Catechesi 79-2005 17702

Mercoledì, 17 luglio 2002: Salmo 148: Glorificazione di Dio Signore e Creatore - Lodi Domenica 3a settimana

17702
(
Ps 148,1-6)

1. Il Salmo 148 che ora si è levato a Dio costituisce un vero «cantico delle creature», una sorta di Te Deum dell’Antico Testamento, un alleluia cosmico che coinvolge tutto e tutti nella lode divina.

Così lo commenta un esegeta contemporaneo: «Il salmista, chiamandoli per nome, mette in ordine gli esseri: sopra il cielo, due astri secondo i tempi, e a parte le stelle; da un lato gli alberi da frutto, dall’altro i cedri; su di un piano i rettili, e su un altro gli uccelli; qui i principi e là i popoli; in due file, forse dandosi la mano, giovani e fanciulle… Dio li ha stabiliti dando loro posto e funzione; l’uomo li accoglie, dando loro posto nel linguaggio, e così disposti li conduce alla celebrazione liturgica. L’uomo è "pastore dell’essere" o liturgo della creazione» (L. Alonso Schökel, Trenta salmi: poesia e preghiera, Bologna 1982, p. 499).

Seguiamo anche noi questo coro universale, che risuona nell’abside del cielo e che ha come tempio il cosmo intero. Lasciamoci conquistare dal respiro della lode che tutte le creature innalzano al loro Creatore.

2. Nel cielo troviamo i cantori dell’universo stellare: gli astri più lontani, le schiere degli angeli, il sole e la luna, le stelle lucenti, i «cieli dei cieli» (cfr Ps 148,4), cioè lo spazio stellare, le acque superiori che l’uomo della Bibbia immagina conservate in serbatoi prima di riversarsi come piogge sulla terra.

L’alleluia, cioè l’invito a «lodare il Signore», echeggia almeno otto volte e ha come meta finale l’ordine e l’armonia degli esseri celesti: «Ha posto una legge che non passa» (Ps 148,6).

Lo sguardo si volge poi all’orizzonte terrestre dove si snoda una processione di cantori, almeno ventidue, cioè una specie di alfabeto di lode, disseminato sul nostro pianeta. Ecco i mostri marini e gli abissi, simboli del caos acquatico su cui è fondata la terra (cfr Ps 23,2), secondo la concezione cosmologica degli antichi semiti.

Il Padre della Chiesa san Basilio osservava: «Neppure l’abisso fu giudicato spregevole dal salmista, che lo ha accolto nel coro generale della creazione, anzi con un linguaggio suo proprio completa anch’egli armoniosamente l’inno al Creatore» (Homiliae in hexaemeron, III, 9: PG 29,75).

3. La processione continua con le creature dell’atmosfera: il fuoco delle folgori, la grandine, la neve, la nebbia e il vento tempestoso, considerato un veloce messaggero di Dio (cfr Ps 148,8).

Subentrano poi i monti e le colline, ritenute popolarmente le creature più antiche della terra (cfr Ps 148,9a). Il regno vegetale è rappresentato dagli alberi da frutto e dai cedri (cfr Ps 148,9b). Il mondo animale, invece, è presente attraverso le fiere, il bestiame, i rettili ed i volatili (cfr Ps 148,10).

E infine, ecco l’uomo che presiede la liturgia della creazione. Egli è definito secondo tutte le età e distinzioni: fanciulli, giovani e vecchi, principi, re e nazioni (cfr Ps 148,11-12).

4. Affidiamo ora a san Giovanni Crisostomo il compito di gettare uno sguardo complessivo su questo immenso coro. Egli lo fa con parole che rimandano anche al Cantico dei tre giovani nella fornace ardente, da noi meditato nella scorsa catechesi.

Il grande Padre della Chiesa e patriarca di Costantinopoli afferma: «Per la loro grande rettitudine d’animo i santi, quando si accingono a rendere grazie a Dio, usano chiamare molti a partecipare alla loro lode, esortandoli a intraprendere insieme con loro questa bella liturgia. Questo fecero anche i tre fanciulli nella fornace, quando chiamarono l’intera creazione a dar lode per il beneficio ricevuto e a cantare inni a Dio (Da 3).

Lo stesso fa anche questo Salmo, chiamando ambedue le parti del mondo, quella che sta in alto e quella che sta in basso, quella sensibile e quella intelligibile. Così fece anche il profeta Isaia, quando disse: "Giubilino i cieli e si rallegri la terra, perché Dio ha avuto pietà del suo popolo" (Is 49,13). E di nuovo così si esprime il Salterio: "Quando Israele uscì dall’Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, i monti saltellarono come arieti e le colline come agnelli di un gregge" (Ps 113,1 Ps 113,4). E altrove in Isaia: "Le nubi facciano piovere la giustizia" (Is 45,8). Infatti i santi, non ritenendosi sufficienti essi soli nel dar lode al Signore, si volgono da ogni parte coinvolgendo tutti nell’innodia comune» (Expositio in psalmum CXLVIII: PG 55,484-485).

