Catechesi 79-2005 29801

Mercoledì 29 agosto 2001: Jdt 16 "Il Signore, creatore del mondo, protegge il suo popolo"

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(Lettura:
Jdt 16,1-2aJdt 16,13-15)

1. Il Cantico di lode or ora proclamato (Jdt 16,1-17) è attribuito a Giuditta, un’eroina che divenne il vanto di tutte le donne di Israele, perché a lei toccò esprimere la potenza liberatrice di Dio in un momento drammatico della vita del suo popolo. Di questo suo cantico, la liturgia delle lodi ci fa recitare solo alcuni versetti. Essi invitano a fare festa, cantando a voce spiegata, suonando timpani e cembali, per dare lode al Signore "che stronca le guerre" (Jdt 16,2).

Quest’ultima espressione, che definisce il vero volto di Dio amante della pace, ci immette nel contesto in cui l’inno è nato. Si tratta di una vittoria conseguita dagli Israeliti in modo del tutto sorprendente, ad opera di Dio che interviene per sottrarli alla prospettiva di una disfatta imminente e totale.

2. L’Autore sacro ricostruisce questo evento a distanza di secoli per offrire a fratelli e sorelle di fede, tentati dallo scoraggiamento in una situazione difficile, un esempio che li possa rincuorare. E ricorre così a quanto era capitato a Israele quando Nabucodonosor, irritato per l’indisponibilità di questo popolo di fronte alle sue mire espansionistiche e alle sue pretese idolatriche, aveva inviato il generale Oloferne col preciso compito di piegarlo e annientarlo. Nessuno doveva resistere a lui, che rivendicava gli onori di un dio. E il suo generale, condividendone la presunzione, aveva deriso l’ammonimento, che pur gli era pervenuto, a non attaccare Israele, perché sarebbe stato come attaccare Dio stesso.

In fondo, l’Autore sacro vuol ribadire proprio questo principio, per confermare nella fedeltà al Dio dell’alleanza i credenti del suo tempo: occorre fidarsi di Dio. Il vero nemico che Israele deve temere, non sono i potenti di questa terra, ma l’infedeltà al Signore. È questa che lo priva della protezione di Dio e lo rende vulnerabile. Quando è fedele, invece, il popolo può contare sulla forza stessa di Dio, "mirabile nella potenza e invincibile" (Jdt 16,13).

3. Questo principio viene splendidamente illustrato da tutta la storia di Giuditta. La scena è quella di una terra di Israele ormai invasa dai nemici. Emerge dal cantico la drammaticità di questo momento: "Calò Assur dai monti, giù da settentrione, calò con le torme dei suoi armati, il suo numero ostruì i torrenti, i suoi cavalli coprirono i colli" (Jdt 16,3). È sottolineata con sarcasmo l’effimera tracotanza del nemico: "Affermò di bruciare il mio paese, di stroncare i miei giovani con la spada, di schiacciare al suolo i miei lattanti, di prendere come preda i miei fanciulli, di rapire le mie vergini" (Jdt 16,4).

La situazione descritta nelle parole di Giuditta è simile ad altre vissute da Israele, in cui la salvezza era arrivata quando sembrava non esserci più via di scampo. Non era stata così anche la salvezza dell’Esodo, nel transito prodigioso attraverso il Mar Rosso? Anche ora l’assedio da parte di un esercito numeroso e potente toglie ogni speranza. Ma tutto ciò non fa che evidenziare la potenza di Dio, che si manifesta protettore invincibile del suo popolo.

4. L’opera di Dio emerge tanto più luminosa, in quanto egli non ricorre ad un guerriero o ad un esercito. Come una volta, al tempo di Debora, aveva eliminato il generale cananeo Sisara per mezzo di Giaele, una donna (cfr Jg 4,17-21), ora si serve di nuovo di una donna inerme per venire in aiuto al popolo in difficoltà. Forte della sua fede, Giuditta si avventura nell’accampamento nemico, ammalia con la sua bellezza il condottiero e lo sopprime in modo umiliante. Il Cantico sottolinea fortemente questo dato: "Il Signore onnipotente li ha resi innocui per mano di una donna! Poiché non cadde il loro capo contro giovani forti, né figli di titani lo percossero, né alti giganti l’oppressero, ma Giuditta, figlia di Merari, lo fiaccò con la bellezza del suo volto" (Jdt 16,5-6).

