nostra libertà tra ogni prova, e diamo gloria a Dio.

Ai pellegrini italiani.

Saluto i fedeli della diocesi di Chieti qui presenti con il loro zelante Pastore, Monsignor Vincenzo Fagiolo. Conosco, carissimi fratelli e sorelle, le vostre antiche tradizioni cristiane; conosco la vostra fedeltà e il vostro senso ecclesiale. Auspicando che tale patrimonio prezioso riceva conferma e incremento dal presente pellegrinaggio qui a Roma, vi imparto di cuore la mia benedizione.
* * *


Adesso rivolgo il mio saluto ai giovani presenti.

Cari giovani, per me è sempre una grande gioia incontrarvi. Voi sapete già quanto il Papa vi ami. Ebbene, proprio per questo faccio appello alla vostra sensibilità, affinché siate sempre pronti alla testimonianza della fede, generosi nel servizio di carità verso tutti i bisognosi, perché sono certo che, grazie anche al vostro prezioso contributo, la gioia tornerà a splendere sul volto di tante creature deluse ed incerte, per poter sperare in un futuro migliore per tutti. Che Dio vi benedica!
* * *


Ora, una parola di conforto agli ammalati.

Carissimi, sento di dovervi ricordare una verità semplice e consolante: Gesù vi ama in modo speciale! Sì, vi ama, perché proprio attraverso la sofferenza vi associa alla sua Passione, per purificare il suo Corpo Mistico, per arricchirlo di nuovi doni, per salvare tante anime. Specialmente nelle ore più buie della vostra giornata non vi manchi mai la certezza di essere tanto preziosi per il bene della Chiesa e per la salvezza del mondo. E per questo vi sostenga la benedizione apostolica, che il Vicario di Cristo v’imparte di cuore!
* * *


Infine, un augurio ai novelli sposi.

Carissimi novelli sposi, certamente voi siete convinti dei gravi compiti che vi attendono sia sotto il tetto domestico che nella società. E per questo il Papa volentieri vi augura una lunga vita, felice e feconda; ma vi ricorda anche che il segreto per godere santamente delle gioie domestiche e per affrontare efficacemente le prove connesse con la vita coniugale, sta proprio nell’amore reciproco, sincero ed incondizionato che vi siete giurati davanti all’altare. Al Signore, pertanto, vi raccomando di cuore, mentre vi benedico.



Mercoledì, 17 novembre 1982

17112


1. Desidero ringraziare ancora una volta il Re di Spagna e le Autorità di quel Paese, come anche la Conferenza Episcopale Spagnola, per l’invito alla chiusura del “400° anniversario della morte di santa Teresa di Gesù”. Non mi è stato dato di partecipare all’inaugurazione di questo giubileo un anno fa, ma ho potuto recarmi in Spagna per la sua solenne conclusione.

La solennità della conclusione dell’Anno Teresiano ha avuto luogo il giorno di Tutti i Santi, prima ad Avila, dove è nata la grande santa riformatrice del Carmelo e dottore della Chiesa, e poi ad Alba de Tormes, dove ella ha terminato la sua vita terrena nell’anno 1582. In questo modo si è compiuta la conclusione dell’Anno Teresiano in Spagna alla presenza e con la partecipazione del Papa.

2. Il Giubileo Teresiano ha una specifica eloquenza non soltanto in considerazione della figura della Santa, ma anche, indirettamente, in considerazione del periodo in cui essa è vissuta e che è molto importante per la storia della Chiesa. Insieme alla grande opera di Teresa di Gesù appare nell’orizzonte del Carmelo rinnovato “san Giovanni della Croce”. E pertanto nel quadro dello stesso pellegrinaggio, mi è stato dato di visitare, il 4 novembre, anche la sua tomba a Segovia. La missione di ambedue i santi dottori della Chiesa cade nel periodo immediatamente posteriore alla Riforma, e al tempo stesso si colloca dopo il Concilio Tridentino, che inizia un rinnovamento della Chiesa significativo per quei tempi.

