Catechesi 79-2005 26303

Mercoledì, 26 marzo 2003: Salmo 89 : Su di noi sia la bontà del Signore - Lodi lunedì 4ª settimana

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(
Ps 89,1-4 Ps 89,12 Ps 89,14)

1. I versetti ora risuonati nelle nostre orecchie e nei nostri cuori costituiscono una meditazione sapienziale che ha, però, anche il tono di una supplica. L’orante del Salmo 89 pone, infatti, al centro della sua preghiera uno dei temi più esplorati dalla filosofia, più cantati dalla poesia, più sentiti dall’esperienza dell’umanità di tutti i tempi e di tutte le regioni del nostro pianeta: la caducità umana e il fluire del tempo.

Pensiamo a certe pagine indimenticabili del Libro di Giobbe nelle quali è di scena la nostra fragilità. Noi, infatti, siamo come «chi abita case di fango, che nella polvere hanno il loro fondamento, che cedono di fronte a un tarlo! Annientati fra il mattino e la sera: senza che nessuno ci badi, periscono per sempre» (Jb 4,19-20). La nostra vita sulla terra è «come un’ombra» (cfr Jb 8,9). È ancora Giobbe a confessare: «I miei giorni passano più veloci di un corriere, fuggono senza godere alcun bene, volano come barche di giunchi, come aquila che piomba sulla preda» (Jb 9,25-26).

2. All’inizio del suo canto, che è simile a un’elegia (cfr Ps 89,2-6), il Salmista oppone con insistenza l’eternità di Dio al tempo effimero dell’uomo. Ecco la dichiarazione più esplicita: «Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte» (Ps 89,4).

In conseguenza del peccato originale l’uomo, a un ordine divino, ripiomba nella polvere da cui è stato tratto, come già si afferma nel racconto della Genesi: «Polvere tu sei e in polvere tornerai!» Gn 3,19; cfr Gn 2,7). Il Creatore, che plasma in tutta la sua bellezza e complessità la creatura umana, è anche colui che «fa ritornare l’uomo in polvere» (Ps 89,3). E «polvere» nel linguaggio biblico è espressione simbolica anche della morte, degli inferi, del silenzio sepolcrale.

3. È forte in questa supplica il senso del limite umano. La nostra esistenza ha la fragilità dell’erba spuntata all’alba; subito ode il sibilo della falce che la riduce a un mucchio di fieno. Ben presto alla freschezza della vita subentra l’aridità della morte (cfr Ps 89,5-6; cfr Is 40,6-7 Jb 14,1-2 Ps 102,14-16).

Come spesso accade nell’Antico Testamento, a questa radicale debolezza il Salmista associa il peccato: in noi c’è finitudine, ma anche colpevolezza. Per questo sulla nostra esistenza sembrano incombere anche la collera e il giudizio del Signore: «Siamo distrutti dalla tua ira, siamo atterriti dal tuo furore. Davanti a te poni le nostre colpe… Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira» (Ps 89,7-9).

4. Al sorgere del nuovo giorno la Liturgia delle Lodi ci scuote, con questo Salmo, dalle nostre illusioni e dal nostro orgoglio. La vita umana è limitata - «gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti» - afferma l’orante. Inoltre lo scorrere delle ore, dei giorni e dei mesi è scandito da «fatica e dolore» (cfr Ps 89,10) e gli stessi anni si rivelano simili a «un soffio» (cfr Ps 89,9).

Ecco, allora, la grande lezione: il Signore ci insegna a «contare i nostri giorni» perché, accettandoli con sano realismo, «giungeremo alla sapienza del cuore» (Ps 89,12). Ma l’orante chiede a Dio qualcosa di più: la sua grazia sostenga e allieti i nostri giorni, pur così esili e segnati dalla prova. Ci faccia gustare il sapore della speranza, anche se l’onda del tempo sembra trascinarci via. Solo la grazia del Signore può dare consistenza e perennità alle nostre azioni quotidiane: «Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio: rafforza per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rafforza» ( Ps 89,17).

Con la preghiera domandiamo a Dio che un riflesso dell’eternità penetri nella nostra breve vita e nel nostro agire. Con la presenza della grazia divina in noi, una luce brillerà sul fluire dei giorni, la miseria diventerà gloria, ciò che pare privo di senso acquisterà significato.

