Agostino: Le confessioni 1035

Sotto il giogo di Dio

C) L’orgoglio :

1036 36. 58. Dovrò considerare anche questa un’inezia ? No, nulla mi riporta alla speranza, oltre la tua misericordia. Poiché tu hai avviato la mia conversione e tu sai (Tb 3, 16; 8, 9; Sal 68, 6; Gv 21, 15)s fino a che punto l’hai condotta. Dapprima mi guarisci dalla voluttà di giustificarmi, per poi divenire generoso anche verso tutti gli altri miei peccati, per guarire tutte le mie debolezze, per riscattare dalla corruzione la mia vita, per incoronarmi di commiserazione e misericordia, per saziare nei beni il mio desiderio (Sal 102, 3-5). Ispirandomi il tuo timore soffocasti la mia superbia, rendesti mansueta la mia cervice al tuo giogo. Ora lo porto, e mi è lieve, secondo la tua promessa (Cf. Mt 11, 30) tradotta in realtà. Era tale certamente anche prima, e non lo sapevo, quando temevo di addossarmelo.

a) gli uffici ;

36. 59. Ma davvero, Signore, che sei il solo a signoreggiare senza burbanza, perché sei il solo vero Signore (Is 37, 20) senza signori, davvero mi sono liberato anche da questo terzo genere di tentazione (Cf. 1 Gv 2, 16), se mai si può esserne liberati in tutta questa vita : ossia dal desiderio di farsi temere e amare dagli uomini senza altro motivo, se non di trarne un godimento che non è godimento ? Misera vita, lurida iattanza. Di qui soprattutto deriva l’assenza di amore e timore innocente per te, e quindi tu resisti ai superbi, mentre agli umili accordi favore (Gc 4, 6; 1 Pt 5, 5) ; tuoni (Cf. Sal 17, 14) sulle ambizioni mondane (Cf. 1 Gv 2, 16), e tutte tremano le fondamenta delle montagne (Sal 17, 8). Certi impegni del consorzio umano ci costringono a farci amare e temere dagli uomini ; quindi l’avversario della nostra vera felicità incalza e dissemina ovunque i lacci dei "Bravo, bravo" (Sal 34, 21; 39, 16; 69, 4), per prenderci a nostra insaputa mentre li raccogliamo con avidità, per staccare la nostra gioia dalla tua verità e attaccarla alla menzogna degli uomini, per farci gustare l’amore e il timore non ottenuti in tuo nome, ma in tua vece, per averci, simili così a se stesso, con sé, non concordi nella carità, ma consorti nella pena. Decise di fissare la propria sede nell’aquilone (Cf. Is 14, 13), affinché gli uomini servissero questo tuo perverso e deforme imitatore in una gelida tenebra. Ma noi, Signore, siamo, ecco, il tuo piccolo gregge (Lc 12, 32). Tienici dunque, stendi le tue ali, e ci rifugeremo sotto di esse. Sii tu la nostra gloria. Ci si ami per te, e in noi sia temuta la tua parola. Chi vuole la lode degli uomini col tuo biasimo, non sarà difeso dagli uomini al tuo giudizio né sottratto alla tua condanna. Quando non si loda un peccatore per le brame della sua anima e non si benedirà un ingiusto (Sal 9, 24) (Ps 10, 3), bensì si loda un uomo per qualche dono ricevuto da te, se costui si rallegra della lode più del possesso del dono per cui è lodato, anche costui è lodato con tuo biasimo, ed è migliore chi loda di chi è lodato. Al primo piacque in un uomo il dono di Dio, al secondo piacque maggiormente il dono di un uomo che di Dio.

b) le lodi degli uomini ;

1037 37. 60. Queste le tentazioni che ci tentano quotidianamente, Signore, ci tentano senza tregua. Un crogiuolo quotidiano (Cf. Pr 27, 21) è per noi la lingua degli uomini. Tu ci comandi la mortificazione anche a questo proposito. Ebbene, dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi. Conosci i gemiti del mio cuore (Sal 37, 9) a questo riguardo, e i fiumi dei miei occhi. Infatti non mi è facile capire fino a che punto io sia ben mondato da questa peste, e ho gran timore delle mie inclinazioni segrete (Cf. Sal 18, 13), che i tuoi occhi conoscono (Cf. Sir 15, 20), i miei invece no. Nelle altre specie di tentazioni riesco in una certa misura a esplorarmi ; in questa quasi nulla. Vedo fino a che punto sia riuscito a contenere i piaceri della carne e le curiosità superflue del mio animo, allorché me ne privo volontariamente, o mi mancano : basta allora che m’interroghi per sapere quanto mi spiaccia non averli. E le ricchezze, che si cercano appunto per soddisfare uno di questi tre desideri o due o tutti, può essere che l’animo, finché le possiede, non riesca ad avvertire se le disprezza o meno ; ma si può sempre licenziarle per metterlo alla prova. La lode invece, come privarsene per conoscere la nostra resistenza nei suoi confronti ? Dovremmo forse condurre una vita malvagia, così perversa e disumana, che nessuno ci conosca senza detestarci ? Si può dire o pensare follia maggiore ? Se la lode suole e deve accompagnarsi a una vita onesta e ad opere oneste, non conviene abbandonare né la sua compagnia né la vita onesta. Però, per conoscere se l’assenza di un bene mi lascia indifferente o mi angustia, deve mancarmi.

