Catechesi 79-2005 25701

Mercoledì 25 luglio 2001: Tb 13, 2-5b.7-10a, Dio castiga e salva - Lodi martedì 1 settimana

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Tb 13,2-5 Tb 13,7-10

1. ‘Io esalto il mio Dio e celebro il re del cielo’ (Tb 13,9). Chi pronuncia queste parole, nel Cantico or ora proclamato, è il vecchio Tobi, del quale l’Antico Testamento traccia una breve storia edificante, nel libro che prende il nome dal figlio Tobia.

Per comprendere pienamente il senso di questo inno, occorre tenere presenti le pagine narrative che lo precedono. La storia è ambientata tra gli israeliti esiliati a Ninive. Ad essi guarda l’autore sacro, che scrive molti secoli dopo, per additarli ai fratelli e sorelle di fede dispersi tra un popolo straniero e tentati di abbandonare le tradizioni dei Padri. Il ritratto di Tobi e della sua famiglia è offerto così come un programma di vita. Egli è l’uomo che, nonostante tutto, rimane fedele alle norme della legge, e in particolare alla pratica dell’elemosina. Su di lui si abbatte la sventura con il sopraggiungere della povertà e della cecità, ma non viene meno la sua fede. E la risposta di Dio non tarda a venire, attraverso l’angelo Raffaele, che guida il giovane Tobia in un rischioso viaggio, avviandolo a un matrimonio felice e infine guarendo il padre Tobi dalla cecità.

Il messaggio è chiaro: chi fa il bene, soprattutto aprendo il cuore alle necessità del prossimo, è gradito al Signore, e anche se viene provato, sperimenterà alla fine la sua benevolenza.

2. È su questo sfondo che prendono tutto il loro risalto le parole del nostro inno. Esse invitano a guardare in alto, a ‘Dio che vive in eterno’, al suo regno che ‘dura per tutti i secoli’. Da questo sguardo portato su Dio si sviluppa un piccolo disegno di teologia della storia, in cui l’Autore sacro cerca di rispondere all’interrogativo che il Popolo di Dio disperso e provato si pone: perché Dio ci tratta così? La risposta fa appello insieme alla giustizia e alla misericordia divina: ‘Vi castiga per le vostre ingiustizie, ma userà misericordia a tutti voi’ (Tb 13,5). Il castigo appare così come una sorta di pedagogia divina, in cui tuttavia l’ultima parola viene sempre riservata alla misericordia: ‘Egli castiga e usa misericordia, fa scendere negli abissi della terra, fa risalire dalla grande Perdizione’ (Tb 13,2).

Ci si può dunque fidare in maniera assoluta di Dio, che non abbandona mai la sua creatura. Ed anzi, le parole dell’inno conducono a una prospettiva, che attribuisce un significato salvifico alla stessa situazione di sofferenza, facendo dell’esilio un’occasione per testimoniare le opere di Dio: ‘Lodatelo, figli di Israele, davanti alle genti: egli vi ha disperso in mezzo ad esse per proclamare la sua grandezza’ (Tb 23,3-4).

3. Da quest’invito a leggere l’esilio in chiave provvidenziale la nostra meditazione può allargarsi alla considerazione del senso misteriosamente positivo che assume la condizione di sofferenza quando è vissuta nell’abbandono al disegno di Dio. Già nell’Antico Testamento diversi passi delineano questo tema. Basti pensare alla storia narrata dal libro della Genesi su Giuseppe venduto dai fratelli (cfr Gn 37,2-36) e destinato ad essere in futuro il loro salvatore. E come dimenticare il libro di Giobbe? Qui è addirittura l’uomo innocente che soffre, e non sa darsi spiegazione del suo dramma, se non affidandosi alla grandezza e sapienza di Dio (cfr Jb 42,1-6).

Per noi che leggiamo cristianamente questi passi antico-testamentari, il punto di riferimento non può che essere la Croce di Cristo, nella quale trova una risposta profonda il mistero del dolore del mondo.

4. Ai peccatori che sono stati castigati per le loro ingiustizie (cfr Tb 13,5), l’inno di Tobi rivolge un appello alla conversione e apre la prospettiva meravigliosa di una ‘reciproca’ conversione di Dio e dell’uomo: ‘Convertitevi a lui con tutto il cuore e con tutta l’anima, per fare la giustizia davanti a Lui; allora Egli si convertirà a voi e non vi nasconderà il suo volto’ (Tb 13,6). È molto eloquente questo uso della stessa parola – ‘conversione’ - per la creatura e per Dio, sia pure con diverso significato.

