Catechesi 79-2005 24131

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(Lettura:
Ps 50,3-5 Ps 50,11-12 Ps 50,19)

1. Abbiamo ascoltato il Miserere, una delle preghiere più celebri del Salterio, il più intenso e ripetuto Salmo penitenziale, il canto del peccato e del perdono, la più profonda meditazione sulla colpa e sulla grazia. La Liturgia delle Ore ce lo fa ripetere alle Lodi di ogni venerdì. Da secoli e secoli sale al cielo da tanti cuori di fedeli ebrei e cristiani come un sospiro di pentimento e di speranza rivolto a Dio misericordioso.

La tradizione giudaica ha posto il Salmo sulle labbra di Davide sollecitato alla penitenza dalle parole severe del profeta Natan (cfr Ps 50,1-2 2S 11-12), che gli rimproverava l’adulterio compiuto con Betsabea e l’uccisione del marito di lei Uria. Il Salmo, tuttavia, si arricchisce nei secoli successivi, con la preghiera di tanti altri peccatori, che recuperano i temi del "cuore nuovo" e dello "Spirito" di Dio infuso nell’uomo redento, secondo l’insegnamento dei profeti Geremia ed Ezechiele (cfr PS 50,12 Jr 31,31-34 Ez 11,19 Ez 36,24-28).

2. Due sono gli orizzonti che il Salmo 50 delinea. C’è innanzitutto la regione tenebrosa del peccato (cfr Ps 50,3-11), in cui è situato l’uomo fin dall’inizio della sua esistenza: "Ecco, nella colpa sono stato generato, peccatore mi ha concepito mia madre" (Ps 50,7). Anche se questa dichiarazione non può essere assunta come una formulazione esplicita della dottrina del peccato originale quale è stata delineata dalla teologia cristiana, è indubbio che essa vi corrisponde: esprime infatti la dimensione profonda dell’innata debolezza morale dell’uomo. Il Salmo appare in questa prima parte come un’analisi del peccato, condotta davanti a Dio. Tre sono i termini ebraici usati per definire questa triste realtà, che proviene dalla libertà umana male impiegata.

3. Il primo vocabolo, hattá, significa letteralmente un "mancare il bersaglio": il peccato è un’aberrazione che ci conduce lontano da Dio, meta fondamentale delle nostre relazioni, e per conseguenza anche dal prossimo.

Il secondo termine ebraico è ‘awôn, che rinvia all’immagine del "torcere", del "curvare". Il peccato è, quindi, una deviazione tortuosa dalla retta via; è l’inversione, la distorsione, la deformazione del bene e del male, nel senso dichiarato da Isaia: "Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre" (Is 5,20). Proprio per questo motivo nella Bibbia la conversione è indicata come un "ritornare" (in ebraico shûb) sulla retta via, compiendo una correzione di rotta.

La terza parola con cui il Salmista parla del peccato è peshá. Essa esprime la ribellione del suddito nei confronti del sovrano, e quindi un’aperta sfida rivolta a Dio e al suo progetto per la storia umana.

4. Se l’uomo, però, confessa il suo peccato, la giustizia salvifica di Dio è pronta a purificarlo radicalmente. È così che si passa nella seconda regione spirituale del Salmo, quella luminosa della grazia (cfr Ps 50,12-19). Attraverso la confessione delle colpe si apre, infatti, per l’orante un orizzonte di luce in cui Dio è all’opera. Il Signore non agisce solo negativamente, eliminando il peccato, ma ricrea l’umanità peccatrice attraverso il suo Spirito vivificante: infonde nell’uomo un "cuore" nuovo e puro, cioè una coscienza rinnovata, e gli apre la possibilità di una fede limpida e di un culto gradito a Dio.

Origene parla a tal proposito di una terapia divina, che il Signore compie attraverso la sua parola e mediante l’opera guaritrice di Cristo: "Come per il corpo Dio predispose i rimedi dalle erbe terapeutiche sapientemente mescolate, così anche per l’anima preparò medicine con le parole che infuse, spargendole nelle divine Scritture… Dio diede anche un’altra attività medica di cui è archiatra il Salvatore il quale dice di sé: ‘Non sono i sani ad aver bisogno del medico, ma i malati’. Lui era il medico per eccellenza capace di curare ogni debolezza, ogni infermità" (Omelie sui Salmi, Firenze 1991, PP 247-249).

