Catechesi 79-2005 19203

Mercoledì, 19 febbraio 2003: Dn 3, 52-57 Ogni creatura lodi il Signore - Lodi domenica 3a settimana

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(Lettura:
Da 3,52-56)

1. «Quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace» (Da 3,51). Questa frase introduce al celebre Cantico che ora abbiamo ascoltato in un suo frammento fondamentale. Esso si trova all’interno del Libro di Daniele, nella parte giunta a noi solo in lingua greca, ed è intonato da testimoni coraggiosi della fede, che non hanno voluto piegarsi all’adorazione della statua del re e hanno preferito affrontare una morte tragica, il martirio nella fornace ardente.

Sono tre giovani ebrei, collocati dall’autore sacro nel contesto storico del regno di Nabucodonosor, il tremendo sovrano babilonese che annientò la città santa di Gerusalemme nel 586 a.C. e deportò gli Israeliti «lungo i fiumi di Babilonia» (cfr Ps 136). Pur nel pericolo estremo, quando le fiamme ormai lambiscono i loro corpi, essi trovano la forza di «lodare, glorificare e benedire Dio», certi che il Signore del cosmo e della storia non li abbandonerà alla morte e al nulla.

2. L’autore biblico, che scriveva qualche secolo dopo, evoca questo eroico evento per stimolare i suoi contemporanei a tenere alto il vessillo della fede durante le persecuzioni dei re siro-ellenistici del secondo secolo a.C. Proprio allora si registra la coraggiosa reazione dei Maccabei, combattenti per la libertà della fede e della tradizione ebraica.

Il Cantico, tradizionalmente chiamato «dei tre giovani», è simile ad una fiaccola che rischiara l’oscurità del tempo dell’oppressione e della persecuzione, un tempo che spesso si è ripetuto nella storia di Israele e nella stessa storia del cristianesimo. E noi sappiamo che il persecutore non assume sempre il volto violento e macabro dell’oppressore, ma spesso si compiace d’isolare il giusto, con la beffa e l’ironia, chiedendogli con sarcasmo: «Dov’è il tuo Dio?» (Ps 41,4 Ps 41,11).

3. Nella benedizione che i tre giovani fanno salire dal crogiolo della loro prova al Signore Onnipotente sono coinvolte tutte le creature. Essi intessono una sorta di arazzo multicolore dove brillano gli astri, scorrono le stagioni, si muovono gli animali, si affacciano gli angeli e soprattutto cantano i «servi del Signore», i «pii» e gli «umili di cuore» (cfr Da 3,85 Da 3,87).

Il brano che è stato prima proclamato precede questa magnifica evocazione di tutte le creature. Costituisce la prima parte del Cantico, la quale evoca invece la presenza gloriosa del Signore, trascendente eppure vicina. Sì, perché Dio è nei cieli, dove «penetra con lo sguardo gli abissi» (cfr Da 3,55), ma è anche «nel tempio santo glorioso» di Sion (cfr Da 3,53). Egli è assiso sul «trono del suo regno» eterno e infinito (cfr Da 3,54), ma è anche colui che «siede sui cherubini» (cfr Da 3,55), nell’arca dell’alleanza collocata nel Santo dei Santi del tempio di Gerusalemme.

4. Un Dio al di sopra di noi, capace di salvarci con la sua potenza; ma anche un Dio vicino al suo popolo, in mezzo al quale Egli ha voluto abitare nel suo «tempio santo glorioso», manifestando così il suo amore. Un amore che Egli rivelerà in pienezza nel far «abitare in mezzo a noi» il Figlio suo Gesù Cristo «pieno di grazia e di verità» (cfr Jn 1,14). Egli rivelerà in pienezza il suo amore nel mandare in mezzo a noi il Figlio a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione segnata da prove, oppressioni, solitudine e morte.