37. 61. Cosa confessarti dunque, Signore, per questa specie di tentazione ? Cos’altro, se non che mi compiaccio delle lodi ? Però più della verità che delle lodi. Richiesto di scegliere fra uno stato di follia e di errori d’ogni genere, con la lode di tutti gli uomini, oppure di equilibrio e sicuro possesso della verità, con il biasimo di tutti, so quale scelta farei ; però vorrei che l’approvazione di una bocca estranea non accrescesse neppure di poco il godimento che ogni bene mi procura. Invece, lo confesso, non solo l’approvazione lo accresce, ma il biasimo lo diminuisce. E mentre mi sento turbare da tanta miseria, s’insinua nella mia mente una giustificazione che tu sai, Dio (Sal 68, 6), quanto vale ; me, infatti, rende incerto. Tu ci hai comandato non solo la continenza, ossia di trattenerci dall’amore di alcune cose, ma anche la giustizia, ossia di concentrarlo su altre ; e hai voluto che non amassimo soltanto te, ma anche il prossimo (Cf. Mt 22, 37. 39; Mc 12, 30; Lc 10, 27). Ora, sovente mi pare di rallegrarmi per i progressi o le buone speranze che rivela il mio prossimo, quando mi rallegro di una lode intelligente ; di rattristarmi viceversa per il suo errore, quando lo sento biasimare ciò che ignora o è un bene. Talvolta infatti mi rattristo, anche, delle lodi che mi vengono tributate, quando si loda in me una cosa che spiace a me stesso, oppure si stimano più del dovuto certi beni secondari e futili. Ma anche qui, come posso sapere se questo sentimento non nasce dalla mia contrarietà, perché chi mi loda ha di me stesso un’opinione diversa dalla mia, e quindi se mi scuoto per il suo bene, anziché per il piacere maggiore che mi danno le mie virtù se gradite, oltre che a me stesso, anche ad altri ? In un certo senso non sono io lodato, quando la lode non corrisponde all’opinione che ho di me stesso, poiché allora si lodano cose che a me dispiacciono, o si lodano troppo cose che a me piacciono poco. Sono dunque incerto su me stesso per questo punto ?

37. 62. Ma ecco che in te, Verità, vedo come le lodi che mi si tributano non debbano scuotermi per me stesso, ma per il bene del prossimo. Se io sia già da tanto, non lo so. Qui conosco me stesso meno di come conosco te. Ti scongiuro, Dio mio, di rivelarmi anche il mio animo, affinché possa confessare ai miei fratelli, da cui aspetto preghiere, le ferite che vi scoprirò. M’interrogherò di nuovo, con maggiore diligenza : se nelle lodi che mi vengono tributate è l’interesse del prossimo a scuotermi, perché mi scuote meno un biasimo ingiusto rivolto ad altri, che a me ? perché sono più sensibile al morso dell’offesa scagliata contro di me, che contro altri, e ugualmente a torto, davanti a me ? Ignoro anche questo ? Non rimane che una risposta : io m’inganno da solo (Cf. Gal 6, 3) e non rispetto la verità (Cf. 1 Gv 1, 6; Gv 3, 21) davanti a te nel mio cuore e con la mia lingua. Allontana da me una simile follia, Signore, affinché la mia bocca non sia per me l’olio del peccatore per ungere il mio capo (Sal 140, 5).

c) la vanagloria ;

1038 38. 63. Indigente e povero io sono (Sal 108, 22) ; qualcosa di meglio, quando in un gemito segreto, disgustato di me stesso, cerco la tua misericordia. E così fino a quando io sia rifatto nei miei difetti e perfetto per la pace che l’occhio del presuntuoso ignora. Ma le parole che escono dalla nostra bocca, e le azioni che la gente viene a conoscere costituiscono una tentazione pericolosissima ad opera dell’amore di lodi, che, per ottenere una misera eccellenza personale, raccoglie consensi mendicati. È una tentazione che sussiste anche quando la disapprovo dentro di me, e proprio nell’atto di disappprovarla. Spesso per colmo di vanità ci si gloria del disprezzo stesso in cui si tiene la vanagloria : allora non ci si gloria più del disprezzo per la gloria, perché non la si disprezza, gloriandosi.

d) il compiacimento di se stesso.