5. Concludiamo la nostra riflessione sul Salmo 89 lasciando la parola all’antica tradizione cristiana, che commenta il Salterio tenendo sullo sfondo la figura gloriosa di Cristo. Così, per lo scrittore cristiano Origene, nel suo Trattato sui Salmi, a noi giunto nella traduzione latina di san Girolamo, è la risurrezione di Cristo a darci la possibilità, intravista dal Salmista, di «esultare e gioire per tutti i nostri giorni» (cfr Ps 89,4). E questo perché la Pasqua di Cristo è la sorgente della nostra vita oltre la morte: «Dopo esserci allietati per la risurrezione di nostro Signore, mediante la quale crediamo ormai di essere stati redenti e di risorgere un giorno anche noi, ora, trascorrendo nella gioia i giorni che ci rimangono della nostra vita, esultiamo per questa fiducia, e con inni e cantici spirituali lodiamo Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore» (Origene - Gerolamo, 74 omelie sul libro dei Salmi, Milano 1993, p. 652).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto tutti i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio.

Eleviamo a Dio la nostra preghiera perché l’odio possa essere vinto dall’amore, e la pace, la giustizia e la solidarietà possano crescere in ogni angolo della terra, nello spirito del Vangelo.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Cari pellegrini dalla Polonia e da diverse parti del mondo. Fratelli e sorelle!

Il tema della catechesi odierna è il Salmo 89. L’autore sacro ricorda in esso, che l’Eterno Dio è unica speranza e felicità dell’uomo. Era ed è per tutti, anche per i contemporanei, rifugio di generazione in generazione.

Alla conclusione dell’Udienza benedirò la copia del famoso affresco della "Mater admirabilis" della Chiesa della Santissima Trinità ai Monti. La tradizione lo lega in maniera singolare con Cipriano Norwid. Davanti a questa immagine egli implorava per sé stesso il dono della conversione e della fede. Esprimo la mia gioia, che quel fatto venga ricordato per mezzo di questa copia dell’affresco collocata nella chiesa di santa Caterina a Varsavia.

Saluto cordialmente tutti coloro che sono venuti per questa occasione: il Primate della Polonia, il Signor Presidente Kaczorowski, il Signor Ministro per i Beni culturali e per le Opere d’arte, il Signor Presidente della Città di Varsavia, i Signori Ambasciatori di Polonia e di Francia presso la Santa Sede, come anche i rappresentati del mondo della cultura e dell’arte.

Saluto anche i pellegrini di Skawina. Con tanta gioia ricordo il mio pellegrinaggio dello scorso anno in Polonia, durante il quale ho visitato la vostra città. Portate il mio saluto e la mia Benedizione a tutti i suoi abitanti.

Che il tempo di Quaresima sia per noi tempo di conversione e di crescita nella fede. Che il Signore vi benedica tutti.

*****


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana e, in modo speciale, ai cresimandi della diocesi di Ascoli Piceno, qui convenuti con il Vescovo Mons. Silvano Montevecchi. Saluto, poi, il folto gruppo di fedeli provenienti da Villa Raspa di Spoltore, guidati dall'Arcivescovo Mons. Francesco Cuccarese, come pure gli alunni della Scuola Elementare di Veroli, accompagnati dal loro Pastore, Mons. Salvatore Boccaccio.

Carissimi, ieri abbiamo celebrato la solennità dell'Annunciazione, primo dei "misteri della gioia", che ricorda l’incarnazione del Figlio di Dio, Principe della Pace. Recitando la Corona del Santo Rosario, abbiamo meditato questo mistero con il cuore oppresso dalle notizie che giungono dall'Iraq in guerra, senza dimenticare gli altri conflitti che insanguinano la Terra. Quanto è importante che, durante quest’Anno del Rosario, si perseveri nella recita della Corona per implorare la pace! Chiedo che lo si continui a fare specialmente nei Santuari mariani. A Maria, Regina del Rosario, affido fin d'ora il proposito di recarmi in pellegrinaggio nel suo Santuario a Pompei il prossimo 7 ottobre, in occasione proprio della festa della Madonna del Rosario. La materna intercessione di Maria ottenga giustizia e pace per il mondo intero.

Chiedo di unirvi a me nella recita del Rosario per la pace anche a voi, carissimi giovani, malati, sposi novelli.

