Catechesi 79-2005 11401

Mercoledì, 11 aprile 2001

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1. Siamo alla vigilia del Triduo pasquale, già immersi nel clima spirituale della Settimana Santa. Da domani a domenica vivremo i giorni centrali della liturgia, che ci ripropongono il mistero della passione, della morte e della risurrezione del Signore. Nelle loro omelie, i Padri fanno spesso riferimento a questi giorni che - come osserva sant'Atanasio - ci introducono "in quel tempo che ci porta e ci fa conoscere un nuovo inizio, il giorno della santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato". Egli descrive così il periodo che stiamo vivendo nelle sue Lettere pasquali (Lett. 5,1-2; PG 26,1379). Domenica prossima il Prefazio pasquale ci farà cantare con grande forza che "nella resurrezione di Cristo è risorta la vita di tutti".

Nel cuore di questo Triduo sacro c'è il "mistero di un amore senza limiti", il mistero cioè di Gesù che «dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (
Jn 13,1). Questo sconvolgente e dolce mistero ho riproposto ai sacerdoti nella Lettera che, come ogni anno, ho inviato loro in occasione del Giovedì Santo.

Su questo stesso amore invito a riflettere anche voi per predisporvi degnamente a rivivere le tappe conclusive della vicenda terrena di Gesù. Entreremo domani nel Cenacolo per accogliere il dono straordinario dell'Eucaristia, del Sacerdozio e del comandamento nuovo. Ripercorreremo, il Venerdì Santo, la via dolorosa che porta al Calvario, dove Cristo consumerà il suo sacrificio. Sabato Santo, attenderemo in silenzio di introdurci nella solenne Veglia Pasquale.

2. "Li amò sino alla fine". Queste parole dell'evangelista Giovanni esprimono e qualificano in modo peculiare la liturgia di domani, Giovedì Santo, racchiusa nella celebrazione della Messa Crismale del mattino e della Messa vespertina in Cena Domini, che apre il Triduo Santo.

L'Eucaristia è segno eloquente di questo amore totale, libero e gratuito, e offre a ciascuno la gioia della presenza di Colui che rende noi pure capaci di amare, a sua imitazione, «sino alla fine». E' un amore esigente, quello che Gesù propone ai suoi discepoli.

In questo nostro incontro, ne abbiamo nuovamente sentito l'eco nelle parole dell'evangelista Matteo: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5,11-12). Anche oggi amare «sino alla fine» vuol dire essere pronti ad affrontare fatiche e difficoltà nel nome di Cristo. Significa non temere né insulti né persecuzioni, ed essere pronti ad "amare i vostri nemici e a pregare per i vostri persecutori" (Mt 5,44). Tutto questo è dono di Cristo, che per ogni uomo ha offerto se stesso come vittima sacrificale sull'altare della Croce.

3. "Li amò sino alla fine". Dal Cenacolo al Golgota: la nostra riflessione ci conduce sul Calvario, dove contempliamo un amore il cui pieno compimento è il dono della vita. La Croce è chiaro segno di questo mistero, ma al tempo stesso, proprio per questo, diventa un simbolo che interpella ed inquieta le coscienze. Quando, Venerdì prossimo, celebreremo la Passione del Signore e prenderemo parte alla Via Crucis, non potremo scordare la forza di questo amore che si dona senza misura.

Nella Lettera apostolica a conclusione del grande Giubileo dell'Anno Duemila ho scritto: "La contemplazione del volto di Cristo ci conduce così ad accostare l'aspetto più paradossale del suo mistero, quale emerge nell'ora estrema, l'ora della Croce. Mistero nel mistero, davanti al quale l'essere umano non può che prostrarsi in adorazione" (Novo millennio ineunte NM 25). Ed è questa l'attitudine interiore più consona per apprestarci a vivere il giorno commemorativo della passione, della crocifissione e della morte di Cristo.

4. "Li amò sino alla fine". Sacrificato per noi sulla Croce, Gesù risorge e diventa primizia della nuova creazione. Trascorreremo il Sabato Santo in silenziosa attesa dell'incontro con il Risorto, meditando sulle parole dell'apostolo Paolo: "Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture" (1Co 15,3-4). Potremo in tal modo prepararci meglio alla solenne Veglia Pasquale, quando irromperà nel cuore della notte la sfolgorante luce del Cristo risuscitato.

