Catechesi 79-2005 9132

Mercoledì, 9 ottobre 2002: Salmo 66 : Tutti i popoli glorifichino il Signore - Lodi del martedì della 3 settimana

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(
Ps 66,2-4 Ps 66,7-8)

1. È ora risuonata la voce dell’antico Salmista, che ha innalzato al Signore un gioioso canto di ringraziamento. È un testo breve ed essenziale, che però si allarga verso un immenso orizzonte, fino a coinvolgere idealmente tutti i popoli della terra.

Quest’apertura universalistica rispecchia probabilmente lo spirito profetico dell’epoca successiva all’esilio babilonese, allorché si auspicava che anche gli stranieri fossero condotti da Dio sul suo monte santo per essere colmati di gioia. I loro sacrifici e olocausti sarebbero stati graditi, perché il tempio del Signore sarebbe divenuto «casa di preghiera per tutti i popoli» (Is 56,7).

Anche nel nostro Salmo, il 66, il coro universale delle nazioni è invitato ad associarsi alla lode che Israele eleva nel tempio di Sion. Per due volte, infatti, ritorna questa antifona: «Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti» (Ps 66,4 Ps 66,6).

2. Anche coloro che non appartengono alla comunità scelta da Dio ricevono da Lui una vocazione: sono, infatti, chiamati a conoscere la «via» rivelata a Israele. La «via» è il piano divino di salvezza, il regno di luce e di pace, nella cui attuazione vengono coinvolti anche i pagani, invitati ad ascoltare la voce di Jahvé (cfr Ps 66,3). Il risultato di questo ascolto obbediente è il timore del Signore in «tutti i confini della terra» (Ps 66,8), espressione che non evoca tanto la paura quanto piuttosto il rispetto adorante del mistero trascendente e glorioso di Dio.

3. In apertura e nella parte conclusiva del Salmo viene espresso un insistente desiderio della benedizione divina: «Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto... Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio» (Ps 66,2 Ps 66,7-8).

È facile sentire in queste parole l’eco della famosa benedizione sacerdotale insegnata, in nome di Dio, da Mosè ad Aronne e ai discendenti della tribù sacerdotale: «Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace» (NM 6,24-26).

Ebbene, secondo il Salmista, questa benedizione effusa su Israele sarà come un seme di grazia e di salvezza che verrà deposto nel terreno del mondo intero e della storia, pronto a germogliare e a diventare un albero rigoglioso.

Il pensiero corre anche alla promessa fatta dal Signore ad Abramo nel giorno della sua elezione: «Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione... e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gn 12,2-3).

4. Nella tradizione biblica uno degli effetti sperimentabili della benedizione divina è il dono della vita, della fecondità e della fertilità.

Nel nostro Salmo si accenna esplicitamente a questa realtà concreta, preziosa per l’esistenza: «La terra ha dato il suo frutto» (Ps 66,7). Questa costatazione ha spinto gli studiosi a collegare il Salmo al rito di ringraziamento per un abbondante raccolto, segno del favore divino e testimonianza per gli altri popoli della vicinanza del Signore a Israele.

La medesima frase ha attirato l’attenzione dei Padri della Chiesa, che dall’orizzonte agricolo sono passati al piano simbolico. Così, Origene ha applicato il versetto alla Vergine Maria e all’Eucaristia, cioè a Cristo che proviene dal fiore della Vergine e diventa frutto così da poter essere mangiato. In questa prospettiva «la terra è la santa Maria, la quale viene dalla nostra terra, dal nostro seme, da questo fango, da questa melma, da Adamo». Questa terra ha dato il suo frutto: ciò che ha perso nel paradiso, lo ha ritrovato nel Figlio. «La terra ha dato il suo frutto: prima ha prodotto un fiore... poi questo fiore è diventato frutto, perché potessimo mangiarlo, affinché mangiassimo la sua carne. Volete sapere che cosa è questo frutto? È il Vergine dalla Vergine, il Signore dall’ancella, Dio dall’uomo, il Figlio dalla Madre, il frutto dalla terra» (74 Omelie sul libro dei Salmi; Milano 1993, p. 141).

5. Concludiamo con le parole di sant’Agostino nel suo commento al Salmo. Egli identifica il frutto germinato sulla terra con la novità che si produce negli uomini grazie alla venuta di Cristo, una novità di conversione e un frutto di lode a Dio.

Infatti «la terra era piena di spine», egli spiega. Ma «si è avvicinata la mano di colui che sradica, si è avvicinata la voce della sua maestà e della sua misericordia; e la terra ha cominciato a lodare. Ormai la terra dà il suo frutto». Certo, non darebbe il suo frutto, «se prima non fosse stata irrigata» dalla pioggia, «se non fosse venuta prima dall’alto la misericordia di Dio». Ma ormai assistiamo a un frutto maturo nella Chiesa grazie alla predicazione degli Apostoli: «Inviando poi la pioggia attraverso le sue nubi, cioè attraverso gli apostoli che hanno annunciato la verità, più copiosamente "la terra ha dato il suo frutto"; e questa messe ha ormai riempito il mondo intero» (Esposizioni sui Salmi; II, Roma 1970, p. 551).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Rivolgo ora il benvenuto a tutti i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio!

