Catechesi 79-2005 15999

Mercoledì, 15 settembre 1999: Il sacramento della Penitenza

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1. Il cammino verso il Padre, proposto alla speciale riflessione di quest’anno di preparazione al Grande Giubileo, implica anche la riscoperta del sacramento della Penitenza nel suo significato profondo d’incontro con Lui che perdona mediante Cristo nello Spirito (cfr. Tertio Millennio Adveniente
TMA 50).

Diversi sono i motivi per cui urge nella Chiesa una seria riflessione su questo sacramento. Lo richiede innanzitutto l’annuncio dell’amore del Padre, come fondamento del vivere e dell’agire cristiano, nel contesto dell’attuale società dove spesso risulta offuscata la visione etica dell’esistenza umana. Se molti hanno perso la dimensione del bene e del male, è perché hanno smarrito il senso di Dio, interpretando la colpa solo secondo prospettive psicologiche o sociologiche. In secondo luogo la pastorale deve dare nuovo impulso ad un itinerario di crescita nella fede che sottolinei il valore dello spirito e della pratica penitenziale in tutto l’arco della vita cristiana.

2. Il messaggio biblico presenta tale dimensione ‘penitenziale’ come impegno permanente di conversione. Fare opere di penitenza suppone una trasformazione della coscienza che è frutto della grazia di Dio. Soprattutto nel Nuovo Testamento la conversione è chiesta come scelta fondamentale a coloro a cui è rivolta la predicazione del regno di Dio: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15 cfr Mt 4,17). Con queste parole Gesù inizia il suo ministero, annunzia il compimento dei tempi e l’imminenza del regno. Il “convertitevi” (in greco: metanoéite)è un appello a cambiare modo di pensare e di comportarsi.

3. Questo invito alla conversione costituisce la conclusione vitale dell’annunzio fatto dagli Apostoli dopo la Pentecoste. In esso l’oggetto dell’annunzio viene pienamente esplicitato: non è più genericamente il “regno”, bensì l’opera stessa di Gesù, inserita nel piano divino predetto dai profeti. All’annuncio di quanto è avvenuto in Gesù Cristo morto, risorto e vivente nella gloria del Padre, segue l’invito pressante alla “conversione”, cui è legato anche il perdono dei peccati. Tutto questo emerge chiaramente nel discorso che Pietro tiene nel portico di Salomone: “Dio ha adempiuto ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto. Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati” (Ac 3,18-19).

Questo perdono dei peccati, nell’Antico Testamento è promesso da Dio nel contesto della “nuova alleanza”, che Egli stabilirà con il suo popolo (cfr Jr 31,31-34). Dio scriverà la legge nel cuore. In tale prospettiva la conversione è un requisito della definitiva alleanza con Dio e insieme un atteggiamento permanente di colui che, accogliendo le parole dell'annunzio evangelico, entra a far parte del regno di Dio nel suo dinamismo storico ed escatologico.

4. Il sacramento della Riconciliazione veicola e visibilizza mistericamente questi valori fondamentali annunciati dalla Parola di Dio. Esso reinserisce l’uomo nel contesto salvifico dell’alleanza e lo riapre alla vita trinitaria, che è dialogo di grazia, circolazione di amore, dono e accoglienza dello Spirito Santo.

Una rilettura accurata dell’Ordo Paenitentiae aiuterà non poco ad approfondire, in occasione del Giubileo, le dimensioni essenziali di questo sacramento. La maturità della vita ecclesiale dipende in gran parte dalla sua riscoperta. Il sacramento della Riconciliazione, infatti, non si risolve nel momento liturgico-celebrativo, ma conduce a vivere l’atteggiamento penitenziale in quanto dimensione permanente dell’esperienza cristiana. Esso è “un avvicinamento alla santità di Dio, un ritrovare la propria verità interiore, turbata e sconvolta dal peccato, un liberarsi nel più profondo di se stessi e, per questo, un riacquistare la gioia perduta, la gioia di essere salvati, che la maggioranza degli uomini del nostro tempo non sa più gustare” (Reconciliatio et paenitentia CFR RP 31,III).

5. Per i contenuti dottrinali di questo sacramento rinvio all’Esortazione Apostolica Reconciliatio et paenitentia (cfr RP 28-34) e al Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr CEC 1420-1484), nonché agli altri interventi del Magistero ecclesiale. Qui desidero richiamare l’importanza della cura pastorale necessaria per la valorizzazione di questo sacramento nel popolo di Dio, perché l’annuncio della riconciliazione, il cammino di conversione e la stessa celebrazione del sacramento possano maggiormente toccare i cuori degli uomini e delle donne del nostro tempo.

