Catechesi 79-2005 25100

Mercoledì, 25 ottobre 2000: L’Eucaristia apre al futuro di Dio

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1. “Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste” (
SC 8 cfr GS 38). Queste parole così limpide ed essenziali del Concilio Vaticano II ci presentano una dimensione fondamentale dell’Eucaristia: il suo essere “futurae gloriae pignus”, pegno della gloria futura, secondo una bella espressione della tradizione cristiana (cfr SC 47). “Questo sacramento - osserva san Tommaso d’Aquino - non ci introduce subito nella gloria ma ci dà la forza di giungere alla gloria ed è per questo che è detto «viatico»” (Summa Th. III 79,2, ad I). La comunione con Cristo che ora viviamo mentre siamo pellegrini e viandanti nelle strade della storia anticipa l’incontro supremo del giorno in cui “noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Jn 3,2). Elia, che in cammino nel deserto si accascia privo di forze sotto un ginepro e viene rinvigorito da un pane misterioso fino a raggiungere la vetta dell’incontro con Dio (cfr 1R 19,1-8), è un tradizionale simbolo dell’itinerario dei fedeli, che nel pane eucaristico trovano la forza per camminare verso la meta luminosa della città santa.

2. È questo anche il senso profondo della manna imbandita da Dio nelle steppe del Sinai, “cibo degli angeli” capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto, manifestazione della dolcezza (di Dio) verso i suoi figli (cfr Sg 16,20-21). Sarà Cristo stesso a far balenare questo significato spirituale della vicenda dell’Esodo. È lui a farci gustare nell’Eucaristia il duplice sapore di cibo del pellegrino e di cibo della pienezza messianica nell’eternità (cfr Is 25,6). Per mutuare un’espressione dedicata alla liturgia sabbatica ebraica, l’Eucaristia è un “assaggio di eternità nel tempo” (A. J. Heschel). Come Cristo è vissuto nella carne permanendo nella gloria di Figlio di Dio, così l’Eucaristia è presenza divina e trascendente, comunione con l’eterno, segno della “compenetrazione tra città terrena e città celeste” (GS 40). L’Eucaristia, memoriale della Pasqua di Cristo, è di sua natura apportatrice dell’eterno e dell’infinito nella storia umana.

3. Questo aspetto che apre l’Eucaristia al futuro di Dio, pur lasciandola ancorata alla realtà presente, è illustrato dalle parole che Gesù pronunzia sul calice del vino nell’ultima cena (cfr Lc 22,20 1Co 11,25). Marco e Matteo evocano in quelle stesse parole l’alleanza nel sangue dei sacrifici del Sinai (cfr Mc 14,24 Mt 26,28 cfr Ex 24,8). Luca e Paolo, invece, rivelano il compimento della “nuova alleanza” annunziata dal profeta Geremia: “Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e di Giuda io concluderò una nuova alleanza, non come l’alleanza conclusa coi vostri padri” (Jr 31,31-32). Gesù, infatti, dichiara: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”. ‘Nuovo’, nel linguaggio biblico, indica di solito progresso, perfezione definitiva.

Sono ancora Luca e Paolo a sottolineare che l’Eucaristia è anticipazione dell’orizzonte di luce gloriosa propria del regno di Dio. Prima dell’Ultima Cena Gesù dichiara: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione; poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio. Preso un calice, rese grazie e disse: Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio” (Lc 22,15-18). Anche Paolo ricorda esplicitamente che la cena eucaristica è protesa verso l’ultima venuta del Signore: “Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1Co 11,26).

4. Il quarto evangelista, Giovanni, esalta questa tensione dell’Eucaristia verso la pienezza del regno di Dio all’interno del celebre discorso sul “pane di vita”, che Gesù tiene nella sinagoga di Cafarnao. Il simbolo da lui assunto come punto di riferimento biblico è, come già s’accennava, quello della manna offerta da Dio a Israele pellegrino nel deserto. A proposito dell’Eucaristia Gesù afferma solennemente: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (…). Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno (…). Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i vostri padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Jn 6,51 Jn 6,54 Jn 6,58). La ‘vita eterna ’, nel linguaggio del quarto vangelo, è la stessa vita divina che oltrepassa le frontiere del tempo. L’Eucaristia, essendo comunione con Cristo, è quindi partecipazione alla vita di Dio che è eterna e vince la morte. Per questo Gesù dichiara: “La volontà di colui che mi ha mandato è che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Perché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Jn 6,39-40).