Questo mese di ottobre, dedicato a Maria Santissima, vi aiuti a riscoprire il valore della recita quotidiana del santo Rosario.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto di cuore i pellegrini croati qui presenti, venuti a pregare sulle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Ad essi e alle loro famiglie imparto la Benedizione Ap ostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca.
Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed auspico che questo incontro con il Successore di San Pietro valga a rinsaldare la vostra fede ed il vostro generoso impegno di testimonianza cristiana.
Con questi pensieri, di cuore invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo. Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi.
Cari fratelli e sorelle, la preghiera del Rosario è la preghiera di comunione. Create e rafforzate anche voi questa comunione della preghiera con Gesù e la sua Madre e con i fratelli. Vi aiuti in ciò la Madonna del Rosario.
Con questo augurio benedico voi e i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua ungherese, provenienti da Budapest e Szombathely.
Ieri avete celebrato la festa della Magna Domina Hungarorum, cioè della Regina Hungariae. Invocando la sua intercessione vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente i pellegrini lituani!

Il Salmo che oggi abbiamo ascoltato, ci invita a glorificare il Signore, perché il mondo possa conoscere la salvezza. Siate testimoni di Cristo con la vostra gioia e con la forza della fede.
Il Signore vi benedica tutti! Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Oggi la Chiesa in Polonia ricorda il beato Wincenty Kadlubek, un personaggio profondamente radicato nella nostra storia. Era Vescovo di Cracovia ed ha rinunciato al suo ministero scegliendo la vocazione alla vita monacale. È entrato nel convento dei cistercensi di Jedrzejów e lì ha dedicato a Dio il resto della sua vita. Questo personaggio illumina la nostra storia perché egli è l'autore di una delle prime cronache; ha deciso di scrivere la storia della nostra nazione.

Avendo tutto questo nella memoria ringraziamo Dio - con la preghiera del rosario - per averci guidati attraverso la storia mandando uomini provvidenziali.

Sia lodato Gesù Cristo!
*****


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Faeto, accompagnati dal loro Vescovo Monsignor Francesco Zerrillo, e gli aderenti all’Associazione Nazionale Vigili del fuoco in congedo, provenienti da Pontecorvo.

Indirizzo, poi, un affettuoso pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.Ottobre, mese del Santo Rosario, ci invita a valorizzare sempre più questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano. Invito voi, cari giovani, a recitarla ogni giorno. Incoraggio voi, cari malati, ad abbandonarvi fiduciosi nella mani di Maria, invocandola incessantemente con il Santo Rosario. Ed esorto voi, cari sposi novelli, a non tralasciare mai quest’orante meditazione dei misteri di Cristo, fatto con lo sguardo della Vergine.

Domani si celebra la "Giornata mondiale della vista". Esprimo la mia spirituale vicinanza a quanti sono colpiti da patologie agli occhi, e incoraggio coloro che operano per la prevenzione e la cura della cecità a perseverare con impegno nella loro importante attività.

APPELLO DEL SANTO PADRE

Dal Continente africano, già duramente provato da calamità e conflitti, continuano a giungere inquietanti notizie relative alla Costa d’Avorio, che corre il rischio di vedere compromesso il bene fondamentale della pace.


Vi invito ad unirvi alla mia preghiera, affinché il Signore ispiri a tutti propositi di riconciliazione e sostenga gli sforzi della Comunità Internazionale, in particolare quelli dell’Unione Africana, tesi a favorire il dialogo. Preghiamo, cantando il Padre Nostro in latino.




Mercoledì, 16 ottobre 2002

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Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Durante il recente viaggio in Polonia, mi sono così rivolto alla Madonna: "Madre Santissima, [...] ottieni anche a me le forze del corpo e dello spirito, affinché possa compiere fino alla fine la missione assegnatami dal Risorto. A te rimetto tutti i frutti della mia vita e del mio ministero; a Te affido le sorti della Chiesa; [...] in Te confido e a Te ancora una volta dichiaro: Totus tuus, Maria! Totus tuus! Amen" (Kalwaria Zebrzydowska, 19.8.2002). Queste parole ripeto oggi, rendendo grazie a Dio per i ventiquattro anni del mio servizio alla Chiesa nella Sede di Pietro. In questo particolare giorno, affido nuovamente alle mani della Madre di Dio la vita della Chiesa e quella tanto travagliata dell’umanità. A Lei affido anche il mio futuro. Depongo tutto nelle sue mani, affinché con amore di madre lo presenti al suo Figlio, "a lode della sua gloria" (
Ep 1,12).