In particolare, desidero ricordare ai pastori che si è buoni confessori se si è autentici penitenti. I sacerdoti sanno di essere depositari di una potestà che viene dall’alto: infatti il perdono da loro trasmesso “è il segno efficace dell'intervento del Padre” (RP 31, III) che fa risorgere dalla morte spirituale. Per questo, vivendo con umiltà e semplicità evangelica una dimensione così essenziale del loro ministero, i confessori non trascurino il proprio perfezionamento e aggiornamento, perché non vengano mai a mancare di quelle qualità umane e spirituali che sono tanto necessarie per il rapporto con le coscienze.

Ma insieme con i pastori, è l’intera comunità cristiana che deve essere coinvolta nel rinnovamento pastorale della Riconciliazione. Lo impone l’‘ecclesialità’ propria del sacramento. La comunità ecclesiale è il grembo che accoglie il peccatore pentito e perdonato e, prima ancora, crea l’ambiente adatto per un cammino di ritorno al Padre. In una comunità riconciliata e riconciliante i peccatori possono ritrovare la strada smarrita e l’aiuto dei fratelli. E da ultimo attraverso la comunità cristiana può essere ridisegnato un solido cammino di carità, che visibilizzi attraverso opere di bene il perdono ritrovato, il male riparato, la speranza di poter incontrare ancora le braccia misericordiose del Padre.


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Carissimi pellegrini neerlandesi e belgi !

Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli è molto importante per la vita cristiana. Auguro che possiate sperimentare la vicinanza e l’amore del Signore in questi giorni, per l’intercessione della Beata Vergine Addolorata.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Saluto cordialmente i pellegrini lituani, tra i quali i componenti del gruppo folcloristico di danza e di canto "Mastis".

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita alle soglie del terzo millennio e spero che l'odierno incontro vi avvicini ancora di più a Cristo, presente nella sua Chiesa come il Signore e il centro della storia.

Mentre vi affido alla materna protezione di Maria Santissima, imparto con affetto a tutti voi, ai vostri familiari e all'intero popolo lituano la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua romena

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini dell’Eparchia di Maramures in Romania.

Carissimi, la visita alle tombe degli Apostoli e dei martiri romani vi siano di stimolo per un sempre più generoso impegno di testimonianza cristiana nella vostra Patria.

Con questo auspicio di cuore invoco su di voi e sulle vostre famiglie benedizioni del cielo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Cordialmente saluto il gruppo di pellegrini slovacchi da Krupina e Revúca.

Cari fratelli e sorelle, oggi la Slovacchia festeggia la festa dell’Addolorata, la sua principale Patrona. Lei è stata con la vostra nazione nei momenti dolorosi e felici. Essa vi conduca a Cristo con la sua protezione materna.

Con affetto imparto la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutta la vostra nazione.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * *


Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto la Superiora generale e le Capitolari delle Ancelle dell’Immacolata, ed auguro loro che, in adesione fedele al carisma originario, si impegnino con rinnovato slancio nell’opera evangelizzatrice, alle soglie del terzo millennio.

Saluto i partecipanti al Convegno di Bioetica “Il tramonto della vita”, promosso dal Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum”. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza e formulo fervidi voti che l’importante simposio, a cui partecipate, contribuisca ad accrescere in tutti la consapevolezza degli inalienabili diritti della persona e il dovuto rispetto per ogni essere umano, perché la “sera” della sua esistenza sia vissuta nella dignità e nell’amore.

Saluto i ragazzi dell’Oratorio di Canegrate, dell’Arcidiocesi di Milano, che partecipano alla fiaccolata in bicicletta, come pure il gruppo aziendale dell'Associazione Volontari Italiani del Sangue – Italtel di Cassina de’ Pecchi, venuti in pellegrinaggio per ricordare il trentesimo anniversario di costituzione del sodalizio.

Desidero ora salutare con particolare affetto i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli qui presenti.

Facciamo oggi memoria della Beata Vergine Maria Addolorata, che con fede sostò presso la croce di Gesù.

Cari giovani, non abbiate paura di restare anche voi come Maria presso la Croce. Gesù morente vi infonderà il coraggio di superare ogni ostacolo nella vostra quotidiana esistenza.

E voi, cari ammalati, possiate trovare in Maria conforto e sostegno per apprendere dal Signore Crocifisso il valore salvifico della sofferenza.

Voi, cari sposi novelli, rivolgetevi con fiducia nei momenti di difficoltà alla Vergine Addolorata, che vi aiuterà ad affrontarli con la sua materna intercessione.




Mercoledì, 22 settembre 1999: Riconciliazione con Dio e i fratelli

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1. Continuando la riflessione sul sacramento della Penitenza, vogliamo oggi approfondire una dimensione che intrinsecamente lo caratterizza: la riconciliazione. Questo aspetto del sacramento si pone come antidoto e medicina rispetto al carattere lacerante che è proprio del peccato. Peccando, infatti, l’uomo non solo si allontana da Dio, ma pone germi di divisione dentro di sé e nei rapporti con i fratelli. Il movimento di ritorno a Dio implica perciò una reintegrazione dell’unità pregiudicata dal peccato.

