Catechesi 79-2005 60900

Mercoledì, 6 settembre 2000: Il cristiano discepolo di Cristo

60900


1. L’incontro con Cristo cambia radicalmente la vita di una persona, la spinge alla metánoia o conversione profonda della mente e del cuore e stabilisce una comunione di vita che diventa sequela. Nei Vangeli la sequela è espressa con due atteggiamenti: il primo consiste nel “fare strada” con Cristo (akoloutheîn); il secondo, nel “camminare dietro” di Lui che fa da guida, seguendone le orme e la direzione (érchesthai opíso). Nasce, così, la figura del discepolo che si realizza in maniere differenti. C’è chi segue in modo ancora generico e spesso superficiale, come la folla (cfr
Mc 3,7 Mc 5,24 Mt 8,1 Mt 8,10 Mt 14,13 Mt 19,2 Mt 20,29). Ci sono i peccatori (cfr Mc 2,14-15); vengono a più riprese indicate le donne che sostengono con il loro concreto servizio la missione di Gesù (cfr Lc 8,2-3 Mc 15,41). Alcuni ricevono una chiamata specifica da parte di Cristo e, tra costoro, una posizione particolare è riservata ai Dodici.

La tipologia dei chiamati è, perciò, molto varia: gente dedita alla pesca ed esattori di tasse, onesti e peccatori, sposati e persone sole, poveri e benestanti come Giuseppe d’Arimatea (cfr Jn 19,38), uomini e donne. E c’è persino lo zelota Simone (cfr Lc 6,15), cioè un membro dell’opposizione rivoluzionaria anti-romana. Non manca poi chi rifiuta l’invito, come il giovane ricco, che alle parole esigenti di Cristo, si rattrista e se ne va afflitto “perché aveva molti beni” (Mc 10,22).

2. Le condizioni per percorrere la stessa strada di Gesù sono poche ma fondamentali. Come abbiamo sentito nel brano evangelico appena letto, bisogna lasciare alle spalle il passato, operando un taglio netto, una metánoia nel senso profondo del termine: un mutamento di mente e di vita. La via che Cristo propone è stretta, esige sacrificio e il dono totale di sé: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). È una via che conosce le spine delle prove e delle persecuzioni: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Jn 15,20). È una via che rende missionari e testimoni della parola di Cristo, ma esige dagli apostoli che non prendano “nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa” (Mc 6,8 cfr Mt 10,9-10).

3. La sequela non è, quindi, un viaggio agevole su una strada pianeggiante. Essa può registrare anche momenti di sconforto al punto tale che, in una circostanza “molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui” (Jn 6,66), cioè con Gesù, il quale fu costretto a interpellare i Dodici con una domanda decisiva: “Forse anche voi volete andarvene?” (Jn 6,67). In un’altra circostanza, lo stesso Pietro viene bruscamente ripreso, quando si ribella alla prospettiva della croce, con una parola che, secondo una sfumatura del testo originale, potrebbe essere un invito a rimettersi “dietro” Gesù, dopo aver tentato di rifiutare la meta della croce: “Va dietro a me, satana! Perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mc 8,33).

Il rischio del tradimento resterà in agguato per Pietro che, però, alla fine seguirà il suo Maestro e Signore nell’amore più generoso. Infatti lungo le sponde del lago di Tiberiade Pietro farà la sua professione d’amore: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. E Gesù gli annunzierà “con quale morte egli avrebbe glorificato Dio”, aggiungendo per due volte: “Seguimi!” (Jn 21,17 Jn 21,19 Jn 21,22).

La sequela si esprime in modo speciale nel discepolo amato, che entra nell’intimità con Cristo, ne riceve in dono la Madre e lo riconosce risorto (cfr Jn 13,23-26 Jn 18,15-16 Jn 19,26-27 Jn 20,2-8 Jn 21,2 Jn 21,7 Jn 21,20-24).

4. La meta ultima della sequela è la gloria. La via è quella dell’“imitazione di Cristo”, vissuto nell’amore e morto per amore sulla croce. Il discepolo “deve, per così dire, entrare in Cristo con tutto se stesso, deve ‘appropriarsi’ e assimilare tutta la realtà dell’incarnazione e della redenzione per ritrovare se stesso” (Redemptor hominis RH 10). Cristo deve entrare nel suo io per liberarlo dall’egoismo e dall’orgoglio, come dice in proposito sant’Ambrogio: “Entri nella tua anima Cristo, abbia dimora nei tuoi pensieri Gesù, per precludere ogni spazio al peccato nella sacra tenda della virtù” (Commento al Salmo CXVIII, lettera “daleth”, 26).