5. Siamo invitati anche noi ad associarci a questo immenso coro, divenendo voce esplicita di ogni creatura e lodando Dio nelle due dimensioni fondamentali del suo mistero. Da un lato, dobbiamo adorare la sua grandezza trascendente, «perché solo il suo nome è sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli», come dice il nostro Salmo (Ps 148,13). D’altro lato, riconosciamo la sua bontà condiscendente, poiché Dio è vicino alle sue creature e viene specialmente in aiuto al suo popolo: «Egli ha sollevato la potenza del suo popolo… popolo che egli ama» (Ps 148,14), come ancora afferma il Salmista.

Di fronte al Creatore onnipotente e misericordioso raccogliamo, allora, l’invito di sant’Agostino a lodarlo, esaltarlo e celebrarlo attraverso le sue opere: «Quando tu osservi queste creature e ne godi e ti sollevi all’Artefice di tutto e dalle cose create per via d’intelletto contempli i suoi attributi invisibili, allora si leva la sua confessione sulla terra e nel cielo… Se son belle le creature, quanto non sarà più bello il Creatore?» (Esposizioni sui Salmi, IV, Roma 1977, PP 887-889).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Slovacchia: da Banská Bystrica, da Bánovce e da Bebravou. Cari pellegrini, sfruttate questo periodo delle ferie e delle vacanze non solo per il riposo, ma anche per il rinnovamento spirituale. Volentieri benedico voi e i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi. Di cuore imparto a tutti voi la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!
*****


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto l’Associazione "La Piccola Famiglia" di Roma e i numerosi partecipanti al Campionato di "Tiro a volo" che si svolge in questi giorni nella Valle dell’Aniene. Carissimi, mentre vi ringrazio per la vostra presenza, auspico di cuore che le iniziative da voi promosse diffondano i valori della pace e della fraterna solidarietà.

A tutti la mia Benedizione.

Ed ora un particolare saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Cari giovani, incontrandovi, penso alla ormai imminente Giornata Mondiale della Gioventù. Pregate perché sia un’occasione propizia per sperimentare la gioia di essere autentici testimoni di Cristo. Sono qui presenti numerosi ammalati, che saluto con tanto affetto. Carissimi vi invito a trovare conforto nel Signore sofferente, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni persona. A voi, cari sposi novelli, esprimo l’auspicio che il vostro amore sia sempre più profondo e più vero.




Mercoledì, 7 agosto 2002

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1. Domenica scorsa, all'Angelus, ho voluto tornare idealmente a Toronto, dove si è svolta la diciassettesima Giornata Mondiale della Gioventù. Oggi vorrei soffermarmi sulle tappe successive del mio viaggio apostolico in Guatemala e in Messico, dove il Signore mi ha dato la gioia di proclamare Santi e Beati illustri figli del continente americano.

Sento anzitutto il bisogno di rinnovare la mia viva riconoscenza alle Autorità politiche, amministrative e militari e a tutti gli organismi istituzionali dei rispettivi Paesi per l'accoglienza e l'ospitalità, riservate a me e ai miei Collaboratori.

Il mio grato pensiero si estende ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai volontari e alle famiglie che con generosa disponibilità si sono adoperati nell'accogliere i pellegrini e nel far sì che tutto si svolgesse nel migliore dei modi. Il comune concorso ha contribuito a che ogni tappa del mio pellegrinaggio fosse contrassegnata da un clima spirituale di gioia e di festa. Ma il mio più sentito e affettuoso ringraziamento va al popolo cristiano che è accorso numerosissimo ad incontrarmi in Guatemala e in Messico. Nella partecipazione intensa di questi fratelli e sorelle ho potuto scorgere la fede che li anima, l’attaccamento filiale al Successore di Pietro e l’entusiasmo della loro appartenenza alla Chiesa cattolica.

2. L’occasione della mia visita a Città del Guatemala è stata la canonizzazione di Fratel Pedro de san José de Betancur, che, originario di Tenerife, varcò l'oceano per andare ad evangelizzare i poveri e gli indigeni a Cuba, poi in Honduras e, quindi, in Guatemala, che egli amava chiamare la sua "terra promessa". Fu uomo di intensa preghiera e intrepido apostolo della misericordia divina. Dalla contemplazione dei misteri di Betlemme e del Calvario, egli trasse energia per il suo ministero. La preghiera divenne sorgente del suo zelo e coraggio apostolico. Umile e austero, seppe riconoscere nei fratelli, specialmente i più abbandonati, il volto di Cristo, e per chiunque si trovasse nella necessità fu "uomo che si fece carità". Il suo esempio è invito a praticare l'amore misericordioso verso i fratelli, specialmente i più abbandonati. La sua intercessione ispiri e sostenga i credenti del Guatemala e del mondo intero ad aprire il cuore a Cristo e ai fratelli.