2. Il centro della nostra fede è Cristo, Redentore dell'uomo. Maria non l'offusca, né offusca la sua opera salvifica. Assunta in cielo in corpo e anima, la Vergine, la prima a gustare i frutti della passione e della risurrezione del proprio Figlio, è Colei che nel modo più sicuro ci conduce a Cristo, il fine ultimo del nostro agire e di tutta la nostra esistenza. Per questo, rivolgendo alla Chiesa intera, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, l'esortazione di Cristo a "prendere il largo", ho aggiunto che "ci accompagna in questo cammino la Vergine Santissima, alla quale [...], insieme a tanti Vescovi [...], ho affidato il terzo millennio" (NM 58). E invitando i credenti a contemplare incessantemente il volto di Cristo, ho desiderato tanto che di tale contemplazione fosse per tutti maestra Maria, sua Madre.

3. Oggi intendo esprimere questo desiderio con maggiore chiarezza mediante due gesti simbolici. Firmerò tra poco la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae. Inoltre, insieme a questo documento, dedicato alla preghiera del Rosario, proclamo l'anno che va dall'ottobre 2002 all'ottobre 2003 "Anno del Rosario". Lo faccio non soltanto perché questo anno è il venticinquesimo del mio pontificato, ma anche perché ricorre il centoventesimo anniversario dell'Enciclica Supremi apostolatus officio, con la quale, il 1° settembre 1883, il mio venerato predecessore, il Papa Leone XIII, dette inizio alla pubblicazione di una serie di documenti dedicati proprio al Rosario. C'è poi un'altra ragione: nella storia dei Grandi Giubilei vigeva la buona usanza che, dopo l'Anno Giubilare dedicato a Cristo e all'opera della Redenzione, ne venisse indetto uno in onore di Maria, quasi implorando da Lei l'aiuto per far fruttificare le grazie ricevute.

4. Per l'esigente, ma straordinariamente ricco compito di contemplare il volto di Cristo insieme con Maria, vi è forse strumento migliore della preghiera del Rosario? Dobbiamo però riscoprire la profondità mistica racchiusa nella semplicità di questa preghiera, cara alla tradizione popolare. Questa preghiera mariana nella sua struttura è in effetti soprattutto meditazione dei misteri della vita e dell'opera di Cristo. Ripetendo l'invocazione dell'"Ave Maria", possiamo approfondire gli eventi essenziali della missione del Figlio di Dio sulla terra, che ci sono stati trasmessi dal Vangelo e dalla Tradizione. Perché tale sintesi del Vangelo sia più completa e offra una maggiore ispirazione, nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ho proposto di aggiungere altri cinque misteri a quelli attualmente contemplati nel Rosario, e li ho chiamati "misteri della luce". Essi comprendono la vita pubblica del Salvatore, dal Battesimo nel Giordano fino all'inizio della Passione. Questo suggerimento ha lo scopo di ampliare l'orizzonte del Rosario, affinché sia possibile a chi lo recita con devozione e non meccanicamente penetrare ancor più a fondo nel contenuto della Buona Novella e conformare sempre più la propria esistenza a quella di Cristo.

5. Ringrazio voi, qui presenti, e coloro che in questo singolare giorno sono a me uniti spiritualmente. Grazie per la benevolenza, e specialmente per l'assicurazione del costante sostegno della preghiera. Affido questo documento sul Santo Rosario ai Pastori e ai fedeli di tutto il mondo. L'Anno del Santo Rosario, che vivremo insieme, produrrà certamente benefici frutti nel cuore di tutti, rinnoverà e intensificherà l'azione della grazia del Grande Giubileo dell'Anno Duemila e diventerà sorgente di pace per il mondo.

Maria, Regina del Santo Rosario, che vediamo qui esposta nella bella immagine venerata a Pompei, conduca i figli della Chiesa alla pienezza dell'unione con Cristo nella sua gloria!

Saluti:



Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Rivolgo ora il benvenuto a tutti i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio, in particolare i docenti ed i seminaristi del Centro "Vronesteyn" , della Diocesi di Rotterdam.

Ad essi auguro che il loro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli approfondisca la loro vocazione sacerdotale, e li faccia crescere in una vita in cui si rifletta chiaramente lo spirito di servizio e la vera gioia pasquale

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari pellegrini croati, che siete venuti per essere qui presenti in questo particolare giorno, manifestando il vostro attaccamento al Successore di Pietro, vi saluto cordialmente.

Nell'affidare tutti voi, le vostre famiglie e l'intero vostro Popolo a Colei che nel suo Rosario ci guida nella meditazione dei misteri di Cristo e dell'opera della salvezza, vi imparto la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Ora mi rivolgo ai pellegrini della "Comunità Bretislav", di Rajhrad.

