Agostino: Le confessioni 1319

Esortazione agli eletti

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19. 24. Ma prima lavatevi, purificatevi, eliminate la malvagità dai vostri animi e dalla vista dei miei occhi, affinché appaia la terra asciutta. Imparate a fare il bene, rendete giustizia all’orfano e soddisfazione alla vedova, affinché la terra germini erba da pascolo e alberi da frutta. Venite, discutiamo, dice il Signore, affinché siano fatti i lumi nel firmamento del cielo e brillino sulla terra (
Is 1,16-18 Gn 1, 9, Gn 11,14 s). Il ricco chiedeva al buon Maestro cosa dovesse fare per ottenere la vita eterna. Gli risponda il buon Maestro, che egli credeva un uomo e nulla più, e invece è buono perché è Dio, gli risponda di osservare, se vuole giungere alla vita, i comandamenti, separare da se stesso le acque amare della malizia e della nequizia, non uccidere, non commettere adulteri, non rubare, non testimoniare il falso, affinché appaia la terra asciutta e germini il rispetto del padre e della madre e l’amore del prossimo. "Ho fatto tutto ciò", risponde l’altro. Qual è dunque l’origine di tante spine, se la terra può dare frutti ? Va’, estirpa i folti pruneti dell’avarizia, vendi quanto possiedi e provvediti di messi dando ai poveri : possederai un tesoro nei cieli. Segui il Signore, se vuoi essere perfetto ; assòciati a coloro, fra cui predica la sapienza chi sa cosa assegnare al giorno e alla notte, per impararlo anche tu, perché anche per te siano fatti i lumi nel firmamento del cielo. Ma ciò non si farà, se non sarà là il tuo cuore ; non si farà, se non sarà là il tuo tesoro, come udisti dal buon Maestro. E invece la tristezza si diffuse sulla terra sterile, e le spine soffocarono la parola (Mt 19,16-22 1Co 2,6 Mt 6,21 Lc 18,23 Mt 13,7 Mt 13,22).

19. 25. Però voi, stirpe eletta (1 Pt 1P 2,9), debolezza del mondo (1Co 1,27), che vi siete spogliati di ogni cosa per seguire il Signore (Cf. Mc Mc 10,28 Lc 18,28), camminate dietro a lui e sgominate la forza (1Co 1,27) ; camminate dietro a lui con i vostri piedi radiosi (Rm 10,15) e brillate nel firmamento (Gn 1,17), affinché i cieli narrino la sua gloria (Ps 18,2), separando la luce dei perfetti, non ancora simili agli angeli, e le tenebre (Gn 1,18) dei piccoli, non però privi di speranza. Brillate su tutta la terra (Gn 1,17) ; il giorno, fulgido del sole, diffonda al giorno la parola della sapienza, e la notte, illuminata dalla luna, annunzi alla notte la parola della scienza (Ps 18,3 Cf. 1Co 12,8). La luna e le stelle brillano alla notte, ma la notte non le oscura, poiché esse la illuminano nella giusta misura. Ecco : quasi Dio avesse detto : "Siano fatti i lumi nel firmamento del cielo" (Gn 1,14), si produsse improvvisamente un fragore dal cielo, come d’un vento che soffi impetuoso ; e apparvero lingue quasi di fuoco, che si divisero e posarono sopra ciascuno di loro (Ac 2,2 s). Così si accesero lumi nel firmamento del cielo, che possedevano la parola della vita (1 Gv 1Jn 1,1). Diffondetevi ovunque, fiamme sante, fiamme belle. Voi siete il lume del mondo e non siete sotto il moggio (Mt 5,14 s). Colui, a cui vi appiccaste, fu esaltato e vi esaltò. Diffondetevi e manifestatevi a tutte le genti (Cf. Sal Ps 78,10).

I rettili simbolo dei sacramenti, i cetacei dei miracoli, i volatili dei messaggeri evangelici (@GN 1 GN 20 GN @)

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20. 26. Anche il mare concepisca e partorisca le vostre opere : le acque producano rettili con anime vive (
Gn 1,20). Separando ciò che è prezioso da ciò che è vile, diveniste la bocca di Dio (Jr 15,19), per cui dica : "Le acque producano", non l’anima viva, che produrrà la terra (Cf. Gn Gn 1,24), ma rettili con anime vive e volatili che volano sopra la terra (Gn 1,20). Come rettili, i tuoi sacramenti, o Dio, ad opera dei tuoi santi attraversano i marosi delle tentazioni mondane per impregnare le genti dell’acqua del tuo battesimo, impartito nel tuo nome (Cf. Mt Mt 28,19). Frattanto si produssero meraviglie grandiose (Ps 105,21) simili agli enormi cetacei, le voci dei tuoi messaggeri volarono sopra la terra in accordo col firmamento del tuo libro. Se lo ponevano innanzi per avere autorità, e sotto di esso volavano ovunque andassero. Né esistono favelle o discorsi, ove non echeggino le loro parole, poiché su tutta la terra si sparse la loro voce, le loro parole sino ai confini della terra (Ps 18,4 s). Tu, Signore, le hai moltiplicate con la tua benedizione (Cf. Gn Gn 1,22).

