Catechesi 79-2005 22124

Mercoledì, 22 dicembre 2004: Mistero del Natale

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1. In questo tempo di immediata preparazione alle Feste Natalizie, la liturgia ci ripropone spesso l’invocazione: "Vieni, Signore Gesù". E’ come un ritornello, che sale dal cuore dei credenti di ogni angolo della terra e risuona incessante nella preghiera della Chiesa.

Abbiamo invocato l’avvento di Cristo anche poc’anzi, col canto dell’odierna Antifona "O". In essa il Messia viene chiamato con dei titoli quanto mai belli e significativi, presi dalla tradizione biblica: "Re delle genti", "Atteso da tutte le nazioni", "Pietra angolare, che riunisce i popoli".

2. A Natale contempleremo il grande mistero di Dio che si fa uomo nel seno della Vergine Maria. Egli nasce a Betlemme per condividere la nostra fragile condizione umana! Viene tra noi e porta la salvezza al mondo intero. La sua missione sarà radunare gli uomini e i popoli nell’unica famiglia dei figli di Dio.

Possiamo dire che nel Mistero del Natale ci è dato di contemplare un "salto di qualità" nella storia della salvezza. All’uomo, che con il peccato si era allontanato dal Creatore, viene ora offerto in Cristo il dono di una nuova e più piena comunione con Lui. Si riaccende così nel suo cuore la speranza, mentre si riaprono le porte del paradiso.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! La celebrazione del Natale ormai vicina costituisca per tutti un’occasione propizia per vivere in profondità il valore e il significato del grande evento della nascita di Gesù.

E’ questo l’augurio che formulo a voi, che partecipate a quest’Udienza generale, alle vostre famiglie e alle vostre Comunità di provenienza.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Cari pellegrini ucraini, vi saluto tutti. Benvenuti!

L'imminente solennità del Natale riempia i vostri cuori della gioia evangelica, e ispiri il vostro impegno per la costruzione della civiltà dell'amore.

A tutti imparto la mia Benedizione.


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Cantico di Zaccaria che abbiamo sentito poc’anzi ci introduce nell’atmosfera del Natale che vivremo fra poco. Preannuncia la venuta al mondo dell’"Altissimo", del "Signore" che come un "sole dall’alto" illuminerà le ombre del peccato e della morte. Quest’annuncio si è realizzato nella notte di Betlemme, quando il Figlio di Dio è diventato uomo ed è nato dalla Vergine Maria. Ogni anno partecipiamo al mistero di questa nascita, contemplando l’amore di Dio rivelato nel neonato Bimbo.

"Dio nasce, le potenze tremano, Dio dei cieli rivelato…" Ogni anno con nuova potenza ci parlano queste parole del canto natalizio. Ci riempiono di gioia e di pace. A voi, qui presenti e ai miei connazionali nel Paese e all’estero auguro che la solennità del Natale sia un tempo di riscoperta della fede, di crescita nell’amore e di risveglio della speranza. La pace e la gioia della notte di Betlemme dimori per sempre nei cuori di tutti. Felice Natale!

***


Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i Responsabili della Comunità di Sant’Egidio, i fedeli della parrocchia di S. Giovanni apostolo in Barletta e gli artisti del Circo Moira Orfei.

Desidero inoltre salutare i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra partecipazione a questo incontro. Il Signore che viene a visitarci nel mistero del Natale, rechi a tutti consolazione e speranza.




Mercoledì, 29 dicembre 2004: Tempo di Natale

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1. "Molte volte e in diversi modi Dio ha parlato ai nostri Padri per mezzo dei profeti; oggi, invece, parla a noi per mezzo del Figlio" (
He 1,1-2).

Nel tempo di Natale assumono singolare eloquenza queste parole con cui inizia la lettera agli Ebrei. Nella Notte Santa Iddio ha rivolto all’umanità di ogni tempo e di ogni luogo la sua definitiva Parola di salvezza. Il Figlio Unigenito del Padre, facendosi uomo, ha posto la sua dimora tra noi. Si è compiuta così l’attesa del Messia annunciato dai profeti. La liturgia di questo periodo è tutta una meditazione ed un approfondimento del mistero dell’Incarnazione.