Se l’Autore del Cantico pensa forse ai benefici che accompagnano il ‘ritorno’ di Dio, ossia il suo rinnovato favore verso il popolo, noi dobbiamo soprattutto pensare, alla luce del mistero di Cristo, al dono che consiste in Dio stesso. Di lui, prima ancora che dei suoi doni, l’uomo ha bisogno. Il peccato è una tragedia non tanto perché ci attira i castighi di Dio, quanto perché respinge Lui dal nostro cuore.

5. Ed è perciò al volto di Dio considerato come Padre che il Cantico indirizza il nostro sguardo, invitandoci alla benedizione e alla lode: ‘È lui il Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre’ (Tb 13,4). Si sente qui il senso della speciale ‘figliolanza’ che Israele sperimenta come dono di alleanza e che prepara il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Allora, in Gesù, risplenderà questo volto del Padre e verrà rivelata la sua misericordia senza limiti.

Basterebbe pensare alla parabola del Padre misericordioso narrata dall’evangelista Luca. Alla conversione del figlio prodigo non corrisponde solo il perdono del Padre, ma un abbraccio di infinita tenerezza, accompagnato dalla gioia e dalla festa: ‘Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò’ (Lc 15,20). Le espressioni del nostro Cantico sono nella linea di questa commovente immagine evangelica. E ne scaturisce il bisogno di lodare e ringraziare Dio: ‘Ora contemplate ciò che ha operato con voi e ringraziatelo con tutta la voce; benedite il Signore della giustizia ed esaltate il re dei secoli’ (Tb 13,7).

Saluti:

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini della Slovacchia.

Cari Fratelli e Sorelle, dopodomani si celebra nella vostra patria la memoria liturgica di San Gorazd, vostro concittadino. Il vostro soggiorno nella Città eterna possa servire a confermare la vostra fede e la vostra devozione al Successore di San Pietro.

In vista di ciò, volentieri benedico voi ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese
Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente gli studenti dell’Università Cattolica.

Durante i vostri studi arricchite anche la vostra fede. A ciò vi aiuti questo pellegrinaggio romano.

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua neerlandese
Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Adesso vorrei salutare i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare gli studenti universitari cattolici dell’ "Ufficio Nazionale per la pastorale universitaria".

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli vi permetta di avere un approccio alle radici della civiltà cristiana, e vi dia nuovo slancio per contribuire con la testimonianza di fede ad arricchire la vita della vostra Chiesa locale. Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ceca:
Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Parrocchia di Kromeríz.

Oggi celebriamo la festa di San Giacomo il Maggiore, Apostolo. La sua risposta alla vocazione di Cristo illumini la vostra vita cristiana.

Con tali voti volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana. Saluto, anzitutto, le Congregazioni religiose che celebrano in questi giorni il loro Capitolo Generale. Carissimi Fratelli e Sorelle, sarebbe stato mio vivo desiderio incontrarvi personalmente ma, non essendo possibile, rivolgo volentieri a tutti il mio beneaugurante pensiero.

Cari Padri Marianisti, vi invito a tradurre in novità di vita la gioia che ha accompagnato la beatificazione del vostro Fondatore, Guglielmo Giuseppe Chaminade. Care Figlie della Divina Carità, a voi auguro di guardare fiduciose verso il futuro, nel quale lo Spirito Santo vi proietta per continuare la vostra preziosa opera a servizio della Chiesa. Incoraggio voi, care Orsoline Missionarie del Sacro Cuore, a conformarvi sempre più a Cristo che con la sua morte e risurrezione ci ha aperto i tesori del suo Cuore. Affido voi, care Figlie di Maria delle Scuole Pie, alla materna protezione della Vergine Santissima, perché possiate attuare un autentico rinnovamento spirituale e apostolico, fedeli sempre al vostro carisma. Esorto voi, care Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, a seguire con docilità lo Spirito di Dio che abbondantemente vi parla durante i lavori capitolari. A voi, care Missionarie del Sacro Costato e di Maria Santissima Addolorata, auguro di coltivare sempre, in atteggiamento di fedeltà dinamica, il carisma di amore e di riparazione che vi è proprio. Saluto voi, care Volontarie di Don Bosco, e auguro che la quinta Assemblea Generale del vostro Istituto secolare vi sia di stimolo a continuare nel cammino intrapreso di fede e di testimonianza evangelica.

Saluto, inoltre, i Gruppi folcloristici provenienti da vari Paesi, che prendono parte al "Festival della Collina" di Cori. Una speciale parola rivolgo pure all'Associazione socio-culturale di solidarietà con gli "Indios" d'America ed ai rappresentanti giunti dal Perù, dal Messico e da altri Paesi dell'America per partecipare alla festa della comunicazione in svolgimento nel Parco Regionale dei Castelli Romani.