Le acque simbolo delle genti (@GN 1 GN 21@)


20. 27. Io mentisco forse, o confondo confusamente, senza distinguerle, la chiara conoscenza delle cose poste nel firmamento del cielo, e le opere corporee, fluttuanti nel mare e sotto il firmamento del cielo ? In verità le nozioni di queste cose sono fisse, determinate, non crescono col succedersi delle generazioni : tali i lumi della sapienza e della scienza ; ma le cose per se stesse comportano ricca varietà di operazioni fisiche e si moltiplicano in un continuo crescendo sotto la tua benedizione, o Dio. Tu hai consolato la noia dei sensi umani facendo sì che per i movimenti del corpo una cosa unica si atteggiasse ed esprimesse in molti modi nella conoscenza dello spirito. Le acque produssero queste opere (Gn 1,21), ma nella tua parola : le necessità dei popoli estraniati dall’eternità della tua verità hanno prodotto queste opere, ma nel tuo Vangelo. Le acque espressero dal loro seno queste opere e la loro languida amarezza fu il motivo per cui producessero queste opere nella tua parola.

20. 28. Tutto è bello, quando è opera tua. Ma tu, ecco, sei indicibilmente più bello, essendo l’autore di ogni opera. Senza la sua caduta, dal seno di Adamo non si sarebbero diffuse le onde salse del mare, ossia il genere umano con la sua curiosità profonda, la sua vanità procellosa, la sua instabilità fluida ; non sarebbe stato necessario che i dispensatori della tua parola attuassero materialmente e sensibilmente nella profondità delle acque le tue opere e parole mistiche. Sotto questa luce mi si presentarono ora i rettili e i volatili. Ma gli uomini, pur iniziati e permeati da questi misteri, non progredirebbero, con tutta la loro dedizione, oltre i sacramenti corporali, se l’anima non salisse ancora alla vita spirituale e dopo la parola dell’iniziazione non mirasse alla conoscenza completa (Cf. Eb He 6,1).

L’anima viva simbolo dell’anima credente

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21. 29. Perciò grazie alla tua parola non già il mare profondo, ma la terra separata dalle acque amare espresse invece di rettili con anime vive, e volatili, l’anima viva (Gn 1,24). Questa non ha più bisogno del battesimo, di cui hanno bisogno i gentili, come ne aveva bisogno essa pure, mentre era coperta dalle acque, perché non esiste altra via per entrare nel regno dei cieli, dal momento che hai fissato questa via per entrarvi (Jn 3,5). Neppure chiede grandiosità (Ps 105,21) di meraviglie per credere : crede anche senza vedere segni e prodigi (Jn 4,48), è terra credente, già separata dalle acque del mare amare d’incredulità ; e le lingue sono un segno non per i credenti, ma per gli increduli (1Co 14,22). Né ha bisogno, la terra da te stabilita sopra le acque, della specie dei volatili, che produssero le acque a una tua parola (Ps 135,6 Cf. Gn Gn 1,20). Infondivi la tua parola (Cf. Sal Ps 147,15) mediante i tuoi messaggeri. Noi narriamo, sì, le loro opere, ma tu sei che operi in loro (Cf. Fil Ph 2,13), ed esse operino l’anima viva (Gn 1,21), prodotto della terra, poiché la terra è il motivo per cui fanno ciò in essa, come il mare fu il motivo per cui fecero i rettili con anime vive e i volatili sotto il firmamento del cielo (Gn 1,20). Di tali esseri la terra non ha più bisogno, sebbene mangi il pesce (Cf. Lc Lc 24,42 s) tratto dal profondo, alla mensa da te preparata davanti agli occhi dei credenti (Ps 22,5) ; e tratto dal profondo appunto per nutrire la terra arida. Anche gli uccelli sono prole del mare (Cf. Gn 1,20), eppure si moltiplicano sulla terra (Cf. Gn Gn 1,22) : cioè, se l’incredulità degli uomini fu il motivo della prima predicazione evangelica, quest’ultima costituisce di giorno in giorno (Ps 60,9 Ps 95,2 Si 5,8 Is 58,2 2Co 4,16) un incitamento e una benedizione copiosa anche per i credenti ; però l’anima viva trae la sua origine dalla terra, poiché solo ai credenti giova la mortificazione dell’amore del secolo (Cf. Gc Jc 1,27), che fa vivere la loro anima per te (Cf. 2Co 5,15), mentre era morta quando viveva nelle delizie (1 Tm 1Tm 5,6), delizie, o Signore, mortali. Tu sei infatti la delizia vivificante di un cuore puro (Cf. 2 Tm 2Tm 2,22).