2. Continuiamo a sostare davanti al Presepe! In questa tradizionale rappresentazione della Natività "l’eterno ed onnipotente Creatore" ci parla per mezzo del Figlio, Signore dell’universo che si è fatto bambino per incontrare l’uomo. La Vergine Maria è la prima ad accoglierlo e a presentarlo al mondo. Accanto a Lei c’è Giuseppe, chiamato ad essere, come Padre, il custode del Redentore.

Completano la scena gli angeli, che proclamano festanti la "gloria di Dio" e annunciano la "pace agli uomini" (cfr Lc 2,14), ed i pastori, rappresentanti della gente umile e povera della terra. Si aggiungeranno tra qualche giorno i Magi, venuti da lontano per adorare il Re dell’universo.

La liturgia del tempo natalizio ci invita ad accorrere festosi alla grotta di Betlemme per incontrare Gesù Cristo, nostro Salvatore: "Venite, fedeli! Venite, adoriamo il Signore Gesù!". A Lui apriamo le porte del cuore, perché ci accompagni ora e lungo tutto l’anno che tra poco inizierà.

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Praga!

Prego il Salvatore, nato per noi, di infondere nei vostri cuori i doni della pace e dell’amore.

Con questi voti volentieri vi benedico!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Nel periodo del Natale ci fermiamo alla soglia della grotta di Betlemme per contemplare il mistero dell’Incarnazione. Guardando il Bambino riscopriamo la verità che "Molte volte e in diversi modi Dio ha parlato ai nostri Padri per mezzo dei profeti; oggi, invece parla a noi per mezzo del Figlio" (He 1,1-2). Maria è stata la prima ad accogliere il Verbo divino ed è diventata Madre del Salvatore. Accanto a Lei Giuseppe, chiamato a svolgere il ruolo di padre e ad aver cura della Santa Famiglia. Completano la scena gli angeli, che proclamano "la gloria di Dio nell’alto" e "pace agli uomini che Dio ama". Ci sono i pastori, rappresentanti di tutti gli umili e poveri nel mondo. Tra qualche giorno si uniranno a loro i Magi. Anche noi, chiamati dall’invito liturgico "venite, adoremus", veniamo per adorare il neonato Signore.

Do un cordiale benvenuto a tutti i connazionali. Nel periodo di Natale in modo particolare ci rendiamo conto di come grande è l’amore di Dio per l’uomo. Apriamo i nostri cuori all’azione della grazia e riprendiamo lo sforzo di formare la nostra vita così che diventi sempre più degna di quest’amore. A voi e ai vostri cari auguro che questo tempo porti frutti di pace e di gioia. Felice anno nuovo!
***


Rivolgo il mio benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto con affetto i giovani del Movimento dei Focolari e i fedeli di Aprilia. Carissimi, vi auguro di sperimentare la pace e la gioia che Cristo è venuto a donarci nel Natale.

Dirigo, infine, il mio saluto cordiale ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.

La luce di Cristo, che nella Notte di Natale ha brillato sull'umanità, splenda su di voi, e rischiari i passi del vostro cammino nel nuovo anno.

APPELLO DEL SANTO PADRE


Le notizie che continuano a giungere dall’Asia mostrano sempre più la vastità dell’immane catastrofe, che ha colpito in particolare l’India, l’Indonesia, lo Sri Lanka e la Thailandia.

La comunità internazionale e molte organizzazioni umanitarie si sono rapidamente mobilitate per i soccorsi. Così stanno facendo anche numerose istituzioni caritative della Chiesa. Nel clima natalizio di questi giorni invito tutti i credenti e gli uomini di buona volontà a contribuire generosamente a questa grande opera di solidarietà verso popolazioni già duramente provate ed esposte ora al rischio di epidemie. Io resto loro molto vicino con l’affetto e la preghiera, specialmente a quanti sono feriti e senzatetto, mentre affido alla misericordia divina le innumerevoli persone che hanno perso la vita.