Sono lieto di vedervi giunti qui a Roma, presso la Cattedra di Pietro. Mi auguro che da questo pellegrinaggio riportiate un arricchimento di fede e un maggiore amore e fedeltà a Cristo.

Vi accompagni la mia Apostolica Benedizione!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Nyíregyháza, Tusnádfürdô e Zirc .

Ringrazio per tale segno dell’unità con San Pietro ed il suo successore.

Vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi, provenienti da Bratislava-Blumentál e da Prievidza.

Cari pellegrini, durante i vari incontri con voi sento sovente cantare: "Signore, benedici il Santo Padre Vicario di Cristo". Vi ringrazio per le preghiere con le quali accompagnate il mio ministero di Pastore della Chiesa Cattolica.

Con gratitudine vi imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!




Traduzione italiana del saluto in lingua rumena:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini rumeni, in particolare ai fedeli da Alba Iulia, accompagnati da loro Arcivescovo.

Carissimi, assicuro per ciascuno un ricordo nella preghiera e di cuore benedico voi e i vostri cari.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto in lingua polacca:

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów z Polski. Dzisiejsza katecheza byla poswiecona modlitwie rózancowej. Wiaze sie to z publikacja nowego Listu apostolskiego Rosarium Virginis Mariae, który przed chwila podpisalem i przekaze Pasterzom i wiernym calego Kosciola. Wraz z tym listem, w calosci poswieconym rózancowi, postanowilem oglosic rok od pazdziernika 2002 do pazdziernika 2003 "Rokiem Rózanca". Bedzie to niejako maryjne przedluzenie Wielkiego Jubileuszu.

Dziekuje Wam tu obecnym i wszystkim, którzy w tym dniu w sposób szczególny jednocza sie ze mna we wspólnym dziekczynieniu za dwadziescia cztery lata mojego poslugiwania Kosciolowi na Stolicy sw. Piotra. Wdzieczny jestem za zyczliwosc, a zawlaszcza za modlitewne wsparcie. Prosze, abyscie nadal wspierali mnie przez modlitwe rózancowa. Niech Rok Rózanca swietego, który wspólnie bedziemy przezywac, przynosi dobre owoce w sercach wszystkich. Niech wam Bóg blogoslawi!

Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini dalla Polonia.La catechesi odierna è stata dedicata alla preghiera del Rosario. E questo in nesso con la pubblicazione della nuova Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, che ho appena firmato e che consegnerò ai Pastori ed ai fedeli dell’intera Chiesa. Assieme a questa lettera, interamente dedicata al Rosario, ho deciso di proclamare l’anno tra l’ottobre del 2002 e l’ottobre del 2003 "Anno del Rosario". Sarà questo quasi un prolungamento mariano del Grande Giubileo.

Ringrazio voi, qui presenti, e tutti coloro che in questo giorno in modo speciale si uniscono a me nel comune ringraziamento per i ventiquattro anni del mio ministero alla Chiesa sulla Sede dell’Apostolo Pietro. Sono grato per la benevolenza, e soprattutto per il sostegno nella preghiera. Vi chiedo di continuare a sostenermi tramite la preghiera del Rosario. L’Anno del Rosario, che vivremo insieme, porti buoni frutti nei cuori di tutti. Dio vi benedica!
*****


Saluto i partecipanti all’Assemblea generale del Movimento dei Focolari, accompagnati dalla fondatrice Chiara Lubich. Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza, e vi affido il compito di portare il mio cordiale saluto a tutti gli aderenti al Movimento. Vi sono riconoscente per il sostegno della preghiera e per il calore con cui sempre mi accompagnate nel mio impegno apostolico sulle strade del mondo.

Rivolgo poi il mio cordiale benevenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto con affetto Monsignor Domenico Sorrentino, Arcivescovo di Pompei, e i numerosi pellegrini che hanno voluto portare qui la bella immagine della Madonna, venerata in quel celebre Santuario, fondato dal beato Bartolo Longo, apostolo del Rosario. A Dio piacendo, conto di andare anch’io a Pompei a venerare nuovamente l’icona della Vergine. Da quel Santuario, posto presso le rovine dell’antica Città romana appena lambita dall’annuncio del Vangelo, prima che l’eruzione del Vesuvio la distruggesse, l’invito al Rosario acquista un valore quasi simbolico, come espressione di un rinnovato impegno dei cristiani nella nuova evangelizzazione di un mondo ridiventato, sotto certi aspetti, pagano.

Saluto inoltre gli Allievi Agenti della Polizia di Stato, di stanza a Roma, e i rappresentanti delle squadre di palla-nuoto di Pescara, accompagnati dal loro Arcivescovo. Carissimi, anche a voi è chiesto di impegnarvi generosamente nella testimonianza a Cristo e al suo Vangelo di salvezza.