In quest'ultimo tratto di cammino penitenziale ci accompagni Maria, la Vergine che rimase sempre fedele accanto al Figlio, soprattutto nei giorni della Passione. Sia Lei ad insegnarci ad amare "sino alla fine" seguendo le orme di Gesù, che con la sua morte e la sua risurrezione ha salvato il mondo.



Saluti:




Saluto in lingua croata
Traduzione del saluto in lingua croata:

Rivolgo cordiali parole di benvenuto a voi, cari pellegrini provenienti da Split, Zagabria e da altre località croate.
Auspico di cuore che il Sacro Triduo Pasquale della Passione e Risurrezione del Signore, che avrà inizio domani sera, sia per ciascuno un momento di particolare grazia e di crescita nella fede, nella speranza e nella carità.
A tutti di cuore imparto la Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!



Saluto ai pellegrini lituani
Traduzione italiana del saluto in lingua lituana

Saluto di cuore i pellegrini lituani!
La Settimana della Passione del Signore è tempo prezioso di preghiera e di penitenza, che ci porta all’impegno evangelico più generoso. Cogliamo con profitto questo tempo di grazia!
Vi benedico tutti.
Sia lodato Gesù Cristo!


Saluto ai pellegrini ungheresi:
Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono arrivati da Budapest.
La celebrazione del Sacro Triduo Pasquale sia fonte di nuove forze.
Di cuore imparto a voi la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!


* * * * *


Rivolgo ora un caro saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, all'Associazione culturale "Il Giulianese" di Giulianello, impegnata nel mantenere vive le tradizioni religiose anche mediante il canto della "Passione del Signore", e agli studenti di diverse Scuole, tra le quali l'Istituto "Novelli" di Velletri e il liceo "Vallone" di Galatina. Auspico cordialmente che questa Settimana Santa sia per tutti una provvida occasione per rafforzare la propria fede in Cristo crocifisso e risorto.

Saluto, poi, cordialmente i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domani entreremo nel Sacro Triduo che ci farà rivivere i misteri centrali della nostra salvezza. Invito voi, cari giovani, a guardare alla Croce e trarre da essa luce per camminare fedelmente sulle orme del Redentore. Auguro che per voi, cari malati, la Passione del Signore, culminante nel trionfo glorioso della Pasqua, costituisca la sorgente di speranza e di conforto nei momenti della prova. E voi, cari sposi novelli, disponete i vostri cuori a celebrare con profonda partecipazione il Mistero pasquale, per fare della vostra esistenza un dono reciproco, aperto all'amore fecondo di bene.

Con tali sentimenti, imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.







Mercoledì, 18 aprile 2001: "Contemplare il volto del Risorto"

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(Lettura:
Lc 24,28-32).

1. La consueta Udienza generale del mercoledì è oggi inondata dalla gioia luminosa della Pasqua. In questi giorni la Chiesa celebra con esultanza il grande mistero della Risurrezione. E' una gioia profonda e inestinguibile, fondata sul dono da parte di Cristo risorto della nuova ed eterna Alleanza, che permane perché Egli ormai non muore più. Una gioia che si prolunga non soltanto per l'Ottava di Pasqua, considerata dalla Liturgia come un unico giorno, ma si estende per cinquanta giorni fino alla Pentecoste. Anzi, giunge ad abbracciare ormai tutti i tempi e tutti i luoghi.

Durante questo periodo, la Comunità cristiana è invitata a una nuova e più approfondita esperienza del Cristo risorto, vivo e operante nella Chiesa e nel mondo.

2. In questa splendida cornice di luce e di letizia proprie del tempo pasquale, vogliamo ora soffermarci a contemplare insieme il volto del Risorto, riprendendo e attualizzando ciò che non ho esitato ad indicare come «nucleo essenziale» della grande eredità che ci ha lasciato il Giubileo dell'Anno Duemila. Come, infatti, ho sottolineato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, "se volessimo ricondurre al nucleo essenziale la grande eredità che l'esperienza giubilare ci consegna, non esiterei ad individuarlo nella contemplazione del volto di Cristo, ... accolto nella sua molteplice presenza nella Chiesa e nel mondo, confessato come senso della storia e luce del nostro cammino" (CFR NM 15).