Per tutti preghiamo, cantando insieme Pater noster.





Mercoledì, 5 gennaio 2005: Festa dell’Epifania

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1. Sono lieto di accogliervi, carissimi Fratelli e Sorelle, in questa prima Udienza generale del 2005. Abbiamo contemplato in questi giorni il grande mistero della nascita di Gesù.In lui Dio è entrato definitivamente nella storia, per offrire la salvezza agli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi.

Proprio questa universalità della salvezza ci viene ricordata dalla festa dell’Epifania, che celebreremo domani. Il Figlio di Dio, nato a Betlemme, è riconosciuto e adorato dai Magi venuti dall’oriente, rappresentanti qualificati dell’intera umanità.

2. Il lieto annuncio della salvezza è così proiettato fin dall’inizio verso tutti i popoli del mondo.
Affidiamo questo compito missionario del popolo cristiano a Maria, Madre della Chiesa. Sotto la sua protezione poniamo l’anno appena iniziato, segnato da grande apprensione anche per la drammatica situazione che stanno vivendo le popolazioni del Sud-Est Asiatico.

Vegli la Vergine Santa sul mondo intero. Lo domandiamo con le parole dell’antico inno mariano, risuonato all’inizio di questa Udienza.

3. Alma Madre del Redentore,
Regina della pace,
soccorri il tuo popolo,
difendilo da ogni pericolo,
accompagna la Chiesa
nel suo cammino verso la Patria eterna.
Amen!

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto e benedico di cuore le Studentesse del Liceo Classico Femminile delle Suore della Carità di S. Vicenzo de’ Paoli di Zagabria. Benvenute! Carissime, la luce del mistero di Natale illumini sempre la vostra vita. Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

1. Fratelli e Sorelle! In questi giorni stiamo meditando il grande mistero della nascita di Cristo, il Figlio di Dio. Nella sua persona Dio entrò nella storia del mondo per offrire agli uomini la grazia della salvezza. Tale dono è di carattere universale. Esso riguarda gli uomini di ogni epoca e di ogni luogo. Lo ricorda anche la solennità dell’Epifania del Signore che celebreremo domani. Nelle persone dei Magi dell’Oriente che adorano il Figlio di Dio a Betlemme è rappresentata l’umanità intera.

2. Affidiamo a Maria, Madre della Chiesa, il nostro compito missionario di annunciare il gioioso messaggio di salvezza A Lei affidiamo anche il Nuovo Anno e il suo drammatico inizio segnato dalla drammatica situazione delle nazioni del sud est dell’Asia. Lo facciamo con parole dell’inno mariano: Alma Madre del Redentore, Regina della Pace, soccorri il tuo popolo, difendilo da ogni pericolo, accompagna la Chiesa nel suo cammino verso la Patria eterna.

Rivolgo il mio cordiale benvenuto e saluto i miei connazionali qui presenti! In modo particolare saluto oggi il Circolo Sportivo "Cracovia" che celebra il centenario della propria attività. Sono stato legato ad esso per molti anni. Vi auguro tanti successi nel campo dello sport e in quello educativo. A tutti i partecipanti di questa prima udienza dell’Anno Nuovo auguro ancora una volta un benedetto Anno 2005. Sia lodato Gesù Cristo.
***


Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto con affetto i chierichetti della diocesi di Asti, accompagnati dal loro Pastore Monsignor Francesco Ravinale, e il gruppo delle Apostole del Sacro Cuore.

Il mio saluto va inoltre, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

In Europa, la giornata odierna è dedicata al lutto per le numerose vittime del maremoto, che ha tragicamente colpito il Sud-Est Asiatico. Ancora una volta, chiedo a tutti di unirsi alla mia preghiera per i tanti morti e per le popolazioni in gravi difficoltà.

Preghiamo, con il canto del Pater Noster.