Il mio pensiero si dirige, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. La preghiera del santo Rosario, recitata con fede e devozione ogni giorno, vi aiuti a sperimentare nella vostra esistenza la centralità del mistero di Gesù redentore dell’uomo e, accanto a Lui, la tenerezza materna di Maria.






Mercoledì, 23 ottobre 2002: Salmo 85 -: Preghiera a Dio nell’afflizione - Lodi del mercoledì della 3a settimana

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(
Ps 85,1-2 Ps 85,11 Ps 85,16-17)

1. Il Salmo 85, ora proclamato e che sarà oggetto della nostra riflessione, ci offre una suggestiva definizione dell’orante. Egli si presenta a Dio con queste parole: sono «tuo servo» e «figlio della tua ancella» (Ps 85,16). L’espressione può, certo, appartenere al linguaggio del cerimoniale di corte, ma era anche usata per indicare il servo adottato come figlio dal capo di una famiglia o di una tribù. In questa luce il Salmista, che si definisce anche «fedele» del Signore (cfr Ps 85,2), sente di essere legato a Dio da un vincolo non solo di obbedienza, ma anche di familiarità e di comunione. Per questo la sua supplica è tutta intrisa di fiducioso abbandono e di speranza.

Seguiamo ora questa preghiera che la Liturgia delle Lodi ci propone all’inizio di una giornata che presumibilmente porterà con sé non soltanto impegni e fatiche, ma anche incomprensioni e difficoltà.

2. Il Salmo s’avvia con un intenso appello, che l’orante rivolge al Signore confidando sul suo amore (cfr Ps 85,1-7). Alla fine egli esprime nuovamente la certezza che il Signore è un «Dio di pietà, compassionevole, lento all’ira e pieno di amore, Dio fedele» (Ps 85,15 cfr Ex 34,6). Queste reiterate e convinte attestazioni di fiducia rivelano una fede intatta e pura, che si abbandona al «Signore buono…, pieno di misericordia con chi lo invoca» (Ps 85,5).

Al centro del Salmo si innalza un inno, che intreccia sentimenti di ringraziamento con una professione di fede nelle opere di salvezza che Dio dispiega davanti ai popoli (cfr Ps 85,8-13).

3. Contro ogni tentazione idolatrica, l’orante proclama l’unicità assoluta di Dio (cfr Ps 85,8). Poi viene espressa l’audace speranza che un giorno «tutti i popoli» adoreranno il Dio d’Israele (Ps 85,9). Questa prospettiva meravigliosa trova il suo adempimento nella Chiesa di Cristo, perché egli ha inviato i suoi apostoli ad ammaestrare «tutte le nazioni» (Mt 28,19). Nessuno può offrire una piena liberazione, se non il Signore dal quale tutti dipendono come creature e al quale ci si deve rivolgere in atteggiamento di adorazione (cfr Ps 85,9). Egli, infatti, manifesta nel cosmo e nella storia le sue opere mirabili, che testimoniano la sua signoria assoluta (cfr Ps 85,10).

A questo punto il Salmista ritaglia uno spazio per presentarsi davanti a Dio con una domanda intensa e pura: «Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; donami un cuore semplice che tema il tuo nome» (Ps 85,11). Bella è questa domanda di poter conoscere la volontà di Dio, nonché questa invocazione per ottenere il dono di «un cuore semplice», simile a quello di un bambino, che senza doppiezza e calcoli si affida pienamente al Padre per incamminarsi sulla strada della vita.

4. Sboccia, allora, sulle labbra del fedele la lode al Dio misericordioso, che non lo lascia precipitare nella disperazione e nella morte, nel male e nel peccato (cfr Ps 85,12-13 Ps 15,10-11).

Il Salmo 85 è un testo caro al giudaismo, che l’ha inserito nella liturgia di una delle solennità più importanti, lo Yôm Kippur o giorno dell’espiazione. Il libro dell’Apocalisse, a sua volta, ne ha estratto un versetto (cfr Ps 85,9), collocandolo nella gloriosa liturgia celeste all’interno del «cantico di Mosè, servo di Dio, e del cantico dell’Agnello»: «Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te», e l’Apocalisse aggiunge: «perché i tuoi giusti giudizi si sono manifestati» (Ap 15,4).

Sant’Agostino ha dedicato al nostro Salmo un lungo e appassionato commento nelle sue Esposizioni sui Salmi, trasformandolo in un canto di Cristo e del cristiano. La traduzione latina, nel v. 2, conforme alla versione greca dei Settanta, invece di «fedele» usa la versione «santo»: «Custodiscimi perché sono santo». In realtà, solo Cristo è santo. Tuttavia, ragiona sant’Agostino, anche il cristiano può applicare a sé queste parole: «Sono santo, perché tu mi hai santificato; perché l’ho ricevuto [questo titolo], non perché l’avevo da me stesso; perché tu me l’hai dato, non perché io me lo sono meritato». Quindi «dica pure ogni cristiano, o meglio lo dica tutto il corpo di Cristo, lo gridi ovunque, mentre sopporta le tribolazioni, le varie tentazioni, gli innumerevoli scandali: "Custodisci l’anima mia, perché sono santo! Salva il tuo servo, Dio mio, che spera in te". Ecco: questo santo non è superbo, perché spera nel Signore» (vol. II, Roma 1970, p. 1251).