La lode dei tre giovani al Dio Salvatore continua in modo vario nella Chiesa. Per esempio, san Clemente Romano, al termine della sua Lettera ai Corinzi, inserisce una lunga preghiera di lode e di fiducia, tutta intessuta di reminiscenze bibliche e forse riecheggiante l’antica liturgia romana. È una preghiera di gratitudine al Signore che, nonostante l’apparente trionfo del male, guida a buon fine la storia.

5. Eccone un passaggio:

«Tu apristi gli occhi del nostro cuore (cfr Ep 1,18)
perché conoscessimo te il solo (cfr Jn 17,3)
altissimo nell’altissimo dei cieli
il Santo che riposi tra i santi
che umìli la violenza dei superbi (cfr Is 13,11)
che sciogli i disegni dei popoli (cfr Ps 32,10)
che esalti gli umili
e abbassi i superbi (cfr Gb Jb 5,11).

Tu che arricchisci e impoverisci
che uccidi e dai la vita cfr Dt 32,39)
il solo benefattore degli spiriti
e Dio di ogni carne
che scruti gli abissi (cfr Da 3,55)
che osservi le opere umane
che soccorri quelli che sono in pericolo
e salvi i disperati (cfr Jdt 9,11)
creatore e custode di ogni spirito
che moltiplichi i popoli sulla terra
e che fra tutti scegliesti quelli che ti amano
per mezzo di Gesù Cristo
l’amatissimo tuo Figlio
mediante il quale ci hai educato, ci hai santificato e ci hai
onorato»

(Clemente Romano, Lettera ai Corinzi, 59,3: I Padri Apostolici, Roma 1976, PP 88-89).

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Praga e dintorni.

Possa questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rinvigorire la vostra fede e l'amore per la Chiesa di Cristo e accrescere in voi il desiderio di perfezione spirituale. Con questi voti, volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Do il benvenuto ai pellegrini, miei connazionali, giunti dalla Polonia e da altri paesi.

Vi saluto molto cordialmente. Oggi abbiamo meditato il Cantico dei tre giovani del Libro di Daniele. E' un inno di lode. I tre giovani, fedeli a Dio, contro l'ordine del re Nabucodonosor, non vollero adorare una divinità pagana, la statua d'oro. Condannati ad essere gettati in mezzo ad una fornace di fuoco, posero tutta la loro fiducia nell'unico Dio onnipotente che venne loro in aiuto. Colmi di gratitudine lodano il Creatore "degno di lode e di gloria nei secoli" (Da 3,53).

Anche noi chiediamo per noi stessi e per i nostri cari di saper rendere grazie a Dio per i doni della sua Provvidenza. Portate questo mio auspicio alle vostre famiglie, alle vostre Parrocchie e alle vostre comunità. Dio vi benedica!

*****


Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti Assistenti dell'Azione Cattolica, presenti in questi giorni a Roma per un Convegno sul tema: "Fare nuova l'Azione Cattolica in Parrocchia".Carissimi, con la parola e con l’esempio, siate fari di luce evangelica per quanti sono affidati alle vostre cure pastorali.

Saluto, poi, i fedeli della Diocesi di Sessa Aurunca, accompagnati dal Vescovo Mons. Antonio Napoletano, qui convenuti per ricordare il loro Patrono, il Papa San Leone IX. Carissimi, questo pellegrinaggio sia per voi - sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, giovani studenti, insegnanti e famiglie - occasione propizia per approfondire la conoscenza e l'amore per Cristo, sì da essere apostoli di una nuova evangelizzazione del popolo sessano.

Saluto i dirigenti e i soci dell'Associazione Regionale di Assistenza Sanitaria (ARVAS), che si sforzano di offrire assistenza volontaria ai malati e alle loro famiglie nell'ambito degli ospedali del Lazio. Vi incoraggio, carissimi, a continuare in questa nobile e generosa missione, seguendo l'esempio di Gesù, Buon Samaritano dell'umanità.