1039 39. 64. Dentro di noi, sì, dentro di noi sta un’altra tentazione maligna della stessa specie : quella che rende vani quanti si compiacciono di se medesimi, anche se non piacciono, o dispiacciono e non si preoccupano di piacere agli altri. Ma, per quanto piacciano a se medesimi, dispiacciono molto a te, non solo prendendo come bene ciò che non è bene, ma anche prendendo il bene tuo come loro ; o, se anche come tuo, ottenuto però dai meriti loro ; o, se anche come ottenuto dalla tua generosità, non però godendone in comunione con gli altri, ma tenendolo anzi gelosamente per sé. Fra tutti questi e altri simili pericoli e travagli vedi come trepida il mio cuore. Mi sembra più facile farmi guarire subito da te le mie ferite, che non infliggermele.

Conclusione

La dolce ricerca di Dio

1040 40. 65. O Verità, dove non mi accompagnasti nel cammino, insegnandomi le cose da evitare e quelle da cercare, mentre ti esponevo per quanto potevo le mie modeste vedute e ti chiede-vo consiglio ? Percorsi con i sensi fin dove potei il mondo fuori di me, esaminai la vita mia, del mio corpo, e gli stessi miei sensi. Di lì entrai nei recessi della mia memoria, vastità molteplici colme in modi mirabili d’innumerevoli dovizie, li considerai sbigottito (Cf. Ab 3, 2), né avrei potuto distinguervi nulla senza il tuo aiuto ; e trovai che nessuna di queste cose eri tu. E neppure questa scoperta fu mia. Perlustrai ogni cosa, tentai di distinguerle, di valutarle ognuna secondo il proprio valore, quelle che ricevevo trasmesse dai sensi e interrogavo, come quelle che percepivo essendo fuse con me stesso. Investigai e classificai gli organi stessi che me le trasmettevano ; infine entrai nei vasti depositi della memoria e rivoltai a lungo alcuni oggetti, lasciai altri sepolti e altri portai alla luce. Ma nemmeno la mia persona, impegnata in questo lavorio, o meglio, la stessa mia forza con cui lavoravo non erano te. Tu sei la luce permanente (Cf. Gv 1, 9; 8, 12; 9, 5; 12, 46; 1 Gv 1, 5), che consultavo sull’esistenza, la natura, il valore di tutte le cose. Udivo i tuoi insegnamenti e i tuoi comandamenti. Spesso faccio questo, è la mia gioia, e in questo diletto mi rifugio, allorché posso liberarmi della stretta delle occupazioni. Ma fra tutte le cose che passo in rassegna consultando te, non trovo un luogo sicuro per la mia anima, se non in te. Soltanto lì si raccolgono tutte le mie dissipazioni, e nulla di mio si stacca da te. Talvolta m’introduci in un sentimento interiore del tutto sconosciuto e indefinibilmente dolce, che, qualora raggiunga dentro di me la sua pienezza, sarà non so cosa, che non sarà questa vita. Invece ricado sotto i pesi tormentosi della terra. Le solite occupazioni mi riassorbono, mi trattengono, e molto piango, ma molto mi trattengono, tanto è considerevole il fardello dell’abitudine. Ove valgo, non voglio stare ; ove voglio, non valgo, e qui e là sto infelice.

Verità e menzogna

1041 41. 66. Perciò considerai le mie debolezze peccaminose sotto le tre forme della concupiscenza e invocai per la mia salvezza l’intervento della tua destra (Cf. Sal 102, 3; Mt 4, 23; Sal 59, 7; 107, 7). Vidi, pur col cuore ferito, il tuo splendore e, abbagliato, dissi : "Chi può giungervi ?". Fui proiettato lontano dalla vista dei tuoi occhi (Sal 30, 23). Tu sei la verità (Cf. Gv 14, 6) che regna su tutto, io nella mia avidità non volevo perderti, ma volevo possedere insieme a te la menzogna, come nessuno vuole raccontare il falso al punto d’ignorare egli stesso quale sia il vero. Così ti persi, poiché tu non accetti di essere posseduto insieme alla menzogna.