Saluto, altresì, gli Allievi Ufficiali di complemento della Guardia di Finanza al termine del loro periodo di formazione. Dirigo ora un affettuoso pensiero ai bambini Saharawi, ospiti del Centro Missionario dell'Arcidiocesi di Firenze; ai bambini di Chernobyl, assistiti dall'Associazione Cicogna di Lanciano ed ospiti presso diverse famiglie abruzzesi; ai ragazzi russi e bielorussi accolti dal Comitato Madre Teresa di Toritto. Il Signore vi protegga, cari bambini, e ricompensi quanti generosamente vi accolgono.

Saluto, infine, come di consueto, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli.

Celebriamo oggi la festa dell'Apostolo Giacomo. Il suo esempio spinga voi, cari giovani, ad una fedele testimonianza a Cristo; sostenga voi, cari ammalati, nel momento difficile della prova; incoraggi voi, cari sposi novelli, a fare della vostra nascente famiglia la casa della fedeltà a Dio che è Amore.

Su tutti, infine, invoco la materna protezione di Maria e di cuore vi benedico.







Mercoledì 1° agosto 2001

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Cari Fratelli e Sorelle!
Cari giovani!

1. Piazza San Pietro è oggi la piazza della gioventù. Circa un anno fa, nel cuore del Grande Giubileo 2000, qui hanno trovato premurosa accoglienza i giovani provenienti da tutto il mondo per la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù. Oggi questa Piazza, che ospita la millesima Udienza generale da quando la Provvidenza divina mi ha chiamato ad essere Successore dell'Apostolo Pietro, si apre alle migliaia di ragazzi e ragazze, venuti da tutta l'Europa in pellegrinaggio alla tomba del Principe degli Apostoli.

Cari ministranti! Ieri avete attraversato in lunga processione Piazza San Pietro per avvicinarvi all'altare della Confessione della Basilica. Così avete in qualche modo prolungato il cammino che i giovani del mondo hanno iniziato nell'Anno Santo. Il motto del vostro pellegrinaggio nella Città Eterna: "Verso il mondo nuovo" è segno della vostra volontà di prendere sul serio la vocazione cristiana.

2. Vi saluto con affetto, cari giovani, e sono lieto che sia stato realizzato questo incontro. In particolare ringrazio il Vescovo Ausiliare Martin Gächter, Presidente del Coetus Internationalis Ministrantium, che mi ha rivolto a nome vostro parole tanto cordiali.

Mi rivolgo con gioia particolare ai ministranti dei Paesi di lingua tedesca, che compongono il gruppo numericamente più grande. E' bello che tanti giovani cristiani siano venuti dalla Germania!

Il vostro impegno all'altare non è solo un dovere, ma un grande onore, un autentico servizio santo. A proposito di questo servizio, desidero proporvi alcune riflessioni.

Quella del ministrante è una veste particolare. Essa ricorda un abito che ognuno indossa quando viene accolto in Gesù Cristo nella comunità. Mi riferisco alla veste battesimale, della quale san Paolo chiarisce il significato profondo: "Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo" (
Ga 3,27).

Anche se voi, cari ministranti, non entrate più nella veste battesimale, avete indossato quella dei ministranti. Sì, il battesimo è il punto di partenza del vostro "autentico servizio liturgico", che vi pone accanto ai vostri Vescovi, sacerdoti e diaconi (cfr Sacrosanctum Concilium SC 29).

3. Il ministrante occupa un posto privilegiato nelle celebrazioni liturgiche. Chi serve la Messa, si presenta a una comunità. Sperimenta da vicino che in ogni atto liturgico Gesù Cristo è presente ed operante. Gesù è presente quando la comunità si riunisce per pregare e rendere lode a Dio. Gesù è presente nella Parola delle Sacre Scritture. Gesù è presente soprattutto nell'Eucaristia nei segni di pane e vino. Egli agisce per mezzo del sacerdote che in persona Christi celebra la Santa Messa e amministra i Sacramenti.

In tal modo nella Liturgia siete molto più che semplici "aiutanti del parroco". Soprattutto siete servitori di Gesù Cristo, dell'eterno Sommo Sacerdote. Così, voi ministranti siete chiamati in particolare a essere giovani amici di Gesù. Impegnatevi ad approfondire e coltivare questa amicizia con Lui. Scoprirete di aver trovato in Gesù un vero amico per la vita.