3. L'ultima tappa del mio pellegrinaggio è stata Città del Messico, dove nella Basilica di Guadalupe, in due distinti appuntamenti, ho avuto la gioia di innalzare agli onori degli altari tre figli di quella cara terra: San Juan Diego, l'indigeno al quale la Vergine apparve sulla collina del Tepeyac; i Beati Juan Bautista e Jacinto de los Ángeles, che nell'anno 1700 versarono il loro sangue per restare fedeli al Battesimo e alla Chiesa cattolica.

Juan Diego, primo indio ad essere canonizzato, fu uomo di grande semplicità, umile e generoso. Egli è legato intimamente alla Vergine di Guadalupe, il cui volto meticcio manifesta un tenero amore materno per tutti i messicani. L'evento guadalupano ha costituito l'avvio dell'evangelizzazione in Messico, un modello di evangelizzazione perfettamente inculturata, che mostra come il messaggio cristiano possa essere accolto senza dover rinunciare alla propria cultura.

I beati Juan Bautista e Jacinto de los Ángeles sono frutto della santità della prima evangelizzazione tra gli indios Zapotecas. Padri di famiglia integerrimi, seppero assolvere ai loro doveri ispirandosi sempre agli insegnamenti del Vangelo, senza abbandonare la cultura indigena tradizionale. La loro esistenza costituisce un modello esemplare di come si possano raggiungere le vette della santità, pur nella fedeltà alla cultura ancestrale, illuminata dalla grazia rinnovatrice di Cristo.

Questi fedeli discepoli di Cristo, filialmente devoti di Maria, la Vergine di Guadalupe, Madre e Regina dell'America, il cui ricordo ha costantemente accompagnato questa mia visita pastorale, sostengano lo slancio missionario dei credenti in America al servizio della nuova evangelizzazione. Siano per l'intero Popolo di Dio uno stimolo a costruire una nuova umanità, che si ispiri ai perenni valori del Vangelo.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di Mutne, Kysuce e Považie.Fratelli e sorelle, lunedì abbiamo celebrato la memoria della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, tanto cara a voi Slovacchi dai tempi dei Ss. Cirillo e Metodio.Imparate da Maria a seguire fedelmente la volontà di Dio.Con affetto benedico voi e le vostre famiglie.Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi: i membri del coro della parrocchia di Solymár e del gruppo di Vásárosnamény.Chiedo le vostre preghiere per la gioventù ungherese.Di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica.Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di lingua polacca il Papa ha detto:

Il recente viaggio nel Continente americano è stato abbastanza lungo. La riflessione su di esso bisognava dividerla in due parti. Domenica scorsa durante l'Angelus ho parlato della Giornata Mondiale della Gioventu a Toronto. Oggi invece ho completato questa riflessione ricordando la canonizzazione di Fratel Pedro de Betancur in Guatemala; la canonizzazione di Juan Diego e le beatificazioni in Messico. Ho parlato di questi avvenimenti ricordando l'ultimo viaggio in America. Ringrazio tutti voi per la preghiera che mi ha accompagnato durante questo ultimo viaggio americano. Che Dio vi benedica tutti!
*****


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini italiani. In particolare, saluto le Suore Francescane della Sacra Famiglia, Istituto Lega, che hanno tenuto nei giorni scorsi il loro Capitolo generale. Con gioia vi accolgo, care Sorelle, mentre porgo vivi rallegramenti alla vostra Superiora generale e al suo nuovo Consiglio. Durante questa assemblea comunitaria, avete riflettuto insieme su come la vostra Famiglia religiosa debba proseguire il suo cammino apostolico, percorrendo fedelmente le orme della Fondatrice, madre Teresa Lega. La Vergine Santa vi sostenga e renda fruttuoso ogni vostro sforzo spirituale e missionario. Il Papa vi accompagna con la sua preghiera e con affetto vi benedice.

Saluto anche il gruppo di ministranti provenienti dalle diocesi della Lombardia, che in questo periodo hanno sostituito gli alunni del Preseminario "San Pio X" nel servizio liturgico nella Basilica di San Pietro; come pure i giovani provenienti da Ascoli Piceno e S. Benedetto del Tronto.

Ed ora, come di consueto, rivolgo un saluto a voi, cari giovani, malati e sposi novelli.Auguro a ciascuno che la luce del Cristo trasfigurato, che ieri abbiamo contemplato, illumini la vostra esistenza e riempia il cuore di gioia celeste.

A tutti la mia Benedizione.




Mercoledì, 21 agosto 2002

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1. Torno quest’oggi con il pensiero all'ottavo viaggio nella mia terra natale, che la Divina Provvidenza mi ha dato di compiere felicemente nei giorni scorsi.

Rinnovo l’espressione della mia gratitudine al Signor Presidente della Repubblica di Polonia, al Signor Primo Ministro, alle Autorità nazionali civili e militari di ogni ordine e grado, come pure a quelle della città di Cracovia, per aver assicurato alla mia visita un sereno svolgimento. Il mio cordiale pensiero si rivolge poi al Primate, il Cardinale Józef Glemp, all’Arcivescovo di Cracovia, Cardinale Franciszek Macharski, all'intero Episcopato, ai sacerdoti, ai consacrati e a quanti hanno preparato questo importante evento ecclesiale, e vi hanno preso parte con fede e devozione.