Falsi mediatori fra Dio e gli uomini

1042 42. 67. Chi potevo trovare per riconciliarmi con te ? Dovevo corteggiare gli angeli ? e con quali preghiere, con quali riti ? Molti, nel tentativo di ritornare a te, non riuscendovi da soli, mi si dice, provarono questa via e caddero nella bramosia delle apparizioni stravaganti, diventando a ragione dei visionari. Esaltati, che ti cercavano con l’orgoglio della scienza, gonfiandosi il petto, anziché batterlo ; che attiravano a sé per affinità di sentimento le potenze dell’aria (Ef 2, 2), complici e alleate della loro superbia, e si lasciavano ingannare dai loro poteri magici ! Cercavano il mediatore che li purificasse, ma non era lui : era il diavolo, che si trasfigura in angelo di luce (2 Cor 11, 14). Una forte attrattiva per la loro carne orgogliosa fu la circostanza che non possedeva un corpo di carne. Mortali e peccatori sono costoro ; tu invece, Signore, con cui cercavano orgogliosamente di riconciliarsi, sei immortale e senza peccato. Il mediatore fra Dio e gli uomini (Cf. 1 Tm 2, 5) doveva rassomigliare in qualche cosa a Dio, in qualche cosa rassomigliare agli uomini : simile in tutto agli uomini, sarebbe stato lontano da Dio ; simile in tutto a Dio, sarebbe stato lontano dagli uomini ; e così non sarebbe stato un mediatore. Il mediatore fallace da cui, nei tuoi misteriosi giudizi, lasci meritatamente illudere l’orgoglio, ha una cosa in comune con gli uomini, il peccato ; un’altra vorrebbe far credere di avere in comune con Dio, atteggiandosi a immortale, poiché non è ricoperto di carne mortale. Ma poiché la morte è il compenso del peccato (Rm 6, 23), ha in comune con gli uomini ciò, che lo condanna alla morte insieme con loro.

Il vero mediatore : Gesù Cristo

1043 43. 68. Il mediatore autentico, che la tua misteriosa misericordia rivelò e mandò agli umili, affinché dal suo esempio imparassero proprio anche l’umiltà, questo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù (1 Tm 2, 5), si presentò fra i peccatori mortali e il Giusto immortale, mortale come gli uomini, giusto come Dio, affinché, ricompensa della giustizia essendo la vita e la pace, per la giustizia, congiunta con Dio, abolisse la morte degli empi giustificati (Cf. 2 Tm 1, 10) (Cf. Aug., De pecc, mer, et rem, 1, 27, 48; PL 37, 136; NBA 17/1, 80), che con loro volle condividere. È lui, che fu rivelato ai santi del tempo antico, affinché si salvassero (Cf. 1 Tm 2, 4) credendo nella sua passione futura, come noi credendo nella sua passione passata. In quanto è uomo, in tanto è mediatore ; in quanto Verbo invece non è mediano, poiché uguale a Dio (Cf. Fil 2, 6), Dio presso Dio (Gv 1, 1), e insieme a lui unico Dio.

43. 69. Quanto amasti noi, Padre buono, che non risparmiasti il tuo unico Figlio, consegnandolo agli empi per noi (Rm 8, 32) ! Quanto amasti noi, per i quali egli, non giudicando un’usurpazione la sua uguaglianza con te, si fece suddito fino a morire in croce (Fil 2, 6, 8), lui, l’unico a essere libero fra i morti (Sal 87, 6), avendo il potere di deporre la sua vita e avendo il potere di riprenderla (Gv 10, 18), vittorioso e vittima per noi al tuo cospetto, e vittorioso in quanto vittima ; sacerdote e sacrificio per noi al tuo cospetto, e sacerdote in quanto sacrificio ; che ci rese, di servi, tuoi figli, nascendo da te e servendo a noi ! A ragione è salda la mia speranza in lui che guarirai tutte le mie debolezze (Sal 102, 3; Cf. Mt 4, 23) grazie a Chi siede alla tua destra e intercede per noi (Rm 8, 34) presso di te. Senza di lui dispererei. Le mie debolezze sono molte e grandi, sono molte, e grandi. Ma più abbondante è la tua medicina. Avremmo potuto credere che il tuo Verbo fosse lontano dal contatto dell’uomo, e disperare di noi, se non si fosse fatto carne e non avesse abitato fra noi (Gv 1, 14).

43. 70. Atterrito dai miei peccati e dalla mole della mia miseria, avevo ventilato in cuor mio e meditato una fuga nella solitudine. Tu me lo impedisti, rinsaldandomi con queste parole : Cristo morì per tutti affinché i viventi non vivano più per se stessi, ma per Chi morì per loro (2 Cor 5, 15). Ecco, Signore, lancio in te la mia pena (Cf. Sal 54, 23), per vivere ; contemplerò le meraviglie della tua legge (Sal 118, 18). Tu sai (Tb 3, 16; 8, 9; Sal 68, 6; Gv 21, 15)s la mia inesperienza e la mia infermità (Cf. Mt 4, 23; Sal 102, 3) : ammaestrami (Sal 142, 10) e guariscimi (Sal 6, 3). Il tuo unigenito, in cui sono ascosi tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col 2, 3), mi riscattò col suo sangue (Cf. Ap 5, 9). Gli orgogliosi non mi calunnino (Sal 118, 122), se penso al mio riscatto (Sal 61, 5), lo mangio, lo bevo (Cf. Gv 6, 55, 57; 1 Cor 11, 29) e lo distribuisco ; se, povero, desidero saziarmi (Lc 16, 21) di lui insieme a quanti se ne nutrono e saziano. Lodano il Signore coloro che lo cercano (Sal 21, 27).