5. La croce, segno di amore e di donazione totale, è pertanto l’emblema del discepolo chiamato a configurarsi col Cristo glorioso. Un Padre della Chiesa d’Oriente, che è anche ispirato poeta, Romano il Melode, interpella così il discepolo: “Tu possiedi la croce come bastone, appoggia su di essa la tua giovinezza. Portala nella tua preghiera, portala alla tavola comune, portala nel tuo letto e dappertutto come tuo titolo di gloria… Dì al tuo sposo che ora si è unito a te: Io mi getto ai tuoi piedi. Dona nella tua grande misericordia la pace al tuo universo, alle tue Chiese il tuo aiuto, ai pastori la sollecitudine, al gregge la concordia affinché tutti, sempre, cantiamo la nostra risurrezione” (Inno 52 “Ai nuovi battezzati”, strofe 19 e 22).

Saluti:



Versione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Carissimi pellegrini neerlandesi e belgi!

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli dia un nuovo slancio alla vostra vocazione di essere discepoli del Signore, attraverso il cammino di una conversione profonda.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi. Carissimi, vi auguro che il vostro pellegrinaggio nella città eterna approfondisca il vostro legame con la Chiesa fondata sui principi degli apostoli.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Versione italiana del saluto in lingua ceca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Parrocchia di Olomouc-Klášterní Hradisko.

In preparazione alla vicina Festa della Natività della Beata Vergine Maria, vi invito ad intensificare la preghiera e la devozione alla Madre di Dio. Affidate alle sue cure materne il cammino della Chiesa nella vostra Patria. Vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del testo croato:

Cari Fratelli e Sorelle, la Beata Vergine Maria nel corso del presente tempo della salvezza accompagna la Chiesa, che attende il Ritorno del Signore e nella gioia e nella speranza prega dicendo con lo Spirito: «Vieni, Signore Gesù» (Ap 22,20). In Essa, esaltata sopra tutti i Beati e gli Angeli, il Popolo cristiano trova un sostegno sicuro e una garanzia che Dio rimarrà fedele alle sue promesse.

Saluto cordialmente i gruppi di pellegrini provenienti da Zadar, Zagreb ed altre località croate. A tutti imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

* * * * *


Saluto ora i numerosi fedeli delle varie diocesi italiane, che prendono parte al pellegrinaggio giubilare insieme ai loro rispettivi Vescovi: da Vittorio Veneto, con Mons. Alfredo Magarotto; da Tortona, con Mons. Martino Canessa; da Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola con Mons. Vittorio Tomasetti; da Vallo della Lucania, con Mons. Giuseppe Rocco Favale; da Acerenza, con Mons. Michele Scandiffio; da Mazara del Vallo con Mons. Enamuele Catarinicchia.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi accolgo volentieri ed auspico di cuore che questo vostro pellegrinaggio apporti frutti di bene a voi ed alle vostre Comunità. La sosta presso la tomba di Pietro vi rafforzi nella fede cosicché, tornando alle vostre case, possiate rendere testimonianza dell’esperienza vissuta in questi giorni.

Unisco un cordiale saluto per il folto pellegrinaggio giubilare di “soggetti a disagio” promosso dall’Amministrazione Provinciale di Taranto in collaborazione con l’UNITALSI. Saluto ciascuno di voi, carissimi, ed in particolar modo l’Arcivescovo di Taranto Mons. Benigno Luigi Papa ed il Vescovo di Oria, Mons. Marcello Semeraro, nonché le Autorità civili che vi hanno accompagnato. Possa questa vostra visita alla Città degli Apostoli Pietro e Paolo rendervi saldi nella fiducia in Cristo morto e risorto per noi.

Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i partecipanti al pellegrinaggio a cavallo dal Sacro Colle di Montenero a Roma, con il Vescovo emerito di Volterra Mons. Vasco Giuseppe Bertelli; i rappresentanti di tutte le parrocchie della Città di Aulla, che si trova sulla storica via Francigena, con il Sindaco ed accompagnati dal Vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, Mons. Eugenio Binini; i fedeli delle parrocchie della quinta Zona pastorale della Diocesi di Perugia-Città della Pieve, nonché i pellegrini venuti per far accendere le fiaccole votive che recheranno nelle loro rispettive Parrocchie. Rivolgo altresì, il mio saluto ai gruppi sempre più numerosi che effettuano il loro pellegrinaggio a Roma a piedi o in bicicletta.

Un cordiale benvenuto ai Membri della Comunità di Foglianise (Benevento), che celebra la tradizionale “Festa del grano”; ai responsabili ed agli allievi del Centro Studi Meridionali di Giovinazzo; ai laici dell’Ordine secolare dei Servi di Maria; agli Allievi dell’Accademia Militare di Modena ed ai partecipanti al Congresso dell’Unione Internazionale Esperantista Cattolica.

Ed ora è a voi, cari giovani, cari ammalati e cari sposi novelli che guardo con affetto. Auguro a voi, cari ragazzi e ragazze, dopo il periodo delle vacanze, di prepararvi a riprendere la scuola con generoso impegno.

Penso a voi, cari ammalati, con intima partecipazione e vi abbraccio uno ad uno, esortandovi a confidare sempre nel Signore; ed a voi, cari sposi novelli, che con grande fiducia vi siete scambiati di recente il “sì” fedele dell’amore.