In questo processo la Spagna ha avuto una sua parte rilevante. Il rinnovamento iniziatosi nella penisola iberica ha abbracciato, mediante i santi carmelitani, la sfera della vita spirituale, il campo dell’ascesi e della mistica, e al tempo stesso si è esteso al campo dell’apostolato e delle missioni nel senso moderno della parola. Nel corso del mio pellegrinaggio in Spagna mi è stato dato di visitare anche i due luoghi che si collegano con questo raggio di rinnovamento: Loyola e Javier. Il primo, nella zona Basca, è il luogo di nascita di sant’Ignazio, Fondatore della Compagnia di Gesù; il secondo è il luogo di nascita di san Francesco Saverio, grande pioniere e patrono delle missioni. Le vie missionarie del Santo, uno tra i primi compagni di Ignazio di Loyola, lo hanno condotto prima di tutto verso l’Estremo Oriente. Al tempo stesso non bisogna dimenticare che allora, già da quasi un secolo dopo la scoperta dell’America, i missionari si dirigevano verso Occidente ad annunciare il Vangelo.

3. Così, dunque, al centro della visita del Papa si sono trovati i grandi santi, che ha generato la terra spagnola. I santi sono pure il più pieno coronamento della storia della Chiesa nella penisola iberica, storia che risale ai tempi apostolici. A questa penisola si è avviato san Paolo nei suoi viaggi missionari. Tuttavia, si è fissato soprattutto il ricordo e la tradizione di san Giacomo Maggiore a Compostela, alla estremità nord-ovest della Spagna, dove giungevano, nel corso di tanti secoli, i pellegrini dai diversi paesi d’Europa.


Unendosi alla loro lunga fila, il Papa ha voluto far riferimento alle tradizioni apostoliche della Chiesa e della Nazione nella penisola iberica. Queste tradizioni sono continuate anche nel corso dei secoli, quando la gran parte della penisola si è trovata sotto la dominazione dei Musulmani, e si sono nuovamente sviluppate quando i Re cattolici Isabella e Ferdinando riunirono sotto il loro potere tutta la Spagna.

Il pellegrinaggio in quel Paese mi ha condotto ai centri più antichi della fede e della Chiesa nello spazio di quasi 2.000 anni. Questa fede e la Chiesa hanno fruttificato in particolare misura con i Santi e i Beati di tutte le epoche. La beatificazione dell’umile serva dei poveri, la beata Angela della Croce a Sevilla, è stata un ultimo suggello di questo processo storico.

4. E, contemporaneamente, questo pellegrinaggio papale nella Spagna è entrato nel contesto di tutta la realtà contemporanea della Chiesa, del Popolo di Dio nella penisola iberica. Nella cornice della tradizione secolare sono apparsi i problemi e i temi che compongono la vita della Chiesa e della società oggi, e che sono stati affidati al Signore fin dal primo giorno con la partecipazione all’atto eucaristico dell’Adorazione notturna.

Particolarmente eloquente, da questo punto di vista, è stata la visita a Toledo, sede primaziale della Spagna, luogo di importanti Concili nei secoli passati della Chiesa. Al tempo stesso, la celebrazione eucaristica a Toledo ha riunito i rappresentanti dell’apostolato dei laici di tutto il Paese, e ad essi si è riferita l’omelia della santa Messa.

La problematica della vita dei laici ha trovato anche la sua espressione durante la santa Messa per le famiglie a Madrid. Durante il viaggio, questa fu l’assemblea più numerosa di tutte e in essa sono stati messi in rilievo i problemi sulla responsabilità del matrimonio cattolico e della famiglia.

Immediatamente accanto ad essa si può mettere l’incontro con la gioventù allo stadio Santiago Bernabéu a Madrid, che ha riunito centinaia di migliaia di giovani partecipanti (ben oltre il mezzo milione), la maggior parte rimasti fuori dello stadio.

5. Il cammino della visita in Spagna conduceva non soltanto sulle orme di grandi santi, ma anche ai grandi centri che raccolgono la parte più cospicua della popolazione, come Madrid, Barcellona, Sevilla, Valencia, Zaragoza. Nei pressi di Valencia ho visitato anche i terreni colpiti recentemente dall’alluvione. A Barcellona l’incontro principale, oltre alla Celebrazione Eucaristica centrale, fu dedicato al mondo del lavoro, agli operai e industriali. Agli agricoltori sono state rivolte le parole dell’omelia a Sevilla. Gli uomini del mare hanno avuto uno speciale incontro a Santiago di Compostela. All’emigrazione e agli emigranti fu dedicato l’incontro a Guadalupe. Non poco spazio nel programma della visita hanno occupato, poi, i centri della scienza e della cultura: l’incontro con i rappresentanti delle Reali Accademie, della ricerca scientifica e della Università a Madrid, completato dall’incontro con la gioventù universitaria. A Salamanca ci fu il discorso ai cultori delle scienze ecclesiastiche, principalmente ai teologi.