Come nel Venerdì e nel Sabato Santo abbiamo contemplato il volto dolente di Cristo, volgiamo ora lo sguardo pieno di fede e di amore riconoscente al volto del Risorto. A Lui guarda in questi giorni la Chiesa, ponendosi sulle orme di Pietro, che confessa a Cristo il suo amore (cfr Jn 21,15-17), e sui passi di Paolo, folgorato da Gesù risorto sulla via di Damasco (cfr Ac 9,3-5).

La Liturgia pasquale ci presenta vari incontri di Cristo risorto, che costituiscono un invito ad approfondire il suo messaggio e ci stimolano a imitare il cammino di fede di quanti lo hanno riconosciuto in quelle prime ore dopo la risurrezione. Così dalle pie donne e da Maria Maddalena siamo stimolati alla sollecitudine nel portare l'annuncio del Risorto ai discepoli (cfr Lc 24,8-10 Jn 20,18). L'Apostolo prediletto testimonia in modo singolare come proprio l'amore riesca a vedere la realtà significata dai segni della risurrezione: la tomba vuota, l'assenza del cadavere, i panni funerari piegati. L'amore vede e crede, e spinge a camminare verso Colui che porta in sé il pieno significato di ogni cosa: Gesù, vivente per tutti i secoli.

3. Nell'odierna Liturgia la Chiesa contempla il volto del Risorto condividendo il cammino dei due discepoli di Emmaus. All'inizio di questo nostro incontro, abbiamo ascoltato un passo di questa nota pagina dell'evangelista Luca.

Pur se faticosa, la strada di Emmaus conduce dal senso di sconforto e smarrimento alla pienezza della fede pasquale. Ripercorrendo questo itinerario, anche noi siamo raggiunti dal misterioso Compagno di viaggio. Gesù si accosta a noi lungo la via, prendendoci al punto in cui siamo e ponendo le domande essenziali che riaprono il cuore alla speranza. Egli ha molte cose da spiegare a proposito del suo e del nostro destino. Soprattutto rivela che ogni esistenza umana deve passare attraverso la sua Croce per entrare nella gloria. Ma Cristo compie qualcosa di più: spezza per noi il pane della condivisione, offrendo quella Mensa eucaristica in cui le Scritture acquistano il loro pieno significato e rivelano i tratti unici e splendenti del volto del Redentore.

4. Dopo aver riconosciuto e contemplato il volto di Cristo risorto, anche noi, come i due discepoli, siamo invitati a correre dai nostri fratelli, per portare a tutti il grande annuncio: "Abbiamo visto il Signore!" (Jn 20,25).

"In lui risorto tutta la vita risorge" (Prefazio pasquale II): ecco la buona notizia che i discepoli di Cristo non si stancano di recare al mondo, innanzitutto mediante la testimonianza della propria vita. E' questo il dono più bello che da noi attendono i nostri fratelli in questo tempo pasquale.

Lasciamoci, perciò, conquistare dal fascino della risurrezione di Cristo. La Vergine Maria ci aiuti a gustare pienamente la gioia pasquale: una gioia che, secondo la promessa del Risorto, nessuno potrà mai toglierci e non avrà mai fine (cfr Jn 16,23).

Saluti:


Saluto in lingua croata:
Traduzione del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i gruppi di pellegrini provenienti da Split, Zagabria, Rijeka, Dubrovnik, Zadar, Grohote, Gruda, Metkovic ed altre località croate.

Carissimi, il grande dono che Dio ha dato all'umanità nel Mistero pasquale di Cristo susciti sempre in voi l'autentica gioia e la speranza che non deluderà mai. Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi ed ai vostri familiari.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione del saluto in lingua slovacca:

Con affetto saluto gli Studenti dell'Accademia Commerciale di Zilina e gli altri pellegrini provenienti dalla Slovacchia.

Carissimi, la gioia pasquale riempia i vostri cuori e la luce del Risorto guidi i vostri passi. Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari.

Siano lodati Gesù e Maria.

Saluto in lingua neerlandese:
Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso saluto i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare i pellegrini della diocesi di Roermond, accompagnati dall’Ausiliare, S.E.R. Mons. Everardus de Jong. Auguro che sperimentate sempre la gioia e la serenità della presenza del Risorto in mezzo a voi. Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese:
Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Saluto con affetto i pellegrini ungheresi da Úrkút. Nell’Ottava di Pasqua ci rallegriamo nel Signore perché è risorto. Di cuore invoco la Benedizione Apostolica su tutti voi e sui vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Con affetto mi rivolgo ora ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Sacerdoti che celebrano il quarantesimo anniversario della loro Ordinazione, e tra di essi vorrei ricordare Monsignor Rocco Talucci, Arcivescovo di Brindisi-Ostuni, Monsignor Gioacchino Illiano, Vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, e Monsignor Giovanni Rinaldi, Vescovo di Acerra. Per tutti voi, carissimi, che insieme vi preparaste al Sacerdozio, e che oggi avete voluto riunirvi qui, circondati da familiari e amici, invoco la speciale protezione dei santi apostoli Pietro e Paolo.