Mercoledì, 12 gennaio 2005: Cantico tratto dal Libro dell’Apocalisse: "Il giudizio di Dio"

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(
Ap 11,17 Ap 12,10 Ap 12,12)

1. L’inno che ora è risuonato discende idealmente dal cielo. Infatti l’Apocalisse, che ce lo propone, lo collega nella sua prima parte (cfr Ap 11,17-18) ai «ventiquattro vegliardi seduti sui loro troni al cospetto di Dio» (Ap 11,16) e nella seconda strofa (cfr Ap 12,10-12) a «una gran voce nel cielo» (Ap 12,10).

Siamo, così, coinvolti nella grandiosa raffigurazione della corte divina ove Dio e l’Agnello, ossia Cristo, circondati dal «consiglio della corona», stanno giudicando la storia umana nel bene e nel male, mostrandone però anche il fine ultimo di salvezza e di gloria. I canti che costellano l’Apocalisse hanno proprio la funzione di illustrare il tema della signoria divina che regge il flusso, spesso sconcertante, delle vicende umane.

2. Significativo, al riguardo, è il primo brano dell’inno messo in bocca ai ventiquattro vegliardi che sembrano incarnare il popolo dell’elezione divina, nelle sue due tappe storiche, le dodici tribù di Israele e i dodici apostoli della Chiesa.

Ora, il Signore Dio onnipotente ed eterno «ha messo mano alla sua grande potenza e ha instaurato il suo regno» (Ap 11,17) e questo suo ingresso nella storia ha lo scopo non solo di bloccare le reazioni violente dei ribelli (cfr Ps 2,1 Ps 2,5) ma soprattutto di esaltare e ricompensare i giusti. Questi vengono definiti con una serie di termini usati per delineare la fisionomia spirituale dei cristiani. Essi sono «servi» che aderiscono alla legge divina con fedeltà; sono «profeti», dotati della parola rivelata che interpreta e giudica la storia; sono «santi», consacrati a Dio e rispettosi del suo nome, ossia pronti ad adorarlo e a seguirne la volontà. Tra di loro ci sono «piccoli e grandi», un’espressione cara all’autore dell’Apocalisse (cfr Ap 13,16 Ap 19,5 Ap 18 Ap 20,12) per designare il popolo di Dio nella sua unità e varietà.

3. Passiamo, così, alla seconda parte del nostro Cantico. Dopo la scena drammatica della donna incinta «vestita di sole» e del terribile drago rosso (cfr Ap 12,1-9), una voce misteriosa intona un inno di ringraziamento e di gioia.

La gioia proviene dal fatto che Satana, l’antico avversario, che fungeva nella corte celeste da «accusatore dei nostri fratelli» (Ap 12,10), come lo vediamo nel Libro di Giobbe (cfr Jb 1,6-13 Jb 2,4-5), è stato ormai «precipitato» dal cielo e quindi non ha più un grande potere. Egli sa «che gli resta poco tempo» (Ap 12,12), perché la storia sta per avere una svolta radicale di liberazione dal male e perciò reagisce «pieno di grande furore».

Dall’altro lato si leva Cristo risorto, il cui sangue è principio di salvezza (cfr Ap 12,11). Egli ha ricevuto dal Padre un potere regale su tutto l’universo; in lui si compiono «la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio».

Alla sua vittoria sono associati i martiri cristiani che hanno scelto la via della croce, non cedendo al male e alla sua virulenza, ma consegnandosi al Padre e unendosi alla morte di Cristo attraverso una testimonianza di donazione e di coraggio che li ha portati a «disprezzare la vita fino a morire» (ibidem). Sembra di ascoltare l’eco delle parole di Cristo: «Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Jn 12,25).

4. Le parole dell’Apocalisse su coloro che hanno vinto Satana e il male «per mezzo del sangue dell’Agnello», risuonano in una splendida preghiera attribuita a Simeone, Catholicos di Seleucia-Ctesifonte in Persia. Prima di morire martire con molti altri compagni il 17 aprile 341, durante la persecuzione del re Sapore II, rivolse a Cristo la seguente supplica:

«Signore, dammi questa corona: tu sai come l’ho desiderata perché ti ho amato con tutta l’anima e la vita mia. Sarò felice di vederti e tu mi darai il riposo… Voglio perseverare eroicamente nella mia vocazione, adempiere con fortezza il compito che mi è stato assegnato ed essere di esempio a tutto il tuo popolo dell’Oriente… Riceverò la vita che non conosce né pena, né preoccupazione, né angoscia, né persecutore, né perseguitato, né oppressore, né oppresso, né tiranno, né vittima; là non vedrò più minaccia di re, né terrori di prefetti; nessuno che mi citi in tribunale e mi atterrisca sempre più, nessuno che mi trascini e mi spaventi. Le ferite dei miei piedi guariranno in te, o via di tutti i pellegrini; la stanchezza delle mie membra troverà riposo in te, Cristo, crisma della nostra unzione. In te, calice della nostra salvezza, sparirà la tristezza del mio cuore; in te, nostra consolazione e gioia, si asciugheranno le lacrime dei miei occhi» (A. Hamman, Preghiere dei primi cristiani, Milano 1955, PP 80-81).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai miei connazionali. In modo particolare saluto l’Arcivescovo Mons. Damian Zimon, i rappresentanti dell’Università di Slesia a Katowice con il rettore e il sindaco della città di Katowice.
A tutti i presenti auguro: Dio vi colmi di felicità!
***


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti della diocesi di Genova, accompagnati dal loro Arcivescovo, il Cardinale Tarcisio Bertone; i rappresentanti dell’Istituto magistrale "Don Gnocchi" di Maddaloni, e il gruppo di Suore Benedettine della Divina Provvidenza.

Il mio pensiero va inoltre ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La festa del Battesimo del Signore, che abbiamo celebrato la scorsa domenica, vi aiuti, cari giovani, a riscoprire con gioia il dono della fede in Cristo; renda voi, cari malati, forti nella prova; spinga voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia una vera chiesa domestica.




Mercoledì, 19 gennaio 2005: Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani

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1. Ha avuto inizio ieri la "Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani". Si tratta di giorni di riflessione e di preghiera, quanto mai opportuni per ricordare ai cristiani che il ristabilimento della piena unità tra di loro, secondo la volontà di Gesù, impegna ogni battezzato, pastori e fedeli tutti (cfr Unitatis redintegratio
UR 5).

La "Settimana" si svolge a qualche mese dal quarantesimo anniversario della promulgazione del Decreto del Concilio Vaticano II Unitatis redintegratio, testo chiave che ha posto la Chiesa cattolica fermamente ed irrevocabilmente nel solco del movimento ecumenico.

2. Quest'anno, il tema ci pone di fronte ad una verità basilare per ogni impegno ecumenico, e cioè che Cristo è il fondamento della Chiesa. Il Concilio ha fortemente raccomandato la preghiera per l’unità quale anima di tutto il movimento ecumenico (cfr Unitatis redintegratio UR 8). Poiché la riconciliazione dei cristiani "supera le forze e le doti umane" (ibid., 24), la preghiera dà espressione alla speranza che non delude, alla fiducia nel Signore che fa nuova ogni cosa (cfr Rm 5,5 Ap 21,5). Ma la preghiera deve essere accompagnata dalla purificazione della mente, dei sentimenti, della memoria. Diviene così espressione di quell’"interiore conversione", senza la quale non c’è vero ecumenismo (cfr ibid., 7). In definitiva, l’unità è un dono di Dio, dono da implorare senza stancarsi con umiltà e verità.

3. Il desiderio dell'unità va estendendosi e si approfondisce toccando ambienti e contesti nuovi, suscitando fervore di opere, iniziative, riflessioni. Anche recentemente il Signore ha concesso ai suoi discepoli di realizzare importanti contatti di dialogo e di collaborazione. Il dolore della separazione si fa sentire con sempre più viva intensità, davanti alle sfide di un mondo che attende una testimonianza evangelica chiara e unanime da parte di tutti i credenti in Cristo.