5. In questa luce - come diceva suggestivamente un teologo russo, Sergej Bulgakov - “la liturgia è il cielo sulla terra”. Per questo nella Lettera Apostolica Dies Domini, riprendendo le parole di Paolo VI, ho esortato i cristiani a non trascurare “questo incontro, questo banchetto che Cristo ci prepara nel suo amore. Che la partecipazione ad esso sia insieme degnissima e gioiosa! È il Cristo, crocifisso e glorificato, che passa in mezzo ai suoi discepoli, per trascinarli insieme nel rinnovamento della sua risurrezione. È il culmine, quaggiù, dell’alleanza d’amore tra Dio e il suo popolo: segno e sorgente di gioia cristiana, tappa per la festa eterna” (Gaudete in Domino, conclusione; Dies Domini 58).

Saluti:


Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi da Somlóvásárhely e Velence (Ardiciocesi di Veszprém e Diocesi di Székesfehérvár):

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente il gruppo di Somlóvásárhely e Velence. La mia Benedizione Apostolica Vi accompagni durante il vostro pellegrinaggio.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai docenti e studenti del Ginnasio di Hladnov-Ostrava, e al gruppo di pellegrini accompagnato dai Premonstratensi di eliv!

Possa questo Anno Santo diventare per tutti voi un tempo forte di grazia, di riconciliazione, e di rinnovamento interiore.

Con questi voti, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Cari fratelli e sorelle lituani.

Con gioia saluto i membri del coro della Facoltà delle Arti di Klaipëda qui presenti. Vi ho tutti a cuore nella mia preghiera e vi auguro che Cristo in questo Anno Santo diventi ancora più profondamente presente nel vostro studio e nella vostra creatività artistica.

Con affetto tutti vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto di cuore i pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Bratislava, Raca, Brezno-Mazarníkovo, Vranov, Prešov, Bystré, Tatranská Lomnica, Banská Bystrica, Nitra, Hontianske Nemce, come pure gli alunni e di pedagoghi della Scuola elementare di Stupava.

Cari Fratelli e Sorelle, in questi giorni siamo invitati a riflettere maggiormente sull'impegno missionario della Chiesa d di ogni suo membro. Anche voi siete chiamati ad evangelizzare nell'ambiente in cui vivete.

Con questi pensieri imparto volentieri la Benedizione Apostolica a voi e ai vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!




Versione italiana del testo croato:

Saluto cordialmente i fedeli croati qui presenti, provenienti dalla loro Patria e dall'estero, in particolare i partecipanti al pellegrinaggio giubilare della Diocesi di Hvar accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Slobodan Štambuk. Benvenuti!

Carissimi, nelle celebrazioni dell'Anno Santo in corso riecheggia un pressante invito ad avere fiducia nella misericordia del Padre, alla luce del Mistero che ci unisce al Figlio suo, Gesù Cristo. Tale fiducia riempie i cuori umani di speranza, della quale il cristiano deve essere messaggero.

Imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Versione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Auguro a tutti i pellegrini neerlandesi e belgi, che si approfondisca la vostra fede nell’amore di Dio, affinché, per intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, possiate partecipare più intensamente alle vita della Chiesa.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !
* * * *


Saluto con affetto i pellegrinaggi diocesani, provenienti da Treviso, Altamura - Gravina - Acquaviva delle Fonti e Cuneo-Fossano, guidati rispettivamente dai Vescovi, Mons. Paolo Magnani, Mons. Mario Paciello e Mons. Natalino Pescarolo.

Cari Fratelli e Sorelle, benvenuti! Vi saluto e ringrazio tutti per la gradita visita. Auspico cordialmente che la vostra sosta presso la tomba degli Apostoli apporti frutti spirituali e pastorali a beneficio delle vostre Comunità diocesane, alle quali invio un benedicente ed affettuoso pensiero.

Domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata Mondiale Missionaria. Tale evento richiama ad ogni battezzato il suo impegno ad essere annunciatore del Messaggio di salvezza portato dal Signore.