4. Spesso il ministrante tiene in mano una candela. Come non pensare a ciò che disse Gesù nel Discorso della Montagna: "Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,14). Il vostro servizio non può limitarsi all'interno di una chiesa. Esso deve irradiarsi nella vita di ogni giorno: nella scuola, nella famiglia e nei diversi ambiti della società. Poiché chi vuole servire Gesù Cristo all'interno di una chiesa deve essere suo testimone dappertutto.

Cari giovani! I vostri contemporanei aspettano la vera "luce del mondo" (cfr Jn 1,9). Non tenete il vostro candeliere soltanto all'interno della chiesa, ma portate la fiaccola del Vangelo a tutti coloro che sono nelle tenebre e vivono un momento difficile della loro esistenza.

5. Ho parlato dell'amicizia con Gesù. Come sarei contento se da questa amicizia scaturisse qualcosa di più! Come sarebbe bello se qualcuno di voi potesse scoprire la vocazione al sacerdozio! Gesù Cristo ha un urgente bisogno di giovani che si mettano a sua disposizione con generosità e senza riserve. Inoltre, il Signore non potrebbe chiamare anche l'una o l'altra di voi ragazze ad abbracciare la vita consacrata per servire la Chiesa e i fratelli? Anche per coloro che vorranno unirsi in matrimonio, il servizio da ministrante insegna che un'autentica unione deve sempre includere la disponibilità al servizio reciproco e gratuito.

Saluti:



Saluto in lingua croata:
Traduzione del saluto in lingua croata:

Saluto i pellegrini croati della parrocchia dell'Assunzione di Maria da Kloštar Ivanic. Saluto anche i membri dell' " Alleanza Croata degli Sportivi Sordomuti i quali partecipano in questi giorni alle "Olimpiadi Silenziose" a Roma. Carissimi, auspico vivamente che il vostro soggiorno a Roma e il pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli, vi rafforzi nella fede della Chiesa e vi porti un’abbondanza di gioia spirituale.

Imparto volentieri a tutti la Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ungherese:
Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente i chierichetti che sono presenti in gran numero e provengono da tutte le diocesi.

Il servizio all’altare sia per voi fonte di grazie speciali. Non dimenticate che la tonaca bianca dei ministranti ricorda il battesimo, nel quale avete rivestito Cristo. Tale sacramento vi impegna. Siete testimoni di Cristo non soltanto con la veste, ma anche con la vostra vita!

Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!


Saluto in lingua lituana:
Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto i pellegrini lituani! Carissimi Fratelli e Sorelle, la vostra visita a Roma renda forte la vostra fede e vi trasformi in coraggiosi messaggeri e costruttori del Regno di Dio sulla terra. Dio Onnipotente benedica voi, i vostri cari e tutti gli abitanti della Lituania.

Saluto in lingua ceca:
Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Saluto cordialmente i pellegrini dell’ "Associazione piccoli agricoltori" di Petrov.

Desidero condividere con voi la mia gioia e la mia gratitudine al Signore perché oggi, per la millesima volta, prendo parte, come Successore di Pietro, all'Udienza Generale.

Volentieri vi benedico tutti! Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua polacca:
Traduzione del saluto in lingua polacca:

In questa millesima Udienza generale del mio Pontificato sono presenti i ministranti venuti a Roma da tutta l’Europa. Tra essi saluto in particolare quelli di lingua polacca. Il motto del pellegrinaggio è: "verso il mondo nuovo" ed esprime il desiderio di prendere sul serio la vocazione cristiana.

L’impegno del chierichetto è un autentico servizio santo. La sua veste ricorda quella del battesimo. Egli ha un posto privilegiato nelle celebrazioni liturgiche. Questo lo invita ad una amicizia più profonda con Gesù, Sommo Sacerdote. Il servizio del chierichetto deve irradiarsi nella vita di ogni giorno. Come sarei contento se qualcuno di voi potesse inoltre scoprire la vocazione al sacerdozio o a servire la Chiesa nella vita consacrata. Tornando nelle vostre famiglie portate con voi il mio cordiale saluto ai vostri cari.

Saluto pure gli altri pellegrini giunti dalla Polonia...
* * * * *


Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto con affetto i ministranti qui convenuti per l'incontro internazionale. Carissimi, svolgete sempre il vostro servizio all'altare con fede e devozione. Chi serve Gesù in chiesa deve essere suo testimone portando la fiaccola del Vangelo nella scuola, nella famiglia e dappertutto.

Saluto poi le ragazze della Società Torres Calcio Femminile di Sassari, vincitrici del massimo titolo italiano del calcio femminile.

Il mio pensiero va ora ai ragazzi provenienti da Minsk, ospiti nella parrocchia romana di S. Tommaso Apostolo.