Sono lieto inoltre di salutare i novelli Diaconi della Compagnia di Gesù. Su di voi, carissimi, e sul vostro itinerario formativo e apostolico invoco l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo, mentre di cuore benedico voi e i vostri cari.

Il mio pensiero va poi ai malati, agli sposi novelli e ai giovani presenti, specialmente ai numerosi Cresimandi, provenienti da diverse Diocesi e Parrocchie d'Italia.Cari ragazzi e giovani, anche a voi, come ai primi discepoli, Cristo risorto ripete: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi ... Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,21-22). Rispondete con gioia e con amore a questo immenso dono!

Per voi, cari malati, la risurrezione di Cristo sia fonte inesauribile di conforto e di speranza. E voi, cari sposi novelli, siate testimoni del Risorto con il vostro amore coniugale.

Tutti di cuore vi benedico.
* * * * *


APPELLO DEL SANTO PADRE


Mentre la luce di Cristo Risorto rischiara l'universo intero, non possiamo non sentirci solidali con tutti i nostri fratelli che, nel Medio Oriente, patiscono un vortice di violenza armata e di rappresaglia.

Al frastuono delle armi deve sostituirsi la voce della ragione e della coscienza: l'attenzione sincera alle legittime aspirazioni di tutti i popoli e l'osservanza scrupolosa del diritto internazionale sono i soli mezzi capaci di ricondurre le parti al tavolo dei negoziati e di tracciare un cammino di fraternità per quelle popolazioni.

Dio voglia parlare al cuore di chi uccide ed aver pietà di coloro che soccombono a tanta violenza! Tu nobis, Victor Rex, miserere!







Mercoledì, 25 aprile 2001: L’anima assetata del Signore (Lodi Domenica 1ª settimana)

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Salmo
Ps 62,2-9



1. Il Salmo 62, sul quale oggi ci fermiamo a riflettere, è il Salmo dell’amore mistico, che celebra l’adesione totale a Dio, partendo da un anelito quasi fisico e raggiungendo la sua pienezza in un abbraccio intimo e perenne. La preghiera si fa desiderio, sete e fame, perché coinvolge anima e corpo.

Come scrive santa Teresa d’Avila, “la sete esprime il desiderio di una cosa, ma un desiderio talmente intenso che noi moriamo se ne restiamo privi” (Cammino di perfezione, c. CE 21). Del Salmo la liturgia ci propone le prime due strofe che sono appunto incentrate sui simboli della sete e della fame, mentre la terza strofa fa balenare un orizzonte oscuro, quello del giudizio divino sul male, in contrasto con la luminosità e la dolcezza del resto del Salmo.

2. Iniziamo, allora, la nostra meditazione col primo canto, quello della sete di Dio (cfr Ps 62,2-4). È l’alba, il sole sta sorgendo nel cielo terso della Terra Santa e l’orante comincia la sua giornata recandosi al tempio per cercare la luce di Dio. Egli ha bisogno di quell’incontro col Signore in modo quasi istintivo, si direbbe “fisico”. Come la terra arida è morta, finché non è irrigata dalla pioggia, e come nelle screpolature del terreno essa sembra una bocca assetata e riarsa, così il fedele anela a Dio per essere riempito di Lui e per potere così esistere in comunione con Lui.

Il profeta Geremia aveva già proclamato: il Signore è “sorgente d’acqua viva”, e aveva rimproverato il popolo per aver costruito “cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (Jr 2,13). Gesù stesso esclamerà ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me” (Jn 7,37-38). Nel pieno meriggio di un giorno assolato e silenzioso, promette alla donna samaritana: “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Jn 4,14).