Possa il Giubileo e la recente celebrazione rinsaldarvi nella fede nel Redentore e spingervi ad essere sempre autentici e credibili testimoni del Vangelo nelle vostre famiglie e nella società.

Saluto ora i numerosi pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero agli organizzatori ed ai partecipanti alla Giornata Giubilare del Pizzaiolo. Carissimi, mentre vi ringrazio per la vostra partecipazione così numerosa, assicuro la mia preghiera per le vostre famiglie e per la vostra caratteristica attività professionale tanto apprezzata.

Saluto, poi, i partecipanti al Forum promosso a Firenze dall'Associazione Internazionale dei Lions Clubs, i membri dell'Accademia della Guardia di Finanza ed il Sindacato Autonomo Lavoratori Finanziari. Su tutti invoco di cuore la costante protezione del Signore.

Ed ora saluto affettuosamente voi, cari giovani, cari ammalati e cari sposi novelli.

Sabato prossimo, 28 ottobre, ricorre il trentaduesimo anniversario dell'elezione alla Cattedra di Pietro del mio venerato Predecessore Giovanni XXIII, che recentemente ho avuto la gioia di proclamare Beato. Egli è rimasto nella storia come il Papa della bontà, il "Papa buono".

Che il suo ricordo aiuti voi, cari giovani, ad essere testimoni coraggiosi di Cristo nell'impegno quotidiano; sostenga voi, cari malati, nella fiduciosa accoglienza della volontà di Dio; sia per voi, cari sposi novelli, incoraggiamento costante a costruire una famiglia accogliente, aperta al dono della vita.





Mercoledì, 8 novembre 2000: L’Eucaristia sacramento di unità

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1. “Sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità!”. L’esclamazione di S. Agostino nel suo commento al Vangelo di Giovanni (In Johannis Evangelium 26,13) raccoglie idealmente e sintetizza le parole che Paolo ha rivolto ai Corinzi e che abbiamo appena ascoltato: “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti, partecipiamo dell’unico pane” (
1Co 10,17). L’Eucaristia è il sacramento e la sorgente dell’unità ecclesiale. E ciò è stato ribadito fin dalle origini della tradizione cristiana, basandosi proprio sul segno del pane e del vino. Così, nella Didachè, uno scritto composto ai primordi del cristianesimo, si afferma: “Come questo pane spezzato era prima disperso sui monti e, raccolto, è divenuto una sola realtà, così si raccolga la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo regno” (9,1).

2. San Cipriano, vescovo di Cartagine, facendo eco nel III secolo a queste parole, afferma: “Gli stessi sacrifici del Signore mettono in luce l’unanimità dei cristiani cementata con solida e indivisibile carità. Poiché quando il Signore chiama suo corpo il pane composto dall’unione di molti granelli, indica il nostro popolo adunato, che egli sostenta; e quando chiama suo sangue il vino spremuto dai molti grappoli e acini e fuso insieme, indica similmente il nostro gregge composto di una moltitudine unita insieme” ( Magnum 6). Questo simbolismo eucaristico in rapporto all’unità della Chiesa torna frequentemente nei Padri e nei teologi scolastici. «Il Concilio di Trento ne ha compendiato la dottrina insegnando che il nostro Salvatore ha lasciato l’Eucaristia alla sua Chiesa “come simbolo della sua unità e della carità con la quale egli volle intimamente uniti tra loro tutti i cristiani”; e perciò essa è “simbolo di quell’unico corpo, di cui egli è il capo”» (Paolo VI, Mysterium fidei; cfr Conc.Trid., Decr. de SS. Eucharistia, proemio e c. 2). Il Catechismo della Chiesa Cattolica sintetizza con efficacia: “Coloro che ricevono l’Eucaristia sono uniti più strettamente a Cristo. Per ciò stesso, Cristo li unisce a tutti i fedeli in un solo corpo: la Chiesa” (CEC 1395).