Rivolgo, infine, un cordiale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Cari giovani, la presenza di molti ragazzi e ragazze impegnati nel servizio liturgico, vi sproni a guardare a Gesù come al vero amico di tutta la vita. Sostenga voi, cari malati, a rendere con generosità la vostra quotidiana testimonianza a Cristo, sull'altare della sofferenza. Aiuti voi, cari sposi novelli, a fondare la vostra famiglia sull'amore autentico, che si nutre dell’ascolto fedele della Parola di Dio e della frequente, devota partecipazione al Sacramento dell’Eucaristia.






Mercoledì 8 agosto 2001: "Salmo 32 - Inno alla provvidenza di Dio"

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(Lettura:
Ps 32,1-4 Ps 32,8-9 Ps 32,20-22)


1. Distribuito in 22 versetti, tanti quante sono le lettere dell’alfabeto ebraico, il Salmo 32 è un canto di lode al Signore dell’universo e della storia. Un fremito di gioia lo pervade fin dai primi accenti: "Esultate, giusti, nel Signore: ai retti si addice la lode. Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, suonate la cetra con arte e acclamate" (Ps 32,1-3). Questa acclamazione (tern’ah) è, quindi, accompagnata dalla musica ed è espressione di una voce interiore di fede e di speranza, di felicità e di fiducia. Il cantico è "nuovo", non solo perché rinnova la certezza nella presenza divina all’interno del creato e delle vicende umane, ma anche perché anticipa lode perfetta che si intonerà nel giorno della salvezza definitiva, quando il Regno di Dio sarà giunto alla sua attuazione gloriosa.

Proprio al finale compimento in Cristo guarda san Basilio, il quale spiega così questo passo: "Abitualmente si dice ‘nuovo’ o ciò che è inusitato o ciò che è nato da poco. Se tu pensi al modo stupefacente e superiore a ogni immaginazione dell’incarnazione del Signore, canti necessariamente un canto nuovo e insolito. E se percorri con la mente la rigenerazione e il rinnovamento di tutta l’umanità, resa vecchia dal peccato, e annunzi i misteri della risurrezione, anche allora canti un cantico nuovo e insolito" (Omelia sul PS 32,2, PG 29,327B). Insomma, secondo san Basilio l’invito del salmista, che dice: "Cantate a Dio un canto nuovo", per i credenti in Cristo significa: "Onorate Dio non secondo il costume antico della ‘lettera’, ma nella novità dello ‘spirito’. Chi non intende infatti la Legge esteriormente, ma ne riconosce lo ‘spirito’, costui canta un «cantico nuovo»" (ibid.)

2. L’inno, nel suo corpo centrale, è articolato in tre parti che si compongono come una trilogia di lode. Nella prima (Ps 32,6-9) si celebra la parola creatrice di Dio. L’architettura mirabile dell’universo, simile ad un tempio cosmico, è sbocciata e cresciuta non attraverso una lotta tra dèi, come suggerivano certe cosmogonie dell’antico Vicino Oriente, ma solo sulla base dell’efficace parola divina. Proprio come insegna la prima pagina della Genesi (cap. 1): "Dio disse… E tutto fu". Il Salmista, infatti, ripete: "Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste" (Ps 32,9).

Particolare rilievo l’orante riserva al controllo delle acque marine, perché esse nella Bibbia sono il segno del caos e del male. Pur con i suoi limiti, il mondo è però conservato nell’essere dal Creatore che, come si ricorda nel libro di Giobbe, comanda al mare di arrestarsi sul litorale della spiaggia: "Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerà l’orgoglio delle tue onde" (Jb 38,11).

3. Il Signore è anche il sovrano della storia umana, come è affermato nella seconda parte del Salmo 32, nei versetti 10-15. Con vigorosa antitesi si oppongono i progetti delle potenze terrene e il disegno mirabile che Dio sta tracciando nella storia. I programmi umani, quando vogliono essere alternativi, introducono ingiustizia, male, violenza, ergendosi contro il progetto divino di giustizia e salvezza. E nonostante i successi transitori e apparenti, si riducono a semplici macchinazioni, votate alla dissoluzione e al fallimento. Nel libro biblico dei Proverbi si dichiara sinteticamente: "Molte sono le idee della mente dell’uomo, ma solo il disegno del Signore resta saldo" (Pr 19,21). Similmente il Salmista ci ricorda che Dio dal cielo, sua trascendente dimora, segue tutti gli itinerari dell’umanità, anche quelli folli e assurdi, e intuisce tutti i segreti del cuore umano.