La figura di Giuditta diventerà poi archetipo che permetterà non solo alla tradizione ebraica, ma anche a quella cristiana, di sottolineare la predilezione di Dio per ciò che è considerato fragile e debole, ma che proprio per questo è scelto per manifestare la potenza divina. Ella è una figura esemplare anche per esprimere la vocazione e la missione della donna, chiamata al pari dell’uomo, secondo i suoi tratti specifici, a svolgere un ruolo significativo nel disegno di Dio. Alcune espressioni del libro di Giuditta passeranno, più o meno integralmente, nella tradizione cristiana, che vedrà nell’eroina ebrea una delle prefigurazioni di Maria. Non si sente forse un’eco degli accenti di Giuditta, quando Maria nel Magnificat canta: "Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili" (Lc 1,52)? Si comprende dunque come la tradizione liturgica, familiare ai cristiani sia d’Oriente che d’Occidente, ami attribuire alla madre di Gesù espressioni riferite a Giuditta, come le seguenti: "Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente" (Jdt 15,9).

5. Partendo dall’esperienza della vittoria, il cantico di Giuditta si conclude con un invito a innalzare a Dio un canto nuovo, riconoscendolo "grande e glorioso". Nello stesso tempo si ammoniscono tutte le creature a restare sottomesse a Colui che con la sua parola ha fatto ogni cosa e con il suo spirito le ha plasmate. Chi può resistere alla voce di Dio? Giuditta lo ricorda con grande enfasi: di fronte al Creatore e Signore della storia, i monti sulle loro basi sussulteranno, le rocce si struggeranno come cera (cfr Jdt 16,15). Sono metafore efficaci per ricordare che ogni cosa è "nulla" di fronte alla potenza di Dio. E tuttavia questo cantico di vittoria non vuole atterrire, ma consolare. Dio infatti pone la sua potenza invincibile a sostegno di chi gli è fedele: "A coloro che hanno il tuo timore, tu sarai sempre propizio" (ibid.).

Saluti:

Saluto in lingua neerlandese:
Traduzione del saluto in lingua neerlandese:

Adesso saluto tutti i pellegrini neerlandesi e belgi.

Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli vi porta al cuore della Chiesa, ed è una buona occasione per poter sperimentare la grazia di Dio nella vostra vita.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi da Prešov, Košíce e Prašíce.

Cari pellegrini, la vostra visita nella sede del successore di San Pietro sia per voi l’occasione nuova di approfondire il senso della cattolicità della Chiesa della quale siete membri.

Con affetto imparto la mia Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto ai pellegrini di lingua slovena:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Saluto cordialmente il Coro e i pellegrini della Parrocchia di San Marco Evangelista di Rupa-Pec, nell'Arcidiocesi di Gorizia. Siete venuti a Roma, città eterna, dove avete pregato sulle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo per avere la costanza della fede. A voi ed ai vostri familiari imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Saluto in lingua croata:
Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, con la lode e il ringraziamento elevati verso Dio da ogni parte del mondo, la Chiesa si unisce alla Liturgia celebrata nei cieli, consacrando nel tempo le vicende della vita quotidiana dell'uomo. È suo vivo desiderio che a tale lode e ringraziamento partecipino tutti i suoi membri, soprattutto quando si tratta della celebrazione dei Sacramenti, in primo luogo dell'Eucaristia.

Saluto cordialmente i liceali e gli Studenti di altre scuole medie superiori di Zagabria, di Sinj, di Dubrovnik e di Buje; i Professori di Rijeka; e gli altri pellegrini croati. Imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!
* * * * *


Rivolgo ora una parola di cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Superiori e gli studenti di teologia del Seminario diocesano di Acqui, accompagnati dal loro Vescovo Mons. Pier Giorgio Micchiardi. Carissimi, mentre auguro che questo incontro vi rinsaldi nella fedeltà alla Chiesa, assicuro un particolare ricordo nella preghiera perché il Signore vi renda suoi discepoli sempre più generosi.

Saluto poi il gruppo dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, che ha partecipato al Campo-scuola vocazionale, i docenti delle scuole statali e private di Bergamo e i numerosi pellegrini della parrocchia di san Tammaro in Grumo Nevano. Carissimi, vi esorto a crescere nell’amicizia con Dio, che è sorgente di luce, di speranza e di pace.