3. Questa dottrina tradizionale è fortemente radicata nella Scrittura. Paolo nel brano già citato della Prima Lettera ai Corinzi la sviluppa partendo da un tema fondamentale, quello della koinonía, cioè della comunione che si instaura tra il fedele e Cristo nell’Eucaristia. “Il calice della benedizione che noi benediciamo non è forse comunione (koinonía) con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione (koinonía) con il corpo di Cristo?” (1Co 10,16). Questa comunione è descritta più precisamente nel vangelo di Giovanni come una relazione straordinaria di “interiorità reciproca”: ‘lui in me e io in lui ’. Gesù, infatti, dichiara nella sinagoga di Cafarnao: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Jn 6,56).

È un tema che sarà sottolineato anche nei discorsi dell’Ultima Cena mediante il simbolo della vite: il tralcio è verdeggiante e fruttifero solo se è innestato nel ceppo della vite da cui riceve linfa e sostegno (Jn 15,1-7). Altrimenti è solo un ramo secco e destinato al fuoco: aut vitis aut ignis, «o la vite o il fuoco», commenta in modo lapidario sant’Agostino (In Johannis - Evangelium 81,3). Si delinea qui un’unità, una comunione, che si attua tra il fedele e Cristo presente nell’Eucaristia, sulla base di quel principio che Paolo formula così: “Quelli che mangiano le vittime sacrificali sono in comunione con l’altare” (1Co 10,18).

4. Questa comunione-koinonía di tipo ‘verticale’ perché ci unisce al mistero divino, genera nel contempo una comunione-koinonía che possiamo dire ‘orizzontale ’, ossia ecclesiale, fraterna, capace di unire in un legame d’amore tutti i partecipanti alla stessa mensa. “Pur essendo molti, siamo un corpo solo - ci ricorda Paolo -: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Co 10,17). Il discorso sull’Eucaristia anticipa la grande riflessione ecclesiale che l’Apostolo svilupperà nel capitolo 12 della stessa Lettera, quando parlerà del corpo di Cristo nella sua unità e molteplicità. Anche la celebre descrizione della Chiesa di Gerusalemme offerta da Luca negli Atti degli Apostoli delinea questa unità fraterna o koinonía connettendola alla frazione del pane, cioè alla celebrazione eucaristica (Ac 2,42). È una comunione che si compie nella concretezza della storia: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nella comunione fraterna (koinonía), nella frazione del pane e nella preghiera (…) Tutti coloro che erano divenuti credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune” (Ac 2,42-44).

5. Si rinnega perciò il significato profondo dell’Eucaristia, quando la si celebra senza tener conto delle esigenze della carità e della comunione. Paolo è severo con i Corinzi perché il loro radunarsi insieme “non è più un mangiare la cena del Signore” (1Co 11,20) a causa delle divisioni, delle ingiustizie, degli egoismi. In tal caso l’Eucaristia non è più agape, cioè espressione e fonte di amore. E chi partecipa indegnamente, senza farla sbocciare in carità fraterna, “mangia e beve la propria condanna” (1Co 11,29). “Se la vita cristiana si esprime nell’adempimento del più grande comandamento, e cioè nell’amore di Dio e del prossimo, questo amore trova la sua sorgente proprio nel santissimo sacramento, che comunemente è chiamato: sacramento dell’amore” (Dominicae coenae n. 5). L’Eucaristia ricorda, rende presente e genera questa carità.

Raccogliamo, allora, l’appello del vescovo e martire Ignazio che esortava all’unità i fedeli di Filadelfia in Asia Minore: “Una sola è la carne di nostro Signore Gesù Cristo, uno solo è il calice nell’unità del suo sangue, uno solo l’altare, come uno è il Vescovo” ( Philadelphenses 4). E con la liturgia preghiamo Dio Padre: “A noi che ci nutriamo del corpo e del sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito” (Preghiera eucaristica III).

Saluti:


Saluto in lingua ungherese ai pellegrini ungheresi da Dunabogdány (Ardiciocesi di Esztergom-Budapest).

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente il gruppo di Dunabogdány.

Di cuore imparto a tutti voi ed alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca, in particolare dalla Diocesi di Olomouc e Ostrava-Opava.

Carissimi, auspico cordialmente che il pellegrinaggio giubilare fortifichi la vostra fede e faccia crescere il vostro amore verso Dio e verso i vostri concittadini, specialmente non-credenti, affinché nella luce dell'amore trovino Cristo, loro unico Salvatore.

Benedico di cuore tutti voi e i vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!





Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Prešov, ´ubica pri Keñmarku, Banská Bystrica, Košíce, Trnava a Michalovce.

Fratelli e Sorelle, la storia della Chiesa è storia di santità. E non sono santi soltanto quanti sono stati canonizzati, ma anche molti uomini e donne rimasti sconosciuti. La loro vita attesta che la perfezione è possibile per tutti. Volentieri benedico il vostro sforzo per raggiungere tale perfezione.

Sia lodato Gesù Cristo!


Versione italiana del testo croato:

Cari Fratelli e Sorelle, i cristiani per loro natura devono annunciare la speranza nel mondo e renderne testimonianza. Si tratta, infatti, di una virtù che ha le sue radici in Dio stesso, il quale ama infinitamente l'uomo e la donna da Lui creati e li salva, non abbandonandoli mai.

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti, tra i quali il gruppo di Presbiteri della Chiesa di Zagabria con il Vescovo, Mons. Josip Mrzljak. Volentieri imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Versione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso saluto tutti i pellegrini belgi e neerlandesi. Auguro che sperimentiate sempre la gioia e la serenità della presenza del Signore in mezzo a voi.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !




Versione italiana del discorso in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini dalla Polonia presenti a questa udienza. Do il mio benvenuto a coloro che vengono dalla terra di Sacz, come pure agli altri gruppi di pellegrini, che sono già stati elencati. Vi ringrazio per la vostra presenza, per il dono della vostra preghiera. Dio ve lo ripaghi!

All’udienza di oggi sono presenti i ragazzi e le ragazze scouts. Vi saluto di tutto cuore. Saluto anche i vostri cappellani e i rappresentanti delle autorità dello scoutismo polacco. Avete portato con voi la scultura di una cappellina, il cosiddetto "trittico degli scouts", che ha peregrinato attraverso gli ambienti degli scouts polacchi, diffusi in tutto il mondo. Oggi è tornato nuovamente in Piazza San Pietro, da dove era partito in questo particolare pellegrinaggio di fede, due anni fa.

Cari ragazzi e ragazze scouts, è per me una grande gioia poter incontrarvi nuovamente. La vostra presenza mi riporta alla mente i miei incontri con gli scouts presso il fuoco di bivacco e in varie altre circostanze. Cantavamo allora i canti degli scouts che ho conservato nella mia memoria fino ad oggi.

A voi qui presenti e a tutti gli scouts, della Polonia e fuori dei suoi confini, auguro di essere sempre fedeli al grande patrimonio dello scoutismo. Condividete con i vostri coetanei la vostra gioia e il vostro entusiasmo. Siate testimoni di un atteggiamento positivo nei riguardi della vita, che prende origine dall’amore per la natura e per le opere della creazione, e specialmente dalla purezza interiore e dalla nobiltà delle intenzioni. Il mondo di oggi ha bisogno della vostra testimonianza. Che il Grande Giubileo dell’Anno 2000 che stiamo vivendo, diventi per voi un’occasione di santificazione personale e di rinnovamento interiore mediante una più intensa preghiera e la pratica delle virtù cristiane. Che la vostra parola d’ordine: "Czuwaj!" ("Vigila!") vi ricordi di vigilare costantemente su voi stessi, vi incoraggi ad un costante lavoro sulla formazione della vostra personalità e apra i vostri cuori ai bisogni del prossimo. Vi prego - cari ragazzi e ragazze scouts - di trasmettere queste parole agli scouts polacchi. Dio vi benedica!
* * * *


Saluto con affetto i pellegrinaggi diocesani, provenienti da Asti ed Otranto, accompagnati dai rispettivi Pastori, Mons. Francesco Ravinale e Mons. Donato Negro.

Cari Fratelli e Sorelle, benvenuti e grazie per la vostra visita! Auspico di cuore che la celebrazione giubilare ed il contatto con le sacre memorie degli apostoli Pietro e Paolo vi rafforzino nell'adesione a Cristo. Auspico, altresì, che questo vostro pellegrinaggio porti copiosi frutti spirituali e pastorali a beneficio delle vostre famiglie e delle Comunità diocesane, alle quali ben volentieri invio un benedicente ed affettuoso pensiero.