La contemplazione del mistero dell'Annunciazione renda voi, cari giovani, pronti e disponibili alla chiamata del Padre, per essere nella società fermento di autentica pace. Rinnovi in voi, cari sofferenti, l'accettazione serena e confidente della Croce, sorgente di redenzione dell'umanità. Il di Maria alla divina volontà sia per voi, cari sposi novelli, costante incitamento nell'impegno di costruire una famiglia dove regnino la solidarietà e la pace.



Mercoledì, 2 aprile 2003: Is 42,10-16 : Inni al Signore vittorioso e salvatore - Lodi del lunedì della 4a settimana

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(Lettura:
Is 42,10 Is 42,15-16)

1. All’interno del libro che porta il nome del profeta Isaia, gli studiosi hanno identificato la presenza di diverse voci, poste tutte sotto il patronato del grande profeta vissuto nell’ottavo secolo a.C. È il caso del vigoroso inno di gioia e di vittoria che è stato ora proclamato quale parte della Liturgia delle Lodi della quarta settimana. Gli esegeti lo riferiscono al cosiddetto Secondo Isaia, un profeta vissuto nel sesto secolo a. C., al tempo del ritorno degli Ebrei dall’esilio di Babilonia. L’inno si apre con un appello a «cantare al Signore un canto nuovo» (cfr Is 42,10), proprio come accade in altri Salmi (cfr Ps 95,1).

La «novità» del canto a cui invita il profeta si rifà certamente all’aprirsi dell’orizzonte della libertà, quale svolta radicale nella storia di un popolo che ha conosciuto l’oppressione e il soggiorno in terra straniera (cfr Ps 136).

2. La «novità» ha spesso nella Bibbia il sapore di una realtà perfetta e definitiva. È quasi il segno del sorgere di un’èra di pienezza salvifica che sigilla la storia travagliata dell’umanità. Il Cantico di Isaia presenta questa alta tonalità, che ben s’adatta alla preghiera cristiana.

Ad elevare al Signore un «canto nuovo» è invitato il mondo nella sua globalità che include terra, mare, isole, deserti e città (cfr Is 42,10-12). Tutto lo spazio è coinvolto con i suoi estremi confini orizzontali, che comprendono anche l’ignoto, e con la sua dimensione verticale, che parte dalla pianura desertica, ove si trovano le tribù nomadi di Kedar (cfr Is 21,16-17), e ascende fino ai monti. Lassù si può collocare la città di Sela, da molti identificata con Petra, nel territorio degli Edomiti, una città posta tra i picchi rocciosi.

Tutti gli abitanti della terra sono invitati a formare come un immenso coro per acclamare il Signore con esultanza e dargli gloria.

3. Dopo il solenne invito al canto (cfr Is 21,10-12), il profeta fa entrare in scena il Signore, rappresentato come il Dio dell’Esodo, che ha liberato il suo popolo dalla schiavitù egiziana: «Il Signore avanza come un prode, come un guerriero» (Is 21,13). Egli semina il terrore tra gli avversari, che opprimono gli altri e commettono ingiustizia.

Anche il cantico di Mosè dipinge il Signore durante la traversata del Mar Rosso come un «prode in guerra», pronto a stendere la sua destra potente e ad atterrire i nemici (cfr Ex 15,3-8). Col ritorno degli Ebrei dalla deportazione di Babilonia si sta per compiere un nuovo esodo e i fedeli devono essere certi che la storia non è in mano al fato, al caos, o alle potenze oppressive: l’ultima parola spetta al Dio giusto e forte. Cantava già il Salmista: «Nell’oppressione vieni in nostro aiuto perché vana è la salvezza dell’uomo» (Ps 59,13).

4. Entrato in scena, il Signore parla e le sue parole veementi (cfr Is 42,14-16) intrecciano giudizio e salvezza. Egli comincia con il ricordare che «per molto tempo» ha «fatto silenzio», cioè non è intervenuto. Il silenzio divino è spesso motivo di perplessità per il giusto e persino di scandalo, come attesta il lungo grido di Giobbe (cfr Jb 3,1-26). Tuttavia non si tratta di un silenzio che indica un’assenza, quasi che la storia sia lasciata in mano ai perversi e il Signore rimanga indifferente e impassibile. In realtà, quel tacere sfocia in una reazione simile al travaglio di una partoriente che s’affanna, sbuffa e urla. È il giudizio divino sul male, raffigurato con immagini di aridità, distruzione, deserto (cfr Jb 3,15), che ha come meta un risultato vivo e fecondo.