3. La preghiera del Salmo 62 s’intreccia, per questo tema, col canto di un altro stupendo Salmo, il 41: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente” (Ps 41,2-3). Ora, nella lingua dell’Antico Testamento, l’ebraico, “l’anima” è espressa con il termine nefesh, che in alcuni testi designa la “gola” e in molti altri si allarga ad indicare l’essere intero della persona. Colto in queste dimensioni, il vocabolo aiuta a comprendere quanto sia essenziale e profondo il bisogno di Dio; senza di lui vien meno il respiro e la stessa vita. Per questo il Salmista giunge a mettere in secondo piano la stessa esistenza fisica, qualora venga a mancare l’unione con Dio: “La tua grazia vale più della vita” (Ps 62,4). Anche nel Salmo 72 si ripeterà al Signore: “Fuori di te nulla bramo sulla terra. Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre… Il mio bene è stare vicino a Dio” (Ps 72,25-28).

4. Dopo il canto della sete, ecco modularsi nelle parole del Salmista il canto della fame (cfr Ps 62,6-9). Probabilmente, con le immagini del “lauto convito” e della sazietà, l’orante rimanda a uno dei sacrifici che si celebravano nel tempio di Sion: quello cosiddetto “di comunione”, ossia un banchetto sacro in cui i fedeli mangiavano le carni delle vittime immolate. Un’altra necessità fondamentale della vita viene qui usata come simbolo della comunione con Dio: la fame è saziata quando si ascolta la Parola divina e si incontra il Signore. Infatti, “l’uomo non vive soltanto di pane, ma l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3 cfr Mt 4,4). E qui il pensiero del cristiano corre a quel banchetto che Cristo ha imbandito l’ultima sera della sua vita terrena e il cui valore profondo aveva già spiegato nel discorso di Cafarnao: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Jn 6,55-56).

5.Attraverso il cibo mistico della comunione con Dio “l’anima si stringe” a Lui, come dichiara il Salmista. Ancora una volta, la parola “anima” evoca l’intero essere umano. Non per nulla si parla di un abbraccio, di uno stringersi quasi fisico: ormai Dio e uomo sono in piena comunione e sulle labbra della creatura non può che sbocciare la lode gioiosa e grata. Anche quando si è nella notte oscura, ci si sente protetti dalle ali di Dio, come l’arca dell’alleanza è coperta dalle ali dei cherubini. E allora fiorisce l’espressione estatica della gioia: “Esulto di gioia all’ombra delle tue ali”. La paura si dissolve, l’abbraccio non stringe il vuoto ma Dio stesso, la nostra mano s’intreccia con la forza della sua destra (cfr Ps 62,8-9).

6. In una lettura del Salmo alla luce del mistero pasquale, la sete e la fame che ci spingono verso Dio, trovano il loro appagamento in Cristo crocifisso e risorto, dal quale giunge a noi, mediante il dono dello Spirito e dei Sacramenti, la vita nuova e l’alimento che la sostiene.

Ce lo ricorda san Giovanni Crisostomo, che commentando l’annotazione giovannea: dal fianco “uscì sangue e acqua” (cfr Jn 19,34), afferma: “Quel sangue e quell’acqua sono simboli del Battesimo e dei Misteri”, cioè dell’Eucaristia. E conclude: “Vedete come Cristo congiunse a se stesso la sposa? Vedete con quale cibo nutre tutti noi? È dallo stesso cibo che siamo stati formati e veniamo nutriti. Infatti come la donna nutre colui che ha generato con il proprio sangue e latte, così anche Cristo nutre continuamente col proprio sangue colui che egli stesso ha generato” (Omelia III rivolta ai neofiti, 16-19 passim: SC 50 bis, 160-162).

Saluti:

Saluto in lingua croata:

Traduzione del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i gruppi di pellegrini croati provenienti da Split, Zagreb, Knin, e in particolare quanti provengono da diverse località della Bosnia ed Erzegovina, costretti già da lungo tempo a vivere come profughi in difficili condizioni di vita.

Carissimi, sappiate alla luce del Mistero pasquale di Cristo fare sì che la speranza vinca anche quando la situazione appare priva di via d'uscita. A ciascuno di voi ed alle vostre famiglie volentieri imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ceca:
Traduzione del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Praga.

Oggi celebriamo la festa di San Marco, Evangelista. La sua risposta alla vocazione di Cristo continui ad illuminare la vostra vita cristiana.

Con tali voti vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione del saluto in lingua slovacca:

Saluto di cuore i pellegrini slovacchi provenienti da Hlohovec e Horné Orešany.