5. La ricchezza del Salmo 50 meriterebbe un’esegesi accurata di ogni sua parte. È ciò che faremo quando tornerà a risuonare nei vari venerdì delle Lodi. Lo sguardo d’insieme, che ora abbiamo rivolto a questa grande supplica biblica, ci rivela già alcune componenti fondamentali di una spiritualità che deve riverberarsi nell’esistenza quotidiana dei fedeli. C’è innanzitutto un senso vivissimo del peccato, percepito come una scelta libera, connotata negativamente a livello morale e teologale: "Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto" (Ps 50,6).

C’è poi nel Salmo un senso altrettanto vivo della possibilità di conversione: il peccatore, sinceramente pentito, (cfr Ps 50,5), si presenta in tutta la sua miseria e nudità a Dio, supplicandolo di non respingerlo dalla sua presenza (cfr Ps 50,13).

C’è, infine, nel Miserere, una radicata convinzione del perdono divino che "cancella, lava, monda" il peccatore (cfr Ps 50,3-4) e giunge perfino a trasformarlo in una nuova creatura che ha spirito, lingua, labbra, cuore trasfigurati (cfr Ps 50,14-19). "Anche se i nostri peccati - affermava santa Faustina Kowalska - fossero neri come la notte, la misericordia divina è più forte della nostra miseria. Occorre una cosa sola: che il peccatore socchiuda almeno un poco la porta del proprio cuore… il resto lo farà Dio… Ogni cosa ha inizio nella tua misericordia e nella tua misericordia finisce" (M. Winowska, L’icona dell’Amore misericordioso. Il messaggio di suor Faustina, Roma 1981, p. 271).

Saluti:


Saluto in lingua croata:

Traduzione del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, i Sacramenti istituiti da Cristo e dalla Chiesa celebrati nella Liturgia toccano le tappe e i momenti principali della vita dell'uomo, permeandoli della grazia divina. Essi manifestano la costante presenza salvifica di Dio nell'esistenza umana e sono la continuazione dell'opera della Redenzione che Cristo attua nella Chiesa, con essa e per mezzo di essa.

Saluto di cuore gli operatori della Caritas dell'Arcidiocesi di Split-Makarska e i gruppi di pellegrini provenienti da Split, Zagreb e Dubrovnik. Imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ceca:
Traduzione del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale saluto al gruppo di pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca, in particolare i fedeli di Dolní Újezd e Amici di S. Giovanni Bosco.

Carissimi, durante il vostro pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo Pietro, le seguenti parole dell’Apostolo rinsaldino la vostra fede: "Crescete nella speranza e nella conoscenza di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo" (2P 3,18). Testimoniatela poi, dovunque andrete.

Di cuore benedico voi ed i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua slovacca:
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Con affetto do il benvenuto ai pellegrini di Košice, Poloma, Malá Ida e di Bratislava e dintorni.

Fratelli e sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata Missionaria Mondiale. Essa costituisce un invito a rinnovare la nostra attiva cooperazione alle opere missionarie della Chiesa. Siate anche voi missionari della Buona Novella di Gesù, specialmente con le vostre preghiere ed opere.

Vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua lituana:
Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto i pellegrini lituani!

Nel Salmo che oggi abbiamo ascoltato, il credente confessa a Dio il suo peccato. Alla luce della fede comprendiamo non soltanto la generale debolezza umana, ma anche la gravità delle libere decisioni, quando l’uomo sceglie il male. Oggi il Dio misericordioso rinsaldi i vostri cuori nel bene e vi benedica tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *


Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i membri dell’Associazione "Genitori in cammino" di Ferrara-Comacchio, accompagnati dal loro Arcivescovo mons. Carlo Caffarra. Cari genitori, il ricordo dei vostri figli, che già vivono la pienezza della vita, possa accrescere in ciascuno di voi la ricerca delle "cose spirituali".