Infatti, il Signore fa sorgere un mondo nuovo, un’èra di libertà e di salvezza. A chi era cieco vengono aperti gli occhi perché goda della luce che sfolgora. Il cammino si fa agile e la speranza fiorisce (cfr Jb 3,16), rendendo possibile continuare a confidare in Dio e nel suo futuro di pace e di felicità.

5. Ogni giorno il credente deve saper scorgere i segni dell’azione divina, anche quando essa è nascosta dal fluire, apparentemente monotono e senza meta, del tempo. Come scriveva uno stimato autore cristiano moderno, «la terra è pervasa da un’estasi cosmica: c’è in essa una realtà e una presenza eterna che, però, normalmente dorme sotto il velo dell’abitudine. La realtà eterna deve ora rivelarsi, come in un’epifania di Dio, attraverso tutto ciò che esiste» (R. Guardini, Sapienza dei Salmi, Brescia 1976, p. 52).

Scoprire, con gli occhi della fede, questa presenza divina nello spazio e nel tempo, ma anche in noi stessi, è sorgente di speranza e di fiducia, anche quando il nostro cuore è turbato e scosso «come si agitano i rami del bosco per il vento» (Is 7,2). Il Signore, infatti, entra in scena per reggere e giudicare «il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Ps 95,13).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi provenienti da Bratislava, Košice, Valaliky e da Zvolen.
Cari Fratelli e Sorelle, viviamo nel periodo della preparazione alle Feste pasquali.
Possa essere questo tempo sacro per ciascuno di voi l’occasione per accrescere la propria fede in Cristo.
Con affetto benedico voi e le vostre famiglie.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli ungheresi venuti da Miskolc.
Chiedo la vostra preghiera per la pace nel mondo.
Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua polacca.
Nella catechesi di oggi abbiamo riflettuto sulle parole del Cantico del profeta Isaia. E’ un inno di ringraziamento in onore di Dio che ininterrottamente è presente e agisce nella storia umana. Il Profeta ci rende consapevoli che Dio, anche quando sembra tacere davanti all’oppressione, l’ingiustizia o ogni altro male che tocca l’uomo, non cessa di amarlo e gli viene in aiuto sempre, se l’uomo si rivolge a Lui con fiducia.
Anche all’uomo credente, soprattutto se porta il peso di un’esperienza dolorosa, può sembrare che Dio taccia. Perfino grandi santi mistici hanno vissuto questo stato che San Giovanni della Croce ha chiamato "notte oscura dell’anima". Il profeta Isaia insegna che chi - nonostante tutto - con fiducia crede che Dio è vicino e opera, potrà sopravvivere al tempo di prova e con gioia ringrazierà Dio per il suo costante amore che libera da ogni male.
Questa fiducia che scaturisce dalla fede vi accompagni sempre e vi aiuti a superare ogni difficoltà nella vita. Dio vi benedica!


Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente i pellegrini lituani, soprattutto i ragazzi e gli insegnanti della scuola "Prano Mašioto" di Klaipeda.
La vostra visita a Roma si compie nel tempo di Quaresima. Sia questa circostanza l’occasione propizia per riscoprire le profondità dell’amore di Cristo per ciascuno di voi. Il Signore vi aiuti a vivere questo amore con i fratelli e vi benedica tutti!
Sia lodato Gesù Cristo!

*****


Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i membri della Confraternita Santa Bona di Pisa, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Alessandro Plotti; i rappresentanti della Banca di Credito Cooperativo di Montecorvino Rovella, che ricordano il 90° anniversario di fondazione del loro Istituto bancario; i militari della Scuola di Artiglieria dell’Esercito, con sede in Bracciano.

Carissimi, auspico che questo incontro susciti in ciascuno un rinnovato fervore spirituale nell’impegno di testimoniare Cristo e il suo Vangelo nella società.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

Il cammino quaresimale, sul quale stiamo avanzando verso la Pasqua, stimoli voi, cari giovani, ad una consapevole maturità di fede in Cristo; accresca in voi, cari malati, la speranza in Gesù crocifisso nostro sostegno e conforto nella prova; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra vita una quotidiana scuola di amore fedele e generoso.