Libro undicesimo


MEDITAZIONE SUL PRIMO VERSETTO DELLA GENESI : "In principio Dio creò..."

Introduzione


Scopo della confessione a Dio

1101 1. 1. Ignori forse, Signore, per essere tua l’eternità, ciò che ti dico, o vedi per il tempo ciò che avviene nel tempo ? Perché dunque ti faccio un racconto particolareggiato di tanti avvenimenti ? Non certo perché tu li apprenda da me. Piuttosto eccito in me e in chi li leggerà l’amore verso la tua persona. Tutti dovremo dire : "È grande il Signore e ben degno di lode" (Ps 47,1 Ps 95,4 Ps 144,3). Già lo dissi (Cf. 2, 1, 1) e lo dirò di nuovo : per amore del tuo amore m’induco a tanto. Noi preghiamo, certo ; però la Verità (Cf. Gv Jn 14,6) dice : "Il Padre vostro sa cosa vi occorre prima ancora che glielo domandiate" (Mt 6,8). Confessandoti dunque le nostre miserie e le tue misericordie su di noi (Ps 32,22), noi manifestiamo i nostri sentimenti verso di te, affinché tu possa completare la nostra liberazione già da te iniziata : affinché noi cessiamo di essere infelici in noi e ci rallegriamo in te che ci chiamasti a essere poveri nello spirito, e miti e piangenti, e affamati e assetati di giustizia, e misericordiosi e mondi in cuore, e pacifici (Cf. Mt Mt 5,3-9). Ecco dunque ch’io ti narrai molti fatti, come potei e volli. Il primo a volere che mi confessassi a te, Signore Dio mio, poiché sei buono, poiché la tua misericordia è eterna (Ps 117,1), fosti tu.

Un nuovo proposito

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2. 2. Ma quando mai riuscirò con la lingua della mia penna (Cf. Sal
Ps 44,2) a elencare tutti i tuoi incitamenti e tutte le tue intimidazioni e le consolazioni e le direttive, con cui mi conducesti a predicare la tua parola e a dispensare il tuo sacramento al tuo popolo ? Se anche riuscissi a farne un elenco ordinato, troppo preziose per me sono le gocce del tempo. Da molto mi riarde il desiderio di meditare la tua legge (Cf. Sal Ps 38,4 Ps 1,2 Ps 118,174), di confessarti la mia conoscenza e la mia ignoranza in proposito, le prime luci della tua illuminazione e i residui delle mie tenebre (Cf. Sal Ps 17,29), fino a quando la mia debolezza sia inghiottita dalla tua forza. Non voglio disperdere altrimenti le ore che mi ritrovo libere dal ristoro indispensabile del corpo, dalle applicazioni dello spirito e dai servizi che dobbiamo ai nostri simili, o che non dobbiamo, ma ugualmente rendiamo.