Saluto poi i fedeli della parrocchia SS. Trinità di Barletta, qui convenuti in occasione della istituzione della loro comunità, auspicando che la nuova realtà ecclesiale rinsaldi in ciascuno amore a Cristo e fedeltà alla Chiesa.

Il mio pensiero va ora al gruppo di fedeli e Amministratori locali della Lomellina. Carissimi, vi ringrazio della vostra presenza ed auguro che questo incontro ravvivi in voi sentimenti di viva fede e di profonda comunione ecclesiale.

Infine mi rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi la liturgia ci ricorda il Vescovo sant’Antonio Maria Claret, che si adoperò con grande impegno per la salvezza delle anime. La sua gloriosa testimonianza evangelica sostenga voi, cari giovani, nell’impegno di quotidiana fedeltà a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, a seguire sempre Gesù nel cammino della prova e della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia il luogo dell’incontro vivo con l’amore di Dio e dei fratelli.







Mercoledì 31 ottobre 2001: Cantico:: Tutti i popoli si convertano al Signore - Lodi Venerdì 1a Settimana

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(Lettura:
Is 45,15-16 Is 45,21-23).

1. "Veramente tu sei un Dio misterioso" (Is 45,15). Questo versetto, che introduce il Cantico proposto alle Lodi del venerdì della prima settimana del Salterio, è tratto da una meditazione del Secondo Isaia sulla grandezza di Dio manifestata nella creazione e nella storia: un Dio che si rivela, pur restando nascosto nell’impenetrabilità del suo mistero. Egli è per definizione il "Deus absconditus". Nessun pensiero lo può catturare. L’uomo può solo contemplare la sua presenza nell’universo, quasi seguendone le orme e prostrandosi nell’adorazione e nella lode.

Lo sfondo storico da cui nasce questa meditazione è quello della sorprendente liberazione che Dio procurò al suo popolo, al tempo dell’esilio babilonese. Chi avrebbe mai pensato che gli esuli di Israele potessero tornare in patria? Guardando alla potenza di Babilonia, essi avrebbero potuto solo disperare. Ma ecco il grande annuncio, la sorpresa di Dio, che vibra nelle parole del profeta: come al tempo dell’Esodo, Dio interverrà. E se allora aveva piegato con tremendi castighi la resistenza del faraone, ora si sceglie un re, Ciro di Persia, per sconfiggere la potenza babilonese e restituire a Israele la libertà.

2. "Tu sei un Dio misterioso, Dio di Israele, salvatore" (Is 45,15). Con queste parole, il profeta invita a riconoscere che Dio agisce nella storia, anche se non appare in primo piano. Si direbbe che sta "dietro le quinte". È lui il regista misterioso e invisibile, che rispetta la libertà delle sue creature, ma al tempo stesso tiene in mano le fila delle vicende del mondo. La certezza dell’azione provvidenziale di Dio è fonte di speranza per il credente, che sa di poter contare sulla presenza costante di Colui "che ha plasmato e fatto la terra e l’ha resa stabile" (Is 45,18).

L’atto creativo, infatti, non è un episodio che si perde nella notte dei tempi, così che il mondo, dopo quell’inizio, debba considerarsi abbandonato a se stesso. Dio trae continuamente all’essere la creazione uscita dalle sue mani. Riconoscerlo è anche confessare la sua unicità: "Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è altro Dio" (Is 45,21). Dio è per definizione l’Unico. Nulla gli si può paragonare. Tutto gli è subordinato. Ne consegue anche il ripudio dell’idolatria, per la quale il profeta pronuncia parole severe: "Non hanno intelligenza quelli che portano un idolo da loro scolpito e pregano un dio che non può salvare" (Is 45,20). Come mettersi in adorazione davanti a un prodotto dell’uomo?

3. Alla nostra sensibilità odierna potrebbe sembrare eccessiva questa polemica, come se prendesse di mira le immagini in sé considerate, senza avvertire che ad esse può essere attribuito un valore simbolico, compatibile con l’adorazione spirituale dell’unico Dio. Certamente, è qui in gioco la sapiente pedagogia divina che, attraverso una rigida disciplina di esclusione delle immagini, protesse storicamente Israele dalle contaminazioni politeistiche. La Chiesa, partendo dal volto di Dio manifestato nell’incarnazione di Cristo, ha riconosciuto nel Secondo Concilio di Nicea (a. 787) la possibilità di usare le immagini sacre, purché intese nel loro valore essenzialmente relazionale.