Mercoledì, 9 aprile 2003: Salmo 134, 1-12 : Lodate il Signore che opera meraviglie - Lodi Lunedì 4a settimana

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(Lettura:
Ps 134,1-6)

1. La Liturgia delle Lodi, che stiamo seguendo nel suo svolgersi attraverso le nostre catechesi, ci propone la prima parte del Salmo 134, ora risuonata nel canto dei coristi. Il testo rivela una fitta serie di allusioni ad altri passi biblici e l’atmosfera che lo avvolge sembra essere quella pasquale. Non per nulla la tradizione giudaica ha unito il nostro al successivo Salmo 135, considerando l’insieme come «il grande Hallel», cioè la lode solenne e festosa da innalzare al Signore in occasione della Pasqua.

Il Salmo, infatti, pone in forte rilievo l’Esodo, con la menzione delle "piaghe" di Egitto e con l’evocazione dell’ingresso nella terra promessa. Ma seguiamo ora le tappe successive, che il Salmo 134 rivela nello svolgersi dei primi 12 versetti: è una riflessione che vogliamo trasformare in preghiera.

2. In apertura ci incontriamo col caratteristico invito alla lode, un elemento tipico degli inni rivolti al Signore nel Salterio. L’appello a cantare l’alleluia è indirizzato ai «servi del Signore» (cfr Ps 134,1), che nell’originale ebraico sono presentati come «ritti» nello spazio sacro del tempio (cfr Ps 134,2), cioè nell’atteggiamento rituale della preghiera (cfr Ps 133,1-2).

Sono coinvolti nella lode innanzitutto i ministri del culto, sacerdoti e leviti, che vivono e operano «negli atri della casa del nostro Dio» (cfr Ps 134,2). Tuttavia a questi «servi del Signore» sono idealmente associati tutti i fedeli. Infatti subito dopo si fa menzione dell’elezione di tutto Israele ad essere alleato e testimone dell’amore del Signore: «Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come suo possesso» (Ps 134,4). In questa prospettiva, si celebrano due qualità fondamentali di Dio: egli è «buono», egli è «amabile» (cfr Ps 134,3). Il legame che intercorre tra noi e il Signore è segnato dall’amore, dall’intimità, dall’adesione gioiosa.

3. Dopo l’invito alla lode, il Salmista prosegue con una solenne professione di fede, aperta dall’espressione tipica «Io so», cioè io riconosco, io credo (cfr Ps 134,5). Due sono gli articoli di fede che vengono proclamati da un solista a nome di tutto il popolo, riunito in assemblea liturgica. Innanzitutto si esalta l’operare di Dio in tutto l’universo: Egli è per eccellenza il Signore del cosmo: «Tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra» (Ps 134,6). Domina perfino i mari e gli abissi che sono l’emblema del caos, delle energie negative, del limite e del nulla.

È ancora il Signore a formare le nubi, le folgori, la pioggia e i venti, ricorrendo alle sue «riserve» (cfr Ps 134,7). L’antico uomo del Vicino Oriente immaginava, infatti, che gli agenti climatici fossero custoditi in appositi serbatoi, simili a scrigni celesti a cui Dio attingeva per disseminarli poi sulla terra.

4. L’altra componente della professione di fede riguarda la storia della salvezza. Il Dio creatore è riconosciuto ora come il Signore redentore, evocando gli eventi fondamentali della liberazione di Israele dalla schiavitù egiziana. Il Salmista cita innanzitutto la «piaga» dei primogeniti (cfr Ex 12,29-30), che riassume tutti i «segni e prodigi» operati dal Dio liberatore durante l’epopea dell’Esodo (cfr Ps 134,8-9). Subito dopo si fanno scorrere nel ricordo le clamorose vittorie che hanno permesso a Israele di superare le difficoltà e gli ostacoli incontrati sul suo cammino (cfr Ps 134,10-11). Infine, ecco profilarsi all’orizzonte la terra promessa, che Israele riceve «in eredità» dal Signore (cfr Ps 134,12).

Ebbene, tutti questi segni di alleanza che saranno più ampiamente professati nel Salmo successivo, il 135, attestano la verità fondamentale, proclamata nel primo comandamento del Decalogo. Dio è unico ed è persona che opera e parla, ama e salva: «Grande è il Signore, il nostro Dio sopra tutti gli dèi» (Ps 135,5; cfr Ex 20,2-3 Ps 94,3).