21. 30. Operino dunque ormai i tuoi ministri sulla terra in altro modo che nelle acque dell’incredulità. Allora predicavano e parlavano attraverso miracoli, simboli e frasi misteriose, ove si affissa l’ignoranza, madre della meraviglia, per il timore ispirato dalle espressioni arcane. Per queste vie entrano nella fede i figli di Adamo, dimentichi di te finché si nascondono alla tua vista (Cf. Gn Gn 3,8), divenendo abisso. Ma operino ancora come su terra arida, finalmente distinta dai gorghi dell’abisso ; siano modello ai credenti (1 Ts 1Th 1,7) con la loro vita pubblica, che stimoli a imitarli. Così i credenti non prestano l’orecchio soltanto per udire, ma anche per agire. Cercate Dio, e la vostra anima vivrà (Ps 68,33), affinché la terra produca l’anima vivente (Gn 1,24). Non uniformatevi a questo secolo (Rm 12,2), astenetevi da esso. L’anima vive evitando le cose che cercando muore. Astenetevi dalla ferocia inumana della superbia, dalla voluttà oziosa della lussuria, dal nome ingannevole della scienza (1 Tm 1Tm 6,20), e le fiere diverranno mansuete, le bestie docili, i serpenti innocui (Cf. Gn Gn 1,24) : sono infatti espressioni allegoriche dei sentimenti dell’anima. Invece il fasto della vanità, i piaceri della sensualità, il veleno della curiosità sono i sentimenti dell’anima morta. L’anima non muore perdendo ogni sentimento ; muore allontanandosi dalla fonte della vita (Cf. Ger Jr 2,13). Il secolo passando la raccoglie, e si uniforma ad esso.

Le fiere e le bestie simbolo degli affetti buoni dell’anima (@GN 1 GN 24 GN @)


21. 31. Ma il Verbo, Dio (Cf. Gv Jn 1,1), è fonte di vita eterna (Cf. Gv Jn 4,14 Jn 6,69) e non scorre (Cf. Mt Mt 24,35). Perciò nella tua parola s’intriga quel distacco. "Non uniformatevi a questo secolo", ci si dice, affinché la terra irrorata dalla fonte della vita produca l’anima vivente, un’anima che per la tua parola e il tramite dei tuoi evangelisti si mantiene nell’imitazione degli imitatori del tuo Cristo (Cf. 1Co 11,1). Questo è il senso dell’espressione secondo la specie (Gn 1,21), poiché l’uomo emula l’amico : "Siate, dice l’Apostolo, come me, poiché anch’io sono come voi" (Ga 4,12). Così le fiere dall’anima viva saranno buone per la mansuetudine della loro condotta secondo la tua raccomandazione : Compi le tue opere con mansuetudine, e sarai amato da tutti (Si 3,19) ; e buone le bestie, non appesantite se mangeranno, né affamate se non mangeranno (Cf. 1Co 8,8) ; e buoni i serpenti buoni, privi di veleno per nuocere, ma forniti di astuzia per difendersi (Cf. Gn Gn 3,1 Mt 10,16), curiosi della natura temporale solo quanto basta per scorgere l’eternità comprendendola attraverso il creato (Rm 1,20). Questi animali ubbidiscono infatti alla ragione quando, trattenendosi da un’avanzata mortale, vivono e sono buoni.