"Dovunque tu vada, qualunque cosa tu compia, sia nelle tenebre, sia alla luce del giorno, hai l’occhio di Dio che ti guarda", commenta san Basilio (Omelia sul Sal 32,8 PG 29,343A). Felice sarà il popolo che, accogliendo la rivelazione divina, ne seguirà le indicazioni di vita, procedendo sui suoi sentieri nel cammino della storia. Ciò che alla fine permane è una cosa sola: "Il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni" (Ps 32,11).

4. La terza e ultima parte del Salmo (Ps 32,16-22) riprende da due nuove angolature il tema della signoria unica di Dio sulle vicende umane. Da parte dei potenti, innanzitutto, invitati a non illudersi sulla forza militare degli eserciti e della cavalleria. Da parte dei fedeli, poi, spesso oppressi, affamati e sul ciglio della morte: essi sono invitati a sperare nel Signore che non li lascerà precipitare nell’abisso della distruzione. Si rivela, così, la funzione anche "catechetica" di questo Salmo. Esso si trasforma in un appello alla fede in un Dio che non è indifferente all’arroganza dei potenti e che è vicino alla debolezza dell’umanità, sollevandola e sostenendola se ha fiducia, se a lui s’affida, se a lui eleva la supplica e la lode.

"L’umiltà di coloro che servono Dio - spiega ancora san Basilio - mostra come essi sperino nella sua misericordia. Chi infatti non confida nelle proprie grandi imprese, né si aspetta di essere giustificato dalle sue opere, ha come unica speranza di salvezza la misericordia di Dio" (Omelia sul Ps 32,10 PG 29,347A).

5. Il Salmo si chiude con un’antifona che è entrata nella finale del noto inno Te Deum: "Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo" (Ps 32,22). Grazia divina e speranza umana s’incontrano e si abbracciano. Anzi, la fedeltà amorosa di Dio (secondo il valore del vocabolo ebraico originale qui usato, hésed), simile a un manto, ci avvolge, riscalda e protegge, offrendoci serenità e dando un sicuro fondamento alla nostra fede e alla nostra speranza.

Saluti:

Saluto in lingua ungherese:
Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi, specialmente voi che siete venuti da Kôszeg e Veresegyház.

Presso la tomba di San Pietro sperimentate anche l’universalità della Chiesa. Augurandovi l’approfondimento della vostra fede, imparto di cuore la Benedizione apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!


Saluto in lingua slovacca:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Di cuore do il benvenuto al gruppo di pellegrini slovacchi provenienti da Cadca.

Cari Fratelli e Sorelle, è tempo di ferie e di vacanze. Esso non sia però per voi un periodo di giorni vuoti. Vivetelo invece per riposare e per ritemprare le forze del corpo e dello spirito.

Volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi ed alle vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana. Anzitutto, le Suore di varie Congregazioni partecipanti ai rispettivi Capitoli Generali. Non è stato possibile incontrarvi personalmente, care Sorelle, e per questo invio a ciascuna di voi e alle vostre Famiglie religiose il mio beneaugurante pensiero.

Auguro a voi, care Maestre Pie Venerini, di continuare con entusiasmo il servizio che rendete all'educazione cristiana della gioventù, animate dallo zelo che contraddistinse la Beata vostra Fondatrice. Per voi, care Missionarie Catechiste del Sacro Cuore, invoco il sostegno del Signore per un fecondo impegno nell'ambito della nuova evangelizzazione. Iddio conceda a voi, care Suore Apostole della Sacra Famiglia, agli albori del nuovo millennio, di contribuire efficacemente alla salvaguardia e alla promozione delle famiglie cristiane. Esorto voi, care Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, a seguire con docilità lo Spirito di Dio, che ha effuso abbondantemente la sua grazia durante i lavori capitolari. Per voi, care Ancelle Parrocchiali dello Spirito Santo, imploro il divin Consolatore, perché renda ricca di frutti apostolici l'attività delle vostre Comunità.

Saluto poi voi, cari Missionari della Consolata, presenti, con numerosi giovani di vari Continenti, per celebrare il centenario di fondazione del vostro Istituto. Sulle orme del Beato Giuseppe Allamano, predicate ovunque e con gioia il Vangelo.

Saluto ora voi, cari Seminaristi provenienti da diverse Diocesi italiane, riuniti a Frascati per l'undicesimo incontro estivo per Seminaristi maggiori, e vi auguro di far tesoro degli insegnamenti e delle esperienze spirituali di questi giorni. Come pure, con tanto affetto, mi rivolgo a voi, cari bambini di Chernobyl, ospiti della città di Pontecorvo; e a voi, cari piccoli bielorussi, accolti della Parrocchia di Santa Margherita di Coreno Ausonio. A ciascuno il mio abbraccio cordiale.