5. Sulla scia di questa professione di fede, anche noi eleviamo la nostra lode a Dio. Il Papa san Clemente Primo nella sua Lettera ai Corinzi ci rivolge questo invito: «Guardiamo il Padre e Creatore di tutto l’universo. Attacchiamoci ai doni e ai benefici della pace, magnifici e sublimi. ContempliamoLo con il pensiero e guardiamo con gli occhi dell’anima la grande sua volontà!

Consideriamo quanto sia equanime verso ogni sua creatura. I cieli che si muovono secondo l’ordine di Lui gli ubbidiscono nell’armonia. Il giorno e la notte compiono il corso da Lui stabilito e non si intralciano a vicenda. Il sole e la luna e i cori delle stelle secondo la Sua direzione girano in armonia senza deviazione per le orbite ad essi assegnate. La terra, feconda per Sua volontà, produce abbondante nutrimento per gli uomini, per le fiere e per tutti gli animali che vivono su di essa, senza riluttanza e senza cambiare nulla dei Suoi ordinamenti» (19,2-20,4: I Padri Apostolici, Roma 1984, PP 62-63). Clemente Primo conclude osservando: «Il Creatore e Signore dell’universo dispose che tutte queste cose fossero nella pace e nella concordia, benefico verso tutto e particolarmente verso di noi che ricorriamo alla sua pietà per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo.

A Lui la gloria e maestà nei secoli dei secoli. Amen» (20,11-12: ibidem, p. 63).

Saluti:

Traduzione italiana del saluto in lingua neerlandese:

Ora saluto i pellegrini provenienti dai Paesi Bassi e dal Belgio.

Auguro che sperimentiate sempre la gioia e la serenità della presenza del Signore in mezzo a voi.

Di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Brno a dintorni, e ai fedeli della Parrocchia di Kralupy!

Carissimi, in questo tempo santo di Quaresima teniamo ben presente la necessità della nostra conversione nel pensare, nell'amare e nell'agire.

Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari!

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Il Salmo 134 è il tema dell’odierna catechesi: ci introduce nei grandi misteri della nostra redenzione. Dio libera il popolo eletto dalla schiavitù della terra d’Egitto e l’introduce nella Terra Promessa.

La piena liberazione dell’uomo si compì in Gesù Cristo nostro Signore, mediante la Sua morte e risurrezione.

Si sta approssimando la Settimana Santa, durante la quale riviviamo questi grandi misteri della nostra Redenzione. Seguiamo dunque Cristo, nostro Signore e Re, nella processione della Domenica delle Palme. Entriamo con Lui nel Cenacolo, con Lui saliamo il Calvario per giungere alla gioia della Risurrezione.

Auguro a tutti una profonda riflessione su questi misteri e la grazia della conversione. Sia lodato Gesù Cristo.

Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:

Saluto cordialmente i pellegrini lituani!

Carissimi, questo ultimo tratto del tempo di Quaresima sia occasione per riscoprire la meravigliosa presenza di Dio nella sobrietà, nel perdono e nella pace. Vi accompagno con la mia preghiera e vi benedico tutti!

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua ucraina:

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini ucraini.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra visita e, mentre invoco ben volentieri su di voi e sulle vostre famiglie la continua assistenza divina, cordialmente vi imparto una speciale Benedizione.

Sia lodato Gesù Cristo!

*****


Saluto i pellegrini di lingua italiana. In particolare il folto gruppo dei fedeli della diocesi di Nola, accompagnati dal loro Arcivescovo Monsignor Beniamino Depalma. Carissimi, la vostra visita ai luoghi sacri, che richiamano gli inizi del cristianesimo, vi rinsaldi nell’adesione a Cristo e faccia crescere la carità nelle vostre famiglie e comunità ecclesiali.

Saluto poi voi, care Novizie di diverse Congregazioni religiose, che frequentate i corsi promossi dall’Unione Superiore Maggiori d’Italia. Vi esorto a far tesoro di questo tempo di formazione per prepararvi bene alla missione che vi attende.

Un caro saluto dirigo inoltre a voi, rappresentanti del "Centro salesiano Don Bosco" di Treviglio, venuti a farmi visita in occasione dei 110 anni di vita dell’Istituto. Auspico che questa ricorrenza susciti in ciascuno un rinnovato entusiasmo di fede e la gioiosa consapevolezza che Cristo è la risposta alle speranze e alle attese di ogni uomo.