Il mio pensiero si rivolge infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. L’eroico esempio di san Giovanni Battista, di cui celebriamo oggi il martirio, solleciti voi, cari: giovani, a progettare il futuro in piena fedeltà al Vangelo.

Aiuti voi, cari: ammalati, ad affrontare la sofferenza con coraggio, trovando in Cristo crocifisso serenità e conforto.

Conduca voi, cari: sposi novelli, a un amore profondo verso Dio e tra di voi, sperimentando ogni giorno la consolante gioia che scaturisce dalla reciproca donazione aperta alla vita.








Mercoledì 5 settembre 2001: Ps 46 "Il Signore, re dell’universo"

50901

(Lettura:
Ps 46,2-5 Ps 46,7-8 Ps 46,10)


1. "Il Signore, l’Altissimo, è re grande su tutta la terra!". Questa acclamazione iniziale è ripetuta in tonalità diverse all’interno del Salmo 46, che abbiamo ora ascoltato. Esso si configura come un inno al Signore sovrano dell’universo e della storia: "Dio è re di tutta la terra… Dio regna sui popoli" (Ps 46,8-9).

Questo inno al Signore, re del mondo e dell’umanità, come altre composizioni simili presenti nel Salterio (cfr Ps 92 Ps 95-98), suppone un’atmosfera celebrativa liturgica. Siamo, perciò, nel cuore spirituale della lode d’Israele, che sale al cielo partendo dal tempio, il luogo nel quale il Dio infinito ed eterno si svela e incontra il suo popolo.

2. Seguiremo questo canto di lode gioiosa nei suoi momenti fondamentali, simili a due onde che avanzano verso la spiaggia del mare. Differiscono nel modo di considerare la relazione tra Israele e le nazioni. Nella prima parte del Salmo, la relazione è di dominazione: Dio "ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi" (Ps 46,4); nella seconda parte, invece, la relazione è di associazione: "I capi dei popoli si sono raccolti con il popolo dei Dio di Abramo" (Ps 46,10). Si nota quindi un bel progresso.

Nella prima parte (cfr Ps 46,2-6) si dice: "Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia!" (Ps 46,2). Il centro di questo applauso festoso è la figura grandiosa del Signore supremo, al quale si attribuiscono tre titoli gloriosi: "altissimo, grande e terribile" (Ps 46,3). Essi esaltano la trascendenza divina, il primato assoluto nell’essere, l’onnipotenza. Anche il Cristo risorto esclamerà: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18).

3. All’interno della signoria universale di Dio su tutti i popoli della terra (cfr Ps 46,4) l’orante evidenzia la sua presenza particolare in Israele, il popolo dell’elezione divina, "il prediletto", l’eredità più preziosa e cara al Signore (cfr Ps 46,5). Israele si sente, quindi, oggetto di un amore particolare di Dio, che si è manifestato con la vittoria riportata sulle nazioni ostili. Durante la battaglia, la presenza dell’arca dell’alleanza presso le truppe di Israele assicurava loro l’aiuto di Dio; dopo la vittoria, l’arca risaliva sul monte Sion (cfr Ps 67,19) e tutti proclamavano: "Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba" (Ps 46,6).

4. Il secondo momento del Salmo (cfr Ps 46,7-10) è aperto da un’altra onda di lode e di canto festoso: "Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni… cantate inni con arte!" (Ps 46,7-8). Anche ora si inneggia al Signore assiso in trono nella pienezza della sua regalità (cfr Ps 46,9). Questo seggio regale è definito "santo", perché è inavvicinabile da parte dell’uomo limitato e peccatore. Ma trono celeste è anche l’arca dell’alleanza presente nell’area più sacra del tempio di Sion. In tal modo il Dio lontano e trascendente, santo e infinito, si rende vicino alle sue creature, adattandosi allo spazio e al tempo (cfr 1R 8,27 1R 8,30).