5. Il cristiano santo si apre all’universalità della Chiesa e prega col Salmista: «Tutti i popoli che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, o Signore» (Ps 85,9). E Agostino commenta: «Tutte le genti nell’unico Signore sono una sola gente e costituiscono l’unità. Come ci sono la Chiesa e le chiese, e le chiese sono la Chiesa, così quel "popolo" è lo stesso che i popoli. Dapprima erano popoli vari, genti numerose; ora è un popolo solo. Perché un popolo solo? Perché una sola è la fede, una sola la speranza, una sola la carità, una sola l’attesa. Infine, perché non dovrebbe essere un popolo solo, se una sola è la patria? La patria è il cielo, la patria è Gerusalemme. E questo popolo si estende da oriente ad occidente, da settentrione fino al mare, nelle quattro parti del mondo intero» (ibid., p. 1269).

In questa luce universale la nostra preghiera liturgica si trasforma in un respiro di lode e in un canto di gloria al Signore a nome di tutte le creature.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dai Paesi Bassi. In particolare, saluto i fedeli della diocesi di Breda, accompagnati dal Vescovo Monsignor Martinus Petrus Muskens. Un deferente pensiero rivolgo pure al Commissario della Regina ed alle altre Autorità, qui presenti.

Carissimi, in occasione del cento-cinquantesimo anniversario di istituzione della vostra diocesi, siete venuti a Roma per incontrarvi con il Successore di Pietro. Il vostro pellegrinaggio al centro della cristianità ha per tema: La fede del nostro battesimo. Auguro che queste giornate presso le tombe degli Apostoli suscitino in ciascuno rinnovata consapevolezza del valore inestimabile della fede, che molti martiri hanno testimoniato fino all’effusione del sangue.

Vi esorto, inoltre, a pregare incessantemente per le vocazioni sacerdotali, affinché le vostre parrocchie continuino ad essere luoghi privilegiati, in cui i fedeli possano ricevere il dono della salvezza, attraverso il servizio indispensabile del ministro ordinato. Con tali sentimenti, di cuore imparto a Voi ed ai vostri cari la Benedizione Apostolica.



Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Do il mio cordiale benvenuto ai membri della "Famiglia Salesiana di Don Bosco".
In questo anno che ho dedicato al Santo Rosario esorto tutti i fedeli a riscoprire la comunione con la Vergine Maria, per mezzo di questa nobile preghiera.
Con questi voti, imparto volentieri l'Apostolica Benedizione.
Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini della Slovacchia provenienti da Kanianka, Komárno, Košíce, Valaliky e da Kendice, come anche i membri del corpo insegnante dell’Università Komenský di Bratislava.

Cari fratelli e sorelle, in questi giorni siamo invitati a riflettere di più sull’impegno missionario della Chiesa, e di ogni suo membro. Anche voi siete chiamati ad evangelizzare nei vari ambienti in cui vivete.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti da Gödöllô e Tiszaújváros.
Oggi celebriamo la memoria di San Giovanni Capestrano. Egli ha dato la sua vita per l’Ungheria cristiana. Chiedendo la sua intercessione Vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto con gioia i pellegrini lituani!
Carissimi, il Signore chiama la Chiesa a una preghiera rinnovata. In particolare, nell’Anno del Rosario che abbiamo iniziato, vi invito tutti a riscoprire l’efficacia della preghiera del Rosario per la pace nel mondo e nelle famiglie. Il Signore vi sostenga e vi benedica tutti!
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Saluto il gruppo internazionale delle formatrici ucraine delle Suore Ancelle della Beata Vergine Maria, provenienti da diversi Paesi.

Invoco su di voi la Benedizione di Dio e auguro buoni frutti per il vostro lavoro in questo ambito così importante.

*****


Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i ragazzi del dopo-cresima della Diocesi di Faenza-Modigliana, i loro genitori ed educatori, qui convenuti con il loro Vescovo Monsignor Italo Castellani. Saluto, inoltre, gli ammalati, i disabili e gli anziani di Alife-Caiazzo, accompagnati dai volontari della Caritas e guidati dal loro Pastore Monsignor Pietro Farina.

Infine mi rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi la liturgia ci ricorda il sacerdote francescano san Giovanni da Capestrano, che si adoperò con grande impegno per la salvezza delle anime. La sua gloriosa testimonianza evangelica sostenga voi, cari giovani, nell’impegno di quotidiana fedeltà a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, a seguire sempre Gesù nel cammino della prova e della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia il luogo dell’incontro vivo con l’amore di Dio e dei fratelli.