Cari Fratelli e Sorelle, oggi celebriamo la festa di San Marco Evangelista, che ha descrito in modo espressivo la persona di Gesù di Nazaret. Facciamo in modo che la nostra vita cristiana sia una testimonianza viva di Cristo. Volentieri benedico voi ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua neerlandese:
Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi.

Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli vi porta al cuore della Chiesa, ed è una buona occasione per un rinnovamento interiore secondo le parole del Vangelo.Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese:
Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Saluto con affetto i pellegrini ungheresi, specialmente gli archivisti, la delegazione della Radio e Televisione Ungherese, inoltre il gruppo dei seminaristi di Alba Iulia ed i vincitori del concorso sui temi della storia ecclesiastica.

Questo pellegrinaggio vi rinforzi nell'unione con la Cattedra di Pietro.

Di cuore invoco la benedizione apostolica su tutti voi.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua lituana:

Traduzione del saluto in lingua lituana:

Saluto di cuore i pellegrini lituani!

Il Cristo Risorto ci chiama dalle tenebre alla luce. Che lo Spirito di Dio ci aiuti a servire con amore la giustizia e la pace, affinché la vostra patria e tutto il mondo possa rendere lode a Dio!

Vi benedico tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Saluto ora i pellegrini di lingua italiana, tra i quali ci sono molti gruppi di fedeli delle parrocchie e di altre associazioni. In particolare, rivolgo un cordiale pensiero ai rappresentanti del Comitato Nazionale "Monumenti al Redentore" e ai Sindaci dei Comuni dove si trovano le sedici montagne sulle cui cime, nell'Anno Santo 1900, il mio predecessore Papa Leone XIII volle innalzare altrettanti monumenti al Redentore. Auspico di cuore che le iniziative promosse per commemorare tale fausto evento contribuiscano a suscitare in tutti un rinnovato entusiasmo spirituale.

Saluto, poi, gli atleti e ifamiliari della Società Sportiva Autolelli di Ascoli Piceno, accompagnati dal Vescovo Mons. Silvano Montevecchi. Possa, carissimi, la vostra attività sportiva, animata da valori cristiani, contribuire a far sì che lo sport sia sempre un servizio alla persona umana e favorisca il sereno sviluppo della gioventù.

Rivolgo, infine, un particolare pensiero ai rappresentanti della Dieci, che celebrano il sessantesimo anniversario di fondazione, avvenuta a Bassano del Grappa. Possa questa ricorrenza sostenere il vostro impegno, carissimi, nell'annunciare la parola di Dio per la salvezza delle anime.

Desidero ora rivolgere un affettuoso pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.Celebriamo oggi la Festa di San Marco evangelista, collaboratore dell'apostolo Pietro e martire, che nel Vangelo presenta la vita del cristiano come sequela di Gesù fino alla Croce. Saluto voi, cari giovani, tra i quali ci sono tanti studenti e membri di gruppi giovanili. Vi esorto tutti a mettervi generosamente alla scuola di Cristo per imparare a seguire fedelmente le sue orme. Invito voi, cari malati, ad accogliere con fede le vostre prove e a trasformarle in misteriose ma eloquenti manifestazioni dell'amore di Cristo. A voi, cari sposi novelli, auguro di vivere il dono del matrimonio come cammino di fede per diventare servitori generosi del Vangelo della vita.







Mercoledì, 2 maggio 2001: "Ogni creatura lodi il Signore" - Da 3, Domenica I settimana

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(Lettura: Cantico:
Da 3,57-88 Da 3,56 )

1. “Benedite, opere tutte del Signore, il Signore” (Da 3,57). Un respiro cosmico pervade questo Cantico tratto dal libro di Daniele, che la Liturgia delle Ore propone per le Lodi della Domenica nella prima e nella terza settimana. E ben s’addice questa stupenda preghiera litanica al Dies Domini, al Giorno del Signore, che in Cristo risorto ci fa contemplare il culmine del disegno di Dio sul cosmo e sulla storia. In Lui, infatti, alfa ed omega, principio e fine della storia (cfr Ap 22,13), prende senso compiuto la creazione stessa, poiché, come ricorda Giovanni nel prologo del vangelo, “tutto è stato fatto per mezzo di lui” (Jn 1,3). Nella risurrezione di Cristo culmina la storia della salvezza, aprendo la vicenda umana al dono dello Spirito e dell’adozione filiale, in attesa del ritorno dello Sposo divino, che consegnerà il mondo a Dio Padre (cfr 1Co 15,24).