5. Il Salmo finisce con una nota sorprendente per la sua apertura universalistica: "I capi dei popoli si sono raccolti con il popolo del Dio di Abramo" (Ps 46,10). Si risale ad Abramo, il patriarca che è alla radice non solo di Israele ma anche di altre nazioni. Al popolo eletto che da lui discende, è affidata la missione di far convergere verso il Signore tutte le genti e tutte le culture, perché Egli è Dio di tutta l’umanità. Da oriente ad occidente si raduneranno allora a Sion per incontrare questo re di pace e di amore, di unità e di fratellanza (cfr Mt 8,11). Come sperava il profeta Isaia, i popoli tra loro ostili riceveranno l’invito a gettare a terra le armi e a vivere insieme sotto l’unica sovranità divina, sotto un governo retto dalla giustizia e dalla pace (Is 2,2-5). Gli occhi di tutti saranno fissi sulla nuova Gerusalemme ove il Signore "ascende" per svelarsi nella gloria della sua divinità. Sarà "una moltitudine immensa, che nessuno può contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti... gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello" (Ap 7,9 Ap 7,10).

6. La Lettera agli Efesini vede la realizzazione di questa profezia nel mistero di Cristo redentore quando afferma, rivolta ai cristiani non provenienti dal giudaismo: "Ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita,… eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza di Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia" (Ep 2,11-14).

In Cristo dunque, la regalità di Dio, cantata dal nostro Salmo, si è realizzata sulla terra nei confronti di tutti i popoli. Così commenta questo mistero un’omelia anonima dell’VIII secolo: "Fino alla venuta del Messia, speranza delle nazioni, i popoli gentili non hanno adorato Dio e non hanno conosciuto chi Egli è. E finché il Messia non li ha riscattati, Dio non ha regnato sulle nazioni per mezzo della loro obbedienza e del loro culto. Adesso invece Dio, con la sua Parola e il suo Spirito, regna su di loro, perché le ha salvate dall’inganno e se li è fatti amici" (Palestinese anonimo, Omelia arabo-cristiana dell’VIII secolo, Roma 1994, p. 100).

Saluti:



Saluto in lingua neerlandese:
Traduzione del saluto in lingua neerlandese:

Vorrei ora salutare i pellegrini neerlandesi e belgi.

Auguro che la vostra visita ai luoghi sacri, che ricordano la storia del cristianesimo, faccia crescere la concordia nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità ecclesiali, per la promozione della pace nel mondo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Saluto in lingua ceca:
Traduzione del saluto in lingua ceca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Brno a dalla Parrocchia Bolatice.

In preparazione alla vicina Festa della Natività della Beata Vergine Maria, vi invito ad intensificare la preghiera e la devozione alla Madre di Dio. Affidate alle sue cure materne il cammino della Chiesa nella vostra Patria. Vi benedico di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto con affetto i pellegrini slovacchi provenienti da Prešov e dintorni, da Košice e da Smolinské.

Porgo uno speciale benvenuto ai giovani pellegrini dell'organizzazione umanitaria slovacca Società degli amici dei bambini nell'orfanotrofio - SORRISO COME DONO. Benedico il loro lavoro a favore dei bambini abbandonati nella vostra Patria con il quale li aiutano a trovare una nuova famiglia.

Cari pellegrini, volentieri imparto la mia benedizione a voi e ai vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto ai pellegrini di lingua slovena:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Saluto i partecipanti al simposio scientifico, organizzato dall’Accademia teologica slovena sull’apostolato sacerdotale Lambert Ehrlih, educatore degli studenti universitari e fedele alla propria terra, zelante nell’attività missionaria e vittima del comunismo.

A tutti imparto la mia Benedizione Apostolica!

Saluto in lingua croata:
Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, nell'annunziare e celebrare il Mistero di Cristo nella Liturgia, la Chiesa benedice il Padre per il «suo ineffabile Dono» (2Co 9,15) e rende presente ed attualizza l'opera della salvezza. Mediante la Liturgia, atto di Cristo e della sua Chiesa, gli uomini per la potenza dello Spirito Santo ricevono in abbondanza la grazia e diventano partecipi della santità e della vita di Dio.

Saluto di cuore i gruppi di pellegrini di Sracinec, Split, Trogir e Kaštel Lukšic, impartendo a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!
* * * * *


Saluto cordialmente i responsabili dell'Istituto italo-cinese, che si sta facendo promotore, insieme ad altri, della commemorazione del 400° anniversario dell'arrivo del Padre Matteo Ricci a Pechino. Nel mese di ottobre avranno luogo due Congressi internazionali - il primo a Pechino e l'altro a Roma - con la partecipazione di studiosi cinesi, americani ed europei, per ricordare la persona e le imprese apostoliche di quel grande missionario gesuita.