2. La riconciliazione è dono del Padre: Egli solo può operarla. Perciò essa rappresenta anzitutto un appello che viene dall'alto: “In nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (
2Co 5,20). Come Gesù ci spiega nella parabola del Padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32), perdonare e riconciliare a sé è per Lui una festa. Il Padre, in questo come in altri brani evangelici, non solo offre perdono e riconciliazione ma nello stesso tempo mostra come questi doni siano fonte di gioia per tutti.

È significativo nel Nuovo Testamento il legame tra la paternità divina e la gioia festosa del convito. Il regno di Dio è paragonato ad un banchetto gioioso dove chi invita è appunto il Padre (cfr Mt 8,11 Mt 22,4 Mt 26,29). Il compimento di tutta la storia salvifica è ancora espresso con l’immagine del banchetto preparato da Dio Padre per le nozze dell’Agnello (cfr Ap 19,6-9).

3. Proprio in Cristo, Agnello senza macchia, offerto per i nostri peccati (cfr 1P 1,19 Ap 5,6 Ap 12,11) si concentra la riconciliazione che proviene dal Padre. Gesù Cristo è non solo il Riconciliatore, ma la Riconciliazione stessa. Come insegna san Paolo, il nostro diventare creatura nuova, rinnovata dallo Spirito, “viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione” (2Co 5,18-19).

Proprio attraverso il mistero della Croce di nostro Signore Gesù Cristo si supera il dramma della divisione esistente tra l’uomo e Dio. Con la Pasqua, infatti, il mistero dell’infinita misericordia del Padre penetra nelle radici più oscure dell’iniquità dell’essere umano. Là si attua un movimento di grazia che, se accolto con libero consenso, conduce ad assaporare la dolcezza di una piena riconciliazione.

L’abisso del dolore e della derelizione di Cristo si trasforma così in una sorgente inesauribile di amore compassionevole e rappacificante. Il Redentore ridisegna un cammino di ritorno al Padre che permette di sperimentare nuovamente il rapporto filiale perduto e conferisce all’essere umano le forze necessarie per conservare questa comunione profonda con Dio.

4. Purtroppo anche nell’esistenza redenta esiste la possibilità di peccare nuovamente, e ciò esige una continua vigilanza. Inoltre, anche dopo il perdono, restano i ‘residui del peccato’ che vanno rimossi e combattuti attraverso un programma penitenziale di più forte impegno nel bene. Esso esige in primo luogo la riparazione dei torti, fisici o morali, recati a gruppi o individui. La conversione diventa così un cammino permanente, in cui il mistero della riconciliazione attuato nel sacramento si pone come punto di arrivo e punto di partenza.

L’incontro con Cristo che perdona, sviluppa nel nostro cuore quel dinamismo della carità trinitaria che l’Ordo Paenitentiae così descrive: “Per mezzo del sacramento della Penitenza il Padre accoglie il figlio pentito che fa ritorno a Lui, Cristo si pone sulle spalle la pecora smarrita per riportarla all'ovile, e lo Spirito Santo santifica nuovamente il suo tempio o intensifica in esso la sua presenza; ne è segno la rinnovata e più fervente partecipazione alla mensa del Signore, nella gioia grande del convito che la Chiesa di Dio imbandisce per festeggiare il ritorno del figlio lontano” (n. 6; cfr anche nn. 5 e 19).

5. Il “Rito della Penitenza” esprime nella formula di assoluzione il legame tra il perdono e la pace, offerti da Dio Padre nella Pasqua del suo Figlio, e con la “mediazione del ministero della Chiesa” (OP, 46). Il Sacramento, mentre significa e realizza il dono della riconciliazione, mette in evidenza che essa non riguarda solo il nostro rapporto con Dio Padre, ma anche quello con i nostri fratelli. Sono due aspetti della riconciliazione intimamente correlati. L’azione riconciliatrice di Cristo avviene nella Chiesa. Questa non può riconciliare da se stessa ma come strumento vivo del perdono di Cristo, in base ad un preciso mandato del Signore (cfr Jn 20,23 Mt 18,18). Questa riconciliazione in Cristo si realizza in modo eminente nella celebrazione del sacramento della Penitenza. Ma tutto l’essere intimo della Chiesa nella sua dimensione comunitaria è caratterizzato dall’attitudine permanente alla riconciliazione.