È soprattutto ai miei carissimi Connazionali che intendo inviare il mio più caloroso ringraziamento per avermi accolto numerosissimi, con commovente affetto e intensa partecipazione. La visita ha toccato una sola diocesi, ma idealmente ho abbracciato l'intera Polonia, a cui auguro di proseguire il suo sforzo per costruire l'autentico progresso sociale, mai venendo meno alla fedele salvaguardia della propria identità cristiana.

2. "Dio, ricco di misericordia" (
Ep 2,4). Sono risuonate spesso queste parole durante il mio pellegrinaggio apostolico. In effetti, scopo principale della visita è stato proprio quello di annunciare ancora una volta Dio "ricco di misericordia", soprattutto mediante la consacrazione del nuovo Santuario della Divina Misericordia a Lagiewniki. Il nuovo tempio sarà un centro d'irradiazione mondiale del fuoco della misericordia di Dio, secondo quanto il Signore volle manifestare a santa Faustina Kowalska, Apostola della Divina Misericordia.

"Gesù, confido in Te!": ecco la preghiera semplice che ci ha insegnato suor Faustina e che in ogni istante della vita possiamo avere sulle labbra. Quante volte anch'io come operaio e studente e, poi, come sacerdote e Vescovo, in periodi difficili della storia della Polonia, ho ripetuto questa semplice e profonda invocazione, constatandone l'efficacia e la forza.

La misericordia è uno degli attributi più belli del Creatore e del Redentore e la Chiesa vive per accostare gli uomini a questa fonte inesauribile, di cui è depositaria e dispensatrice. Ecco perché ho voluto affidare alla Divina Misericordia la mia Patria, la Chiesa e l'intera umanità.

3. L'amore misericordioso di Dio apre il cuore ad atti concreti di carità verso il prossimo. Così è stato per l'Arcivescovo Zygmunt Szczesny Felinski, Padre Jan Beyzym, Suor Sancja Szymkowiak e Don Jan Balicki, che ho avuto la gioia di proclamare Beati durante la Messa celebrata a Cracovia, nel Parco di Blonie, domenica scorsa.

Ho voluto additare al popolo cristiano questi nuovi Beati, perché il loro esempio e le loro parole siano di stimolo e di incoraggiamento a testimoniare con i fatti l'amore misericordioso del Signore, che vince il male con il bene (cfr Rm 12,21). Solo così è possibile costruire l'auspicata civiltà dell'amore, la cui mite forza contrasta con vigore il mysterium iniquitatis presente nel mondo. A noi, discepoli di Cristo, spetta il compito di proclamare e vivere l'alto mistero della Misericordia Divina che rigenera il mondo, spingendo ad amare i fratelli e persino i nemici. Questi Beati, insieme con gli altri Santi, sono fulgidi esempi di come la "fantasia della carità", di cui ho parlato nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, ci faccia essere vicini e solidali con quanti soffrono (cfr n. 50), artefici d'un mondo rinnovato dall'amore.

4. Il mio pellegrinaggio mi ha poi condotto a Kalwaria Zebrzydowska, per ricordare i 400 anni del Santuario dedicato alla Passione di Gesù e alla Madonna Addolorata. A quel luogo santo sono legato sin dall'infanzia. Molte volte vi ho sperimentato come la Madre di Dio rivolga i suoi occhi misericordiosi all'uomo afflitto, bisognoso della saggezza e dell'aiuto di Lei, Signora delle grazie.

Dopo Czestochowa, è uno dei santuari più conosciuti e frequentati di tutta la Polonia, in cui affluiscono fedeli anche dai Paesi vicini. Dopo aver percorso i sentieri della Via Crucis e della Compassione della Madre di Dio, i pellegrini sostano davanti all'immagine antica e miracolosa di Maria Avvocata nostra, che li accoglie con occhi pieni di amore. Accanto a Lei si può percepire e penetrare il misterioso legame tra il Redentore che "patì" sul Calvario e sua Madre che "compatì" ai piedi della Croce. In questa comunione d'amore nella sofferenza è difficile non vedere la sorgente della forza d'intercessione che la preghiera della Vergine ha per noi suoi figli.

Alla Madonna chiediamo di accendere nei cuori la scintilla della grazia di Dio, aiutandoci a trasmettere al mondo il fuoco della Divina Misericordia. Sia Maria ad ottenere per tutti il dono dell'unità e della pace: l'unità della fede, l'unità dello spirito e del pensiero, l'unità delle famiglie; la pace dei cuori, la pace delle nazioni e del mondo, in attesa del ritorno glorioso di Cristo.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Siete benvenuti, cari fedeli ungheresi!
Ieri avete celebrato la festa del re Santo Stefano. Custodite bene la sua preziosa eredità.
Imparto volentieri a tutti voi la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto ora tutti i miei connazionali.
È il rendimento di grazie che caratterizza l'odierna udienza. Insieme a voi ringrazio Dio ricco di misericordia per aver potuto ancora una volta visitare la mia Patria, e in particolare l'amata Cracovia e la Chiesa di Cracovia. Con il pensiero grato ripercorro oggi le tre tappe fondamentali di questo pellegrinaggio.