Seguo con grande interesse queste importanti iniziative ed auspico che possano avere pieno successo, perché la figura di Matteo Ricci è prezioso modello per chi opera nel campo dell'annuncio evangelico in vari contesti culturali e religiosi.

Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i seminaristi della Diocesi di Pesaro, accompagnati dal Vescovo Mons. Angelo Bagnasco, i fedeli di Tursi qui convenuti con il Pastore della diocesi Mons. Francesco Nolè, e i numerosi parrocchiani di Locate e di Rovello Porro. Carissimi, auguro che questa vostra visita alle tombe degli Apostoli vi rinsaldi nell'adesione a Cristo e vi renda suoi testimoni nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità ecclesiali. Vi accompagno con la preghiera, perché il Signore vi ricolmi di copiosi doni spirituali.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Cari giovani, tornando dopo le vacanze alle consuete attività quotidiane, riprendete anche il ritmo regolare del vostro intimo dialogo con Dio, diffondendo la sua luce e la sua pace attorno a voi.

Voi, cari malati, trovate sostegno e conforto nel Signore Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo.

E voi, cari sposi novelli, sforzatevi di mantenere un contatto vivo con Dio che si dona per la salvezza di tutti, affinché il vostro amore sia sempre più vero, duraturo e solidale.

A tutti la mia Benedizione.







Mercoledì 12 settembre 2001

12901

L'Udienza odierna è segnata dai drammatici eventi che ieri hanno colpito il popolo americano e il mondo intero. Proprio per creare un clima di raccoglimento e di preghiera, il Santo Padre desidera che non si facciano applausi.

Non posso iniziare questa Udienza senza esprimere profondo dolore per gli attacchi terroristici che nella giornata di ieri hanno insanguinato l'America, causando migliaia di vittime e numerosissimi feriti. Al Presidente degli Stati Uniti e a tutti i cittadini americani porgo l'espressione del mio più vivo cordoglio. Dinanzi ad eventi di così inqualificabile orrore non si può non rimanere profondamente turbati. Mi unisco a quanti in queste ore hanno espresso la loro indignata condanna, riaffermando con vigore che mai le vie della violenza conducono a vere soluzioni dei problemi dell'umanità.

Ieri è stato un giorno buio nella storia dell'umanità, un terribile affronto alla dignità dell'uomo. Appena appresa la notizia, ho seguito con intensa partecipazione l'evolversi della situazione, elevando al Signore la mia accorata preghiera. Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell'uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo. Ma la fede ci viene incontro in questi momenti in cui ogni commento appare inadeguato. La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l'ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana; qui si alimenta, in questo momento, la nostra orante fiducia.

Con partecipe affetto, mi rivolgo all'amato popolo degli Stati Uniti in quest'ora di angoscia e di sgomento, in cui viene messo a dura prova il coraggio di tanti uomini e donne di buona volontà. In maniera speciale abbraccio i familiari dei morti e dei feriti e assicuro loro la mia spirituale vicinanza. Affido alla misericordia dell'Altissimo le inermi vittime di questa tragedia, per le quali ho celebrato stamani la Santa Messa, implorando per loro il riposo eterno. Dio infonda coraggio ai superstiti, assecondi con il suo aiuto l'opera benemerita dei soccorritori e dei tanti volontari, che in queste ore spendono ogni loro energia per far fronte a così drammatica emergenza. Invito anche voi, carissimi Fratelli e Sorelle, a unirvi alla mia preghiera.

Imploriamo il Signore perché non prevalga la spirale dell'odio e della violenza. La Vergine Santissima, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace.
* * * * *


Saluto con speciale affetto la Famiglia Carmelitana, qui convenuta con un folto gruppo di pellegrini provenienti da vari Paesi in occasione del raduno commemorativo del settecento-cinquantesimo anniversario della donazione dello Scapolare. Carissimi, questo felice evento coinvolge non solo i devoti della Madonna del Carmine, ma tutta la Chiesa, poiché il ricco patrimonio mariano del Carmelo è divenuto, nel tempo, grazie anche alla diffusione della devozione del Santo Scapolare, un tesoro per l'intero Popolo di Dio. Attingete costantemente a questo mirabile patrimonio spirituale, per essere ogni giorno credibili testimoni di Cristo e del suo Vangelo.