Saluto ora i pellegrini della Parrocchia dei Santi Giovanni e Paolo di Cerchio (L'Aquila), i fedeli della Parrocchia di San Pietro Apostolo di Pianillo di Agerola (Napoli) e il gruppo di preghiera "San Padre Pio". Saluto gli Ufficiali e i Militari della Scuola di Trasmissioni ed Informatica della Cecchignola (Roma); il gruppo del Movimento Cristiano Lavoratori di Taranto; il Presidente e la Delegazione della Provincia di Treviso, venuti a testimoniare i vincoli di fede che uniscono la Terra trevigiana alla Sede di Pietro.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli.

Pensando alla Festa della Cattedra di San Pietro, che celebreremo sabato prossimo, invito voi, cari giovani, ad essere ovunque apostoli di fedeltà alla Chiesa; esorto voi, cari malati, ad offrire al Signore le vostre sofferenze per l'unità di quanti credono in Cristo; ed incoraggio voi, cari sposi novelli, a nutrire la vostra famiglia di quella fede, fondata sulla testimonianza di Pietro e degli altri Apostoli.

A tutti imparto la Benedizione Apostolica.




Mercoledì, 26 febbraio 2003: Salmo 150 Ogni vivente dia lode al Signore - Lodi domenica 4a settimana

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(Lettura:
Ps 150,1-5)

1. Risuona per la seconda volta nella Liturgia delle Lodi il Salmo 150, che abbiamo appena proclamato: un inno festoso, un alleluia ritmato dalla musica. Esso è l’ideale sigillo dell’intero Salterio, il libro della lode, del canto, della liturgia d’Israele.

Il testo è di una mirabile semplicità e trasparenza. Dobbiamo solo lasciarci attirare dall’insistente appello a lodare il Signore: «Lodate il Signore … lodatelo… lodatelo!». In apertura Dio è presentato in due aspetti fondamentali del suo mistero. Egli è senz’altro trascendente, misterioso, distinto dal nostro orizzonte: sua dimora regale è il «santuario» celeste, il «firmamento della sua potenza», simile ad una fortezza inaccessibile all’uomo. Eppure Egli è vicino a noi: è presente nel «santuario» di Sion e agisce nella storia attraverso i suoi «prodigi» che rivelano e rendono sperimentabile «la sua immensa grandezza» (cfr Ps 150,1-2).

2. Tra terra e cielo si stabilisce, dunque, quasi un canale di comunicazione in cui si incontrano l’azione del Signore e il canto di lode dei fedeli. La Liturgia unisce i due santuari, il tempio terreno e il cielo infinito, Dio e l’uomo, il tempo e l’eternità.

Durante la preghiera noi compiamo una sorta di ascesa verso la luce divina e insieme sperimentiamo una discesa di Dio che si adatta al nostro limite per ascoltarci e parlarci, per incontrarci e salvarci. Il Salmista ci spinge subito verso un sussidio da adottare durante questo incontro orante: il ricorso agli strumenti musicali dell’orchestra del tempio di Gerusalemme, come la tromba, l’arpa, la cetra, i timpani, i flauti, i cembali. Anche il muoversi in corteo faceva parte del rituale gerosolimitano (cfr Ps 117,27). Il medesimo appello echeggia nel Salmo Ps 46,8: «Cantate inni con arte!».

3. È, dunque, necessario scoprire e vivere costantemente la bellezza della preghiera e della liturgia. Bisogna pregare Dio non solo con formule teologicamente esatte, ma anche in modo bello e dignitoso.

A questo proposito, la comunità cristiana deve fare un esame di coscienza perché ritorni sempre più nella liturgia la bellezza della musica e del canto. Occorre purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti, e poco consoni alla grandezza dell’atto che si celebra.

È significativo, a tale proposito, il richiamo della Lettera agli Efesini ad evitare intemperanze e sguaiatezze per lasciare spazio alla purezza dell’inneggiare liturgico: «Non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» Ep 5,18-20).

4. Il Salmista termina invitando alla lode «ogni vivente» (cfr Ps 150,5), letteralmente «ogni soffio», «ogni respiro», espressione che in ebraico designa «ogni essere che respira», specialmente «ogni uomo vivo» (cfr Dt 20,16 GS 10,40 GS 11,11 GS 11,14). Nella lode divina è, quindi, coinvolta anzitutto la creatura umana con la sua voce e il suo cuore. Con lei vengono idealmente convocati tutti gli esseri viventi, tutte le creature in cui c’è un alito di vita (cfr Gn 7,22), perché levino il loro inno di gratitudine al Creatore per il dono dell’esistenza.