L’uomo creato a immagine di Dio simbolo dell’uomo rinnovato (@GN 1 GN 26@)

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22. 32. Ecco dunque, Signore Dio nostro, creatore nostro, che quando i nostri affetti, causa per noi di morte per una mala vita, si saranno mortificati dall’amore del secolo, e la nostra anima comincerà ad essere davvero viva per una buona vita, e si sarà compiuta la tua parola, che dicesti per bocca del tuo Apostolo : "Non uniformatevi a questo secolo" ; allora seguirà anche quanto aggiungesti subito dopo, dicendo : "Riformatevi invece, rinnovando il vostro cuore" (
Rm 12,2), non però secondo la specie (Gn 1,21), quasi dovessimo imitare i nostri simili che ci precedettero, o vivere sul modello autorevole di un uomo più perfetto. Tu non dicesti : "Sia fatto l’uomo secondo la sua specie", bensì : "Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza" (Gn 1,26), per farci riconoscere quale sia la tua volontà (Rm 12,2). Perciò quel tuo ministro, generando dei figli attraverso il Vangelo (Cf. 1Co 4,15), per non averli sempre piccoli da nutrire e allattare (Cf. 1Co 3,1 s) e tenere fra le braccia come una nutrice (Cf. 1 Ts 1Th 2,7), esclama : "Riformatevi, rinnovando il vostro cuore, affinché possiate riconoscere da voi quale sia la volontà di Dio, che è buona, gradevole e perfetta" (Rm 12,2). Perciò tu non dici : "Sia fatto l’uomo", bensì : "Facciamo" ; non dici : "secondo la sua specie", bensì : "a nostra immagine e somiglianza". Chi, rinnovato nel cuore, contempla e comprende la tua verità, non ha bisogno delle indicazioni di altri uomini per imitare la propria specie, ma con le tue indicazioni riconosce da se stesso quale sia la tua volontà, che è buona, gradevole e perfetta. Tu gli insegni, poiché ormai ne è capace, a vedere la trinità dell’Unità e l’unità della Trinità. Quindi è detto al plurale : "Facciamo l’uomo", e poi aggiunto al singolare : "e fece Dio l’uomo" ; è detto al plurale : "a nostra immagine", e aggiunto al singolare : "a immagine di Dio" (Gn 1,27). Così l’uomo si rinnova, nella conoscenza di Dio, secondo l’immagine del suo creatore (Col 3,10) e, divenuto spirituale, giudica tutte le cose, quelle evidentemente che sono da giudicare, mentre egli non è giudicato da nessuno (1Co 2,15).

La giurisdizione dell’uomo spirituale (@GN 1 GN 26@)

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23. 33. "Giudica tutte le cose" significa questo : che ha potere sui pesci del mare e i volatili del cielo, su tutte le bestie e le fiere, su tutta la terra e tutti i rettili che strisciano sulla terra (
Gn 1,26), potere che esercita mediante l’intelligenza della sua mente, con cui ha la percezione di ciò che appartiene allo spirito di Dio (1Co 2,14). Altrove l’uomo, messo in posizione onorata, non capì ; scese al livello delle bestie prive di ragione e divenne simile ad esse (Ps 48, 13, 21). Quindi nella tua Chiesa, Dio nostro, in virtù della tua grazia (1Co 3,10) a lei concessa, perché siamo un tuo prodotto, creature fra opere buone (Ep 2,10), si trovano, accanto a chi governa secondo lo spirito, altri che secondo lo spirito ubbidiscono ai governanti : e questa è la tua creazione dell’uomo maschio e femmina (Gn 1,27) nella grazia spirituale, perché là non esiste maschio e femmina rispetto al sesso corporeo, non esistendo giudei né greci, servi né liberi (Ga 3,28). Ebbene, gli esseri spirituali, governanti o sudditi, giudicano spiritualmente (Cf. 1Co 2,15) : non delle conoscenze spirituali che brillano nel firmamento (Gn 1,15), poiché non spetta loro il giudizio sopra un’autorità così sublime ; nemmeno del tuo stesso Libro, sia pure nei passi oscuri, poiché ad esso sottomettiamo la nostra intelligenza, certi che anche le parti rimaste chiuse ai nostri sguardi furono espresse giustamente e veracemente : l’uomo, benché ormai spirituale e rinnovato nella conoscenza di Dio secondo l’immagine del suo creatore (Col 3,10), deve attuare la legge, non giudicarla (Jc 4,11). Neppure giudica distinguendo gli uomini in spirituali e carnali, che sono noti ai tuoi occhi, Dio nostro, e a noi non ancora rivelati da nessun’opera, così da poterli riconoscere dai loro frutti (Mt 7,20). Tu invece, Signore, li conosci già, li hai divisi e chiamati in segreto prima che esistesse il firmamento. Neppure delle folle torbide di questo secolo egli giudica, sebbene uomo spirituale (1Co 2,15). Come potrebbe infatti giudicare coloro che sono fuori (1Co 5,12), ignorando chi ne verrà nella dolcezza della tua grazia, e chi invece rimarrà nell’amarezza perpetua dell’empietà ?