La Vergine Santa, di cui celebreremo dopodomani la festa della Natività, su tutti vegli con materna bontà.





Mercoledì, 13 settembre 2000: Il cristiano animato dallo Spirito

13900

1. Nel Cenacolo, l’ultima sera della sua vita terrena, Gesù promette per cinque volte il dono dello Spirito Santo (cfr
Jn 14,16-17 Jn 14,26 Jn 15,26-27 Jn 16,7-11 Jn 16,12-15). Nello stesso luogo, la sera di Pasqua il Risorto si presenta davanti agli apostoli ed effonde lo Spirito promesso, col gesto simbolico dell’alitare e con le parole: “Ricevete lo Spirito Santo!” (Jn 20,22). Cinquanta giorni dopo, sempre nel Cenacolo, lo Spirito Santo irrompe con la sua potenza trasformando i cuori e la vita dei primi testimoni del Vangelo.

Da allora tutta la storia della Chiesa nelle sue dinamiche più profonde è pervasa dalla presenza e dall’azione dello Spirito, “donato senza misura” ai credenti in Cristo (cfr Jn 3,34). L’incontro con Cristo comporta il dono dello Spirito Santo che - come diceva il grande Padre della Chiesa Basilio - “si diffonde in tutti senza che subisca alcuna diminuzione, è presente a ciascuno di quanti sono capaci di riceverlo come se fosse lui solo, e in tutti infonde la grazia sufficiente e completa” (De Spiritu Sancto IX, 22).

2. L’apostolo Paolo, nel brano della Lettera ai Galati che abbiamo appena ascoltato (cfr Ga 5,16-18 Ga 22-25), delinea “il frutto dello Spirito” (Ga 5,22) elencando una gamma molteplice di virtù che sbocciano nell’esistenza del fedele. Lo Spirito Santo è alla radice dell’esperienza di fede. Infatti nel Battesimo noi siamo resi figli di Dio proprio mediante lo Spirito: “Che voi siete figli ne è prova il fatto - afferma ancora san Paolo - che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abba’, Padre!” (Ga 4,6). Alla sorgente stessa dell’esistenza cristiana, quando nasciamo come creature nuove, c’è il soffio dello Spirito che ci rende figli nel Figlio e ci fa “camminare” sulle sue vie di giustizia e salvezza (cfr Ga 5,16).

3. L’intera vicenda del cristiano dovrà svolgersi, allora, sotto l’influsso dello Spirito. Quando Egli ci ripresenta la Parola di Cristo, risplende dentro di noi la luce della verità, come aveva promesso Gesù: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Jn 14,26 cfr Jn 16,12-15). Lo Spirito è accanto a noi nel momento della prova divenendo il nostro difensore e il nostro sostegno: “Quando vi consegneranno nelle loro (dei persecutori) mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,19-20). Lo Spirito è alla radice della libertà cristiana, che è rimozione del giogo del peccato. Lo dice chiaramente l’apostolo Paolo; “La legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Rm 8,2). La vita morale - come ci ricorda san Paolo - proprio perché irradiata dallo Spirito, produce frutti di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Ga 5,22).

4. Lo Spirito anima l’intera comunità dei credenti in Cristo. È ancora l’Apostolo a celebrare attraverso l’immagine del corpo la molteplicità e la ricchezza, ma anche l’unità della Chiesa come opera dello Spirito Santo. Da un lato Paolo elenca la varietà dei carismi, cioè dei doni particolari offerti ai membri della Chiesa (cfr 1Co 12,1-10); d’altro lato, ribadisce che “tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole” (1Co 12,11). Infatti, “noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1Co 12,13).

Allo Spirito, infine, dobbiamo il raggiungimento del nostro destino di gloria. San Paolo usa a tal proposito l’immagine del ‘sigillo’ e della ‘caparra’: “Avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria” (Ep 1,13-14 cfr 2Co 1,22 2Co 5,5). In sintesi, tutta la vita del cristiano, dalle origini alla sua meta ultima, è sotto il vessillo e l’opera dello Spirito Santo.

5. Mi piace ricordare, nel corso di quest’anno giubilare, quanto affermavo nell’Enciclica dedicata allo Spirito Santo: “Il grande giubileo del duemila contiene un messaggio di liberazione ad opera dello Spirito, che solo può aiutare le persone e le comunità a liberarsi dai vecchi e nuovi determinismi, guidandole con la ‘legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù’, così scoprendo e attuando la piena misura della vera libertà dell'uomo. Infatti - come scrive san Paolo - là ‘dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà ’ (Dominum et vivificantem DEV 60).