Resta tuttavia l’importanza di questo monito profetico nei confronti di tutte le forme di idolatria, spesso celate più che nell’uso improprio delle immagini, negli atteggiamenti con cui uomini e cose vengono considerati come valori assoluti e sostituiti a Dio stesso.

4. Dal versante della creazione, l’inno ci porta sul terreno della storia, dove Israele ha potuto sperimentare tante volte la potenza benefica e misericordiosa di Dio, la sua fedeltà e la sua provvidenza. In particolare, nella liberazione dall’esilio si è manifestato ancora una volta l’amore di Dio per il suo popolo, e ciò è avvenuto in modo così palese e sorprendente, che il profeta chiama a testimoni gli stessi "superstiti delle nazioni". Li invita a discutere, se possono: "Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni" (Is 45,20). La conclusione a cui giunge il profeta è che l’intervento del Dio di Israele è indiscutibile.

Emerge allora una magnifica prospettiva universalistica. Dio proclama: "Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio, non ce n’è un altro" (Is 45,22). Così diventa chiaro che la predilezione con cui Dio ha scelto Israele come suo popolo non è un atto di esclusione, ma piuttosto un atto di amore di cui tutta l’umanità è destinata a beneficiare.

Si profila così, già nell’Antico Testamento, quella concezione "sacramentale" della storia della salvezza, che vede nell’elezione speciale dei figli di Abramo, e poi dei discepoli di Cristo nella Chiesa, non un privilegio che "chiude" ed "esclude", ma il segno e lo strumento di un amore universale.

5. L’invito all’adorazione e l’offerta della salvezza riguardano tutti i popoli: "Davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua" (Is 45,23). Leggere queste parole in ottica cristiana significa andare col pensiero alla rivelazione piena del Nuovo Testamento, che addita in Cristo "il Nome che è al di sopra di ogni altro nome" (Ph 2,9), cosicché "nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2,10-11).

La nostra lode del mattino, attraverso questo Cantico, si dilata alle dimensioni dell’universo, e dà voce anche a quanti non hanno ancora avuto la grazia di conoscere Cristo. È una lode che si fa "missionaria", spingendoci a camminare per tutte le vie, annunciando che Dio si è manifestato in Gesù come il Salvatore del mondo.

Saluti:




Saluto in lingua croata:
Traduzione del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, la presenza di Cristo nella Liturgia rende questa il cuore pulsante della Chiesa e delle sue molteplici attività, attraverso le quali essa annunzia le opere di Dio, promuove la carità e rende testimonianza in mezzo agli uomini. La Liturgia, infatti, rappresenta il culmine di tutta l'attività della Chiesa e la fonte da cui promana il suo vigore (cfr SC 10).

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti. In particolare il gruppo degli appartenenti all’aeronautica militare Croata, accompagnato dall’Ordinario Militare Mons. Juraj Jezerinac. Volentieri imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Saluto in lingua ceca:

Traduzione del saluto in lingua ceca:

Un cordiale saluto ai pellegrini provenienti da Praga!

Sia lodato Gesù Cristo!

Domani, nella solennità di Tutti i Santi, esulteremo insieme a quanti - tra i nostri cari - ci hanno preceduto nell'Eternità. Essi già godono della piena Beatitudine presso Dio. La loro potente intercessione accompagni anche noi nel nostro pellegrinaggio verso la gloria del Cielo. Vi benedico tutti di cuore!

Saluto in lingua slovena:

Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Saluto tutti i pellegrini dalla Slovenia, specialmente i giovani dalla parrocchia di Krize della Gorenjska.

La visita e la preghiera sulle tombe degli Apostoli e dei martiri accrescano la vostra fede e vi diano nuova gioia e coraggio per vivere secondo il Vangelo.