2. In questo brano litanico, sono come chiamate in rassegna tutte le cose. Lo sguardo punta al sole, alla luna, agli astri; si adagia sull’immensa distesa delle acque, si leva verso i monti, indugia sulle più diverse situazioni atmosferiche; passa dal caldo al freddo, dalla luce alle tenebre; considera il mondo minerale e quello vegetale, si sofferma sulle diverse specie di animali. L’appello poi si fa universale: chiama in causa gli angeli di Dio, raggiunge tutti i “figli dell’uomo”, ma coinvolge in modo particolare il popolo di Dio, Israele, i suoi sacerdoti, i giusti. È un immenso coro, una sinfonia in cui le varie voci elevano il loro canto a Dio, Creatore dell’universo e Signore della storia. Recitato alla luce della rivelazione cristiana, esso si rivolge al Dio trinitario, come la liturgia ci invita a fare, aggiungendo al Cantico una formula trinitaria: “Benediciamo il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo”.

3. Nel Cantico in certo senso si riflette l’anima religiosa universale, che percepisce nel mondo l’orma di Dio, e si innalza alla contemplazione del Creatore. Ma nel contesto del libro di Daniele, l’inno si presenta come ringraziamento elevato da tre giovani israeliti - Anania, Azaria e Misaele - condannati a morire bruciati in una fornace, per aver rifiutato di adorare la statua d’oro di Nabucodonosor, ma miracolosamente preservati dalle fiamme. Sullo sfondo di questo evento c’è quella speciale storia di salvezza in cui Dio sceglie Israele come suo popolo e stabilisce con esso un’alleanza. Appunto a tale alleanza i tre giovani israeliti vogliono restare fedeli, a costo di andare incontro al martirio nella fornace ardente. La loro fedeltà si incontra con la fedeltà di Dio, che invia un angelo ad allontanare da loro le fiamme (cfr Da 3,49).

In tal modo il Cantico si pone nella linea dei canti di lode per un pericolo scampato, presenti nell’Antico Testamento. Tra essi è famoso il canto di vittoria riportato nel capitolo 15 dell’Esodo, dove gli antichi ebrei esprimono la loro riconoscenza al Signore per quella notte in cui sarebbero stati inevitabilmente travolti dall’esercito del faraone, se il Signore non avesse aperto loro una strada tra le acque, gettando “in mare cavallo e cavaliere” (Ex 15,1).

4. Non a caso, nella solenne veglia pasquale, la liturgia ci fa ogni anno ripetere l’inno cantato dagli israeliti nell’Esodo. Quella strada aperta per loro annunziava profeticamente la nuova via che Cristo risorto ha inaugurato per l’umanità nella notte santa della sua resurrezione dai morti. Il nostro passaggio simbolico attraverso le acque battesimali ci permette di rivivere un’analoga esperienza di passaggio dalla morte alla vita, grazie alla vittoria sulla morte riportata da Gesù a vantaggio di tutti noi.

Ripetendo nella liturgia domenicale delle Lodi il Cantico dei tre giovani israeliti, noi discepoli di Cristo vogliamo metterci sulla stessa onda di gratitudine per le grandi opere compiute da Dio, sia nella creazione, sia soprattutto nel mistero pasquale.

Il cristiano, infatti, scorge un rapporto tra la liberazione dei tre fanciulli, dei quali si parla nel Cantico, e la resurrezione di Gesù. In quest’ultima, gli Atti degli Apostoli vedono esaudita la preghiera del credente che, come il Salmista, canta fiducioso: “Tu non abbandonerai l’anima mia negli inferi, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione” (Ac 2,27 Ps 15,10).

L’accostamento di questo Cantico alla Resurrezione è molto tradizionale. Vi sono antichissime testimonianze della presenza di questo inno nella preghiera del Giorno del Signore, Pasqua settimanale dei cristiani. Le catacombe romane poi conservano reperti iconografici nei quali si notano i tre fanciulli che pregano indenni tra le fiamme, testimoniando così l’efficacia della preghiera e la certezza dell’intervento del Signore.

5. “Benedetto sei tu, Signore, nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli” (Da 3,56). Cantando questo inno al mattino della Domenica, il cristiano si sente grato non solo per il dono della creazione, ma anche perché destinatario della premura paterna di Dio, che in Cristo lo ha elevato alla dignità di figlio.