Abbandoniamoci dunque all’azione liberante dello Spirito, facendo nostro lo stupore di Simeone il Nuovo Teologo, il quale si rivolge alla terza Persona divina in questi termini: “Vedo la bellezza della tua grazia, ne contemplo il fulgore, ne rifletto la luce; sono preso dal tuo ineffabile splendore; sono condotto fuori di me, mentre penso a me stesso; vedo com’ero e come sono divenuto. O prodigio! Sto attento, sono pieno di rispetto per me stesso, di riverenza e di timore, come davanti a te stesso; non so cosa fare, poiché mi ha preso la timidezza; non so dove sedermi, a che cosa avvicinarmi, dove riposare queste membra che ti appartengono; per quale impresa, per quale opera impiegarle, queste sorprendenti meraviglie divine” (Inni II, 19-27; cfr Esortazione apostolica post-Sinodale “Vita consecrata”, n. VC 20).



Appello per il condannato a morte Derek Rocco Barnabei:


Nello spirito di clemenza che è proprio dell’Anno Giubilare, unisco ancora una volta la mia voce a quella di quanti chiedono che non si tolga la vita al giovane Derek Rocco Barnabei.

Auspico inoltre, più in generale, che si giunga a rinunciare al ricorso alla pena capitale, dal momento che lo Stato oggi dispone di altri mezzi per reprimere efficacemente il crimine, senza togliere definitivamente al reo la possibilità di redimersi.

Saluti:


Versione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai membri della "Schola cantorum Sanctae Caeciliae", di Kladno, e ai pellegrini di Brodek u Perova.

Possa questo pellegrinaggio giubilare rinvigorire la vostra fede e l'amore per la Chiesa di Cristo e accrescere in voi il desiderio di perfezione spirituale. Con amore paterno nel cuore vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del testo croato:

Cari Fratelli e Sorelle, vi auguro che possiate sperimentare il Grande Giubileo dell'Anno 2000 come un vero tempo della misericordia del Signore. È questo il tempo che ci è dato di santificarlo santificandoci. Il Giubileo, dono della bontà del nostro Dio, arricchisca ulteriormente la vostra vita di abbondanti frutti di santità.

Saluto cordialmente i fedeli della Parrocchia dei Martiri croati in Mississauga e di altre Parrocchie cattoliche croate dell'Ontario del Sud, in Canada, accompagnati dal Rev. Ivica Kecerin, come pure i gruppi di pellegrini provenienti da Zagreb e Beliše, in Croazia. Invoco su tutti la benedizione di Dio.

Siano lodati Gesù e Maria!

* * * * *


Saluto ora i numerosi fedeli di varie diocesi italiane, che prendono parte al pellegrinaggio giubilare insieme ai loro rispettivi Vescovi: i fedeli di Savona-Noli, con Mons. Dante Lanfranconi; di Montepulciano-Chiusi-Pienza, con Mons. Rodolfo Cetoloni; di Cerignola-Ascoli Satriano, con Mons. Felice Di Molfetta; di Melfi-Rapolla-Venosa, con Mons. Vincenzo Cozzi; di Agrigento, con Mons. Carmelo Ferraro; di Piazza Armerina, con Mons. Vincenzo Cirrincione; di Cefalù, con Mons. Francesco Sgalambro; come pure i fedeli delle Diocesi della Sardegna, accompagnati da Mons. Tarcisio Pillolla.

Saluto ciascuno di voi, cari Fratelli e Sorelle, e vi ringrazio per la vostra presenza. Auspico cordialmente che il vostro pellegrinaggio sia ricco di frutti spirituali e pastorali a beneficio delle rispettive Comunità diocesane, a cui invio un benedicente ed affettuoso pensiero. Possa questa vostra visita alla Città degli Apostoli Pietro e Paolo rinsaldare in voi la fede nel Redentore, così da essere testimoni sempre più credibili del Vangelo in famiglia e nella società.

Saluto ora tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero agli organizzatori ed ai ragazzi partecipanti, insieme con i loro familiari, al "Giffoni Film Festival", che quest'anno ricorda il trentesimo anniversario di istituzione. Carissimi, mentre porgo le mie felicitazioni per la ricorrenza, formulo voti perché il Signore accompagni con la sua grazia le vostre aspirazioni e i vostri propositi.

Ed ora un particolare saluto a tutti i giovani, ammalati e sposi novelli.

Cari giovani, la ripresa delle attività lavorative e scolastiche, in questo mese di settembre, sia per ciascuno di voi occasione e stimolo per un rinnovato impegno nella ricerca e nella realizzazione dei grandi valori umani e cristiani.

Cari ammalati, la vostra partecipazione alla croce del Signore sostenga i vostri propositi di bene ed infonda nei cuori forza e speranza.

Cari sposi novelli, mentre consacrate a Cristo le primizie del vostro amore coniugale, siate nella vita quotidiana segno e strumento del suo amore verso i fratelli.