Prima il santuario della Divina Misericordia a Lagiewniki - il motivo principale della mia visita in Polonia - dove ho potuto benedire il nuovo tempio ed affidare il mondo alla Divina misericordia.
Poi l'indimenticabile Eucaristia a Blonia di Cracovia che ha riunito una folla numerosissima di connazionali. È stata una meravigliosa icona vivente della Chiesa orante e una eloquente testimonianza della fede del Popolo di Dio in Polonia. Durante quest'Eucaristia ho avuto modo di elevare alla gloria degli altari quattro nuovi beati: Sigismondo Felice Felinski, don Giovanni Balicki, padre Giovanni Beyzym e suor Giannina Szymkowiak.

Colgo quest'occasione per salutare le famiglie religiose alle quali erano legati i nuovi beati: i Padri Gesuiti, le Suore Francescane della Famiglia di Maria e le Suore Serafiche.

Ed infine la visita nel santuario della Madonna del Calvario nel 400° anniversario della sua fondazione, dove ho potuto rinnovare l'atto del totale affidamento a Maria. Totus Tuus! Ringrazio i Padri Bernardini per l'ospitale accoglienza.

Ricordando oggi l'itinerario di questo pellegrinaggio nella Patria, breve ma molto ricco di contenuti spirituali, ringrazio Dio Misericordioso e ringrazio voi, cari Connazionali per l'accoglienza, così calorosa e piena di amore verso il Successore di Pietro. Mi dispiaceva andar via! A tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito al felice svolgimento della mia visita con il cuore grato rivolgo ancora una volta l'antica espressione: "Dio vi ricompensi"!

Ai fedeli che gridavano: "resta con noi, torna di nuovo!", il Santo Padre ha risposto:

Tutto è nelle mani di Dio. Nello stesso tempo prego insieme a voi affinché questa semina di Dio che si è compiuta in questi giorni indimenticabili porti abbondanti frutti nella vita dei miei connazionali, nella vita della Chiesa in Polonia e nella vita di tutta la nostra Patria. Di cuore vi benedico tutti!
*****


Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le Suore della Santissima Madre Addolorata, riunite a Roma per il loro Capitolo Generale. Mentre auspico che questo importante incontro le spinga a corrispondere con fedele generosità alla volontà del Signore, invoco su di esse la materna protezione della Vergine Santa.

Sono lieto di accogliere il significativo pellegrinaggio di cattolici e ortodossi proveniente da Atene.

Saluto poi i numerosi seminaristi presenti: il gruppo di studenti di teologia di Milano, i ragazzi di Verona e quelli che prendono parte all'incontro estivo per Seminaristi Maggiori.

Saluto altresì i fedeli della Parrocchia di San Tommaso Apostolo in Castelporziano di Roma, con i loro ospiti della Bielorussia e della Romania; come pure i volontari dell'Associazione "Camminando per mano", con i bambini Saharawi, costretti abitualmente in campi-profughi.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Pensando al santo Papa Pio X, che oggi ricordiamo nella liturgia, invito tutti a dedicare sempre più tempo alla formazione cristiana, per essere fedeli discepoli di Cristo, via, verità e vita.




Mercoledì, 28 agosto 2002: Salmo 83: Desiderio del tempio del Signore - Lodi Lunedì 3a settimana

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(
Ps 83,2-3 Ps 83,5-6 Ps 83,9-10)

1. Continua il nostro itinerario all’interno dei Salmi della Liturgia delle Lodi. Ora abbiamo ascoltato il Salmo 83 attribuito dalla tradizione giudaica «ai figli di Core», una famiglia sacerdotale che attendeva al servizio liturgico e custodiva la soglia della tenda dell’arca dell’alleanza (cfr 1Ch 9,19).

Si tratta di un canto dolcissimo, pervaso da un anelito mistico verso il Dio della vita, celebrato ripetutamente (cfr Ps 83,2-4 Ps 83,9 Ps 83,13) col titolo di «Signore degli eserciti», cioè Signore delle schiere stellari, e quindi del cosmo. D’altra parte, questo titolo era in rapporto speciale con l’arca conservata nel tempio, la quale era chiamata «l’arca del Dio degli eserciti che siede sui cherubini» (1S 4,4 cfr Ps 79,2). Essa era sentita infatti come il segno della tutela divina nei giorni del pericolo e della guerra (cfr 1S 4,3-5 2S 11,11).

Lo sfondo di tutto il Salmo è rappresentato dal tempio verso il quale si muove il pellegrinaggio dei fedeli. La stagione sembra essere quella autunnale, perché si parla della «prima pioggia» che placa le arsure dell’estate (cfr Ps 83,7). Si potrebbe, perciò, pensare al pellegrinaggio verso Sion per la terza festa principale dell’anno ebraico, quella delle Capanne, memoria della peregrinazione di Israele nel deserto.