A quest'impegno speciale vi ho invitati con l'apposita Lettera che il 25 marzo scorso ho indirizzato ai Superiori Generali dell'Ordine dei Carmelitani e dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi. In essa ho scritto, tra l'altro, che lo scapolare è essenzialmente un abito che evoca, da una parte, la protezione continua della Vergine Maria in questa vita e nel transito alla pienezza della gloria eterna; dall'altra la consapevolezza che la devozione verso di Lei deve costituire una "divisa", cioè uno stile di vita cristiana, intessuta di preghiera e vita interiore. Auguro che questa ricorrenza sia per ciascuno di voi occasione di conversione personale, di rinnovamento comunitario, rispondendo sempre alla divina grazia, che ci rafforza nella strada verso la santità.

PREGHIERA DEI FEDELI


Il Santo Padre:

Fratelli e sorelle,

con grande sgomento,

di fronte all'orrore della violenza distruttrice,

ma forti delle fede che sempre ha guidato i nostri padri,

ci rivolgiamo al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe,

salvezza del suo popolo,

e con fiducia di figli lo supplichiamo

di venire in nostro soccorso

in questi giorni di lutto e di dolore innocente.

Il cantore: Dominum deprecemur: Te rogamus, audi nos.

1. Per le Chiese di Oriente e di Occidente, e in particolare per la Chiesa che vive negli Stati Uniti d’America, perché, pur prostrata dallo smarrimento e dal lutto, ispirandosi alla Madre del Signore, donna forte presso la croce del Figlio, alimentino nei cuori desideri di riconciliazione e di pace e si adoperino per la costruzione della civiltà dell’amore.

2. Per tutti coloro che portano il nome di cristiani, perché, nelle tristi vicende di una umanità piena di incomprensione e di odio, continuino ad essere testimoni della presenza di Dio nella Storia e della vittoria di Cristo sulla morte.

3. Per i responsabili delle nazioni, perché non si lascino dominare dall'odio e dallo spirito di ritorsione, facciano di tutto per evitare che le armi di distruzione seminino nuovo odio e nuova morte e si sforzino di illuminare il buio delle vicende umane con opere di pace.

4. Per coloro che sono nel pianto e nel dolore per la perdita violenta di parenti ed amici, perché in quest'ora di sofferenza non si lascino sopraffare dal dolore, dalla disperazione e dalla vendetta ma continuino ad avere fede nella vittoria del bene sul male, della vita sulla morte e si impegnino a costruire un mondo migliore.

5. Per i feriti e i sofferenti degli insensati atti terroristici, perché ritrovino presto stabilità e salute, e di fronte al dono della vita alimentino nei loro cuori desideri di costruzione, di collaborazione e di servizio per ogni forma di vita, liberi da rancori c da sentimenti di vendetta e diventino operatori di giustizia e costruttori di pace.

6. Per i fratelli e le sorelle che hanno trovato la morte nella follia della violenza, perché trovino nella pace del Signore la loro sicura gioia e la vita senza fine, e il loro morire non sia vano ma lievito per tempi nuovi di fratellanza e collaborazione tra i popoli.

Il Santo Padre:

O Signore Gesù,

ricordati presso il Padre tuo dei nostri fratelli defunti

e dei nostri fratelli che soffrono.

Ricordati anche di noi e ammettici a pregare con le tue parole:

Pater noster...

Il Santo Padre:

O Dio onnipotente e misericordioso,

non ti può comprendere chi semina la discordia,

non ti può accogliere chi ama la violenza:

guarda la nostra dolorosa condizione umana

provata da efferati atti di terrore e di morte,

conforta il tuoi figli e apri i nostri cuori alla speranza,

perché il nostro tempo

possa ancora conoscere giorni di serenità e di pace.

Per Cristo nostro Signore.

R/ . Amen.




Mercoledì 19 settembre 2001: Sal 56 "Preghiera del mattino nella sofferenza"

19901

Lettura:
Ps 56,2 Ps 56,7-11)

1. È una notte tenebrosa, nella quale s’avvertono intorno belve voraci. L’orante è in attesa che sorga l’alba, perché la luce vinca l’oscurità e le paure. È questo lo sfondo del Salmo 56, proposto oggi alla nostra riflessione: un canto notturno che prepara l’orante alla luce dell’aurora, attesa con ansia, per poter lodare il Signore nella gioia (Ps 56,9-12). Il Salmo in effetti passa dal lamento drammatico rivolto a Dio alla speranza serena e al ringraziamento gioioso, quest’ultimo espresso con le parole che risuoneranno ancora in seguito, in un altro Salmo (cfr Ps 107,2-6).