4. Come di consueto, a Roma la "Settimana" si concluderà con la celebrazione dei Vespri, il 25 gennaio, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Ringrazio il Signor Cardinale Walter Kasper che mi rappresenterà in tale incontro liturgico, al quale prenderanno parte rappresentanti di altre Chiese e Confessioni cristiane. Io mi unirò spiritualmente, e chiedo anche a voi di pregare perché l’intera famiglia dei credenti possa raggiungere quanto prima la piena comunione voluta da Cristo.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Ieri è iniziata la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. La preghiera ecumenica è compito di ogni battezzato: dei pastori e dei fedeli. Il tema della "Settimana" è Cristo come il fondamento dell’unità della Chiesa. Il desiderio dell’unità si approfondisce costantemente attraverso le nuove opere e le nuove iniziative. Cristo esorta costantemente i suoi discepoli al dialogo e alla cooperazione. Il 25 p.v., nella Basilica San Paolo Fuori le Mura, la chiusura della "Settimana" la liturgia dei Vespri sarà presieduta dal mio rappresentante S.E. il Signor Cardinale Walter Kasper. Unendomi spiritualmente con i partecipanti a quell’evento chiedo la preghiera affinché tutti i credenti possano raggiungere quanto prima la piena unità che Cristo voleva per noi.

Rivolgo il mio cordiale benvenuto ai miei connazionali qui presenti, come pure a quelli in Polonia e nel mondo. Oggi saluto in modo particolare il pellegrinaggio di Mszana Dolna, la Banda e il Coro dei Vigili di Fuoco.

A coloro che in Polonia partecipano agli incontri ecumenici, auguro che dalla comune preghiera e dalla riflessione possano maturare abbondanti frutti. Preghiamo Dio per ottenere il dono della reciproca comprensione e dell’unità. Sia lodato Gesù Cristo.
***


Rivolgo un particolare pensiero al Patriarca di Cilicia degli Armeni, Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX, e agli altri Vescovi che lo accompagnano.

Saluto poi i pellegrini di lingua italiana, in particolare, i soci dei Lions Clubs della Puglia, e i rappresentanti del Circolo didattico di Somma Vesuviana, qui convenuti con l’Arcivescovo di Nola.

Saluto inoltre i sacerdoti, seminaristi e laici del Cammino neocatecumenale. Carissimi, vi ringrazio per il vostro generoso impegno per la nuova evangelizzazione. Auspico che le riflessioni di questi giorni vi aiutino ad approfondire, con animo docile, la comunione sia con i Pastori delle Chiese locali, sia con i competenti Organismi della Santa Sede. Potrete così offrire un sempre più efficace apporto alla causa del Vangelo.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Tutti vi affido alla materna protezione della Vergine Maria.




Mercoledì, 26 gennaio 2005: Salmo 114: Rendimento di Grazie - Vespri venerdì 2a settimana

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(
Ps 114,1-2 Ps 114,5-7 Ps 114,9)

1. Nel Salmo 114, che ora è stato proclamato, la voce del Salmista esprime amore riconoscente verso il Signore, dopo l’esaudimento di una intensa supplica: «Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo» (Ps 114 Ps 1-2). Subito dopo questa dichiarazione di amore si ha una viva descrizione dell’incubo mortale che ha attanagliato la vita dell’orante (cfr Ps 3-6).

Il dramma è raffigurato con i simboli abituali nei Salmi. Le funi che avvincono l’esistenza sono quelle della morte, i lacci che la angustiano sono le spire degli inferi, che vogliono attrarre a sé i viventi senza mai placarsi (cfr Pr 30,15-16).

2. L’immagine è quella di una preda caduta nella trappola di un inesorabile cacciatore. La morte è come una morsa che stringe (cfr Ps 114,3). Alle spalle dell’orante si trova, quindi, un rischio di morte, accompagnato da un’esperienza psichica dolorosa: «Mi opprimevano tristezza e angoscia» (Ps 114,3). Ma da quell’abisso tragico un grido è stato lanciato verso l’unico che può stendere la mano e strappare l’orante angosciato da quel groviglio inestricabile: «Ti prego, Signore, salvami!» (Ps 114,4).

È una preghiera breve ma intensa dell’uomo che, trovandosi in situazione disperata, si aggrappa all’unica tavola di salvezza. Così nel Vangelo gridarono i discepoli nella tempesta (cfr Mt 8,25), così implorò Pietro quando, camminando sul mare, cominciava ad affondare (cfr Mt 14,30).