Saluto ora tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai missionari di diverse Congregazioni e Diocesi che partecipano al corso promosso dalla Pontificia Università Salesiana, come pure ai partecipanti all'incontro dei parroci francescani. Per ciascuno invoco la continua assistenza del Signore, affinché le iniziative che state seguendo vi ravvivino nel generoso impegno di fedeltà al Vangelo.

Saluto, altresì, le numerose parrocchie presenti e, in modo speciale, quella dei Santi Angeli Custodi in Riccione, Santissima Annunziata in Arzano, San Pancrazio, in Giardini Naxos. Saluto gli organizzatori ed i partecipanti al Concorso "Il Volontario in erba", promosso dal Centro Studi Meridionali di Giovinazzo, gli amministratori comunali ed i cittadini di San Martino Valle Caudina, la Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali, gli alunni dell'Istituto Tecnico Commerciale "Michele Amari" di Ciampino e "Spataro" di Gissi, come pure l'Associazione Trapiantati d'Organo delle Marche e della Lombardia. Su tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, e sulle vostre rispettive famiglie invoco di cuore la costante protezione del Signore.

Rivolgo, infine, il mio saluto ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Il mese di novembre, dedicato alla memoria e alla preghiera per i defunti, ci offre l'opportunità di considerare più in profondità il significato dell'esistenza terrena e il valore della vita eterna.

Questi giorni siano per voi, cari giovani, uno stimolo a comprendere che la vita ha valore se spesa pere amare Dio ed il prossimo; sono per voi, cari malati, un invito ad unire in maniera sempre più profonda le vostre pene al mistero della morte e risurrezione del Signore; e costituiscono per voi, cari sposi novelli, un'occasione propizia per raccogliere da chi ci ha preceduti la preziosa eredità della fede cristiana.






Mercoledì, 15 novembre 2000: "La Parola, l’Eucaristia e i cristiani divisi"

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(Lettura:
Jn 17,20-21)

1. Nel programma di quest’anno giubilare non poteva mancare la dimensione del dialogo ecumenico e di quello interreligioso, come già indicavo nella Tertio millennio adveniente (cfr nn. 53 e 55). La linea trinitaria ed eucaristica che abbiamo sviluppato nelle precedenti catechesi ci conduce ora a sostare su questo versante, prendendo in considerazione innanzitutto il problema della ricomposizione dell’unità tra i cristiani. Lo facciamo alla luce della narrazione evangelica sui discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35), osservando il modo in cui i due discepoli, che si allontanavano dalla comunità, furono spinti a fare il cammino inverso e a ritrovarla.

2. I due discepoli voltavano le spalle al luogo in cui Gesù era stato crocifisso, perché questo evento era per loro una delusione crudele. Per lo stesso fatto, si allontanavano dagli altri discepoli e tornavano, per così dire, all’individualismo. ‘Conversavano di tutto quello che era accaduto’ (Lc 24,14), senza capirne il senso. Non capivano che Gesù era morto ‘per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi’ (Jn 11,52). Vedevano soltanto l’aspetto tremendamente negativo della croce, che rovinava le loro speranze: ‘Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele!’ (Lc 24,21). Gesù risorto si accosta e cammina con loro, ‘ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo ’ (Lc 24,16), perché dal punto di vista spirituale, si trovavano nelle tenebre più oscure. Gesù allora s’impegna con ammirevole pazienza a rimetterli nella luce della fede per mezzo di una lunga catechesi biblica: ‘Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui’ (Lc 24,27). Il loro cuore cominciò a ardere (cfr Lc 24,32). Pregarono il loro misterioso compagno di restare con loro. ‘Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista’ (Lc 24,30-31). Grazie alla spiegazione luminosa delle Scritture, erano passati dalle tenebre dell’incomprensione alla luce della fede ed erano divenuti capaci di riconoscere Cristo risorto ‘nello spezzare il pane ’ (Lc 24,35).

L’effetto di questo cambiamento profondo fu un impulso a ripartire senza indugio e a fare ritorno a Gerusalemme per raggiungere ‘gli Undici e gli altri che erano con loro ’ (Lc 24,33). Il cammino di fede aveva reso possibile l’unione fraterna.