A voi e ai vostri cari la mia Benedizione Apostolica.
* * * * *


Nel rivolgere ora il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, desidero esprimere un pensiero speciale ai rappresentanti dell’Associazione "Turris Eburnea", fondata a Torino dal benemerito sacerdote Mons. Michele Peyron. Mi compiaccio per la significativa attività apostolica che l'Associazione svolge in favore della formazione della gioventù, specie in ordine ai problemi dell’affettività e della preparazione al matrimonio, ed auspico che tale testimonianza porti copiosi frutti spirituali a beneficio del Popolo di Dio.

Rivolgo, poi, il mio saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Le imminenti celebrazioni della Solennità di Tutti i Santi e della Commemorazione dei fedeli defunti, sollecitano i credenti ad innalzare lo sguardo al cielo, considerando le realtà ultime e definitive che ci attendono.

Cari giovani, perseguite come obiettivo primario la santità della vita, per preparare un futuro ricolmo di bene.

Cari ammalati, l’esempio di virtù dei Santi e la loro intercessione vi aiutino ad affrontare con coraggio le prove della vita.

Cari sposi novelli, il pensiero della Patria celeste, alla quale tutti siamo chiamati, orienti la vostra famiglia alla fedeltà a Cristo ed alla piena e reciproca comunione d’amore.






Mercoledì 7 novembre 2001: Salmo 99: La gioia di coloro che entrano nel tempio - Lodi Venerdì 1a Settimana

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(Lettura:
Ps 99,2-5)


1. La tradizione di Israele ha imposto all’inno di lode ora proclamato il titolo di "Salmo per la todáh", cioè per il rendimento di grazie nel canto liturgico, per cui ben s’adatta a essere intonato nelle Lodi mattutine. Nei pochi versetti di questo gioioso inno si possono identificare tre elementi significativi, tali da rendere spiritualmente fruttuoso il suo uso da parte della comunità orante cristiana.

2. C’è innanzitutto l’appello pressante alla preghiera, nettamente descritta in dimensione liturgica. Basta elencare i verbi all’imperativo che scandiscono il Salmo e si accompagnano con indicazioni di ordine cultuale: "Acclamate…, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che il Signore è Dio… Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode, lodatelo, benedite il suo nome" (Ps 99,2-4). Una serie di inviti non solo a penetrare nell’area sacra del tempio attraverso le porte e i cortili (cfr Ps 14,1 Ps 23,3 Ps 23,7-10), ma anche ad inneggiare a Dio festosamente.

È una specie di filo costante di lode che non si spezza mai, esprimendosi in una continua professione di fede e di amore. Una lode che dalla terra sale verso Dio, ma che insieme nutre l’animo del credente.

3. Una seconda piccola nota vorrei riservare all’avvio stesso del canto, ove il Salmista chiama tutta la terra ad acclamare il Signore (cfr Ps 99,1). Certo, il Salmo fisserà poi la sua attenzione sul popolo dell’elezione, ma l’orizzonte coinvolto nella lode è universale, come non di rado avviene nel Salterio, in particolare nei cosiddetti "inni al Signore re" (cfr Ps 95-98). Il mondo e la storia non sono in mano al fato, al caos, a una cieca necessità. Sono, invece, governati da un Dio misterioso, sì, ma insieme desideroso che l’umanità viva stabilmente secondo rapporti giusti e autentici: Egli "sorregge il mondo, perché non vacilli; giudica le nazioni con rettitudine… Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti" (Ps 95,10 Ps 95,13).

4. Tutti siamo, perciò, nelle mani di Dio, Signore e Re, e tutti lo celebriamo, nella fiducia che egli non ci lascerà cadere dalle sue mani di Creatore e di Padre. In questa luce si può meglio apprezzare il terzo elemento significativo del Salmo. Al centro della lode che il Salmista pone sulle nostre labbra, vi è infatti una specie di professione di fede, espressa attraverso una serie di attributi che definiscono la realtà intima di Dio. Questo credo essenziale contiene i seguenti asserti: il Signore è Dio, il Signore è il nostro creatore, noi siamo il suo popolo, il Signore è buono, il suo amore è eterno, la sua fedeltà non ha fine (cfr Ps 99,3-5).