3. Salvato, l’orante proclama che il Signore è «buono e giusto», anzi «misericordioso» (Ps 114,5). Quest’ultimo aggettivo, nell’originale ebraico, rimanda alla tenerezza della madre, di cui evoca le «viscere».

La fiducia autentica sente sempre Dio come amore, anche se in qualche momento è difficile intuire il percorso del suo agire. Rimane comunque certo che «il Signore protegge gli umili» (Ps 114,6). Dunque, nella miseria e nell’abbandono si può sempre contare su di lui, «padre degli orfani e difensore delle vedove» (Ps 67,6).

4. Inizia ora un dialogo del Salmista con la sua anima, che proseguirà nel successivo Salmo 115, da considerarsi un tutt’uno col nostro. È quanto ha fatto la tradizione giudaica, dando origine all’unico Salmo 116, secondo la numerazione ebraica del Salterio. Il Salmista invita la sua anima a ritrovare la pace serena dopo l’incubo mortale (cfr Ps 114,7).

Il Signore, invocato con fede, ha teso la mano, ha spezzato le funi che avvincevano l’orante, ha asciugato le lacrime dai suoi occhi, ha fermato la sua discesa precipitosa nell’abisso infernale (cfr Ps 114,8). La svolta è ormai netta e il canto finisce con una scena di luce: l’orante ritorna «sulla terra dei viventi», ossia sulle strade del mondo, per camminare alla «presenza del Signore». Egli si unisce alla preghiera comunitaria nel tempio, anticipazione di quella comunione con Dio che l’attenderà alla fine della sua esistenza (cfr Ps 114,9).

5. Vorremmo riprendere in finale i passi più importanti del Salmo, lasciandoci guidare da un grande scrittore cristiano del III sec., Origene, il cui commento in greco al Salmo 114 ci è giunto nella versione latina di san Girolamo.

Leggendo che il Signore «verso di me ha teso l’orecchio», egli osserva: «Noi siamo piccoli e bassi, né possiamo allungarci e sollevarci in alto, il Signore per questo china l’orecchio e si degna di ascoltarci. In fin dei conti, dato che siamo uomini e non possiamo divenire dèi, Dio si è fatto uomo e si è chinato, secondo quello che è scritto: "Chinò i cieli e discese" (Ps 17,10)».

Infatti, continua più innanzi il Salmo, «il Signore protegge gli umili» (Ps 114,6): «Se uno è grande, si esalta ed è superbo, costui il Signore non lo protegge; se uno si crede grande, di costui il Signore non ha misericordia; ma se uno si abbassa, il Signore ha misericordia di lui e lo protegge. Tanto che dice: "Ecco che io e i piccini che il Signore mi ha dato" (Is 8,18). E ancora: "Mi sono umiliato, ed egli mi ha salvato"».

Così colui che è piccolo e misero può tornare alla pace, al riposo, come dice il Salmo (cfr Ps 114,7) e come commenta lo stesso Origene: «Quando si dice: "Ritorna al tuo riposo", è segno che prima aveva il riposo, e poi l’ha perduto... Dio ci ha creati buoni e ci ha fatti arbitri delle nostre decisioni, e ci ha messi tutti nel paradiso, insieme con Adamo. Ma poiché, per nostra libera decisione, siamo precipitati da quella beatitudine, finendo in questa valle di lacrime, per questo il giusto esorta la propria anima a ritornare là di dov’è caduta... "Ritorna, anima mia, al tuo riposo: perché il Signore ti ha beneficato". Se tu, anima ritorni al paradiso, non è perché ne sia degna, ma perché è opera della misericordia di Dio. Se sei uscita dal paradiso, è stato per tua colpa; invece il farvi ritorno è opera della misericordia del Signore. Diciamo anche noi alla nostra anima: "Ritorna al tuo riposo". Il nostro riposo è Cristo, nostro Dio» (ORIGENE-GEROLAMO, 74 Omelie sul libro dei Salmi, Milano 1993, PP 409 412-413).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente gli Studenti universitari di Zagabria e gli Studenti liceali di Gospic.
Carissimi, nel formulare voti che la vostra vita sempre sia la manifestazione della gratitudine al Signore per il dono dell’Eucaristia, di cuore imparto la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie.
Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo che abbiamo ascoltato poc’anzi presenta il grande valore della preghiera. È un’intensa invocazione di aiuto, rivolta a Dio in una situazione di grave pericolo. Il fedele si rende conto che solo Dio può salvarlo ed esprime l’amore e la gratitudine per la liberazione.