6. La Chiesa in Spagna compie la sua missione introducendo nella vita la dottrina del Concilio Vaticano II. Tutti gli incontri sopraindicati danno prova di quanto la Chiesa cerchi di essere presente nel mondo contemporaneo. Converrebbe qui aggiungere ancora l’incontro con il mondo dei mezzi per le comunicazioni sociali, principalmente con i giornalisti, e la visita all’organizzazione mondiale del turismo.

Tuttavia, conviene dedicare una particolare attenzione a coloro che in modo speciale servono, con la propria vocazione ed attività, la missione della Chiesa. In primo luogo bisogna menzionare qui la Conferenza dell’Episcopato, con la quale mi sono incontrato, nella sua nuova sede, subito dopo l’arrivo in Spagna, la prima sera.

La giornata sacerdotale fu tenuta l’8 novembre a Valencia, dove mi è stato dato di conferire l’ordinazione sacerdotale a 141 Diaconi, e parlare ai sacerdoti rappresentanti di tutte le diocesi. Ai Seminaristi è stato indirizzato un particolare messaggio scritto. Fu pure eloquente la visita ad una nuova Chiesa, la parrocchia di san Bartolomeo, in un quartiere periferico della crescente città di Madrid.

Separatamente ebbero luogo gli incontri con i rappresentanti degli Ordini e delle Congregazioni religiose maschili e degli Ordini e delle Congregazioni religiose femminili, tutti e due a Madrid. Le Congregazioni religiose claustrali hanno mandato i loro rappresentanti ad Avila.


I grandi meriti missionari della Chiesa in Spagna sono stati ricordati durante l’incontro a Javier, dove 50 nuovi missionari hanno ricevuto il crocifisso.

La missione della Chiesa si compie attraverso la continua educazione nella fede. A questo importante problema fu dedicato un incontro a Granada.

7. Il Concilio Vaticano II ha ricordato la verità della particolare presenza della Genitrice di Dio, Maria, nella missione di Cristo e della Chiesa. Questa verità è anche particolarmente viva in tutta la tradizione della Chiesa in terra spagnola. Ne rendono testimonianza immagini sacre e sculture in diverse Cattedrali e Chiese di quella terra. Ne rendono testimonianza le diverse invocazioni, mediante le quali i Confessori di Cristo si rivolgono alla sua Madre. Ne rendono testimonianza infine i diversi Santuari, dei quali menziono almeno quello già ricordato di Guadalupe (in un certo senso prototipo di quello americano in Messico) e quello di Montserrat vicino a Barcellona. Come luogo dell’Atto Mariano Nazionale fu scelto il Santuario della Madre di Dio “del Pilar” a Zaragoza.

8. Ricordando almeno brevemente tutti questi incontri, compresi quelli con la comunità ecumenica, con gli Ebrei e con i miei connazionali, incontri con i vivi ed anche con i morti - poiché infatti mi è stato dato di trascorrere proprio in Spagna il giorno della Commemorazione di tutti i Defunti - desidero esprimere un fervido “ringraziamento” al Signore per la ricchezza di sane energie e di propositi generosi che ho trovato in quella Terra dalle tradizioni così antiche ed illustri. Ringrazio in particolare per la vitalità di quel popolo e per i suoi sentimenti profondamente religiosi. Così pure sono grato al Signore per l’impegno di vita cristiana, manifestato da quella Chiesa, alla quale auguro di cuore, con l’aiuto di Dio, risultati sempre più efficaci e luminosi.

E in pari tempo prego che questa visita serva alla grande causa della missione della Chiesa nella società della Spagna contemporanea ed anche dell’Europa contemporanea: oggi e domani. A questo problema importante fu dedicato l’ultimo atto nella cattedrale a Santiago di Compostela in presenza dei Reali e dei rappresentanti di diversi Paesi ed Episcopati europei.

Che sugli splendidi fondamenti di 2000 anni si costruiscano le nuove generazioni del Popolo di Dio nella penisola iberica e nel continente europeo.