Occorre superare un certo individualismo nel concepire la riconciliazione: tutta la Chiesa coopera alla conversione dei peccatori, attraverso la preghiera, l’esortazione, la correzione fraterna, il sostegno della carità. Senza la riconciliazione con i fratelli la carità non prende corpo nell’individuo. Come il peccato lede il tessuto del Corpo di Cristo, così la riconciliazione ricrea la solidarietà tra i membri del Popolo di Dio.

6. La prassi penitenziale antica metteva in risalto l’aspetto comunitario-ecclesiale della riconciliazione, in particolare nel momento finale dell’assoluzione da parte del Vescovo con la ri-ammissione piena dei penitenti nella comunità. L’insegnamento della Chiesa e la disciplina penitenziale promulgata dopo il Concilio Vaticano II esortano a riscoprire e rimettere in onore la dimensione comunitaria-ecclesiale della Riconciliazione (cfr Lumen Gentium LG 11 anche Sacrosanctum Concilium SC 27), ferma restando la dottrina circa la necessità della confessione individuale.

Nel contesto del grande Giubileo del 2000 sarà importante proporre nel popolo di Dio validi e aggiornati itinerari di riconciliazione, i quali facciano riscoprire l’indole comunitaria non solo della penitenza, ma dell'intero progetto di salvezza del Padre sull’umanità. Così si attualizzerà l’insegnamento della Costituzione Lumen gentium: “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse” (Lumen gentium CFR LG 9).



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Adesso saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare i pellegrini della parrocchia San Lorenzo a Voerendaal.

Il Signore ci invita ad ascoltare la sua Parola, a conoscere a fondo la sua Persona, ed a condividere il suo cammino. Auguro che il vostro pellegrinaggio alle vi dia l’esperienza della presenza viva del Signore nella sua Chiesa.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo !

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi da Tápiószele e Farmos (Diocesi di Vác).

Carissimi, la visita alle tombe dei santi Apostoli Pietro e Paolo vi fortifichi nella testimonianza cristiana.

Di cuore benedico voi e tutti vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Mi rivolgo con affetto ai pellegrini e ai visitatori lituani.

Cari Fratelli e Sorelle, vi saluto di cuore e vi ringrazio per la vostra partecipazione. Auspico che la Lituania sviluppi ulteriormente il suo ricco patrimonio religioso e culturale, affrontando il futuro con fede rinnovata in Cristo, che salva e cambia il mondo.

A tutti assicuro la mia preghiera ed imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Boemia Meridionale e dalla Moravia (Ostrava a Karviná)!

Ieri abbiamo celebrato la festa di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. La sua risposta alla vocazione da parte di Cristo continui ad illuminare la nostra vita cristiana: anche a noi Gesù ripete: "Seguimi!" (cfr. Mt 9,9).

Con questi voti vi benedico di cuore. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Cordialmente saluto il gruppo dei pellegrini slovacchi da Bardejov, Janíkovce, Vel’ký Lapáš, gli studenti del ginnasio cattolico da Trebišov e i francescani del terzo ordine da Bratislava.

Oggi nell’antica diocesi di Nitra si celebra la memoria di San Emeramo. La dedicazione della cattedrale a questo vescovo missionario e martire ci ricorda gli inizi della cristianizzazione del vostro paese. A questa prima missione si ricollega l’evangelizzazione dei Santi fratelli Cirillo e Metodio. Cercate di conoscere e di promuovere sempre più questa eredità di fede.

Vi aiuti in ciò l’esempio di tutti i santi missionari della vostra Patria e la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari fratelli e sorelle, il Padre ha riservato alla sua scelta i tempi e i momenti della venuta finale del Regno di Dio con il ritorno di Cristo nella gloria (cfr Ac 1,7). Essi sono conosciuti soltanto da Lui (cfr Mt 24,36). Tale avvenimento per il cristiano non può essere causa di paura, ma motivo di viva speranza e di grande gioia, perché esso segnerà la salvezza definitiva (cfr Ap 11,15-18 Ap 12,10-11).

Saluto di cuore i gruppi di pellegrini croati di Sinj e di Marija Bistrica ed imparto loro la Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!
* * *


Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Suore Teatine dell’Immacolata Concezione che, durante la loro Assemblea generale di studio e formazione, sono venute ad esprimere al Successore di Pietro sentimenti di affetto e di profonda comunione ecclesiale.

Sono lieto di accogliere i sacerdoti, provenienti da varie Nazioni, studenti presso i Pontifici Collegi San Paolo apostolo e San Pietro apostolo in Roma. Carissimi, nel rivolgervi i migliori auguri per il vostro impegno di studio, vi assicuro un particolare ricordo nella preghiera.

Saluto i giornalisti dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana, venuti in occasione del quarantesimo anniversario dell’associazione. Mentre esprimo vivo apprezzamento per il prezioso servizio reso all’informazione e particolarmente alla Comunità cristiana, vi incoraggio a riproporre costantemente e fedelmente i valori umani e cristiani necessari per costruire una società realmente libera e solidale.