Mercoledì, 30 ottobre 2002: Is 33, 13-16 : Dio giudicherà con giustizia - Lodi del mercoledì della 3a settimana

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1. Tra i Cantici biblici, che s’intrecciano coi Salmi nella Liturgia delle Lodi, incontriamo il breve testo oggi proclamato. Esso è desunto da un capitolo del Libro del profeta Isaia, il trentatreesimo della sua ampia e mirabile raccolta di oracoli divini.

Il Cantico si apre nei versetti precedenti a quelli riportati (cfr
Is 33,10-12), con l’annunzio di un ingresso potente e glorioso di Dio sulla ribalta della storia umana: «Ora mi alzerò, dice il Signore, ora mi innalzerò, ora mi esalterò» (Is 33,10). Le parole di Dio sono rivolte ai «lontani» e ai «vicini», cioè a tutte le nazioni della terra, anche alle più remote, e a Israele, il popolo «vicino» al Signore a motivo dell’alleanza (cfr Is 33,13).

In un altro passo del Libro di Isaia si afferma: «Io pongo sulle labbra: Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore, io li guarirò» (Is 57,19). Ora, invece, le parole del Signore diventano aspre, assumono il tono del giudizio sul male dei «lontani» e dei «vicini».

2. Infatti, subito dopo, ecco diffondersi la paura tra gli abitanti di Sion in cui si annidano peccato ed empietà (cfr Is 33,14). Essi sono consapevoli di vivere accanto al Signore che risiede nel tempio, ha scelto di camminare con loro nella storia e si è trasformato in «Emmanuele», «Dio-con-noi» (cfr Is 7,14). Ebbene, il Signore giusto e santo non può tollerare l’empietà, la corruzione e l’ingiustizia. Come «fuoco divorante» e «fiamma perenne» (cfr Is 33,14), Egli si scatena contro il male per annientarlo.

Già nel capitolo 10 Isaia ammoniva: «La luce di Israele diventerà un fuoco, il suo santuario una fiamma: essa divorerà e consumerà» (Is 10,17). Anche il Salmista cantava: «Come fonde la cera di fronte al fuoco, così periscano gli empi davanti a Dio» (Ps 67,3). Si vuole dire, nell’ambito dell’economia veterotestamentaria, che Dio non è indifferente di fronte al bene e al male, ma si mostra sdegnato e in collera nei confronti della malvagità.

3. Il nostro Cantico non si spegne su questa scena fosca di giudizio. Anzi, riserva la parte più ampia e intensa alla santità accolta e vissuta come segno dell’avvenuta conversione e riconciliazione con Dio. Sulla scia di alcuni Salmi, come il 14 e il 23, che mettono in luce le condizioni richieste dal Signore per vivere in comunione gioiosa con Lui nella liturgia del tempio, Isaia elenca sei impegni morali per il vero credente, fedele e giusto (cfr Is 33,15), il quale può abitare, senza subirne danni, presso il fuoco divino, sorgente per lui di benefici.

Il primo impegno consiste nel «camminare nella giustizia», cioè nel considerare la legge divina come lampada che illumina il sentiero della vita. Il secondo coincide con il parlare leale e sincero, segno di relazioni sociali corrette e autentiche. Come terzo impegno Isaia propone di «rigettare un guadagno frutto di angherie», combattendo in tal modo l’oppressione dei poveri e la ricchezza ingiusta. Il credente, poi, s’impegna a condannare la corruzione politica e giudiziaria «scuotendo le mani per non accettare regali», immagine suggestiva che indica il rifiuto di donativi fatti per deviare l’applicazione delle leggi e il corso della giustizia.

4. Il quinto impegno è espresso con il gesto significativo di «turarsi gli orecchi» quando ti si fanno proposte sanguinarie, atti di violenza da perpetrare. Il sesto ed ultimo impegno è espresso con un’immagine che, a tutta prima, ci sconcerta perché non corrisponde al nostro modo di dire. Quando parliamo di «chiudere un occhio», vogliamo dire: «far finta di non vedere per non dover intervenire»; invece il profeta dice che l’uomo onesto «chiude gli occhi per non vedere il male» nel segno di un rifiuto completo di qualsiasi contatto con il male.

San Girolamo nel suo commento a Isaia così sviluppa il concetto tenendo conto dell’insieme del brano: «Ogni iniquità, oppressione e ingiustizia, è decisione di sangue: e anche se non uccide con la spada, tuttavia uccide con l’intenzione. "E chiude gli occhi per non vedere il male": felice coscienza che non ascolta e non contempla il male! Chi dunque è tale, dimorerà "negli eccelsi", cioè nel regno dei cieli o nell’altissima spelonca della fortissima Pietra, nel Cristo Gesù» (In Isaiam prophetam, 10, 33: PL 24,367).