Preghiera a Dio


2. 3. Signore Dio mio, presta ascolto alla mia preghiera (Ps 60,2) ; la tua misericordia esaudisca il mio desiderio (Cf. Sal Ps 9,38), che non arde per me solo, ma vuole anche servire alla mia carità per i fratelli. Tu vedi nel mio cuore che è così. Lascia che ti offra in sacrificio il servizio del mio pensiero e della mia parola, e prestami la materia della mia offerta a te (Ps 65,15). Sono misero e povero (Ps 85,1), tu ricco per tutti coloro che ti invocano (Rm 10,12), tu senza affanni, che ti affanni per noi. Recidi tutt’intorno alle mie labbra (Cf. Es Ex 6,12 Jr 6,10), dentro e fuori, ogni temerità e ogni menzogna. Siano le tue Scritture le mie caste delizie ; ch’io non m’inganni su di esse, né inganni gli altri con esse. Signore, guarda (Jr 18,19) e abbi pietà, Signore (Ps 85,3). Dio mio, luce dei ciechi e virtù dei deboli, e tosto luce dei veggenti e virtù dei forti ; volgi la tua attenzione sulla mia anima e ascolta chi grida dall’abisso (Cf. Sal Ps 129,1). Se non fossero presenti anche nell’abisso le tue orecchie, dove ci volgeremo ? (Cf. Sal Ps 138,7) a chi grideremo ? Tuo è il giorno e tua la notte (Ps 73,16), al tuo cenno trasvolano gli istanti. Concedimene un tratto per le mie meditazioni sui segreti della tua legge, non chiuderla a chi bussa (Cf. Mt Mt 7,7 s.; Lc 11,9 s). Non senza uno scopo, certo, facesti scrivere tante pagine di fitto mistero ; né mancano, quelle foreste, dei loro cervi, che vi si rifugiano e ristorano, vi spaziano e pascolano, vi si adagiano e ruminano (Cf. Sal Ps 28,9). O Signore, compi la tua opera in me (Ps 16,5), rivelandomele. Ecco, la tua voce è la mia gioia, la tua voce una voluttà superiore a tutte le altre. Dammi ciò che amo. Perché io amo, e tu mi hai dato di amare. Non abbandonare i tuoi doni, non trascurare la tua erba assetata. Ti confesserò quanto scoprirò nei tuoi libri. Oh, udire la voce della tua lode (Ps 25,7), abbeverarsi di te, contemplare le meraviglie della tua legge (Ps 118,18) fin dall’inizio, quando creasti il cielo e la terra (Gn 1,1), e fino al regno eterno con te (Cf. Ap Ap 5,10) nella tua santa città (Cf. Ap Ap 21, 2, 10).

2. 4. Signore, abbi pietà di me ed esaudisci il mio desiderio (Ps 26,7). Non credo sia desiderio di cose terrene, di oro e argento e pietre preziose, o di vesti fastose, o di onori e potere, o di piaceri carnali, o di beni necessari al corpo durante il nostro pellegrinaggio in questa vita. Tutte queste cose ci vengono date in aggiunta, se cerchiamo il tuo regno e la tua giustizia (Mt 6,33). Vedi (Lm 1, 9, 11; al), Dio, ove s’ispira il mio desiderio. Gli empi mi hanno descritto le loro voluttà, difformi però dalla tua legge (Ps 118,85), Signore, e a questa s’ispira il mio desiderio. Vedi, Padre, guarda e vedi e approva, e piaccia agli occhi della tua misericordia (Ps 18,15 Da 3,40) che io trovi favore presso di te, affinché si aprano i recessi delle tue parole, a cui busso (Cf. Mt Mt 7,8 Lc 11,10). Ti scongiuro per il Signore nostro Gesù Cristo, figlio tuo, eroe della tua destra, figlio dell’uomo, che stabilisti per te (Ps 79,18) mediatore fra te e noi (Cf. 1 Tm 1Tm 2,5), per mezzo del quale ci cercasti mentre non ti cercavamo, e ci cercasti affinché ti cercassimo ; il tuo Verbo, con cui creasti l’universo (Cf. Gv Jn 1,3), e in esso me pure ; il tuo unigenito, per mezzo del quale chiamasti all’adozione il popolo dei credenti (Cf. Gal Ga 4,5), e fra esso me pure. Per lui ti scongiuro, che siede alla tua destra e intercede per noi (Rm 8,34) presso di te ; in cui sono ascosi tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col 2,3). Questi tesori appunto cerco nei tuoi libri. Mosè ne scrisse, egli stesso lo afferma (Cf. Gv Jn 5,46), lo afferma la Verità (Cf. Gv Jn 14,6).

La Parola creatrice di Dio


Ricorso a Dio per comprendere le Scritture

1103
3. 5. Fammi udire e capire come in principio creasti il cielo e la terra (
Gn 1,1). Così scrisse Mosè, così scrisse, per poi andarsene, per passare da questo mondo, da te a te. Ora non mi sta innanzi. Se così fosse, lo tratterrei, lo pregherei, lo scongiurerei nel tuo nome di spiegarmi queste parole, presterei le orecchie del mio corpo ai suoni sgorganti dalla sua bocca. Se parlasse in ebraico, invano busserebbe ai miei sensi (Cf. Mt Mt 7,7 s.; Lc 11,9 s) e nulla di lì giungerebbe alla mia mente. Se invece in latino, saprei che dice ; ma come saprei se dice il vero ? E anche se lo sapessi, da lui lo saprei ? Dentro di me piuttosto, nell’intima dimora del pensiero la verità, non ebraica né greca né latina né barbara, mi direbbe, senza strumenti di bocca e di lingua, senza suono di sillabe : "Dice il vero". E io subito direi sicuro, fiduciosamente a quel tuo uomo : "Dici il vero". Invece non lo posso interrogare ; quindi mi rivolgo a te, Verità (Cf. Gv Jn 14,6), Dio mio, da cui era pervaso quando disse cose vere ; mi rivolgo a te : perdona i miei peccati (Jb 14,16). E tu, che concedesti al tuo servo di enunciare questi veri, concedi anche a me di capirli (Cf. Sal Ps 118, 34, 73, 144).