Infine, come di consueto, il mio pensiero va ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Celebriamo oggi la memoria di San Domenico di Guzman, instancabile predicatore del Vangelo, e domani sarà la festa di Santa Benedetta della Croce, Edith Stein, compatrona d'Europa. Dopo aver abbandonato un promettente futuro nel campo della filosofia per dedicarsi totalmente a Dio nella vita contemplativa, quest'eroica testimone del Vangelo morì ad Auschwitz.

San Domenico e Santa Benedetta della Croce aiutino voi, cari giovani, ad avere sempre fiducia in Cristo e a testimoniare generosamente il suo messaggio di salvezza. Il loro esempio sostenga voi, cari malati che provate la fatica della sofferenza, a partecipare con fede alla potenza salvifica della sua Croce. Incoraggi voi, cari sposi novelli, ad essere immagine luminosa di Dio, attraverso la fedeltà e la fecondità del vostro amore.







Mercoledì 22 agosto 2001: Salmo 35, Malizia del peccatore, bontà del Signore - Lodi mercoledì 1ª settimana

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1. Ogni volta che si apre una giornata di lavoro e di rapporti umani, due sono gli atteggiamenti fondamentali che ciascun uomo può assumere: scegliere il bene, oppure cedere al male. Il Salmo 35, poc’anzi ascoltato, presenta proprio questi due profili antitetici. Da una parte, c’è chi fin dal ‘giaciglio’, da cui sta per levarsi, trama progetti iniqui; dall’altra, c’è invece chi cerca la luce di Dio, ‘sorgente della vita’ (cfr
Ps 35,10). All’abisso della malizia dell’empio si oppone l’abisso della bontà di Dio, fonte viva che disseta e luce che illumina il fedele.

Due sono, perciò, i tipi d’uomo descritti dalla preghiera salmica or ora proclamata, e che la Liturgia delle Ore ci propone per le Lodi del mercoledì della prima Settimana.

2. Il primo ritratto che il Salmista ci presenta è quello del peccatore (cfr Ps 35,2-5). Al suo interno - come dice l’originale ebraico - c'è ‘l'oracolo del peccato’ (Ps 35,2). L’espressione è forte. Fa pensare a una parola satanica, che in contrasto con la parola divina, risuoni nel cuore e nel linguaggio dell’empio.

In lui il male sembra connaturato con la sua realtà intima, così da fuoriuscire in parole e atti (cfr Ps 35,3-4). Egli scorre le sue giornate a scegliere ‘vie non buone’, dal mattino presto, quando sta ancora ‘sul suo giaciglio’ (Ps 35,5), fino a sera quando sta per addormentarsi. Questa scelta costante del peccatore deriva da un’opzione che coinvolge tutta la sua esistenza e genera morte.

3. Ma il Salmista è tutto proteso verso l’altro ritratto nel quale egli desidera specchiarsi: quello dell’uomo che cerca il volto di Dio (cfr Ps 35,6-13). Egli innalza un vero e proprio canto all’amore divino (cfr Ps 35,6-11), a cui fa seguire, in finale, una supplice invocazione per essere liberato dal fascino oscuro del male e avvolto per sempre dalla luce della grazia.

Si snoda in questo canto una vera e propria litania di termini, che celebrano i lineamenti del Dio d’amore: grazia, fedeltà, giustizia, giudizio, salvezza, ombra protettrice, abbondanza, delizia, vita, luce. In particolare, sono da sottolineare quattro di questi tratti divini, espressi con vocaboli ebraici che hanno un valore più intenso di quanto non risulti dalle traduzioni nelle lingue moderne.

4. C’è innanzitutto il termine hésed, ‘grazia’, che è insieme fedeltà, amore, lealtà, tenerezza. È uno dei termini fondamentali per esaltare l’alleanza tra il Signore e il suo popolo. Ed è significativo che esso echeggi ben 127 volte nel Salterio, più della metà di tutte le volte in cui questa parola ritorna nel resto dell’Antico Testamento. C’è, poi, la 'emunáh che deriva dalla stessa radice dell’amen, la parola della fede, e significa stabilità, sicurezza, fedeltà inconcussa. Segue la sedaqáh, la ‘giustizia’, che ha un significato soprattutto salvifico: è l’atteggiamento santo e provvido di Dio che, attraverso il suo intervento nella storia, libera dal male e dall’ingiustizia il suo fedele. Infine, ecco la mishpát, il ‘giudizio’, con cui Dio governa le sue creature, curvandosi sui poveri e sugli oppressi e piegando gli arroganti e i prepotenti.