A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 20 settembre 2000: In Cristo e nello Spirito l'esperienza del Dio "Abbà"

20900
Lettura:
Ga 4,4-7)

l. Abbiamo iniziato questo nostro incontro sotto il sigillo trinitario, delineato in modo incisivo e luminoso dalle parole dell'apostolo Paolo nella Lettera ai Galati (cfr Ga 4,4-7). II Padre, infondendo nel cuore dei cristiani lo Spirito Santo, realizza e rivela l'adozione filiale che Cristo ci ha ottenuto. Lo Spirito infatti "attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,16). Guardando a questa verità, come alla stella polare della fede cristiana, mediteremo su qualche aspetto esistenziale della nostra comunione col Padre mediante il Figlio e nello Spirito.

2. Il modo tipicamente cristiano di considerare Dio passa sempre attraverso Cristo. È Lui la Via, e nessuno va al Padre se non per mezzo di Lui (cfr Jn 14,6). All'apostolo Filippo che lo implora: "Mostraci il Padre e ci basta", Gesù dichiara: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Jn 14,8-9). Cristo, il Figlio prediletto (cfr Mt 3,17 Mt 17,5), è per eccellenza il rivelatore del Padre. Il vero volto di Dio ci viene svelato solo da colui "che è nel seno del Padre". L'espressione originale greca del Vangelo di Giovanni (cfr Jn 1,18) indica un rapporto intimo e dinamico di essenza, d'amore, di vita del Figlio col Padre. Questo rapporto del Verbo eterno, coinvolge la natura umana che Egli ha assunto nell'incarnazione. Per questo nell'ottica cristiana l'esperienza di Dio non può mai ridursi a un generico "senso del divino", né può considerarsi superabile la mediazione dell'umanità di Cristo, come hanno ben dimostrato i più grandi mistici, quali san Bernardo, san Francesco d'Assisi, santa Caterina da Siena, santa Teresa d'Avila, e tanti innamorati di Cristo del nostro tempo, da Carlo de Foucauld a santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein).

3. Vari aspetti della testimonianza di Gesù nei confronti del Padre si riflettono in ogni autentica esperienza cristiana. Egli ha testimoniato innanzitutto che il Padre è all'origine del suo insegnamento: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato" (Jn 7,16). Quanto egli ha fatto conoscere è esattamente ciò che "ha udito" dal Padre (cfr Jn 8,26 Jn 15,15 Jn 17,8 Jn 17,14). L'esperienza cristiana di Dio non può pertanto svilupparsi che in totale coerenza col Vangelo.

Cristo ha testimoniato efficacemente anche l'amore del Padre. Nella stupenda parabola del figlio prodigo, Gesù presenta il Padre sempre in attesa dell'uomo peccatore che ritorna tra le sue braccia. Nel Vangelo di Giovanni Egli insiste sul Padre che ama gli uomini: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16). E ancora: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23). Chi fa veramente l'esperienza dell' amore di Dio, non può non ripetere con commozione sempre nuova 1'esclamazione della Prima Lettera di Giovanni: "Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1Jn 3,1). In questa luce noi possiamo rivolgerci a Dio con 1'invocazione tenera, spontanea, intima: Abba', Padre. Essa affiora costantemente sulle labbra del fedele che si sente figlio, come ci ricorda san Paolo nel testo che ha aperto il nostro incontro (cfr Ga 4,4-7).

4. Cristo ci dona la vita stessa di Dio, una vita che supera il tempo e ci introduce nel mistero del Padre, nella sua gioia e luce infinita. Lo testimonia l'evangelista Giovanni trasmettendo le sublimi parole di Gesù: "Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso" (Jn 5,26). "Questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno... Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me" (Jn 6,40 Jn 6,57).

Questa partecipazione alla vita di Cristo, che ci rende "figli nel Figlio", è resa possibile dal dono dello Spirito. L'Apostolo ci presenta, infatti, il nostro essere figli di Dio in intima connessione con lo Spirito Santo: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14). Lo Spirito ci mette in rapporto con Cristo e con il Padre. "In questo Spirito, che è il dono eterno, Dio uno e trino si apre all'uomo, allo spirito umano. Il soffio nascosto dello Spirito divino fa sì che lo spirito umano si apra, a sua volta, davanti all'aprirsi salvifico e santificante di Dio (...) Nella comunione di grazia con la Trinità si dilata l’area vitale dell'uomo, elevata al livello soprannaturale della vita divina. L'uomo vive in Dio e di Dio, vive secondo lo Spirito e pensa alle cose dello Spirito" (Dominum et vivificantem DEV 58).

5.Al cristiano illuminato dalla grazia dello Spirito, Dio appare veramente nel suo volto paterno. A Lui egli può rivolgersi con la fiducia che santa Teresa di Lisieux testimonia in questo intenso brano autobiografico: "L'uccellino vorrebbe volare verso il sole splendente che incanta i suoi occhi. Vorrebbe imitare le aquile, sue sorelle, che vede librarsi in alto fino al fuoco divino della Trinità (...). Ma, ahimé! tutto quello che può fare è sollevare le sue piccole ali; librarsi in volo, però, non rientra nelle sue piccole possibilità (...). Con audace abbandono, allora, rimane a fissare il suo sole divino; niente potrà incutergli timore, né il vento né la pioggia" (Manuscrits autobiographiques, Paris 1957, p. 231 ).