Saluto altresì la rappresentanza di ragazzi provenienti dalla Toscana e dall’Abruzzo, che hanno partecipato al concorso nazionale promosso dal Movimento per la Vita italiano, dal titolo “Essere padre, essere madre, ieri, oggi, domani”; gli Ufficiali, i Sottoufficiali e i Cadetti dell’Accademia Militare dell’Esercito, i membri della Federazione Nazionale Cooperative della Pesca e i partecipanti al Campionato Europeo di Pallavolo Femminile.

Ringrazio tutti di cuore per la partecipazione, invocando su ciascuno la continua protezione di Dio e della Vergine Santissima.

Con speciale affetto il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati, ed agli sposi novelli.

L’amicizia nei confronti di Gesù, cari giovani, sia per voi fonte di gioia e motivo per compiere scelte impegnative.

Questa amicizia, cari malati, vi rechi conforto nei momenti difficili ed infonda serenità al corpo ed allo spirito.

Cari sposi, alla luce dell’amicizia con Gesù, impegnatevi a corrispondere alla vostra vocazione e missione nell’amore reciproco, nell’apertura alla vita e nella testimonianza cristiana.




Mercoledì, 29 settembre 1999: Il dono dell’Indulgenza

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1. In intima connessione col sacramento della Penitenza, si presenta alla nostra riflessione un tema che ha particolare attinenza con la celebrazione del Giubileo: mi riferisco al dono dell’indulgenza, che nell’anno giubilare viene offerto con particolare abbondanza, come è previsto nella Bolla Incarnationis mysterium e nelle annesse disposizioni della Penitenzieria Apostolica.

Si tratta di un tema delicato, sul quale non sono mancate incomprensioni storiche, che hanno inciso negativamente sulla stessa comunione tra i cristiani. Nell’attuale contesto ecumenico, la Chiesa avverte l’esigenza che questa antica pratica, intesa come espressione significativa della misericordia di Dio, venga ben compresa e accolta. L’esperienza infatti attesta come alle indulgenze talvolta ci si accosti con atteggiamenti superficiali, che finiscono per vanificare il dono di Dio, gettando ombra sulle stesse verità e sui valori proposti dall’insegnamento della Chiesa.

2. Il punto di partenza per comprendere l’indulgenza è l’abbondanza della misericordia di Dio, manifestata nella croce di Cristo. Gesù crocifisso è la grande “indulgenza” che il Padre ha offerto all’umanità, mediante il perdono delle colpe e la possibilità della vita filiale (cfr
Jn 1,12-13) nello Spirito Santo (cfr Ga 4,6 Rm 5,5 Rm 8,15-16).

Questo dono tuttavia, nella logica dell’alleanza che è il cuore di tutta l’economia della salvezza, non ci raggiunge senza la nostra accettazione e la nostra corrispondenza.

Alla luce di questo principio non è difficile comprendere come la riconciliazione con Dio, pur essendo fondata su un’offerta gratuita e abbondante di misericordia, implichi al tempo stesso un laborioso processo, in cui l’uomo è coinvolto nel suo impegno personale e la Chiesa nel suo compito sacramentale. Per il perdono dei peccati commessi dopo il battesimo, tale cammino ha il suo centro nel sacramento della Penitenza, ma si sviluppa anche dopo la sua celebrazione. L’uomo infatti deve essere progressivamente “sanato” rispetto alle conseguenze negative che il peccato ha prodotto in lui (e che la tradizione teologica chiama “pene” e “residui” del peccato).

3. A prima vista, parlare di pene dopo il perdono sacramentale potrebbe sembrare poco coerente. L’Antico Testamento, però, ci dimostra come sia normale subire pene riparatrici dopo il perdono. Dio, infatti, dopo essersi autodefinito “Dio misericordioso e pietoso . . . che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato”, aggiunge: “ma non lascia senza punizione” (Ex 34,6-7). Nel secondo libro di Samuele, l’umile confessione del re Davide dopo il suo grave peccato gli ottiene il perdono di Dio (cfr 2S 12,13), ma non la soppressione del castigo annunziato (cfr 2S 12,11 2S 16,21). L’amore paterno di Dio non esclude il castigo, anche se questo va sempre compreso all’interno di una giustizia misericordiosa che ristabilisce l’ordine violato in funzione del bene stesso dell’uomo (cfr He 12,4-11).

In tale contesto la pena temporale esprime la condizione di sofferenza di colui che, pur riconciliato con Dio, è ancora segnato da quei “residui” del peccato, che non lo rendono totalmente aperto alla grazia. Appunto in vista della guarigione completa, il peccatore è chiamato a intraprendere un cammino di purificazione verso la pienezza dell’amore.