Girolamo ci introduce, così, alla giusta comprensione di quel «chiudere gli occhi» evocato dal profeta: si tratta di un invito a rifiutare assolutamente ogni complicità con il male. Come è facile notare, sono chiamati in causa i principali sensi del corpo: infatti mani, piedi, occhi, orecchi, lingua sono coinvolti nell’agire morale umano.

5. Ebbene, chi sceglie di seguire questa condotta onesta e giusta potrà accedere al tempio del Signore, dove riceverà la sicurezza di quel benessere esteriore e interiore che Dio dona a chi è in comunione con Lui. Il profeta usa due immagini per descrivere questo esito gioioso (cfr Is 33,16): la sicurezza in fortezze inespugnabili e l’abbondanza del pane e dell’acqua, simbolo di vita prospera e felice.

La tradizione ha interpretato spontaneamente il segno dell’acqua come immagine del battesimo (cfr ad es. la Lettera di Barnaba 11,5), mentre il pane si è trasfigurato per i cristiani in segno dell’Eucaristia. È quanto si legge, ad esempio, nel commento di san Giustino martire, il quale vede nelle parole di Isaia una profezia del «pane» eucaristico, «memoria» della morte redentrice di Cristo (cfr Dialogo con Trifone, Paoline 1988, p. 242).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto gli Ufficiali dell'Esercito croato qui presenti, venuti insieme al loro Cappellano. Benvenuti!
Carissimi, nell'auspicare vivamente che sappiate essere sempre difensori di un'autentica pace e di giustizia e promotori della speranza, vi affido all'intercessione della Madre di Dio, vostra particolare Patrona celeste, e vi imparto la Benedizione Apostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Boemia e dalla Moravia!
Dopodomani, nella solennità di Tutti i Santi, esulteremo insieme a quanti - tra i nostri cari - ci hanno preceduto nell'Eternità. Essi già godono della piena Beatitudine presso Dio. La loro intercessione ci accompagni nel nostro pellegrinaggio verso la gloria del Cielo.
Vi benedico di cuore!
Sia lodato Gesù Cristo!

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Do il mio cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi.
Cari fratelli e sorelle, vi auguro che il vostro pellegrinaggio alla Città Eterna rappresenti per ciascuno di voi il rinnovamento e rafforzamento nella fede cristiana.
Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto i pellegrini di lingua polacca.

Nei prossimi giorni vivremo la solennità di Tutti i Santi e la liturgica commemorazione dei Fedeli Defunti.

Quando visitiamo le tombe dei parenti e degli amici, in modo speciale viviamo la verità "sulle cose ultime dell’uomo": morte - giudizio di Dio - cielo o inferno. La catechesi di oggi e stata dedicata al Cantico tratto dal Libro di Isaia, che appunto preannuncia il giudizio di Dio. Il Profeta afferma che colui che cammina nella giustizia ed è leale nel parlare, che rigetta un guadagno frutto di angherie e non si lascia cadere nella corruzione, può senza timore affidarsi alla giustizia di Dio. Questa consapevolezza accompagni tutti i miei connazionali e sia fonte di escatologica speranza.
Dio vi benedica!

"L'eterno riposo dona loro, Signore. Risplenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace". In tutti, tutti i cimiteri della Polonia e del mondo.
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Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana, in particolare i diaconi della diocesi di Milano. Carissimi, vi esorto a fondare la vostra vita sulla Parola di Dio, per esserne coraggiosi annunciatori agli uomini del nostro tempo.

Saluto poi i volontari medici-dentisti, che collaborano con i Missionari Comboniani in favore degli emigranti e profughi, come pure i rappresentanti del Centro diocesano Socio-Politico di San Miniato, accompagnati dal Vescovo Mons. Edoardo Ricci. Carissimi, vi incoraggio a proseguire con rinnovato entusiasmo nelle rispettive attività apostoliche, ed auspico che la vostra testimonianza possa conquistare quanti sono lontani dai valori dello spirito.

Rivolgo, infine, il mio saluto ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli.

Le imminenti celebrazioni della Solennità di Tutti i Santi e della Commemorazione dei fedeli defunti, sollecitano i credenti a considerare le realtà ultime e definitive che ci attendono.

Cari giovani, perseguite come obiettivo primario la santità della vita, per preparare un futuro ricolmo di bene.

Cari ammalati, l’esempio di virtù dei Santi e la loro intercessione vi aiutino ad affrontare con coraggio le prove della vita.

Cari sposi novelli, il pensiero della Patria celeste, alla quale tutti siamo chiamati, orienti la vostra famiglia alla fedeltà a Cristo ed alla piena e reciproca comunione d’amore.

    



Catechesi 79-2005 9132