Saluti:


Versione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto di cuore i pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Bratislava, Košice, Mútne, Dojc, Senohrad, Stupava, Banská Bystrica, Rohoník, Kobyly, Prešov, Klátová Nová Ves, Poloma, Levice, Nitra, Trnava, Šaa, Zborov, Sabinov, Nová ubova, Unin, Trstená.

Fratelli e Sorelle, il Giubileo è una tappa significativa del cammino della Chiesa verso Cristo. Nell'Anno Santo Cristo si rivolge ad ognuno di noi con un pressante invito alla conversione.

Ad un tale Giubileo vi benedico volentieri.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso vorrei porgere il benvenuto a tutti i pellegrini belgi e neerlandesi.

Auguro che il vostro pellegrinaggio al centro della Chiesa universale rafforzi la vostra fede ed il vostro amore per il prossimo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da:Dolní Benšov, Jiní Cechy, Uherské Hradište, e dalla Parrocchia di S.Mattia, di Praga.

Domani celebreremo la festa di San Matteo, Apostolo ed Evangelista. La sua risposta alla vocazione di Cristo continui ad illuminare la vostra vita cristiana, e in particolare in questo Anno Santo.

Con tali voti vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi da Taktaharkány e Sátoraljaújhely (Arcidiocesi di Eger):

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini ungheresi, specialmente ai fedeli diTaktaharkány e Sátoraljaújhely.

Di cuore imparto a tutti voi ed alle vostre famiglia la Benedizione Apostolica che estendo all'intero popolo ungherese.

Sia lodato Gesù Cristo!

* * * * *


Sono lieto di accogliere alcuni pellegrinaggi diocesani dall'Italia: da Livorno, con Mons. Alberto Ablondi e Mons. Vincenzo Savio; da San Miniato, con Mons. Edoardo Ricci; e da Alife-Caiazzo, con Mons. Pietro Farina. Carissimi Fratelli e Sorelle, vi ringrazio della vostra presenza e vi invito corrispondere generosamente alla grazia di Cristo Salvatore, che rinnova i cuori, le famiglie, la società. Siate pietre vive della comunità ecclesiale e, in ogni ambiente, testimoni della carità di Cristo.

Rivolgo un cordiale saluto ai Chierici Mariani provenienti da diversi Paesi dell'Europa orientale, con le Religiose e i Cooperatori Laici; come pure ai Seminaristi del Collegio Urbano "De Propaganda Fide" ed alla comunità del Seminario Arcivescovile "Pio XI", di Reggio Calabria.

Saluto inoltre il folto gruppo dei fedeli del Santuario Maria Santissima della Neve del Monte Sirino, in Lagonegro, accompagnati da Mons. Rocco Talucci. Carissimi, avete voluto portare in Piazza San Pietro la statua della Madonna a voi tanto cara. Vi ringrazio per questo e volentieri la incorono, esortandovi ad essere voi stessi la corona di Maria con la vostra vita santa e generosa.

Saluto poi gli Ufficiali della Marina Militare, i numerosi familiari di Caduti e Dispersi in guerra, i Congressisti della Società Farmaceutica del Mediterraneo, i partecipanti alla manifestazione "Lagune d'Italia" e i Dirigenti della Casa Editrice Le Monnier.

Un augurio speciale rivolgo all'atleta delle Fiamme Oro, che compirà in trenta ore il tragitto Roma-Padova in bicicletta, a sostegno dell'iniziativa "Trenta ore per la vita", in favore dei malati di leucemia.

Mi rivolgo, infine, ai malati oggi presenti, agli sposi novelli ed ai giovani, tra i quali saluto in particolare gli studenti vincitori del concorso del Movimento per la Vita.

Si celebra in questi giorni a Roma il Congresso Mariologico-Mariano. Invito voi, cari giovani, ad imitare il generoso "sì" di Maria; voi, cari malati, a sentirla presente nella prova; e voi, cari sposi novelli, ad accoglierla spiritualmente nella vostra casa.




Mercoledì, 27 settembre 2000: L’Eucaristia suprema celebrazione terrena della “gloria”

27900

1. Secondo gli orientamenti delineati nella Tertio millennio adveniente, quest’anno giubilare, celebrazione solenne dell’Incarnazione, dev’essere un anno “intensamente eucaristico” (
TMA 55). Per questo, dopo aver fissato lo sguardo sulla gloria della Trinità che risplende sul cammino dell’uomo, iniziamo una catechesi su quella grande e insieme umile celebrazione della gloria divina che è l’Eucaristia. Grande perché è l’espressione principale della presenza di Cristo in mezzo a noi “tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt 28,20); umile perché è affidata ai segni semplici e quotidiani del pane e del vino, cibo e bevanda ordinari della terra di Gesù e di molte altre regioni. In questa quotidianità degli alimenti, l’Eucaristia introduce non solo la promessa, ma il ‘pegno’ della gloria futura: “futurae gloriae nobis pignus datur” (San Tommaso d’Aquino, Officium de festo corporis Christi). Per cogliere la grandezza del mistero eucaristico, vogliamo oggi considerare il tema della gloria divina e dell’azione di Dio nel mondo, ora manifestata in grandi eventi di salvezza, ora celata sotto umili segni, che solo l’occhio della fede può percepire.