In questo cammino la misericordia di Dio viene incontro con speciali aiuti. La stessa pena temporale assolve una funzione di “medicina” nella misura in cui l’uomo se ne lascia interpellare per la sua conversione profonda. È questo anche il significato della “soddisfazione” richiesta nel sacramento della Penitenza.

4. Il senso delle indulgenze va colto in questo orizzonte di rinnovamento totale dell’uomo in virtù della grazia di Cristo Redentore mediante il ministero della Chiesa. Esse hanno la loro origine storica nella coscienza che la Chiesa antica ebbe di poter esprimere la misericordia di Dio mitigando le penitenze canoniche inflitte per la remissione sacramentale dei peccati. La mitigazione era sempre tuttavia bilanciata da impegni, personali e comunitari, che assumessero, a titolo sostitutivo, la funzione “medicinale” della pena.

Possiamo ora comprendere come per indulgenza s’intenda la “remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi” (Enchiridion indulgentiarum, Normae de indulgentiis, Libreria Editrice Vaticana 1999, p. 21; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 1471).

Esiste dunque il tesoro della Chiesa, che attraverso le indulgenze viene come “dispensato”. Tale “distribuzione” non va intesa come una sorta di trasferimento automatico, quasi si trattasse di “cose”. Essa è piuttosto espressione della piena fiducia che la Chiesa ha di essere ascoltata dal Padre quando - in considerazione dei meriti di Cristo e, per dono suo, anche di quelli della Madonna e dei Santi - gli chiede di mitigare o annullare l’aspetto doloroso della pena, sviluppandone il senso medicinale attraverso altri percorsi di grazia. Nel mistero insondabile della sapienza divina, questo dono di intercessione può essere benefico anche ai fedeli defunti, che ne ricevono i frutti nel modo proprio della loro condizione.

5. Si vede allora come le indulgenze, lungi dall’essere una sorta di “sconto” all’impegno di conversione, sono piuttosto un aiuto per un impegno più pronto, generoso e radicale. Questo è richiesto al punto che condizione spirituale per ricevere l’indulgenza plenaria è l’esclusione “di ogni affetto verso qualunque peccato anche veniale” (Enchiridion indulgentiarum, p. 25).

Sbaglierebbe allora chi pensasse di poter ricevere questo dono con la semplice attuazione di alcuni adempimenti esteriori. Essi sono richiesti al contrario come espressione e sostegno del cammino di conversione. Manifestano in particolare la fede nell’abbondanza della misericordia di Dio e nella meravigliosa realtà di comunione che Cristo ha realizzato, unendo indissolubilmente la Chiesa a se stesso come suo Corpo e sua Sposa.



Da Timor Orientale continuano a giungere in questi giorni tragiche notizie di stragi perpetrate contro inermi cittadini, contro cristiani, sacerdoti, religiosi e religiose che hanno speso la propria vita al servizio di tutti.

In particolare, ho appreso con profondo dolore che sabato pomeriggio vicino a Baucau, sono state assassinate numerose persone, tra le quali anche due missionarie canossiane.

Vi invito a ricordarle nella preghiera, insieme a tutte le vittime della tragedia timorese. Preghiamo per i sofferenti nel corpo e nello spirito, per i profughi e i rifugiati, come pure per quanti operano in loro favore e per la pacificazione del territorio.

Chiediamo al Signore che l’esempio di questi testimoni della carità fino al dono totale della loro esistenza possa contribuire a far nascere in Timor Orientale un futuro di speranza.

Esprimo anche il mio apprezzamento per l’iniziativa delle emittenti radiofoniche aderenti alla Conferenza delle Radio Cristiane Europee, che oggi testimoniano insieme la loro solidarietà con la Chiesa e il popolo di Timor Orientale dedicando ad essi trasmissioni ed appelli.

Rivolgo ora uno speciale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare ai partecipanti al Convegno degli Artisti promosso nell'Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino. Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita, ed auspico di cuore che l'impegno artistico sia di stimolo per una sempre maggiore elevazione dello spirito a Dio.

Saluto anche i membri del gruppo delle Industrie Merloni e li ringrazio per la loro partecipazione.

Saluto poi i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli.

L'odierna festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e quella imminente dei santi Angeli Custodi, ci spingono a pensare alla provvida premura con cui Dio si occupa di ogni persona umana.

Sentite accanto a voi, cari giovani, la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro, affinché tutta la vostra vita sia ascolto docile della Parola di Dio e fedele esecuzione dei suoi comandamenti.

E voi, cari ammalati, aiutati dai vostri Angeli Custodi, unite le vostre sofferenze a quelle di Cristo per il rinnovamento spirituale dell'umana società.