5. Si ha innanzitutto una rinnovata confessione di fede nell’unico Dio, come richiesto dal primo comandamento del Decalogo: "Io sono il Signore, tuo Dio… Non avrai altri dèi di fronte a me" (Ex 20,2 Ex 20,3). E come si ripete spesso nella Bibbia: "Sappi dunque oggi e conserva bene nel cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: e non ve n’è altro" (Dt 4,39). Si proclama poi la fede nel Dio creatore, sorgente dell’essere e della vita. Segue l’affermazione, espressa attraverso la cosiddetta "formula del patto", della certezza che Israele ha dell’elezione divina: "Noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo" (Ps 99,3). È certezza che i fedeli del nuovo Popolo di Dio fanno propria, nella consapevolezza di costituire il gregge che il Pastore supremo delle anime conduce ai pascoli eterni del cielo (cfr 1P 2,25).

6. Dopo la proclamazione del Dio uno, creatore e fonte dell’alleanza, il ritratto del Signore cantato dal nostro Salmo prosegue con la meditazione di tre qualità divine spesso esaltate nel Salterio: la bontà, l’amore misericordioso (hésed), la fedeltà. Sono le tre virtù che caratterizzano l’alleanza di Dio col suo popolo; esse esprimono un legame che non s’infrangerà mai, dentro il flusso delle generazioni e nonostante il fiume fangoso dei peccati, delle ribellioni e delle infedeltà umane. Con serena fiducia nell’amore divino che non verrà mai meno, il popolo di Dio s’incammina nella storia con le sue tentazioni e debolezze quotidiane.

E questa fiducia si fa canto, al quale talvolta le parole non bastano più, come osserva sant’Agostino: "Quanto più aumenterà la carità, tanto più ti renderai conto che tu dicevi e non dicevi. Infatti prima di assaporare certe cose credevi di poter utilizzare delle parole per indicare Dio; quando invece hai cominciato a sentirne il gusto, ti sei accorto che non sei in grado di spiegare adeguatamente ciò che provi. Ma se ti accorgerai di non saper esprimere a parole quel che provi, dovrai forse per questo tacere e non lodare?… Assolutamente no. Non sarai così ingrato. A lui è dovuto l’onore, il rispetto, la lode più grande… Ascolta il Salmo: ‘Terra tutta, giubilate al Signore!’. Comprenderai il giubilo di tutta la terra, se tu stesso giubili al Signore" (Esposizioni sui Salmi III/1, Roma 1993, p. 459).

Saluti:


Saluto in lingua croata:
Traduzione del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, per mezzo della Liturgia, la Chiesa rimane unita alla preghiera di Cristo che, mediante la forza dello Spirito Santo, raduna l'umanità all'eterno canto di gloria e di lode al Padre. La Liturgia stessa, infatti, è la preghiera per eccellenza che dai cuori degli uomini si leva al Padre in Cristo per lo Spirito Santo.

Nel salutare cordialmente i pellegrini provenienti da Dubrovnik e Prišlin, imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!
* * * * *


Rivolgo ora un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al "Corso di formazione permanente per missionari" promosso dalla Pontificia Università salesiana. Carissimi, auspico che queste giornate di studio e di qualificato aggiornamento sulle tematiche riguardanti l’impegno missionario suscitino in voi un rinnovato entusiasmo nell’annunziare Cristo a tutti i popoli.

Saluto, poi, i membri dell’Associazione nazionale "Stelle al merito sportivo" e i soci della "Lega filo d’oro". Possa questo incontro, carissimi, ravvivare in ciascuno di voi i doni celesti della pace e della prosperità, per servire sempre più Dio e il prossimo nella gioia e nell’amore.

Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, progettate il futuro in piena fedeltà al Vangelo, e crescete secondo l’insegnamento e l’esempio di Gesù. Voi, cari ammalati, offrite la vostra sofferenza al Signore, perché grazie pure alla vostra partecipazione ai suoi patimenti, Egli possa estendere la sua azione salvifica nel mondo. Nel cammino che avete intrapreso, possiate, cari sposi novelli, essere sempre guidati da una fede viva e rinnovata, per essere comunità di intenso fervore spirituale e di concreta testimonianza evangelica.