Rivolgo ora un cordiale saluto a voi, giovani, malati e sposi novelli. In questo ultimo tratto della Quaresima, vi esorto a proseguire con impegno il cammino spirituale verso la Pasqua.

A voi cari giovani chiedo di intensificare la vostra testimonianza di amore alla croce di Cristo; a voi cari malati di vivere la prova del dolore come atto di amore a Gesù crocifisso e risorto; e a voi cari sposi novelli di imitare nella vostra unione sponsale la perdurante fedeltà del Signore verso la Chiesa sua sposa.

APPELLO DEL SANTO PADRE



Mentre a Baghdad ed in altri centri dell’Iraq continuano gli scontri con distruzioni e morti, notizie non meno preoccupanti giungono dal continente africano, da cui, nei giorni scorsi, si sono avute informazioni circa massacri ed esecuzioni sommarie. Teatro di questi crimini è stata la tormentata regione dei Grandi Laghi, ed in particolare una zona della Repubblica Democratica del Congo.

Nell’elevare a Dio una fervida preghiera di suffragio per le vittime, rivolgo un accorato appello ai responsabili politici, come pure a tutti gli uomini di buona volontà, affinché si impegnino a far cessare violenze e soprusi, mettendo da parte egoismi personali ed interessi di gruppo, con la fattiva collaborazione della comunità internazionale.

Per questo è da incoraggiare ogni sforzo di riconciliazione fra le popolazioni congolesi, ugandesi e rwandesi, come anche gli sforzi analoghi che sono in corso in Burundi ed in Sudan, sperando che da essi possa sbocciare presto la tanto desiderata pace.






Mercoledì Santo, 16 aprile 2003: Meditazione sul significato dei riti della Settimana Santa, culmine dell’itinerario quaresimale

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1. Inizia domani pomeriggio, con la Santa Messa in Cena Domini, il Triduo pasquale, fulcro dell'intero anno liturgico. In questi giorni la Chiesa si raccoglie in silenzio, prega e medita il mistero della passione, morte e risurrezione del Signore.

Partecipando ai riti del Giovedì Santo, del Venerdì Santo e della Veglia pasquale, ripercorreremo le ultime ore della vita terrena di Gesù, al termine della quale sfolgora la luce della Risurrezione.

Nel cantico poc'anzi proclamato, abbiamo ascoltato che Cristo si è fatto "obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato" (
Ph 2,8-9). Queste parole sintetizzano il misterioso disegno di Dio, che rivivremo nei prossimi giorni, mistero che dà senso e compimento alla storia umana.

2. Mentre la Santa Messa Crismale, che si celebra normalmente al mattino del Giovedì Santo, pone particolarmente in evidenza il Sacerdozio ministeriale, i riti della Santa Messa in Cena Domini sono un invito pressante a contemplare l'Eucaristia, mistero centrale della fede e della vita cristiana. Proprio per sottolineare l'importanza di questo Sacramento, ho voluto scrivere la Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia, che durante la Messa in Cena Domini avrò la gioia di firmare. In questo testo intendo consegnare a ogni credente un'organica riflessione sul Sacrificio eucaristico, che racchiude l'intero bene spirituale della Chiesa.

Insieme con l'Eucaristia, nel Cenacolo il Signore ha istituito il Sacerdozio ministeriale, perché si attualizzi lungo i secoli l'unico suo Sacrificio: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19). Ci ha poi lasciato il comandamento nuovo dell'amore fraterno. Attraverso la lavanda dei piedi, ha insegnato ai discepoli che l'amore deve tradursi in servizio umile e disinteressato verso il prossimo.

3. Il Venerdì Santo, giornata di penitenza e di digiuno, faremo memoria della passione e della morte di Gesù, restando in assorta adorazione della Croce. "Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pependit - ecco il legno della Croce, al quale fu appeso Colui che è la salvezza del mondo". Il Figlio di Dio sul Calvario si è fatto carico dei nostri peccati, offrendosi al Padre come vittima di espiazione. Dalla Croce, fonte della nostra salvezza, sgorga la vita nuova dei figli di Dio.