2. Nell’Antico Testamento col vocabolo ebraico kabôd si indica lo svelarsi della gloria divina e la presenza di Dio nella storia e nel creato. La gloria del Signore rifulge sulla vetta del Sinai, luogo di rivelazione della Parola divina (cfr Ex 24,16). È presente sulla tenda santa e nella liturgia del popolo di Dio pellegrino nel deserto (cfr Lv 9,23). Domina nel tempio, la dimora - come dice il Salmista - “dove abita la tua gloria” (Ps 26,8). Avvolge come un manto di luce (cfr Is 60,1) tutto il popolo eletto: lo stesso Paolo è consapevole che “gli Israeliti possiedono l’adozione a figli, la gloria, le alleanze…” (Rm 9,4).

3. Questa gloria divina che si manifesta in modo speciale a Israele è presente in tutto l’universo, come il profeta Isaia ha sentito proclamare dai serafini al momento della sua vocazione: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria” (Is 6,3). Anzi, a tutti i popoli il Signore rivela la sua gloria, come si legge nel Salterio: “Tutti i popoli contemplano la sua gloria” (Ps 97,6). L’accendersi della luce della gloria è, quindi, universale, per cui tutta l’umanità può scoprire la presenza divina nel cosmo.

Soprattutto in Cristo si compie questo svelamento perché egli è “irradiazione della gloria” divina (He 1,3). Lo è anche attraverso le sue opere, come testimonia l’evangelista Giovanni di fronte al segno di Cana: Cristo “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Jn 2,11). Egli irradia la gloria divina anche attraverso la sua parola che è parola divina: “Io ho dato loro la tua parola”, dice Gesù al Padre; “la gloria che tu hai dato a me,io l’ho data a loro” (Jn 17,14 Jn 17,22). Più radicalmente Cristo manifesta la gloria divina attraverso la sua umanità, assunta nell’incarnazione: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Jn 1,14).

4. La rivelazione terrena della gloria divina raggiunge il suo apice nella Pasqua che, soprattutto negli scritti giovannei e paolini, è tratteggiata come una glorificazione di Cristo alla destra del Padre (cfr Jn 12,23 Jn 13,31 Jn 17,1 Ph 2,6-11 Col 3,1 1Tm 3,16). Ora, il mistero pasquale, espressione della “perfetta glorificazione di Dio” (SC 7), si perpetua nel sacrificio eucaristico, memoriale della morte e risurrezione affidato da Cristo alla Chiesa sua amata sposa (cfr SC 47). Col comando “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19) Gesù assicura la presenza della gloria pasquale attraverso tutte le celebrazioni eucaristiche che scandiranno il fluire della storia umana. “Attraverso la santa Eucaristia l’evento della Pasqua di Cristo si espande in tutta la Chiesa (…). Con la comunione al corpo e al sangue di Cristo, i fedeli crescono nella misteriosa divinizzazione che, grazie allo Spirito Santo, li fa abitare nel Figlio come figli del Padre” (Giovanni Paolo II e Moran Mar Ignatius Zakka I Iwas, Dichiarazione Comune 23.6.1984, n. 6: EV 9,74).

5. È indubbio che la celebrazione più alta della gloria divina si ha oggi nella liturgia. “Poiché la morte di Cristo in croce e la sua risurrezione costituiscono il contenuto della vita quotidiana della Chiesa e il pegno della sua Pasqua eterna, la liturgia ha come primo compito quello di ricondurci instancabilmente sul cammino pasquale aperto da Cristo, in cui si accetta di morire per entrare nella vita” (Lettera Apostolica Vicesimus quintus annus, 6). Ora, questo compito si esercita anzitutto per mezzo della celebrazione eucaristica, la quale rende presente la Pasqua di Cristo e ne comunica il dinamismo ai fedeli. Così il culto cristiano è l’espressione più viva dell’incontro tra la gloria divina e la glorificazione che sale dalle labbra e dal cuore dell’uomo. Alla “gloria del Signore che riempie la dimora” del tempio con la sua presenza luminosa (cfr Ex 40,34) deve corrispondere il nostro “glorificare il Signore con animo generoso” (Si 35,7).