2. Il tempio è presente con tutto il suo fascino all’inizio e alla fine del Salmo. In apertura (cfr Ps 148,2-4) troviamo la mirabile e delicata immagine degli uccelli che hanno formato i loro nidi nel santuario, privilegio invidiabile.

È, questa, una rappresentazione della felicità di quanti - come i sacerdoti del tempio - hanno una residenza fissa nella Casa di Dio, godendone l’intimità e la pace. Tutto l’essere del credente è, infatti, proteso verso il Signore, spinto da un desiderio quasi fisico e istintivo: «L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente» (Ps 148,3). Il tempio riappare, poi, nella finale del Salmo (cfr Ps 148,11-13). Il pellegrino esprime la sua grande felicità di stare qualche tempo negli atri della casa di Dio e oppone questa felicità spirituale all’illusione idolatrica, che spinge verso le «le tende degli empi», cioè i templi infami dell’ingiustizia e della perversione.

3. Solo nel santuario del Dio vivente c’è la luce, la vita, la gioia ed è «beato chi confida» nel Signore, scegliendo la strada della rettitudine (cfr Ps 148,12-13). L’immagine del cammino ci porta al centro de Salmo (cfr Ps 148,5-9), ove si svolge un altro e più significativo pellegrinaggio. Se è beato chi abita nel tempio in modo stabile, anche più beato è chi decide di intraprendere un viaggio di fede verso Gerusalemme.

Anche i Padri della Chiesa nei loro commenti al Salmo 83 danno particolare rilievo al v. 6: «Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio». Le antiche traduzioni del Salterio parlavano della decisione di compiere le «ascensioni» verso la città santa. Per i Padri, perciò, il pellegrinaggio a Sion diventava il simbolo del continuo progresso dei giusti verso le «tende eterne», dove Dio accoglie i suoi amici nella gioia piena (cfr Lc 16,9).

Vorremmo sostare un momento su questa «ascensione» mistica, che trova nel pellegrinaggio terreno un’immagine e un segno. E lo faremo attraverso le parole di uno scrittore cristiano del settimo secolo, abate del monastero del Sinai.

4. Si tratta di Giovanni Climaco, che ha dedicato un intero trattato - La scala del Paradiso - a illustrare gli innumerevoli gradini per i quali ascende la vita spirituale. Nel finale della sua opera egli cede la parola alla stessa carità, collocata in cima alla scala del progresso spirituale.

È lei che invita ed esorta, proponendo sentimenti ed atteggiamenti già suggeriti dal nostro Salmo: «Salite, fratelli, ascendete. Coltivate, fratelli, nel vostro cuore il vivo desiderio di sempre salire (cfr Ps 83,6). Date ascolto alla scrittura che invita: "Venite, ascendiamo al monte del Signore e alla casa del nostro Dio (cfr Is 2,3), che rese i nostri piedi rapidi come quelli di un cervo e ci diede come meta un posto sublime, perché seguendo le sue vie riuscissimo vincitori (cfr Ps 17,33). Affrettiamoci quindi - come sta scritto - finché non abbiamo tutti incontrato nell’unità della fede il volto di Dio, e riconoscendolo non abbiamo raggiunto l’uomo perfetto nella maturità piena dell’età di Cristo (cfr Ep 4,13)» (La Scala del Paradiso, Roma 1989, p. 355).

5. Il Salmista pensa innanzitutto al pellegrinaggio concreto che conduce a Sion dalle varie località della Terra Santa. La pioggia che sta cadendo gli sembra un anticipo delle gioiose benedizioni che lo avvolgeranno come un manto (cfr Ps 83,7) quando sarà davanti al Signore nel tempio (cfr Ps 148,8). Il viaggio faticoso attraverso «la valle del pianto» (cfr Ps 148,7) viene trasfigurato dalla certezza che la meta è Dio, colui che dà vigore (cfr Ps 148,8), ascolta la supplica del fedele (cfr Ps 148,9) e diventa il suo «scudo» protettivo (cfr Ps 148,10).

Proprio in questa luce il pellegrinaggio concreto si trasforma - come avevano intuito i Padri - in una parabola della vita intera, tesa tra la lontananza e l’intimità con Dio, tra il mistero e la rivelazione. Anche nel deserto dell’esistenza quotidiana, i sei giorni del lavoro feriale sono fecondati, illuminati e santificati dall’incontro con Dio nel settimo giorno attraverso la liturgia e la preghiera.

Camminiamo, allora, anche quando siamo nella «valle del pianto», tenendo fisso lo sguardo su quella meta luminosa di pace e di comunione. Anche noi ripetiamo nel nostro cuore la beatitudine finale, simile a un’antifona che suggella il Salmo: «Signore degli eserciti, beato l’uomo che in te confida» (Ps 148,13).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi.

In questi giorni ha inizio il nuovo anno scolastico, auspico che esso sia per gli studenti un’opportunità per accostare i valori culturali e spirituali.

Con questi voti, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con gioia i pellegrini lituani!