Al dramma del Venerdì subentra il silenzio del Sabato Santo, giorno carico di attesa e di speranza. Con Maria, la Comunità cristiana veglia in preghiera accanto al sepolcro, aspettando che si compia l'evento glorioso della Risurrezione.

Nella Notte Santa della Pasqua tutto si rinnova nel Cristo risorto. Da ogni angolo della terra salirà al cielo il canto del Gloria e dell'Alleluia, mentre la luce infrangerà le tenebre della notte. Nella Domenica di Pasqua esulteremo con il Risorto accogliendo da Lui l'augurio della pace.

4. Prepariamoci, carissimi Fratelli e Sorelle, a celebrare degnamente questi giorni santi, e a contemplare l'opera meravigliosa compiuta da Dio nell'umiliazione e nell'esaltazione di Cristo (cfr Ph 2,6-11).

Far memoria di questo mistero centrale della fede comporta anche l'impegno di attualizzarlo nella realtà concreta della nostra esistenza. Significa riconoscere che la passione di Cristo continua nei drammatici eventi che, purtroppo, anche in questi tempi affliggono tanti uomini e donne in ogni parte della terra.

Il mistero della Croce e della Risurrezione ci assicura però che l'odio, la violenza, il sangue, la morte non hanno l'ultima parola nelle vicende umane. E' di Cristo la vittoria definitiva e da Lui dobbiamo ripartire, se vogliamo costruire per tutti un futuro di autentica pace, giustizia e solidarietà.

La Vergine, intimamente compartecipe del disegno salvifico, ci accompagni sulla via della passione e della croce sino al sepolcro vuoto, per incontrare il suo Figlio divino risuscitato. Entriamo nel clima spirituale del Triduo Santo, lasciandoci guidare da Lei.

Con questi sentimenti, auguro di cuore a tutti una serena e santa Pasqua.

Saluti:


Traduzione italiana del saluto in lingua croata:

Cari pellegrini croati, vi saluto cordialmente. Benvenuti!

La sacralità di questa settimana, chiamata appunto Settimana Santa o Grande, ci esorta ad un particolare raccoglimento e ad un'intensa preghiera. Auspico vivamente che questo tempo diventi per voi anche l'occasione propizia per approfondire ulteriormente la fede in modo da celebrare con maggiore gioia il Mistero della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore.

Imparto volentieri la Benedizione Apostolica a voi e alle vostre famiglie.

Siano lodati Gesù e Maria!

Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:

Saluto cordialmente i fedeli ungheresi venuti da Diósgyôr e Veszprém.

La devota celebrazione della Settimana Santa ci faccia partecipare ai misteri di Cristo.

A ciò vi imparto la Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!



Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:

Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo dei pellegrini slovacchi provenienti da Prešov.

Cari fratelli e sorelle, domani entreremo nel Triduo Santo che commemora i misteri centrali della salvezza.

Vivete intensamente questi giorni, confermate la vostra fede e siate testimoni del Vangelo di Cristo.

Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!


Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:

Saluto cordialmente tutti i pellegrini dalla Polonia e degli altri paesi del mondo.

La catechesi di oggi ci introduce nei misteri del triduo pasquale. Nuovamente approfondiremo il mistero della passione, della morte e della risurrezione. Partecipando alla liturgia di questi giorni contempleremo il volto del Figlio di Dio, che - come scrive S. Paolo - "umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8). E nella domenica di Pasqua ci rallegreremo della verità che Cristo è risorto e ci ha aperto le porte del cielo.

Questo tempo particolare accresca nei nostri cuori la fede, la speranza e l’amore. A tutti i miei connazionali auguro una benedetta e serena solennità di Pasqua. Sia lodato Gesù Cristo!

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Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Auguro a ciascuno di vivere con intensa partecipazione le solenni celebrazioni dei prossimi giorni, che prendono il nome di Triduo Pasquale: esso è il cuore dell’intero Anno liturgico.

Il mio pensiero va ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, ai quali formulo uno speciale augurio pasquale.

A voi, cari giovani, auguro di non avere paura di seguire Cristo, anche quando vi chiede di percorrere con lui la via difficile della croce. A voi, cari malati, la meditazione della Passione di Gesù, mistero di sofferenza trasfigurata dall’amore, rechi conforto e consolazione. E in voi, cari sposi novelli, la morte e la risurrezione del Signore rinnovino la gioia e l’impegno del vostro patto nuziale.








Catechesi 79-2005 26303