23. 34. Dunque l’uomo che hai fatto a tua immagine (Gn 1,27) non ricevette il potere sui lumi del cielo, né sullo stesso cielo segreto, né sul giorno e sulla notte, da te nominati prima della creazione del cielo, e neppure sull’unione delle acque, ossia il mare. Ricevette il potere sui pesci del mare e i volatili del cielo, su tutte le bestie e tutta la terra e tutti i rettili che strisciano sulla terra : ossia giudica e approva ciò che scopre sano, disapprova invece ciò che scopre guasto nella celebrazione dei sacramenti, cui s’iniziano coloro che la tua misericordia ricerca nella vastità delle acque ; nella cerimonia in cui si offre il pesce che viene tratto dalle profondità quale cibo per la terra fedele ; nelle espressioni e nei discorsi posti sotto l’autorità del tuo Libro come i volatili sotto il firmamento, quindi le interpretazioni, esposizioni, discussioni, dispute, benedizioni, invocazioni che si rivolgono a te ed erompono dalla bocca in espressioni sonore, cui il popolo risponderà : "Amen" (Cf. Dt Dt 27,15). Se tutte queste parole devono essere pronunciate fisicamente, ne è causa l’abisso del secolo e la cecità della carne. Incapace di scorgere i pensieri, essa richiede fragori nelle orecchie. Così, sebbene i volatili si moltiplichino sulla terra, è però dalle acque che traggono origine (Gn 1,21 s). Ancora, lo spirituale giudica approvando ciò che scopre sano e disapprovando ciò che scopre guasto nelle opere e nei costumi dei fedeli, nelle elemosine, paragonabili alla terra ferace, e, quanto all’anima viva, nei sentimenti, ammansiti attraverso la castità, digiuni (2 Cor 2Co 6, 6, 5), i pensieri pii sopra le cose percepite dai sensi del corpo. Si vuol dire insomma che giudica delle cose ove ha pure un potere di correzione.

La moltiplicazione della specie simbolo della varietà dei significati e delle espressioni (@GN 1 GN 28@)

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24. 35. Ma che è ciò ? (
Ex 13,14 Ex 16,15 Si 39,26) di quale mistero si tratta ? Ecco, tu, Signore, benedici gli uomini per farli crescere e moltiplicare e riempire la terra (Cf. Gn Gn 1,28) : non è un’indicazione che ci dài per farci intendere qualcosa ? Perché non hai benedetto allo stesso modo la luce, che chiamasti giorno, il firmamento del cielo, i lumi, gli astri, la terra, il mare ? Direi che tu, Dio nostro, che ci creasti a tua immagine (Gn 1,27), direi che concedesti all’uomo il dono di questa benedizione come un privilegio singolare, se non avessi così benedetto i pesci e i cetacei per farli crescere e moltiplicare e riempire le acque del mare, i volatili per farli moltiplicare sulla terra (Cf. Gn Gn 1,22). Direi quindi che questa benedizione è riservata alle specie che si propagano da se stesse con la generazione, se la ritrovassi per gli alberi, le piante e gli animali della terra. Invece né alle erbe, né agli alberi, né alle bestie né ai serpenti fu detto : "Crescete e moltiplicatevi", mentre anche queste creature come i pesci, gli uccelli e gli uomini tutte si propagano e preservano la loro specie con la generazione (Cf. Gn Gn 1,11 s., 24 s).

24. 36. Che dirò allora, o mio lume, verità ? Che ci ritroviamo davanti a una frase vuota e pronunciata inutilmente ? No certo, Padre di pietà ; lontano dal servo della tua parola una simile asserzione. Se io non comprendo il significato di quel tuo discorso, possa farne un uso migliore chi è migliore, ossia più intelligente di me, in proporzione all’acume da te dato a ciascuno. Gradisci però anche la mia confessione : io ti confesso sotto i tuoi occhi (Ps 78,10 Is 49,16) di credere, Signore, che non invano hai parlato così. Neppure tacerò i pensieri che mi suggerisce l’incontro con questa lettura, pensieri veri ; né vedo ostacoli alla mia interpretazione del racconto figurato dei tuoi Libri. È chiaro che un’idea intesa dalla mente in un unico modo può essere espressa dal corpo in molti modi, così come la mente può concepire in molti modi un’unica espressione del corpo. Ad esempio, il semplice amore di Dio e del prossimo (Cf. Mt Mt 22, 37, 39; Mc 12,30 s.; Lc 10,27) con quale molteplicità di formule e infinità di lingue, e in ogni lingua con quale varietà infinita di frasi viene esposto materialmente ! Così crescono e si moltiplicano i germi delle acque. Considera ancora, o mio lettore, quest’altro fatto : ciò che viene presentato dalla Scrittura ed enunciato dalla voce in un unico modo : In principio Dio creò il cielo e la terra (Gn 1,1), non viene interpretato in molti modi senza essere travisato, bensì riproducendosi fra interpretazioni giuste ?. Così crescono e si moltiplicano i germi degli uomini.