Mercoledì 14 novembre 2001: Salmo 118, 145-152: Promessa di osservare la legge di Dio - Lodi Sabato 1a Settimana

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(Lettura:
Ps 118,145-152).

1. Quella che la liturgia delle Lodi ci propone nel sabato della prima settimana è una sola strofa tratta dal Salmo 118, una monumentale preghiera di ben ventidue strofe, tante quante sono le lettere dell’alfabeto ebraico. Ogni strofa si caratterizza per una certa lettera dell’alfabeto, con la quale iniziano i singoli suoi versetti; l’ordine delle strofe segue quello dell’alfabeto. Quella che noi abbiamo ora proclamato è la diciannovesima strofa, corrispondente alla lettera qof.

Questa premessa, un po’ esteriore, ci permette di capire meglio il significato di questo canto in onore della Legge divina. Esso è simile a una musica orientale, le cui modulazioni sonore sembrano non avere mai fine e salgono al cielo in una ripetizione che coinvolge mente e sensi, spirito e corpo dell’orante.

2. In una sequenza che si snoda dalla ’alef al tau, cioè dalla prima all’ultima lettera dell’alfabeto - dall’A alla Z, diremmo noi con l’alfabeto italiano – l’orante si effonde nella lode della Legge di Dio, che egli adotta come lampada per i suoi passi nel cammino spesso oscuro della vita (cfr Ps 118,105).

Si dice che il grande filosofo e scienziato Blaise Pascal recitasse quotidianamente questo che è il più ampio di tutti i Salmi, mentre il teologo Dietrich Bonhoeffer, assassinato dai nazisti nel 1945, lo faceva diventare preghiera viva e attuale scrivendo: "Indubbiamente il Salmo 118 è pesante per la sua lunghezza e monotonia, ma noi dobbiamo procedere proprio parola per parola, frase per frase, molto lentamente e pazientemente. Scopriremo allora che le apparenti ripetizioni sono in realtà aspetti nuovi di una sola e medesima realtà: l’amore per la Parola di Dio. Come questo amore non può mai avere fine, così non hanno fine le parole che lo confessano. Esse possono accompagnarci per tutta la nostra vita, e nella loro semplicità divengono preghiera del fanciullo, dell’uomo, del vegliardo" (Pregare i Salmi con Cristo, Brescia 1978, p. 48).

3. Il fatto di ripetere, oltre che aiutare la memoria nel canto corale, è quindi una via per stimolare l’adesione interiore e l’abbandono fiducioso tra le braccia di Dio invocato e amato. Tra le ripetizioni del Salmo 118 ne vogliamo segnalare una molto significativa. Ciascuno dei 176 versetti di cui è composta questa lode alla Torah, cioè alla Legge e alla Parola divina, contiene almeno una delle otto parole con cui si definisce la Torah stessa: legge, parola, testimonianza, giudizio, detto, decreto, precetto, ordine. Si celebra così la Rivelazione divina, che è svelamento del mistero di Dio, ma anche guida morale per l’esistenza del fedele.

Dio e uomo sono, in tal modo, uniti in un dialogo composto di parole e di opere, di insegnamento e di ascolto, di verità e di vita.

4. Veniamo ora alla nostra strofa (cfr Ps 118,145-152), che ben s’adatta all’atmosfera delle Lodi mattutine. Infatti la scena che è posta al centro di questo ottonario di versetti è notturna, ma aperta al nuovo giorno. Dopo una lunga notte di attesa e di veglia orante nel tempio, quando appare all’orizzonte l’aurora e inizia la liturgia, il fedele è certo che il Signore esaudirà chi ha trascorso la notte pregando, sperando e meditando la Parola divina. Confortato da questa consapevolezza, di fronte alla giornata che si schiude davanti a lui, egli non temerà più i pericoli. Sa che non sarà travolto dai suoi persecutori che a tradimento lo assediano (cfr Ps 118,150), perché il Signore gli è accanto.