Quattro parole teologiche, che l’orante ripete nella sua professione di fede, mentre si avvia per le strade del mondo, certo di avere accanto il Dio amoroso, fedele, giusto e salvatore.

5. Ai vari titoli con cui esalta Dio, il Salmista aggiunge due immagini suggestive. Da un lato, l’abbondanza di cibo: essa fa pensare innanzitutto al banchetto sacro, che si celebrava nel tempio di Sion con le carni delle vittime sacrificali. Ci sono anche la fonte e il torrente, le cui acque dissetano non solo la gola riarsa, ma anche l’anima (cfr Ps 35,9-10 Ps 41,2-3 Ps 62,2-6). Il Signore sazia e disseta l’orante, lo rende partecipe della sua vita piena e immortale.

L’altra immagine è data dal simbolo della luce: ‘Alla tua luce vediamo la luce’ (Ps 35,10). È una luminosità che si irradia quasi ‘a cascata’ ed è un segno dello svelamento di Dio al suo fedele. Così era avvenuto a Mosé sul Sinai (cfr Ex 34,29-30) e così accade al cristiano nella misura in cui, ‘a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, viene trasformato in quella medesima immagine’ (2Co 3,18).

Nel linguaggio dei Salmi, ‘vedere la luce del volto di Dio’ significa concretamente incontrare il Signore nel tempio, dove si celebra la preghiera liturgica e si ascolta la parola divina. Anche il cristiano compie questa esperienza quando celebra le lodi del Signore all’aprirsi della giornata, prima d’incamminarsi per le strade non sempre lineari della vita quotidiana.

Saluti:

Saluto in lingua ungherese:
Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi. In questi giorni si chiudevano le celebrazioni del Millennio Ungherese. In tale occasione imparto volentieri la speciale Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente il gruppo di pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Nitra e Bardejov.
Cari Fratelli e Sorelle, la Chiesa celebra oggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Regina. La memoria della Regina favorisca un'autentica fraternità spirituale tra tutti i figli e le figlie della Chiesa.

Con questi voti, benedico volentieri voi e i vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto ai pellegrini di lingua slovena:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Saluto cordialmente gli animatori dei ragazzi di Kanji Dol in Slovenia. Il pellegrinaggio sulle tombe degli Apostoli e dei Martiri di Roma confermi la vostra vocazione cristiana e dia un nuovo vigore al vostro impegnativo lavoro in favore dei giovani, che svolgete sotto la guida delle Suore Scolastiche di Cristo Re. A voi ed ai vostri cari la mia speciale Benedizione Apostolica!

Saluto in lingua ceca:
Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai fedeli delle "Case cristiane", di Praga, e ai pellegrini provenienti dalla Moravia!

Cari fratelli e sorelle! Oggi celebriamo la festa della Vergine Maria Regina. La Vergine Maria ci è vicina, ci aiuta a servire fedelmente il Signore, affinché possiamo, come lei, raggiungere la gloria del Cielo.

Volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Saluto ora i pellegrini italiani. In particolare, le Religiose Francescane di Sant'Antonio, provenienti da varie nazioni, che prendono parte al Capitolo Generale della loro Congregazione. Care Sorelle, a cento anni dalla vostra fondazione, vi incontrate in questi giorni per riflettere insieme sulle sfide dell'epoca attuale. Con ardente spirito missionario, proseguite nel servire i poveri e i bisognosi e dappertutto testimoniate in maniera concreta il Vangelo della speranza e dell'amore.

Saluto, inoltre, i membri dell'Istituto delle Ausiliatrici del Purgatorio e gli altri gruppi presenti. Auguro a ciascuno che questa sosta presso le Tombe degli Apostoli sia occasione propizia per un proficuo e duraturo rinnovamento spirituale.

Rivolgo infine, come di consueto, un cordiale saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Carissimi, eleviamo lo sguardo verso il Cielo per contemplare lo splendore della Santa Madre di Dio, che quest'oggi la liturgia ci invita a invocare come nostra Regina.

Cari giovani, ponete voi stessi e ogni vostro progetto sotto la materna protezione di Colei che ha donato al mondo il Salvatore. Cari malati, in attesa del ricupero della salute, pregateLa ogni giorno per ottenere la forza di affrontare con pazienza la prova della sofferenza. Cari sposi novelli, coltivate verso di Lei una devozione sincera, perché vi sia accanto nella vostra quotidiana esistenza.









Catechesi 79-2005 25701