3. Il nesso tra l’interpretazione della parola di Dio e l’Eucaristia appare anche altrove nel Nuovo Testamento. Giovanni nel suo Vangelo intreccia questa parola all’Eucaristia quando nel discorso di Cafarnao ci presenta Gesù che evoca il dono della manna nel deserto reinterpretandolo in chiave eucaristica (cfr Jn 6,32-58). Nella Chiesa di Gerusalemme, l’assiduità ad ascoltare la didaché, cioè l’insegnamento apostolico basato sulla parola di Dio, precedeva la partecipazione alla ‘frazione del pane’ (Ac 2,42).

A Troade, quando i cristiani si riunirono attorno a Paolo per ‘spezzare il pane’, Luca riferisce che il raduno cominciò con lunghi discorsi dell’Apostolo (cfr Ac 20,7), certamente per nutrire la fede, la speranza e la carità. Da tutto questo risulta chiaro che l’unione nella fede è la condizione previa alla partecipazione comune all’Eucaristia.

Con la Liturgia della Parola e l’Eucaristia - come ci ricorda il Concilio Vaticano II citando san Giovanni Crisostomo (In Joh. hom. 46) - ‘i fedeli uniti col Vescovo hanno accesso a Dio Padre per mezzo del Figlio, Verbo incarnato, morto e glorificato, nell’effusione dello Spirito Santo, ed entrano in comunione con la Santissima Trinità, fatti ‘partecipi della natura divina’ (2P 1,4). Perciò per mezzo della celebrazione dell’Eucaristia del Signore in queste singole Chiese, la Chiesa di Dio è edificata e cresce, e per mezzo della celebrazione si manifesta la loro comunione ’ (Unitatis redintegratio UR 15). Questo legame col mistero dell’unità divina genera, dunque, un vincolo di comunione e di amore tra coloro che sono assisi all’unica mensa della Parola e dell’Eucaristia. L’unica mensa è segno e manifestazione dell'unità. ‘Di conseguenza, la comunione eucaristica è inseparabilmente legata alla piena comunione ecclesiale e alla sua espressione visibile ’ (La ricerca dell'unità - Direttorio ecumenico 1993, n. 129).

4. In questa luce si comprende come le divisioni dottrinali esistenti tra i discepoli di Cristo raccolti nelle diverse Chiese e Comunità ecclesiali limitino la piena condivisione sacramentale. Il Battesimo è, tuttavia, la radice profonda di un’unità fondamentale che lega i cristiani nonostante le loro divisioni. Se pertanto la partecipazione alla medesima Eucaristia rimane esclusa per i cristiani ancora divisi, è possibile introdurre nella Celebrazione eucaristica, in casi specifici previsti dal Direttorio ecumenico, alcuni segni di partecipazione che esprimono l’unità già esistente e vanno nella direzione della piena comunione delle Chiese attorno alla mensa della Parola e del Corpo e Sangue del Signore. Così, ‘in occasioni eccezionali e per una giusta causa il Vescovo diocesano può permettere che un membro di un’altra Chiesa o Comunità ecclesiale svolga la funzione di lettore durante la Celebrazione eucaristica della Chiesa cattolica ’ (n. 133). Similmente ‘ogniqualvolta una necessità lo esiga o una vera utilità spirituale lo consigli e purché sia evitato il pericolo di errore o di indifferentismo’, tra cattolici e cristiani orientali è lecita una certa reciprocità per i sacramenti della penitenza, dell’Eucaristia e dell’unzione degli infermi (cfr nn. 123-131).

5. Tuttavia l’albero dell’unità deve crescere fino alla sua piena espansione, come Cristo ha invocato nella grande preghiera del Cenacolo qui proclamata in apertura (cfr Jn 17,20-26 UR 22). I limiti nell’intercomunione davanti alla mensa della Parola e dell’Eucaristia devono trasformarsi in un appello alla purificazione, al dialogo, al cammino ecumenico delle Chiese. Sono limiti che ci fanno sentire più fortemente, proprio nella Celebrazione eucaristica, il peso delle nostre lacerazioni e contraddizioni. L’Eucaristia è così una sfida e una provocazione posta nel cuore stesso della Chiesa per ricordarci l’intenso, estremo desiderio di Cristo: ‘Siano una cosa sola’ (Jn 17,11 Jn 17,21).