6. Come ci ricorda san Paolo, dobbiamo anche glorificare Dio nel nostro corpo, cioè nell’intera esistenza, perché il nostro corpo è tempio dello Spirito che è in noi (cfr 1Co 6,19 1Co 6,20). In questa luce si può anche parlare di una celebrazione cosmica della gloria divina. Il mondo creato, “spesso ancora sfigurato dall’egoismo e dall’ingordigia”, ha in sé “una potenzialità eucaristica”: “esso è destinato ad essere assunto nell’eucaristia del Signore, nella sua Pasqua presente nel sacrificio dell’altare” (Orientale Lumen 11). All’aleggiare della gloria del Signore che è “più alta dei cieli” (Ps 113,4) e si irradia sull’universo risponderà allora, in contrappunto di armonia, la lode corale del creato così che “in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!” (1P 4,11).

Saluti:

Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi da Budapest e Kisvárda (Arcidiocesi di Esztergom-Budapest, diocesi Debrecen-Nyíregyháza):


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini ungheresi, specialmente ai fedeli di Kisvárda e il gruppo dei terziari francescani. Oggi abbiamo meditato su Gesù eucaristico. Il Signore ci invita alla frequente partecipazione alla Santa Messa.

Di cuore imparto a tutti voi ed alle vostre famiglia la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi: da Bratislava, Galanta, Nitra Prešov, Košice, Žrnovica, Spišská Nová Ves, Levice, Žilina, Liptovský Mikuláš Michalovce, Zalužice, Kysuce, Uním, Trhovište e Plechotice, come pure i cori Gregorián da Košice-Juh e Christomos da Vranov.

Fratelli e Sorelle, il segno particolare del Giubileo è l’indulgenza. In essa si manifesta la misericordia infinita del Padre celeste, che a tutti viene incontro con il suo amore.

Rispondiamo generosamente all'invito di Dio.Volentieri benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del testo croato:

Cari Fratelli e Sorelle, il Giubileo che stiamo celebrando è un'occasione del tutto speciale per riscoprire la costante presenza e l'azione salvifica di Dio uno e trino nella vita e nella storia dell'uomo. Tale presenza e azione riempiono il cuore umano di speranza e lo proiettano verso il futuro fondato sull'amore di Dio manifestatosi nella pienezza al mondo in Gesù Cristo.

Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati qui presenti ed imparto loro la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Versione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Parrocchia di Sant'Egidio di Moutnice, Tešany, Nesvacilka, Veselí nad Lunicí, e insegnanti della Scuola di Jan Neruda, di Praga!

Domani la Chiesa Ceca festeggerà il suo Patrono, San Venceslao. Egli non era attaccato alle sue origini nobiliari di questa terra, ma si gloriava della sua provenienza celeste, della chiamata alla santità di vita. Rimanete fedeli alla sua eredità spirituale!

Di cuore vi benedico!


Versione italiana del saluto in lingua lituana:

Il mio cordiale benvenuto ai fratelli e alle sorelle lituani!

Carissimi, cercando il Signore con tutto il vostro cuore e con tutte le vostre forze, siate portatori di speranza gli uni per gli altri. Siate nel cuore di Cristo e della Chiesa, accompagnati dalla mia preghiera. Vi do la mia Benedizione.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Carissimi pellegrini neerlandesi e belgi! Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli riempia la vostra vita con la ricchezza della grazia del Signore.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!



Versione italiana del saluto in lingua slovena:

Do il benvenuto ai pellegrini sloveni da Toronto in Canada, nonché agli altri dalla madrepatria Slovenia, che con la visita alla Città eterna volete approfondire il giubileo, per crescere nella speranza, nella fede e nell'amore. Con questo auspicio vi imparto la Benedizione Apostolica.

* * * * *


Accolgo con gioia i pellegrinaggi diocesani oggi presenti: quello di Concordia-Pordenone, guidato da Mons. Sennen Corrà; quello di Belluno-Feltre, con Mons. Pietro Brollo; e quello di Lodi, accompagnato dal Vicario Generale.

Carissimi Fratelli e Sorelle, voi avete già vissuto varie celebrazioni giubilari nelle vostre rispettive Diocesi. L'esser venuti pellegrini a Roma, presso le tombe degli Apostoli, esprime il vostro senso di comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro. Vi ringrazio per questo ed auguro a voi e alle vostre Comunità ecclesiali di crescere nella fede, nella carità e nell'impegno apostolico.

Sono lieto di salutare poi i Superiori e i Seminaristi di Noto, le Religiose e i numerosi gruppi parrocchiali. Saluto inoltre le diverse associazioni di solidarietà sociale, i militari e tutti i gruppi presenti.

Un pensiero speciale va infine ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. L'esempio di carità di san Vincenzo de' Paoli, di cui oggi facciamo memoria nella liturgia, conduca voi, cari giovani, ad attuare i progetti del vostro futuro in un gioioso e disinteressato servizio al prossimo. Aiuti voi, cari malati, ad affrontare la sofferenza come particolare vocazione d'amore, per trovare in essa la pace e il conforto di Cristo. E solleciti voi, cari sposi novelli, a costruire una famiglia sempre aperta ai poveri e al dono della vita.





Catechesi 79-2005 60900