Sulla scia di questo invito universale si porrà san Francesco con il suo suggestivo «Cantico di Frate Sole», in cui invita a lodare e benedire il Signore per tutte le creature, riflesso della sua bellezza e della sua bontà (cfr Fonti Francescane, 263).

5. A questo canto devono partecipare in modo speciale tutti i fedeli, come suggerisce la Lettera ai Colossesi: «La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali»(Col 3,16).

A questo riguardo, sant’Agostino nelle sue Esposizioni sui Salmi vede simboleggiati negli strumenti musicali i santi che lodano Dio: «Voi, santi, siete la tromba, il salterio, la cetra, il timpano, il coro, le corde e l’organo, e i cembali del giubilo che emettono bei suoni, che cioè suonano armoniosamente. Voi siete tutte queste cose. Non si pensi, ascoltando il Salmo a cose di scarso valore, a cose transitorie, né a strumenti teatrali». In realtà voce di canto a Dio è «ogni spirito che loda il Signore» (Esposizioni sui Salmi, IV, Roma 1977, PP 934-935).

La musica più alta, dunque, è quella che sale dai nostri cuori. E proprio questa armonia Dio attende di ascoltare nelle nostre liturgie.

Saluti:



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Polonia.

In modo particolare desidero salutare il gruppo dalla regione di Podhale che come ogni anno vive a Roma il suo ritiro spirituale. Tramite voi saluto tutti i fedeli che il sabato, nel Santuario di Ludzmierz, inizieranno la peregrinazione del rosario. Sono lieto che in questo modo le famiglie, le comunità e le parrocchie intraprendano la grande opera della preghiera che continua nella Chiesa universale nell’Anno del Rosario. Questa preghiera porti a tutti tante grazie. Soprattutto porti al mondo il dono della pace.

Nella catechesi odierna ci siamo soffermati sul Salmo 150, il quale esorta ogni vivente a dare lode al Signore. Sì, già la vita umana è un meraviglioso motivo per lodare Dio. Che lo spettro della guerra, che porta la morte, lasci posto alla gioiosa lode al Signore della vita.

Dio vi benedica!
*****


Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! Saluto in particolare i fedeli di Civitella D’Agliano e di S. Michele in Teverina, ed auspico che questo incontro contribuisca a rinsaldare in ciascuno di voi, carissimi Fratelli e Sorelle, l’autentica devozione a Maria, che vi apprestate a ricordare con particolari iniziative nelle vostre parrocchie.

Saluto inoltre i fedeli di Bella accompagnati dal Parroco e dagli Amministratori comunali.

Mi rivolgo ora ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Domani ricorrerà la memoria liturgica di san Gabriele dell’Addolorata, giovane religioso passionista.

Cari ragazzi e ragazze che vedo così numerosi quest’oggi, dal suo fulgido esempio traete il coraggio di essere fedeli discepoli di Cristo. Nel salutare in modo particolare voi giovani del Decanato di Varese, dell’Eparchia di Piana degli Albanesi e della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, vi invito tutti ad imitare Gesù e a seguirlo senza compromessi nei vari ambienti nei quali vivete. Esorto poi voi, cari malati, ad affrontare ogni prova con spirito di fede e di speranza evangelica. Auguro infine a voi, cari sposi novelli, di attingere sempre dal mistero della Croce, come san Gabriele, l’amore divino che consacra la vostra unione.

PAROLE DI SALUTO


Saluto cordialmente i Vescovi della Romania, venuti in visita ad limina e presenti stamani all’Udienza. Nel ricordare con gioia l’accoglienza calorosa riservatami in occasione del Viaggio Apostolico compiuto nella loro Patria quattro anni fa, li assicuro della mia preghiera per loro e per i fedeli affidati alle loro cure pastorali.




Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2003: Giorno di preghiera e di digiuno per implorare la pace nel mondo

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1. Quest'oggi, Mercoledì delle Ceneri, la liturgia rivolge a tutti i fedeli un forte invito alla conversione con le parole dell'apostolo Paolo: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (
2Co 5,20). La Quaresima è il tempo spiritualmente più propizio per raccogliere questa esortazione, perché è tempo di più intensa preghiera, di penitenza e di maggiore attenzione ai bisogni dei fratelli.

Con l'odierno rito dell'imposizione delle ceneri ci si riconosce peccatori, s'invoca il perdono di Dio, manifestando un sincero desiderio di conversione. Iniziamo così un austero cammino ascetico, che ci condurrà al Triduo pasquale, cuore dell'Anno liturgico.

2. Secondo l'antica tradizione della Chiesa, tutti i fedeli sono tenuti quest'oggi all'astinenza dalle carni e al digiuno, con la sola eccezione di coloro che ne siano ragionevolmente impediti per motivi di salute o di età. Il digiuno riveste un grande valore nella vita dei cristiani, è un'esigenza dello spirito per meglio rapportarsi a Dio. In effetti, gli aspetti esteriori del digiuno, pur importanti, non esauriscono tale pratica. Ad essi va unito un sincero desiderio di purificazione interiore, di disponibilità a ubbidire alla volontà divina e di premurosa solidarietà verso i fratelli, particolarmente i più poveri.

Esiste poi uno stretto legame fra il digiuno e la preghiera. Pregare è porsi in ascolto di Dio e il digiuno favorisce questa apertura del cuore.

3. Mentre entriamo nel tempo della Quaresima, non possiamo non tener conto dell'attuale contesto internazionale, nel quale si agitano minacciose tensioni di guerra. Occorre da parte di tutti una consapevole assunzione di responsabilità e uno sforzo comune per evitare all'umanità un altro drammatico conflitto. Per questo ho voluto che l'odierno Mercoledì delle Ceneri fosse una Giornata di preghiera e di digiuno per implorare la pace nel mondo. Dobbiamo chiedere a Dio anzitutto la conversione del cuore, nel quale si radica ogni forma di male e ogni spinta verso il peccato; dobbiamo pregare e digiunare per la pacifica convivenza fra i popoli e le nazioni.

All'inizio del nostro incontro abbiamo ascoltato le incoraggianti parole del Profeta: "Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Is 2,4). E ancora: "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci" (ibid. Is 2,4). Al di sopra dei rivolgimenti della storia vi è la sovrana presenza di Dio, che giudica le scelte degli uomini. A lui "giudice fra le genti" e "arbitro fra molti popoli" (cfr ibid.) rivolgiamo il nostro cuore per implorare un futuro di giustizia e di pace per tutti. Questo pensiero deve stimolare ciascuno di noi a proseguire in un'incessante preghiera e in un fattivo impegno per costruire un mondo dove l'egoismo ceda il posto alla solidarietà e all'amore.

4. Ho voluto riproporre l'invito pressante alla conversione, alla penitenza e alla solidarietà anche nel Messaggio per la Quaresima, reso noto alcuni giorni fa, e che ha per tema la bella frase tratta dagli Atti degli Apostoli: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (cfr Ac 20,35).

A ben vedere, solo convertendosi a questa logica si può costruire un ordine sociale improntato non ad un precario equilibrio di interessi in conflitto, ma ad un'equa e solidale ricerca del bene comune. I cristiani, a modo di fermento, sono chiamati a vivere e diffondere uno stile di gratuità in ogni ambito della vita, promuovendo così l'autentico sviluppo morale e civile della società. Ho scritto in proposito: "Privarsi non solo del superfluo, ma anche di qualcosa di più per distribuirlo a chi è nel bisogno, contribuisce a quel rinnegamento di sé senza il quale non c'è autentica pratica di vita cristiana" (n. 4: L'Oss. Rom. 7 febbraio 2003, p. 5).