Esistenza e creazione del mondo

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4. 6. Ecco che il cielo e la terra esistono, proclamano con i loro mutamenti e variazioni la propria creazione. Ma tutto ciò che non è stato creato e tuttavia esiste, nulla ha in sé che non esistesse anche prima, poiché questo sarebbe un mutamento e una variazione. Ancora proclamano di non essersi creati da sé : "Esistiamo, per essere stati creati. Dunque non esistevamo prima di esistere, per poterci creare da noi". La voce con cui parlano è la loro stessa evidenza. Tu dunque, Signore, li creasti, tu che sei bello, poiché sono belli ; che sei buono, poiché sono buoni ; che sei, poiché sono. Non sono così belli, né sono così buoni, né sono così come tu, loro creatore, al cui confronto non sono belli, né son buoni, né sono. Lo sappiamo, e ne siano rese grazie a te, sebbene il nostro sapere paragonato al tuo sia un ignorare.

Attività umana e creazione divina

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5. 7. Ma come creasti il cielo e la terra (
Gn 1,1) ? quale strumento impiegasti per un’operazione così grande ? Non ti accadde certamente come a un uomo, che, artista, riproduce in un corpo le forme di un altro corpo seguendo i cenni dello spirito, capace d’imporre entro certi limiti le immagini che vede dentro di sé con l’occhio interiore : e come sarebbe capace di tanto, se non per essere stato creato da te ? Lo spirito impone le sue immagini su qualcosa che già esiste e possiede quanto basta per esistere, come la terra o la pietra o il legno o l’oro o qualsiasi altro materiale di tale genere. Ora, fuori dalla tua azione, da dove potrebbero derivare queste materie ? Tu desti all’artista un corpo, tu uno spirito, che comanda le membra, tu la materia, con cui attua l’opera, tu l’ingegno, con cui acquistare l’arte e vedere dentro ciò che attuerà fuori di sé ; tu i sensi del corpo, per il cui mezzo trasferire dallo spirito alla materia l’opera e ragguagliare poi lo spirito sulla sua attuazione, affinché quest’ultimo consulti in se stesso la verità che lo governa, sulla bontà dell’opera attuata. Tutte queste cose ti lodano come creatore di tutte le cose. Ma tu come le crei ? come creasti, o Dio, il cielo e la terra ? Non certo in cielo e in terra creasti il cielo e la terra ; nemmeno nell’aria o nell’acqua, che pure appartengono al cielo e alla terra. Nemmeno creasti l’universo nell’universo, non esistendo lo spazio ove crearlo, prima di crearlo perché esistesse. Né avevi fra mano un elemento da cui trarre cielo e terra : perché da dove lo avresti preso, se non fosse stato creato da te, per crearne altri ? ed esiste qualcosa, se non perché esisti tu ? Dunque tu parlasti, e le cose furono create (Ps 32,9) ; con la tua parola le creasti (Cf. Sal Ps 32,6).

Parola umana e Verbo divino

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6. 8. Ma come parlasti ? Forse così, come uscì la voce dalla nube e disse : "Questo è il Figlio mio diletto" (
Lc 9,35) ? Fu, quella, una voce che si produsse e svanì, ebbe un principio e una fine ; le sue sillabe risuonarono e trapassarono, la seconda dopo la prima, la terza dopo la seconda e così via, ordinatamente, fino all’ultima dopo tutte le altre, e al silenzio dopo l’ultima. Ne risulta chiaramente che venne prodotta dal moto di una cosa creata, ministra temporale della tua verità eterna ; e queste tue parole formate temporaneamente furono trasmesse dall’orecchio esteriore alla ragione intelligente, il cui orecchio interiore è accostato alla tua parola eterna. Ma la ragione, confrontando queste parole risuonate nel tempo, con la tua parola silenziosa nell’eternità, disse : "È cosa assai diversa, assai diversa. Queste parole sono assai più in basso di me, anzi neppure sono, poiché fuggono e passano. La parola del mio Dio invece permane sopra di me eternamente (Is 40,8)". Se dunque con parole sonore e passeggere ti esprimesti per creare il cielo e la terra, e così creasti il cielo e la terra, esisteva già prima del cielo e della terra una creatura corporea, i cui movimenti, avvenendo nel tempo, trasmettevano temporaneamente quella voce. Ma prima del cielo e della terra non esisteva alcun corpo, o, se esisteva, l’avevi creato certamente senza una voce passeggera, per trarne una voce passeggera con cui dire che fossero creati il cielo e la terra. Qualunque fosse l’elemento necessario a formare una tale voce, non sarebbe affatto esistito fuori dalla tua creazione ; ma per creare il corpo necessario a tali parole, con quali parole avresti parlato ?