Una premura paterna che fa guardare con occhi nuovi allo stesso creato e ne fa gustare la bellezza, nella quale si intravede, come in filigrana, l’amore di Dio. È con questi sentimenti che Francesco d’Assisi contemplava il creato ed elevava la sua lode a Dio, sorgente ultima di ogni bellezza. È spontaneo immaginare che le elevazioni di questo testo biblico gli echeggiassero nell’animo quando, a San Damiano, dopo aver toccato i vertici della sofferenza nel corpo e nello spirito, compose il “Cantico di frate sole” (cfr Fonti Francescane, 263).

Saluti:



Saluto in lingua croata:
Traduzione del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti, e volentieri imparto la Benedizione Apostolica a ciascuno di essi ed ai loro familiari.

Carissimi, la celebrazione del Mistero pasquale rafforzi in voi la speranza cristiana e corrobori la vostra carità verso Dio e verso il prossimo.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ceca:
Traduzione del saluto in lingua ceca:

Saluto i pellegrini della Parrocchia di Ostrava-Poruba.

Nel mese di maggio, dedicato alla Vergine Maria, invito tutti voi ad intensificare la preghiera e la devozione alla Madre di Dio. Affidatevi alle sue cure materne. Vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua neerlandese:
Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Di cuore saluto i pellegrini belgi e neerlandesi. Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli rafforzi il vostro amore ed il vostro impegno per la Chiesa.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Come è noto, fra due giorni intraprenderò l'ultima parte del mio Pellegrinaggio giubilare ai luoghi della storia della salvezza. Giunge così a compimento il desiderio, da me espresso nella prospettiva del Grande Giubileo del Duemila, di andare personalmente a pregare là dove si è concretamente manifestata l'iniziativa di Dio per la salvezza dell'uomo. Dopo essere stato sul Sinai, ove Dio si rivelò a Mosè, e in Terra Santa, mi appresto ora a recarmi in alcune città legate in modo speciale alla vicenda di san Paolo. Il mio Pellegrinaggio sulle orme del grande Apostolo sarà un ritornare alle radici della Chiesa, perché ad esse occorre continuamente riferirsi per rimanere totalmente fedeli al disegno di Dio. Questo viaggio mi porterà ad Atene, nel cui Areopago egli pronunciò un discorso molto illuminante circa l'incontro del messaggio evangelico con una cultura importante come quella greca. Proseguirò poi verso Damasco, luogo che evoca la conversione di Saulo, infine toccherò Malta dove l'Apostolo delle genti naufragò mentre veniva portato prigioniero a Roma.

Vi invito, carissimi Fratelli e Sorelle, ad accompagnare con la preghiera questo viaggio per me tanto significativo. Possa esso costituire una felice occasione per incrementare l'intesa con i fratelli ortodossi, favorendo un ulteriore avanzamento nel cammino verso la piena unità dei cristiani. Spero pure che la mia visita in Siria e, in particolare, alla grande Moschea di Damasco valga a rafforzare il dialogo interreligioso con i seguaci dell'Islam, promuovendo l'impegno di una convivenza operosa e pacifica.

Saluto ora i pellegrini di lingua italiana. In particolare, rivolgo un saluto ai giovani della diocesi di Ischia, guidati dal loro Vescovo Mons. Filippo Strofaldi ed auspico che la loro visita a Roma sia ricca di frutti spirituali.

Saluto poi i fedeli della parrocchia dei santi Pietro e Paolo di Brinzio, gli alunni dell'Istituto professionale "Benelli" di Pesaro, accompagnati dai docenti e dai familiari, i partecipanti al Congresso internazionale promosso dal Terz'Ordine Carmelitano ed il gruppo di devoti del Beato Padre Pio, proveniente da Pofi. Su tutti invoco copiose benedizioni celesti.

Desidero, infine rivolgermi, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Cari giovani, è iniziato ieri il mese di maggio, che il popolo di Dio dedica a Maria Santissima. Vi esorto a mettervi ogni giorno alla sua scuola per imparare da Lei a compiere la volontà di Dio. Contemplando la Madre di Cristo crocifisso, voi, cari malati, sappiate cogliere il valore salvifico di ogni croce, anche di quelle più pesanti. Affido voi, cari sposi novelli, alla protezione materna della Santa Vergine, perché possiate vivere nella vostra famiglia il clima di preghiera e di amore della casa di Nazareth.







Catechesi 79-2005 11401