5. Possa questa Giornata di preghiera e di digiuno per la pace, con cui apriamo la Quaresima, tradursi in gesti concreti di riconciliazione. Dall'ambito familiare a quello internazionale, ciascuno si senta e si faccia corresponsabile della costruzione della pace. E il Dio della pace, che scruta le intenzioni dei cuori e chiama suoi figli gli operatori di pace (cfr Mt 5,9), non farà mancare la sua ricompensa (cfr Mt 6,4 Mt 6,6 Mt 6,18).

Affidiamo questi nostri voti all'intercessione della Vergine Maria, Regina del Rosario e Madre della Pace. Sia Lei a prenderci per mano e ad accompagnarci durante i prossimi quaranta giorni, verso la Pasqua per contemplare il Signore Risorto.

A tutti auguro una buona e fruttuosa Quaresima!

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Saluto tutti i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio, in particolare i membri del Coro della Basilica di Nostra Signora di Maastricht.

Oggi, il Mercoledì delle Ceneri, vogliamo digiunare e pregare per la pace nel mondo, ed iniziamo un periodo di preghiera, di penitenza e di raccoglimento, la Quaresima.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto i giovani della Missione Cattolica Croata di Monaco in Germania ed i cori croati di Pécs e dintorni in Ungheria. Benvenuti!

Carissimi, nell'auspicare vivamente che il sacro tempo di Quaresima, iniziato proprio oggi, porti abbondanti frutti di conversione e di santità per voi e per le vostre famiglie, di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi provenienti da Pata.

Fratelli e sorelle, l’apostolo Paolo ci invita: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio" (2Co 5,20).

All’inizio della Quaresima sentiamo questo richiamo rivolto personalmente a ciascuno di noi; realizziamolo con generosità.

Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua rumena:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli provenienti dalla Romania. Carissimi, la Vergine Maria, Regina della Pace, vi accompagni nel cammino quaresimale, che inizia oggi. A tutti auguro una buona e fruttuosa quaresima.



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Cari fratelli e sorelle, saluto cordialmente voi e tutti i vostri cari. Iniziamo oggi la Quaresima. Il Mercoledì delle Ceneri ci ricorda la fragilità dell’esistenza dell’uomo e del mondo. Ci esorta a guardare la vita alla luce della passione, morte e risurrezione di Cristo. Chiama alla conversione tutti coloro che credono. Lo fa con le parole dell’apostolo Paolo: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio " (2Co 5,21).

Quest’anno il Mercoledì delle Ceneri è allo stesso tempo il giorno di preghiera e di digiuno per implorare la pace nel mondo. Credo, che quando si tratti di pace, non sia mai troppo tardi per dialogare. Perciò a voi tutti chiedo questa preghiera e questo digiuno. Siano questi gesti concreti del coinvolgimento da parte di coloro che credono nella missione di ricordare al mondo che per la pace non è mai troppo tardi. Sia lodato Gesù Cristo.
*****


Rivolgo un cordiale pensiero ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le rappresentanti del Coordiamento Nazionale Donne dell’Unione Generale del Lavoro e auguro loro di porre sempre al centro di ogni attività sociale la persona umana, secondo l’insegnamento della Chiesa.

Saluto, inoltre, i fedeli della Diocesi di Vallo della Lucania e della parrocchia Maria Santissima Annunziata in Scanzano Jonico e, mentre li ringrazio per la partecipazione a questo incontro, li esorto a essere ovunque autentici testimoni di Cristo e del suo Vangelo.

Porgo, inoltre, un affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Cari fratelli e sorelle, il tempo quaresimale, che oggi iniziamo, sia un cammino di conversione a Cristo. Sia occasione propizia per tradurre nella quotidiana esistenza, secondo le diverse situazioni in cui ognuno si trova, gli stessi sentimenti del Salvatore, che per noi ha dato la vita sulla croce, trovando conforto e sostegno nel suo sacrificio offerto per la salvezza dell’intera umanità.