Eternità del Verbo

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7. 9. Così ci chiami a comprendere il Verbo, Dio presso te Dio (
Jn 1,1), proclamato per tutta l’eternità e con cui tutte le cose sono proclamate per tutta l’eternità. In esso non finiscono i suoni pronunciati, né altri se ne pronunciano perché tutti possano essere pronunciati, ma tutti insieme ed eternamente sono pronunciati. In caso diverso vi si troverebbe già il tempo, e mutamenti, e non vi sarebbe vera eternità né vera immortalità. Lo so, Dio mio, e ti ringrazio (Lc 18,11 Rm 1,8 1Co 1,4 1Co 14,18 Ph 1,3 2Tm 1,3 Phm 4) ; lo so, te lo confesso, Signore, e lo sa con me, e ti benedice, chiunque non è ingrato verso la verità sicura. Noi sappiamo, Signore, sì, sappiamo che una cosa muore e nasce in quanto cessa di essere ciò che era, e comincia a essere ciò che non era. Nulla dunque nella tua parola scompare o appare, poiché davvero è immortale ed eterna. Con questa parola coeterna con te enunci tutto assieme e per tutta l’eternità ciò che dici, e si crea tutto ciò di cui enunci la creazione. Non in altro modo, se non con la parola, tu crei ; ma non per questo si creano tutte assieme e per tutta l’eternità le cose che con la parola crei.

Il Verbo nel tempo

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8. 10. Perché ciò, di grazia, Signore Dio mio ? Lo vedo in qualche modo, ma come esprimerlo non so. Forse così : ogni essere che comincia e finisce, comincia e finisce quando la tua ragione eterna riconosce che doveva cominciare o finire, la tua ragione, ove nulla comincia né finisce. Questa ragione appunto è il tuo Verbo, che è anche il principio, perché anche ci parla (Cf. Gv
Jn 8,25). Parlò nel Vangelo mediante la carne e risuonò esteriormente alle orecchie degli uomini, affinché credessero in lui e lo cercassero in sé e lo trovassero nella verità eterna, ove il buono e unico Maestro (Cf. Mt Mt 19,16 Mt 23,8) istruisce tutti i suoi discepoli. Ivi odo la tua voce, Signore, la quale mi dice che chi ci parla ci istruisce, chi non ci istruisce, per quanto parli, non ci parla. Ora, chi ci istruisce, se non la verità immutabile ? Anche quando siamo ammoniti da una creatura mutabile, siamo condotti alla verità immutabile, ove davvero impariamo, ascoltando immoti. Ci prende la gioia alla voce dello sposo (Jn 3,29), che ci restituisce a Colui da cui veniamo. Perciò è il principio. Se non fosse stabile, mentre noi erriamo, non avremmo dove ritornare. Invece quando torniamo dai nostri errori, torniamo appunto perché conosciamo, e conosciamo perché lui ci insegna, in quanto è il Principio e ci parla (Jn 8,25).

Il lume della Sapienza

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9. 11. In questo principio, o Dio, creasti il cielo e la terra (
Gn 1,1) : cioè nel tuo Verbo, nel tuo figlio, nella tua virtù, nella tua sapienza, nella tua verità, con una parola straordinaria compiendo un atto straordinario. Chi potrà comprenderlo ? chi descriverlo ? Cos’è, che traspare fino a me e mi colpisce il cuore senza ferirlo ? Timore e ardore mi scuotono : timore, per quanto ne sono dissimile ; ardore, per quanto ne sono simile. La Sapienza, la vera Sapienza traspare fino a me, squarciando le mie nubi, che mi ricoprono, quando nuovamente mi allontano da lei, entro l’alta foschia del mio castigo. Il mio vigore si è indebolito nell’indigenza (Ps 30,11) tanto da non poter tollerare il mio bene ; finché tu, Signore, divenuto benigno verso tutte le mie malvagità, guarisca ancora tutte le mie debolezze. Riscatterai dalla corruzione la mia vita, m’incoronerai di commiserazione e misericordia, sazierai nei beni il mio desiderio, perché la mia giovinezza si rinnoverà come quella dell’aquila (Ps 102,3-5). Nella speranza fummo salvati e con pazienza attendiamo (Rm 8,24 s) le tue promesse. Chi può, ascolti la tua parola dentro di sé ; io fiducioso griderò col tuo oracolo : "Quale magnificenza, Signore, le tue opere ; tu creasti tutto nella tua sapienza" (Ps 103,24). Essa è il principio, e in quel principio creasti il cielo e la terra.


Agostino: Le confessioni 1035