Voi, infine, cari sposi novelli, ricorrete sovente all'aiuto dei vostri Angeli Custodi, affinché possiate crescere nella costante testimonianza di un amore autentico e rendiate la vostra famiglia luogo di reciproca comprensione e di crescente unità in Cristo.

A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 6 ottobre 1999: Chi ama ha conosciuto Dio, perché Dio è amore

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1. La conversione, di cui abbiamo trattato nelle precedenti catechesi, è orientata alla pratica del comandamento dell’amore. È particolarmente opportuno, in questo anno del Padre, mettere in risalto la virtù teologale della carità, secondo l’indicazione della Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente (cfr n. 50).

Raccomanda l’apostolo Giovanni: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (
1Jn 4,7-8).

Queste parole sublimi, mentre ci rivelano l’essenza stessa di Dio come mistero d’infinita carità, gettano anche le basi su cui poggia l’etica cristiana, tutta concentrata nel comandamento dell’amore. L’uomo è chiamato ad amare Dio con un impegno totale e a rapportarsi ai fratelli con un atteggiamento di amore ispirato all’amore stesso di Dio. Convertirsi significa convertirsi all’amore.

Già nell’Antico Testamento si può cogliere la dinamica profonda di questo comandamento, nel rapporto di alleanza instaurato da Dio con Israele: da una parte c’è l’iniziativa di amore di Dio, dall’altra la risposta di amore che egli si aspetta. Ecco ad esempio come è presentata l’iniziativa divina nel libro del Deuteronomio: “Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, ma perché il Signore vi ama” (Dt 7,7-8). A questo amore di predilezione, totalmente gratuito, corrisponde il comandamento fondamentale, che orienta tutta la religiosità di Israele: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6,5).

2. Il Dio che ama è un Dio che non se ne resta lontano, ma interviene nella storia. Quando a Mosè rivela il proprio nome, lo fa per garantire la sua assistenza amorevole nell’evento salvifico dell’Esodo, un’assistenza che durerà per sempre (cfr Ex 3,15). Attraverso le parole dei profeti, egli ricorderà continuamente al suo popolo questo suo gesto d’amore. Leggiamo ad esempio in Geremia: «Così dice il Signore: ‘Ha trovato grazia nel deserto un popolo di scampati alla spada; Israele si avvia a una quieta dimora’. Da lontano gli è apparso il Signore: ‘Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà’» (Jr 31,2-3).

È un amore che assume i toni di un’immensa tenerezza (cfr Os 11,8s.; Jr 31,20) e che normalmente si avvale dell’immagine paterna, ma si esprime talvolta anche con la metafora nuziale: “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore” (Os 2,21, cfr Os 2,18-25).

Anche dopo aver registrato nel suo popolo una ripetuta infedeltà all’alleanza, questo Dio è disposto ancora ad offrire il proprio amore, creando nell’uomo un cuore nuovo, che lo mette in grado di accogliere senza riserva la legge che gli viene data, come leggiamo nel profeta Geremia: “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore” (Jr 31,33). Analogamente si legge in Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26).

3. Il Nuovo Testamento ci presenta questa dinamica dell’amore incentrata in Gesù, Figlio amato dal Padre (cfr Jn 3,35 Jn 5,20 Jn 10,17), il quale si manifesta mediante lui. Gli uomini partecipano a questo amore conoscendo il Figlio, ossia accogliendo il suo insegnamento e la sua opera redentrice.

Non è possibile accedere all’amore del Padre se non imitando il Figlio nell’osservanza dei comandamenti del Padre: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore” (Jn 15,9-10). Si diviene in tal modo partecipi anche della conoscenza che il Figlio ha del Padre: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Jn 15,15).

4. L’amore ci fa entrare pienamente nella vita filiale di Gesù, rendendoci figli nel Figlio: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui” (1Jn 3,1). L’amore trasforma la vita ed illumina anche la nostra conoscenza di Dio, fino a raggiungere quella conoscenza perfetta di cui parla san Paolo: “Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1Co 13,12).

Occorre sottolineare il rapporto tra conoscenza e amore. La conversione intima che il cristianesimo propone è un’autentica esperienza di Dio, nel senso indicato da Gesù, durante l’ultima Cena, nella preghiera sacerdotale: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Jn 17,3). Certamente la conoscenza di Dio ha anche una dimensione di ordine intellettuale (cfr Rm 1,19-20). Ma l’esperienza viva del Padre e del Figlio avviene nell’amore, cioè, in ultima analisi, nello Spirito Santo, poiché “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo” (Rm 5,5).

Il Paraclito è Colui grazie al quale facciamo l’esperienza dell’amore paterno di Dio. E l’effetto più consolante della sua presenza in noi è appunto la certezza che questo amore perenne e smisurato con cui Dio ci ha amato per primo, non ci abbandonerà mai: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?... Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,35 Rm 8,38-39). Il cuore nuovo, che ama e conosce, batte in sintonia con Dio che ama di perenne amore.