Mercoledì, 19 marzo 2003: Solennità di San Giuseppe, Sposo della B.V. Maria, Patrono della Chiesa universale

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1. Celebriamo quest’oggi la solennità di San Giuseppe, Sposo di Maria (
Mt 1,24 Lc 1,27). La liturgia ce lo addita come "padre" di Gesù (Lc 2,27 Lc 2,33 Lc 2,41 Lc 2,43 Lc 2,48), pronto a realizzare i disegni divini, anche quando sfuggono all’umana comprensione. Attraverso di lui, "figlio di David" (Mt 1,20 Lc 1,27), si sono compiute le Scritture e il Verbo Eterno si è fatto uomo, per opera dello Spirito Santo, nel seno della Vergine Maria. San Giuseppe viene definito nel Vangelo "uomo giusto" (Mt 1,19), ed è per tutti i credenti modello di vita nella fede.

2. La parola "giusto" evoca la sua rettitudine morale, il sincero attaccamento alla pratica della legge e l’atteggiamento di totale apertura alla volontà del Padre celeste. Anche nei momenti difficili e talora drammatici, l’umile carpentiere di Nazaret mai arroga per sé il diritto di porre in discussione il progetto di Dio. Attende la chiamata dall’Alto e in silenzio rispetta il mistero, lasciandosi guidare dal Signore. Una volta ricevuto il compito, lo esegue con docile responsabilità: ascolta sollecitamente l’angelo quando si tratta di prendere come sposa la Vergine di Nazaret (cfr Mt 1,18-25), nella fuga in Egitto (cfr Mt 2,13-15) e nel ritorno in Israele (cfr ibid. Mt 2,19-23). In pochi ma significativi tratti gli evangelisti lo descrivono come custode premuroso di Gesù, sposo attento e fedele, che esercita l’autorità familiare in un costante atteggiamento di servizio. Null’altro di lui ci raccontano le Sacre Scritture, ma in questo silenzio è racchiuso lo stile stesso della sua missione: una esistenza vissuta nel grigiore della quotidianità, ma con una sicura fede nella Provvidenza.

3. Ogni giorno san Giuseppe dovette provvedere alle necessità della famiglia con il duro lavoro manuale.Per questo giustamente la Chiesa lo addita come patrono dei lavoratori.

L’odierna solennità costituisce pertanto un’occasione propizia per riflettere anche sull’importanza del lavoro nell’esistenza dell'uomo, nella famiglia e nella comunità.

L’uomo è soggetto e protagonista del lavoro e, alla luce di questa verità, si può ben percepire il nesso fondamentale esistente tra persona, lavoro e società. L’attività umana - ricorda il Concilio Vaticano II - deriva dall’uomo ed è ordinata all’uomo. Secondo il disegno e la volontà di Dio, essa deve servire al vero bene dell’umanità e permettere "all'uomo come singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione" (cfr Gaudium et spes GS 35).

Per portare a compimento questo compito, va coltivata una "provata spiritualità del lavoro umano" ancorata, con salde radici, al "Vangelo del lavoro" e i credenti sono chiamati a proclamare e testimoniare il significato cristiano del lavoro nelle loro diverse attività occupazionali (cfr Laborem exercens LE 26).

4. San Giuseppe, santo così grande e così umile, sia esempio a cui i lavoratori cristiani si ispirano, invocandolo in ogni circostanza. Al provvido custode della Santa Famiglia di Nazaret vorrei quest’oggi affidare i giovani che si preparano alla futura professione, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi delle ristrettezze occupazionali, le famiglie e l’intero mondo del lavoro con le attese e le sfide, i problemi e le prospettive che lo contrassegnano.