Ai fedeli di espressione francese

Ai fedeli di lingua inglese

Ai pellegrini tedeschi


Ai fedeli spagnoli


Ai fedeli di lingua portoghese


Ai fedeli polacchi


Ed ecco una nostra traduzione italiana del discorso pronunciato dal Papa.

Nel giorno di san Stanislao Kostka, la Chiesa in Polonia recita la seguente preghiera:

“Dio, che tra i molti miracoli della tua sapienza, doni la grazia della santità matura anche nell’età giovanile, concedi - te ne preghiamo - che, sull’esempio di san Stanislao, occupando il tempo con il lavoro costante, dirigiamo i nostri passi all’eterno riposo. Per Cristo nostro Signore”.

Ripeto oggi questa preghiera dinanzi all’effigie della Signora di Jasna Góra, unendomi con il cuore a tutta la gioventù polacca. San Stanislao è il suo particolare patrono.

La sua vita breve - diciotto anni - fu piena di grande prova. Quale è la prova che riempie la vita di tanti giovani polacchi?

Stanislao ha superato la prova della sua vita. È uscito da essa vittorioso. Vittorioso uscì dalle numerose varie prove che componevano la grande prova di tutta la vita.

Tu, Madre, hai gradito questa vita con grande amore. Hai aiutato incessantemente colui che così illimitatamente si è affidato a te.

Aiuta oggi ognuno dei miei giovani connazionali in mezzo a tutte le prove delle quali si compone la loro vita.

Si affidano essi a te come Stanislao!


E come Stanislao riportino vittoria.

Ai gruppi Italiani

Saluto di cuore i partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Nocera dei Pagani, guidati dal Vescovo Monsignor Jolando Nuzzi e organizzato a conclusione delle Missioni predicate dai Padri Redentoristi a Pagani, dov’è sepolto sant’Alfonso de’ Liguori. Raccomando al Signore i buoni frutti che certamente le Missioni hanno suscitato in voi. La mia benedizione va in special modo ai Ministri straordinari dell’Eucaristia, ai Volontari Ospedalieri e a coloro che si curano dell’assistenza degli infermi e degli anziani, ma essa è per tutti voi e la estendo volentieri ai vostri Cari.
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Estendo il mio saluto anche ai partecipanti all’annuale Congresso dell’Associazione Italiana Barmen e Sostenitori. Mentre li ringrazio per aver desiderato questo incontro di fede, auguro loro ogni bene nel Signore e li benedico insieme alle loro famiglie.
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Dirigo ora il mio cordiale saluto ai Sacerdoti e Dirigenti delle Guide e Scouts di Europa riuniti a Roma per un Convegno circa la catechesi e l’inserimento nelle Chiese locali. In comunione fraterna con le altre forze ecclesiali, sotto la guida del Magistero della Chiesa, siate formatori di mature coscienze giovani, alimentando in esse, mediante la vita sacramentale ed una retta direzione spirituale, il coraggio di una luminosa testimonianza cristiana.

Vi sostenga la mia benedizione.
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Un saluto cordiale vada ora a tutti i giovani e alle giovani. Carissimi: “Crescete nella conoscenza di Dio” (
2P 3,18), amate sinceramente la Chiesa e siate sempre più entusiasti della fede cristiana e dandone prova mediante una leale disponibilità alle sapienti direttive che vi vengono impartite dai vostri parroci, in spirito di ossequio alle indicazioni dei Presuli delle singole diocesi a cui appartenete.

Con la mia benedizione.
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A voi ammalati che recate qui l’omaggio prezioso delle vostre sofferenze, rivolgo un pensiero grato e commosso, con l’augurio che sappiate attingere dal Cristo Crocifisso la forza necessaria per trasformare i vostri patimenti e le vostre prove in altrettanti atti di virtù soprannaturali per la salvezza delle vostre anime e per quella del mondo intero. Vi sia di conforto la mia speciale benedizione.
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Un pensiero beneaugurante va infine agli sposi novelli.

Cari sposi, voi che avete formato da poco tempo la vostra famiglia sotto il segno santo e santificante del sacramento del Matrimonio, non dimenticate mai i grandi ideali che la famiglia cristiana è chiamata a realizzare: anzi viveteli in pienezza, nella gioia vera e in un amore sempre crescente. Il Signore non mancherà di moltiplicare per voi le sue grazie e di accordarvi la sua continua protezione. Vi accompagni la mia particolare benedizione.




Catechesi 79-2005 20102