24. 37. Se pensiamo soltanto all’essenza delle cose, non in senso allegorico, ma proprio, le parole : crescete e moltiplicatevi (Gn 1, 22, 28) convengono ad ogni creatura che nasce da seme. Se invece le prendiamo come usate figuratamente, quale fu piuttosto, a mio giudizio, l’intenzione della Scrittura, che certamente non attribuì senza motivo questa benedizione ai soli germi degli animali acquatici e degli uomini, troviamo invero delle moltitudini anche nel creato spirituale e corporeo, come nel cielo e nella terra ; nelle anime giuste e inique, come nella luce e nelle tenebre ; negli autori sacri, per il cui mezzo fu divulgata la Legge, come nel firmamento, che fu stabilito fra acqua e acqua ; e nell’associazione dei popoli amari, come nel mare ; nello zelo delle anime pie, come sulla terra arida ; nelle opere di misericordia attuate nella vita presente, come nelle erbe da seme e negli alberi da frutto ; nei doni spirituali manifestati a vantaggio (1Co 12,7) dell’uomo, come nei lumi del cielo ; nei desideri moderati, come nell’anima viva. In tutti questi elementi troviamo moltitudini e feracità e sviluppi. Quanto invece alla crescita e alla moltiplicazione di un unico episodio espresso in molti modi, o di un’unica espressione interpretata in molti modi, non le troviamo che nelle immagini espresse materialmente e nelle idee elaborate intellettualmente. Immagini espresse materialmente vedemmo nelle generazioni delle acque, necessariamente originate dall’abisso della carne ; idee elaborate intellettualmente nelle generazioni umane, originate dalla fecondità del nostro intelletto. Perciò, secondo il nostro convincimento, tu, Signore, dicesti all’una e all’altra delle due razze : "Crescete e moltiplicatevi". Con questa benedizione, a mio avviso, ci hai concessa la facoltà e la potestà di esprimere in molti modi un unico concetto che abbiamo acquisito, e di concepire in molti modi un’unica espressione oscura che abbiamo letto. Così si riempiono le acque del mare, mosse soltanto dalla varietà delle interpretazioni ; e così la terra si riempie di germi degli uomini, trasparendo la sua aridità alla brama del sapere, e dominandola la ragione.

L’erba e gli alberi simbolo del soccorso prestato agli evangelizzatori (@GN 1 GN 29@)

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25. 38. Voglio ancora dire, Signore Dio mio, i pensieri che mi suggerisce il seguito della tua Scrittura. Dirò senza timore, perché dirò la verità, ispirandomi tu a dire ciò che volesti ch’io dicessi di quelle parole. Non credo di dire il vero per ispirazione di altri, che tua : tu sei la verità, ogni uomo invece è menzognero (
Jn 14,6 Rm 3,4). Perciò chi dice una menzogna dice del suo (Jn 8,44) ; per dire il vero, devo dire del tuo. Ecco, tu ci desti per cibo ogni erba da seminare che semina il proprio seme, sopra tutta la terra, e ogni albero che porta su di sé il frutto del proprio seme da seminare (Gn 1,29). E non solo a noi, ma anche a tutti gli uccelli del cielo, agli animali della terra e ai serpenti (Cf. Gn Gn 1,30). Non li desti invece ai pesci e ai grandi cetacei. Dicevamo (Cf. 13, 17, 21) infatti come questi frutti della terra designino e rappresentino allegoricamente le opere di misericordia, che offre per le esigenze della vita presente la terra ferace. Era di questa terra il pio Onesiforo, sulla cui casa spargesti misericordia, poiché sovente rifocillò il tuo Paolo e non arrossì delle sue catene (2 Tm 2Tm 1,16). Così fecero, e fruttarono di questa messe, anche i fratelli che dalla Macedonia fornirono a Paolo ciò che gli mancava (2 Cor 2Co 11,9). Come Paolo si duole invece di certi alberi, che non avevano dato il frutto a lui dovuto, là dove dice : "Al tempo della mia prima difesa nessuno mi assistette, ma tutti mi abbandonarono. Che Dio non gliene chieda ragione !" (2 Tm 2Tm 4,16). È un cibo dovuto ai dispensatori di una dottrina razionale attraverso la comprensione dei misteri divini ; a loro dovuto come uomini, ma a loro dovuto anche come anime vive, che si offrono a modello di mortificazioni d’ogni genere ; e così a loro dovuto come volatili per le benedizioni che moltiplicano sulla terra, poiché su tutta la terra si diffuse la loro voce (Ps 18,5).