La Chiesa non dev’essere un corpo di membra divise e doloranti, ma un organismo vivo e forte che avanza sostenuto dal pane divino, come è prefigurato nel cammino di Elia (cfr 1R 19,1-8), fino alla vetta dell’incontro definitivo con Dio. Là finalmente si compirà la visione dell’Apocalisse: ‘Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una Sposa adorna per il suo Sposo ’ (21,2).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca, in particolare dalla Diocesi di Olomouc e Ostrava.

Carissimi, auspico di cuore che questo vostro pellegrinaggio giubilare rafforzi ancor di più la vostra adesione a Cristo e l'impegno di testimonianza evangelica. Con questi pensieri, invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni del cielo.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Bardejov, Prešov e dintorni, Košice, Tatranská Javorina, Kysúce e Povazie, Jacovce, Topol'cian, e dalle Parrocchie greco-cattoliche di Humenné e di Vranov.

Cari pellegrini, sabato prossimo celebreremo la Dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo. Il pellegrinaggio giubilare in queste Basiliche approfondisca il vostro amore per la Chiesa, fondata sugli Apostoli.

Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!




Versione italiana del testo croato:

Cari Fratelli e Sorelle, con la sua vicinanza all'uomo e alla donna, Dio stesso li invita alla speranza, offrendo loro la salvezza in Gesù Cristo. Questa vicinanza, piena di amore, allarga sempre di più gli orizzonti dell'umanità, proiettandola verso il futuro rivelatoci in Gesù Cristo.

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti, tra i quali il gruppo di Suore e Novizie della Congregazione delle Ancelle del Bambin Gesù con la Superiora Generale, Madre Sandra Midenjak. Volentieri imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!





Versione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso saluto tutti i pellegrini belgi e neerlandesi !

Auspico che la celebrazione dell’Anno giubilare accresca in voi il desiderio di autentica conversione, per iniziare un generoso cammino di apertura alla grazia divina.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo !
* * * *


Saluto ora i fedeli delle diocesi di Mantova e di Massa Marittima-Piombino, venuti in pellegrinaggio giubilare insieme ai loro rispettivi Vescovi: Monsignor Egidio Caporello e Monsignor Giovanni Santucci.

Nel darvi il benvenuto, cari Fratelli e Sorelle, vi esprimo il mio compiacimento per questa vostra visita. Auspico cordialmente che il vostro pellegrinaggio sia ricco di frutti spirituali a beneficio delle intere vostre Comunità ecclesiali. La visita alla Città degli apostoli Pietro e Paolo rinsaldi in voi la fede nel Redentore, perché siate sempre più autentici e credibili testimoni del suo Vangelo in famiglia, nel lavoro ed in ogni ambito della società.

Saluto ora tutti i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai sacerdoti dell'Arcidiocesi di Cagliari, con il loro Pastore Monsignor Ottorino Pietro Alberti, dell'Arcidiocesi di Gaeta, ed a quelli dell'Opera "Servi di Nazareth", come pure ai religiosi ed alle religiose presenti.

Saluto i gruppi parrocchiali provenienti da varie regioni, tra i quali ricordo quello di San Gabriele dell'Addolorata in Atri, dello Spirito Santo in Avezzano e di Santa Maria Antesaecula in Napoli.

Saluto, poi, l'Associazione Nazionale Piccoli Comuni d'Italia, i membri del Consorzio per la Formazione Internazionale ed i diversi gruppi di studenti.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

Celebriamo oggi la memoria di Sant'Alberto Magno, Vescovo e Dottore della Chiesa, grande teologo, che seppe unire in modo esemplare un'intensa vita di preghiera ad un appassionato studio delle verità della fede.

Cari giovani, non stancatevi mai di conoscere, amare e seguire il Signore. Egli solo ha parole di vita eterna, capaci di dare pieno significato all'esistenza. Voi, cari malati, che sperimentate la fatica della sofferenza, sappiate sentire la presenza consolante di Cristo, che vi invita a partecipare con fede alla potenza salvifica della sua Croce. Voi, infine, cari sposi novelli, fedeli alla vostra vocazione, siate nel mondo immagine luminosa dell'amore di Dio, attraverso la fedeltà, l'unità e la fecondità del vostro amore.







Catechesi 79-2005 25100