San Giuseppe, patrono universale della Chiesa, vegli sull’intera Comunità ecclesiale e, uomo di pace qual era, ottenga per l’intera umanità, specialmente per i popoli minacciati in queste ore dalla guerra, il prezioso dono della concordia e della pace.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua rumena:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli rumeni provenienti dalla diocesi di Alba Iulia.
Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita e, mentre invoco su di voi e sulle vostre famiglie la continua assistenza divina, cordialmente vi imparto la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri connazionali.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto di cuore i pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Nitra e Vel’ké Kostol’any.
Cari fratelli e sorelle, il tempo della Quaresima ci esorta tutti a riconoscere Gesù Cristo come nostra suprema speranza.
Vi invito ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della redenzione.
Volentieri benedico voi e le vostre famiglie.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo di pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca.
Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita ed auspico che questo incontro con il Successore di San Pietro valga a rinsaldare la vostra fede ed il vostro generoso impegno di testimonianza cristiana. Con questi pensieri, di cuore invoco su di voi e sui vostri cari copiose benedizioni dal cielo.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti e il gruppo di Professori e Studenti dell'Accademia di Belle Arti di Široki Brijeg, nella Diocesi di Mostar-Duvno. Benvenuti!
Carissimi, possa l'esempio di San Giuseppe, tanto venerato dal vostro Popolo, suscitare in voi particolare entusiasmo per costruire il mondo in sintonia con il progetto di Dio e per vivere i valori evangelici con sempre maggiore intensità nelle realtà quotidiane. Imparto di cuore la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi e alle vostre famiglie.
Siano lodati Gesù e Maria!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Polonia e da altri Paesi.

"Beato l’uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d’ogni bene".

Queste parole del Salmo ci accompagnano nel giorno in cui ricordiamo San Giuseppe. Esse descrivono bene la spiritualità dello Sposo della Santissima Vergine Maria e Custode del Signore Gesù. Davvero Egli fu un uomo che temette il Signore e sempre pronto a compiere la volontà di Dio. Con dedizione e amore, lavorava come carpentiere, cercando di assicurare alla famiglia una quotidiana serenità.

Auguro ai miei connazionali la costante protezione di San Giuseppe. Egli sostenga quanti possono godere dei frutti del lavoro delle loro mani. Sorregga soprattutto coloro che soffrono a causa della mancanza del lavoro e dell’incertezza per il futuro. Per intercessione dello Sposo di Maria, chiedo al buon Dio che tutte le famiglie in Polonia possano partecipare alla felicità della Sacra Famiglia.

Dio vi benedica!
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il gruppo mariano di Recanati-Loreto. Carissimi, vi incoraggio a testimoniare il Vangelo in ogni ambito della società, ispirandovi all’esempio della Vergine Maria, modello di perfezione cristiana.

Sono presenti poi numerosi fedeli venuti con la Fiaccola benedettina della pace, accesa a New Norcia in Australia e che sosta oggi presso le tombe degli Apostoli, per proseguire poi verso Norcia. Essi sono accompagnati da Monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo di Spoleto-Norcia. Cari Fratelli e sorelle, mentre vi ringrazio per l’odierna visita, faccio voti che la tradizionale iniziativa, in queste ore di trepidazione per la pace, contribuisca a ravvivare negli animi una decisa volontà di concordia e di riconciliazione.

Indirizzo ora il mio pensiero ai partecipanti al Congresso nazionale della "Società Italiana di medicina materno-fetale" e, incoraggiandoli nel loro impegno di ricerca scientifica e medica, li esorto ad avere sempre presente nella loro attività la centralità della persona, senza mai perdere di vista la finalità del vero bene dell’uomo.

Saluto inoltre i rappresentanti dell’Associazione Cristiana Artigiani Italiani e auspico che l’odierna festa di san Giuseppe offra loro l’opportunità di approfondire ancor più la loro missione nella Chiesa e nella società.

Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli.
Cari giovani, che vedo molto numerosi, e specialmente voi, cari studenti provenienti da varie località, invocate san Giuseppe perché vi aiuti a corrispondere ogni giorno ai desideri del Signore. Voi, cari malati, pregatelo perché vi sia sostegno nella sofferenza accolta come mezzo per cooperare alla salvezza del mondo. E voi, cari sposi novelli, alla scuola del casto sposo della Vergine Maria, nutrite il vostro cuore con la preghiera e la quotidiana docilità ai disegni divini.





Catechesi 79-2005 19203