Intenzione spirituale dell’offerta

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26. 39. Si nutrono di questi cibi coloro che li gustano, e non li gustano coloro che hanno per dio il ventre (
Ph 3,19) ; agli stessi che li offrono, il frutto non è l’offerta, ma l’intenzione dell’offerta. Vedo bene di che gode il servitore di Dio e non del proprio ventre (Cf. Rm Rm 16,18) ; lo vedo e ne gioisco intensamente con lui. Aveva ricevuto da Epafrodito i doni inviati dai filippesi (Cf. Fil Ph 4,18), ma di che gode lo vedo. Di che gode, di lì anche si nutre. Parlando schiettamente, dice : "Ho goduto straordinariamente nel Signore, perché infine una volta avete rigerminato il pensiero di me, a cui pensavate, ma poi vi siete intorpiditi". Costoro dunque si erano guastati e inariditi, per così dire, in un lungo torpore infecondo di opere buone, ed egli gode per loro, che abbiano rigerminato, non per sé, che sia stato soccorso nell’indigenza. Dunque prosegue dicendo : "Non perché io abbia bisogno, parlo così. Imparai infatti a bastarmi con ciò che ho. So essere povero come so vivere nell’abbondanza. In tutto e dappertutto mi sono avvezzato a essere sazio e affamato, ad avere abbondanza e soffrire miseria. Tutto posso in Colui che mi fortifica" (Ph 4,10-13).

Godimento per il valore spirituale del beneficio


26. 40. Di che godi dunque, o grande Paolo ? Di che godi, di che ti nutri, uomo rinnovato nella conoscenza di Dio secondo l’immagine del tuo creatore (Col 3,10), anima viva per la sua mortificazione così intensa, lingua alata che predica i misteri (Cf. 1Co 14,2) ? A tali anime è certamente dovuto questo cibo. Che ti nutre, dunque ? La gioia. Ascoltiamo il seguito : "Eppure - dice - avete fatto bene a condividere la mia angustia" (Ph 4,14). Ecco di che gode, ecco di che si nutre : della loro buona azione, non del suo sollievo dall’angustia. Può dirti : "Nell’angustia mi hai aperto un varco" (Ps 4,2), perché sa avere abbondanza e soffrire miseria in te, che gliene dài la forza. "Anche voi infatti, o filippesi, scrive, sapete come all’inizio della mia predicazione evangelica, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa mi concesse un conto di crediti e debiti, eccetto voi soli. Voi m’inviaste a Tessalonica una prima e una seconda volta di che far fronte alle mie necessità" (Ph 4,15 s). Ora gode che siano tornati alle buone pratiche, e si rallegra che abbiano rigerminato, come un campo rinverdito a fertilità.

26. 41. Pensava forse alle proprie necessità quando scriveva : "inviaste di che far fronte alle mie necessità" ? gode per questo ? No, non per questo. Come lo sappiamo ? Perché egli stesso prosegue dicendo : "Non cerco il dono, ma ricerco il frutto" (Ph 4,17). Ho imparato da te, Dio mio, a distinguere fra il dono e il frutto. Il dono è la cosa in sé, donata da chi offre il necessario, ad esempio denaro, cibo, bevanda, vestito, riparo, aiuto. Il frutto invece è la buona e retta volontà del donatore. Il buon Maestro non si limitò a dire : "Chi accoglierà un profeta", ma soggiunse : "perché profeta" ; non si limitò a dire : "chi accoglierà un giusto", ma soggiunse : "perché giusto". Allora sì il primo percepirà la ricompensa dei profeti, il secondo dei giusti. Né si limitò a dire : "Chi darà da bere un bicchiere di acqua fresca a uno dei miei infimi", ma soggiunse : "unicamente perché mio discepolo", e concluse : "in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa" (Mt 10,41 s). L’accoglienza del profeta, l’accoglienza del giusto, il bicchiere di acqua fresca offerto al discepolo sono i doni ; il frutto è l’azione compiuta perché profeta, perché giusto, perché discepolo. Elia è nutrito con frutto dalla vedova consapevole di nutrire un uomo di Dio, e che perciò lo nutriva ; dal corvo invece riceveva il dono che lo nutriva (Cf. 1 Re 1R 17, 6, 10-16), che nutriva non la parte interna, ma l’esterna di Elia, la quale poteva anche deperire per difetto di tale cibo.