In pratica, si assiste al passaggio dalla paura alla gioia, dalla notte al giorno, dall’incubo alla serenità, dalla supplica alla lode. È un’esperienza frequentemente descritta nel Salterio: "Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia, perché io possa cantare senza posa. Signore, mio Dio, ti loderò per sempre!" (Ps 29,12-13).

2. Due sono, dunque, i momenti del Salmo 56 che stiamo meditando. Il primo riguarda l’esperienza del timore per l’assalto del male che tenta di colpire il giusto (Ps 56,2-7). Al centro della scena ci sono dei leoni in posizione d’attacco. Ben presto questa immagine viene trasformata in un simbolo bellico, delineato con lance, frecce, spade. L’orante si sente assalito da una sorta di squadrone della morte. Intorno a lui c’è una banda di cacciatori, che tende trappole e scava fosse per catturare la preda. Ma questa atmosfera di tensione è subito dissolta. Infatti, già in apertura (Ps 56,2) appare il simbolo protettivo delle ali divine, che concretamente richiamano l’arca dell’alleanza coi cherubini alati, cioè la presenza di Dio accanto ai fedeli nel tempio santo di Sion.

3. L’orante chiede istantemente che Dio mandi dal cielo i suoi messaggeri, ai quali egli attribuisce i nomi emblematici di "Fedeltà" e "Grazia" (Ps 56,4), qualità proprie dell’amore salvifico di Dio. Perciò, anche se rabbrividisce per il ruggito terribile delle fiere e per la perfidia dei persecutori, il fedele nell’intimo rimane sereno e fiducioso, come Daniele nella fossa dei leoni (cfr Da 6,17-25).

La presenza del Signore non tarda a mostrare la sua efficacia, mediante l’autopunizione degli avversari: questi piombano nella fossa che avevano scavato per il giusto (Ps 56,7). Tale fiducia nella giustizia divina, sempre viva nel Salterio, impedisce lo scoraggiamento e la resa alla prepotenza del male. Dalla parte del fedele prima o poi si schiera Dio, che sconvolge le manovre degli empi facendoli inciampare nei loro stessi progetti malvagi.

4. Giungiamo, così, al secondo momento del Salmo, quello del ringraziamento (Ps 56,8-12). C’è un passo che brilla per intensità e bellezza: "Saldo è il mio cuore, o Dio, saldo è il mio cuore. Voglio cantare, a te voglio inneggiare: svegliati, mio cuore, svegliatevi, arpa e cetra, voglio svegliare l’aurora" (Ps 56,8-9). Ormai le tenebre si sono dileguate: l’alba della salvezza è resa vicina dal canto dell’orante.

Applicando a sé questa immagine, il Salmista forse traduce nei termini della religiosità biblica, rigorosamente monoteistica, l’uso dei sacerdoti egiziani o fenici che erano incaricati di "svegliare l’aurora", cioè di far riapparire il sole, considerato una divinità benefica. Egli allude anche all’uso di appendere e velare gli strumenti musicali nel tempo del lutto e della prova (cfr Ps 136,2), e di "risvegliarli" al suono festivo nel tempo della liberazione e della gioia. La liturgia, quindi, fa sbocciare la speranza: si rivolge a Dio invitandolo ad avvicinarsi di nuovo al suo popolo e ad ascoltare la sua supplica. Spesso nel Salterio l’alba è il momento dell’esaudimento divino, dopo una notte di preghiera.

5. Il Salmo si chiude, così, con un canto di lode rivolto al Signore, che opera con le sue due grandi qualità salvifiche, già apparse con termini differenti nella prima parte della supplica (Ps 56,4). Ora sono di scena, quasi personificate, la Bontà e la Fedeltà divina. Esse inondano i cieli con la loro presenza e sono come la luce che brilla nell’oscurità delle prove e delle persecuzioni (Ps 56,11). Per questo motivo il Salmo 56 si è trasformato nella tradizione cristiana in canto del risveglio alla luce e alla gioia pasquale, che si irradia nel fedele cancellando la paura della morte e aprendo l’orizzonte della gloria celeste.