Carissimi, rimanete uniti sempre alla preghiera di tutta la Chiesa, affinché Dio possa concedervi la grazia di essere rinnovati nello spirito, per trasmettere agli altri la fede e la speranza. Il Signore vi accompagni e vi benedica tutti.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari Seminaristi del Seminario Minore e cari Studenti del Liceo Classico Arcivescovile di Zagabria, vi saluto cordialmente. Benvenuti!

Nell'affidarvi tutti alla Beata Vergine, che nella vostra città è particolarmente venerata con il titolo di Madre di Dio della Porta di Pietra, vi imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!

*****


Rivolgo ora una parola di cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i numerosi fedeli della parrocchia di san Tammaro in Grumo Nevano e del Santuario Maria Santissima degli Angeli in Pantano.

Il mio pensiero si rivolge infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il luminoso esempio di sant’Agostino, di cui celebriamo oggi la memoria, solleciti voi, cari giovani, a progettare il futuro in piena fedeltà al Vangelo. Aiuti voi, cari ammalati, ad affrontare la sofferenza con coraggio, trovando in Cristo crocifisso serenità e conforto. Conduca voi, cari sposi novelli, a un amore sempre più profondo verso Dio, tra di voi e verso i fratelli.

APPELLO DEL SANTO PADRE



Nelle ultime settimane il maltempo si è abbattuto su alcune Regioni dell’Europa e dell’Asia provocando ingenti danni. In particolare nella Cina Centrale, milioni di persone debbono far fronte a tragici disagi. Nella Repubblica Ceca ed in Germania le popolazioni, colpite da inondazioni disastrose, si accingono ad un lungo lavoro di ricostruzione. Mentre a tutti assicuro la mia vicinanza nell’affetto e nella preghiera, incoraggio e benedico la gara di solidarietà che si è registrata tra le Nazioni e tra le stesse popolazioni, vittime dei dolorosi eventi.






Mercoledì, 4 settembre 2002: Cantico: La nuova città di Dio, centro dell’umanità intera - Lodi lunedì 3a settimana

40902

(Lett.:
Is 2,2 Is 2,3 Is 2,4)



1. La Liturgia quotidiana delle Lodi, oltre ai Salmi, propone sempre un Cantico desunto dall’Antico Testamento. È noto, infatti, che, accanto al Salterio, vero e proprio libro della preghiera di Israele e poi della Chiesa, esiste una sorta di altro «Salterio» disseminato nelle varie pagine storiche, profetiche e sapienziali della Bibbia. Esso pure. è costituito da inni, suppliche, lodi e invocazioni, spesso di grande bellezza e intensità spirituale.

Nella nostra peregrinazione ideale lungo le preghiere della Liturgia delle Lodi, abbiamo già incontrato molti di questi canti che costellano le pagine bibliche. Ora ne prendiamo in considerazione uno veramente mirabile, opera di uno dei massimi profeti di Israele, Isaia, vissuto nell’ottavo secolo a. C. Egli è testimone di ore difficili vissute dal regno di Giuda, ma anche cantore della speranza messianica in un linguaggio poetico altissimo.

2. È il caso del Cantico che abbiamo appena ascoltato e che è posto quasi in apertura al suo libro, nei primi versetti del capitolo 2, preceduti da una nota redazionale posteriore che suona così: «Visione di Isaia, figlio di Amoz, riguardo a Giuda e a Gerusalemme» (Is 2,1). L’inno è dunque concepito come una visione profetica, che descrive una meta verso la quale tende nella speranza la storia di Israele. Non per nulla le prime parole sono: «Alla fine dei giorni» (Is 2,2), cioè nella pienezza dei tempi. È perciò un invito a non fissarsi sul presente così misero, ma a saper intuire sotto la superficie degli eventi quotidiani la presenza misteriosa dell’azione divina, che conduce la storia verso un ben diverso orizzonte di luce e di pace.

Questa «visione» dal sapore messianico sarà ripresa ulteriormente nel capitolo 60 dello stesso libro in uno scenario più vasto, segno di una rimeditazione delle parole essenziali e incisive del profeta, quelle appunto del Cantico ora proclamato. Il profeta Michea (cfr Mi 4,1-3) riprenderà lo stesso inno, anche se con una finale (cfr Mi 4,4-5) diversa da quella dell’oracolo di Isaia (cfr Is 2,5).

3. Al centro della «visione» di Isaia si erge il monte Sion, che sopravanzerà idealmente tutti gli altri monti, essendo abitato da Dio e quindi luogo di contatto col cielo (cfr 1R 8,22-53). Da esso, secondo l’oracolo di Isaia (Is 60,1-6), si sprigionerà una luce che squarcerà e diraderà le tenebre e verso di esso si muoveranno processioni di popoli da ogni angolo della terra.