Materialismo degli infedeli

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27. 42. Quindi dirò la verità in tua presenza, Signore. Uomini indotti e infedeli (
1Co 14,23), che per essere iniziati e guadagnati alla fede hanno bisogno di riti misteriosi e grandiosità (Ps 105,21) di miracoli, designati, noi siamo giunti a credere, col nome di pesci e cetacei, accolgono i tuoi fanciulli per ristorarli fisicamente o comunque aiutarli nelle necessità della vita presente, ignari del motivo e dello scopo per cui bisogna fare questo. Allora né i primi offrono ai secondi, né i secondi ricevono dai primi nessun nutrimento, poiché né i primi compiono le opere con intenzione santa e retta, né i secondi si rallegrano dei loro doni, non vedendovi ancora nessun frutto. In verità nutre l’anima solo ciò che la rallegra : quindi i pesci e i cetacei non mangiano i cibi che la terra produce solo dopo di essere stata distinta e separata dall’amarezza dei flutti marini (Cf. Gn 1,9 Gn 1,11 s).

La bella armonia del creato (Gn 1,31)

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28. 43. Finalmente vedesti, o Dio, tutte le cose che avevi creato ; ed eccole buone assai (
Gn 1,31). Anche noi le vediamo ed eccole tutte buone assai. L’una e l’altra, in ognuno dei generi delle tue opere, dopo aver detto ad esse di esistere, ed esistettero, vedesti che erano buone. Sette volte ho calcolato che fu scritto che tu vedesti come la tua opera fosse buona (Cf. Gn Gn 1,4 Gn 1,10 Gn 1,12 Gn 1,18 Gn 1,21 Gn 1,25 (sic)). L’ottava è quando vedesti tutte le tue opere, ed eccole non solo buone, ma anche assai buone, siccome tutte insieme. Una per una erano soltanto buone ; tutte insieme erano buone e assai. Lo si dice anche di ogni corpo bello : un corpo costituito di tutte membra belle, è di gran lunga più bello delle singole membra che con la loro armoniosissima riunione formano il complesso, sebbene anch’esse siano, singolarmente, belle.

Eternità della visione e della parola divina

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29. 44. Ho cercato, dunque, se vedesti per sette o per otto volte che le tue opere erano buone, quando ti piacquero. Ma non ho scoperto nella tua visione l’esistenza di tempi, con cui capire che vedesti tante volte le tue opere. Dissi allora : "O Signore, la tua Scrittura non è forse veritiera, poiché espressa da te, verace (
Jn 3,33) e Verità (Jn 14,6) ? Perché dunque tu mi dici che nella tua visione non esistono tempi, mentre d’altra parte la tua Scrittura mi dice che vedesti giorno per giorno che le tue opere erano buone, e io calcolandole ho scoperto quante volte ?". Ecco la tua risposta. Tu sei il mio Dio (Ps 42,2), e dici con voce forte all’orecchio interiore del tuo servo, squarciando col grido la mia sordità : "O uomo, certamente le parole che dice la mia Scrittura, io le dico. Però essa le dice nel tempo, mentre la mia parola non è soggetta al tempo, ferma com’è in un’eternità pari alla mia. Ciò che voi vedete attraverso il mio spirito, io lo vedo ; ciò che voi dite attraverso il mio spirito, io lo dico. Ma mentre voi lo vedete nel tempo, io non lo vedo nel tempo ; così come, mentre voi lo dite nel tempo, io non lo dico nel tempo".

Errata concezione manichea della creazione

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30. 45. Ho udito, Signore Dio mio, ho delibato una stilla della tua dolce verità. Ho compreso che esistono uomini, cui le tue opere dispiacciono. Essi sostengono che ne compisti molte per forza di necessità, ad esempio gli edifici dei cieli e i sistemi degli astri ; per di più, esse non derivarono da te, ma già esistevano, create altrove e diversamente. Tu non avresti fatto altro che concentrarle, connetterle e collegarle, innalzando sulla sconfitta dei tuoi nemici le muraglie del mondo, sì che, sgominati da questa costruzione, non potessero nuovamente ribellarsi contro di te. Il resto poi non sarebbe stato creato e neppure connesso dalle tue mani, ad esempio tutti i corpi di carne, gli animali minori e quanto si radica in terra ; è invece uno spirito avverso, un’altra natura non stabilita da te e a te ostile, che li produce e li forma nelle regioni inferiori dell’universo. Così parlano i pazzi, che non vedono attraverso il tuo spirito le tue opere e non ti riconoscono in esse.


Agostino: Le confessioni 1319