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese

Carissimi pellegrini neerlandesi e belgi!

Il Rosario è per noi un compendio del Vangelo ed una scuola di preghiera. Auguro che il vostro pellegrinaggio in questo mese di ottobre dedicato alla Vergine Maria, vi aiuti a riscoprire il valore di questa preghiera semplice ma efficace.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua croata

Cari fratelli e sorelle, Dio possiede l’assoluta signoria su tutte le cose. Egli, in Gesù Cristo, che è “l’Alfa e l’Omega” (Ap 1,8 Ap 21,6), “il Principio e la Fine” (Ap 21,6), e il cui “nome è Verbo di Dio” (Ap 19,13), ha detto la parola definitiva sull’uomo e sulla storia. Tale parola è piena di infinito amore, che rivela la verità, che perdona e salva. E non poteva essere diversamente, perché “Dio è amore” (1Jn 4,16).

Saluto cordialmente i fedeli della parrocchia della Regina della Pace in Makarska ed imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed auspico che questo incontro con il Successore di Pietro valga a rinsaldare la vostra fede ed il vostro generoso impegno di testimonianza cristiana. Con questi pensieri, di cuore invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi da Bratislava, Pezinok e Plavecký Štvrtok.

Cari fratelli e sorelle, negli Atti degli Apostoli leggiamo: “Gli Apostoli erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di Lui” (cfr. Ac 1,14). La preghiera del Rosario è la preghiera di comunione. Create e rafforzate anche voi questa comunione della preghiera con Gesù e sua Madre e con i fratelli. Vi aiuti in ciò la Madonna del Rosario.

Con questo augurio benedico voi e i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovena

Benvenuti, pellegrini di Sv.Vid nad Cerknico in Slovenia che desiderate iniziare la devozione mariana di ottobre con la visita della Città Eterna. Possa la Regina del Rosario accompagnarvi e guidarvi nella vita quotidiana.

Con questo desiderio Vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese

Saluto cordialmente i pellegrini ungherese da Budapest, Piliscsaba e Szatmár.

La Magna Domina Hungarorum, la festa della quale celebreremo dopodomani, interceda per Voi e per l’intero popolo ungherese.

Volentieri imparto a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Di cuore saluto i pellegrini giunti dalla Lituania.

Carissimi, vi auguro che questo gioioso incontro nel centro della cristianità rimanga in voi come segno di grazia, vi aiuti a seguire fedelmente Gesù nel cammino della vita quotidiana, diventando testimoni coerenti del suo Vangelo.

Dio benedica voi e la vostra Patria, la Lituania.

Sia lodato Gesù Cristo.
* * *


Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai componenti delle "Squadre del cuore" delle Nazionali Italiane Cantanti e Piloti di Formula Uno. Carissimi, mi è ben noto l'impegno delle vostre Associazioni a sostegno di progetti di solidarietà verso i bambini ed i più bisognosi. In modo speciale, so che vi siete adoperati per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle necessità delle popolazioni del Kosovo, duramente provate dal recente conflitto. Vi ringrazio per la vostra presenza e vi incoraggio a continuare la vostra attività per contribuire a costruire una società più giusta e solidale.

Saluto, poi, le Figlie di Maria Ausiliatrice, provenienti da diverse Nazioni, che prendono parte a Roma ad un corso di formazione permanente, come pure le Ancelle del Santissimo Sacramento, che stanno tenendo il loro Capitolo Generale.

Saluto anche i fedeli della parrocchia di San Nicola di Bari in Petina e li ringrazio di cuore per la loro presenza.

Indirizzo, infine, un affettuoso pensiero ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.Domani la Chiesa celebrerà la festa della Madonna del Rosario. Ottobre è il mese del Santo Rosario, che ci invita a valorizzare questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano.

Invito voi, cari giovani, a fare del Rosario la vostra preghiera d'ogni giorno. Incoraggio voi, cari malati, a crescere, grazie alla recita del Rosario, nel fiducioso abbandono nelle mani di Maria. Esorto voi, cari sposi novelli, a fare del Rosario una costante contemplazione dei misteri di Cristo.



Notizie confortanti giungono dall’Africa Orientale. I molteplici e lodevoli sforzi della Comunità Internazionale, soprattutto dell’Organizzazione degli Stati Africani, per una soluzione negoziata del conflitto che oppone l’Eritrea e l’Etiopia, stanno registrando i primi consensi.

Preghiamo affinché siano superati gli ostacoli e vinte le diffidenze che ancora permangono e si possa, così, offrire ai tanti “Paesi del dolore” la testimonianza incoraggiante che la pace è sempre possibile.





Catechesi 79-2005 15999