5. La strofa esprime un’intensa preghiera: "T’invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi… Precedo l’aurora e grido aiuto, spero sulla tua parola…" (Ps 118,145 Ps 118,147). Nel Libro delle Lamentazioni si legge questo invito: "Alzati, grida nella notte quando cominciano i turni di sentinella; effondi come acqua il tuo cuore davanti al Signore; alza verso di lui le mani" (Lm 2,19). Sant’Ambrogio ripeteva: "Non sai, o uomo che ogni giorno devi offrire a Dio le primizie del tuo cuore e della tua voce? Affrettati all’alba per portare in chiesa le primizie della tua pietà" (Exp. in ps. CXVIII: PL 15,1476A).

Al tempo stesso, la nostra strofa è anche l’esaltazione di una certezza: noi non siamo soli perché Dio ascolta e interviene. Lo dice l’orante: "Tu, Signore, sei vicino" (Ps 118,151). Lo ribadiscono altri Salmi: "Avvicinati a me, riscattami, salvami dai miei nemici" (Ps 68,19); "Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti" (Ps 33,19).

Saluti:




Traduzione del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto i pellegrini neerlandesi e belgi, in particolare i pellegrini della parrocchia S. Pancrazio di Heerlen.

Auguro che il vostro pellegrinaggio vi aiuti a seguire Cristo nell’umile servizio quotidiano, al fine di essere una luce per la Chiesa e per il mondo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione del saluto in lingua croata:

Cari Fratelli e Sorelle, il punto centrale della Liturgia della Chiesa è la Celebrazione eucaristica. Essa è azione di grazie e di lode, che Cristo e la Chiesa offrono al Padre; è memoria viva e sacrificio autentico che nel sacramento attualizza l'unico Sacrificio di Cristo sulla Croce.

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti, impartendo a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente quelli che sono venuti dalla diocesi di Gyôr e di Mariazell.

Per l’intercessione dei Santi Ungheresi, la cui festa abbiamo celebrato ieri, imparto volentieri a voi tutti la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione del saluto in lingua slovacca:

Porgo un cordiale benvenuto a un gruppo di pellegrini slovacchi da Bratislava.
Carissimi, nel mese di novembre la Chiesa ci invita a pregare per i defunti. Il loro ricordo ci conduca a meditare sull’eternità, orientando la nostra vita ai valori che non periscono.
Benedico volentieri voi e le vostre famiglie.
Sia lodato Gesù Cristo!

Tradduzione del saluto in lingua russa:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli dalla Russia Siberiana.

Carissimi, auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli accresca il vostro impegno di testimonianza cristiana. Di cuore invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo.
* * * * *


Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai membri dell'Associazione professionale "Cuochi italiani", venuti a Roma da tutte le Regioni d'Italia in occasione del loro tradizionale Simposio d'autunno. Carissimi, nel vostro lavoro siate i messaggeri non solo della gioia serena del convivio, ma anche della condivisione fraterna e solidale.

Saluto poi i fedeli di Cisano e di Conscente e, mentre li ringrazio per la loro visita, li esorto a trovare nelle radici della loro storia religiosa e sociale sempre nuovi impulsi per progredire nel cammino della testimonianza cristiana.

Il mio saluto va, ora, ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Celebreremo domani la festa del vescovo sant'Alberto Magno, che si sforzò continuamente di stabilire la pace tra le popolazioni del suo tempo. Il suo esempio sia stimolo per voi, cari giovani, ad essere operatori di giustizia e artefici di riconciliazione. Sia per voi, cari ammalati, incoraggiamento a confidare nel Signore, che mai ci abbandona nel momento della prova. Sia per voi, cari sposi novelli, incitamento a trovare nel Vangelo la gioia di accogliere e servire generosamente la vita, dono incommensurabile di Dio.

Il mio pensiero va infine alle care popolazioni dell'Algeria di recente colpite da un'alluvione, che ha provocato migliaia di vittime e ha lasciato molte famiglie senza casa.

Mentre affido alla bontà misericordiosa di Dio quanti sono tragicamente scomparsi, esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari e a tutti coloro che soffrono a causa di questa grave calamità. Che non manchi a questi nostri fratelli, così duramente provati, la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale.









Catechesi 79-2005 24131