Questo potere di attrazione di Sion è fondato su due realtà che promanano dal monte santo di Gerusalemme: la Legge e la Parola del Signore. Esse costituiscono, in verità, un’unica realtà, che è sorgente di vita, di luce e di pace, espressione del mistero del Signore e della sua volontà. Quando le nazioni giungono sulla vetta di Sion, ove si eleva il tempio di Dio, ecco accadere quel miracolo che da sempre l’umanità attende e verso cui sospira. I popoli lasciano cadere dalle mani le armi, che vengono poi raccolte per essere forgiate in strumenti pacifici di lavoro: le spade vengono trasformate in aratri, le lance in falci. Sorge, così, un orizzonte di pace, di shalôm (cfr Is 60,17), come si dice in ebraico, vocabolo caro soprattutto alla teologia messianica. Cala finalmente per sempre il sipario sulla guerra e sull’odio.

4. L’oracolo isaiano è concluso da un appello, che è nella linea della spiritualità dei canti di pellegrinaggio a Gerusalemme: «Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Israele non deve rimanere spettatore di questa trasformazione storica radicale; non può dissociarsi dall’invito risuonato in apertura sulle labbra dei popoli: «Venite, saliamo sul monte del Signore» (Is 2,3).

Anche noi cristiani siamo interpellati da questo Cantico di Isaia. Commentandolo, i Padri della Chiesa del quarto e quinto secolo (Basilio Magno, Giovanni Crisostomo, Teodoreto di Ciro, Cirillo d’Alessandria) lo vedevano compiuto con la venuta di Cristo. Conseguentemente identificavano nella Chiesa il «monte del tempio del Signore... eretto sulla cima dei monti», da cui usciva la Parola del Signore e a cui affluivano i popoli pagani, nella nuova era di pace inaugurata dal Vangelo.

5. Già il martire san Giustino nella sua Prima Apologia, scritta circa l’anno 153, proclamava l’attuazione del versetto del Cantico che dice: «da Gerusalemme uscirà la parola del Signore» (cfr v. 3). Egli scriveva: «Da Gerusalemme uscirono degli uomini per il mondo, dodici di numero; e questi erano ignoranti; non sapevano parlare, ma grazie alla potenza di Dio rivelarono a tutto il genere umano che erano stati inviati da Cristo per insegnare a tutti la Parola di Dio. E noi che prima ci uccidevamo gli uni gli altri, non solo non combattiamo più i nemici, ma per non mentire e non ingannare coloro che ci interrogano, volentieri moriamo confessando Cristo» (Prima Apologia, 39,3: Gli apologeti greci, Roma 1986, p. 118).

Perciò, in modo particolare noi cristiani raccogliamo l’appello del profeta e cerchiamo di gettare le fondamenta di quella civiltà dell’amore e della pace in cui non ci sia più né guerra, «né morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,4).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio, in particolare i seminaristi ed i professori del Seminario Maggiore "Sint Janscentrum".

Auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli rafforzi la vostra fede, in modo tale che ognuno possa dare il suo contributo all’evangelizzazione della nostra società.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Ora mi rivolgo ai pellegrini di Brodek u Prerova.

Sono lieto di vedervi giunti qui a Roma, presso la Cattedra di Pietro. Mi auguro che da questo pellegrinaggio riportiate un arricchimento di fede e un maggiore amore e fedeltà a Cristo.

Vi accompagni la mia Apostolica Benedizione!

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto con affetto i pellegrini provenienti dalla Slovacchia.

Rivolgo uno speciale benvenuto ai giovani pellegrini dell’organizzazione umanitaria "Società degli amici dei bambini nell’orfanotrofio" - SORRISO COME DONO. Benedico il loro lavoro a favore dei bambini abbandonati nell’intento di aiutarli a trovare la nuova famiglia.

Volentieri benedico tutti voi ed i vostri cari in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo.



Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:

Saluto di cuore i partecipanti al primo simposio scientifico dedicato all'insigne teologo sloveno del XX sec., dr. Francu Grivcu. I frutti del vostro lavoro siano a beneficio del pubblico sloveno e quello internazionale. Vi accompagni perciò la mia Benedizione Apostolica.

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto il Card. Primate della Polonia, il Metropolita di Cracovia, il Metropolita di Przemysl e Mons. Piotr Libera, segretario della Conferenza Episcopale Polacca. Vi ringrazio per la visita che state compiendo a nome dell'Episcopato polacco dopo il mio indimenticabile pellegrinaggio in Patria, a Cracovia, a Kalwaria, per il quale insieme rendiamo grazie a Dio.

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Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto gli allievi Ufficiali dell’Accademia militare di Modena, qui convenuti numerosi; i membri della Croce Bianca di Biassono, che ricordano il 25° anniversario di fondazione della loro Sezione; i fedeli di Nembro, accompagnati dal loro parroco.

Ed ora saluto i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Cari giovani, mentre vi disponete a riprendere le consuete attività quotidiane dopo il periodo delle vacanze, vi esorto a essere in ogni circostanza veri testimoni di speranza e di pace.

Invito voi, cari ammalati, a trovare conforto nel Signore sofferente, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo.

A voi, cari sposi novelli, auguro che il vostro amore sia sempre più vero, e solidale verso gli altri.

A tutti la mia Benedizione.





Catechesi 79-2005 17702