6. Gregorio di Nissa scopre nelle parole di questo Salmo una sorta di descrizione tipica di ciò che avviene in ogni esperienza umana aperta al riconoscimento della sapienza di Dio. "Mi salvò infatti - egli esclama - avendomi fatto ombra con la nube dello Spirito, e coloro che mi avevano calpestato sono stati umiliati" (Sui titoli dei Salmi, Roma 1994, p. 183).

Rifacendosi poi alle espressioni che concludono il Salmo, dove è detto: "Innalzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria", egli conclude: "Nella misura in cui la gloria di Dio si estende sulla terra, accresciuta dalla fede di coloro che vengono salvati, le potenze celesti, esultando per la nostra salvezza, inneggiano a Dio" (ivi, p. 184).

Saluti:

Saluto in lingua neerlandese:
Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Saluto i pellegrini neerlandesi e belgi.

Nel Salmo che abbiamo ascoltato, Dio ci incoraggia a confidare sempre nel suo sostegno. Auspico che ciascuno di voi possa rafforzare il proprio amore a Cristo, testimoniando ovunque il Vangelo. Con questi voti vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua ungherese:
Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente il gruppo venuto da Nesvady.

Assieme al salmista sperate nel Signore e con la forza della fede superate le difficoltà della vita. Imparto volentieri a voi la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua lituana:
Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con gioia i pellegrini lituani!

Carissimi, durante questo pellegrinaggio chiedete allo Spirito di Dio di riempire i vostri cuori con l'amore per Dio e per la Chiesa. Vi accompagni la mia Benedizione che estendo a tutti i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto di cuore i pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Myjava, Osany, Nové Mesto, Topocany, Nesvady, Bošáca, Prešov.

Cari Fratelli e Sorelle, sabato scorso si è celebrata in Slovacchia la festa della vostra Patrona, l'Addolorata. Il Salvatore crocifisso l'ha data come Madre non solo all'apostolo san Giovanni, ma ad ognuno di noi. Ella vi accompagni maternamente sulla via verso di Lui, verso la patria celeste.

Volentieri benedico voi e la vostra Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!
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Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Suore Francescane Missionarie di Assisi che, durante la loro Assemblea capitolare, sono venute a rinnovare al Successore di Pietro i sentimenti di affetto e di profonda comunione ecclesiale.

Sono lieto di accogliere i sacerdoti dei Pontifici Collegi San Paolo apostolo e San Pietro apostolo, giunti a Roma da varie Nazioni per intraprendere gli studi nelle Università Pontificie. Carissimi, vi esorto a far tesoro di tale preziosa occasione di formazione spirituale e teologica per poter offrire alle vostre Diocesi un servizio qualificato e zelante.

Saluto i giovani sacerdoti della Diocesi di Termoli-Larino, accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Tommaso Valentinetti, e i Seminaristi del Seminario Arcivescovile di Catania. Carissimi, vi auguro di rispondere con generosità e fedeltà alla chiamata del Signore per essere guide sicure del Popolo di Dio e generosi testimoni del Vangelo.

Saluto, altresì, i rappresentanti dell'Ordine del Santo Sepolcro provenienti dall'Abruzzo e dal Molise e i membri della Cappella musicale Clementina di Velletri, invocando su ciascuno la continua protezione di Dio e della Vergine Santissima.

Saluto, poi, i fedeli della Diocesi di Frosinone-Veroli- Ferentino, guidati dal loro Pastore, Mons. Salvatore Boccaccio, qui convenuti per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di compiere domenica scorsa in Ciociaria. Carissimi, grazie per l'affetto con cui mi avete accolto nella vostra Terra; auspico che tale evento costituisca per l'intera Diocesi un'occasione di vitalità spirituale nella fedele e generosa adesione a Cristo e alla Chiesa.

Con speciale affetto il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

L'amicizia nei confronti di Gesù, cari giovani, sia per voi fonte di gioia e motivo per compiere scelte impegnative.

Essa rechi conforto anche a voi, cari malati, nei momenti difficili ed infonda sollievo al corpo e allo spirito.

Cari sposi novelli, rimanete costantemente uniti a Cristo per corrispondere fedelmente alla vostra vocazione nell'amore reciproco e nel generoso servizio alla vita.








Catechesi 79-2005 29801