La fede autentica scorge sempre l’amore di Dio, anche se a volte è difficile comprendere fino in fondo i motivi del suo agire. Proprio la preghiera ci aiuta a riscoprire il volto amorevole di Dio. Egli non abbandona mai i suoi fedeli. Egli fa sì che, nonostante le prove e sofferenze, alla fine vince il bene.

Saluto i vescovi qui presenti e tutti i miei connazionali. In modo particolare saluto i giovani. Auguro che vi colmi lo Spirito di preghiera e che sperimentiate sempre l’amore di Dio. Portate i miei saluti ai vostri cari. Dio vi benedica!
***


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i rappresentanti del Comitato San Floriano di Udine, guidati dall’Arcivescovo Mons. Pietro Brollo; i fedeli di Verghereto, accompagnati dal Vescovo di Cesena Mons. Antonio Lanfranchi; e i sacerdoti partecipanti all’incontro dei Cursillos di Cristianità.

Saluto poi i giovani, i malati e gli sposi novelli.
Celebriamo quest’oggi la memoria liturgica dei Santi Timoteo e Tito. Il loro esempio vi spinga, carissimi, a seguire sempre Gesù, autentico maestro di vita e di santità.




Mercoledì, 23 febbraio 2005

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Il Santo Padre ha rivolto i suoi pensieri quaresimali parlando dalla Biblioteca Privata in collegamento con l'Aula Paolo VI e Piazza San Pietro. Sugli schermi si univano in un solo abbraccio il volto di Giovanni Paolo II ed i fedeli che sventolando fazzoletti gialli e bandiere salutavano il Papa con un corale e filiale applauso.

Carissimi Fratelli e Sorelle!

Saluto con affetto tutti voi, raccolti in codesta aula per il consueto incontro del mercoledì. Vi ringrazio cordialmente della vostra presenza.

Stiamo percorrendo il cammino quaresimale, aiutati e stimolati dalla liturgia, che ci esorta ad un particolare impegno di preghiera, digiuno e penitenza e ad una maggiore solidarietà verso il prossimo, specialmente verso i poveri e i bisognosi.

Apriamo il cuore agli interiori suggerimenti della grazia. L’egoismo ceda il posto all’amore, perché ci sia dato di sperimentare la gioia del perdono e dell’intima riconciliazione con Dio e con i fratelli.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto i miei connazionali e di cuore tutti li benedico. Dio vi sia propizio!

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo dei missionari italiani all’estero, qui convenuti per un incontro di studio; i fedeli della Diocesi di Faenza-Modigliana, accompagnati dal loro Vescovo; i numerosi giovani presenti nella Piazza. A tutti auguro ogni desiderato bene.




Mercoledì, 30 marzo 2005

30305


Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i ragazzi e le ragazze della Diocesi di Milano, venuti presso la tomba di Pietro per esprimere la loro fede in Cristo morto e risorto. Carissimi, l’amicizia con Gesù, nostro Redentore, illumini sempre la vostra vita! Rimanete uniti a Lui, mediante l’ascolto della sua Parola e l’attiva partecipazione alla Mensa eucaristica. Siate suoi fedeli testimoni, specialmente in mezzo ai vostri coetanei. A tutti rinnovo con affetto gli auguri pasquali.

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto i pellegrini dalla Polonia. Vi ringrazio per la presenza, per le espressioni di benevolenza e per l’accompagnamento nella preghiera. Con gratitudine penso a tutti i connazionali nel Paese e all’estero. Di cuore benedico tutti.







Catechesi 79-2005 22124